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Fonte:
https://notizie.tiscali.it/ 6 luglio 2006

Da Garibaldi alle "lenzuola d'oro": 

gli scandali che hanno investito le Ferrovie italiane

di Antonella Loi

A partire dal 1860, quando lo scandalo delle ferrovie siciliane investì anche Giuseppe Garibaldi, impegnato nelle "imprese epiche" che porteranno all'Unità d'Italia, sono tanti i casi di corruzione, tangenti e malaffari che, di epoca in epoca e fino ai giorni nostri, hanno investito la lucrosa gestione delle strade ferrate del "Belpaese". Un mal vezzo, evidentemente, con radici storiche molto profonde. Scrive lo storico Rino Camilleri, sulla rivista Historia in un articolo dal titolo Ferrovie dello scandalo (n. 426/1993), che Garibaldi, nonostante il re delle Due Sicilie Francesco II di Borbone avesse già firmato una concessione con una società internazionale rappresentata da Gustave Delahante (dietro cui stavano i Rotschild), sbarcato a Marsala, volle affidare l'incarico "ai banchieri livornesi, Adami e Lemmi, tra i finanziatori dell'impresa garibaldina".

Un lucro di cento milioni di ducati grazie a Garibaldi - Prima che lo scandalo investisse la questione, il decreto firmato da Garibaldi per la gestione dei lavori per realizzare le strade ferrate, venne modificato in Parlamento perché, denunciarono alcuni deputati, "lo staff di Garibaldi aveva assunto impegni che esulavano dai limiti eccezionali della dittatura". Lo scandalo scoppiò quando un giornale napoletano Il Nazionale pubblicò i capitolati del progetto e si scoprì che "la società Adami-Lemmi aveva lucrato cento milioni di ducati oltre i primi previsti dal contratto, che per giunta era molto più oneroso per lo Stato di quanto lo sarebbe stato quello con la compagnia Talabot-Delahante", scrive ancora Camilleri. In seguito a questo, il neo "ministro di Napoli" si dimise.

Lo scandalo delle forniture di carbone - I fatti successivi all'Unità dimostreranno che l'Italia sarebbe stata unificata non solo sotto l'aspetto geografico, ma anche sotto quello della corruzione che, accompagnando il costume patrio, spesso investiva settori stragici dell'economia. E come dimostrò agli albori dello Stato "l'eroe dei due mondi", le ferrovie offrivano ispirazione senza fine. Fu un terribile incidente nella Genova-Torino (correva l'anno 1898) a portare alla luce un sistema corrotto di gestione delle forniture di carbone alle ferrovie. Uno dei superstiti del convoglio - nell'incidente morirono 13 persone e 20 rimasero ferite - raccontò al giornale Il Secolo XIX che "... per il maledetto carbone usato da qualche tempo a questa parte dalla società ferroviaria, tutto il personale di macchina del treno merci è stato colto da asfissia assieme al frenatore che, cadendo dalla sua cabina soffocato dal fumo, ha lasciato il treno abbandonato a se stesso". Quello che emerse dall'inchiesta successiva fu che le mattonelle di carbone erano prodotte dall'onorevole Edilio Raggio nella Carbonifera di Novi Ligure che, con un sistema di corruzione, riuscì a far passare le sue forniture.

Ferrovie: ce n'è per tutti - In tempi più recenti, gli scandali non si contano. Da quello delle assunzioni nella Ferrovia Circumetnea, portata alla luce dalla trasmissione Report pochi mesi fa - decine di ferrovieri assunti senza concorso -, allo scandalo cosiddetto dei "telefoni d'oro", bollette telefoniche salatissime su utenze assegnate a dipendenti di Trenitalia, risalente allo scorso 10 gennaio, quando un'inchiesta dell'Espresso ha fatto emergere la vicenda. E le Ferrovie non potevano mancare all'appello dei giudici di Mani Pulite, quando nel 1994, diversi imprenditori e politici targati Dc, Psi o Psdi (venne indagato anche Carlo De Benedetti con l'Olivetti che poi però prosciolto dalle accuse per "mancanza del dolo") vennero processati e condannati per gli appalti alle Ferrovie Nord.

Lo scandalo delle "lenzuola d'oro" - Ma lo scandalo più celebre che riguarda quelle che all'epoca erano ancora le Ferrovie dello Stato è il cosiddetto scandalo delle "lenzuola d'oro". Il 25 novembre 1988 l’intero consiglio di amministrazione della società pubblica fu costretto a dimettersi in seguito all’assegnazione, a prezzi esorbitanti, di un grosso appalto per la fornitura di biancheria per i vagoni letto. Nella vicenda rimase coinvolto anche Lodovico Ligato, ex parlamentare Dc e all'epoca presidente delle Ferrovie che solo un anno più tardi sarà ucciso in un agguato 'ndranghetista a Bocale, piccolo centro in provincia di Reggio Calabria, dove tornò dopo lo scandalo ad occuparsi di politica locale.






Il primo scandalo toscopadano: le ferrovie meridionali di Zenone di Elea




















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