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IL SOLE e IL PARLAMENTO due giornali nella Napoli luogotenenziale di Zenone di Elea (20 Luglio 2019)

IL PARLAMENTO 

GIORNALE POLITICO DELLA SERA

dal N. 49 al N. 73

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IL PARLAMENTO
GIORNALE POLITICO DELLA SERA
dal N. 1 al N. 24
IL PARLAMENTO
GIORNALE POLITICO DELLA SERA
dal N. 25 al N. 48
IL PARLAMENTO
GIORNALE POLITICO DELLA SERA
dal N. 49 al N. 73

ANNO I. Napoli 23 Aprile 1861 N. 49

IL PARLAMENTO GIORNALE POLITICO DELLA SERA
Si pubblica tutti i giorni (esclusi i festivi) alle 5 p. m.
COSTA UN GRANO

NAPOLI 23 APRILE 1861

LE ACCUSE

(ved. Num. 8.)

Formuliamo una proposizione netta e precisa: quali sono i mali ed i pericoli che ci incalzano più da vicino?

La reazione ed il brigantaggio. Il secondo si compenetra nel primo, non sempre il primo si compenetra nel secondo.

Il brigantaggio, quando anche non abbia il carattere politico ha la sua genesi nella debolezza del governo, nell'atonia amministrativa; nella mancanza di organizzazione cittadina armata, e nel malcontento delle masse.

Questo malcontento s'incarna più decisamente negli uomini sforniti di sentimento politico e di morale pubblica, e con la speranza di una probabile impunità, si traduce nei fatti.

Ora chi è cagione del malcontento di queste masse? chi del non armamento della guardia nazionale? chi della pessima amministrazione? Sono forse i liberali, è forse la stampa onesta che fin da primordi della luogotenenza levarono alto la voce e reclamarono pe' pronti rimedi, o fu il governo che assiso fra le nuvole, che sequestrato dal popolo in un sacrario come il gran Lama, circondato dei suoi sacerdoti, e da turiboli d'incenso fumante. ha guardato d'alto in basso questi abbietti reclami, e per organo dei successivi suoi ministri ha risposto canzonando con delle leggi la più parte inopportune ed ineseguibili, con superfetazione di codici, con ordinamenti dei tribunali da niuno chiesti, con provvedimenti astratti che poteano per avventura formare il soggetto di una serie di epigrammi e non altro?

Non era la voce del paese che si elevava alle nubi, che si perdeva nel vano dell'aura in faccia a governanti, come in coro d'uno spettacolo? Ebbene! ora si alza Minghetti, ora prende la parola il gabinetto di Torino ed i suoi organi, e dicono: è la stampa, sono i liberali che contribuiscono a tutto questo.

Da chi procede la reazione e da qual causa procede?

Non vi è bisogno del grande occhiale d'Italia per vederlo. Procede come ognun sa, da borbonici rianimati per opera del governo.

Ora, sia che il governo, per una inqualificabile ignoranza politica, si fosse ostinato a voler vedere nel Napolitano, anfiteatro di nna reazione di gabinetto per tanti anni, nel napoletano governato con feroce monopolio da una mano di briganti, la dolce provincia della Toscana, amministrata, salvo l'indirizzo italiano, paternamente, o la Lombardia che non avea altri tiranni che gli espulsi tedeschi: sia dico, che i nostri eminenti uomini di stato abbiano voluto credere che la rivoluzione fu un motto privo di senso, una parola di menti esaltate: ovvero, sia che abbia voluto spegnere fin l'ultimo palpito di questo movimento (eminentemente monarchico del resto) e per conseguenza evitare studiosamente il trionfo degli uomini che lo compierono sui briganti che l'osteggiavano con le torture: il governo - e questo è fatto in contestato - ha protetto i borboniani. L'ha protetto lasciandoli nelle cariche politiche, dalle quali la gran parte de'  patriotti sono esclusi; li ha protetti col brando ed anzi fomentando la colpevole indulgenza, in onta alle leggi degli istruttori e del tribunali: li ha protetti con le clementissime istruzioni date a governatori; con gli indulti, e con tutt'i mezzi diretti ed indiretti che erano in sua mano. Ed infine con inconcepibile cecità, ha, per organo del ministro Fanti, lanciato gli sbrigliati avanzi dell'esercito nelle campagne. Ed ora né comincia a raccogliere i frutti cioè a meglio dire, i frutti li raccogliamo noi; li raccoglie il paese. E qual causa adunque hanno avuto i liberali a tutto questo in nome di Dio rispondete adunque; e non si aggiunga al danno ed all'ingiuria, la calunnia e lo schermo.

In una parola! I liberali ànno cercato i modi di osteggiare questi mali, prevenire queste conseguenze, rendere forte il governo, e vi hanno cooperato di buona fede, perché la causa del governo novello è la loro causa, e non vi è stato uno fra gli onesti che, a chi avesse osato di attraversare con movimenti in composto, ed anti italiano illegale l'andamento del governo, non avrebbe data il titolo di parricida. Ma non l'ha osato nessuno.

Questo è stato il contegno di buoni, questo è ora il giudizio di chi ci sta sopra; questo il compenso.

Conchiudiamo. Ancora è il tempo di sventare le mine de'  nostri nemici; e di iniettare nelle vene di questo gran corpo spossato il sangue della vita e del la giovinezza. Oh non s'imbaldanziscono troppo i nemici della patria.

La resurrezione è questione di un'ora: tutto sta che il gabinetto voglia una volta mutare a tempo d'indirizzo e di sistema. Lo vorrà esso?

FRANCESCO MAZZA DOLCINI

Notizie Diverse

- Un giornale austro-italiano scrisse che di 400 e più comuni componenti le provincie venete e quella di Mantova, si sono radunati 230 consigli comunali per la nomina del deputato. Ciò è falso, falsissimo, Consta che delle provincie di Treviso e di Padova si ha un 5 0/0.

- La voce corsa che Mazzini avesse lasciato Londra è inesatta.

- Scrivono dell'Istria alla Perseveranza li 12:

Passando ad altro, vi confermo la notizia che le riserve sono chiamate sotto le armi. Passò gran numero di carri per feriti. - A Trieste fu imbarcato un con voglio di soldati ex pontificii, per essere aggregati alle truppe del duchino. - Fra pochi giorni un battaglione ungherese andrà a prender posizione a Dollina nel di stretto di Capodistria, cioè presso al varco di S. Lorenzo. - A Borcola, sotto la strada ferrata, si sgombra la fu accademia dei cadetti, per collocarvi militari. Lo Schild, piroscafo del Lyod, partì con truppe per Fasana. Voi vedete adunque che anche qui abbiamo dei sim tomi di guerra.

- Sembra certo, dice la Presse parigina, che la Prussia e l'Austria siano ben lungi dal porsi d'accordo sulla riforma militare. L'Austria si ostina a non far concessioni.

- Si pretende che in famiglia gli Absburgo abbiano fino discusso il tema, se alla salvezza della dinastia non convenga trasportarsi a Pest. Certo Vienna ne perderebbe, ma forse non ci sarebbe altro mezzo per pre venire il distacco dell'Ungheria.

- L'otto aprile si celebrarono in tutt'Ungheria solennemente i funerali pel tanto compianto Stefano Szechenyi. Pest era tutta gramaglie; le chiese, le ca se, le vie, le piazze e gli abitanti tutti. Le ossa del grande patriotta tedesco dovettero trasalir di gioia a sì imponente tributo d'onore.

- Credesi che l'imperatore d'Austria viaggerà presto le provincie, desiderando di conoscere i voti delle popolazioni. Avrebbe luogo il coronamento in Boe mia ed in Ungheria.

- Una bellissima notizia che torna molto ad onore della provincia istriana. Alla seduta del 10 di sera fu portata la domanda di eleggere due deputati e due sostituti pel parlamento di Vienna. Si fe’ profondo silenzio e le schede girarono. Il presidente, quando le ebbe al tavolo, lesse VENTI NESSUNO ed annunziò quindi che la Dieta dell'Istria avea deciso di non man dare alcun deputato a Vienna.

- Affermasi che la Spagna impiegherà 500 milioni, sui ricavi della vendita dei beni ecclesiastici, in armamenti.

- Si fa parola con molta asseveranza di una cir colare del signor di Thouvenel agli agenti francesi all'estero per esplicar loro la linea di condotta della Francia nella questione della Polonia e dell'Ungheria.

- Dalla Russia si annunzia che le intenzioni conciliatrici dell'imperatore Alessandro sono più dubbiose, Tutti coloro che lo circondano lo eccitano alle mi sure di rigore.

- Dopo la felice diserzione avvenuta in Riva di tre ufficiali ungheresi, sono cresciuti per quanto era possibile i rigori dalla sorveglianza al confine.

Questo fu ispezionato da commissari militari.

Nella valle di Ledro furono dirette tre compagnie di soldati.

Alla bocca del monte Nota pare che saranno costruite delle baracche per ricoverarli.

- Circola la voce che il generale Menabrea debba assumere il portafoglio della marina.

- Le brigate Bologna e Ravenna andranno a Na poli; v andrà pure la brigata del Re che trovasi a Palermo.

La brigata Forlì è destinata a Palermo.

- L'Opinione di stamane dice che, ammessa la necessità di un imprestito (non forzato però, la situazione delle finanze consente d'indugiare alcun poco i onde non si apersero negoziazioni rispetto ai patti dell'imprestito. È assurdo lo stabilire fin d'ora il prezzo della rendita da alienare e l'annunziare dei negoziati intorno ad esso.

- Scrivono alla Sentinella Bresciana dal Veneto, 14 aprile:

La dimostrazione politica che vi aveva annunciata per oggi si effettuò, e verso le cinque pom. La piazza dei Signori era stipata di gente che aspettava la banda di un reggimento ungherese. La polizia insospettita rese avvisato il Comando Militare che sospese subito la banda ungherese ed ordinò che suonasse invece la banda di un reggimento austriaco. Dopo 5 minuti che avea cominciato a suonare la piazza restò vuota.

- Notizie particolari pervenute alla Gazzetta di Milano dichiarano apocrifa la nota del governo del re alla corte delle Tuileries per l'immediato richiamo delle truppe francesi da Roma.

GERMANIA

- Ecco, secondo la Gazzetta d'Augusta, il testo dell'ultima protesta dell'ex-granduca di Toscana (Ferdinando) concernente il regno d'Italia: Dresda, 26 marzo 1861.

Per due anni, il Piemonte ha proseguito in Italia la sua opera sovversiva, non abborrendo da alcun mezzo, e servendosi volta a volta dell'intrigo e della violenza. Calpestando i più sacri diritti, dimenticando il rispetto dovuto alla maestà del Sovrano Pontefice, mettendo in peri colo gli augusti interessi del cattolicismo, sprezzando i vincoli di parentela, ricompensando il tradimento, portando la guerra negli Stati vicini, senza averla dichiarata, o senza attendere lo spirare de termini fissati pel corso de'  negoziati diplomatici, rendendosi complice d'una aggressione privata, disapprovata prima della sua effettuazione, ma glorificata appena vi era da trar profitto dal suo risultato, il Piemonte ha espulso i legittimi principi, o violato l'integrità dei loro dominii.

La promulgazione del Regno d'Italia sancisce per ogni Stato della Penisola la distruzione dell'autonomia individuale, indispensabile al benessere reale ed alla tranquillità dell'Italia. Fondata sulle antiche abitudini, sulla profonda differenza del caratteri, sulla diversità degli interessi locali, ed infine sulle belle e antiche tradizioni che formano, la gloria dell'Italia, questa autonomia, tanto necessaria alle popolazioni quanto ad esse è cara, poteva e doveva conciliarsi colla grandezza dell'Italia ricostituita sopra un piano federativo.

La proclamazione del Regno d'Italia abbatte tutto il politico ordinamento della Penisola, offende i diritti delle legittime dinastie, distruggendo nel tempo medesimo i trattati fondamentali a cui tutte le potenze dell'Europa presero parte; essa è specialmente in contraddizione flagrante colle stipulazioni di Villafranca, le quali, confermate a Zurigo col concorso del re di Sardegna, dovevano formare la base del nuovo diritto pubblico italiano.

Nell'interesse de’ dritti imprescrittibili della nostra dinastia, nell'interesse della vera felicità della nostra di letta Toscana e dell'Italia tutta, e riferendoci alle anteriori proteste del nostro benemerito padre e di noi stessi crediamo essere ora nostro dovere il protestare, come protestiamo, nel modo più solenne contro questo nuovo atto del governo del Re Vittorio Emanuele.

Abbiamo la ferma fiducia che le potenze europee, parecchie delle quali hanno dato in più occasioni al governo piemontese segni pubblici della loro disapprovazione, non riconosceranno un titolo che è l'espressione dell'illegittimo ordine di cose che prevale momentaneamente in Italia.

FERDINANDO.

- Ieri all'uscire dal Parlamento il generale Garibaldi fu oggetto di nuovo e più clamorosa ovazione. Immensa anche ieri era la folla che lo attendeva che poscia lo accompagnò fino alla sua dimora. Attraversò questa folla il conte Cavour ed ebbe la sua parte di plausi e di evvi va. Ma questi scoppiarono con frenetico entusiasmo quando il generale Garibaldi comparve.

Subito ch' egli fu nella sua abitazione, gli fu forza mostrarsi alla moltitudine che lo acclama va gridando: Viva Garibaldi, viva Venezia. Sotto l'impressione di quest'ultimo grido, il generale Garibaldi, con accento inspirato, diresse alla folla, se la memoria nostra non erra, que ste precise parole:

Sì, viva Venezia! È a Venezia ed a Roma che devono esser rivolti i nostri voti e tutti i nostri sforzi. Voi avete ragione, o buoni cittadini torinesi, di mettere tutta la vostra fiducia in VITTORIO EMMANUELE. Egli è un re eccezionale; un re che non ha mai ingannato nessuno. E fidando in Lui compiremo i nostri propositi. Io ho visitato le diverse parti dell'Italia. Vi ho conosciuto le diverse popolazioni. E le ho trovate tutte tutte, buone come è buono il popolo di Torino.

(E dal popolo ivi raccolto, cento e cento voci commosse non seppero trovare altro grido di risposta che quello di: grazie, grazie).

Mi è assai caro, continuò Garibaldi, di scorgere in mezzo al popolo anche molti vestiti dell'assisa militare. Popolo e soldati d'accordo; e l'Italia è invincibile. Viva l'Italia!

Parlamento Nazionale Camera di Deputati

Tornata del 19 aprile Presidenza RATTAZZI

Una moltitudine non meno compatta e numerosa di quella d'ieri si accalca intorno all'ingresso del palazzo Carignano e nelle pubbliche gallerie.

Alle t 314 il presidente apre la seduta ordinando al segretario Massari di leggere il processo verbale.

Alle 2 20 entra Garibaldi. (Applausi generali e grida di Viva Garibaldi. Il Presidente agita il campanello).

Si legge il sunto delle petizioni.

Calvino domanda l'urgenza della petizione che domanda il riconoscimento del debito della Sicilia nel 1849.

Il presidente annunzia che il deputato Zuppetta domanda un congedo che gli è accordato.

Si convalida l'elezione del collegio di Gorgonzola in persona di D. Giuseppe Robecchi ed un'altra di cui non ci venne fatto d'intendere il nome, né dello eletto, né del collegio.

Si ripiglia la discussione delle interpellanze Ricasoli.

Presidente. La parola è al deputato Petitti.

Petitti sorge a difendere l'amministrazione del generale Lamarmora contro un passo della relazione del generale Fanti, il quale pare offensivo al medesimo.

Pettinengo domanda la parola.

Fanti. Non credo che nella mia relazione vi sia nulla che possa offendere il generale Lamarmora, del quale tutti sanno la stima che io ho. Ma nella mia condotta io non guardo mai alle persone, ma al bene del paese. Tutti sanno che il generale Lamarmora ha non solo riorganizzato l'armata, ma impressole quello spirito militare per cui tanto si distinse in Crimea e nella guerra del 1859,

Petitti. Io ho esordito col dire che non credevo che il ministro avesse avuto intenzione di offendere il generale Lamarmora; però da questo passo della sua relazione (legge il tratto) parrebbe che il generale Lamarmora non avesse fatto nulla, se non fossero sopravvenute que ste spiegazioni che io ho provocate.

Cavour aggiunge qualche schiarimento relativo al tempo in cui egli tenne il ministero della guerra. Niuno intese mai menomare il merito del generale Lamarmora, né la sua abilità.

Pettinengo (per un fatto personale) crede di poter dare qualche spiegazione che valga a tranquillare il generale Petitti.

Il Presidente dà lettura di un altro ordine del giorno presentato da Garibaldi così concepito:

«La Camera, persuasa che nella concordia dei partiti e nell'osservanza delle leggi sta la forza della nazione esprime il voto che il ministero tenendo conto dei risultati dello squittinio operato dalla commissione, riconosca la posizione degli ufficiali dell'esercito meridionale in forza dei decreti dittatoriali, e lasciando al ministero stesso di ordinare la chiamata dei volontari quanto prima lo troverà opportuno, metta in attività i quadri dello stesso esercito in quel modo che meglio giudichi il ministero, e passa all'ordine del giorno.»

Casareto. Credo che il riconoscimento degli ufficiali dell'esercito meridionale, il loro diritto d'essere uniti, non dico fusi, all'esercito nazionale, è un atto di grande necessità e giustizia.

Il governo dell'Italia meridionale era sì o no un governo legittimo? Credo che niuno di voi vorrà metterlo in dubbio. Dal momento che il governo del generale Garibaldi era legittimo voi dovete riconoscere tutto quello che di legittimo esso ha fatto. Ora qual fatto più legale che la costituzione del suo esercito? Dal momento che abbiamo accettato il patrimonio attivo dell'Italia meridionale, dobbiamo pure accettare il patrimonio passivo.

Non è che io lo consideri come patrimonio passivo, ma mi servo di questa parola come di un termine legale.

Si tratta di diritti acquisiti, d'una vera proprietà, perché i gradi degli ufficiali sono una proprietà. I militari che seggono in questa Camera lo sanno meglio di me.

Questo si attendeva l'opinione pubblica, non parlo di quella che si manifestava al tempo in cui si combatteva a Reggio; parlo di quella che si è formata dopo i decreti che istituirono la commissione di scrutinio. Tutti si aspettavano che terminato lo scrutinio i quadri sarebbero riconosciuti. Il riconoscimento dell'esercito meridionale è dunque un atto di vera giustizia.

Gli ufficiali sono volontari in tutti gli eserciti del mondo: se il governo di Napoli fosse ancora durato, a lungo andare la bassa forza dei volontari se ne andava, ma sarebbero sempre rimasti gli ufficiali.

Confuta partitamente gli argomenti del ministro della guerra desunti dall'esempio dell'America.

Quel principio era in Italia diventato una giurisprudenza. Cita l'esempio della Toscana, e quello dell'Emilia; e dice: non c'era altra differenza fra l'uno e l'altro se non che l'esercito meridionale ha avuto uno splendido battesi mo di fuoco e di sangue, che a quello dell'Emilia manca.

Facciamo la concordia; abbracciamo pure l'esercito borbonico, ma in nome di Dio non respingete l'esercito glorioso che ha fatto tanto per l'Italia!

Esamina le diverse ragioni adotte dal ministro della guerra per combattere il riconoscimento della posizione dell'esercito meridionale.

Diceva in primo luogo il ministro: Il numero degli ufficiali è stragrande. Credo che siasi fatto una strana con fusione. Prima si confusero gli ufficiali nominati dal ministero della guerra di Sicilia nel 1848, i quali non han no niente di comune con quelli dell'esercito combattente.

Altra categoria d'ufficiali sono quelli dell'esercito volante i quali aiutavano l'esercito regolare per pochi giorni, ma non hanno nulla che fare cogli ufficiali di Garibaldi.

Garibaldi aveva un esercito in formazione per poter ingrossare i suoi volontari e combattere Lamoricière e il Borbone, giacché egli non poteva prevedere che il nostro governo gli sarebbe venuto in aiuto. In ciò egli ha mostrato gran previdenza d'uomo di stato.

I veri ufficiali di Garibaldi sono 2000 circa congedati; 1600 che ancora rimangono ai vari depositi; in totale circa 3,600, numero pressapoco uguale a quello degli ufficiali dell'antico Piemonte, il quale non aveva i depositi di formazione. Circa la troppa rapidità delle promozioni dice che gli ufficiali non solo han fatta la campagna di Napoli, ma parecchie altre, e che ai depositi esistono moltissimi sottoufficiali.

La scuola di Calatafimi, Palermo e del Volturno certamente vale qualche cosa più che la scuola d'Ivrea e di Modena (bene, bravo!) Inoltre una gran parte di questi ufficiali è composta di giovani colti, i quali al valore aggiungono il merito.

Non è vero che siano state fatte favolose promozioni di ufficiali generali. Questi sono veterani, sono gli avanzi dell'esercito della patria; la massima parte hanno 3, 4 campagne, e si sono sempre battuti da valorosi.

Garibaldi: Bravo!

Casareto. È vero che non sono stati in caserma ma essi erano sempre vinti; ora finalmente sono vincitori; non vi hanno mai domandato niente pel passato; vorreste ora negare loro il giusto? Bixio è tenente generale; voi direte che è un ufficiale improvvisato; ebbene no: quest'ufficiale dal grado di soldato in su non ha mai avuto una promozione senza una battaglia.

Cita le varie campagne del generale Medici e del colonnello Cenni.

Afferma che questi generali non sono improvvisati, ma nella massima parte hanno più campagne che molti del nostro esercito regolare.

Nel nostro su 68 reggimenti ne abbiamo 20 solo dell'antico esercito; il resto appartiene in parte a quello della Toscana, che anelava alle patrie battaglie, ma non ha potuto mai suo malgrado far le campagne; a quello dell'Emilia che è stato fatto in fretta come quello di Napoli e in cui molti ufficiali hanno poco o punto campagne.

Vi saranno nell'esercito meridionale due sorta di eccezioni, o onorevoli, o meno onorevoli. Tra quelle onorevoli cita quella del colonnello Dessa nominato con encomio da Bixio in un suo ordine dei giorno: e queste eccezioni, malgrado quante disse ieri il ministro, furon sempre accetti in tutti gli eserciti, i quali anzi se ne gloriarono.

Il Ministro citò il gen. Hoche che era sergente nel 1784 e nel 93 soltanto generale; ma non avvertì che dall'84 al 91 la Francia fu in pace; che nel tempo di pace le promozioni sono rarissime; e che in due anni appunto, dal 91 al 93, Hoche diventò generale. Citò Napoleone I, e andò a prenderlo in colleggio;avrebbe potuto anche prenderlo nelle fascie! (ilarità). Doveva invece dire che La Marmora nel 48 era maggiore di artiglieria; nel 49 generale di divisione.

Quanto alle eccezioni meno onorevoli non avete la commissione di scrutinio?

Oltreché nell'esercito di Garibaldi si faceva uno squittinio che non si fa in nessuno degli eserciti del mondo. Dopo i combattimenti gli ufficiali che non si comportavano bene erano immediatamente dimessi più senza compassione.

Vi ha poi un fatto che li glorifica, li rende degni di stare a fronte di qualunque esercito. Han no vinto, a numero impari, immensamente impari. Nissuno di me apprezza il generale Garibaldi, la sua arte tragedica, la sua tattica, che non si impara nei libri; essa è un istinto che possiede eminentemente il generale Garibaldi (rumori).

Ma credete voi che egli avrebbe potuto vincere se non fosse stato bene secondato dai suoi generali, e questi da loro ufficiali subalterni? Io non lo credo. Dunque quest'esercito è glorioso, è degno di stare allato a qualunque esercito.

Altra obbiezione del ministro è questa ricognizione non sarebbe ben veduta dall'esercito. Non lo credo anzitutto perché si possono mettere in corpi separati; non lo credo perché avendo par lato soventi con ufficiali del nostro esercito questi riconobbero sempre la giustizia delle mie osservazioni; è impossibile che ciò sia, che questa idea prenda radice nella mente d'un esercito glorioso e generoso come il nostro. È impossibile che il nostro esercito che ha potuto avere tante promozioni in grazia dell'annessione di Napoli e di Sicilia alberghi in cuor suo quest'egoisino.... (Cugia domanda la parola).... di non voler nemmeno allato, nemmeno incorporato l'esercito meridionale?

Riconosco i meriti del conte Cavour (ilarità) per la causa italiana; non dissimulo gli errori da lui commessi, specialmente negli ultimi tempi; ma poiché siamo uniti nella grande quistione ita liana, perché vogliamo essere disuniti in una quistione secondaria? E una quistione di giustizia; portiamo la concordia che abbiamo tutti sulle labbra, nei fatti. Al di sopra della legge e del Par lamento; vi è una quistione più alta, la quistione della giustizia. Io so che voi, la farete; ma se per azzardo non la faressimo, l'esercito meridionale dovrà sottomettersi niuno ha diritto di ribellarsi all'autorità del Parlamento; e si sottometterà, si dimetteranno; ma c'è nna cosa che non si sotto mette; la coscienza popolare, che vuole un atto di giustizia il quale dovrebbe essere di gratitudine; e il non farla in questo momento è più che un in giustizia, è un errore, Seminerebbe una fonte di disunione, di discordia e porterebbe gran male al paese. Per noi è una questione d'onore; mettiamoci d'accordo e paghiamo il debito nostro verso quei valorosi sol dati.

Ieri il Presidente del Consiglio fece un grande atto di concordia accettando in massima la legge sull'armamento nazionale.

Facciamone un altro, accettando questi bravi giovani, ed allora avremo fatta passare la concordia dalle labbra nel cuore.

Solaroli. Mi pare che il deputato Casareto abbia detto che l'esercito deve i suoi gradi al sangue versato dall'armata meridionale. vorrei sapere se ho bene intese le parole del preopinante:

Casareto. lo ho detto che in grazia specialmente del sangue versato dall'esercito meridionale essendosi aggrandito il regno, devesi aggrandire l'esercito, così la vecchia armata viene ad ottenere grandi avanzamenti.

Solaroli. Se ha detto così sono soddisfatto.

Da tutte le parti. Sì, sì.

Cadolini. Sono ben lontano dal voler qui enumerare i titoli pei quali l'esercito meridionale, si può dire, ha diritto alla riconoscenza nazionale.

lo intendo invece passare in disamina ed analizzare per sommi capi alcuni degli atti del ministero della guerra riguardo all'esercito meridionale, dai quali emerge chiaramente in qual modo il ministero stesso si rendesse interprete della riconoscenza nazionale.

Anche tenendo conto di quanto espose ieri l'onorevole ministro della guerra non si può a meno di ritenere che unico suo pensiero fu quello di sciogliere per intero l'esercito meridionale, Se il ministero avesse veramente inteso a conservare armato il paese avrebbe tentato il mezzo di offrire tre mesi di paga a chi si ritirava e sei mesi a coloro che accettavano nna ferma di due anni. Di tal guisa sarebbesi utilizzata una parte notevole di questo prezioso elemento e si sarebbe riparato alla troppo naturale deficienza attuale di reclute.

L'onorevole ministro disse che i soldati stessi si mostrarono desiderosi di andare a casa. Ma ciò non si può dire dei calabresi e dei siciliani e di molti eziandio de'  volontarii dell'Italia del nord.

L'onorevole ministro asseriva che i volontari non voglio ne sottomettersi ad alcuna disciplina, ma ciò non accade nei volontari vincolati da una ferma, per esempio nei molti volontari che furono fin qui nell'esercito regolare.

Che se in questi vi fu malcontento talché alla fine della ferma si vanno successivamente ritirando ciò accade perché non sono abbastanza soddisfatti delle condizioni in cui hanno vissuto. Infatti, a furia di ritenute il soldato resta con soli 3 centesimi al giorno. Come già disse l'onorevole ministro, il decreto 11 novembre che fu il primo che il governo emanò riguardo all'esercito meridionale, incomincia col dichiarare bene merito della patria e del re l'esercito dei volontari comandati dal generale Garibaldi; ma seguitava così: «Mentre io col mio governo do opera ad ordinarlo ecc. Riguardo agli ufficiali di missionari quel decreto accordava loro una gratificazione per spesa di viaggio ragguagliata a sei mesi di stipendio.

Dopo questo decreto, col quale sembrava che il mini stero intendesse riordinare quei corpi, tutto parve che mirasse invece a discioglerli. Prima di tutto fu nominata una commissione che dovea giudicare gli ufficiali, ma così senza norme che gli ufficiali rimanevano incerti se riunivano o no in sé le condizioni richieste.

In seguito agli ufficiali in licenza e dimissionari l'imbarco gratuito non fu più accordato.

Si tennero gli ufficiali nei depositi di Caserta, Aversa, S. Maria, ecc, in attesa del giudizio della Commissione di scrutinio, e questa non fu mai riunita.

Si fece cessare improvvisamente ed intempestivamente il comando in capo dell'esercito meridionale.

Gli ufficiali riuniti nei depositi si lasciarono un mese e mezzo senza paga.

Gli ufficiali che avevano crediti e arretrati sulle competenze degli ultimi mesi del 1860 non furono fino ad un mese fa e forse non sono ancora pagati.

La direzione della guerra in Napoli succeduta al comando suddetto nel rilascio delle demissioni fece aspettare 15, 20 ed anche più giorni le richieste dimissioni.

Ai depositi si fecero due riviste degli ufficiali nello stesso modo che si usa passando in rassegna le reclute e la bassa forza.

Si interrogarono solo se intendevano domandare la di missione come infatti molti la domandarono.

Se tra gli ufficiali v'erano taluni indegni, questi dovevano essere dalla commissione di scrutinio esclusi e non altrimenti.

Un'altra disposizione (che credo porti la data del 28 gennaio) e cui ho già accennato, prescriveva che gli ufficiali dei diversi corpi dovessero il 16 febbraio trovar si alle nuove residenze loro assegnate e che chiunque non vi si fosse trovato, sarebbe per ciò solo ritenuto dimissionario.

Eppure, ad obbligare gli ufficiali a presentarsi, dove vano bastare le ordinarie disposizioni regolamentari vi genti nell'esercito.

Un altro atto fu la circolare del 5 marzo.

Si costringevano gli ufficiali superiori ed anche ufficia li generali a far riconoscere i loro titoli da ufficiali inferiori iu grado.

Un altro fatto che ad alcuno sembrerà ma che non è di lieve importanza si è questo. Il ministero senza farne menzione in apposito decreto sostituì al titolo di Esercito meridionale quello di Volontari dell'Italia meridionale.

Qual è la conseguenza di questo cangiamento? E che i quadri rimasti essendo quelli de'  corpi volontari e non essendovi soldati volontari che li riempiono, si conclude col dire che bisogna scioglierli e porre in disponibilità ed aspettativa il personale che li compone.

Finalmente abbiamo il decreto dell'11 aprile col quale si viene a formare i quadri di tre divisioni decretando insieme però che tutti gli ufficiali che li compongono sieno posti in disponibilità ed in aspettativa.

Questo decreto, innanzi tutto, è in opposizione con quello del 12 novembre 1860 che parla di riorganizzare. Oltre a ciò, per quanto riguarda il porre in aspettativa è ingiusto ed è intempestivo.

Ingiusto perché se questi ufficiali doveano essere in disponibilità ed aspettativa doveano saper o prima. Intempestivo perché in questo momento converrebbe utilizzare questo prezioso elemento che ode la concorde fiducia del paese.

Nel 1849 i corpi volontari si scioglievano dopo due campagne fatalmente sventurate; nel 1849 lo Sta to non si era aumentato e i volontari appartenevano ad altre provincie; nel 1849 si passava dalla guerra alla pace senza speranza di pronta riscossa è finalmente le risorse finanziarie del solo popolo subalpino non potevano permettere le spese che l'Italia unita può oggi sostenere. Le condizioni pre senti sono invece precisamente contrarie a quelle.

Gli ufficiali dei Cacciatori delle Alpi che avevano subito i disagi ed affrontati i pericoli di una intera gloriosa campagna, non si ammisero che con notevole perdita di anzianità e persino di grado, ma si ammisero senza discussione né di gradi né di anzianità gli ufficiali del Cacciatori degli Appennini che non avean preso parte alla campagna che dopo le battaglie, come pure in egual modo si accettarono que dell'Emilia e della Toscana.

Ora che si ammisero nell'esercito, coi loro gradi, ufficiali italiani che servivano l'Austria, il Borbone e sin Lamoricière, si prendono disposizioni affatto eccezionali per i liberatori delle Due Sicilie.

Molti di loro contano dodici, venti ed anche più anni di perseveranti servigi alla causa nazionale; molti di essi non mancarono mai ad ogni chiamata della patria, e fino a ieri non ebbero in ricompensa che persecuzioni dall'Austria, da tutti. E l ora la nazione non vorrà rimunerarli?

Ad ogni modo credo che si possa approvare il decreto 11 aprile in quanto concerne la formazione dei quadri delle tre divisioni, e l'altro decreto che stabilisce per quegli ufficiali la valutazione dell'anzianità sopra una scala speciale, colla sola eccezione riguardo al primo che in luogo di essere posti in aspettativa e disponibilità i detti ufficiali sieno riuniti in ispeciali depositi colla paga di pace affinché possano continuare nella loro istruzione e non perdere le abitudini militari, salva la facoltà nel ministero di ammettere quelli che crederà nell'esercito regolare.

(cont.)

CRONACA REAZIONARIA

l briganti raccogliticci di Melfi Venosa ecc. sono stati battuti, fucilati, e dispersi. Gli avanzi di quelle orde errano su pe' monti con la baionetta nazionale alle spalle. Si ritiene che molto più di un centinaio tra essi hanno data l'anima a Satanasso. Avanti, o popolo, alla caccia alla caccia! i cadaveri a’ corvi: il terrore è la salute del paese.

In Calabria si tentò qualche bizzarria da costoro: p. e. a Polistena, si cacciò fuori qualche lino sporco: ma le colonne nazionali sotto gli ordini dell'italianissimo maggiore sig. Pasquale Loschiavo di Radicena, prevennero, repressero quel tentativo insensato, e attraversarono il distretto di Palmi accolte dovunque con nazionale esultanza.

A Castiglione in provincia di Cosenza, fu ripressa, come è noto, altra baronata del partito schifoso: gli avanzi pigliaron la via delle Sile; speriamo si darà loro da cacciatori Calabresi la caccia che si da al lupo, e che riuscirà a pochi di tornare sani e salvi al loro paese.

Sentiamo con piacere sia andato colà il sig. Plutino come governatore: energico patriotta.

Miserabili! la Calabria non è terra di reazione: non ha guari trentamila soldati borbonici chiesero la vita in ginocchio innanzi alle baionette del popolo: ed ora cosa sperate, avanzo di cani, eccezione fra Calabresi! Lo sappiano i microscopici partigiani della dinastia schifosa; appena un lenzuolo sudicio comparirà in qualche luogo, spariscono i partiti, si dilegua il malcontento, e la nazione piomberà per annientarli.

Dispacci Elettrici AGENZIA STEFANI

Napoli 22 - Torino 22

Sarajevo 21 - Il forte di Nichsick è affamato all'ultima estremità: una strage è probabile. l Consoli di Mostar d'ordine delle ambasciate di Costantinopoli sono partiti per ingiungere ai Montenegrini e agl'insorti di togliere il blocco.

Napoli 23 - Torino 20

Parigi 22 - Berlino - Frontiere di Polonia 21 - Il Ministero proibisce severamente le preghiere per la patria nelle Chiese; se no le truppe interverrebbero.

Vienna - Furono fatte le nomine dei membri della Camera alta.

Napoli 23 - Torino 22 (sera).

Gazzetta di Torino - Lettera del 24 aprile, Cialdini a Garibaldi - Cialdini rammenta la sua passata amicizia per Garibaldi; ma il silenzio di Garibaldi per le parole di Sirtori, le parole di Garibaldi in risposta agli operai, le parole di Garibaldi al Parlamento portarono in Cialdini un disinganno penosissimo ma completo. L'affetto che a voi mi legava è sparito - non sono più vostro amico, e francamente passo nelle file dei vostri avversarii politici, Cialdini dice, che Garibaldi vuol porsi al di sopra di ogni cosa: quindi combatterà ad oltranza la sua tirannia. Dice, che Garibaldi e i suoi avevano ordinato a Tripoli di ricevere le truppe italiane negli Abbruzzi a fucilate. Dice che il partito Garibaldino vuole impadronirsi dei paesi. L'armata non teme le vostre minaccie. E inesatto che il Regno delle due Sicilie sia stato tutto liberato dalle armi vostre: l'armata e la flotta nostra vi ebbero parte distruggendo più che la metà dell'esercito napoletano e prendendo quattro fortezze. Cialdini si ripromette che l'armata divida i suoi sentimenti.

Napoli 23-Torino 22 (sera)

La Camera di Deputati s'intrattenne sulla relazione del risultato dell'inchiesta sulla elezione Ge nero ad Avigliana.

Il relatore propose il convalidamento della nomina, e la discussione fu rinviata ad altro giorno.

La proposta di legge Garibaldi per l'armamento della Guardia Nazionale fu presa in considerazione senza discussione.



Fondi Piemontesi 74,25 a 00,00
Tre per cento francese 68,50
Cinque per cento id. 95,35
Consolidati inglesi 92,00
Metalliche Austriache 63,1/8

ANNUNZI

Casa di Commissione

Vico S. Anna de Lombardi n. 18.2 p.

Esazioni di rendite e crediti mediante provvigione addossandosi le spese giuridiche, mutui, sollecitazioni d'affari. La detta casa riceve merci da vendere per conto d'altri e s'incarica della vendita sul solo campione, agenzie e rappresentanze private di ragioni di commercio, fabbriche, associazioni librarie, scrivere franco di posta al sig. P. R. di Rossi.

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Il Gerente responsabile - Carlo De Ruberto.

F. Mazza Dulcini - Direttore-Proprietario.

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STAB. TIP. DELLE BELLE ARTI.

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ANNO I. Napoli 24 Aprile 1861 N. 50

IL PARLAMENTO GIORNALE POLITICO DELLA SERA
Si pubblica tutti i giorni (esclusi i festivi) alle 5 p. m.
COSTA UN GRANO


NAPOLI 24 APRILE 1861

IL DEFICIT

Si annunzia da Torino, che del bilancio che andrà in discussione emerge un deficit di poco meno di 300 milioni di lire, tra spese ordinarie e spese straordinarie.

Di questo deficit oltre la metà si riferisce alle spese ordinarie. - Ch'è di vero in questa posizione? E quai provvedimenti potrannosi prendere.

Pare dunque che occorrano 300 milioni per bilanciare l'attivo e il passivo; e bisognano poi molti altri milioni per mettersi in misura dell'eventualità.

Si accerta anche aver le tesoreria di Napoli e Sicilia ricevuto da Torino molti milioni: è ciò vero? Qui invece si diceva aver Torino ritirato da Napoli molti milioni di ducati.

Si deve il tutto ben verificare. Ma perché tanto mistero specialmente in Napoli sulle cose finanziarie? Nol comprendiamo, e francamente diciamo il segreto nuocere all'amministrazione governativa più di quel che può pensarsi.

D.

Parlamento Nazionale Camera di Deputati

Tornata del 19 aprile Presidenza RATTAZZI.

Cont. e fine, v. num. prec.

Siamo sul terreno della conciliazione e stiamoci: il ministero non vuole che si arruolino volontari; ebbene non Si arruolino, ma quando a quell'esercito mettiamoci d'accordo in modo che le parole di concordia non sieno un semplice vaniloquio (bene!) Che se noi aderiamo in tutto il resto, faccia il ministero almeno in una parte il suo atto di conciliazione e di concordia (segni di adesione a sinistra).

Liborio Romano (mormorio) difende il patriottismo dell'esercito borbonico. Nel giorno in cui i generale Garibaldi entrò solo in Napoli, ben 8000 soldati creduti borbonici erano di guardia ai posti e ai castelli, e non si valsero delle armi altrimenti, che per salutare il Liberatore.

A coloro, soggiunge egli, che abbandonarono le file per unirsi a Garibaldi si è detto: voi siete disertori; a coloro che dopo aver combattuto in Sicilia si sbandarono fu detto: voi siete dei vigliacchi; a coloro che rimasero fedeli alle loro bandiere e si batterono valorosamente al Volturno e a Gaeta fu detto: noi vi respingiamo con orrore perché siete tinti di sangue cittadino.

Piuttosto dovevasi attuare il proclama dell'eroe nizzardo che diceva: accogliamoli come fratelli. Date loro buoni generali e rinnoveranno anch'essi i gloriosi fatti degli eroi di Goito e di S. Martino (approvazione).

Ribatte le asserzioni di Fanti circa gli istituti militari di Napoli e conchiude invitando alla concordia Cavour e Garibaldi (applausi).

Fanti contesta che vi siano in Napoli veri collegi militari fuori quello della Nunziatella.

Cavour presenta un progetto di legge sulla sanità marittima.

Cassinis presenta un altro progetto di legge per cui l'età minore in Lombardia resti stabilita a 21 anno.

Bixio desidera di rispondere alcune parole al ministro della guerra e di appoggiare l'ordine del giorno di Garibaldi.

Il ministro ha parlato dell'uffizialità dell'esercito meridionale in modo che noi tutti non possiamo assolutamente accettarlo come giudizio che dell'esercito meridionale darà la storia. Per provare che noi avevamo avuto dei favolosi avanzamenti egli ha parlato della rivoluzione francese. Sostengo che le sue asserzioni tuttoché precise nei termini sono sbagliate nello spiri to. Ho che ai 26 anni era generale in capo d'un esercito. In due anni la repubblica francese portò il suo esercito a un milione.

ll general Fanti non ha considerato la cosa da patriota, ma sotto un punto di vista personale. Desidero che le mie parole a suo riguardo debbano essere interpretate senza recondite intenzioni..

Cita l'esempio della Francia e di Napoleone, i quali accrebbero le loro promozioni a seconda della necessità.

Questo è succeduto nell'esercito meridionale. Esso ebbe origine, la sua parte rivoluzionaria, dai Mille. Il general Fanti quando parla di quella guerra non si fa un'idea di quello che è stata. Quando i Mille partirono da Genova avevano formato sei compagnie; noi eravamo capitani; in Sicilia si formarono due battaglioni; dopo il fatto di Calatafimi fummo fatti maggiori. Quelli che si chiamavano sergenti quand'io era capitano diventarono sottotenenti quando io divenni maggiore. Non potevamo aspettare che discendessero dal cielo gli ufficiali di cui si abbisognava (ilarità).

Le proposizioni che partirono da noi furono fatte sempre con coscienza; ne do la mia parola d'onore più sacro santa; i quadri delle divisioni attive non furono mai al completo. Bisogna distinguere dalla parte attiva alla parte in formazione.

Il nostro duce supremo fu sempre scrupoloso e severo nelle promozioni.

Siano partiti dal Faro con 120 uomini; siamo arrivati a Reggio con 3000 uomini raggranellati in due soli giorni lungo la via.

Signori, gli uomini non sono mai ingrati impunemente.

Dichiara che tutti gli ufficiali superiori dell'esercito meridionale che sono qui, dopo la lettura del discorso del generale Fanti danno le loro demissioni, non tanto pel discorso, quanto per gli applausi della maggioranza (applausi generali. Il presidente e minaccia di far sgombrare le tribune). Un ministro della guerra deve essere un ministro non un uomo di partito.

Protesta contro l'asserzione di D'Azeglio che i bersaglieri han decisa la battaglia del Volturno. I bersaglieri non han bisogno di fatti non loro, non han bisogno che si ascrivano la loro gloria fatti niente affatto veri.

ll rispetto è dovuto a tutti. Noi non abbiamo mai domandato un grado a nessuno; non ho mai accettato un grado che non avessi passato un combattimento; e questo è vero di me come dei miei amici. Quando abbiamo letto ier sera il discorso del generale Fanti, cogli applausi della maggioranza, noi abbiamo detto: bisogna andarcene; dobbiamo dare le nostre demissioni; queste sono cose di partito, non da uomini di stato.

Che cosa si domanda coll'ordine del giorno Garibaldi che la maggioranza debba spaventarsene e il ministero non accettarlo? Se noi ci rivolgiamo ad un tribunale qualunque, anche il più codino ci dà ragione. Il governo del la Sicilia era legale perché era l'espressione del paese; noi eravamo il braccio di quel governo; dunque l'esercito meridionale è legale. Se non era legale l'esercito non è legale la Camera.

Sono stato in Francia testé, ho portato via una convinzione: ed è che nell'armata francese è rimasto qualche cosa di ostile a noi: e mi pare che se noi ci prendessimo una botta dall'Austria, i Francesi sarebbero ben lieti di poterci venire in aiuto, ma venir dopo. Bisogna non avere bisogno troppo dell'aiuto altrui per averlo. Se il governo non arma il paese, potrebbe un giorno essere aggredito improvvisamente. Dite che non lo faranno. Ma a forza di sentirvi dir così potrebbe venir loro il ticchio di farlo. Se voi non avete danari prendeteli al prezzo che ve li offrono; il danaro è una merce come un'altra; se noi ci prendessimo una botta dall'Austria ci costerebbe ben altro; si perderebbe il lavoro di tutta una generazione, e saremmo disonerati (applausi generali), Se noi siamo battuti saremo maledetti dalla generazione presente, e io se rimango in vita mi faccio chinese (ilarità).

Mettete i quadri in attività; cosa vi costa? Vi scarica la coscienza. Armate, signori, ve lo dice un uomo che vi vuol bene; armate, non provocate nessuno; se non volete far la guerra, non la fate, ma preparate il paese! Non restiamo in condizione di dover richiamare il nemico in aiuto... dico l'amico, l'alleato (applausi generali).

Mellana rimprovera alla maggioranza che dopo due giorni di discussione niuno siasi alzato ad approvare o combattere l'ordine del giorno (mormorio).

Il Presidente gli osserva che ciascuno è libero di par lare quanto crede.

Mellana continua e trova che non era dignitoso che il governo, dopo l'annunzio delle interpellanze Ricasoli, siasi affrettato a pubblicare il decreto 11 corrente per pregiudicare la discussione con un fatto compiuto.

L'organamento militare non è della competenza del solo potere esecutivo. Era dovere del ministero il presentare una legge che sarebbe stata discussa dalla Camera; ma quando non si può combattere il ministero per la quistione politica, è un voler menomare la libertà della Camera il presentarsele con un fatto compiuto. Supplica la Camera a ben ponderare quanto ha detto il generale Bixio; esprime l'opinione che sarebbe forse meglio sospendere la discussione d'invitare il ministero a presentare un pro getto di legge.

Passa a combattere anch'egli la relazione del generale Fanti, rinfaccia al ministro della guerra come il suo predecessore non guardasse alla sua provenienza dal governo provvisorio lombardo quando lo nominò generale.

L'aggiunta di Napoli e Sicilia gli sembra che possa dare un aumento all'esercito di 100 mila uomini. Ora gli ufficiali del nostro esercito occuperanno essi tutti i gradi che saranno necessari per ciò? No certo. Essi sono troppo generosi per aver simili idee.

Il Presidente del Consiglio ha detto che non voleva chiamar oggi i volontari perché sarebbe quasi nna minaccia di guerra. Il gen. Garibaldi ha già risposto citando l'esempio dell'Inghilterra: ed io aggiungo: ma il mini stero stesso fa degli arruolamenti: non ha egli battaglioni di volontari? Or bene, per quanto io mi conosca, fin qui nessuno se ne lagnò.

Riguardo all'esercito borbonico crede che non si debbano accettare quegli ufficiali che si andarono a mettere colla setta della reazione.

Il ministro della guerra disse che quando egli formava l'esercito dell'Italia centrale non dimenticava l'idea che questo doveva aggregarsi all'antico. Ma credo sig. ministro che il generale Garibaldi non avesse la medesima preoccupazione.

Difende l'amministrazione La Marmora, e conchiude col dire: o si inviti il ministero a sospendere il decreto con cui sono costituite le 3 divisioni, ed a presentare un progetto di legge in proposito: oppure si voti l'ordine del giorno del generale Garibaldi.

Cugia si associa a Casaretto negli elogi fatti al generale Garibaldi, ed ai suoi prodi compagni. Egli presentò un progetto di legge per determinare la posizione di quei prodi giovani che avevan servito nell'Italia meridionale, fin qui non si potè ancora aprire il decretato stabili mento, ma sarà aperto tra pochi giorni.

ll governo ha riconosciuto tutti i gradi, solo istituì una Commissione per riconoscere i titoli degli ufficiali, e questo gli stessi oratori dell'opposizione riconobbero giusto.

La maggior parte dei malumori, e degli equivoci di pende dall'inerzia della Commissione di squittinio.

Difende a luogo il decreto delli 11 aprile.

Dichiara d'essere pronto a votare, se il generale Garibaldi lo vuole, l'immediata attività de'  suoi ufficiali, ma quanto alla posizione loro crede che la posizione fatta agli ufficiali di Garibaldi dal decreto sia tale che qualunque uffiziale per valoroso che sia e per segnalati servizi che abbia reso alla patria può accettare.

Conchiude che non può votare l'ordine del giorno Garibaldi.

La seduta é levata alle 6 ¼ e rimandata a domani.

Tornata del 20 aprile

La piazza Carignano e le tribune della Camera sono affollate al par dei due giorni antecedenti. Alle l'¾ si apre la tornata.

Letto il reso conto della seduta precedente e comunicata dal presidente una serie di omaggi, entra Garibaldi (ore 1,40) (applausi clamorosi).

Presidente comunicato il tenore di varie lettere di cui non ci venne fatto d'intendere verbo, dà la parola a un deputato di destra che domanda l'urgenza di non sappiamo bene qual petizione.

Chiaves domanda l'urgenza d’un'altra petizione.

Cavour gli risponde; ma parlano quasi in confidenza e la loro voce non giunge sino a noi.

Sono successivamente convalidate le elezioni dell'avvocato Gabrielli nel collegio di Fano, quella del sig. Antonio Testa, quella dell'avv. Maceri a Salò, quella del signor Finzi nel 5 collegio di Milano, quella di Guerrazzi a Casalmaggiore, quella del conte C. B. Michelini a Cagli, quella in ultimo del collegio di Fabriano nella persona del conte Giampieri.

Prestano giuramento parecchi deputati, poi si riapre la discussione sulla questione dello esercito meridionale.

A Conforti non piace la parola di dualismo usata da Ricasoli e preferisce dire che la quistione nasce da un diverso modo di vedere le cose.

Dichiara che egli non voterà secondo una faziosa op posizione, né secondo il ministero, ma secondo coscienza (rumori).

Crispi. Noi non siamo una fazione!...

Presidente. Credo che non abbia voluto ciò dire.

Conforti dichiara di non aver inteso di offendere nessuna parte della Camera, ma semplicemente di dire che voterà secondo coscienza, come votanti tutti, e pro segue appoggiando l'ordine del giorno Garibaldi in no me della concordia.

Cavour (zitti, zitti!. La quistione sollevata dal deputato Bixio chiede da me una spiegazione.

Egli dichiarò che ai suoi colleghi era venuto in pensiero di dare le loro demissioni per l'interpretazione da loro data alle parole del ministro della guerra. Il genera le credette che si fosse voluto per parte del ministero fare allusione poco benevola agli ufficiali generali di quell'esercito meridionale.

Dichiaro altamente che ciò non è mai stato. Il ministero altamente apprezza il valore e il patriottismo degli ufficiali generali di quell'esercito. Comunque sia, io non dubito che quando essi peseranno le conseguenze del loro atto, cambieranno divisamento.

Bixio dimanda la parola.

Cavour. Essi non hanno forse pensato allo scandalo che avrebbero prodotto le loro parole.

Garibaldi. Domando la parola.

Cavour. Non è quando la riazione si leva minacciosa nel mezzogiorno d'Italia che questi patriotti, qualunque sia l'amarezza del loro cuore, vorranno essere sordi all'appello che io loro faccio in nome della concordia e del paese.

Ciò premesso, entro decisamente nell'argomento.

Dichiara credere che non sia nelle attribuzioni del Parlamento di discutere delle organizzazioni dei corpi; respinge quindi in modo assoluto il rimprovero d'incostituzionalità mosso al decreto delli 11 aprile.

Bisognerebbe di potersi accostare pienamente alla proposta di Garibaldi, se non vi fossero due gravissimi ostacoli, pei quali preferisce quello di Ricasoli. La differenza tra l'ordine del giorno Garibaldi, e quello di Ricasoli sta in ciò, che Garibaldi vuole l'attività immediata. Ricasoli che si tengano preparati i quadri.

Dichiara altamente che all'attivazione immediata si oppongono due ordini di difficoltà; le prime furono spie gate ieri da Cugia; le seconde sono d'ordine politico.

Non relative alla politica interna, non per ispirito di diffidenza verso l'esercito meridionale; non avrebbe difficoltà alcuna a tenere il potere quando la capitale fosse presidiata da una divisione comandata dal generale Bixio. Le difficoltà sono relative alla politica esterna.

L'esercito dei volontari non può essere raccolto in tempo di pace, ma solo quando si è decisi a fare prontamente la guerra. Dopo il discorso di ieri del generale Bixio se il ministero mettesse in attività una divisione e gliene affidasse il comando sarebbe una vera dichiarazione di guerra (mormorio).

L'organizzazione dei volontari inglesi non ha nessuna analogia coi volontari dell'esercito meridionale.

Dimando alla Camere se sia opportuno di fare un atto che l'Europa possa interpretare come una provocazione alla guerra.

Il paese conosce la nostra politica. Noi abbiamo dichiarato apertamente che non consideravamo i soldati francesi a Roma come nemici, che la questione di Roma deve sciogliersi diplomaticamente; così per la Venezia, Noi abbiamo dichiarato che rispetto alla Venezia si teneva conto dei grandi interessi europei, dei consigli delle potenze amiche. Ecco la nostra politica. Capisco che si possa dichiarare che l Italia è in istato di guerra rispetto a Roma e Venezia, che quindi sia non solo opportuno ma indispensabile il fare tutti provvedimenti che occorrono per una guerra; ma questa non è la nostra politica noi crediamo che il primo sistema sia preferibile, che esso ci condurrà certamente alla meta alla quale tutti a spiriamo.

Se voi ponete niente al quadro che vi fece Bixio dell'opinione europea, io credo che sarete dell'opinione del ministero.

Non bisogna farsi illusioni. Ho fiducia nel patriottismo e nel valore italiano; ma conviene avvertire che una con dotta imprudente potrebbe mettere a fianco dei nostri naturali avversarii anche altre potenze colle quali siamo in buon'armonia.

Fui rimproverato di essere passato dall'aglomania all'anglofobia; niuno più di me apprezza l'alleanza inglese. Ma che cosa dicea ministero inglese, che pure è composto di amici dell'Italia, di personaggi che stavano per la causa d'Italia anche quando questa non era ancora diventata popolare? Dice precisamente: Guai al provocatore! Una politica che anche avesse solo la probabilità di costituire una coalizione contro l'Italia, sarebbe fatale.

Comunque sia, il ministero professa questa opinione.

Perciò il ministero benché animato da vero spirito di conciliazione, non può accettare l'ordine del giorno dell'onorevole generale Garibaldi.

Ma io intendo di dare alla Camera una spiegazione sull'ordine del giorno Ricasoli. Il ministero lo approva perché il deputato Ricasoli vuole la formazione di corpi separati. Soggiunge alcune spiegazioni del modo in cui il ministero intende quell'ordine del giorno, il quale a suo dire è un ordine del giorno eminentemente conciliativo......

Conchiude.

Bisogna decidersi immediatamente: se la Camera accetta la politica del ministero accettò l'ordine del giorno Ricasoli; se intende modificarla, lo dichiari ricisamente; noi ci ritireremo; qualunque poi sia la decisione della Camera noi saremo lieti di questa discussione perché avrà eliminato gli equivoci e perché avrà fatto conoscere all'Europa qual sia la politica che in tende seguire la maggioranza del paese.

Bixio (per un fatto personale). Le parole di Cavour rapporto alla nostra demissione vogliono avere una spiegazione. Noi possiamo esserci ingannati; ma il generale Medici che era presente ebbe questa stessa apprezzazione delle parole del generale Fanti e degli applausi che la maggioranza della Camera diede al com plesso del discorso di Fanti (rumori).

Il Presidente crede che non sia esatta l'interpretazione da Bixio data a quegli applausi.

Bixio. Me ne appello alla Gazzetta ufficiale gli applausi sono registrati dalla stenografia; e quegli applausi equivalevano per noi a una patente d'incapacità (diniego generale), la quale noi non potevamo accettare perché per noi il giudizio d'un ministro della guerra non è inappellabile. Sono ben lieto di queste dichiarazioni che noi ci siamo ingannati; comprendevamo anche noi gli in convenienti della nostra dimissione la quale sebbene scritta sin da ieri sera non è ancora stata presentata.

Fanti dichiara che non ha mai voluto offendere l'esercito meridionale.

Bixio lo ringrazia.

Garibaldi (movimento di attenzione). Voglio svelarvi oggi un segreto. La mia vita militare, benché da taluni detta irregolare, pure conta qualche fatto glorioso.

Ebbene, o signori, di questi fatti io son debitore ai miei bravi commilitoni, e specialmente ai prodi ufficiali generali che sono i veterani delle battaglie della libertà in Italia, che combatterono sempre, non solo per la libertà, ma anche per l'onore d'Italia (applausi). Essi non hanno bisogno degli elogi di nessuno, e ne anche dei miei.

Questo era mio debito dichiararvi; questo il segreto che volevo svelarvi.

Mellana parla per un fatto personale, ma è interrotto reiteratamente dal presidente che gli osserva com'egli entri in merito; perciò si vince indispettito.

Crispi. Dirò brevi parole. Essi versanno anzitutto a dare un'idea delle intenzioni dalle quali a mio avviso è a mimato il governo nella difficile quistione dell'esercito meridionale; varranno quindi a correggere alcuni errori commessi dal ministro della guerra nel rapporto che ci ha letto il 18 di questo mese.

Signori; avete ascoltato il presidente del consiglio, il quale, malgrado le benevoli sue parole pei generali garibaldini, ha nondimeno accettato le opinioni manifestate ieri dal generale Cugia, e si è in conseguenza pronunziato contro l'ordine del giorno del generale Garibaldi.

Or bene, mettiamo la questione sul suo vero terreno.

Essa è più politica che militare. E qui per quistione politica io non intendo la politica internazionale, sulla qua le abilmente ci ha voluto condurre l'onorevole presidente del consiglio, ma la politica interna.

Non intendo la politica internazionale, perché esami mando l'ordine del giorno del generale Garibaldi, laddove venisse adottato alla camera; e laddove il ministero a suo tempo ne mettesse in esecuzione i precetti, io non vedrei che potessero questi menomamente cedere le relazioni del regno italiano cogli altri stati. L'ordine del giorno pel quale riede il vostro voto, esprime il desiderio che ha riconosciuta la posizione degli ufficiali dell'esercito meridionale ai termini dei decreti dittatoriali, e che lasciandosi al ministero di ordinare la chiamata dei volontari quando lo troverà opportuno, metta in attività i quadri allo stesso esercito in quel modo che giudicherà conveniente. Signori, se ben lo valutate, vedrete che quest'ordine del giorno non obbliga punto il ministero a fare immediatamente quello che gli s'ingiunge, ma lascia intieramente al suo arbitrio di fare tutto ciò quando lo reputerà opportuno. Dunque i fantasmi che si vogliono suscitare d'una possibile rottura o coll'Austria o con altra potenza, mi sembrano inopportuni, e la Camera potrà benissimo adottare l'ordine del giorno del generale Garibaldi senza cimentare le nostre sorti, senza mettere in pericolo lo stato di tregua nella quale siamo, siccome ce lo ha confessato lo stesso presidente del consiglio. La camera, accettandolo, non darà pretesto perché le condizioni politiche del nostro paese possano essere turbate.

Dopo ciò, posta da parte la questione internazionale, che l'onorevole Presidente del consiglio ha suscitato, permettetemi che venga ad esaminare la questione politica interna che io riguardo anche la veramente impor tante e della quale dovete occuparvi.

Signori, le risoluzioni prese e che il ministero va a prendere intorno all'esercito meridionale, permettete ch'io lo dica, sono una conseguenza forzata del sistema di reazione tutto proprio di esso ministero nelle cose dell'Italia meridionale. Sono un complemento della sua politica ed è impossibile eh egli si arresti all'età.

Egli cominciò sino dal giugno scorso ad osteggiare il governo dittatoriale e non si cessò dalle pratiche ostili contro il medesimo che dopo averlo distrutto. Ha com battuto poscia l'esercito, contro il quale ha usato lo stesso metodo per venire alle stesse conseguenze. Io n'era accorto di questo piano di battaglia sin dal principio della rivoluzione e mi ricordo aver detto più volte agli amici miei che facevan parte dell'esercito: oggi si fa la guerra agli uomini politici, quando gli uomini politici saranno battuti verrà la vostra volta.

Che mai non fu detto e non fu fatto contro il nostro governo, signori? Fu detto che noi avevamo disordinato tutto, che avevamo sciolto l'amministrazione, che avevamo cacciato d'ufficio tutti gli antichi impiegati per metterci i nostri amici, e furono suscitate al tempo stesso tutte le passioni volgari a danno nostro e della patria.

Le imputazioni, che ci venivan fatte, erano gratuite.

Le amministrazioni non furono sciolte e dicasteri restarono come erano sotto l'antico regime; e quelli stessi della guerra, della marina e degli affari esteri, i quali sembrano di nuova creazione, furono riordinati col personale che avevano al 1848 e con quello appartenente agli uffici aboliti, il quale pesava sul bilancio dello Stato.

Fu detto che noi avevamo distrutti i municipi ed annullate le amministrazioni comunali. Signori, il municipio borbonico disciogliendosi da se stesso per la fuga de'  suoi funzionari, noi abbiamo cominciato a organizzarlo per mezzo dei nostri commissari sin dal 17 maggio, due giorni dopo la battaglia di Calatafimi.

Fu detto altresì che la giustizia per parecchi mesi rimase negletta. Nulla di vero in ciò. l tribunali es sendo stati chiusi sin dal mese di aprile 1860, due mesi prima che noi entrassimo in Palermo, la giusti zia punitiva fu riorganizzata in tutta l'Isola il 9 giugno, cioè due giorni dopo lo sgombro di Palermo dalle truppe regie.

Fu detto che non ci fu sicurezza pubblica, che il paese diffidava di noi, che ci odiava...

Presidente. Pregherei l'onorevole deputato Crispi a venire più direttamente alla quistione; l'ora è tarda e vi sono ancora altri che debbono parlare.

Crispi. Io sono nella quistione. L'onorevole presidente vedrà che io non tarderò a completare il concetto che mi son proposto di svolgere.

Dirò dunque, i la sicurezza vi fu subito ristabilita.

N'è prova la statistica, la quale non può sfuggire all'attenzione degli uomini indipendenti. Malgrado i 12.000 galeotti regalatici dalla beneficenza borbonica, i reati non furono in media che 315 al mese in tutta l'isola, mentre nelle identiche condizioni al 1848 erano stati 531 al mese. Per quanto poi si riferisce alla fiducia del paese verso di noi, basta ricordare; che nel Banco dello Stato i depositi volontari dei privati cittadini il 31 maggio 1860 erano di 22 milioni e mezzo di franchi, ed appena inaugurato il nostro governo, invece di diminuire si accrebbero.

Finalmente fu detto che noi avevamo rovinato l'erario.

Ma il fatto fu, che malgrado l'abolizione del dazio sul macino - del quale non sarò mai a pentirmi - malgrado le immense rese d'un materiale da guerra che dovemmo creare, malgrado la compra di 12 vapori ed il mantenimento di 30 mila uomini, malgrado il danaro involatoci dal commissario borbonico, e generale Lanza, la rivoluzione, questa scioleratrice, che non pagava, né dittatore, né ordinatori, né ministri, né governatori, e che avea trovato in casa 112 mila ducati, vi lasciva per oltre un milione.

Tutto questo fu detto contro il nostro governo; quello che fu fatto, non ho l'uopo dirvelo, di d'altronde il sapete, de'  il ripeterlo varrebbe che a dividere semprepiù gli animi, ove o la concordia è tanto necessaria.

Lo stesso metodo, siccome io ve l'ho annunziato in principio, si è adottato per combattere l'esercito meridionale. Il ministro Fanti vi espose le ragioni, perché egli non può e non vuole parificarlo all'esercito regolare.

E dopo discorsi dei deputati Casaretto, Bixio e Mellana, che ridusse in polvere il rapporto scritto dal ministro, il Cugia, facendosene l'interprete, ha insistito per l'osservanza del decreto dell'11 aprile. Egli ha ragione il governo dovrà essere conseguente a se stesso, dovrà trattare il militare siccome ha trattato il civile.

Posto che son queste le intenzioni del governo, veniamo ora agli appunti che ancora restano a farsi al ministro della guerra.

Il ministro della guerra ci disse, che il consiglio dei ministri, nel novembre scorso, avea dichiarato inammissibile il progetto di ricomposizione dell'esercito dei volontari, stato a lui presentato.

In quel progetto, ei dice, si chiedeva che gli ufficiali appartenenti all'esercito meridionale fossero riconosciuti come quelli dell'esercito regolare, e che in caso di scioglimento dei corpi i detti ufficiali avessero facoltà di passare nell'esercito regolare.

ll generale Fanti ha raccontato la storia a metà, ed io vado a completarla.

Quando il 29 ottobre 1860 il Dittatore deponeva il potere nelle mani del re, mandava un progetto al quartiere generale di S. M., nel quale non si chiedevano per l'esercito meridionale, che le condizioni state fatte a quello dell'Emilia.

La risposta venutane dal quartier generale sapete qual fu? Che il governo non poteva occuparsene pel momento, perché non aveva preso legale possesso dell'autorità sovrana; ma che appena dopo l'accettazione del plebiscito avrebbe disposto in modo che il generale Garibaldi ne sarebbe rimasto completamente soddisfatto. Se il governo mantenne la promessa, voi lo sapete meglio di me. Noi siamo qui a discutere quel che si debba fare e quel che importi fare per questo esercito, e dopo due giorni, non ci siam messi ancora d'accordo.

lo sono soddisfatto, anche per parte degli amici miei politici, delle dichiarazioni del presidente del consiglio dei ministri, e molto più di quelle del ministro della guerra intorno al senso che naturalmente si era dato alle parole che concernevano gli ufficiali generali. Comunque dal rapporto risultasse che tutt'altra fosse l'intenzione del governo, pure le dichiarazioni testé fatte in quest'aula, e gli applausi che hanno destato sugli opposti banchi i Camera, debbono aver appagato gli animi di quei valorosi.

ll ministro della guerra ci parlò delle misure da lui prese per l'esercito borbonico.

Egli disse non aver ammessi nell'esercito nazionale che soli sei dei sessanta generali i quali avea trovato nei quadri. L'onorevole ministro pare che ne abbia dimenticato qualcuno. Leggendo la Gazzetta Ufficiale io trovo che il numero è maggiore. Egli ha scordato nientemeno il signor Marra ed il signor Barbalunga.

Forse lo fece per quella stessa delicatezza, colla quale, esitava a nominare il duca di Mignano col suo nome storico di Nunziante.

La storia dei signori Marra e Barbalunga non è delle più splendide Barbalunga fu indicato come il successore di Maniscalco in Sicilia; e Marra fu quell'individuo che in Calabria abbandonò al momento del pericolo le truppe che ei comandava e se ne corse a Napoli cosicché il generale Pianelli dovette metterlo sotto giudizio non per aver amato la libertà, ma per non aver fatto il suo dovere di soldato..

Tuttavia il ministro della guerra non se la prenderà a male, se riandando le note da lui dateci intorno alle pro mozioni militari fattesi durante le rivoluzione francese, io gli mostri che non ci sono tutte quelle differenze che egli volle trovarvi quando venne a paragonarle a quelle dell'esercito garibaldino.

Non parlerò che degli stessi ufficiali da lui nominati per provargli che io sia nel vero. Egli ci parlava di Moreau, di Hoche e di Bernadotte. Costoro, comunque avessero incominciata la loro carriera alcun tempo prima della rivoluzione, e certo che le loro promozioni non avvennero che in due o tre anni. Ebbene, se noi venghiamo agli officiali dell'esercito garibaldino ed esaminiamo la loro carriera dal giorno in cui cominciarono a servire la patria, troveremo che molti di essi figurarono nelle battaglie del 1843, ed in conseguenza non havvi nulla di straordinario se al 1860 siano sta promossi a generali.

Del duca di Mignano non dispiacerà alla camera che io ricordi, lui essere stato l'autore di quel celebre ordine del giorno del 22 dicembre 1856, nel quale, in conseguenza dell'attentato di Agesilao Milano, disponeva che i camerati del medesimo fossero puniti per non aver voluto far la spia contro di lui. Questo signor duca di Mignano il ministro della guerra ce lo ha messo al comitato di fanteria e se ne vale per avere schiarimenti sugli uffiziali napoletani che dimandano di essere ammessi nell'esercito (segni di diniego al banco dei ministri).

Il signor ministro nella sua relazione ha detto che il duca di Mignano è nel comitato per dare il suo parere sugli ufficiali borbonici i quali chiedono essere ammessi.

Fanti. No, no.

Crispi (leggendo il rapporto del ministro). Sta così nel rapporto, ed è naturale, ll duca di Mignano deve fare il suo mestiere, ma non lo può fare così degnamente come si dovrebbe in un governo costituzionale.

E qui conchiudo, o signori. L'operato del governo, bisogna ripeterlo e la sua insistenza a non voler accettare l'ordine del giorno del generale Garibaldi, provano abbastanza ch'esso non vuole arrestarsi nell'attuazione dei progetti ostili nei quali persiste da un anno in qua. Noi vogliamo concordia e conciliazione; ma queste son parole o signori e ci vogliono fatti.

Facciamola questa concordia, questa conciliazione; l'ordine del giorno del generale Garibaldi ve ne dà l'occasione. Se voi lo respingete, date argomento che rifiutate quella conciliazione che tutti sospiriamo. Rifletteteci! La politica del ministero contro il governo rivoluzionario del mezzogiorno d'Italia ha gettato quelle provincie nell'anarchia. La sconoscenza dei diritti dell'esercito garibaldino potrà far sorgere delle più funeste conseguenze.

Rifletteteci e decidete.

Ugdulena. Mi pare che la conciliazione sia impossibile: impossibile perché si vogliono da noi tutte le con cessioni, senza accordarne alcuna. L'ordine del giorno del generalo Garibaldi, bisogna ben dirlo, non è suo, e nemmeno dei suoi intimi amici; quell'ordine del giorno venne scritto da un onorevole membro che appartiene a questa parte della Camera, e venne da lui accettato per amore di concordia. Or bene, ora il ministero dichiara di non accettarlo. Io me ne era accorto quanto sentii il ministro della guerra parlare di favolose promozioni, e par lava di queste alludendo ai veterani delle patrie libertà.

Noi rappresentanti del popolo rappresentiamo la rivoluzione: una rivoluzione rappresenta il governo ed il re stesso; ma l'elemento rivoluzionario prepondera nel popolo; e si era organizzato nell'esercito meridionale Stringete la mano alla rivoluzione; così voi porrete fine una volta ai partiti che lacerano le viscere del paese, Forse mentre io vi parlo scorre nel sud il sangue dei nostri fratelli liberali, versato dalla riazione; se il go verno avesse lasciati al loro posto gli uomini della rivoluzione, se non avesse diffidato di coloro che si erano fidati di lui; se avesse seguito una via francamente rivoluzionaria, forse ora non scorrerebbe quel sangue.

I governi non devono contare soltanto nelle maggioranze parlamentari, ma anche nell'opinione popolare per non esporsi a meritare un giorno il rimprovero mosso a Guizot da Robert Peel con parole che io mi astengo dal citare ().

Entrate dunque in un'altra politica: e il primo passo, il primo segno di questo cambiamento sia la ricognizione dell'esercito meridionale.

Ricasoli. Sono lieto d'aver promossa questa discussione.

Quale sia stato l'animo di coloro che applaudirono al rapporto letto dal signor ministro della guerra lo dirò in poche parole: fu di sincera ammirazione per quanto si disse intorno al valoroso nostro esercito.

Sento parlare di maggioranza e minoranza: ma io credo che qui nulla vi sia di tutto ciò: io almeno darò sempre il mio voto quale me lo detta la coscienza, senza aver riguardo alcuno.

Difende quindi il suo ordine del giorno, al quale apporta la seguente modificazione: «e specialmente l'immediata applicazione dell'articolo 13 da considerarsi come deposito d'istruzione.» Conchiude invitando Garibaldi ad accettarlo e a reprimere i propri desideri.

Garibaldi (segni d'attenzione). Mi permetterò di fare un'interpellanza all'onorevole presidente del Consiglio.

Io non entrerò certamente nella sua politica, perché non mi appartiene. La politica dello Stato appartiene al governo.

Quello di che mi occupo io, come credo ne corra obbligo ad ogni italiano, riguarda gl'interessi generali dell'Italia; cioè se l'Italia si trova presentemente nello stato d'armamento in cui le circostanze vorrebbero che fosse, o se non lo è.

Questa per me è la quistione vitale, ed è su questo che mi permetto di fare un'interpellanza all'onorevole presi dente del Consiglio.

Avantieri egli fece allusione alla concordia. Io ho risposto che era ben riconoscente a questa sua manifestazione e che era politicamente molto disposto ad accedere a suoi desideri, e oggi non farò altro che ripetere ciò che dissi avantieri (bravo), cioè che politicamente sono disposto a camminare di conserva coll'onorevole presidente del Consiglio (bravissimo! benissimo! vivi segni di compiacenza nella Camera; applausi dalle tribune).

Egli promise avantieri che avrebbe tutto sacrificato sull'altare della patria: io gli domando oggi che cosa possano i rappresentanti dell'Italia aspettarsi dalle concessioni dell'onorevole presidente del Consiglio relativamente all'armamento nazionale, e relativamente, alla ricostituzione dell'esercito meridionale. Se avrà la bontà di rispondermi al riguardo, gliene sarò molto grato.

Cavour. Rispetto all'esercito regolare il governo crede di aver già fatto quanto era possibile compatibilmente coi mezzi che sono in suo potere e che gli concede la legge. Quanto al personale si sono fatte e si fanno tutte le leve possibili; quanto al materiale abbiamo 100 batterie pronte, tutti i miglioramenti delle armi a fuoco li abbiamo adottati; il più difficile è il provvedere una grande quantità di fucili. La Camera mi permetterà di non parlare di cifre; sarebbe imprudente, ma siamo in condizione di armare una grandissima armata. Il resto del materiale è in proporzione.

L'istituzione della Guardia Nazionale mobile ci sarà di molto giovamento. (Qui Cavour pronuncia alcune parole in cui accusa Casaretto e i suoi amici di aver voluta la dissoluzione dell'esercito).

Casaretto. Non è vero; è una calunnia; protesto; io sin dal 1859 ho sempre sostenuto l'esercito; solo volevo che l'esercito avesse una riserva (rumori).

Il Presidente si sforza indarno di far tacere il deputato Casaretto che alza la voce fra i rumori della Ca mera e si scolpa.

Cavour. Se il generale Lamarmora fosse qui potrebbe attestare che....

Casaretto protesta più forte.

Cavour. Ritiro le mie parole stante l'eccitazione di Casaretto (applausi); poi continua: Rispetto all'esercito meridionale prometto di tenere i quadri organizzati in modo che, non quando sia scoppiata la guerra, ma appena sia giunto il momento di poter mettere in attività tutte le forze nazionali, il ministero le metterà immediatamente in attività e chiamerà il generale Garibaldi a comandarle (applausi).

(continua)

Dispacci Elettrici AGENZIA STEFANI

Napoli 23 (sera tardi)-Torino 23

I Giornali pubblicano la risposta di Garibaldi a Cialdini. Garibaldi forte della propria coscienza di soldato o di cittadino italiano non vuole giustificarsi dell'accusa del contegno indecoroso verso il Re dell'esercito di Garibaldi. Egli vestirà come crede in libero paese.

Ignora le parole a Tripoti. Garibaldi ha ordinato di ricevere i soldati del Settentrione come fratelli. Dice che la qualità di Deputato gli dà il dritto di esporre alla Camera: i torti ricevuti dall'esercito meridionale.

Quando si tratti di combattere i nemici d'Italia, l'armata italiana troverà nelle sue file un soldato di più inesatto che noi eravamo sul Volturno in pessime condizioni. Da quanto so l'armata ha applaudito alle libere parole di un milite deputato. Se qualcuno è offeso del mio modo di procedere aspetto tranquillo che mi si chieda soddisfazione.

Napoli 23 (sera tardi)-Torino 23

La Gazzetta di Torino rettifica un errore incorso nella lettera di Cialdini. Ov'è detto - mi son noti gli ordini dati da voi e dai vostri - leggasi - mi son noti gli ordini dati da voi o dai vostri. Pubblica una lettera di Sirtori al Direttore della Gazzetta. Sirtori deplora la lettera di Cialdini. Sirtori accetta la negazione data intorno alle parole sfuggitegli in Parlamento. Esprime il desiderio della concordia. Dice che l'Italia si personifica nel Parlamento e nel Re.

Napoli 23 (notte)-Torino 23

La Camera dei Deputati si occupò dello schema di legge per pensioni alle vedove e ai figli dei militari, il matrimonio dei quali non fu autorizzato e lo approvò.

Napoli 24 - Torino 23

Pubblicazione a Parigi di un opuscolo di Vamoux (?) di risposta alla lettera del Duca di Aumale. L'opuscolo confuta le accuse contro il Principe Napoleone, che sotto il secondo impero adempie la parte del Duca di Orleans sotto la Monarchia di Luglio. Dice della generosità di Luigi Filippo per Luigi Napoleone impostagli dalla opinione.

Giustifica la condotta politica di Napoleone III. consentanea all'interesse della propria Dinastia. L'autore dell'opuscolo dice che avrà fede in Italia quando essa saprà resistere sola, a qualsiasi invasione.

Napoli 24-Torino 23

Parigi 23- Vienna- Omer Pascià è imbarcato per l'Erzegovina.

Times 23 - Assicurasi in circoli ufficiali che il trattato di commercio tra la Francia o il Belgio è sta to sottoscritto jeri.

Pays 23 - Sono dati ordini di preparare armamenti di trasporti per ricondurre in Francia le truppe che sono in Siria. - ll movimento di Polonia estendesi alla Volimia alla Lituania e al Ducato di Posen.



Fondi Piemontesi 74,40 a 00,00
Tre per cento francese 68,50
Cinque per cento id. 95,45
Consolidati inglesi 92, 18
Metalliche Austriache 64,30

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ANNO I. Napoli 25 Aprile 1861 N. 51

IL PARLAMENTO GIORNALE POLITICO DELLA SERA
Si pubblica tutti i giorni (esclusi i festivi) alle 5 p. m.
COSTA UN GRANO


NAPOLI 25 APRILE 1861

LA LETTERA DI CIALDINI A GARIBALDI

Ogni buono Italiano e sincero patriota non ha potuto far di meno sentire una trista impressione nel leggere la lettera che Cialdini dirigeva a Garibaldi pubblicandola nella Gazzetta di Torino. La sincera ammirazione e la stima che ciascuno sentiva pel Comandante del 5 Corpo dell'armata italiana oggi si è affievolita.

Le campagne del 1859 e del 61 sono abbastanza eloquenti per la gloria di Cialdini, ma ora mentre ciascuno in lui ammira il valoroso soldato ed il perito Capitano non riconosce più l'uomo politico. La sua lettera a Garibaldi è una smentita a questa caratteristica. Egli guidato dalla imprudenza ed acciecato da una passione mera mente individuale, ha tentato denigrare in faccia all'Italia, l'opinione dell'Eroe di cento battaglie, di colui che ha sacrificato l'intera sua vita alla libertà ed indipendenza della patria, di colui che nella sventura come nello entusiasmo delle vittorie si è sempre detto il figlio del po polo. Ma Garibaldi l'uomo dell'abnegazione e de'  sacrifici, ha egli soggiaciuto moralmente in faccia alla nazione per le contumelie pubblicate dal Generale Cialdini? Perché questi lo ha sfacciatamente detto despota e tiranno, il figlio del popolo perderà quella popolarità che si ha acquistata colle sue virtù e co suoi sacrifici? No.

Italiani, perché senza di lui l'unità d'Italia non sarebbe..

Indarno il Generale Cialdini si arrovella a dimostrare con fatti, che non sono mai avvenuti, l'odio di Garibaldi e de’ suoi compagni d'arme per l'esercito regolare, e indarno cerca di aizzare gli animi de'  valorosi soldati Italiani contro l'Eroe Nizzardo. No, l'armata non può dividere i vostri sentimenti, signor Cialdini; perché essa mentre con nobile orgoglio rammenta le sue vittorie, non può neppure obliare le vittorie del propri fratelli che combattevano tra le file del Generale Garibaldi, e nutrire avversione per questo grande Italiano senza sentirsi rinfacciata sul muso la taccia d'ingratitudine.

Ne gravi momenti che corrono, in cui l'Italia ha bisogno del concorso unanime di tutti i suoi figli e che tutt i partiti si stringono amica la mano; Cialdini salta su colla sua lettera, co me il pomo di Paride, e tenta distruggere quella concordia che pel bene della patria tutti desiderano.

Questo atto sommamente impolitico, lo ripetiamo, ha quasi sepolta tutta la simpatia che gl'Italiani sentivano per questo Generale. Speriamo ch'egli - prendendo esempio dalla virtù e longanimità di Garibaldi il quale sconfessava le sue espressioni pungenti al ministero, profferite nel bollore della passione-sconfessi quella lettera, che lungi dal fargli onore lo degrada.

Avventurosamente per l'Italia, l'eroe Garibaldi è superiore a tutte le passioni umane - Ei che tutto sa vincere sa perdonar tutto. Il suo nobilissimo e tenero cuore, consacrato sin Garibaldi è e sarà sempre l'idolo di tutt'i buoni dalla prima giovinezza alla patria saprà soffocare ogni risentimento personale alla concordia, indispensabile al compito degli alti destini a cui dalla Provvidenza è chiamato. Il suo labbro sin cero ed affettuoso che ha parole di conforto e di speranza per gli oppressi di tutte le nazioni, non esiterà a pronunziare la generosa parola del perdono per evitare i funesti civili dissidii fatali alla libertà ed alla indipendenza della patria comune! Ma il popolo italiano a cui si rende propria l'offesa lanciata contro Garibaldi, se alla concordia sta sacrificando tutti i disinganni ed i mali che gli derivano da una mal consigliata politica governativa, ha il diritto di reclamare contro l'offesa, e chiederne altamente la ritrattazione - Generale Cialdini se amate la patria, se vi sta a cuore la salute e la grandezza d'Italia, troncate in sul nascere la sfida inconsiderata, ed ingiusta, ritrattate la lettera fata le, e la nobile ammenda vi riacquisterà la fiducia.

R. MAZZEI

PROFILI PAGNOTTISTICI

La pittura in Italia ha avuto diverse e molte scuole, la Bolognese, la Romana, la Fiorentina, quella di Venezia, e tante altre, di cui per brevità non parlo, e tutte si sono distinte pei svariati mezzi da esse adoperati per ritrarre il vero e la natura con l'arte.

«Son pittore anch'io» - ripeto le parole di un illustre italiano - tolgo un pennello a casaccio, e così come vien viene Qualcosa annasperò, se piace a Dio.

Nel mio volgare, sarò in somma il Gherardo delle Notti, e delineerò certi grotteschi, che, appena venuti fuora, saranno riconosciuti da Roma e Toma.

E per non perdere il tempo in chiacchiere inutili, e per darvi un saggio del mio modo di lavorare, comincio hic et nunc, senza por tempo di mezzo.

IL COMMENDATORE M.

A guardarlo ti dà l'aria piuttosto di un dabben uomo che di un uomo dabbene; ma il nostro pletorico Commendatore è tale un ani male che non entra affatto nelle summentovate categorie, sibbene ha tutt i numeri per essere allogato nella categoria degli anellidi, e precisamente tra le mignatte.

Egli nacque in una piccola città marittima di Apruzzo, da parenti che devotamente recitavano dieci volte al giorno il Credo di Gingillino, cioè

Io credo nella Zecca Onnipotente

E nel figliuolo suo detto Zecchino ecc. ecc.

Allevato tra gli agnusdei e gli scrocchi dell'usurajo, tra la sagrestia e la bisca, tanto fece e tanto disse che, com'ebbe toccato il quarto lustro, potè far appiccicare un paio di lunghe falde al suo abito corto, potè far precedere quella ridicola spagnolata del Don al suo ignobile nome di battesimo.

E questo coso col Don e con la coda di rondine si sentì attratto da certi Scribi e Farisei puro-sangue del suo paese, e rincarendo la minestra di Giuda, e piegando la spina dorsale ad ogni piè sospinto, con mille ree e bieche opere, ebbe dal piissimo e ladro governo borbonico, con un Decreto reale, la facoltà di taglieggiare e sgrassare i popoli, messi dalla Divina Provvidenza sotto il paterno regime di un serpente a sonagli, volgarmente ed impropria mente detto Ferdinando IV.

E il nostro Commendatore non si lasciò dire due volte il fatto suo. Si mise in carica, e cantò come gli altri:

Noi lasceremo di seconda mano,

Babbo, per voi.

Oh sì, egli seppe tanto bene ed industriosa mente tosare, seppe a mararaviglia mettere a profitto il talento di usuraio redato dal padre, che, dopo pochi anni, il Banco delle Due Sicilie, si trovò debitore suo in parecchie migliaia, e molti latifondi erano già passati dalle mani di certi onesti nemici del re e della religione nelle granfe del fedelissimo e religiosissimo signor Commendatore.

Le più mirabili gesta di questo taumaturgo si verificarono durante la reazione del 1849 e 50. Pareva ch'egli fosse stato preso dalla tarantola, in quel periodo di tempo: non mangiava, non dormiva, non si dava pace se non faceva la festa ai nemici dell'ordine così chiamava i generosi amici della giustizia e della libertà.

In effetti molti fece incarcerarne, moltissimi esiliare e molti di più fece segnare in quel libraccio nero del Prefetto di Polizia, dichiarandoli attendibili.

Scrisse versi italiani e latini in lode della lue borbonica: fu fatto Commendatore e chiamato ad occupare un posto luminoso nel Ministero.

Signori questo degnissimo Commendatore sta ancora in carica, anzi è stato promosso!

F. ALESANDRONI

Parlamento Nazionale

Camera di Deputati-Tornata del 20 aprile

Presidenza RATTAZZI

Cont. e fine, v. num. prec.

Dice che all'epoca dell'invasione delle Marche e dell'Umbria vi fu un momento in cui eravamo seriamente minacciati sul Mincio e sul Po, e che egli avea allora in caricato l'ammiraglio Persano di pregar Garibaldi a ve nire con tre divisioni allato dell'esercito regolare, o alme no mandarvi Turr. (Persano domanda la parola).

Promette di spingere anche gli armamenti di marina in modo da poter presto stare in linea come una delle prime potenze marittime secondarie.

Garibaldi. Ringrazio il presidente del consiglio degli schiarimenti che ha avuto la compiacenza di darmi. Debbo però dichiarare che sono completamente insoddisfatto di tutto quello che ha detto (sensazione) e ne dirò il motivo.

Tutti gli armamenti di cui egli ha parlato tanto di mare quanto di terra, e molto naturale che si facciano e si dovranno fare a misura che l'urgenze dei bisogni del paese richiederanno nuovi armamenti, Una quistione che m'interessava molto e giustamente, era quella dell'esercito meridionale, e su questo l'onore vole presidente del consiglio non mi ha soddisfatto niente affatto. Dico il vero, tanto il mio ordine del giorno, che per condiscendenza ai miei amici sono stato obbliga to a modificare in senso malva (mormorio), quanto l'ordine del giorno dell'onorevole Ricasoli, son ben lontano dal soddisfarmi..

Io certamente mi sottometterò al giudizio della maggioranza della Camera, come è naturale; ma nulla di meno non mancherò di dire a chi vorrà intendermi che questo è contrario all'interesse d'Italia, che questo mo do di procedere non è italiano, non è degno della nazione (movimenti diversi). Credo che non sia novità per nessuno, quello che son per dirvi: io lo so dai giornali, e dai conoscenti che vengono d'oltre Po e d'oltre Mincio, che gli Austriaci ingrossano; tutti quelli che vengono dalle provincie meridionali non parlano che di reazione, di governo provvisorio a Melfi, e cose simili, e non capisco poi come si tema tanto di spaventare coll'argomento i potenti vicini; io non capisco, come armandoci, mentre l'Europa intera si arma, noi ci metteremmo in istato di provocazione.

Dunque io non sono per niente soddisfatto delle spiegazioni che sull'armamento il signor presidente del consiglio ebbe la compiacenza di darmi; per me l'oggetto principale era un altro. Io sono persuaso che ci convenga assolutamente tenere un corpo di 25 o 30 mila uomini, di cui i quadri sono completi, e sui meriti de quali nulla ho da aggiungere a tutto ciò che hanno detto gli onorevoli deputati della sinistra. Sono uffiziali che possono presentarsi accanto agli uffiziali dei primi eserciti del mondo. Credo che qui presenti vi sono varii che han no avuto l'onore di combattere accanto ai francesi e agli inglesi che meritamente tengono i primi posti nel catalogo dei popoli militari d'Europa; ho combattuto anche io accanto ai francesi e agli inglesi; io sono italiano, e so che gli italiani possono combattere accanto alle prime nazioni del mondo. E quando parlo de'  miei uffiziali, credo di poter essere giudice competente quanto il generale Fanti (applausi dalle tribune).

Persano conferma quanto ha affermato il presidente del consiglio rispetto alla missione datagli per Garibaldi.

(Ai voti, ai voti).

Casaretto domanda la parola per un fatto personale.

(Ai voti, ai voti).

Casaretto L'onorevole presidente del consiglio mi ha supposto!...

Voci generali. Ma l'ha ritirato.

Casaretto insiste energicamente per parlare.

Garibaldi. Per decenza almeno si lasci parlare il deputato Casaretto!

Casaretto. Ho il diritto di discolparmi poiché quell'accusa mi vien nuovamente rinfacciata. Prova concitazione di documenti la falsità, e invita il presidente del consiglio a ritrattarla.

Cavour Dal momento che l'onorevole Casaretto afferma questi fatti io non lo contradico.

Casaretto soggiunge qualche parola che è coperta da grida generali dai voti.

La chiusura è posta ai voti.

La destra si alza compatta.

La chiusura è adottata.

Petruccelli propone l'ordine del giorno puro e semplice come il più conciliativo.

Minghetti dichiara che il ministero non può accettarlo.

Petruccelli. Allora non c'è più conciliazione (rumori).

Presidente domanda a Petruccelli se insiste.

Petruccelli insiste.

Presidente annunzia che fu domandata da 10 deputati la votazione per appello nominate, e domanda se la Camera l'appoggia.

Voci generali Si, si.

Del Drago domanda che la votazione per appello no minale sia fatta nominatmente per tutti gli ordini del gior no (rumori).

Petruccelli poi Del Drago si dichiarano soddisfatti che l'ordine del giorno puro e semplice si voti per alzata e seduta.

Bixio. Io non sono grand'uomo parlamentare, ma parmi se dopo tanta discussione ce ne andiamo a casa senza dir niente non starebbe bene. Che cosa vuol dire quest'ordine del giorno puro e semplice? (applausi).

Posto ai voti l'ordine del giorno puro e semplice è respinto all'unanimità..

Il Presidente legge l'ordine del giorno Ricasoli, poi quello di Garibaldi. Crede che l'ordine del giorno Ricasoli sia più largo, e si accosti maggiormente al puro e semplice, perciò gli compete secondo il regolamento la precedenza.

Mellana. Non solo l'ordine del giorno Ricasoli non deve avere la priorità ma è altamente incostituzionale per le parole «come a lui solo spetta»; perciò non può nemmeno essere posto ai voti.

Il Presidente osserva a Mellana che non può parlare che per la priorità da darsi agli ordini del giorno, non in merito ai medesimi.

Ritenuta la priorità dell'ordine del giorno di Ricasoli ciascuno persi o per no.

Il Presidente si sente male, lascia il seggio ed è surrogato dal vice presidente Tecchio..

Durante l'appello un deputato vuol motivare il voto ma gli è negato dal presidente la facoltà di farlo.

Produsse viva sensazione nella Camera l'udire il deputato Malenchini pronunciarsi pel sì.

Generale Sirtori era assente.

Terminato l'appello e il contrappello il f. 1 di presidente ne pronuncia il risultato fra un religioso silenzio.

Eccolo.



Presenti 276
Votanti 271
Favorevoli 194
Contrarii 77
Astengonsi 5

La Camera approva.

Mellana domanda che si faccia constare nell'ordine del giorno delle sue parole contro la incostituzionalità del le parole contenute nell'ordine del giorno Ricasoli, Pettiti legge un dispaccio di La Marmora il quale di chiara che nel 1859 i volontari furono sempre liberi di arruolarsi con chi volevano.

Tecchio legge l'ordine del giorno per la tornata di lunedì.

La tornata è sciolta alle o 114.

L'ordine del giorno Ricasoli così adottato, è del tenore seguente:.

- «La Camera, udite le dichiarazioni del ministero, persuasa che la franca attuazione del decreto delli 11 aprile, sulla formazione dei volontari in corpo d'armata e specialmente l'immediata applicazione dell'art. 13 da considerarsi come deposito d'istruzione mentre provvederà convenientemente alle sorti del valoroso esercito meridionale, varrà ad accrescere e coordinare in modo efficace le nostre forze, e sicura, che il governo del re alacremente darà opera all'armamento e alla difesa della patria, come a lui solo spetta, passa all'ordine del giorno.»

(Diritto)

NOTIZIE INTERNE

Una manifestazione imponente del popolo Napoletano acclamava ieri sera, il nome del Liberatore di queste provincie, e alla esplosione generale di Viva Garibaldi, erano framesse voci di sdegno contra i suoi nemici.

Ecco gli effetti della lettera di Cialdini, della ingratitudine ed irriverenza verso l'Eroe che soppravvanza di tutto il suo capo gli altri uomini tutti.

Senno e prudenza o governativi prenda carità di questa Italia che dite di voler fare.

E noi, bando ora ad ogni astio: miriamo tutti di accordo ad un punto luminoso: la patria! Riproduciamo con piacere la seguente circo lare dell'egregio intendente di Lagonegro signor Gentile. Egli è un di coloro che hanno lavora to alacremente per la causa nazionale, affrontando il dispotismo con fermo petto, e congiunge alle doti dell'ingegno quell'energia che tanto necessaria nelle condizioni in cui volgiamo, e che non appartiene che a patriotti. E già comincia a rendere a Lagonegro buoni servizi alla patria.

Signore

Questa Provincia antica sede di libertà, e che prima in questa parte meriggia d'Italia insorse armata di magnanima ira contro la tirannide Borbonica, ora è divenuta sede di briganti, che studiansi trascinare le popolazioni a stolidi propositi. Io mi rivolgo a Lei, nota per zelo cittadino, perché voglia mettersi in pieno accordo con la par te liberale, e smettendo ogni gara, ciascuno dal suo canto concorra al mantenimento del presente ordinamento politico, e conservare intatto il prezioso retaggio trasmesso a queste popolazioni dai liberi antenati, e pregiato di eroico ardire a dì 18 agosto 1860 in Potenza. - Che non si dica per Dio! che i generosi Lucani sien forti a sostegno dello abbattuto dispotismo! non avvenga che l'Europa attonita pel senno civile delle italiane popolazioni, solo veda in questa nobile terra metter radice il nefando brigantaggio, che non ad altro intende che propagare incendi, saccheggi, ruina; e ad un regime Costituzionale sostituire il governo di un padrone. - E tempo di sagrifizi, e fa mestieri che i liberali se l'impongano. Che siano compatti, uniti, in pieno accordo, avidi di servire il paese e nulla si avrà a temere. Invece la disunione può recare gravissimo danno. lo però nello invitar Lei, qual Capo del Municipio, ad attivarsi per la comune salute, intendo in pari tempo fare il medesimo invito a quanti sono, che in cotesto Comune respirano italianamente, e curano la libertà, più che la vita. Esprimerà questi miei sentimenti a tutti coloro, cui è dolce il suolo della Madre Italia. Intanto ove i tristi riescano in qualche punto a metter disordine, ed attentare alla pubblica tranquillità, Ella rimane invitata, di accordo col Capo della Guardia Nazionale, accorrere colla forza cittadina ad ogni sinistra scena, e farsi sostegno della pubblica sicurezza.

Sicuro, che non mancherà al dovere di ottimo Italiano me ne attendo luminose testimonianze.

L'Intendente

ALFONSO GENTILI

Dispacci Elettrici AGENZIA STEFANI

Napoli 25 - Torino 24 (sera)

Alla Camera del Deputati Mamiani propose, che fosse dichiarata benemerita della Patria la Guardia Nazionale delle Provincie Meridionali per la sua lodevolissima condotta in questi tempi. - Del Drago dice che la reazione borbonica e clericale è attiva e non è debole. Bixio crede che le forze e l'intensità della reazione sono molto esagerate. Non sono Italiani ma stranieri o soldati sbandati mandati da Roma. - Brofferio dice, che il Governo debba pensare a correggere ed antivenire i dissidii interni e i mali che possono sorgerne. Il Ministro Cavour pro testé contro le allusioni di quelle parole provocatrici.

La proposta Mamiani è approvata all'unanimità. - Pica domanda schiarimento su gli ultimi fatti reazionarii di quelle Provincie e solleciti provvedimenti. - Il Ministro per l'Interno da gli schiarimenti e spiega le disposizioni date per assicurare l'ordine e la tranquillità.

La reazione può dirsi compressa. Parla dell'invio di Governatori ed Organizzatori della guardia nazionale, e dimostra ferma intenzione di promuovere l'unificazione completa di quelle Provincie del Regno. - Pica si dice soddisfatto.

Seguono le interpellanze Pescetti sulla ferrovia da Savona a Torino, e le risposte evasive del Ministro.

Napoli 25 - Torino 24 (sera) Parigi 24 - Montenegro - Grande ansietà aspettando l'arrivo di Omer Pascià.

Parigi - L'incoronazione dell'Imperatore a Praga si aspetta pel fine di maggio.

Napoli 25 - Torino 24 (sera)

Il Pays del 24 smentisce il ritiro delle truppe francesi da Roma.

La Presse ed il Pays dicono che l'esercito russo di 50,000 uomini concentrato a Pruth è posto in piede di guerra a causa del fermento della Turchia Europea. L'Austria ha preso analoghe misure ma in ogni caso non permetterà alle sue truppe di varcare le frontiere.

Napoli 23-Torino 24 Parigi - Times 24 -Lettere da Cherbourg annunziano che una forte flotta sarà a Cherbourg per Giugno. - L'Imperatore manifestò il desiderio che la Francia possegga per la stessa epoca dodici fregate blindate.

Daily-News. Il Principe Napoleone presiederà alla Commissione francese dell'esposizione uni versale a Londra.

Frontiere di Polonia 23 - Parecchi arresti furono fatti a causa di canti patriottici nelle Chiese.

Nella città manifatturiera di Daily (?) i fabbricanti tedeschi hanno attaccato e distrutto una filatura istraditica. I contadini Polacchi han dato soccorso agli Ebrei. Uno ucciso, gran quantità di feriti.

Napoli 25-Torino 24 Monarchia Nazionale -Col cuore esultante ed interpetre della pubblica allegrezza annunciamo che ieri alle 7 pom. Garibaldi e Cavour riavvicinati da un' alta influenza vennero a franche spiegazioni e ad aperta riconciliazione. La sera stessa Garibaldi e Cialdini abbracciaronsi fraternamente nel Palazzo Pallavicino.



Fondi Piemontesi 74,30 a 00,00
Tre per cento francese 68,00
Cinque per cento id. 95,50
Consolidati inglesi 9218
Metalliche Austriache 64,80

Alle cantonate delle strade di Napoli leggesi affisso il seguente cartellone a grandi lettere, ripetuto a brevissime distanza.

VIVA GARIBALDI

Gl'Italiani del mezzodì

Saranno fedeli al loro LIBERATORE

fino alla morte


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ANNO I. Napoli 26 Aprile 1861 N. 52

IL PARLAMENTO GIORNALE POLITICO DELLA SERA
Si pubblica tutti i giorni (esclusi i festivi) alle 5 p. m.
COSTA UN GRANO


NAPOLI 25 APRILE 1861

L'ATTRITO PARLAMENTARE

- Gli ultimi incidenti parlamentari son serviti a meglio delineare la condizione delle cose nostre. Garibaldi, che lascia la solitudine di Caprera, e va a Torino per difendere i valorosi volontari che seco lui combatterono in Sicilia e nel continente Napoletano, che affronta un Ministero che sempre gli si è mostrato ostile, ed una maggioranza (nella quale figurano dei nomi appartenenti all'Italia meridionale) della Camera elettiva: cui si rompe guerra da un Generale di Armata ch'egli stimava; Garibaldi si solleva sugli altri, per quanto questi cerca no di abbassarlo. Garibaldi è sempre l'eroe, il semideo della posizione; e l'Italia meridionale si commosse a quelle discussioni parlamentarie che si riferivano a quistioni che non avrebbero dovuto aver luogo.

Il Presidente del Consiglio non fu felice nei ripieghi diplomatici per escludere l'ordine del giorno Garibaldi, e quei suoi ripieghi han mo strato la debolezza della sua posizione - Quel convegno del deputati (fra quali dei Napoletani che troppo presto hanno obbliato l'origine del loro mandato) che spinse Ricasoli ad una interpellanza, che non serviva a rifermarla concordia, ma a suscitare dissidi, ha mal calco to, né bene apprezzato le disposizioni della Nazione. La maggioranza della Camera non esprime puro e semplice il sentimento Nazionale, e ne sia pruova la splendida dimostrazione fatta a Napoli, non ostante che alcuni de'  Deputati Napoletani avessero votato contro Garibaldi; d'onde emerge che Napoli non divide l'opinione de'  suoi Deputati che si prefissero osteggiar Garibaldi, e che non si ristà, se non vede trionfar la giustizia e la riconoscenza - Ma perché tutto ciò? - per tenere alcuni uomini al potere, che invece di unificare i po poli della penisola, giorno per giorno la disuniscono. Chi ama veramente la patria, toglie le pietre d'inciampo, e non le gitta nel cammino, che per sé stesso non è mica agevole.

Queste discussioni malaugurate nocciono all'Italia, e noi non siamo sì credenti e così fiduciosi da addormirci sulle assicurazioni delle simpatie inglesi, sulla possibilità di un alleanza anglo-italo-prussiana, o sul disinteresse francese - Non crediamo d'altra parte possibile, uno sviluppo di democrazia pura, come si vorrebbe in un convegno di Londra, perché i maggiori ostacoli si incontrano nella stessa Italia, e nella opposizione dell'Impero francese. Garibaldi, per sé stesso sarebbe una soluzione, ma questa soluzione non è voluta da Ministeriali! Badino costoro a non dividere il paese in due campi ostili!

D.

IL FORO CATANZARESE

A tutti coloro che hanno visitata la città residenza della Corte di Appello delle Calabrie, nella quale la cortesia dei modi diffusa in tutte le classi, armonizza con la schiettezza dell'animo e la benevolenza, essa ha lasciato nel fondo del cuore affettuosa ricordanza, e desiderio di se.

Catanzaro, la città culta e patriottica dove la civiltà ha resistito vittoriosa alla più dura pressione borbonica; dove la reazione ha infranta la sua leva cercando indarno proseliti ne' tempi più tetri del terrore; tra le cui mura la corruzione del governo, e l'alacrità del segugi giudiziarii non potè trovar neanco testimoni per la condanna de'  patriotti, Catanzaro conta fra le sue gemme, una gemma splendidissima; il Foro.

La patria de'  Poerio e de'  Raffaelli ha fusi in sé tutti gli elementi che sono opportuni a formare una famiglia nobilissima tra cultori di Temi.

Guardate! quella terra de'  monti selvosi e delle romantiche vallee, quella terra de'  forti ove la tirannia convergeva i fuochi della sua rabbia per annientare tutti i germi d'industria e di vita che potevano esserle fatali; la Calabria che all'approdo del Nazzareno armato fè trovare un popolo in ordinanza il quale rovesciò due eserciti e decise della causa del Borbone, in ogni canto di nature splendide e generose che sotto l'influenza della libertà, non tarderanno a mostrarsi in quel punto di luce che è loro proprio.

Ora il fiore di quanto vi era di alacre e di intraprendente nella provincia, tutte le individualità che dalle terre natie anelavano all'azione ed allo sviluppo intellettuale, conversare in Catanzaro producendosi la più parte nella polemica del Foro, ed il risultamento coronò bellamente i loro sforzi. La Corte di appello delle Calabrie, quella Gran Corte Criminale divennero una palestra nobilissima: la vita e la intelligenza animavano quel portici e quelle sale, ove uomini venerandi per sapere e probità, e giovani ardenti e valorosi dall'acume non ordinario e dalla maschia parola, gareggiando nell'indipendente svolgimento del Dritto, fecondarono bellamente con la scienza, con le lettere e la più svelta erudizione, i dettami del legislatore.

Volsero i giorni del dolore: i Napoletani, e più i Calabresi, scontarono il delitto di avere amata la patria. Fu allora, fu nell'epoca del terrore che rifulse maggiormente la virtù di quel Foro: esso seppe attraversarla con coraggio e dignità, resistendo con fermo petto agli impeti della reazione soverchiante, agli abusi del potere; sostenendo la causa del patriotti oppressi, con alta fronte e con libera parola, duellando con gli insolenti ministri della vendetta in piena adunanza; accettandone serenamente le conseguenze. E questa la forma più nobile sotto cui possa pronunziarsi la missione dell'avvocato, e fu pronunziata mirabil mente; si mantenne vivo il fuoco di Vesta in qui recinti, valendo d'esempio generoso all'universale.

Quando poi suonò l'ora della riscossa nazionale e l'Uomo de'  miracoli apparve con la tunica rossa lanciando dal di là del Faro la parola d'ordine della libertà, allora quella famiglia culta e valorosa lasciò la polemica del foro per quella della libertà, cooperò potentemente ad organizzare la rivoluzione italiana, e ben meritò della patria.

Ed ora che la situazione acuta e difficile de'  tempi abbisogna che l'eletta della Nazione sia messa alla testé delle cose; adesso che l'organizzazione giudiziaria in ispecie debbe, purgato dell'elemento reazionario, concorrere a consolidare le sorti del paese con uomini illuminati, energici, e che sappiano e vogliano reprimere l'assassinio politico che tuttogiorno si va organizzando sotto la tolleranza dei governanti; cosa ha fatto, in generale il Governo, di quegli uomini, di quella classe, bella e fatta per essere un vivaio fecondo della magistratura? Cosa ha fatto? - Togliete fra cento un'eccezione, e troverete anche quivi come nel re sto, svolto ampiamente e sotto la sua forma più netta il noto programma di questo governo di consorteria e di partito, che (salvo i pochi), ricco di preda - mietitore dove non ha seminato - in appendice del suo indirizzo antinazionale - si piace nel disconoscere coloro che lo hanno fatto, di questa maggioranza governativa, creata con arti finissime, che si gloria di gittare tutti i giorni un guanto di sfida in faccia alla pubblica opinione: il noto programma che tutti sanno, che gli italiani del Parlamento han messo in tutta la sua odiosità, e che la dignitosa riserva de'  buoni rende ancora più rivoltante: l'ingratitudine.

F. MAZZA DULCINI

- Ecco per intero le lettere scambiatesi tra i generali Cialdini e Garibaldi,.

Generale,

dacché vi conobbi, fui vostro amico sincero e palese, e lo fui quando l'esserlo e il dirlo era biasimato da molti.

Schiettamente applauditi ai trionfi vostri, ammirai la vostra possente iniziativa militare e cogli amici miei e coi vostri, in pubblico, in privato, sempre e dovunque diedi testimonianza di stima altissima per voi, o generale e mi dissi incapace di tentare ciò che avevate sì maestrevolmente compiuto a Marsala.

Ed era tanta la mia fiducia in voi, che quando il general Sirtori pronunziò funeste parole nel Parlamento, io vivea sicuro che voi sentireste bisogno, e trovereste modo di smentirle. Ed allorché vi seppi partito da Caprera, sbarcato a Genova, giunto in Torino credetti che a ciò venivate, a ciò soltanto.

La vostra risposta all'indirizzo degli operai di Milano, le vostre parole nella Camera mi portarono un disinganno penosissimo, ma completo.

Voi non siete l'uomo che io credeva, voi non siete il Garibaldi che amai.

Collo sparire dell'incanto è scomparso l'affetto che a voi mi legava. Non sono più vostro amico e francamente apertamente passo nelle file dei politici avversari vostri.

Voi osate mettervi al livello del re, parlandone coll'affettata famigliarità d'un camerata. Voi intendete collocarvi al disopra degli usi presentandovi alla Camera in un costume stranissimo, al dissopra del governo dicendone traditori i ministri perché a voi non devoti, al dissopra del Parlamento colmando di vituperi i deputati, che non pensano al modo vostro al dissopra del paese volendolo spingere dove e come meglio vi aggrada.

Ebbene, generale! Vi sono nomini non disposti a sopportare tutto ciò, ed io sono con loro. Nemico di ogni tirannia sia dessa vestita di nero o di rosso, combatterò a oltranza anche la vostra.

Mi son noti gli ordini dati da voi e dai vostri al colonnello Tripoti per riceverci negli Abruzzi a fucilate, conosco le parole dette dal generale Sirtori in Parlamento, so quelle che voi pronunciaste, e su queste traccie successive cammino sicuro e giungo all'intimo pensiero del vostro partito. Esso vuole impadronirsi del paese e dell'armata minacciandoci in caso contrario di una guerra civile.

Non sono in grado di conoscere cosa pensi di ciò il paese, ma posso assicurarvi che l'armata non teme le vostre minaccie, e teme solo il vostro governo.

Generale, voi compieste una grande e meravigliosa impresa coi vostri volontarii. Avete ragione di menarne vanto, ma avete torto di esagerarne i veri risultati. Voi eravate sul Volturno in pessime condizioni quando noi arrivammo. Capua, Gaeta, Messina e Civitella, non caddero per opera vostra e cinquantaseimila borbonici furono battuti, dispersi e fatti prigionieri da noi, non da voi.

E dunque inesatto il dire che il regno delle Due Sicilie fu tutto liberato dall'armi vostre.

Nel vostro legittimo orgoglio non dimenticate, o generale, che l'armata e la flotta nostra vi ebbero qualche parte distruggendo molto più della metà dell'esercito napoletano, e prendendo le quattro fortezze dello stato.

Finirò per dirvi che io non ho la pretesa, né il mandato di parlarvi in nome dell'armata. Ma credo conoscerla abbastanza per ripromettermi, ch'essa dividerà il sentimento di disgusto e di dolore che le intemperanze vostre e del vostro partito hanno sollevato nell'animo mio. Sono colla massima considerazione.

Vostro devot. servo.

ENRICO CIALDINI.

____________

Questa lettera, benché in data del giorno 21, ore 3 pomeridiane quando senza dubbio doveva già essere pronta alla stampa.

Il generale Garibaldi, non immaginando mai che quell'inaspettato foglio fosse destinato alla pubblicità, rispose immediatamente, e senza pensare di dover sottoporre al pubblico le sue parole, colla lettera seguente:

Generale,

anch'io fui vostro amico ed ammiratore delle vostre gesta. Oggi sarò ciò che voi volete, non volendo scendere certamente a giustificarmi di quanto voi accennate, nella vostra lettera, d'indecoroso per parte ma, verso il re, e verso l'esercito: forte in tutto ciò nella mia coscienza di soldato e di cittadino italiano.

Circa alla foggia mia di vestire io la porterò finché mi si dica che io non sono più in un libero paese ove ciascuno va vestito come vuole.

Le parole al colonnello Tripoti mi vengono nuove. Io non conosco altri ordini che quello da me dato: di ricevere i soldati italiani dell'esercito del settentrione come fratelli; mentre si sapeva che quell'esercito veniva per combattere la rivoluzione personificata in Garibaldi. (Parole di Farini a Napoleone III).

Come deputato io credo avere esposto alla Camera una piccolissima parte dei torti ricevuti dall'esercito meridionale dal ministero; e credo d'averne diritto.

L'Armata italiana troverà nelle sue file un soldato di più, quando si tratti di combattere i nemici dell'Italia; è ciò non vi giungerà nuovo.

Altro che possiate aver udito di me verso l'armata - sono calunnie.

Noi eravamo sul Volturno al vespro della più splendida vittoria nostra, ottenuta nell'Italia del mezzogiorno prima del vostro arrivo: e tutt'altro che in pessime condizioni.

Da quanto so, l'armata ha applaudito alle libere parole e moderate d'un milite deputato per cui l'onore italiano è stato un culto di tutta la sua vita.

Se poi qualcheduno si trova offeso dal mio modo di procedere, io, parlando in nome di me solo, e delle mie parole sono garante, aspetto tranquillo che mi si chieda soddisfazione delle stesse.

Torino, 22 aprile 1861.

G. Garibaldi.

Notizie Diverse

Leggesi nel Moniteur:

Nel numero del 15 aprile il Moniteur menzionava il sequestro di un opuscolo intitolato. Lettre sur l'histoire de France, che conteneva attacchi personali contro il principe Napoleone. Appena Sua Altezza imperiale seppe che l'editore di codesto opuscolo era posto sotto processo, scrisse all'imperatore per chiedere non fosse fatto luogo al sequestro. Non fu creduto possibile accedere al voto del principe e d'interrompere il corso della giustizia.

Ecco il testo della lettera di cui fa menzione il Moniteur:

Sire,

Il duca di Aumale ha pubblicato un opuscolo in risposta ad un discorso che io ho pronunciato nel Senato poche settimane fa.

La giustizia ha creduto vedervi un delitto contro le leggi ed un attacco al vostro governo. Non ispirandosi che dal diritto comune, essa ha sequestrato e deferito ai tribunali codesta pubblicazione.

Era dovere suo.

Vidi ieri il signor ministro dell'interno per pregarlo i rompere con una misura eccezionale una situazione eccezionale.

lo sono, attaccato dallo scritto del principe d'Orleans è un motivo di più per me d'insistere presso V. M. affine di impedire la persecuzione.

Reprimere non è rispondere. Vi supplico, o Sire, di lasciar circolare liberamente la risposta del duca di Aumele, certo che il patriottismo della Francia giudicherà questo libercolo come merita di esserlo, e che il buon senso del popolo farà giustizia di codesta sedicente lezione storica la quale non è che un manifesto orleanista.

Gradite, Sire, l'omaggio del più profondo e rispettoso attaccamento col quale sono Di Vostra Maestà.

Devotissimo cugino

NAPOLEONE GEROLAMO.

Palazzo reale, domenica 14 aprile 1861.

- Si conferma che tanto a Berlino come a Torino furono vidimati passaporti col nome del Re d'Italia. La Gazzetta di Colonia però dice che il gabinetto prussiano dichiarò a quella di Torino che lo si faceva unica mente per agevolare le relazioni commerciali. Si crede, che presto o tardi, la questione del riconoscimento del Regno d'Italia verrà regolata mediante un accordo europeo.

- Scrivono da Parigi all'Ind. Belg:

Mi si assicura che il conte di Cavour abbia fatto i stanza alle Tuilleries per ottenere che il signor di Talley rand ritornasse a Torino. Ho motivi per credere che il i" francese abbia risposto rifiutando, ma senza are spiegazioni.

- Leggesi nelle ultime notizie della Patrie del 20:

Da nostri dispacci particolari sappiamo che il quartier generale del 3. corpo dell'armata russa ha lasciato il 16 la città di Itomir, capoluogo della Volinia, per recarsi in Polonia. Queste truppe saranno sostituite in -Volinia da una parte del 1º corpo, accantonato in Carlandia. -Queste ed altre disposizioni dello stesso genere mo strano che si ha l'intenzione a Pietroburgo di far occupare militarmente il regno di Polonia.

Parlamento Nazionale Votazione del giorno 20 aprile sull'ordine del giorno Ricasoli, Votarono pel SI Acquaviva. Agudio, Airenti, Albicini, Alfieri, Allievi Amicarelli, Andreucci, Antinori, Arconati Visconti, Atenolfi, Audinot, Baracco, Beltrami, Berardi Enrico, Berardi Tiberio, Bertea, Bertini, Bertolami, Biancheri, Biancoli, Bichi. Boggio, Boldoni, Boncompagni, Bonghi, Borgatti, Borromeo Borsarelli, Bravi, Briganti-Bellini, Broglio, Brunet, Bruno, Bubani, Busacca, Cagnola. Camozzi, Canestrini, Cantelli. Capriolo, Caracciolo, Carafa, Cardente, Carutti, Cassinis, Castelli, Demetrio, Castromediano, Cavour Camillo Cavour Gustavo, Chiapusso, Chiavarina, Chiaves, Cocco, Colombaui, Compagna, Conti, Correnti. Crea, Cucchiari, Cugia D'Ancona, Danzetta, Deandreis, De Blasiis. De Donno, Del Re, De Pazzi, Devincenzi, Dino Di Torrearsa, Dorucci, Fabrizii, Falconcini, Farini, Finzi, Gadda, Galeotti, Gal lenga, Gherardi, Giliucci, Ginori-Lisei, Giovio, Grandi Grassi, Grattoni, Grella, Grillenzoni, Grixoni, Guerrieri:Gonzaga, Guglianetti, Jacampo, Jacini, Lanza Giovanni, Leo, Leopardi, Luzi, Macciò, Mai, Majorana-Cucuzzella, Malenchini, Malmusi, Mamiani, Maresca, Marliani, Martinelli, Massa, Massarani, Massari, Mattei Giacomo, Mayr, Mazza, Mazziotti, Me legali Luigi, Melegari, Luigi Amedeo, Menichetti, Menotti, Miglietti, Minghetti, Mirabelli, Mischi, quella dell'autorità giudiziaria.

Serra ripiglia la lettura e continua, sempre fra il Monti, Morandini, Morelli Giovanni, Moretti, Morini, Mureddo. Musmeci, Negrotto Lambiaso: Nicolucci, Oldofredi, Oytana, Panattoni, Pantaleoni, Parenti, Pasini, Paternostro, Pelosi, Pepoli Carlo, Persano, Peruzzi, Pescetto, Petitti-Baglioni, Pettinengo. Pezzani, Piroli, Poerio, Possenti, Proto, Raeli, Rendina, Restelli, Ribotti, Ricasoli Bettino, Robecchi Giuseppe, Romeo Pietro, Rorà, Rovera, Ruschi, Sacchero, Sac chi, Saladini-Pilastri. Salomone, Sanguinetti, Sanseverino, Scalini, Schininà, Scialoia, Sella, Serra Francesco Maria, Serra Pasquale, Sgariglia, Silvani, Silvestrelli, Sinibaldi, Solaroli, Tari, lesta, Tenca, Tonelli, Tonello, Torelli, Torre. Torrigiani, Trezzi, Ugoni, Urbani, Varese, Vegezzi Zaverio, Verdi, Viora, Visconti-Venosta, Zambelli, Zanolini.

Votarono per il NO Amari, Assanti, Berti-Pichat, Bianchi, Bixio, Braico, Brofferio, Cadolini, Calvino, Casaretto, Caso, Ca stagnola. Castellano. Cepolla, Cipriani, Cognata, Colmcci, Conforti. Corleo, Cosenz, Costa, Crispi, Cuzzetti, De Cesaris, Del Drago, De Luca, Depretis, Doria, Fabricatore, Ferraccio, Ferrari, Fiorenzi, Giunti, Greco, La Masa, Levi, Libertini, Macchi, Magaldi, Maresca, Matina. Mazzarella, Mellana. Mezzacapo, Miceli, Moffa, Molfino, Morelli Donato. Mosca, Musolino. Napoletano, Pace, Pallotta, Pepoli Gioac chino, Petruccelli, Pica. Plutino, Polsinetti, Polti, Positano. Ranieri, Regnoli, Ricci Vincenzo Romano, Romeo, Stefano, Ruggiero, Salaris, Sanna Sanna, Saracco, Schiavoni, Scrugli, Spinelli, Turati, Turrisi Colonna, Ugdulena, Valenti, Vischi, Zanardelli.

Si astennero da votare Garibaldi, Pisani, saroni, Tecchio, Toscani

Camera di Deputati-Tornata del 20 aprile

Presidenza RATTAZZI

Sull'aprirsi della tornata si decreta a istanza del deputato Giunti l'urgenza d'una petizione di 15 mila calabresi che domandano ferrovie.

Le gallerie sono sempre popolatissime nella fallace credenza che intervenisse Garibaldi alla seduta.

Sprovieri. scrive che per gravi motivi di salute (si è fratturata una gamba) non ha potuto intervenire alla tornata del 20, ma che se fosse stato presente avrebbe votato contro l'ordine del giorno Ricasoli.

Carutti fa istanza perché sia stampata la dilazione del procuratore generale del re sull'inchiesta dell'elezione del colleggio d'Avigliano relazione che già fu presentata all'ufficio di presidenza; e che si fissi un giorno per riferirla.

Serra relatore dichiara che il rapporto del procuratore del re è riassunto nella sua relazione e che egli è pronto a riferirne immediatamente.

Cavour G. appoggia Carutti e fa istanza perché sia stampata anche la relazione di Serra, unitamente a Carutti assente all'aggiunta di Cavour.

La Camera decide che l'inchiesta venga immediata mente riferita.

Serra relatore sale alla tribuna e legge; si riposa, poi torna a leggere.

In uno degli intervalli di sosta Fanti presenta un progetto di legge.

Serra ripiglia la lettura e continua, sempre fra il cicaleccio della Camera quand'ecco un lieve fischio si fa sentire da una delle gallerie superiori.

Cavour G. fa istanza formale perché siano fatte sgombrare le tribune.

Tecchio. Il regolamento vuole che prima si dia ordine agli assistenti della tribuna da cui partì il segno di di sapprovazione che si faccia sgombrare colui che ne è reo ed ove questi non sia conosciuto si dia ordine che venga sgombrata tutta la tribuna; ordina perciò agli assistenti di far sgombrare la tribuna pubblica da cui è partito il fischio.

Chiavarina questore va a dare gli opportuni ordini alla guardia nazionale la quale fa eseguire l'ordine del presidente.

Sgombrate le due pubbliche gallerie senza resistenza il presidente legge l'articolo del regolamento che prescrive che la tribuna fatta sgombrare rimanga vuota per tutta la seduta, meno per coloro che si presentassero con regolare biglietto.

Serra ripiglia la sua lettura e conchiude per la convalidazione dell'elezione.

Carutti insiste nella sua proposta per la stampa del rapporto giudiziario e perché la discussione sia fissata a giovedì.

Rorà propone che la discussione abbia luogo immediatamente.

Cavour G. si associa alla proposta Rorà.

Carutti premette che alcune parole di Conforti, relatore della elezione d'Avigliana, quando fu decretata l'inchiesta, le quali manifestamente si riferivano a lui, per ché egli era il competitore di Genero, gli tornarono sgradite, perché Conforti parlò di proteste provocate da di spetto, e dichiara d'essere rimasto interamente estraneo a tutto quanto fu fatto dal giorno dell'elezione a quello in cui fu decretata l'inchiesta; benché egli fosse il competitore di Genero nel collegio di Avigliana; che per questo motivo insiste onde gli atti ufficiali dell'inchiesta siano fatti di pubblica ragione; che lo richiede la dignità della camera e la sua (di Carutti). Perciò insiste per ché la discussione sia rimandata a giovedì, e dichiara che non vi prenderà parte, eccetto che fosse compro messa la sua persona, e che si asterrà dal votare.

Conforti dichiara che nel profferire le parole della sua relazione le quali ferirono la suscettibilità di Carutti egli non mirava punto a lui, di cui apprezza altamente la delicatezza.

Serra ritiene che la stampa dei documenti sarebbe un atto di diffidenza verso il relatore; soggiunge di non aver trovato nel rapporto giudiziario neppur una sillaba che possa menomamente riferirsi ad un intervenzione diretta od indiretta dell'onorevole Carutti.

Bertea appoggia la proposta Carutti.

Carutti. Ringrazio il deputato Conforti delle gentili espressioni a mio riguardo, Presidente. Vi son due proposte: l'una del deputato Carutti perché si stampi il rapporto del procuratore generale del re.

L'altra del deputato Rorà onde si continui, immediatamente la discussione.

Si pone ai voti la proposta Carutti. Dopo prova, e controprova la camera approva. Si stamperà quindi la relazione.

La discussione è fissata per giovedì.

Castellano riferisce sull'elezione del general Recagni nel collegio di Brescia. È approvata.

Bonghi riferisce su quella del D'Angelo Grossi nel collegio di Codogno. È approvata.

L'ordine del giorno porta lo svolgimento del progetto di legge del generale Garibaldi sull'armamento nazionale.

Minghetti. Credo che la camera può prendere senz'altro in considerazione la proposta di legge. La discussione si farà poi, Cadolino. Credo che il deputato Bixio voglia proporre che si discuta in comitato segreto.

Presidente. Non si può parlare di comitato segreto perché non se ne fece regolare domanda.

Macchi. Il deputato Bixio proponeva il comitato se greto volendo fare un'esposizione delle forze nostre, e di quelle di estere potenze: siccome la Camera pare di sposta a prendere in considerazione il progetto di legge così si può passar oltre; l'esposizione dell’onorevole deputato potrà farsi quando la legge stessa verrà discussa.

La presa in considerazione è adottata all'unanimità.

Il Presidente apre la discussione sul progetto di legge per disposizioni relative alle pensioni di accordarsi al le vedove dei militari il cui matrimonio non fu autorizzato, e alla loro prole minorenne, e legge il testo del progetto.

Minghetti dichiara a nome di Fanti che il governo accetta le modificazioni introdotte dalla commissione.

Macchi. Mi rincresce che, mentre il ministero aveva presentato un disegno di legge ch'io era disposto a propugnare con tutte le forze dell'animo mio, sia lo stesso ministero venuto a rinnegare, per così dire, l'opera sua, e ad adottare le modificazioni fatte nel seno della giunta.

Quelli fra i nostri colleghi, i quali facean parte della passata legislatura, ricorderanno la memoranda tornata del 28 giugno 1860, nella quale ebbe luogo una discussione calda ed appassionata, sopra un argomento che veramente era tale da commuovere tutti i cuori.

Si trattava di una povera vedova di un uffiziale morto mentre saliva per la terza volta all'assalto di uno dei col li alla battaglia di San Martino. La vedova chiedeva una pensione quale è prescritta dai regolamenti.

Militavano in di lei favore cento ragioni, e la discussione si impegnò per modo che poco mancò la voce del sentimento non prevalesse su quella della ragione e della legge.

Per buona sorte, uno dei nostri colleghi ha proposto un ordine del giorno, nel quale si diceva che la Camera, senza entrare nella questione di legalità (di cui lasciava arbitro il ministero) faceva eccitamento al governo a presentare una legge, affinché non avessero più a rinnovarsi di simili casi.

Sorsero in allora il ministro della guerra e quello di i grazia e giustizia a fare alto plauso a questa proposta, dichiarando che il ministero fin d'allora si impegnava ad accettarla..

Diversi oratori sorsero del pari a propugnarla, e la Camera diede manifestissimi segni di assenso.

Fedele alla promessa fatta in quel giorno, il ministero è venuto a presentarci la promessa legge, dicendo appunto che la presentava giusta l'invito che la Camera gli aveva fatto in quella tornata; ed aggiunse i motivi che la dettavano essere quelli di provvedere ai casi che potessero accadere e in futuro», analoghi a quello della vedova Masuero, allora in quistione.

La legge fu portata negli ufficii; e la maggioranza plaudiva al governo perché l'avesse presentata. In questo senso nominavansi i commissarii.

Si venne in seno alla giunta; e là il generale Pettinengo, il quale quanto è impavido in faccia al nemico, altrettanto è valente nelle cose d'amministrazione più che dai sentimenti di umanità da cui fu dettata la legge, si preoccupò di altre considerazioni di moralità e di legalità.

Parve a lui che l'adottare questa legge anche pei casi avvenire potrebbe produrre conseguenze funeste alla moralità ed alla disciplina dell'esercito. E siccome la parola del deputato generale Pettinengo è da lunga mano, e per troppe ragioni, più competente della mia, egli ottenne che ad uno ad uno si staccassero dal mio avviso quasi tutti i colleghi, talché sono rimasto pressoché solo a sostenere il progetto quale era stato primitivamente presentato dal ministero.

Io era venuto alla Camera nella lusinga di avere l'appoggio del ministero nella difesa della sua primitiva pro posta di legge. Sgraziatamente il signor ministro dell'interno mi ha tolto ciò che io dirò un' ultima illusione.

Esporrò per altro alla Camera le ragioni che mi indussero a persistere nella primitiva proposta, cioè che la legge sia da votarsi quale venne presentata dal ministero.

Vi dissi che le ragioni adotte dal generale Pettinengo ed adottate dalla maggioranza della giunta per dare un senso restrittivo a questa legge sono di due ordini, cioè di moralità e di legalità.

Parve alla maggioranza della commissione che l'adottare una legge la quale venisse fin d'ora a dare una specie di sanatoria per quelli che muoiono maritati in modo non disciplinare, sia come un fomentare l'immoralità.

lo vi prego di riflettere, o signori, che la legge non, contempla i matrimoni non fatti; ma contempla soltanto i matrimoni i quali sarebbero in faccia alle leggi civili ed ecclesiastiche perfettamente legali e sarebbero illegali soltanto al cospetto del regolamento militare. Il quale, per ragioni che sono plausibili, e che d'altronde non sarebbero qui da giudicare. prescrive che gli ufficiali dell'esercito non debbono prender moglie se non possono di esporre di una certa somma onde provvedere al decoro della propria vita; in quantoché pare che lo stato sgraziatamente non possa retribuire gli uffiziali quanto è richiesto dall'importanza del loro grado, e sia per sottrarli E a quell'incubo da cui sarebbero oppressi quando vanno in campagna pensando alla miseria della superstite famiglia.

Pur troppo vi sono degli ufficiali che non sono ricchi e che si accendono d'affetto per fanciulle, che pure non son ricche. È una disgrazia se volete, ma dacché la legge vieta che questi matrimoni si facciano, il governo debbe essere severo nell'impedirli. Ma insomma, qualche volta succede che, a dispetto delle leggi e del governo, i sentimenti nascano, le passioni divampino, e per conseguenza i matrimoni si facciano..

Ebbene, la legge che voi siete chiamati ad approvare, non dà un titolo d'indennità, non sancisce cotesti matrimoni perché sarebbero fatti ad onta del regolamento; la scia le cose tali quali sono, lascia vigenti tutte le pene che sono inflitte a coloro che contraggono matrimoni contro i regolamenti. Ma, infine, se il matrimonio si fa, ed il marito in guerra dà la propria vita per la patria, in quest'unico caso la legge l'assolve. E un unico caso, vi prego di rifletterci, o signori.

Dunque non mi pare che in tal caso la moralità sia offesa menomamente. Sarebbe offesa la moralità ove si favorisse il concubinato, oppure un'unione illecita in qualunque modo. Ma la legge riguarda matrimonii legittimi, legali, e solo si riserva di assolvere un difetto d'osservanza al regolamento, nel caso che il marito lo sconti colla propria vita.

Altrettanto si dica delle considerazioni legali.

Parve alla maggioranza della giunta che non stesse bene il sancire una legge la quale fin d'ora, ed a priori, ammetteva il caso della sua violazione.

Per verità, io dico, o signori, che non solo questa che saviamente, ci presentava il ministero, ma tutte le leggi del mondo prevedono la violazione.

Tutti i codici, mentre proscrivono il delitto, istituiscono carceri per chi lo commette. Il ragionamento di chi non vuol fare neppure l'ipotesi della violazione di un regolamento, parmi ricordi quello che si faceva, secoli or sono da gente pregiudicata, onde impedire, per es., le case per gli esposti.

Sotto il governo pontificio, ancora pochi anni addietro, non si voleva che ci fossero i torni perché non si vole va che fosse detto che a priori si ammettesse la nascita di una figliolanza illegittima. Così il sig. ministro dell'interno sa che nella sua Bologna si aspettò che andasse un questore da lui eletto, per istituire quelle case ove... insomma ove il peccato, o se meglio si vuole, la scotumatezza fosse commessa con minor indecenza (si ride), con minore ludibrio e scandalo. E perché il governo clericale non voleva saperne di queste case? perché diceva che ciò era come un approvare il male.

Ora, se le ragioni di pubblica moralità non v'impediscono di provvedere nel caso che questi trascorsi accadano, io non so vedere come una ragione di moralità abbia da impedire che noi, nel caso in cui un eroe vada a dare la vita, facciamo in modo ch'egli non possa più pensare con dolore e raccapriccio ai superstiti, poiché saranno abbastanza provveduti.

Vi prego, o signori, di considerare anche alle circo stanze politiche in cui ci troviamo.

Noi abbiamo assolutamente bisogno, non solo di accrescere il numero degli armati, ma di accrescerne il valore. E per ciò, ottenere la prima cosa è di dar animo, di fare in modo che i prodi sul campo di battaglia non abbiano troppi crucci e troppi pensieri dietro le loro spalle..

Voi sapete che la presente, ancora più del numero degli armati importa il loro valore. Imperoché la vittoria dipende in gran parte dall'animo dei combattenti: e noi abbiamo viste pochi zuavi e pochi nostri bersaglieri mettere in fuga una falange di austriaci di gran lunga prevalenti per numero e per qualità d'armi.

Dunque perché un individuo possa, nel dì del cimento, sentirsi tanto spinto dall'entusiasmo da affrontare la morte se occorre (e senza quest'entusiasmo il militare non può essere un buon soldato), bisogna che necessariamente sappia che le persone a lui care, e ch'egli lascia a casa, se egli morrà non saranno nella miseria.

Vi prego, o signori, di considerare tutte queste cose.

Del resto, se non si trattasse che di ammettere a priori un assoluzione, che è ammessa da tutte le leggi ecclesiastiche e civili, un'assoluzione, direi, in articulo mortis per coloro che diventano eroi della patria e danno il loro sangue nelle battaglie della libertà e dell'indipendenza, mi pare che dovrebbe bastare quest'unica considerazione, perché noi avessimo da accettare il progetto primitivo, quale ci venne presentato dal ministero, e che solo è conforme alle deliberazioni della legislatura precedente.

Pettinengo. Le ragioni che mossero la Commissione a modificare il progetto di legge sono esposte tutte nella relazione. Nessuno di noi vuole certamente negare una pensione alle mogli di coloro che morirono sul campo per la patria: la Commissione anzi non volle che si des se un sussidio, ma si costituisse un diritto. Ma fare una legge che preveda il caso della sua infrazione, e lo sani a priori non è certamente morale.

La legge che si propone è una legge di amnistia.

(continua)

Dispacci Elettrici AGENZIA STEFANI

Napoli 25 (sera) - Torino 25

Parigi 24 - Varsavia - Le truppe accampansi sulle strade. Son puntati i cannoni. Le signore continuano a portare il lutto.

Napoli 26 - Torino 25 (sera)

Patrie 25 - Omer Pascià giunto il 23 ad Antivari si è recato immediatamente ad Erebone (?) - Patrie - Un dispaccio da Beyrouth del 20 annunzia che la Squadra Inglese è giunta la vigilia nella rada. L'Ammiraglio è partito col Console Inglese per una escursione alla montagna.



Fondi Piemontesi 74,30 a 00,00
Tre per cento francese 68,55
Cinque per cento id. 95,20
Consolidati inglesi 92 1/8
Metalliche Austriache 64,05

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ANNO I. Napoli 27 Aprile 1861 N. 53

IL PARLAMENTO GIORNALE POLITICO DELLA SERA
Si pubblica tutti i giorni (esclusi i festivi) alle 5 p. m.
COSTA UN GRANO


NAPOLI 27 APRILE 1861

IL MOVIMENTO POLACCO

L'attuale movimento Polacco, che i giornali d'Alemagna attribuiscono alle mene francesi, dee riferirsi alle potenze che hanno avuto il maggiore interesse a promuoverlo.

Si temeva l'alleanza franco-russa, e l'immediata duplice azione in Oriente; si aveva quindi motivo impellente ad intiepidire o annullare quella, ed evitare questa - L'oro inglese, le mene Austriache, le velleità prussiane vennero tutte in azione - Il movimento è avvenuto, Austria e Prussia ottennero l'intento, e lo Czar, ch'era in via di civili e politiche riforme, è ritornato al sistema di compressione, che tanto è a genio dei Gabinetti di Vienna e di Berlino.

Intanto la Russia si atteggia a guerra, ma non più per la civiltà, ed occupato in casa pro pria soffoca per ora quei sentimenti di sveglia te nazionalità, che altamente avrebbero gravato a popoli oppressi, ed anche all'Italia. - E l'Inghilterra, sviata la conchiusione dell'Alleanza franco-russa, promuove altre combinazioni, in apparenza liberali, e di progresso civile, e verso le quali, gl'Italiani specialmente devono stare in guardia, per non trovarsi in un bel mattino disingannati e traditi.

- È la storia, che enarrando i fatti del passato, può istruirci del I' avvenire!

ED IL MONDO PEGGIORANDO A INVECCHIA!

Quando l'uomo prudente e saggio scevero dallo spirito di partito si fa ad esaminare le cose attuali non può dispensarsi da una osservazione radicale, ch'è la prima che si presenta alla sua mente - La legalità, la giustizia, e l'opportunità del provvedimenti politici od amministrati vi entrano per nulla nel calcolo governativo? Ammessa l'affermativa, doppia deduzione nell'essersi compresa o non compresa la importanza, nell'essersi compresa o non compresa la conseguenza: se compresa l'una e l'altra, il mal talento si mostra netto e preciso, spoglio di qualunque orpello; se non compresa questa e quella, l'ignoranza od almeno la leggerezza e la superficialità presentano una caratteristica ben delineata e certa. Ed ammessa infine la negativa la deduzione è unica, la mancanza del senno ci vile dell'attitudine governativo, del senso pratico degli affari.

Si scenda -ora nell'applicazione nei rapporti delle manifestazioni che ieri largamente ebbero luogo, e con dispiacere dee rilevarsi, che la misura consigliata per la non vestizione dell'uniforme della Guardia Nazionale, non era tale da raggiungere lo scopo che or dicesi essere proposto, perchè non era mezzo valevole a colpire i reazionarii, i quali possono confondersi o tra borghesi, o tra guardie Nazionali, quando l'autorità non sa avere o non vuole avere gli opportuni mezzi per discovrirli, convincerli e colpirli.

Si faccia senno - e si badi, che da una mi nima scintilla potrà venire un grande incendio, ed al quale non avrà data causa il contegno di questo popolo, per eccellenza docile, quando si sa guidarlo.

D.

Parlamento Nazionale Camera di Deputati

Tornata del 22 aprile Presidenza TECCHIO

Cont. e fine, v. num. prec.

Macchi. La ragione più grave addotta dall'onorevole generale Pettinengo si è questa: Ei non crede si possa lasciare impunemente violare la disciplina, e siccome la disciplina militare proibisce agli ufficiali di ammogliarsi se non sotto certe condizioni, ei pensa che non si possa approvare una legge la quale a priori ammette questi matrimoni. Ma vi prego, o signori, di considerare un'altra volta che qui non si tratta di lasciarli contrarre impunemente siffatti matrimoni, imperocchè tutte le pene che i regolamenti di disciplina infliggono contro i trasgressori, reggono pur tuttavia. Attalchè se un ufficiale viene scoperto che abbia contratto matrimonio senza il consenso dei superiori, egli sarà dimesso, come i regolamenti prescrivono. Sì tali matrimonii espongono chi li contrae ad essere dimesso, e di messo con ignominia.

Qui si tratta di fare una semplice eccezione, per meritarsi la quale, o signori, bisogna fare, che cosa? Bi sogna dare la vita, e darla per la patria. E vi pare che con ciò il matrimonio sia fatto impunemente?

Perchè, del resto, la Camera (o quella parte di essa almeno che non era presente alla tornata del 28 giugno) abbia conoscenza delle ragioni che indussero i deputati ad accogliere unanimi e con tanto plauso l'ordine del giorno e il governo ad impegnarci di proporre questa il ministero volle sottoporsi, darò lettura dell'ordine del giorno in questione e delle parole che loro dissero diversi ministri nell'accettarlo.

L'ordine del giorno approvato alla unanimità, e con grandi plausi dalla Camera, era così concepito:

«La Camera, considerando che la patria ha debito di onore e di gratitudine verso chi morì combattendo per essa, e di provvedere a che le mogli e figli orfani abbiano conveniente trattamento, invita il ministero a presentare una legge che provveda ai casi non contemplati nelle vigenti leggi».

Quest'ordine del giorno eccitava dunque il governo a proporre una legge la quale dia una sanatoria a coloro che moriranno per la patria benché abbiano contratto matrimonio senza denunciarlo all'autorità. E appena il deputato proponente ebbe letto il suo ordine del giorno surse il ministro guardasigilli dicendo:

«Dichiaro a nome del ministero di accettare questo e ordine del giorno..., e certo il governo farà il debito suo», presentando la legge.

Ed appena il guardasigilli ebbe finito, il ministro della guerra pronunciò queste parole:

«Io sono ben lieto che questo incidente abbia dato origine a una proposta così generosa, per la quale io vi anticipo a nome anche dell'armata i più sentiti ringraziamenti».

Io vi domando se ora che il governo, facendo il dover suo, presentò la legge nel senso che allora voleva la Camera, vi dimando se si possa, per considerazioni che hanno solo una gravità, direi relativa, scemarne gli effetti al segno da renderla una semplice amnistia per cose passate.

Bruno appoggia il progetto della commissione e accusa Macchi di voler la distruzione delle leggi.

Macchi respinge l'accusa.

Mosca dichiara che proporrà poi nel corso della discussione un emendamento.

Fanti preferisce il progetto della commissione al suo.

Chiaves parteggia pel progetto della commissione.

Fanti ripete la sua precedente dichiarazione.

Macchi. Bisogna che rettifichi un fatto.

Ci sono due cose distinte. L'anno scorso per il caso della vedova Masuero, di cui era relatore l'onorevole Chiaves, ci fu una discussione assai viva, e questa cir costanza provocò un'altra questione sopra un altro terreno. Chi propose l'ordine del giorno non fu altrimenti il deputato Chiaves, ma il deputato Bernardi; ed allora io stesso, rivolgendomi al deputato Chiaves, l'ho interpellato (ciò risulta dagli Atti ufficiali) se egli credeva, associandosi all'ordine del giorno, di ritirare le proprie conclusioni. Ed ei mi rispose che voleva fosse ben inteso che eran due cose distinte. Voleva, cioè, che prima la camera adottasse le conclusioni della commissione; e poi che si votasse l'ordine del giorno del deputato Bernardi, il quale si riferiva ai casi futuri. Nel suo discorso il deputato Chiaves diceva: «mantenendo la commissione le sue conclusioni per la pronta pensione alla Mausero, di chiara che se poi, pei casi non contemplati nella legge del 1850, si crederà di presentare, secondo la proposta Bernardi, un'altra legge, tutti i membri della commissione saranno lieti d'appoggiare una tale proposta.

Chiaves. Domando di parlare.

Macchi. Per cui io spero che il deputato Chiaves sarà lieto d'appoggiare la proposta di legge quale venne dal signor ministro presentata, appunto in seguito all'ordine del giorno del deputato Bernardi, come dice il ministro stesso nella sua relazione.

Pettinengo, relatore. La commissione avendo accetta to per massima che questa legge vesta il carattere d'amnistia non può accettare le osservazioni del preopinante.

Chiaves spiega quel che intendeva dire l'anno scorso.

Mazza propone che si consulti la camera se si deve discutere il progetto della commessione o quello del ministro.

Mosca soggiunge qualche osservazione.

La camera consultata dal presidente sulla proposta Macchi non è più in numero.

Il presidente legge l'ordine del giorno per la tornata d'oggi e scioglie la tornata alle 5 ¼.

Tornata del 23 aprile Presid. del Vice-Presidente Tecchio.

La Camera, non essendo in numero alle 2, si fa l'appello nominate; terminato il quale si dichiara l'urgenza di tre petizioni a istanza di Pepoli, Massari e Torrigiani.

Bertea riferisce sull'elezione di Mordini Antonio a Palermo, che è convalidata, come pure quella del conte Ludovico Marazzani a Castel S. Giovanni.

Tonello riferisce sull'elezione del generale Brignone che è convalidata.

Boggio riferisce su quella dell'avv.Gastaldetti a Pal lanza, convalidata essa pure.

Approvate parimenti furon quelle di Cordova Filippo a Caltagirone ed a Siracusa.

Sanguinetti riferisce su quella di Cesare Valerio a Camerino ed è convalidata.

Altro relatore riferisce sull'elezione del collegio di S. Benedetto, ove fu eletto l'avvocato Ballanti in concorrenza del cardinale Antonio che ebbe un voto.

Si riapre la discussione sul progetto di legge per sussidii alle vedove dei militari, ecc., interrotta ieri.

Macchi propone in via d'emendamento che all'art. 1 del progetto della commissione sia sostituito quello del progetto del governo, togliendone le parole in caso di bisogno.

Pettinengo, relatore, si oppone.

Macchi propone che si aggiungano ancora le parole «ai militari dell'esercito meridionale.»

Pettinengo si oppone parimenti.

Macchi dichiara che le osservazioni di Pettinengo lo hanno convinto e che perciò ritira quest'ultima parte del suo emendamento, ma insiste sulla prima.

Morini annuncia che proporrà anch'egli un emendament0.

Mosca sviluppa il suo che consiste nell'aggiungere all'articolo l'della commissione le parole: «o che morranno», o perchè siamo contemplate dalle benigne disposizioni della legge anche le famiglie dei militari già ammogliati senza autorizzazione.

Morini svolge il suo emendamento il cui scopo principale è di escludere il caso dei figli come superfluo, perchè già previsto da altre leggi vigenti.

Tonello combatte gli emendamenti dei due preopinanti.

Mazza membro della Commissione si associa alla proposta Mosca.

Pettinengo respinge tutti gli emendamenti precedenti.

Mai ne propone un altro, ma parla sottovoce non è inteso.

Tonello a nome della Commissione lo respinge.

Broglio si accosta all'emendamento Mosca.

Pettinengo, Mazza, Alfieri, Pettiti parlano di bel nuovo in vario senso.

Del Re. Domando la parola (rumori).

r colle parole citate da Mecchi.

Voci. Ai voti ai voti!

Bruno e Pettiti si oppongono all'emendamento Mosca.

Presidente. Non posso chiudere la discussione se la Camera non ne fa domanda.

Gallenga si alza immediata mente a domandare la chiusura, che è adottata.

Presidente legge i vari emendamenti e sottoemendamenti; pone poscia ai voti per primo il sottoemendamento del deputato Maj tendente ad estendere i provvedimenti della legge anche ai figli legittimati per rescritto del principe.

Dopo prova e controprova è respinto. Respinto pari mente il sottoemeudamento di Broglio che tendeva a sostituire alle parole: «sino al giorno della promulgazione i presente legge quest'altre e sino al 23 aprile 61».

Posto ai voti l'emendamento Macchi, vale a dire il primo articolo del progetto primitivo del governo, meno le parole «in caso di bisogno», dopo prova e contro prova è respinto pur esso, Si pone ai voti l'emendamento Mosca di cui abbiamo più sopra esposto lo scopo.

Macchi prega la camera di votare l'emendamento Mosca, a nome anche di Macchi.

Dopo prova e controprova il presidente annunzia che la votazione è dubbia e conviene rinnovarla.

Rinnovata la prova e controprova il presidente annunzia che il risultamento della votazione è 94 voti pro, 94 contro e soggiunge che non essendo il caso preveduto dal regolamento egli crederebbe miglior partito di procedere allo squittinio segreto.

Altri propongono la votazione palese per appello nominate.

Massari vi si oppone perchè non è una quistione politica.

Lanza crede che il regolamento preveda il caso e legge un articolo il quale statuisce che a parità di voti la proposta debba intendersi rigettata.

Zanardelli dichiara che veramente nella prima votazione i votanti per l'emendamento Mosca, da lui numerati erano 95, che non credette allora insistere, perchè non prevedeva che fosse per nascere questo caso, ma che ora stante la parità di voti, crede suo debito dichiararlo.

Chiavarina. Il dubbio insorse solo nella prima votazione, non nella seconda, nella quale la parità fu incontestata.

Il Presidente spiega le dichiarazioni fattegli dai segretari della presidenza.

Depretis. Se non vi fosse stato dubbio nella votazione, si potrebbe applicare il regolamento il quale parla chiaro, ma siccome l'ufficio stesso dichiara che il numero dei vo tanti era incerto, è indispensabile procedere allo squittinio segreto.

Broglio. Le votazioni per alzata e seduta sono semplici scorciatoie; così è inteso in tutte le assemblee deliberanti, e sarebbe stabilire un pericolosissimo precedente l'ammettere che una numerazione dubbia potesse decidere degli interessi gravissimi di cui tratta la legge; per ciò domando che si voti per squittinio segreto (movimenti di assenso).

Bruno. Dal momento che il presidente ha proclamato il risultato della votazione, non vedo come si voglia approfittare di questo dubbio per.... (rumori).

Presidente. Non è permesso di fare insinuazioni.

Bruno. Non appartengo agli individui che insultato la Camera (rumori più forti).

Zanardelli respinge l'insinuazione di aver voluto approfittare del dubbio.

Bruno tenta proseguire, ma la sua parola è coperta da disapprovazione generale.

Ara appoggia lo squittinio segreto credendo sia in dispensabile che la Camera deroghi in questo caso al regolamento.

Presidente consulta la Camera se intende procedere allo squittinio segreto. Lo squittinio è adottato a grandissima maggioranza. Ecco il risultato della votazione per isquittinio segreto:



Votanti 213
Favorevoli 106
Contrarii 104
Alcuni si astennero.

La Camera approva.

Ecco l'articolo primo emendato da Mosca:

«Le vedove, i figli e le figlie nubili minorenni dei militari, così di terra come di mare, che siano morti, o che morranno sul campo di battaglia, o per conseguenza delle ferite riportate nelle campagne di guerra dal 1848 in poi, ed i cui matrimoni, contratti fino al giorno della promulgazione della presente legge, non siano stati autorizzati nel modo prescritto dai veglianti regolamenti, avranno nondimeno diritto alle pensione prevista agli articoli 27 e 28 della legge 27 giugno 1850 ed agli articoli 28 e 29 della legge 20 giugno 1851.»

Tecchio. Sono pregati i signori deputati di prendere il loro posto.

Aperta la discussione sull'articolo secondo, Mosca propone un altro emendamento. Parlano in vario senso Cavour, Mosca, Macchi, Pettinengo, Fanti, Biancheri il quale modifica l'emendamento Mosca con altro emendamento.

Mosca accetta la modificazione. Posto ai voti l'emen damento Biancheri non è adottato.

Castelli propone altro emendamento cosi concepito:

«Le pensioni da concedersi in esecuzione della presente legge non potranno decorrere che dal giorno della promulgazione della medesima».

La commissione lo accetta.

Posto ai voti è accettato, e forma l'art. 2 ed ultimo della legge.

Casaretto presenta una relazione.

Presidente legge l'ordine del giorno per la seduta d'oggi.

I deputati corrono a votare; felice chi arriva prima all'urna per uscire più presto.

Il progetto ebbe allo squittinio segreto 129 voti favorevoli sopra 154 votanti. La tornata venne sciolta alle 5 ¾.

Domani sarà rifatta la votazione perchè la Camera non era in numero.

Notizie Diverse

ITALIA

Torino 25 aprile.

Ecco la lista dei segretari generali presso la Luogo tenenza di Sicilia, essi sono: Interno, Faraldo; -Pubblica sicurezza, Ciaccio; Istruzione pubblico, lavori pubblici, agricoltura e commercio, Napoli; Grazia e giustizia, San Giorgio;, Finanze, Caccia.

- Ragguagli attinti a buona fonte pongono in grado di smentire pienamente la notizia che il conte Barral, nostro inviato presso la Confederazione germanica, abbia ricevuti i suoi passaporti.

La voce corsa che il governo del re Ottone abbia riconosciuto il Regno d'Italia è prematura. Si ha però fondata ragione di credere che tale riconoscimento per parte della Grecia non tarderà ad aver luogo.

Sono giunti a Torino da qualche giorno gli onorevoli Guerrazzi e Mordini.

Il generale Garibaldi è tuttavia a Torino.

La Gazzetta di Torino del 23 andante pubblica la seguente lettera che il generale Sirtori ha indirizzata al suo Direttore:

All'onorevole direttore della Gazzetta di Torino.

Torino la sera del 22 aprile 1861.

Leggo nel pregevole giornale da lei diretto una lettera del generale Cialdini al generale Garibaldi, lettera sì inattesa che mi par di sognare leggendola. - Il grido di sdegno e di dolore che mi uscì dal petto udendo parole offensive all'esercito meridionale, doveva dunque avere sì funeste conseguenze? - Le spiegazioni da me date non erano forse soddisfacenti? - Non furono giudicate tali dalla camera, dall'opinione pubblica, dallo stesso generale Cialdini...? Se ciò non fosse mi condannerei a eterno silenzio per non espormi a dire il contrario di ciò che penso, voglio ed opero. Giacchè nessuno più di me s'adoperò a prevenire fin la più remota possibilità dell'orribile sciagura a cui accennai. - E se, dimenticando me stesso, vi accennai, fu nell'angoscia di una reminiscenza che spero erronea. Spero che il governo del re sconfesserà il dispaccio a cui alludo, come il generale Garibaldi e con lui tutto l'esercito meridionale sconfessano il dispaccio a cui si alluse il generale Cialdini. Checché ne sia, io sono convinto che generali ufficiali e soldati sì dell'esercito settentrionale come dell'esercito meridionale avrebbero spezzate le armi piuttosto che usarle a guerra civile.

Ma è tempo, ormai che fin la parola di guerra civile sia cancellata dai discorsi, e la immagine dalle menti.

Tutti, uomini di stato e soldati, oratori e scrittori, che ab biamo consacrato la vita all'Italia, abbiamo egual dritto di dire «noi siamo l'Italia» perchè l'Italia vive in chi vi personifica appieno che nel Parlamento e nel Re, perchè il Parlamento ed il Re simboleggiano l'unità, la maestà, la legge, la religione della patria.

G. Sirtori.

AUSTRIA

- Leggesi nella Gazz. di Venezia, data di Vienna, 22 aprile: Per la Camera dei signori nel Consiglio dell'Impero, furono nominati cinquantatré consiglieri ereditarii, fra cui Pier Girolamo Venier Canossa, Cavriani, Portogentile, Guidi, Miniscalchi, Papafava; e trentanove a vita fra cui Benedek, Bembo e Resti-Ferrari.

RUSSIA

- Scrivono da Varsavia, in data del 17 aprile, al Costitutionnel: La nostra situazione è sempre la stessa. Varsavia è tenuta da un esercito di più di 40 mila uomini; le piazze, le strade, i trivii sono occupati da soldati di cavalleria e di fanteria, che vi stanno a bivacco. Ci si minaccia lo stato d'assedio, ma in verità io non so che mai si potesse aggiungere alla condizione presente di cose.

Voi sapete essere proibito di portare alcun segno di dolore. Alcune signore resisterono a quest'ordine, che ferisce talvolta i sentimenti delle famiglie più rispettabili e più cari al cuore umano: esse soffersero violenza: alcune furono arrestate, ad altre fu persino strappata una parte dei vestimenti. Il console d'Inghilterra, in tutto egli stesso, reclamò contro la misura in generale, e si dolse dei fatti cui diede occasione. L'autorità prese allora il partito di rilasciare delle carte, che danno facoltà di por tare il lutto sotto la protezione delle autorità civili e militari. Però per portare il lutto pei parenti bisogna ottenere il permesso dalla polizia. Vidi questi passaporti di nuovo genere, e sono sottoscritti dal generale Zabolotskoy, quello stesso che fece tirare sul popolo il dì 27, e avrebbe dovuto essere assoggettato a processo.

Ieri una pietra partita non si sa donde, venne a cadere in mezzo ai soldati sulla piazza di Sassonia. Taluno ve del di lei amore. Ma è vero altresì che l'Italia non si asserì che fosse stata gettata dall'albergo dell'Europa; e immediatamente fu significato al padrone dell'albergo, che se l'accidente si rinnovasse, la casa sarebbe senz'altro saccheggiata. Ecco a che ne siamo. Or giudicate della sicurezza che regna qui.

GERMANIA

La Dieta decise l'armamento delle frontiere e dei littorali della confederazione.

UNGHERIA

Una corrispondenza di Pesth riassume ne seguenti termini le domande della maggioranza:

«Unione territoriale e politica colla Transilvania e riannessione della Voivodina serba. Indipendenza del l'Ungheria riconosciuta colla creazione d'un governo ungherese separato e responsabile. Abolizione della cancelleria aulica ristabilita malgrado le leggi del 1848. Accettazione della prammatica sanzione come base e come contratto bilaterale. La Dieta cercherà i mezzi di guarentire il paese contro il ritorno alla politi ca incostituzionale ed essa non riconoscerà il re se non quando si saranno secolui concertate le condizioni del diploma d'incoronamento e solamente dopo la prestazione del giuramento. La nazione sarà unanime nel re spingere ogni progetto di partecipazione al consiglio dell'impero. La Dieta proclamerà il diritto che hanno tutti i popoli di servirsi della loro lingua nazionale.

L'Ungheria è pronta ad accettare per suo conto una parte del debito pubblico dell'impero austriaco.

SPAGNA.

L'Espana stimola il governo a non accettare la dedizione della repubblica di San Domingo.

AMERICA.

Col vapore City of Baltimore si hanno le seguenti importanti notizie degli Stati Uniti fino al 6 corr.: Il New York Herald dice che le voci di guerra e gli apparecchi navali del governo creavano grande com mozione in tutta la città. Il 5 gli uomini che operano alla Borsa furono presi da panico.

Il governo federale non aveva avuto notizie dal forte Pickens per parecchi giorni. Questo faceva credere che il forte sarebbe assalito, e che le comunicazioni telegrafiche erano state tagliate dai separatisti.

Il corrispondente da Washington del New York Herald dice che la guerra civile soprasta alla nazione.

Un dispaccio da Charleston del 5 aggiunge che sopra sta una terribile calamità.

Le notizie da Washington e da Nuova York corroborano la generale opinione «che fra 24 ore la guerra sarà cominciata; ogni soldato è al suo posto, e la più grande attività prevale dappertutto. Persone in ufficio dichiarano che lo stato presente di cose non può durare. L'eccitamento è intenso. Ogni cosa ha l'aspetto di guerra.»

Secondo il New York Times il generale Beauregard ha dichiarato al maggiore Anderson che egli dee lasciare il forte Sumter o sarà esso bombardato entro 48 ore.

Le vettovaglie del maggior Anderson saranno trattenute.

La fregata degli Stati-Uniti Powhattan è pronta a prender il mare.

Il governo ha noleggiato il vapore Atlantic, il quale insieme col Powhattan e coll'Illinois faranno tosto vela con ordini sigillati.

Le date di Giamaica sono del 23 passato mese. S. A.

R. il principe Alfredo ebbe un ricevimento regio a Barbados. Si facevano apparecchi per offrirgli un ballo magnifico a Giamaica.

NOTIZIE INTERNE

L'altro ieri un ufficio dal Dicastero di Polizia diretto al Generale Tupputi inculcava ai Militi ed uffiziali della G. Nazionale di non vestir l'uniforme fuori servizio.

Questo produsse malcontento nella G. Nazionale e ieri si manifestava una viva agitazione nelle vie, di lì a poco una folla di Militi ed Uffiziali di essa Guardia e di popolo percorse Toledo gridando abbasso Spaventa ed altre voci anche più ostili di queste.

Molti fra essi aveano aggredito il mattino il Ministero di Polizia ed espresso energicamente le loro lagnanze: ed alcuni tra loro, con furore.

CENNO NECROLOGICO

Francesco Galliani, nato in Bitonto nel marzo 1825 finiva di vivere il giorno 10 aprile 1861 -Distinto ed erudito giovine del foro Napolitano lasciava inconsolabili gli amici; afflittissima la sua giovine sposa e due figliolette, ma più di tutto è a dolorarsi la sua perdita da quanti amano la patria, chè nelle difficili circostanze in cui trovasi la cosa pubblica, i suoi consigli non sarebbero stati di poca utilità, poiché senza te ma del dispotico potere nei tempi di tristezza universale i suoi sentimenti ed il suo pensare intorno alle cose cittadine si sperimentò utilissimo. Queste colonne non ci permettono di discorrere delle sue opere stampate e di quelle già pronte a pubblicarsi, volge questo cenno a di mostrare quanta stima ed amore si à per quanti amano la patria e le scienze.

DISPACCI PARTICOLARI DELLA PERSEVERANZA

Parigi, 22 aprile (sera).

La Patrie smentisce le mene ad Haiti in favore della Francia. Un partito ad Haiti desidera il ritorno alla Francia con una Costituzione, ma esso agisce spontaneamente e senza intervento alcuno.

Venne dato ordine a Tolone di attivare i pre parativi per il ritorno delle truppe della Siria.

L'ambasciatore Turco Vely ha annunciato i ricevimenti politici.

L'asserzione dell'Independance Belge della nomina del cardinale Wiseman come alter ego del papa in certe eventualità è falsa.

Dispacci Elettrici AGENZIA STEFANI

Napoli 26 - sera tardi) - Torino 25

La Camera dei Deputati si occupa della verificazione delle elezioni ed approva finalmente quella di Avigliana sulla quale era stata fatta in chiesta. Poscia s' intrattenne delle interpellanze sulla ferrovia da Savona a Torino e su quella da Treviglio a Cremona. Non prese in proposito deliberazioni d'importanza.

Parigi 25 - Frontiere di Polonia 25-Gortschakoff ha letto al Consiglio la lettera dello Imperatore che ringrazia pel ristabilimento della tranquillità a Varsavia. Al Ministro di Polizia Trepon (?) furono conceduti 20,000 franchi (?) di pensione - L'arrivo delle truppe continua.

Attualmente sono in Polonia 80,000 uomini. Le truppe ricevono paga di guerra. La contribuzione di guerra sarà di 6 milioni di fiorini.

Napoli 27 - Torino 26

Italie - Garibaldi trovasi nella villa Pallavicino presso Casteggio: andrà domani a visitare la Marchesa Araldi Trecchi presso Parma, vi si fermerà pochi giorni, indi andrà a Caprera.

Parigi 26 - Frontiere di Polonia 25 - Lunedì prossimo anniversario della nascita dello Czar aspettasi una splendida manifestazione. Avvisi stampati invitano i patrioti a non compari re nelle strade, a lasciare gli usci chiusi, a non illuminare quand'anche ne fossero dati gli ordini.

Londra - Rispondendo a Griffiths Russell di chiara che l'Austria mantiene 6000 modenesi nel suo territorio; ma l'Austria assicura di non volerli far procedere all'attacco.

Washington 12 - La situazione si aggrava.

(Madrid?) Una squadra spagnuola di 3,000 uomini con materiali di guerra è partita per S. Domingo.



Fondi Piemontesi 74,10
Tre per cento francese 68,65
Cinque per cento id. 95,30
Consolidati inglesi 91 7/8
Metalliche Austriache 64,00

ERRATA CORRIGE

Al numero precedente - Prima pag. terza colonna - In ogni canto di nature splendide - leggi - In ogni canto rigurgita di mature splendide.

Seconda pagina prima colonna - han messo in tutta la sua odiosità - leggi - han messo in luce in tutta la ecc.


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ANNO I. Napoli 29 Aprile 1861 N. 54

IL PARLAMENTO GIORNALE POLITICO DELLA SERA
Si pubblica tutti i giorni (esclusi i festivi) alle 5 p. m.
COSTA UN GRANO


NAPOLI 29 APRILE 186

LA DIMOSTRAZIONE

Noi non intendiamo né punto né poco entrare nel merito della dimostrazione di venerdì: se n'è parlato abbastanza: intendiamo solamente tener parola dell'opportunità di quella, come di qualsiasi altra che tenda a combattere il governo.

Il Governo ha, in generale, tracciato un falso indirizzo al paese: un indirizzo che potrebbe ove non venga a tempo corretto, portare alla decomposizione dell'Unità. È opera patriottica quindi di combattere questo indirizzo.

Ma la piazza non è mezzo opportuno da ciò, e gli argomenti ne sono chiarissimi.

Anzi tutto ogni dimostrazione siffatta contro il potere, invece di smontarlo, non vale che a fargli mettere più profonde radici. Il Gabinetto è inflessibile contro ogni pronunziamento di que sta natura, è facile comprenderne il perché: esso che propugna un sistema ripugnante all'opinione del paese, ove si lascia imporre una volta questa opinione, la sarebbe finita per esso; o mutar faccia ed uniformarvisi in tutto, ovvero combattere l'aperta resistenza.

Secondamente il pronunziamento sulla piazza, la collisione tra il popolo e il potere in que sto momento, porta per corollario la recrudescenza borbonica, le mene dei tristi, de'  schifosi di questo partito che colgono il destro per me scolarsi al tumulto, per malignarne la natura, per farlo degenerare sinistramente: e lo possono fare direttamente ed indirettamente. È poi un'illusione il credere che i reazionari delle provincie sentendo un movimento a Napoli che viene sempre malignamente esagerato non ne profittino.

I nostri nemici esterni, i Gabinetti cui è antipatica l'Unità se ne rallegrano egualmente, ne prendono nota e se ne fanno forti. Ecco, essi dicono, cosa importa volere fare esperimento dell'Unità. E non è poi solamente in favor del Borbone, sia dentro sia fuori, che se ne prende nota dagli anti-unitarii. Nò, perché i meglio veggenti tra nostri nemici non vedono il Borbone in cima a loro voti ed a calcoli loro. Oh questo ben lo si sa.

Infine ci è qualche cosa di eventualmente terribile, di fatale che potrebbe uscirne da una manifestazione ostile al Governo.

Vedete voi quelle truppe italiane che sfilano tuttodì sotto le armi, e la cui vista ci richiama le battaglie della libertà, e la Crimea e Palestro e San Martino? quella bella e fiera gioventù che dee misurarsi fra poco co nemici d'Italia e ribattezzarla col proprio sangue? Ebbene la fatalità che ci potrebbe incogliere, e che sarebbe una sventura più tremenda di tutte le sventure, sta in ciò: che il sangue nostro e il sangue del soldati d'Italia potrebbe scorrere per le vie cittadine, da ferri branditi da mani fratricide.

Non v'è italiano che non frema d'orrore a tale immagine funesta; ma non v'è uomo di buon sen so che non veda questa immagine possibile a realizzarsi, tra il raccapriccio di 26 milioni, e tra le angosce per l'Italia perduta.

E non v'ha manifestazione osteggiante il governo, per ragionevole, per italiana che sia, ove l'assassino non si aggiri destro e baldanzoso tra la folla, cercando l'opportunità di far divampare un incendio, di provocare un conflitto. L'è come una ruina carica: un colpo di pistola potrebbe farla fallare.

Se carità di patria ci anima veramente, amiamo ci tutti fermi e compatti ad osteggiare il falso indirizzo del governo co mezzi che la costituzione ne dà. Il falso indirizzo al di dentro e al di fuori: gridiamo l'armamento militare, e quello della di fesa interiore, e l'abbattimento de'  reazionarii che il potere ostinatamente protegge, e gli esempi del terrore quanto basti contro la reazione, chiediamo gli infine di esser rispettati, noi popolo, noi paese che abbiamo fatto il Plebiscito: leviamo alto la voce con l'esplosione generale e dignitosa della stampa, incalziamo i nostri rappresentanti dichiarandoli responsabili di ogni fatale conseguenze i stiamo tutti fermi petti e risoluti sulla breccia.... ma non sulla piazza.

F. MAZZA DULCINI

Parlamento Nazionale Camera di Deputati

Tornata del 24 aprile Presidenza TORREARSA

La tornata ebbe principio coll'appello nominate per rinnovare la votazione a squittinio segreto sul progetto approvato ieri, il quale ebbe 156 voti favorevoli contro 39.

Convalidate tre elezioni di cui non ci venne fatto d'intendere i nomi, Minghetti presentò il progetto di leggi già approvato dal Senato per una nuova festa nazionale e ne domanda l'urgenza.

Mamiani dopo lungo discorso propone il seguente ordine del giorno:.

«La camera dichiara che le guardie nazionali del mezzogiorno d'Italia hanno negli ultimi avvenimenti benemeritato della patria».

Minghetti a nome del governo si associa alla proposta Mamiani.

Plutino l'appoggia anch'esso e raccomanda al ministro, degl'interni la vedova d'un tenente che morì combattendo al suo (di Plutino) fianco la reazione.

Miceli si crede nell'obbligo di dichiarare quali a suo credere siano le ragioni che mantengono in quei paesi la reazione (mormorio).

Torrearsa gli osserva che potrà parlare dopo se vuole, ma che ora è fuori luogo il ragionarne.

Del Drago si associa egli pure alla proposta Mamiani le per mettere in evidenza i meriti della guardia naziona le esalta l'importanza della reazione nelle provincie meri dionali.

Bixio. Non può lasciare passare le parole che si riferiscono alla grande reazione delle provincie napoletane. Tutti ricordano che quando c'era Garibaldi i giornali ne contavano di grosse che pareva venisse giù il mondo, eppure non c'era niente. Non fu mai trovato fra i reazionari un napoletano, ma tutta gente venuta da Roma, mercenari svizzeri e bavaresi.

Quanto ai napoletani non c'è altra differenza se non che una volta tutti tacevano, e ora in tempi di libertà parlano tutti, e vi ha chi crede che la libertà deve dare 100 milioni in un giorno (ilarità).

Vota tuttavia l'ordine del giorno, perché l'istituzione è buona, e la volontà c'è.

Pica non può ammettere tutto quello che dice Bixio lo crede esagerato.

Del Drago spiega meglio il significato delle sue parole.

Brofferio. Chi è che non voglia accogliere la proposta del signor Mamiani? Siamo tutti d'accordo che la guardia nazionale di Napoli ha ben meritato della patria, quindi tutti d'accordo siamo lieti di poterlo dichiarare. Ma che? Per confortare i dolori di Napoli non possiamo noi far altro che mandare qualche sterile complimento? Non sarà questa una consolazione a buon mercato? Non dirà forse il popolo napoletano, accogliendo le nostre congratulazioni, che avremmo avuto obbligo di mandargli fatti, e non parole, uomini di buona volontà, e non parole, provvedimento di libero governo, e non parole?

Il parlamento italiano perché non avvisò col governo ai più pronti ed ai più efficaci mezzi per impedire che seguisse la reazione, la quale in sostanza nasce dalle in certezze del parlamento, e dai torti del governo?

Torrearsa. La camera non ha mai smesso il pensiero di provvedere ai bisogni di quelle provincie.

Brofferio. Io non credo di dover discutere col signor presidente: io dirò il mio libero avviso anche a costo che non piaccia al signor presidente.

Presidente. Egli per l'onore della camera che credo avvertire che la camera non ha mai smessa l'idea di provvedere.

Brofferio. Se la camera non ha smessa quest'idea ne son lieto, e ne vedremo l'effetto. Ora, tornando al mio soggetto, ripeto che la camera ha un dovere ben più essenziale verso lo Stato di Napoli per ricondurvi la tranquillità e la pace: due cose che ormai mancano a noi stessi, Vuolsi per la salute di Napoli cominciare di qui dove ha sede il governo, dove ha sede il parlamento; qui si deve provvedere a ricondurre quella fiducia che fu su tutte le labbra, ed è fuggita da tutti i cuori (mormorio). Si mormori pure, ed io continuerò a ripetere che anziché discutere di guardia nazionale e mandare complimenti, sarebbe meglio che il Parlamento nazionale volesse pensare seriamente e francamente a scongiurare i pericoli che ci sovrastano all'interno ed all'esterno.

La condizione in cui si trova da alcuni giorni il paese richiede tutta la nostra sollecitudine. Strane parole da uomini di alto grado nell'esercito furono pronunciate, le quali portarono il turbamento nell'animo di tutti; sì il turbamento; a meno che si voglia che come nella Spagna comincino per rovina d'Italia i scandali dei pronunciamenti militari.

Cavour (con mal represso dispetto). Fo giudice la camera e l'Italia se le parole del deputato Brofferio siano parole di pace. Esse contengono una nuova provocazione alla discordia velata sotto parole di conciliazione.

Il Presidente eccita gli oratori a contenersi nei termini di una pagata discussione, pensando che l'Italia li ascolta.

Brofferio. Primieramente il ministro ha male intese le mie parole. Non ho accusato il governo di aver pro mosso scandali. Ho accennato un fatto che avrei potuto non solo accennare, ma svolgere apertamente: fatto sciagurato che in questo momento tiene dolorosamente sospesa la pubblica attenzione, e sopra il quale chiama la camera a trattenersi.

L'ansia che ci preme, dissimulando, tacendolo, si acqueta forse? Non è egli meglio che noi affrontiamo le difficoltà, e discutiamo amichevolmente, italianamente lo stato delle cose (risa ironiche). Signori le risa ironiche non sono onorate ragioni. Mi sembra che voler coprire sotto la cenere il fuoco che vuol divampare non sia la miglior maniera di prevenire l'incendio.

Per spegnere i carboni ardenti bisogna scuoprirli, e conoscere la intensità per affrettarne i provvedimenti.

Volete voi attendere a combattere l'incendio quando sia in fiamme la casa? Io non accuso per ora il governo; se egli sia complice o no di ciò che accade non posso né affermare, né contendere. In breve si saprà il vero. Lo invito intanto a provvedere che non nascano inconvenienti maggiori, ed invito il Parlamento a non sonnecchiare, perché non fu mai necessità di vigilar tanto.

Il presidente del consiglio lasciò alla Camera ed all'Italia l'apprezzamento delle mie parole; o seguo il suo esempio, e lascio alla nazione l'apprezzamento delle parole sue (app. a sin.)

Mamiani, cui spettava la parola, vi rinunzia, pregando la Camera di passare ai voti.

Voci: ai voti ai voti! Posta ai voti la proposta Mamiani è adottata all'unanimità.

Pica domanda la parola per fare una domanda al ministro dell'interno relativa alle provincie meridionali.

Minghetti. Se l'onorevole deputato intende domandar mi un semplice schiarimento, sono pronto a rispondere subito; ma se egli intendesse sollevare una discussione, in tal caso domanderei prima se la Camera voglia riaprire questa discussione, essendo appena 15 giorni che ebbero luogo le interpellanze Massari.

Pica. Se mi avesse lasciato formulare la mia proposta, avrebbe risparmiata questa osservazione, perché avrebbe inteso che nulla più di un semplice schiarimento intendo io di chiedergli. Chiedo al ministro quali schiarimenti egli può darmi sugli ultimi avvenimenti di Napoli, poli, poiché i fogli ufficiali nulla ne dicono, e gli ufficiali del governo in Napoli sono inaccessibili ad ogni mortale, essendo gli ufficii loro sbarrati da cancelli di ferro e guardati da carabinieri reali.

Quali norme abbia stabilite per regolare le competenze dei vari dicasteri, onde si sappia in caso a chi rivolgersi..

Qual estensione abbiamo veramente i movimenti reazionari in quelle provincie.

Quali provvedimenti siansi presi per l'armamento e l'organizzazione della Guardia nazionale; e in generale quali provvedimenti intenda prendere.

Queste sono le dimande che intendevo rivolgere al ministro degli interni.

Minghetti risponde: Nella discussione delle interpellanze sull'Italia meridionale, il ministero rispose assai chiaramente quali fossero i suoi intendimenti.

Mano mano che ei ricevette rapporti ne fece inserire dei sunti nella Gazzetta Ufficiale.

Darà quanto prima nella Gazzetta medesima i rapporti dettagliati che gli perverranno da Napoli.

Non tarderanno molti giorni che sarà approvato il regolamento delle rispettive competenze dei ministeri, il governo ha mandato a Napoli un distinto funzionario appositamente.

Il ministro di grazia e giustizia ha dato gli ordini opportuni perché siano severamente e prontamente represse le reazioni.

Per la Guardia nazionale sono partiti appositi commissari e spera di poter presto mandare il generale Cosenz come ispettore generale della Guardia nazionale.

Per le armi si stanno adagiando a percussione molti fucili trovati a Gaeta, e ne saranno mandate altre man mano che se ne potranno avere.

Le notizie avute di Sicilia dall'epoca della discussione sulle provincie meridionali, sono molto migliorate. La pubblica sicurezza grazie all'opera del generale Carini è andata progredendo.

Pica ringrazia il ministro, e lo eccita a ricordarsi che anche quelle provincie appartengono all'Italia.

Minghetti. Il ministero non solo fa differenza tra quelle provincie e le altre, ma anzi le guarda con più cura e diligenza, Romano domanda la parola.

Minghetti domanda prima alla Camera se intenda fare una nuova discussione (no, no.)

Romano. Un semplice schiarimento, una parola di ringraziamento al ministero per quanto ha fatto sull'armamento. Conchiude invitandolo a spingere un contratto da lui lasciato pendente..

Bixio domanda l'urgenza del progetto sulla Guardia nazionale presentato da Garibaldi.

L'urgenza è ammessa senza discussione.

Presidente. Ora la parola è al deputato Pescetto per le sue interpellanze.

Pescetto con lungo ragionamento dimostra che il com pimento della ferrovia da Savona a Torino non è solo d'interesse locale, ma d'interesse generale dello Stato, perocché essa è la prosecuzione naturale della ferrovia del litorale; dopo una minuta esposizione dei provvedimenti e delle concessioni dei vari municipi, conchiude proponendo un ordine del giorno che invita il governo ad affrettare l'esecuzione di quella ferrovia.

Chiaves appoggia l'ordine del giorno del preopinante.

Bixio. Il porto di Savona ha un'importanza di second'ordine; è sommamente importante mettere i porti in comunicazione colla parte settentrionale del paese.

La nostra marina non è fatta; bisogna farla; bisogna darle il massimo sviluppo. Se paragoniamo il nostro tonellaggio con quello delle altre nazioni siamo immensamente inferiori. Se si rifiuta a Savona non vi sarà ragione per rifiutare alla Spezia, a Livorno ecc., è una quistione di principii; la Camera non può votar contro.

Airenti crede che il governo debba, prima di pronunciarsi, adunare i diversi progetti e studiarli.

Andreucci sottentra a Torrearsa nella presidenza.

Cavour G, cede la parola a Borsarelli e si riserva di parlar dopo.

Borsarelli domanda al ministero se preferisca il pro getto di ferrovia da Savona a Carmagnola come vuole Pescetto, ovvero il primitivo da Savona a Fossano, come egli crede sia meglio.

Cavour Gustavo preferisce la ferrovia da Torino ad Oneglia.

Peruzzi. Affetto io pure co’ miei voti la realizzazione di questa antica speranza dei popoli subalpini. Ma la quistione oggi non sta qui. Sta nel vedere se le condizioni sieno identiche a quelle di alcuni anni sono. Se si tratta di aspirazioni mi associo pienamente all'onorevole Bixio. Egli diceva l'altro giorno che per l'armamento della nazione il danaro si deve trovare; anch'io sono del suo av viso; ma se si tratta di opere pubbliche non è più lo stesso.

Ora le più urgenti sono le ferrovie dell'Italia meridionale, e quella da Pistoia a Bologna per Roma, che sono le arterie principali, e voglionsi aggiornare le altre, Dichiara però che accetta l'ordine del giorno perché appena terminate le arterie principali, la prima a cui il governo s'impegna di provvedere è quella da Torino al mare.

ll presidente legge un altro ordine del giorno presentato alla presidenza.

Pettinengo crede che quest'ordine del giorno pregiudicherebbe la quistione della ferrovia di Fossane.

Sanguinetti parla per ultimo, e col suo discorso ha fine la tornata (ore 5 ½, senza che venga adottata deliberazione di sorta.

Tornata del 25 aprile Presid. TECCHIO.

La Camera non essendo in numero alle 2 si dà l'appello nominate.

Presidente.. Essendo presente il deputato Mordini lo invito a prestar giuramento. (Legge la formola, Mordi mi giura).

S. Severino fa istanza perché sia dichiarata l'urgenza di una petizione, la quale è accordata.

Sono convalidate le seguenti elezioni: Susani a Sondrio, Anguissola 2° collegio di Napoli, Caroli a Brivio, Belli a Domodossola.

Si discute sulla elegibilità o non di Carlo Rusconi, segretario generale in aspettativa del consiglio di Stato delle Romagne che più non esiste e si radunò una volta sola. Depretis solo contro la maggioranza dell'ufficio e contro la opinione di Mazza, Conforti ed altri oppugna la validità della elezione per l'impiego.

L'elezione d'Imola dopo lunga discussione è annullata a grande maggioranza.

Si convalidano in seguito le elezioni di Nisco a S. Giorgio Montagna, di Pianelli ad Afragola, S. Donato al 7° collegio di Napoli.

Il presidente dà lettura d'un progetto di legge del deputato Mirabelli ammesso dagli uffici alla lettura, Presidente. Ora si riapre la discussione sulla ferrovia di Savona.

Massari propone che s'inverta l'ordine del giorno, dando la priorità al progetto pel prolungamento della durata del servizio dei corpi distaccati della Guardia nazionale.

Depretis osserva che sta innanzi agli ufficii il progetto del generale Garibaldi, il quale verrà presto in discussione, e provocherà una discussione assai più larga e e profonda, Vorrebbe perciò che si facesse tutto l'opposto di quello che domanda Massari, che cioè si riunissero le discussione di questo progetto di legge non pregiudichi l'altro.

Pepoli aderisce alla proposta Massari.

Bixio vorrebbe che il ministro dichiarasse e la Camera ritenesse ben bene che la discussione di questo pro i getto non pregiudicasse quello del generale Garibaldi (as sentimento generale).

Pepoli. L'ha dichiarato il ministro.

Bixio. Le dichiarazioni ripetute mi paiono qualche cosa di meglio. (ilarità).

Casaretto appoggia la proposta Massari.

Cavour invoca la priorità che sempre compete alle relazioni delle elezioni, e prega la Camera di aver compassione di quell'infelice (risa) di Genero, il quale è eletto e non può sedere nella Camera perchè sotto il peso d'un processo.

Posta ai voti la proposta Massari è respinta alla quasi a unanimità, e si delibera che debba aver luogo immediatamente la discussione sulla elezione d'Avigliana.

Massari propone di bel nuovo che almeno tosto dopo discussa l'elezione d'Avigliana si discuta il progetto pei corpi distaccati della Guardia Nazionale.

La proposta è respinta per la seconda volta a grande a maggioranza.

(continua)

Notizie Diverse

Roma 20 aprile.

Grande manifestazione all'Università avvenne questa mattina. Dopo gli arresti fatti nella sera del 12, dopo l'emigrazione forzata di otto o dieci studenti per sfuggire alla prigione di cui eran minacciati dalla polizia, il cardinale Altieri ne espulse dall'Università e ne sospese 10. Come avevano gli studenti la sera del 12 risposto alle bugiarde parole dell'iscrizione posta a loro nome dal curato Lenti e dal comitato sanfedista d'accordo col cardinale sulle porte dell'Università, atterrandola, così que sta mattina hanno risposto alle misure prese dal cardinale Altieri protestando a parole e col fatto contro le medesime.

Fu affissa prima la stampa che vi accludo e che fu tirata a migliaia di copie.

Indi sulla gran loggia dell'Università che guarda la piazza di sant'Eustachio inalberarono una gran bandierona tricolore, e un nuvolo di cartoline col motto Viva Vittorio Emanuele re d'Italia furono da essi lanciate nella piazza e nelle vie vicine. -Intanto essi assembrati nell'Interno dell'Università emettevano grida entusiastiche, e il popolo applaudiva agli animosi giovani, e i francesi li guardavano stupefatti e commossi. Invasa la Università da 50 gendarmi le grida festevoli furono ripetute: questi arrestarono due studenti: e gli altri a darsi a gridar ancor più forte. Questi giovani studenti si conduco no meravigliosamente.

Eccovi la protesta di cui vi parlavo di sopra.

SIGNOR CARDINALE ALTIERI

Le misure di rigore da Vostra Eminenza annunciate colla notificazione, che noi già segnalammo alla pubblica opinione, siccome improvvida, ed insensata, hanno pur troppo colpito non pochi dei nostri colleghi: sappia però l'Eminenza Vostra che di fronte a tanta ira noi ci sentiamo ringagliarditi ed anche pronti ad affrontare il di della prova, con calma, e con la fermezza di chi ha nel cuore sicura la vittoria. No, i desideri degli uomini non si spezzano col pugnale dello sgherro: contro la convinzione del le idee, nulla ha potuto mai il carcere e neppure il patibolo.

Di ciò dovrebbe essere ella convinta che facesse tesoro dell'esempio luminoso che ora le porge il governo cui appartiene, chiamato ad irreparabile rovina, appunto per la guerra da lui fatta alla universale aspirazione per la libertà ed indipendenza della nostra patria.

Noi siccome cattolici veneriamo il pontefice ma aborriamo il turpe governo che da esso emana, e del quale troppo lungamente abbiamo sperimentato le crudeltà ed ingiustizie.

I nostri voti non smentiremo giammai, e pronti a ripetere quanto facemmo per ismascherare la impostura del 12 aprile da lei promossa ed autorizzata, giuriamo di non sopportare chiunque osi oltraggiare la nostra dignità, il nostro amor proprio, l'intima nostra convinzione; né ci acqueteremo finché l'augusta Roma non sarà chiamata ad occupare nel glorioso regno italiano quel seggio, che per l'avita grandezza, e per le presenti sciagure la intera nazione con voce unanime le assegna.

Roma, 20 aprile 1861.

Gli studenti dell'Università Romana (Nazione.)

Recentissime

Scrivono dal Veneto 23, alla Sentinella Bresciana: Ieri mattina veniva arrestato a Peschiera certo Bra soli Angelo, studente, proveniente da Parigi. La sua catturazione fu per sospetto in linea politica.

V’ha qualche poco di concentramento di truppa sotto i forti di Rivoli. Ciò sarebbe da attribuirsi all'intenzione del governo austriaco, di addestrare i soldati in quelle montuose località, nel caso in cui si dovesse portare la guerra in que’ scoscesi dirupi.

A Pastrengo si faranno quattro terrapieni, per contra stare maggiormente quella posizione. Il governo austriaco cosa bone che anche nel 1848 la truppa italiana, percorreva quella direzione, per cui nel caso di qualche altra eventualità, vuol premunirsi con simili difese.

L'emigrato Danesi che non ha guari ripatriò, fu tra dotto in carcere.

Arrivarono a Peschiera 800 uomini che furono dispersi nei forti vicini.

ll commissario distrettuale di S. Bonifacio provincia di Verona certo Magetta da Como ha aperto il consiglio comunale a Colognola, paese sotto la giurisdizione di quel commissariato medesimo per la elezione dei deputati nel consiglio dell'Impero, si presentarono solamente il conte Girolamo Nichesola ed il conte Antonio Fuma nelli.

Mancando il numero dei consiglieri quel zelantissimo commissario, mandava il cursore comunale a bussare la porta degli altri consiglieri per avere il numero legale, con invito ad assistere alla seduta, e siccome nessuno si curò di tale zelantissimo ordine, così richiamò ai reni tenti i dispiaceri che loro sarebbero toccati per tale dimostrazione.

Accettarono nel Veneto l'incarico di deputati nel consiglio dell'impero l'ing. Pasetti dimorante da 20 anni a Vienna, e l'arciprete di Chiesa Nuova, veronese, sacerdote Orgoti.

- A Parigi sarà celebrato con una certa pompa un servizio funebre per le vittime di Varsavia dell'8 aprile, e vi si pronunzierà una orazione in loro memoria. La cerimonia avrà luogo o alla Maddalena, o a S. Rocco.

- Nell'Adriatico si raccolgono grossi navigli. Intorno le rive di questo braccio di mare s'agitano si diverse e si importanti quistioni che ogni Stato vuol farvi per così dire atto di presenza. L'Inghilterra invia le proprie squadre. La Russia, vuol spedirvi la propria flottiglia del Baltico. Un carteggio del Wanderer, dalle frontiere del Montenegro, parla della prossima apparizione della flotta austriaca sulle coste della Dalmazia. Le navi francesi sono pure aspettate e l'Italia manderà parte della propria flotta ad Ancona.

- Secondo una corrispondenza diretta da Roma al Nord, un ambasciatore avrebbe segnalato a Pio IX, come cosa che produceva un pessimo effetto, le voci, più accreditate che mai, che asserivano essere in Roma, il focolare dei disordini della Penisola italiana, e che, malgrado gli sforzi raddoppiati delle truppe di occupazione, la città santa era in fatti il centro e la base del brigantaggio in grande, favorito e prezzolato dagli intrighi delle dinastie decadute. ll Papa avrebbe fatto chiamare monsignor De Merode a promesso di far sparire quelle lebbra.

- Ci scrivono da Piacenza che i lavori di fortificazione continuano alacremente: pel doppio ordine di fortificazioni intorno alla città furono già impiegati 2,300,000 metri cubi di sterro, e 10,000 metri cubi di legname, oltre altri materiali in proporzione.

- Leggesi nella corrispondenza parigina dell'Indipendance belge del 20 corrente, in data 18 aprile: Giorni fa vi ho tenuto parola sulla probabilità che il duca di Grammont avesse fatto qualche passo presso il governo pontificio nello scopo di mettere un termine agl'incoraggiamenti che dal seno dello asilo resogli sicuro dalla protezione della Francia Francesco Il va facendo alla rivoluzione delle Due Sicilie.

Oggi, seguendo un'altra versione, il duca di Grammont si sarebbe rivolto allo stesso ex-re, e senza invitarlo a lasciare Roma precisamente si sarebbe adoperato a fargli comprendere con quale discrezione egii dovesse usare d'una ospitalità che potrebbe riuscire a pregiudizio della tranquillità d'Italia senza che la Francia ne fosse risponsabile.

- Un avvenimento importante, a cui non ha certo piccolo merito la Francia si annunzia da Iassy.

L'assemblea di Moldavia, nella seduta del 10 aprile, prese la risoluzione di esprimere al principe reg gente il voto che le assemblee di Wallachia e Moldavia si riuniscano, per deliberare in comune sulla quistione circa i rapporti fra i contadini e i proprietari.

Quella di Wallachia è convocata per il 22 di questo mese; e tutto ci porta a credere che emetterà un medesimo voto.

- Una notizia di somma importanza troviamo nella nostra corrispondenza di Roma. È opinione colà che la reazione borbonica e clericale si prepari ad un nuovo tentativo nelle provincie napoletane, tanto è l'affacendarsi d'agenti d'ogni specie. È forse dovuto a questi preparativi l'invio del 7° di linea francese alla frontiera napoletana.

- L'arciduca Massimiliano sarebbe stato scelto a presidente del Consiglio, dell'impero, però si parla tuttavia dell'entrata di Hubner nel ministero, la quale, come già abbiamo detto, trarrebbe con se una radi cale modificazione di quella istituzione.

- L'andata del maresciallo Niel a Pietroburgo è interpretata a Parigi come segno che le relazioni fra i due governi non sono mutate. La missione dell'illustre maresciallo potrebbe essere cagionata dalla quistione orientale.

- Abbiamo dai giornali spagnoli qualche particolare sui movimento annessionista a S. Domingo presidente Santana, dietro poteri straordinari conferitogli dalle Camere legislative, assunse il titolo di capitano generale, e compose un ministero in nome di D. Isabella. Un inviato di Santana domanderebbe il protettorato della Spagna.

(Perseveranza)

DISPACCI PARTICOLARI DELLA PERSEVERANZA

Parigi, 25 aprile (sera)

La notizia della riconciliazione completa fra Cavour, Garibaldi e Cialdini ha prodotto qui un ottimo effetto.

Corre voce d'un prossimo viaggio di Niel in Russia si crede che la Francia e la Russia trovinsi in buone relazioni.

Francesco II non lascerà lo Stato del Papa, ma passerà l'estate ad Albano.

Omer-pascià è arrivato al quartiere generale in Erzegovina.

Il trattato franco-belgico è sottoscritto.

Il settimo reggimento di linea francese, di guarnigione a Roma, viene diretto verso i con fini napoletani.

Gli armamenti continuano a Malta, e la guarnigione vi è portata ad 8000 uomini.

Nella Dieta ungherese, Teleki vuol riconoscere soltanto 200 milioni di fiorini di debito dello Stato per L'Ungheria. Il partito moderato inclina ad una conciliazione. L'incoronamento dell'Imperatore dovrebbe aver luogo verso la fine di maggio.

Il signor Seebach, ambasciatore di Sassonia, è andato a Francoforte da Dresda, incontro a parecchi diplomatici tedeschi. A Francoforte vi sarà un Consiglio importante.

Le città della Lituania hanno celebrato una cerimonia funebre per i morti a Varsavia.

DISPACCI ELETTRICI AGENZIA STEFANI

Napoli 27 - Torino 26

La Camera dei Deputati ha discusso lo schema di legge per il prolungamento del servizio de'  corpi staccati di guardia nazionale a tre mesi. Questa legge e quella per una convenzione postale colla Francia e per la proroga dei termini delle iscrizioni ipotecarie in Toscana furono approvate. Un progetto di legge per l'abolizione del privilegio delle tonnaie nelle provincie meridionali non fu preso in considerazione.

Napoli 27 - Torino 27

Opinione 27 - Il Governo della Grecia ha dichiarato che sarà lieto di continuare nelle buone relazioni col Regno Italiano.

Opinione - I Principati uniti e il Bey di Tunisi hanno riconosciuto il Regno Italiano.

Napoli 27 (notte) - Torino 27 (sera)

Parigi 26 - Washington 12 - La milizia di Washington è convocata - Sumter ricusando di arrendersi. Mouttric l'ha cannoneggiato. - Sumter risponde energicamente-Sessione straordinaria del Congresso del Sud.

Washington 14 - Resa di Sumter dopo 40 ore di combattimento.

Vienna - La Dieta di Dalmazia ricusa di Pºr tecipare alla Dieta di Croazia.

Cracovia 25 - Tutte le città di Polonia sono occupate militarmente-Gli arresti Continuano - I ginnasi di Varsavia e di Kalisz sono chiusi.

Napoli 27(notte) - Torino 27 (sera tardi)

Londra 27 - Palmerston dichiara che la condotta dei funzionarii Prussiani verso il Capitano Macdonald è evidentemente intesa a sconcertare le relazioni amichevoli dell'Inghilterra colla Prussia. Non comprende la condotta del Ministero Prussiano. In simile caso il Governo Inglese avrebbe immediatamente fatto le scuse.

Napoli 28 - Torino 27

La Camera dei Deputati dopo relazione di petizioni discusse ed approvò il disegno di legge per facoltà ai carabinieri riammessi al servizio di accumulare la paga di attività e di riposo. Il Mini stro dell'Interno presentò un progetto di legge sulla pubblica sicurezza e sul contenzioso amministrativo.

Napoli 28 - Torino 27 (sera)

Patrie 27 - E inesatto che i francesi debbano lasciare Roma. La Francia rimane non solamente per guarentire la sicurezza del S. Padre, ma per contribuire con la sua presenza alla pace italiana permettendo l'organizzazione interna. Lo sviluppo delle istituzioni dopo la partenza da Roma lascerebbe i belligeranti in presenza, e produrrebbe in breve tempo un conflitto tra l'Austria, e il Pie monte. Ecco perché tutte le Potenze, e l'Inghilterra per prima veggono senza rammarico la prolungazione della nostra occupazione, che reclama no ugualmente gl'interessi religiosi.

Il Pays ha un dispaccio che dice - Francesco Il lascerà prossimamente Rom.

Un altro dice il contrario.

Napoli 28 (sera) - Torino 27 (sera)

Parigi 28 - Sarajevo 27 - Ottanta cavalli carichi di viveri sono entrati in Niksich. ll Montenegro ha permesso il passaggio attraverso il suo territorio.


Fondi Piemontesi 74,10
Tre per cento francese 68,65
Cinque per cento id. 95,30
Consolidati inglesi 9178
Metalliche Austriache 65,25

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ANNO I. Napoli 30 Aprile 1861 N. 55

IL PARLAMENTO GIORNALE POLITICO DELLA SERA
Si pubblica tutti i giorni (esclusi i festivi) alle 5 p. m.
COSTA UN GRANO


NAPOLI 30 APRILE 1861

LE CALABRIE - E LA REAZIONE

Nelle Calabrie l'elemento borbonico non primeggia, anzi è in tale inferiorità, che potrebbe dirsi nullo; havvi ciò non pertanto uno stato di violenza sostenuto dal bisogno, dalla mancanza di pane, e di lavoro; e però aggressioni, sequestri di persona, minaccie di taglie ed altre cose simili, che colà si riproducono sotto nome di brigantaggio - Non si confonda adunque questo stato di violenza, occasionato da deplorabili errori governativi, col principio politico che altra volta sostenne il Cardinal Ruffo.

Le Calabrie, e specialmente la citeriore, e l'ulteriore Seconda non possono caldeggiare la causa del Borbone, perché hanno la coscienza di avere il più operato pel trionfo della Rivoluzione, personificata in Garibaldi - E quindi, a prescindere delle simpatie per la libertà e per l'indipendenza, hanno un'interesse evidente per combattere e respingere tutto che pute di borboniano.

Ma ciò non basta, per far progredire quelle popolazioni nella via unificatrice del sistema italiano, perché quando manca la sicurezza personale, il rispetto alla proprietà, quando manca lavoro, e pane, quando la giustizia non è retta mente amministrata, si crede nel diritto di reclamare, e di ottenere ciò che fa bisogno.

I Governi non devono lasciar tempo a popoli, per confrontare, e giudicare, e condannare un sistema nuovo, e preferirgli l'antico, perché in questo secondo caso, può dirsi moralmente perduto il sistema, cui si vuol dar vita.

Nè si creda - almeno per le Calabrie che la forza comprimente possa riescire a fare accettare ciò che il buon senso del popolo rifiuta, come contrario al benessere cui si aspira - In Francia si apprezzano meglio le condizioni delle Calabrie, ove ben sessantamila francesi perirono nel primo quinquennio dell'occupazione militare, e si badi, che in allora erano co' francesi i proprietari, i borghesi, le aristocrazie del pensiero e della fortuna, il Clero! mentre, nelle attualità, per lo abbandono in che giacciano quelle provincie, le simpatie che produssero il plebiscito sono in progressione decrescente - L'attuale indirizzo governativo, non sappiamo se per proposito, per necessità, o per negligenza, non soddisfa a più urgenti bisogni delle popolazioni; e però queste non possono naturalmente mostrarsi contente e ferventi in quel principio, che da pria valse a sollevarle e a farla trionfare.

I popoli non devono esser lasciati a loro stessi, né si deve farli ridurre all'estremo, perché potrebbero uscir di linea, e compromettere il sistema generale.

Si badi seriamente a questo: la stampa non tace; ma che si ottiene, quando a Torino non si leggono i Giornali Napoletani, perché si credono esagerati o bugiardi? - Se dunque il vero non si attinge o non si vuole attingere né dai Giornali, né dalle petizioni, che rimane a fare? Noi - che non vogliamo dar l'esempio di discordia, e che abbiamo il più gran bisogno di sperare fatta l'Italia, seguiamo nella nostra via, e diremo, né lasceremo di dire la verità e di reclamare quei provvedimenti che potranno salvare il paese. La responsabilità ricada su chi non ci ascolta.

D.

CAMERA DEI DEPUTATI Tornata del 25 aprile.

Presid. TECCHIO.

Cont. e fine, v. num. prec.

Massari non si sgomenta e propone che la discussione del suo favorito progetto abbia la precedenza sulla continuazione della discussione per le interpellanze Pescetto.

Per la terza volta la sua proposta è rigettata (ilarità generale).

Presidente invita il deputato Serra a riferire sulla elezione del collegio d'Avigliana, domanda reiteratamente se nessuno prenda la parola, mette ai voti le conclusioni dell'ufficio per la convalidazione dell’elezione d'Avigliano, le quali sono adottate e debole maggioranza.

Si riapre la discussione sulle interpellanze per la ferrovia di Savona.

Peruzzi dice che non è questo il tempo di occuparsi di questa ferrovia sia per le condizioni finanziarie in cui si versa, sia perché il traforo delle Alpi Svizzere che sta per decidersi dovrà influire sulla linea da sciegliere.

Bixio sostiene contro Cavour Gustavo che nella riviera di ponente non c'è che un porto, quello di Savona. Quello di Porto Maurizio è un rifugio, ma non un porto.

Pettiti. Se l'antico Piemonte compì la sua rete di ferrovie ciò fu a costo di sacrifizi grandissimi, e se ora egli contribuisce alle ferrovie delle altre parti son certo che anche i deputati di quelle provincie saranno lieti di con tribuire a che le nostre anche secondarie siano compiute.

Del resto quella di cui si parla non è punto secondaria ma di grande interesse anche strategico.

Peruzzi. Non dico che queste strade non si debbano compiere: spero che presto si faranno: ma in questo mo mento non converrebbe ricorrere al credito pubblico.

Valerio. L'ordine del giorno Pescetto non domanda che la ferrovia si faccia né oggi né domani; esso non do manda altro se non che una dichiarazione della Camera la quale sanzioni che la ferrovia di Savona è d'interesse nazionale.

Cavour G. fa appello ai deputati che portano interesse alla strada da Torino per la valle del Po al mare, perché pongan fine a questa discussione che dura da due giorni.

Come potremo noi fare gli affari d'Italia? Se si dovesse decidere domani pazienza; ma trattandosi di una discussione da prendere fra due o tre anni ciò indispone la Camera.

Propone la chiusura che è appoggiata e poscia approvata.

Il Presidente legge l'ordine del giorno Borsarelli così concepito. «La Camera ritenute le dichiarazioni e le riserve del ministero passa all'ordine del giorno puro e semplice..

Pescetto. Anziché accettare quest'ordine del giorno propongo l'ordine del giorno puro e semplice. Posto ai voti è adottato.

Presidente. Ha la parola il deputato S. Severino per le sue interpellanze sulla ferrovia di Cremona.

S. Severino domanda spiegazioni al ministro dei lavori pubblici che spera vorrà mantenere le promesse della legge 8 luglio 1860..

Peruzzi. Quando una legge è sancita da tutti i poteri dello Stato il ministero non ha che un sol dovere, quello di farla eseguire. Soggiunge qualche schiarimento da noi non inteso.

Cadolini insta perché sia mantenuto il contratto colla società concessionaria lombarda stipulato l'anno scorso e propone analogo ordine del giorno.

Peruzzi lo respinge; ma dichiara che se i poteri dello Stato non modificheranno la legge che approva quel con tratto, egli certamente le darà piena esecuzione.

L'ordine del giorno è appoggiato.

Colombani ne propone un altro così concepito: «La Camera soddisfatta delle dichiarazioni del mini stero, passa all'ordine del giorno.» È appoggiato anch'esso.

Jacini pronuncia un lungo discorso tecnico col quale sviluppa il suo sistema di fronte a quello del ministro Peruzzi.

Peruzzi sperava che le sue parole provocassero una discussione nella stampa e nel suo gabinetto, non nella Camera. Prega i rappresentanti della Lombarda di favorirlo dei loro consigli privatamente.

Menichetti propone l'ordine del giorno puro e semplice.

Ma la Camera non essendo in numero, e non potendosi perciò porre ai voti l'ordine del giorno puro e semplice, il presidente domanda a Canolini e Colombani se essi ritirano gli ordini del giorno che han proposto, il che verrebbe allo stesso scopo. Cadolini e Colombani li ritirano.

La tornata è sciolta alle 5 ½.

(Diritto)

Camera di Deputati-Tornata del 26 aprile

Presidenza TECCHIO

La tornata ha principio alle ore l'½ Si legge il processo verbale della precedente tornata e il sunto delle petizioni.

Si fa l'appello nominate.

Il deputato Robecchi Giuseppe (minore) dà il giuramento.

Torrigiani propone si stabilisca un giorno per la discussione delle petizioni.

Giusta proposta del marchese di Cavour si stabilisce che domani si mettano all'ordine del giorno le petizioni.

L'ordine del giorno porta la discussione sulla proposta di legge relativa al prolungamento del servigio della Guardia nazionale.

Progetto del Ministero

Art. 1.

La durata del servizio dei corpi distaccati che la Guardia nazionale può essere chiamata a somministra re per servizio di guerra, non potrà oltrepassare i tre mesi, a meno che il luogo di presidio sia dichiarato in istato d'assedio.

Art. 2.

E derogato all'articolo quinto della legge del 27 febbraio 1859 in quanto è contrario alla presente.

Progetto della commissione

Art. 1. Identico al primo del progetto del ministero.

Art. 2. ll milite designato al servizio farà valere i suoi diritti di esenzione, dispensa o riforma, innanzi al Consiglio di leva del luogo in cui si organizza il battaglione del corpo distaccato.

Art. 3. È derogato all'articolo quinto della legge del 27 febbraio 1859 in quanto è contrario alla presente è pure derogato al disposto del secondo alinea del se condo articolo del decreto 8 settembre 1860, n. 4394, convertito in legge del 31 ottobre 1860 n. 4390.

Ministro dell'interno. Non mi oppongo alle modificazioni della giunta. Credo tuttavia dover osservare che la legge attuale prevede che i battaglioni mobili siano chiamati inopinatamente, debbano partire, salvo la produzione dei titoli di dispensa presso i Consigli di leva del luogo di destinazione. La giunta migliora la condizione dei militi, perché possano produrre i titoli nanti il Consiglio di leva del luogo d'onde partono. Ma ha due inconvenienti: si ritarderà la partenza dei battaglioni per l'esame dei titoli; quindi nel luogo di partenza si trovano troppe agevolezze per dispense o riforma. Il concetto della legge è far partir al più presto i battaglioni. Ma i militi che hanno veri titoli di esenzione sono vantaggiati dalla giunta. Non avrei proposta condizione che potesse ritardar la partenza, ma non ho neppure gravi obbiezioni a fare alla modificazione della commissione.

Casaretto, relatore. Credo che si possa ovviare all'inconveniente allegato del signor ministro. L'anno scorso si erano ordinati i ruoli della guardia mobile, la lista dei militi non aventi esenzione ad addurre si può preparare, quindi il decreto non avrà più ritardi, non vi saranno più indagini a fare. Adoperando diversamente può accadere che un battaglione di 600 uomini mandato in una fortezza, venga ridotto a 300 a questo appunto intervenne al battaglione che da Genova fu mandato in Alessandria. Sarebbe un grave inconveniente l'obbligare un milite a produrre i suoi titoli all'esenzione nel luogo della destinazione. Osservisi che, sopra 52 mila iscritti nelle antiche provincie, soli 18 mila vennero trovati abiti. E quelli che sono dispensati dalla leva militare sono altresì dalla guardia mobile. Pochi individui insomma si possono trovare per ogni classe e perciò prego la Camera ad accettare la proposta della giunta.

Presidente. Tale questione si potrà trattare come venga in discussione l'art. 2. Per ora si tratta solo di saper se il ministro accetta che si ponga in discussione il progetto della giunta.

ll Ministro accetta.

Castagnola. Non posso tacere un inconveniente gravissimo, cui non si ripara col progetto della giunta. La mobilizzazione si faceva in virtù dell'articolo 128 della legge 4 marzo 1848. Si riconobbe il sistema vizioso, perché si doveva recare lo stato di famiglia. Per ciò si adottò la legge 27 febbraio 1859. Per semplificare la cosa si disse che le stesse esenzioni valevano per l'esercito e per la Guardia nazionale mo bile. Non ci avvedemmo che così si rendeva quasi impossibile la mobilizzazione. Col nostro sistema di leva di prima e di seconda categoria, non restano più che quelli che si fecero sostituire. Perciò si trovò nel 1859 la cosa quasi impossibile a Genova, e non s si potè venirne a capo che sollevando i più alti i più alti richiami. Altro scandalo fu quello di far valere l'esenzione al luogo della destinazione. L'inconveniente si farà anche più forte coll'art. 2. Nelle antiche pro vince, se non vi saranno volontari, sarà quasi impossibile la formazione dei corpi staccati.

Si dovrebbe pertanto approvare una modificazione. Per l'esercito non si prendono che i più robusti e quelli che sono in certe condizioni di famiglia. Ma le guardie mobili non hanno che un servizio di 3 mesi difficilmente s'hanno a battere: Il perché si potrebbero ammettere per essi uomini di più bassa statura e senza tante esenzioni di famiglia. Osservo e faccio voti che la Camera accetti la proposta del gen. Garibaldi. Ma se guardo alle grandi obbiezioni e alla stagione già avanzata non credo sia sì facile si possa discutere. Chi ha tempo non aspetti tempo; è opera prudente porre riparo ai mali.

Ma, si dirà, con qual criterio procedere? Si stabiliscono, con regolamento approvato con regio decreto, le esenzioni. Così cesseremo un grave inconveniente, e faremo una legge vantaggiosa. Mi riservo a proporre un articolo in questo senso.

Si chiude la discussione generale.

Si legge ed approva l'articolo primo.

Ministro dell'Interno. Quando io proposi la legge vi di che anche altre parti della legge sulla guardia nazionale avevano d'uopo di riforma. Ma coll'annessione delle provincie meridionali, noi possiamo avere bisogno d'inviare prontamente dei battaglioni mobili, e infatti se ne mandarono, da Torino da Milano, da Bologna ecc. Mi risolsi a non proporre per ora altre riforme che questa, poiché altrimenti entreremmo nelle difficoltà toccate dall'onorevole Castagnola. Bisognerebbe assai tempo perché le proposte potessero venire approvato anche dal senato, e forse anche nuovamente da questa assemblea. Ammessa la proposta della giunta, dovremmo ammettere eziandio quella dei deputati Castagnola. Del resto la discussione avrà sede più opportuna come si venga a discutere sulla proposta del generale Garibaldi. Io non mi oppongo in principio né alla giunta, né al deputato Castagnola ma il concetto primitivo del progetto viene alterato. Per es so non volevasi far altro che portar a tre mesi la durata del servizio. La camera del resto farà quanto crede più conveniente.

Casaretto. È giusta l'osservazione del deputato Castagnola e io stesso già la faceva. Tutti sono chiamati a far parte dei corpi mobili e tutti, diceva, possono andarne e senti. La frase era alquanto esagerata, poiché vi erano coloro che avevano terminato il servizio militare e coloro che si erano fatti sostituire. Ma la proporzione era ben piccola, perché ci vollero undici classi per formare un battaglione di 500 uomini. Ma esposi la ragione perché non si tradusse in legge. Fu preso in considerazione il progetto del generale Garibaldi. Il ministro desiderava che si approvasse prontamente la legge. Quindi nono stante la giustezza delle osservazioni non ammettemmo la riforma, di cui non si riconobbe la urgenza.

Presidente. La prego a limitarsi all'articolo secondo.

Casaretto. Nelle antiche provincie sarà quasi impossibile formare quei battaglioni. Ma nelle altre provincie non è applicata la legge sulla leva. Per qualche mese, il governo, senza portare gravi disturbi, non potrebbe nelle antiche provincie mobilizzare la milizia, ma potrà formare corpi staccati nelle provincie annesse. E impossibile obbligar dieci uomini ad andar da Torino a Napoli e poi rimandarne otto a casa. È un gran disturbo per le famiglie, gravi danni per la salute altresì e senza risultamento.

Ministro dell'interno. Riconosco la giustezza delle obbiezioni, ma le credo esagerate. Infatti vedemmo i battaglioni fare ottimamente il loro servizio; siamo dunque lungi dall'allegata impossibilità. Credeva che la sola utile innovazione fosse solo ora sostituir i tre me si ai 40 giorni. Il governo prese in considerazione la proposta dell'armamento e crede si possa migliorar in altre parti la legge.

Depretis. Ammette la giustizia della proposta della giunta, ma ha pur gravi inconvenienti. In seguito alla legge del 27 febbraio il reclutamento dei corpi staccati è troppo ristretto, ma almeno il governo può far assegnamento sopra una forza reale. Noi apriremo un tal campo ai reclami che il governo non potrà valersi della forza. E v'è bisogno di potervi fare capitale subito. Del resto abbiamo un'occasione prossima di discutere. Altre mende vi sono pure nella legge sulla guardia nazionale. Si lasci il progetto com'è, si allontani il pericolo che il governo non possa valersi dei corpi staccati.

D'Ondes. Se si vogliono stabilire eccezioni l'art. 2 della giunta è indispensabile. Lo stato è ora molto esteso. Andando a Siracusa e Messina, i militi perdo no molto tempo per far valere i loro diritti.

Guglianetti. Se non si ammette la proposta del ministro sarà quasi impossibile la formazione dei cor pi staccati, perché si cercheranno mezzi immaginari se non reali per esimersi dal servizio.

Molfino. Si allegarono due inconvenienti per com battere la proposta della commissione; il ritardo della partenza e la soverchia facilità delle esenzioni. Quanto al primo si può rimediarvi colla formazione de'  ruoli nei singoli comuni. Quanto al secondo i consigli di leva sono buoni giudici e non ammettono di leggeri finte malattie. Non si contrasta che nelle nuove provincie vi siano molti militi mobilizzabili, si perché meno classi furono chiamate e sì perché non vi fu anco ra applicata la nuova legge sulla leva. Se quindi il governo abbisognerà di corpi staccati potrà ricorrere a preferenza a quelle provincie, giacché le antiche contribuiscono già assai più pel servizio nell'esercito. Dovendosi rimandare a casa i militi esentati il governo si sobbarca a gravissime spese e grande è il disagio ed il sacrifizio pei militi. Se non si ammette la proposta della giunta bisogna cancellare la disposizione della legge dei 27 febbraio.

Castagnetto insiste sulle ragioni già adotte in precedenza, ma la Camera si mostra desiderosa della chiusura.

Il Presidente mette ai voti il secondo articolo pro posto dalla commissione, che è il seguente: Art. 2.

Il milite designato al servizio farà valere i suoi di ritti di esenzione, dispensa o riforma, innanzi al consiglio di leva del luogo in cui si organizza il battaglio ne del corpo distaccato.

La camera non lo ammette.

Il Presidente dice che ora converrebbe mettere ai voti il terzo articolo proposto dalla commissione ma il deputato Castagnetto dichiara, che respinto l'art. 2°, rendesi inutile il terzo.

Il Presidente mette quindi ai voti il secondo articolo del progetto di legge del ministero così concepito.

Art. 2.

È derogato all'articolo quinto della legge del 27 febbraio 1859 in quanto è contrario alla presente.

La camera approva.

Il Presidente mette ai voti per scrutinio segreto il complesso della legge ministeriale.

Risultato dello scrutinio:



Presenti, 213
Favorevoli 194
Contrari 19

L'ordine del giorno porta la presentazione d'un progetto di legge del deputato Musolino per l'abolizione del privilegio sulle tonnaie nell'Italia meridionale.

Musolino. Questo progetto di legge è un argomento di tutta giustizia. La pesca del tonno è molto ricca, ma richiede molti capitali. Ma questo privilegio si estende a molte miglia nel mare: la pesca dura 3 o 4 mesi all'anno e durante questo periodo molte famiglie di pescatori sono privi di guadagno. I comuni marittimi sono egualmente danneggiati. Richiamo la ca mera ad occuparsi seriamente di questi interessi. Que sto privilegio è un'ingiustizia, una profonda immoralità.

La legge dichiara che il fondo dei mari e dei fiumi è dello Stato, non dei privati. La legge comune dice che il mare è pubblico, ma la privativa per la pesca del tonno è una derisione della legge. La legge dice che tutte le industrie sono libere, ma la privativa per la pesca del tonno rende menzognera la legge. La legge dice che tutti i Comuni sono eguali; ma anche questa è una menzogna per la privativa del tonno. Alcuni godono di questo privilegio? Nel 1806 la legge francese in Napoli aboliva tutti i feudi, e ne avocava i redditi allo stato; e poscia li cedeva ai comuni. Ritornati i Borboni, furono restituiti i feudi agli ex-possessori, a danno dei comuni. Spero che il governo nazionale e riparatore farà giustizia a questi comuni, reintegrandoli nel dritto da essi giustamente acquistato per legge. Alcuni di questi comuni devono aver presentato una petizione, di cui il deputato Chiaves potrà renderci conto. Frattanto io propongo che la camera richiami in pieno vigore la legge francese del 1806.

ll deputato Musolino legge il suo progetto di legge di viso in tre articoli. Quanto al secondo ed al terzo che versano sul compenso da accordarsi ai privati possessori attuali della privativa, il deputato Musolino osserva che cedendo il dritto ai comuni, non lo si cede a chi può usar ne a beneficio generale, facendolo esercitare da imprenditori o da pescatori per conto proprio. Il beneficio sarà dunque generale. Tanto più che si darà cosi ai comuni, anche una nuova rendita per alleggerire le imposte e le gabelle comunali.

Il deputato fa alcune altre considerazioni sulla convenienza di accordare un compenso ai possessori, non in via di diritto, che non trova sussistente, ma in vista dei molti capitali impiegati per l'esercizio del dritto. Prega quindi la camera a prendere in considerazione il suo progetto.

(continua)

Recentissime

Veniamo assicurati che il barone Natoli, il quale, per essere in ballottaggio a Messina, aveva creduto di offrire le sue dimissioni, non uscirà dal ministero.

Le voci di cambiamenti ministeriali, che qualche giornale mise in giro, non hanno fondamento.

Leggiamo nella Gazzetta di Torino: Garibaldi partiva ieri da Torino dirigendosi alla villeggiatura Pallavicini, situata, se ben ricordiamo, nelle vicinanze di Stradella, ove rimarrà alcuni giorni, e di là, a quanto ci viene assicurato, si recherà direttamente a Caprera. - Commissione legislativa. - Gli uffici della Ca mera hanno domandato l'esame del progetto di legge per la leva di 18. 000 uomini nelle provincie napoletane sui nati negli anni 1837-11 ad una commissione composta dei seguenti onorevoli: Urbani 1. ufficio, Boldoni 2., Torre 3. Castellamonte 4., De Blasiis 5., Monti 6:, Fenzi 7., Morelli Donato 8, e Bonghi 9.

Lode a tutti quei generosi.

Scrivono da Padova 21, alla Sentinella Bresciana:

Oltre gli arrestati per la dimostrazione della banda ungherese, anche giovedì e venerdì furono arrestati e strappazzati da questa polizia altri individui. Ieri al Dolo furono arrestati Gidoni Antonio e Dal Bò accusati dallo Scarella di aver fatto andare a vuoto i convocati comunali. Fuggirono in tempo Pizzo, Destro, Zambonello.

Vi ha qui dappertutto da Nabresina a Mantova un continuo movimento di truppe, passano non interrotta mente carriaggi di farine, di galletta, di attrezzi milita ri, di barconi e posso assicurarvi che a Bauda vi sono 90,000 quintali di provvigioni che aspettano di essere trasportati in Italia.

- Pare sia intenzione del governo di mobilizzare, appena votata la legge che porta a tre mesi la ferma pei corpi distaccati, quattro battaglioni per l'Italia meridionale.

- Il ministro Minghetti ha annunziato alla Camera la partenza per Napoli del generale Cosenz in qualità d'ispettore generale delle guardie nazionali dell'ex-regno.

Sappiamo che sarà accompagnato in questa missione dal colonnello di stato maggiore signor Carrano, e dal colonnello di fanteria Camille Boldoni. Il primo è incaricato della organizzazione del servizio e del personale ed assume anche la qualità di segretario generale dell'ispettore, il secondo provvederà all'istruzione ed alle manovre.

- Leggesi nella Perseveranza:

La riconciliazione fra il conte Cavour e Garibaldi, fra Garibaldi e Cialdini è stata franca, leale, intiera. Es sa è seguita sotto lieti auspicii,e mercé l'influenza di un altissimo personaggio. L'alto mediatore invitava iersera presso di sé l'onorevole conte di Cavour, che giunto immantinenti, fu pregato di passare nella sala attigua a quella in cui trovavasi chi lo aveva fatto chiamare. In quella stanza il conte di Cavour trovavasi faccia a faccia col generale Garibaldi: l'usso richiudevasi dietro i due grandi personaggi, i quali rimanevano lunga pezza a colloquio da solo a solo. In seguito a tale colloquio, l'uomo di Stato e il guerriero separavansi visibilmente commossi e soddisfatti delle spiegazioni avute, e con una cordiale stretta di mano ponevano fine ai passati dissensi. Tor nato da Moncalieri, ove era seguito il ravvicinamento il generale Garibaldi ponevasi a letto, allorquando gli si diceva che il marchese Pallavicino Trivulzio bramava vederlo. Recatosi alla di lui casa, il generale Garibaldi incontrava colà il generale Cialdini. Fra i due soldati d'Itala le spiegazioni furono brevi e generose. Essi abbracciaronsi, e sui loro volti abbronzati fu vista scorrere qualche lagrima di tenerezza.

Dicesi che a segretario generale per gli affari di grazia e giustizia nel consiglio Luogotenenziale di Sicilia, venne definitamente chiamato il sig. Paolino Maltese.

- Le dimissioni del barone Natoli non vennero finora accettate.

--La riunione iersera della maggioranza della Camera ebbe per iscopo lo intendersi circa al progetto, di Garibaldi sull'armamento; progetto, che, verrà adottato in seguito a sostanziali modificazioni.

Nella riunione, alla quale intervennero i ministri si è pure parlato dei progetti di legge pel riordinamento amministrativo. Il generale Garibaldi dev'essere partito questa mane per Ginestrello insieme col marchese Pallavicino. Il generale Garibaldi tornerà presto a Torino, avendo rinunziato alla sua gita a Cremona.

- Scrivono alla Nuova Europa: Non ho visto che alcuno dei vostri giornali indipendenti abbia parlato dell'assicurazione data al Papa da tutte le potenze, compresavi la Spagna, rapporto all'occupazione di Roma. Il vostro mi pare, disse qualcosa per parte di Francia, ma non delle altre. Ecco quello che c'è. Le potenze hanno assicurato Pio IX che i Francesi resteranno a Roma, e qualora per ragioni di politica europea dovessero ritirarsi, una di esse o tutte collettivamente li surrogheranno per conservare al Papa la Sovranità della città e del patrimonio di S. Pietro. Questa notizia di cui non ho bisogno di farvi rilevare tutta la gravità, la ho da fonte così buona che potrei garantirla.

(Osservatore)

- L'Oestereichischer Zeitung scrive, in data di Vienna, 22 aprile: ll principe Petrulla che ritornò pochi di sono da Roma passando per Monaco, ebbe l'onore di essere oggi ricevuto in udienza particolare dall'imperatore, al quale con segnò uno scritto di propria mano di Francesco il il principe Petrulla recò pure una lettera dell ex regina all'imperatrice, come anche parecchie fotografie, che si riferisce alla dimora della regia coppia in Gaeta. Se condo che udiamo, il principe resterà per ora a Vienna.

DISCORSO POLITICO

DI CARLO M. a CANONICO TALLARIGO

Professore di belle lettere ed estetica nel seminario di Nicastro, seguito da un appello al Clero delle Calabrie. (Recitato nella chiesa dello Spirito S. alla vigilia del Plebiscito).

Con vera sodisfazione abbiamo percorso questi due discorsi del nostro egregio amico signor Tallarigo: essi riboccano di vita e di sentimento patriottico, e congiungono la maschia e fervida parola all'aggiustatezza delle idee ed al colpo d'occhio politico. Sono l'esplosione di quell'entusiasmo che animava i combattenti di questa Italia nella rapida e sublime epopea che rovesciando la matematica del tempi, riprodusse sotto un duce maraviglioso i miracoli della leggenda.

---Ci augureremmo che tutti gli istituti e i collegi abbiano tali professori qual è il Tallarigo, come lo ha il Collegio Vescovile di Nicastro; la città forte che seppe per ben due volte, trai pericoli della distruzione, spiegare fieramente lo stendardo della libertà in faccia a tiranni.

F. MAZZA DULCINI


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ANNO I. Napoli 1 Maggio 1861 N. 56

IL PARLAMENTO GIORNALE POLITICO DELLA SERA
Si pubblica tutti i giorni (esclusi i festivi) alle 5 p. m.
COSTA UN GRANO

LE CALABRIE

La nostra voce predicherà al deserto: non è così?

La stampa napoletana è una stampa intemperante, esigente, essa è la sola stampa d'Italia che non conosce il suo dovere! - L'ha detto, il Gabinetto di Torino per organo dell'Eccellentissimo Minghetti, de'  suoi giornali: l'anno detto i bramini del Napoletano che siedono alla destra di chi ha fatta l'Italia, o la farà piacendo al Signore -

E nondimeno predichiamo.

Se non è una presunzione il ripeterlo a gran Lama del Governo Italiano: al contegno, alle armi dei Calabresi, e di quei generosi del Napoletano che si associarono all'opera del riscatto è dovuta in gran parte l'emancipazione di queste provincie dall'Incubo Borbonico, quando il Messia dei popoli batté col piè questa terra dicendo loro: seguitemi.

Cavour, Fanti e gli onorevoli della destra vedono ora in queste provincie - anfiteatro di belve per dodici anni - le provincie della dolce Toscana, l'abbiamo già detto, e sta bene; e se non fosse che le cose nostre son troppo serie per riderci sopra, questo modo di vedere sarebbe eminentemente comico e l'estetica politica ci troverebbe il ridicolo nella sua espressione più pura. Ma ciò sia a detto di passaggio.

Avremmo l'onore di dirvi, eccellentissimi ed onorevoli che ci dirigete così bene da sotto le Alpi, e che date una consegna così popolare e scrupolosamente osservata ai Consiglieri e Segretari della Lanterna Magica governativa che è ed i calabresi devono essere trattati dal Governo - se un Governo ci è per essi - in modo che la cosa pubblica cammini, sia pure di sghembo come il granchio - ma cammini.

Ma non può camminare se non rovesciate dalle fondamenta, se non adeguate alla polvere l'elemento assassino che con una costanza imperturbabile i vostri consiglieri si affaticano a proteggere. Non ci è bisogno di essere, né Pitt né Fox, né Macchiavelli per vedere che quei popoli che si sono sollevati in armi per rovesciare l'oppressione non possono vedersi, colle braccia conserte, la famiglia degli oppressori tuttavia nel potere, dominanti su di loro, che spargono la venefica influenza Borbonica che mai non muore, sogghignanti sopra gli stalli del dominio al di sopra dei prodi ed onesti amici della Patria cui stettero col piede sul petto per dodici lunghi e lugubri anni.

Nella storia di questo mondo sin dai tempi che successero immediatamente al Diluvio ed anche quelli che lo precedettero, ogni Governo che subentrava ad un altro nel dominio di un popolo aveva due vie da scegliere per farlo suo: o l'amore o la forza: la forza col sangue e col terrore: l'amore col trattarlo bene. Una picciola riflessione, cioè un ritornello, s'innesta a ciò nella specie, ed è, che questo popolo che voi trattate male à fatto quel tale Plebiscito che voi sapete.

E facendolo intendeva che i suoi voti liberali fossero rispettati e per conseguenza - corollario il Personale degli oppressori venisse abbattuto.

Se volete prescindere dal Personale e trincerarvi nell'astratto supponendo negli uomini tutti una forza di sacrificio e di abnegazione estrema nel morale e nel materiale mentre voi che vi dite più civili degli altri e i vostri che vi sostengono qui approfittate apertamente del frutti di una rivoluzione che non volete conoscere -in tal caso date al mondo uno spettacolo politico da cui la moralità ripiega le sue ali fuggendo.

 E voi e i vostri che qui mandate si beano dalla loggia del potere come fà un nobile con l'occhialetto dalla loggia di S. Carlo guardando al coro di una rappresentazione, quando una musica di Verdi né accompagna i concerti sopra le più acute, lugubri note.

Avanti. Voi perché aggiungete lo scherno all'ingiuria? che gli uomini della rivoluzione siano come scartati, e se hanno merito intellettuale, confusi e sconosciuti, e se ànno bisogno di sussistenza dopo tanti patimenti, gittati sul pavé sdegnosamente, l'è una ingratitudine che non si fa impunemente, ma la loro dignità e il loro patriottismo vi serve di schermo: ma perché poi permettere che la società sia minacciata di decomposizione, non organizzando né permettendo che si organizzi una forza nazionale per l'interiore? perché prometter la sempre e canzonarci sempre? non bastavano i cinquantamila borbonici sbrigliati da Fanti? perché in nome dell'Onnipotente non volere che ciò si faccia davvero? il brigantaggio già comincia a pronunziarsi nelle Calabrie: e quando dunque avverrà questa organizzazione stanziale e mobile? volete accorrere dopo, come avvenne a Sagunto: e perché? Anche l'Europa, come voi dite, si allarma di questo armamento?

E si allarmerà parimenti l'Europa, se voi aprirete delle vie in queste Calabrie cui il Governo borbonico lasciò senza strade come un bosco, per abbrutirle? Si allarmerà se richiamate col beneficio del lavoro (divenuto una mistificazione per le cento ridicole promesse fattene) il bisogno e l'attività di molta gente del popolo, sconcertata, malcontenta e bisognosa di pane nelle Calabrie?

Badateci: e non mestificate quei popoli ed il Paese! i Consiglieri di Napoli si discaricano sul Ministero ed il Ministero si discarica sui Consiglieri; il giuoco è bello ma, signori, l'indomani di una rivoluzione non è un San Carlino.

E gli amici sinceri del paese hanno un ultima cosa da dire: Non si dia luogo in politica a sinistre interpretazioni.

F. MAZZA DULCINI

 

Il Chiarissimo avvocato D. Francesco De Luca deputato di Serrastretta ha diretto a suoi elettori le generose parole che noi qui ci pregiamo di riprodurre.

È cosa superflua tener parola de'  meriti intellettuali del sig. De Luca, e lo è parimenti, quanto al suo pronunziamento politico, poiché a tutti è noto che nel Consigli della Dittatura, candidato al Potere, egli né declinò con Saliceti, propugnatore di più libero programma nella questione del Plebiscito.

I fatti pur troppo, han reso ora giustizia a quel programma.

F. MAZZA DULCINI

AGLI ELETTORI DEL COLLEGIO ELETTORALE DI SERRASTRETTA.

Chiamato, per vostro benevolo suffragio, a rappresentarvi al primo Parlamento italiano, vi rendo grazie, onorevoli Elettori, e spero rispondere, per quanto la pochezza delle mie forze il consentirà, alla fiducia in me riposta.

Pria di questo supplementare sperimento di elezione, io scrivendo all'egregio avvocato Giuseppe Rossi, nostro conterraneo e mio confratello, diceva:

«Che i popoli, senza sofisticare intorno alle quistioni di politica e di economia, col naturale loro buon senso, confrontano, giudicano, deducono, e quindi rilevano le differenze ed amano di sentirne i vantaggi: che, la utilità mora le e materiale, e per quanto più si può immediato, vole per le popolazioni a sostenere il principio di libertà e d'indipendenza; che, scompagnando queste da quella, rimangono nude aspirazioni e onerosi desideri di pochi pensanti, che si divaga spessamente in mille teorie, e si dilungano Sempreppiù da fatti dell'umanità.

Or l'esperienza di altri tre mesi, riconfermandomi nella mia idea, mi fa più persuaso che la via più utile e più naturale è quella di venire al concreto delle cose, è quella di scendere nel campo de’ fatti e non vagare soltanto nelle astrattezze, Si renda pure encomio alla teoria, omaggio a dottrinari; ma si plauda a fatti utili, e siasi grati e riconoscenti agli uomini pratici, a coloro che sanno e vogliono fare il bene.

Senza indipendenza non vi è garentia di libertà e ciò nel rapporto del governanti e del governati.

Supremo bisogno è quindi di assicurare l'indipendenza di Italia, e quando niuno esterno comando ci preme, e quando l'interno organamento ci è garante di libertà, lo sviluppo della prosperità nazionale e del benessere de'  popoli è assicurato. - Dunque, a conseguir codesti beni, è urgente armar la nazione per esser pronta agli eventi, pro muovere lavoro per assicurare il pane, tutelar l'ordine per la sicurezza delle persone e pel rispetto alle case, amministrare rettamente per garentia del dritto di ciascuno, aprir mezzi di comunicazione e fondare grandi stabilimenti per pro muovere la ricchezza nazionale e creare le grandi risorse del credito.

Senza impegnarmi intorno alla politica esterna per la quale non son mai raccomandate abbastanza la riserba e la prudenza; e riportandomi nei rapporti degli stati che si unificano per formar l'italia, a limiti, che a noi inflessibilmente segna il nostro plebiscito, concorrerò, per quanto sarà in me, all'opera del riordinamento interno, ed allo sviluppo degli interessi materiali, morali ed intellettuali delle popolazioni. Ripeto che senza lavoro non si ha pane; e senza lavoro e senza pane, non può esservi che stato di violenza. E mentre da un lato si provvede al lavoro su larghe basi, e con esso all'ordine, alla tranquillità, al rispetto delle persone e delle cose, dall'altro moralizzandosi il popolo, istruendosi, verrà dato sviluppo alle facoltà della mente, e saranno ravvivati i sentimenti religiosi e accresciute le doti generose del cuore, e il nostro popolo, ch'è pure tanto buono, uscirà dalle umili condizioni in che si è voluto ridurlo, avrà coscienza di se stesso, de'  suoi dritti, de'  suoi doveri, ed entrerà nel lavoro del grande riordinamento nazionale.

Il compito che n'è imposto, non è lieve, imperocché tra altro lo stato delle finanze nel nuovo regno d'Italia, non può essere né florido né soddisfacente; e mentre urge il bisogno a provvedere a grandi cose, occorrono grandi mezzi; ed occorrono questi mezzi appunto quando le condi zioni politiche escludono momentaneamente l'attuazione delle risorse finanziarie di cui Italia non ha penuria. Per quanto adunque è difficile la posizione, per altrettanto saranno maggiori l'ingegno, l'energia l'unanime e generoso concorso de’ popoli, i quali sapranno vincere ogni ostacolo che si frammette al nostro cammino.

Il disavanzo nel Bilancio costituendo da per sé un danno, ed essendo causa di danni maggiori è mestieri farlo disparire, salvo a provvedere quando che sia sull'unificazione del varii debiti pubblici italiani, e sulle riforme generali del sistema finanziero che meglio converrà all'Italia. E se questi provvedimenti son richiesti nell'interesse generale, non debbonsi punto trascurar quelli che riguardano le diverse provincie in particolare, perocché il benessere del tutto non può essere che il risultamento del benessere cospirante delle parti: e però, non sarà mia ultima cura l'attendere agli interessi, e ai miglioramenti ai quali la nostra Calabria ha in contestato dritto. E se ad un progetto da me suggerito per una ferrovia che unisse i golfi di S. Eufemia e di Squillace, per come manifestati con la citata lettera al mio amico avvocato Rossi, surse ad ostacolo il parere di taluni, cui il bene di tutti e peculiarmente quello delle nostre Calabrie non fu mai a cuore, pure nell'esame delle linee concedute o da concedersi potrà aver luogo quel progetto, che per noi sarebbe, relativamente parlando, come un altro istmo di Suez: e raddoppierò di cure ed insistenze, in quanto l'attuazione del progetto riuscirebbe immediatamente proficuo alle popolazioni che sono nel perimetro del distretto cui appartiene il Collegio Elettorale che volle onorarmi del suo mandato.

Io cercherò di non omettere alcuna cosa che, possa tornare ad utilità della patria comune, ed accoglierò con riconoscenza tutti quei chiarimenti che mi si potran dare, e che mi agevoleranno il compito della mia missione.

Infine rendo omaggio all'egregio Cittadino ed amico Felice Sacco, il quale avrebbe potuto ed avrebbe a giusto titolo meritato di essermi pre ferito nell'elezione a deputato. Il suo nobile contegno, l'indeclinata sua dignità, la sua vera carità di patria gli han procacciato la stima e il rispetto dell'universale, che certamente gli terrà conto della sua abnegazione e dei grandi servigi per lui renduti alla causa della Nazionale Indipendenza.

Napoli 25 aprile 1864.

Avv. FRANCESCO DE LUCA

Parlamento Nazionale Camera di Deputati

Tornata del 26 aprile Presidenza TECCHIO.

Cont. e fine, v. num. prec.

Natoli, ministro del commercio, si oppone alla presa in considerazione, trovando in contraddizione i motivi ad dotti dal deputato Musolino, quanto al diritto di compenso nei comuni o nei privati.

Chiaves. Osservo che la petizione accennata dal deputato Musolino fu dalla commissione rimessa al governo, perché se ne occupi in quanto credesse di farlo.

Musolino insiste per il compenso da accordarsi ai possessori attuali in opposizione alle considerazioni del ministro.

D'Ondes. Io mi accomodo alle osservazioni del ministro sulle contraddizioni esistenti nella proposta del deputato Musolino. Il privilegio delle pesca del tonno in Sicilia non dipende da un feudo, ma dalla natura stessa del la industria. Se tutti potessero gettare delle tonnaie, nes sun utile importante ne deriverebbe ai proprietari. Ma siccome esso esigono molta spesa, così la privativa diventa necessaria. Non è un feudo, né un abuso dei baroni, né angherie feudali che sono tutte abolite. In origine sa ranno stati diritti feudali, ma ora non lo sono più. Se si dovesse investigare l'origine d'ogni proprietà, si potrebbe trovare facilmente qualche difetto, qualche vizio. Nel 1812 i baroni siciliani decisero di abolire i loro diritti feudali, indennizzando però i comunisti ed i comuni; ma nessun dritto venne da alcuno reclamato per le tonnaie. Il governo borbonico, che bisogna confessarlo, favoriva i comuni a danno dei baroni, destinò allora commissarii per la stima dei compensi dei diritti aboliti; ed i baroni non furono certo risparmiati. Ma nessun diritto venne accampato per le tonnaie.

Se i comuni lo avessero avuto, il governo non avrebbe certo mancato di estorcere dai baroni il relativo compenso. Prego quindi la camera di non accettare la legge pro posta dal deputato Musolino. Le riforme che intaccano la proprietà devono essere adottate con grande equità e ponderazione. Il solo annuncio della proposta legge metterebbe in grande apprensione i proprietari, li sconforterebbe dall'impiegare i loro capitali. Si getterebbe così il disturbo nei proprietari e l'apprensione nei comunisti, la cui industria resterebbe così danneggiata. Prego quindi la Camera di non manomettere tanto facilmente la proprietà con leggi inconsiderate e precipitate.

Il presidente legge il seguente ordine del giorno che viene proposto dal deputato Sanguinetti.

«La Camera, invitando il Ministero a studiare quali sieno le condizioni in cui versano le tonnaie nell'Italia meridionale, per vedere se sia il caso di presentare un progetto di legge per regolare codesto argomento secondo i principi economici e legali passa all'ordine del giorno. Musumeci aggiunge poche parole a quanto dissero gli altri. Nessuno ha diritto di promulgar leggi sul mare.

Le tonnaie devono esistere come sono. Il mare è libero.

Tutti nel territorio nazionale possono pescare. Se la ton naia appartiene al Demanio, spetta ad esso a stabilire il compenso. Parlano in seguito altri deputati e la camera adotta l'ordine del giorno puro e semplice.

L'ordine del giorno reca l'esame di due leggi: 1. Convenzione postale colla Francia.

Il Ministro dei lavori pubblici chiede di poter dire alcune parole circa i lavori del Moncenisio in rapporto al la discussione di ieri, e dà alcune spiegazioni ed assicurazioni.

Pescetto. Le spiegazioni date del ministro hanno im portanza, ma a fronte delle asserzioni dei giornali esteri contro questi lavori, le sue dichiarazioni essendo fatte quasi per incidenza vorrà la Camera pregare il ministro a dare maggiori ragguagli.

Il Ministro dei lavori pubblici dichiara che fra sei anni i lavori del traforo saranno compiuti, che le macchi ne lavorino a meraviglia e si può scavare tre metri all'ora.

Pescetto. Prendo atto delle dichiarazioni del sig. ministro e lo ringrazio. Desidero che venga fatto noto all'Europa quanto è capace di fare il genio italiano.

Si pone in discussione il seguente progetto di legge: «Il governo del re è autorizzato a dare piena ed intera esecuzione alla convenzione postale colla Francia, conchiusa in Parigi il 4 settembre del 1860, e le cui ratifiche furono ivi cambiate il 13 successivo novembre.» Il progetto della convenzione è identico.

Non dando luogo a discussione alcuna il Presidente pone in deliberazione il progetto seguente:

«Il termine assegnato per la rinnovazione delle iscrizioni ipotecarie in Toscana nei modi e forme stabilite dalla legge del dì 8 luglio 1860 (numero 4156 della raccolta) è prorogato per tutti gli effetti al 31 dicembre 1861.»

Il Ministero accetta questo progetto diverso alquanto nella forma da quello ch'esso propose.

L'articolo è approvato senza discussione.

Si passa allo scrutinio segreto sul complesso delle due precedenti proposte:

Risultamento della votazione:

Convenzione postale colla Francia



Favorevoli 198
Contrarii 3

Proroga delle iscrizioni ipotecarie in Toscana

Favorevoli 195
Contrarii 4

L'adunanza si scioglie alle 5.

Tornata del 27 aprile

Presid. TORREARSA

Si apre la tornata alle 134 col solito appello nomi male perché la Camera non è mai in numero: Prestano giuramento alcuni deputati. Si discute per un ora intorno all'elezione del collegio di Montalcino del qua e il relatore dell'ufficio quarto propone l'annullamento, Andreucci oppugnale conclusioni dell'ufficio e conchiude pel convalidamento.

Poste ai voti le conchiusioni della commissione dopo prova è controprova il presidente dichiara che la camera non è in numero e si farà nuovamente l'appello nominate pubblicando nel giornale ufficiale i nomi degli assenti.

Fatto l'appello nominate si vota di bel nuovo per alzata e seduta e l'elezione del sig. Sergardi dopo prova e controprova è convalidata.

Convalidate parimente furono quelle di Aurelio Sali ceti all'undecimo collegio di Napoli, di Gabriele Costa all'ottavo.

Minghetti presenta i quattro progetti di legge promessi quando presentò il progetto delle regioni, cioè la legge sulle opere pie, quella della pubblica sicurezza, quella sul contenzioso amministrativo e in ultimo quel la sulle pensioni e sul passaggio degli impiegati dal servizio governativo al servizio provinciale o regionale.

Si passa alle relazioni di petizioni.

Fabbrizi riferisce sulla petizione sporta da alcuni a scottanti presso il tribunale di Cremona e di Lodi a nome dei loro colleghi di Lombardia, i quali chiedono d'essere purificati nell'onorario agli applicati dell'amministrazione centrale, e ne propone il rinvio agli archivi della camera.

Macchi. Ringrazio la commissione, e l'onorevole relatore, delle cure che hanno speso intorno a queste petizioni degli ascoltanti lombardi, ch'io ebbi l'incarico di presentare; li ringrazio della conclusione che hanno presa, riconoscendo che la condizione dei potenti deve essere migliorata, siccome io trovo giusto e doveroso. Mi sembra, per altro, che lo stato delle cose sia tale che questo miglioramento debba sollecitarsi. Si tratta, voi lo sapete, di un ordine d'impiegati i quali, come dissi in altra occasione, non solo debbono vivere con molto decoro, al pari di tutti gl'impiegati dello stato, ma debbono presentare una maggior garanzia d'indipendenza. Sono coloro che son destinati ad amministrare la giustizia; sono gl'impiegati dell'ordine giudiziario.

Si dovrebbe credere, adunque, che questi impiegati siano trattati, non dirò meglio, ma almeno come tutti gli altri funzionari dello Stato. Ebbene no, o signori; questi ascoltanti presso i tribunali sono trattati assai peggio; imperocché, mentre tutti gli applicati negli altri rami della amministrazione hanno uno stipendio di fr. 1200 (ad eccezione di quelli della pubblica sicurezza che ne hanno soltanto 1000), questi ascoltanti, questi applicati dell'ordine giudiziario, ne hanno solamente 777, cent. 77. Nel disimpegno del loro officio essi trovansi spesso nella necessità di supplire i pretori, gli aggiunti, e talvolta per sino i consiglieri. Loro accade, inoltre di dover trasferirsi da un luogo all'altro, e non hanno mezzi sufficienti, e non vien loro accordata perciò alcuna dieta.

Il loro officio è così complicato, così gravoso, che il ministro guardasigilli sentì il bisogno d'accrescerne il nu mero; e ad alcuni di questi non si dà neppure un soldo.

Ora io vorrei pregare la camera a consentire che questa petizione sia mandata al ministro guardasigilli; e voglio credere che se il ministro fosse presente, egli non opporrebbe alcuna difficoltà ad accettarla; voglio credere ch'egli penserebbe a provvedere il più presto possibile 1° a che questi applicati sieno tutti pagati; 2° che il loro stipendio sia pareggiato a quello degli applicati negli altri rami d'amministrazione; cioè che abbiano almeno uno stipendio di 1200 franchi annui.

Serra osserva che gli ascoltanti di Lombardia non so no né più né meno degli uditori presso i tribunali delle provincie antiche, i quali non hanno stipendio. Gli ascoltanti conservarono quello che avevano sotto l'Austria per ciò stanno anche meglio degli uditori nelle antiche provincie. Sel godano, ma la parità di trattamento vieta di accordare quanto domandano.

Restelli prega Macchi di ritira la sua proposta perché si sta ora elaborando una legge sull'ordinamento giudiziario, la quale ne migliorerà la sorte.

Macchi. Le notizie di fatto che mi favori il collega Restelli veramente sono tali da aprir l'animo di quegli impiegati a qualche speranza, alla speranza, cioè, che nel la nuova legge che si sta facendo, la loro sorte sia migliorata. E per conseguenza, io non voglio abusare della cortesia e del tempo della camera, insistendo più oltre.

Ma, per quanto diceva il consiglier Serra, gli faccio osservare che, se è giusto che gli impiegati di Lombardia non siano trattati meglio di quelli delle antiche provincie, non mi pare che sia giusto l'astenerci dal trattare un po' meglio quei poveri impiegati per la triste ragione che questi stanno ancor peggio. Sarebbe invece il caso di vedere se il ministro non crede opportuno, nell'interesse della giustizia; di fare che la condizione degli im piegati nelle antiche provincie sia migliorata, anziché ostinarsi a voler che sia così deplorabile quella degli applicati in Lombardia.

La Camera addotta le conchiusioni della commissione.

Sulla petizione di alcuni facchini di Milano che domandano sia dichiarato libero l'esercizio della loro professione coll'abolizione del privilegio accordato alla compagnia dei facchini d'Argnano presso le dogane milanesi, la com missione propone il rinvio al ministro delle finanze.

(continua)

Notizie Diverse

- Scrivono da Napoli, 20 aprile, ai Débats:

Il rapporto al re Francesco II sulla situazione del regno, fatto da un agente reazionario, Giuseppe Litrat, ex professore di lingua francese a Capua; sorpreso l'otto aprile al convento delle Vergini in un piego all'indirizzo del padre Guarino, a Roma, getta una gran luce sulla cospirazione, ed aggrava la posizione del sig. Caianiello.

Codesto sig. Litrat è venuto da Civitavecchia nel porto di Napoli il 29 marzo, sul Carmelo, battello delle Messaggerie; egli ha inviato una terza lettera di Francesco II al duca di Cajaniello, che gli parla di due altre lettere reali del 16 e del 23, ed ebbe una lunga conferenza a bordo del Carmelo collo stesso Cajaniello. L'8 aprile, il signor Litrat è ritornato da Civitavecchia nel porto di Napoli sul Campidoglio, ed ha scritto il rapporto di cui la polizia s'è impadronita, dove rendeva conto degli avvenimenti compiutisi ed annunciava quelli che stavano per compiersi. Ei diceva a Francesco II che si recava a Malta ad instituire comitati insurrezionali ed invii darmi e munizioni. Infatti, il 16, il signor Litrat, reduce da Malta, s'appressò a Napoli sullo stesso Campidoglio, ed ebbe altre conferenze, che furono rivelate al governo.

L'avvocato Marino-Serra, difensore del duca Cajaniello, sosterrà, la prossima settimana, l'illegalità dell'arresto del suo cliente, e la Gran Corte criminale giudicherà l'incidente. Non si dubita della conferma del mandato d'arresto e di quello della procedura.

(Perseveranza)

- Leggiamo nell'Opinion Nationale:

I due gabinetti delle Tuileries e di Torino si sarebbero finalmente posti d'accordo intorno alla questione romana.

L'imperatore Napoleone acconsentirebbe a richiamarle sue truppe col patto espresso che Vittorio Emanuele, di venendo alla sua volta il protettore del Papa e della sua autorità temporale, rispetti e difenda al bisogno contro qualunque attacco i territori attualmente sottomessi al Santo Padre, e non trasformi il titolo e il carattere di questa occupazione se non previo il consenso del sovrano Pontefice.

Il conte Vimercati sarebbe stato l'intermediario di questi importanti quanto delicatissimi negoziati.

L'Opinion Nationale, non guarentendo questa notizia dubita che il Papa acconsenta a questo accomodamento.

ROMA

- Scrivono da Roma, 21 aprile, alla Perseveranza:

Scrivo in fretta per narrarvi alcuni fatti di questi giorni, ed inviarvi due documenti.

Le continue provocazioni dei zuavi e dei gendarmi pontifici hanno portato i loro frutti. Ieri il comandante dei zuavi, avendo già insultato vari cittadini la sera del 12, venne ucciso con un colpo di pistola a vento. Questa notte il comandante dei gendarmi del quartiere della Pesche ria fu colpito da uno sconosciuto ed ucciso sul fatto. Fino a questo momento non ho potuto raccogliere notizie circostanziate dei fatti.

Stamane alle ore 10 del mattino è comparsa una grande bandiera tricolore fuori della grande finestra dell'Università, dalla quale sono state gettate per circa mezz'ora piccole bandiere e sonetti analoghi.

In tal modo l'università ha risposto alle provocazioni del 12.

Ma i due fatti luttuosi, di cui sopra vi parlava, potevano bene evitarsi, se dal comando francese si fossero prese lo opportune misure per impedire la provocante scena del 12 corrente. Invano i buoni cittadini procurano di frenare le ire della plebe, che omni non intende più di essere calpestata, derisa e battuta da un pugno di reazionari indigeni, e da un manipolo di reazionari stranieri mascherati da zuavi. Se que sto stato di cose non cessa, si corre rischio serio che l'ordine pubblico mantenuto mirabilmente fino ad oggi venga compromesso e dalla pazze provocazioni dei pa palini, e dalle ire della plebe nostra, la quale omai non intende più freno. Come il comitato avesse avvertito del pericolo il comando francese potrete apprenderlo dal seguente documento:

Signor Comandante,

una dimostrazione politica minaccia di turbar l'ordine che l'armata francese ha missione di vegliare in Roma. Noi sentiamo il dovere di declinare la nostra risponsabilità riguardo alle conseguenze che potrebbero derivare da quella dimostrazione. Egli è perciò che accludiamo in questa una coscienziosa esposizione dello stato delle cose pregandovi a volerla sottoporre al giudizio del vostro generale, Voi conoscete Roma, signor comandante, quale sia il vero partito dell'ordine, quale quello del disordine, quali gli uomini che sono riconoscenti alla Francia e al suo capo, e quali i contrari. Voi quindi, siamo certi, presterete fede a quanto è esposto nell'escluso foglio. D'altronde non vi sarà difficile di verificarlo.

Vogliate signor Comandante, gradire le espressioni della distintissima stima colla quale ci dichiariamo.

Il Comitato nazionale di Roma.

GERMANIA

Sopra proposta del ministro dalla guerra in Prussia, venne pubblicato un ordine del giorno in data dell'1 gennaio 1798 nel quale si richiamano ai soldati i loro doveri verso i cittadini e verso le istituzione del paese. Giusta l'Osterreichische Zeitung quest'ordine è il seguente: Venni con rammarico a sapere che alcuni ufficiali, particolarmente fra i giovani, vanno vantando le preminenze del loro stato sopra quello dei borghesi. lo farò comprendere ai militari che la loro dignità e il loro vantaggio sta unicamente nel difendere colla vita i loro con cittadini. In tutto il resto nessun soldato di qualunque stato e di qualunque rango egli sia, può non considerarsi del tutto eguale a suoi concittadini. Sono essi e non io, che mantengono l'esercito; nel pane che viene somministrato da essi stanno le truppe che sono affidate al mio comando: e l'arresto, la dimissione e la pena di morte saranno le conseguenze che trarrà immancabilmente sopra se stesso chiunque ardisse di trasgredire i miei ordini.

Berlino, 1 GENNAIO 1798.

Federico Guglielmo

POLONIA

- Scrivono da Varsavia 18, alla Gazzetta di Breslavia.

Corre voce da qualche tempo che un gran numero di funzionari domanderebbero la loro dimissione in seguito agli ultimi avvenimenti; si parlò pure delle misure se vere di repressione che sarebbero state messe in uso.

Per ovviare a ciò è stato oggi pubblicata una ordinanza imperiale, senza data, la quale probabilmente sarà stata proposta ed accettata per via telegrafica: eccone il tenore:

«S. M. si è degnata di ordinare che i funzionari del regno i quali in seguito dell'attuale stato di cose, dessero la loro dimissione o che per cagione di sospetti fossero rimossi, perderanno il loro dritto alla pensione di ritiro, e che questa disposizione sarà pubblicata per servire di avviso».

Per la spiegazione di quest'atto dobbiamo aggiungere che per formare la cassa delle pensioni furono fatte ben forti ritenute sugli stipendi dei funzionari che superano ordinariamente la pensione di ritiro, lo che accerta per lo più alla cassa un profitto assai importante. Il passo relativo ai sospetti lascia il campo aperto all'arbitrio Sicco me non si può usare violenza relativamente alle donne vestite di nero, la polizia ha ordinato alle donne pubbliche le quali sono in sua balia di portare vesti di colori vivi. Il numero 174 di Breslavia e stato confiscato; altri giornali trovarono oggi la stessa sorte.

 

CORRISPONDENZA DELLE PROVINCE

Rogliano 23 aprile 1861.

Vi narrai ultimamente i fatti di Castiglione e vi dissi quanto avessi tratto a sperar bene per la nostra causa dalla sorprendente attività della guardia nazionale, dallo slancio veramente liberale delle nostre masse e dallo scoramento de'  tristi. - Ora vi soggiungo che le cose procedono sempre per lo meglio - I pochi reazionari superstiti sono inseguiti senza sosta nella Sila da Carabinieri, da Casalini ed Albanesi accorsi in gran numero e più che da questi dall'universale riprovazione - Ogni giorno né giunge in Cosenza qualcuno di essi arrestato, e potete immaginarvi come sia accolto da quella popolazione eminentemente patriottica la quale ha sempre sulle labbra il crucifige quando trattasi di borbonici.

Si vorrebbe però che si dessero degli esempi di rigore, essendo oramai provato che la mitezza e l'impunità in simili occorrenze, oltre all'essere un adescamento a nuovi misfatti è motivo continuo di scoramento ne' buoni, di dubbiezze negli irresoluti, e di universale sfiducia. Non posso inoltre tacervi che non sono ancora del tutto sterminate le occulte forze, né spenti gli scellerati consigli de'  tristi - È certezza che la vasta cospirazione napoletana dovea avere anche qui le sue ramificazioni, ma per misure che si son prese, e per ricerche che si son fatte, non si è ancora giunti a scoprire il netto della cosa e restan tuttavia intatte le infette radici della mala pianta che in Abbruzzo ha prodotti di cosi amari frutti.

Nulla quindi di più facile che non convinti ancora gli stolti della propria insufficienza, anzi tratti dalla loro impunità a supporre importanza nel governo vogliano ritentare la sorte; e Dio sa che danno potrebbe venirne al paese, specialmente d'oggi innanzi che la nostra Sila per le nevi disciolte, aprirà un vasto e comodo campo alla loro operosità, e darà maggiore opportunità al brigantaggio che già esiste, a crescere ed imbaldanzire - Si spera che il nuovo Governatore di questa Provincia, non voglia continuare il sistema tenutosi finora, direi quasi di calcolata passività, e sonnolenza, e trascuraggine; e sappia mutar registro almeno per quanto gliel consentono le ottenute facoltà e la propria coscienza, e più che ogni altra cosa e voglia e sappia esser giusto a valutare il merito degli uomini e delle cose, Intanto non sapete forse una triste e lagrimevole notizia? sere fa, mentre ritornava a casa dalla vicina campagna il povero Samuele Cardamone, Capo della guardia nazionale di Parenti, fu aggredito e barbaramente ucciso da tre malfattori -Come sapete, il pover uomo era da tutti stimato ed amato e non avea né pubbliche né private inimicizie - Il funesto avvenimento ha quindi addolorato l'animo di tutti - È quasi certezza che l'autore dell'infame assassinio sia stato un soldato borbonico sbandato, che pare abbia voluto fare una vendetta fuori proposito su lui il quale dovette tempo fa arrestarlo perché ricalcitrante agli ordini che lo richiamavano al servizio militare - il grado del morto, il suo carattere, ed i suoi servigi eminentemente liberali, e la pubblicità colla quale fu consumato il misfatto, reclamano altamente sull'accaduto l'attenzione del Governo, e tutti son concordi a volere che sien prese per ciò delle misure eccezionali ed energiche -L'è un esempio di giustizia che si deve alla pubblica moralità, una riparazione alla guardia nazionale ed ai suoi Capi, i quali senza ciò non so qual maggior garenzia potrebbero attendersi nell'esercizio delle loro attribuzioni, e quanta sicurtà e riguardi, mentre in essi soli è ora riposta la pubblica fiducia, e l'obbligo della tutela dell'ordine e della legge.

Dispacci Elettrici AGENZIA STEFANI

Napoli 50 (sera) - Torino 29

Parigi 29 - La sessione del corpo legislativo è prorogata fino a giugno.

Vienna 29 - Domani vi sarà il discorso dell'Imperatore in occasione dell'apertura della Ca mera. Sarà celebrata una messa solenne.

Napoli 50 (sera tardi) - Torino 29 (sera)

La Camera dei Deputati si occupò della relazione di petizioni. Il Ministro delle Finanze presentò un progetto di legge per l'istituzione del gran libro del debito pubblico del Regno d'Italia con riserva di presentare le leggi per l'unificazione del debito per un prestito di 500 milioni onde colmare il deficit, fare l'armamento e le opere pubbliche. Si riserva pure di presentare altre leggi per la riforma delle tasse e per l'applicazione di alcune alle nuove provincie.

Il Guardasigilli presentò una legge sul cumulo degli impieghi delle pensioni e degli assegnamenti.

Napoli 50 (sera tardi) Torino 29 (sera)

Parigi 29 - Washington 19 - Proclama di Davis. Autorizzazione delle lettere di marca - Davis chiamerà 150,000 volontarii.

S. Domingo - fu consegnata alle autorità spagnuole li 18 marzo.

Napoli l'Maggio - Torino 30 Aprile

La Casa bancaria Bolodina (?) ha depositato oggi nelle casse dello Stato in virtù della concessione delle ferrovie Adami e socii la somma di 6 milioni di lire italiane.

Cosenz Carrano e Boldoni partono questa sera per Napoli.

Parigi 30-Cracovia 29

-Le violenze de’ soldati a Varsavia continuano. Il Presidente della Corte di appello Modlin ha dichiarato tutti i prigionieri innocenti.

Napoli l'Maggio Torino 30 (sera tardi)

La Camera dei Deputati discusse e prese in considerazione un progetto di legge del Deputato Mirabelli per la sospensione dell'ordinamento giudiziario e leggi relative nelle provincie napoletane.

Il proponente avendo fatto encomii in genere alla magistratura di quelle provincie, i Deputati Pica, Schiavone e Plutino protestarono facendo eccezioni. Il Ministero di Giustizia dichiarò che in principio di giugno avrebbe presentato il progetto del codice civile prendendo per base il codice di Napoleone. Presenterà pure un progetto di pochi articoli per l'unità dell'organizzazione giudiziaria del Regno. - Fu discussa dopo la legge nella cassa degl'invalidi della Marina Mercantile.



Fondi Piemontesi 74,00
Tre per cento francese 68,75
Cinque per cento id. 95,50
Consolidati inglesi 91,78
Metalliche Austriache 64,50

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Il Gerente responsabile - Carlo De Ruberto.

F. Mazza Dulcini - Direttore-Proprietario.

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STAB. TIP. DELLE BELLE ARTI.

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ANNO I. Napoli 2 Maggio 1861 N. 57

IL PARLAMENTO GIORNALE POLITICO DELLA SERA
Si pubblica tutti i giorni (esclusi i festivi) alle 5 p. m.
COSTA UN GRANO


NAPOLI 2 MAGGIO 1861

Togliamo dalla Perseveranza:

Già da più giorni il nostro corrispondente di Roma ci annunziava che si andavano preparando nuovi tentativi di reazione; e più esplicitamente ancora, in una lettera del 21, diceva: «Posso intanto assicurarvi che si fa nuova raccolta di armi e di armati pel confine, e che i reazionari borbonico papalini, fatti ultimamente prigionieri a Collalto e Carsoli, sono spediti nuovamente a rumoreggiare sul confine per rinnovare la guerra civile nelle provincie napoletane.»

Oggi infatti sappiamo che ieri vi furono tentativi in Napoli, e che i borbonici sparsi nelle provincie, ubbedendo ad una parola d'ordine, si disponevano a marciare su Napoli, mentre, dallo Stato romano, entravano nella provincia di Aquila cinquecento briganti, e quattro navi che portavano soldati borbonici erano partite il giorno 26 da Civitavecchia alla volta di Napoli.

Non facciamo commenti a questi fatti, che parlano chiaramente da sé medesimi.

I giornali di Vienna non si mostrano gran fatto contenti delle nomine della Camera alta del Consiglio dell'Impero; il numero dei generali che sono chiamati a farvi parte, pare a quei giornali soverchio. Non si sa poi com prendere qual significato possa avere questa rappresentanza unitaria, nella quale mancano i deputati di più di mezzo l'impero; poiché non vi sono i rappresentanti del Tirolo italiano, non quelli dell'Istria e della Dalmazia, non quelli della Croazia e dell'Ungheria. Si può dire che il Consiglio dell'Impero è morto prima ancora di nascere. i La dieta serba di Carlowitz venne chiusa innanzi tempo a cagione delle tendenze che in essa si manifestavano.

Il ministro della giustizia ha dichiarato, dinanzi alla Camera dei deputati prussiana, che presenterà nella prossima sessione un progetto di legge sulla responsabilità ministeriale. Questa dichiarazione è importante per due diverse ragioni. Nell'attuale condizione di fatto del sistema rappresentativo in Prussia, è un passo di più verso una maniera più larga e più sincera d'intenderlo; giacché si viene così legalmente a stabilire che i ministri sono responsabili non solo verso il sovrano, ma ben anche verso la nazione. Diciamo legalmente, poiché in fatto, siavi o non siavi per legge, la responsabilità c'è pur sempre.

Come conseguenza poi della presentazione di questa legge, dovrebbe venire il ritiro di Schleinitz, poiché è noto quale incompatibilità le sue relazioni di parentela colla dinastia stabiliscano colla nuova posizione che avrebbe di ministro responsabile.

È notevole la notizia che ci viene da Pietro burgo di cinquantasei generali posti in riposo; ed è tanto più degna d'essere rimarcata in quanto che una simile misura coincide con tutte le al tre disposizioni date per mettere sul piede di guerra alcuni corpi d'armata.

Dallo Stato romano 500 briganti erano penetrati nella provincia d'Aquila, senza che le truppe francesi valessero ad impedirli. La notizia telegrafica che veniva da Parigi, della partenza d'un reggimento francese da Roma verso la frontiera, accenna forse a questo fatto. Forse quel reggimento dovea impedire nuove invasioni. Ma sarebbe miglior consiglio distruggere il nido degl'invasori; e questo non istà ai confini, ma a Roma stessa, ed il generale Govon deve saperlo. È impossibile ch'egli ignori quello che succede sotto a suoi occhi, e che da tanto tempo i nostri corrispondenti ci rivelavano, D'altra parte, se possono, come venne asserito in un dispaccio, partire da Civitavecchia quattro bastimenti con soldati borbonici e briganti, dirigendosi verso Napoli, senza che le forze francesi valgano ad impedirlo, ciò significa che un tardo inseguimento non è il rimedio conveniente a tanto male.

 Un articolo della Patrie di ieri diceva, che le truppe francesi rimangono a Roma anche a vantaggio dell'Italia, per contribuire alla sua pace, permettendo l'organizzazione interna e lo sviluppo delle istituzioni.

Noi non neghiamo né le intenzioni, né il servigio reso da quelle forze; ma non possiamo a meno di osservare che se, volendo impedire que fatti, non lo possono, ben altro ci vuole per la pace dell'Italia.

Cessi Roma di prestare asilo ai congiurati contro l'Italia, e sia tolta a questi ogni speranza di sommuovere ed agitare le provincie meridionali, e la reazione sarà finita. Ora è chiaro, che l'ufficio che non possono compiere le truppe francesi, le quali si propongono di rimanere neutrali, sarebbe compiuto facilmente da un solo reggimento italiano.

Quali si sieno le riserve che la Francia vo glia fare circa al modo di assicurare l'indipendenza spirituale del papa, essa deve vedere l'urgenza di lasciarci porre un termine a que sti assassinii, organizzati a Roma, all'ombra del suo protettorato.

 

Parlamento Nazionale Tornata del 27 aprile

Presid. TORREARSA.

Cont. e fine, v. num. prec.

Cavour non si oppone alla petizione, ma crede abbiasi a, rinviare al ministro dell'agricoltura e commercio, perchè rinviandola a quello delle finanze parrebbe che si vo: lesse dar un principio di adesione alla loro pretesa d'esser tutti annessi nelle dogane, cosa che non si pratica in alcun paese del mondo, perchè pel servigio delle dogane occorrono uomini di provate qualità morali.

Il relatore aderisce; la Camera adotta il rinvio al ministro d'agricoltura e commercio.

La petizione dei cittadini di Scigliano chiedenti la strada nazionale delle Calabrie sia deviata per Scigliano è rinviata senza discussione al ministro dei lavori pubblici.

Idem per quella del consiglio comunale di Budolato.

Per quella del consiglio civico di Mazara che domanda Sia istituito in quella città un tribunale di prima istanza, la commissione propone il rinvio agli archivi, ma è sospe sa ogni deliberazione, perchè fu presentato intorno a quel la materia un progetto di legge d'iniziativa parlamentare.

Si, adotta l'ordine del giorno puro e semplice per le petizioni di Perelli Antonio che domandava d'essere riammesso nell'esercito quale medico e chirurgo, e per quello di tre cittadini di Firenze che proponevano la costruzione di un ospizio di ricovero dei cittadini inabili al lavoro.

Idem su quella di alcuni ufficiali garibaldini reclamanti contro l'applicazione data al decreto 25 gennaio per cui furono privati di 3 mesi di paga.

Fu rinviato agli archivi quella di Rossi avv. Antonio, comandante per la Lombardia: 1º la pubblicità nell'istruzione e discussione delle cause civili; 2º la facoltà di scegliere un difensore affetto indipendente dall'autorità incaricata di pronunziare il giudizio; 3° la cessazione del ritardo nel pagamento degli impiegati; 4° la riorganizzazione del notariato; quella di 29 sostituiti procuratori esercenti in Genova.

Conforti riferisce su quella di Silvegni Angelo, segretario d'intendenza, chiedente aumento di pensione; pro pone l'ordine del giorno che è adottato.

Idem per la petizione di alcuni cittadini di Gubbio contro la soppressione del convento delle Clarisse.

Idem per quella di Giorgioni Mariano di Ravenna, chiedente l'esenzione dei figli unici dalla leva, e per conseguenza quella del suo compreso nella leva del 1840.

Idem per quella di Baldini Domenico da Ravenna, chiedente l'esenzione dalla leva come orfano di padre e madre.

Idem per quella del duca di Cratino chiedente riparazione dei danni e carcere sofferti sotto il governo borbonico.

Idem per quella di Borroni dott. L. da Milano chiedente la presa in considerazione d'una sua memoria sull'autonomia amministrativa dei singoli stati d'Italia.

Fu rinviata agli archivi quella del cav. Gio. Chelli canonico di Grosseto, chiedente che la Camera dichiari per legge i sacerdoti ei ministri di culti elettori politici ed eleggibili.

Furono rinviate al ministro degli esteri quelle di 9088 cittadini italiani chiedenti alla Camera di convalidare del suo assenso l'indirizzo che rivolsero all'Imperatore Napoleone per ottenere lo sgombro da Roma delle truppe francesi.

Cavour G. aderì alle conchiusioni della commissione pel rinvio al ministero.

Macchi aggiunse che egli ne ha in questo intervallo raccolte oltre 20,000.

Esaurite per tal modo le relazioni di petizioni senza discussione di sorta si passa a discutere il progetto di legge per fare facoltà ai sotto ufficiali e soldati del corpo dei carabinieri reali giubilati, che rientreranno in servizio, di cumulare la pensione alla paga di attività leggermente modificato dalla commissione.

Crispi. Mi rincresce non veder presente il ministro della guerra per la discussione di questo disegno di legge.

Presidente del consiglio. Sta per arrivare.

Crispi. Quando il 17 del mese fu presentata alla Camera questa proposta di legge, non mi opposi alla do manda l'urgenza fatta dal ministero. Al contrario mi associai col pensiero all'adozione d'una misura ch'io riputava una grande necessità, avuto riguardo alle condizioni morali delle provincie meridionali della penisola. Ma posteriormente ho mutato avviso; ho dovuto per lo meno esitare sull'urgenza di questo provvedimento dopo le notizie giuntemi dalla Sicilia, dove, in conseguenza d'alcune misure prese dal governo, è a credere che non ci sia molto bisogno di carabinieri reali in quell'isola! E bene che la Camera sappia quello che il governo ha disposto per il corpo di carabinieri che colà esisteva, ed al quale il ministro dello interno, allorché avvennero le interpellanze sull'amministrazione delle provincie meridionali, fece il maggior elogio.

In Sicilia il dittatore avea decretato il 14 luglio 1860 l'istituzione d'un corpo dei carabinieri. Per la formazione di questa corpo furono adottati i decreti ed i regolamenti in vigore nelle antiche provincie del regno. Fu anche pregato il governo di Torino a mandarci ufficiali, sottoufficiali e soldati che avessero servito in quell’arma, e ce ne furono mandati. Furono in fine chiamati a far parte di quel corpo ufficiali, sotto ufficiali e soldati che aveano servito nella stessa arma in Roma sino al 1849.

Con questi elementi fu costituito il corpo, il quale, se mal non mi oppongo, negli ultimi giorni del governo dittatoriale in Palermo consisteva d'un battaglione di circa 490 soldati, ed in Messina d'un altro di circa 380.

Se il governo lo avesse voluto, quel corpo avrebbe anche potuto aumentarsi: ma da una disposizione recentemente emessa risulta che il governo nol volle. Esso anzi ha fatto di più: il 20 aprile lo ha sciolto.

Dunque io dico a che decretare che siano richiamati in servizio sottouffiziali, brigadieri e soldati che appartennero nel continente all'arma dei carabinieri e che ora godono di una pensione di ritiro, mentre se ne mandano via quali delle provincie siciliane? Per quel motivo andremo a fare una eccezione alle leggi esistenti? Se vi è il bisogno di aumentare il corpo dei carabinieri, avrebbero potuto restare i 900. i quali servivano regolarmente nell'isola mia natale. Se questo bisogno non vi è, allora manca il motivo nella legge sottoposta al vostro giudizio. ll governo poteva valersi dei carabinieri già organizzati, i quali resero servizi importanti non solo ai tempi della dittatura, ma anche al tempo della luogotenenza: Parecchi tra gli onorevoli deputati che..in dicembre erano in Sicilia o vi governavano, conoscono meglio di me quei carabinieri, giacché se ne servirono, mandandoli in colonne mobili nelle provincie, dove resero i servizi che furono necessari per rimettervi la sicurezza pubblica e per riscuotervi le imposte.

Ciò posto io trovo una contraddizione nelle misure del governo; o per lo meno trovo necessario che esso ci spieghi quali siano le ragioni che gli abbiano fatto sciogliere quel corpo di carabinieri che serviva così bene, mentre ci domanda una legge per l'aumento degl'individui della stessa arma.

Senza una spiegazione che valga, io non mi sento niente propenso a votare la nuova legge Cugia elogia i carabinieri dice che essi, meno 30, vollero il congedo. Il corpo non fu sciolto: fu detto solo che quelli i quali amavano di servire dovevansi sottoporre ad una Commissione che avrebbe esaminato se avevano le qualità volute per far parte del corpo.

Crispi. Son lieto degli elogi fatti dall'onorevole generale Cugia ai carabinieri di Sicilia. Ma mi permetta che io gli dia a conoscere qualche circostanza che forse i suoi subordinati non hanno fatto giungere fino alle sue orecchie.

Si è fatto per i carabinieri di Sicilia come si fece per l'esercito meridionale. Ma per questo almeno esisteva un pretesto: c'era la questione politica. Pei carabinieri la cosa andava altrimenti, essendo essi destinati alla sicurezza pubblica e non alla guerra. Il generale Serpi si è presentato alla caserma ed ha detto un di presso a quei signori, volete servire? Se volete servire resterete, se non volete servire vi darò un premio.

Il carabiniere si è preso il premio ed è andato via. Ora facilmente tornerà ad impegnarsi, come se ne promette l'onorevole signor Cugia. Quindi non abbiamo in tutto ciò che l'antica organizzazione di meno ed una spesa di più. All'incontro, se il signor Serpi, invece di domandare il permesso a quei carabinieri i quali si erano impegnati per una ferma di sei anni, avesse detto: «voi siete obbligati a servire lo stato per sei anni, io vi aggrego alla mia legione, vi educo, fo di voi quei buoni carabinieri di cui c'è bisogno; - allora avremmo risparmiato la spesa inutilmente fatta, ed avremmo avuto in numero maggiore di soldati in un'arma della quale si sente tanta necessità.

Ma farò osservare anche un'altra circostanza. Il generale Serpi ha sinanche messo all'asta pubblica il casermaggio e gli uniformi trovati nel quartiere del disciolto corpo. Ma Dio mio! nel casermaggio e negli uniformi non vedo ci possa essere il colore della meridionalità.

Quel casermaggio e quegli uniformi potevano servire pei nuovi carabinieri.

Per me, mi si permetta il dirlo, il vero motivo della presa decisione è stata quello di non lasciar sussistere più alcun segno del governo dittatoriale.

Valavis domanda al ministro se coloro che dopo esse re rientrati al servizio e usciranno con grado d'ufficiali potranno godere della pensione d'ufficiali.

Fanti. La cosa è naturale!

Chiusa la discussione generale si votano pressocchè senza discussione i singoli articoli del progetto della com missione, con una lieve aggiunta di Feraccia al 2.articolo.

Ecco il testo del progetto qual venne adottato:

Art. 1.

I sottouffiziali, vice-brigadieri e comuni, i quali prestarono servizio nel corpo dei carabinieri reali delle antiche provincie, possono esservi riammessi per una nuova ferma, non minore di anni due, quand'abbiano tuttavia la idoneità richiesta.

Questa facoltà cessa collo spirare dell'anno corrente.

Art. 2.

Qualora gl'individui suddetti fossero stati provvisti di pensione di ritiro, possono cumulare siffatta pensione alla paga di attività; sempre quando non siano promossi al grado d'uffiziale.

Art. 3.

A tal uopo, e per questo solo caso, è derogato all'articolo 165 della legge sul reclutamento 20 marzo 1854, ed agli articoli 1, 5 e 8 della legge 14 maggio 1851.

Art. 4.

Questa disposizione è pure applicabile ai sottouffiziali e gregari provenienti dalla gendarmeria delle altre provincie d'Italia.

Fanti presenta un progetto di legge per l'avanzamento degli ufficiali dell'arma dei bersaglieri per anzianità distinta da quella degli ufficiali di fanteria.

Il Presidente proclama il risultato dello squittinio se greto favorevole al progetto.

La tornata è chiusa alle 5.

INGHILTERRA

Parlamento inglese - Camera dei comuni.

Tornata del 25 aprile.

Il signor Griffith domanda al segretario per gli affari esteri, se il governo austriaco continua a dare asilo e a mantenere le truppe dell'ex-duca di Modena nel territorio veneto, permettendo che sieno esse passate in rassegna colle loro armi, insegne e le altre mostre della sovranità in cospetto della frontiera italiana. Tale condotta del governo d'Austria costituisce certo una minaccia od un atto ostile verso l'Italia; ed egli desidera sapere: se il governo della regina ha ricevuto dal gabinetto di Vienna alcuna comunicazione a questo riguardo.

Lord John Russell. Dice in risposta che, secondo gli ultimi avvisi, le trippe del duca di Modena in numero di 3000 erano sul territorio veneto, e precisamente presso Bassano. Ma il governo della regina ha ricevuto continue assicurazioni, alcune delle quali assai recenti che né l'imperatore di Austria, né le sue truppe non hanno alcun disegno di entrare nei confini italiani. Il fatto che una parte delle truppe del duca di Modena sieno nel Veneto può essere considerato come una protesta del governo austriaco contro i cambiamenti avvenuti di recente in Italia. Ma io non posso aggiungere, dice lord John Russell, che ciò costituisca, come afferma il signor Griffith, una minaccia od una dimostrazione ostile; è però assai deplorevole che i titoli del duca di Modena sieno così riconosciuti dall'Austria, quando Modena è ora parte del nuovo regno d'Italia.

DOCUMENTI DIPLOMATICI

Il Morning Post pubblica fa Nota di lord John Russell a sir James Hudson, intorno alle annessioni dell'Italia centrale e meridionale.

Foreign Office, 21 gennaio 1861.

Sir,

Non ho preso nota ufficiale dei decreti che mi avete inviato, con cui si aggregano non alla Sardegna, ma allo Stato italiano, Napoli, Sicilia, Marche ed Umbria. In fatto, i voti che per suffragio universale si sono raccolti in quel regno e in quelle provincie non hanno per il governo della regina molla validità. Questi voti non sono altro che la formalità che tiene dietro ad atti d'insurrezione popolari, o d'invasione bene riuscita, o fatti in virtù di trattati; né contengono in sé medesimi alcun esercizio indipendente della volontà nazionale in cui nome sono compiuti. Se i rappresentanti però delle diverse provincie italiane, i quali debbono insieme adunarsi 18 febbraio, verranno con loro atto deliberato a costituire quegli Stati in un solo Stato, in forma di monarchia costituzionale, allora sorgerà una nuova questione. Quando la formazione di questo Stato sarà comunicata alla regina, è da sperare che il governo del re sarà sollecito di mostrare che il nuovo regno è stato eretto secondo i desideri bene manifestati del popoli d'Italia; e che ha tutti gli attributi di un governo apparecchiato a mantenere l’ordine all'interno e le relazioni di amicizia e di pace al di fuori. Gli obblighi dei vari Stati d'Europa fra loro; la validità dei trattati che determinano i confini di ciascun Stato, e il dovere d'operare in modo amichevole verso i vicini con cui non si è in guerra; tali sono i vincoli generali che collegano insieme le nazioni d'Europa e impediscano i conflitti, i sospetti, e le discordie che turberebbero senza ciò la pace e quindi la prosperità e la sicurezza delle nazioni. Non è senza proposito che io ho fatto queste osservazioni generali. Non fa bisogno che io qui ripeta il mio dispaccio del 31 agosto, dirò soltanto che i sentimenti ivi manifestati continuano a guidare il governo della regina. Dopo gli sconvolgimenti di questi, ultimi anni, l'Europa ha il diritto d'attendersi che il regno d'Italia non sia sorgente di dissensioni e di timori. Potete leggere questo dispaccio al conte Cavour e lasciargliene copia se lo desidera.

Sono, ecc.

J. RUSSELL.

Notizie Diverse

Riferiamo i telegrammi a Tripoti, quali sono riferiti dal Corriere mercantile.

Al sig. D. Antonio Tripoli comandante le armi in Giulia.

Sbarazzate al più presto possibile il nostro territorio dai nemici.

Radunatevi al confine in numero grande, e se i piemontesi volessero entrare, dite loro che prima di permetter lo dovete chiedere istruzioni al dittatore.

Napoli 23, settembre ore 12 pom.

Il segretario gen. Bertani

All'indomani il dittatore Garibaldi inviava quest'altro dispaccio.

Al comandante le armi di Giulia

Se i piemontesi entrano sul nostro territorio accoglieteli come fratelli.

Da S. Maria 24, ora l'pom.

- Alla comunicazione fatta al governo di Grecia della proclamazione del regno d'Italia, quel ministro degli affari esteri ha risposto congratulandosene e dichiarando che quando il governo del re d'Italia rinnoverà i potori al suo rappresentante o delegherà un inviato, la Grecia sarà lieta di continuare col regno d'Italia le buone relazioni che aveva col governo di Sardegna.

Il principe Cuza dei Principati-Uniti ed il Bey di Tunisi hanno riconosciuto il regno d'Italia.

- Martedì, 23 p. p. Alberto Mario, capitano nell'esercito meridionale, veniva arrestato e tradotto a Bologna dai reali carabinieri, per ordine dell'intendente Zini.

Il delitto di Mario si desume dalla seguente protesta, che egli mandava, partendo, allo stesso intendente.

Eccola:

«Al sig. Zini, intendente di Ferrara.

«Protesto contro l'ordine arbitrario trasmessomi, di abbandonare Ferrara, soggiorno di mia elezione, e contro l'arresto inflittomi pel mio legittimo rifiuto; pro testo come italiano come patriota e come ufficiale di Garibaldi.

«ALBERTO MARIO.»

- ll cav. Giulio Alessandro di Rollaud, ultimamente capo di divisione al ministero dell'interno, venne nominato governatore a Potenza, in Basilicata.

- Il signor Seeback, ambasciatore di Sassonia, è andato a Francoforte da Dresda, incontro a parecchi diplomatici tedeschi. A Francoforte vi sarà un consiglio importante.

- Il principe Napoleone ha chiesto all'imperatore il comando d'una divisione speciale al campo di Chalous, affine di perfezionarsi nelle manovre.

- Scrivono dal campo di Chàlons il 20 aprile al Costitutionnel:

I reggimenti cominciano ad arrivare. Il maresciallo di Mac-Mahon avrà il comando del campo, che sarà forte di tre divisioni d'infanteria e d'una di cavalleria.

- Scrivono da Torino alla Gazzetta di Parma:

Mi si dà per positivo che il ministero ha deciso di non contrarre il prestito per sopperire al disavanzo delle finanze, se non dopo aver procurata la fusione dei vari debiti delle provincie d'Italia non son solo, ma ben anco dopo che l'unità monetaria sia pure stabilita in tutto il regno. Esso non potrebbe perciò aver luogo prima della fine di giugno prossimo. L'opinione pubblica considererà probabilmente tale notizia come un indizio di pace per quest'anno.

- In Inghilterra, e specialmente in Londra, si sta attuando un nuovo metodo di corrispondenza postale. È un tubo pneumatico a pressione atmosferica che traversa la città da un capo all'altro e nel qual si fanno volare lettere e pacchi.

RUSSIA

- Scrivono dai confini polacchi alla Gazzetta di Slesia:

Varsavia ha sempre l'aspetto d'una città presa d'assalto. Nella piazza del castello stanno appuntati i cannoni agli sbocchi delle vie principali. I soldati sono accampati a migliaia nelle vie, sotto tende e baracche, e si abbandonano ad atti brutali contro i cittadini, e special mente contro le donne.

ll proclama indirizzato all'armata dopo la carneficina dell'8 è caratteristico: «Valorosi giovani - in esso è detto-il comandante vi riconosce come altrettanti eroi».

Si conferma che il numero delle vittime fu immenso.

Le acque della Vistola continuano a rigettar cadaveri sulla sponda, fra i quali quelli di due donne affatto nude, ed un ragazzo di 11 anni.

POLONIA

- Scrivono da Varsavia: Il conte Tommaso Polocky fu chiamato al consiglio per udire la lettura del progetto sul consiglio di Stato; il domani, vi si chiamò il signor Ostrowski, il giorno do po, il conte Andrea Zamoiski. S'ignora la risoluzione di quest'ultimo.

Le truppe sono ancora accampate nelle vie, ma non s'intende più parlare di nuovi atti di violenza. Il tifo fa strage nella guarnigione di Varsavia.

l prigionieri politici rilasciati nel mese di marzo, furono nuovamente arrestati.

Gli arresti sono numerosi nelle provincie.

Una nuova circolare del direttore dei culti pubblicata per ordine del principe-luogotenente ingiunge ai governatori civili di arrestare e mettere in istato d'accusa gli ecclesiastici, che contribuissero a sollevare gli animi col le prediche e colle cerimonie religiose.

Si annuncia un manifesto imperiale che ringrazia il principe Gorciakoff e l'esercito, e promette obblio ai polacchi.

La situazione è sempre la stessa; le truppe sono ac campate sotto tende, distribuite sulle pubbliche piazze; i cannoni sono appuntati, le donne portano ancora il lutto.

Da quattro giorni i pubblici fogli stranieri non sono più distribuiti, e vengono gettati alle fiamme.

Il conte Koss Kowsk. presidente della Camera araldi ca e membro del consiglio di amministrazione, abbando nerà oggi Varsavia, per recarsi in Germania. Egli fu ri cevuto dal principe luogotenente in udienza di commiato.

È la prima udienza che il principe accorda dopo l'8 aprile.

- Scrivono da Varsavia alla Gazzetta di Slesia:

La tranquillità è piena di un'angoscia indicibile, anche per l'uomo più pacifico. Intanto il governo è passato da un estremo l'altro. Le truppe bivaccano giorno e notte nella città. Sulla piazza del Castello, come sulle piazze di Sassonia e di Krasinki, si vedono veri accampamenti con tende di tela. -Agli angoli delle vie principali gli artiglieri stanno a fianco dei loro pezzi, e malgrado tutte le precauzioni, si tormenta sempre più il pubblico pacifico con leggi eccezionali. Ultimamente venne anche proibito di passeggiare con bastoni alquanto forti; nella sorveglianza di questa disposizione i soldati rimpiazzano la polizia, visitando i bastoni dei passeggieri. E in questa guisa che il consigliere di Stato effettivo, signor Enoch, è stato condotto da un uffiziale presso il generale Chruleff, il generale tuttavia, non tardò a convincersi che la canna era completa mente inoffensiva.

In molti collegi gli allievi hanno disertato ieri ed oggi le lezioni di lingua russa, e passarono l'ora in chiesa, cantando la preghiera ben nota che domanda la liberazione della patria.

Una voce che ha bisogno di essere confermata, dice che l'arcivescovo sarebbe stato consultato sui mezzi da prendersi perchè la folla non si accalcasse nelle chiese; il prelato avrebbe indicato in termini laconici le forze militari che sono a disposizione del governo. Si attende in breve una legge che limiti il numero delle persone che visitano le chiese. Sapete che i prigionieri furono condotti il giorno 8 aprile e seguenti a Modlin. Si assicura che la commissione d'inchiesta è in piena attività; ciononpertanto non si parla ancora di individui che sarebbero stati rilasciati.

TURCHIA

-Tutt i consoli stranieri che trovansi riuniti a Mostar ricevettero ripetutamente in via telegrafica l'ordine de'  rispettivi inviati in Costantinopoli d'insistere presso gl'insorgenti, come pure presso i principe di Montenegro affinché sia impedita una qualche catastrofe presso la fortezza di Niksich circondata dai rajah, ed affinché i montenegrini si ritirino nei lore monti, finalmente d'influire perchè sia aperta ai rajah la prospettiva di conseguire una pacifica ed onorevole soluzione.

- Leggesi nel Diritto di Torino 29 aprile:

L'Unità italiana di ieri da una sua corrispondenza del 23 da Civitavecchia recava che il generale Goyon avrebbe, il giorno 20, detto a persona autorevole queste parole: «La nostra posizione a Roma è solidissima, perchè noi rappresentiamo qui il diritto della santa sede e gli interessi del cattolicismo. L'imperatore a Parigi; e il papa a Roma: ecco il bisogno del momento per l'Europa».

Il Lombardo, pure di ieri, sulla fede di una importante corrispondenza del 23 da Roma, annunzia che il generale Goyon avrebbe, il giorno, 20 detto a persona riguardevola queste parole:

«La nostra posizione a Roma non è più tenibile. È necessario che noi partiamo e che la città sia occupata dalle truppe di un governo italiano, allo scopo di evitare disastri».

l commenti al lettore.

AMERICA

Il forte Sumter è caduto.

Il maggiore Anderson e i suoi soldati, dopo un com battimento di forse 40 ore, in cui egli ha sostenuto un fuoco vivo e continuo, che non solo guastò il forte, ma incendiò le costruzioni in legno ch'erano nel forte, abbassò la bandiera e si arrese ai separatisti. Non si conoscono ancora le perdite dei federali. Affermasi però positivamente che niuno degli ufficiali è ferito, né alcuni di quei della Carolina ucciso.

La flotta ancorata innanzi al porto, non ha preso alcuna parte nel conflitto.

Il maggior Anderson co’ suoi uomini furono trasportati all'isola Morris e quindi il maggiore trapassò a Charleston ov'è ospite del generale Beauregard.

I dispacci dicono essere Washington in uno stato di commozione frenetica. Gli affari son per metà sospesi. I repubblicani sono fieramente sdegnati e maledicono i ribelli. Un agitarsi continuo notavasi nel dipartimento della guerra.

Volontarii e regolari erano in armi.

Il presidente è calmo e composto.

L'annuncio che la guerra era cominciata aveva colpito il pubblico, ma senza cagionare spavento.

I fondi abbassarono, eccetto che i consolidati del governo che mantenevansi fermi. Niente erasi fatto in danaro o cambi. La guerra era là il solo argomento trattato in ogni convegno.

L'arrivo del vapore Nova-Scotia salpato da Portland (Maine) il 13 arreca in aggiunta i seguenti particolari.

Il generale Beauregard all'avvicinarsi della nave del governo, domandò la resa del forte Sumter. Sul rifiuto del maggiore Anderson il forte Moultrie cominciò il giorno 12 il fuoco con due cannoni. Il forte Sumter rispose vigorosamente. Sette batterie di Charleston spararono allora contro il forte Sumter. Nessun danno particolare era avvenuto dall'una o dall'altra parte.

Molte truppe cominciavano a entrare in Charleston.

Dicesi che 20,000 uomini vi sono adunati.

Il congresso meridionale era stato chiamato a sessione straordinaria.

ll governo meridionale aveva ordinato a ciascuno Stato separato 3000 soldati eccetto la Florida che ne doveva fornire 1500.

Temevasi un attacco per Washington. Le milizie dei volontarii erano in armi.

I commissari del mezzogiorno avevano lasciato Washington senza essere stati ufficialmente ricevuti dal presidente Lincoln.

I cittadini dei territori d'Arizona avevano tenuto una Convenzione e risoluto d'uscire dell'unione.

I fili elettrici nel mezzogiorno sono in mano dei separatisti, onde poca fiducia può riporsi nelle notizie che di colà pervengono, La milizia di Washington ha ricevuto ordine d'essere in armi.

Dall'Avana in data del 7 si sa che i commissarii meridionali erano di là partiti alla volta dell'Europa.

Una squadra spagnuola con 3000 uomini e materiale d'ogni maniera era salpata per San Domingo. Dicevasi che sarebbesi mandato dall'Avana un corpo d'occupazione di 7000 uomini. Il presidente di San Domingo aveva pubblicato un proclama annunciando ufficialmente che il | governo è trasferito alla Spagna.

DISPACCI PARTICOLARI DEL LA PERSEVERANZA

Parigi 27 aprile (sera).

Corre voce che vi saranno delle conferenze a Parigi per gli affari del Montenegrini.

Metternich lascia Parigi per assistere all'apertura del Consiglio d'Impero.

Il ministro prussiano ha promesso un progetto di legge sulla responsabilità ministeriale.

Dispacci Elettrici AGENZIA STEFANI

Napoli A (sera tardi) - Torino 1 (sera)

La Camera dei Deputati terminò la discussione del progetto di legge per la istituzione di una classe degl'invalidi della Marineria mercantile che fu approvato.

Napoli 2- Torino 4

Parigi 4 - Lisbona - Rio Tanciro 9 -Uno spaventevole terremoto ha distrutto una parte di Mendozza nella repubblica Argentina. Il numero delle vittime è di 7000 - 2000 case abbattute.

Le perdite ascendono a 35 milioni di franchi.

Madrid 50 - L'Imperatrice di Austria giunse a Cadice.

Corrispondencia - L'Imperatore Napoleone si è congratulato colla Regina per la riunione di S. Domingo.

Napoli 2 - Torino 1

Parigi 1 - Sarajevo - I Consoli sono entrati il 26 giorno da cui fu levato il blocco.



Fondi Piemontesi 73,70
Tre per cento francese 69,15
Cinque per cento id. 95,60
Consolidati inglesi manca
Metalliche Austriache 64,70

ANNUNZI

DELLA MONARCHIA RAPPRESENTATIVA

IN ITALIA

SAGGI POLITICI DI CESARE BALBO

CON LA GIUNTA

DEI STATUTI ITALIANI

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Pubblicate puntate 7-gr.20 l'una

Agli associati all'opera del CANTÙ

STORIA DEGLI ITALIANI

Quest'opera di cui nello scorso anno videro la luce le prime quaranta puntate, venne da noi sospesa dal perchè la Censura, d'ingrata memoria, pretendeva accomodare e tagliar varie cose; sicché preferimmo sospendere la pubblicazione, attendendo tempi migliori. Possiamo ora annunziare che i fasc. 41 e 42 già pronti sono a disposizione degli associati quanto prima sarà totalmente completata l'opera. -Si riapre l'associazione consegnando in una volta i 40 fas. già pubblicati, ed obbligandosi lo associato a pagare doppi i fas. dal 41 all'80 ed ultimo -ll prezzo rimane lo stesso di gr. 20 a fascicolo.

Per maggiori schiarimenti dirigersi alla Libreria del sig. Giov. de Ferrà Strada Costantinopoli N. 102 e nell'uffizio di questo Giornale, ove si fa la distribuzione.

Gli Editori

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PASQUALE CASTAGNA

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ANNO I. Napoli 3 Maggio 1861 N. 58

IL PARLAMENTO GIORNALE POLITICO DELLA SERA
Si pubblica tutti i giorni (esclusi i festivi) alle 5 p. m.
COSTA UN GRANO


NAPOLI 3 MAGGIO 1861.

LETTERA DI MONTALEMBERT A CAVOUR

Che la superstizione schifosa possa partire dal fondo del Vaticano, dalla corrotta casa di Cristo, da degenerati ministri dell'Evangelio, è cosa che ha una spiegazione, e il buon senso de'  popoli civili non vi si scandalizza, come non si scandalizza degli stupri e degli incendi de'  partigiani del Borbone, o delle grassazioni del masnadiere; poiché si sa che la parola d'ordine dell'assassino è l'assassinio.

Ma che uno scrittore, un personaggio politico che vuol posarsi da dotto ed erudito, si pianti a difesa del potere temporale del Papa come fa questo signore di Montalembert, l'è cosa veramente da far rivoltare la coscienza del più scettico, del più cinico fra gli uomini.

Montalembert, figlio di un decapitato della repubblica e di Robespierre, - o che avrebbe dovuto esserlo - scende sull'arena, non già co me uno scrittore, ma come un idrofobo digrignando i denti, espumando bava infetta contro questa povera Italia, come contro il cane che l'avesse morsicato; e lanciando maledizioni ed auguri di fronte a quali quelli lanciati contro Sodoma e Gomorra sono come i voti della vergine per il suo fidanzato. Secondo questo sozzo maniaco, questo zuavo pontificio in toga, le donne italiane, si vedranno fra breve strappato il frutto delle loro viscere, e infranto il capo alle muraglie, gli uomini vedranno arse le loro case, manomesse le spose, ridotte in cenere le loro sostanze, e sparse a quattro venti: il popolo d'Italia, in pena di avere voluta l'Unità, italiana e Roma per Capitale, sarà distrutto come un campo di aristelo è dal fuoco devastatore; e i miserabili avanzi cacciati tutti dalla penisola, e condannati ad errare, infinitamente peggio degli Ebrei, per le più lontane plaghe della terra, fino al dì del Giudizio. Questa è la con danna profferita da Montalembert contro i nuovi Giudei, contro l'Italia.

Tra gli altri vantaggi risultati, risultare, alla società della correzione appor tata da popoli civili alla donazione fatta ad un papa a tempi di Pipino, ce n'è uno per la morale pubblica, ed è che tutti gli uomini senza o in via di pudore, e tutti i settari della moderna società sono stati smascherati e messi in evidenza.

Quel potere occulto, quel gesuitismo, tenace e fatale, quelle aspirazioni del dispotismo, delle vecchie dinastie, corteggio ed appendice inseparabile del dritto divino, ha dovuto infine al zar la visiera, ed entrare nel torneo: e così la libertà, ed il nuovo patto delle nazioni civili ha potuto conoscere in faccia i propri nemici, come si conosce il serpente a sonaglio. Questa scoperta, grazie al Cielo non è stata molto allarmante.

E questione di gradazione e di gerarchia; ma tutti costoro, meno qualche solitaria eccezione, sono l'elemento reprobo della società, e i rappresentanti della tirannia e del massacro: Vada, il sig. Montalembert, il carnefice onorazio di Antonelli, vada pure a Varsavia, che là troverà tra suoi degni colleghi delle scene di che consolarsi, per le quali è fatta l'anima dei suoi pari..

L'Europa culta non è per essi.

F. MAZZA DULCINI

Parlamento Nazionale Camera di Deputati

Tornata del 29 aprile Presidenza TECCHIO.

Sono le ore due; appello nominate come sempre, per ché la camera non è in numero.

Dopo un quarto d'ora di aspettativa, il presidente annunzia finalmente che la camera è in numero, e comuni ca alcuni omaggi e parecchie domande di congedi.

E convalidata l'elezione dell'avvocato Cicconi G. B. al collegio di Girgenti id. del marchese Ricci Matteo a To lentino, ed una terza di cui non ci vien fatto l'intendere il nome.

Ricominciano le relazioni di petizioni.

Massa riferisce sulle petizioni seguenti:

Le giunte municipali di Rivolta, di Agnadello e di Vailate, comuni del circondario di Crema, provincia di Cremona, domandano di essere staccati dal mandamento di Pandino, per essere aggregati al mandamento e circondario di Treviglio, provincia di Bergamo.

Propone sia rimandata agli archivi, la Camera a dotta.

Tamanini Luigi, di Modena, non avendo potuto ottene re dal ministero di grazia e giustizia la remissione in tempo a produrre recapiti in una causa pendente nanti il tribunale di quella città, ricorre per tal effetto alla camera dei deputati.

Propone l'ordine del giorno puro e semplice, che è dal la Camera adottato..

Idem per quelle di Fumagalli Carlo da Gravedona di Buonfanti Carlo da Pontendera, di Franceschi Egisto di Pisa, di Cattaneo Angelo da Torino.

Fu rinviata agli archivi della camera quella del presi dente del consiglio dipartimentale di Siena, che trasmise una deliberazione intorno alle riforme secondo cui procedere alla divisione territoriale di quel compartimento in circondari politici-giudiziari-amministrativi.

De Blasiis riferisce intorno a quelle di Serighelli Si mone da Bergamo; di Giusto e Lorenzo Manzolli, Vanzi Damiano e Raspi Gio., addetti alle saline di Volterra, e per ultimo di quella di Bargigli Gio da Bologna, domani dante un'indennità al ministero della guerra, per le quali propone ed è adottato l'ordine del giorno puro e semplice.

Chiaves riferisce sulla petizione di 45 proprietari di Bocchetta che fanno instanza perché quel comune cessi di far parte della provincia di Massa, e venga annesso al circondario della Spezia.

Propone il rinvio agli archivi. È adottato.

128 Cittadini di Monteleone, Calabria ulteriore seconda domandano che quel municipio venga ripristinato nel diritto di pesca nella tonnara di Bivona, concesso dall'ex re di Napoli alla famiglia dei duchi Pignatelli.

Conchiude pel rinvio al ministro d'agricoltura e commercio. Le conchiusioni sono adottate.

Su quella di un cotale Campana nobile Giovanni Battista, di Genova, il quale propone alcune modificazioni da introdursi nell'alfabeto e nella pronuncia della lingua ita liana, si passa all'ordine del giorno, Pagani Pasquale, di Ferago, mandamento di Gallarate, provincia di Milano, chiede di essere reintegrato nella pensione statagli assegnata dal governo austriaco per prestati servizi militari inviata al ministro della guerra.

Ciceroni Tito di Arcidosso, cancelliere del censo, sottopone al giudizio della Camera alcune considerazioni in torno al catasto nella provincia toscana.

Rimandato agli archivi.

Per la petizione di Giuseppe del Vecchi, comandante la Guardia Nazionale d'Arona, il quale si rivolge alla Camera affinché prenda ad esame i titoli da lui prodotti, per ché sia assegnata a quella milizia la medaglia commemorativa francese che essa non potè avere dal ministero dell'interno; il relatore propone il rinvio al ministero della guerra.

È adottato con raccomandazione speciale.

Ad istanza dei deputati Brida e Boggio la stessa deliberazione è adottata per le guardie nazionali d'Ivrea e di Canobbio.

Bastogi presenta un progetto di legge per la creazione del gran libro del debito pubblico del regno d'Italia e ne da lettura.

Presenta altro progetto per ottenere l'autorizzazione di iscrivere sul libro del debito pubblico dello Stato tanta rendita che basti, nel tempo e nel modo che più sarà ravvisato opportuno, a far entrare nelle casse dello Stato 500 milioni. Fa seguire la presentazione da una lunga esposizione del sistema finanziario con cui il ministero intende provvedere ai bisogni della finanza; ma parla sì basso, malgrado gli eccitamenti fattigli dalla sinistra, che non ci è possibile afferrare il senso delle sue parole.

Cassinis presenta un progetto di legge intorno alla cumulazione d'impieghi, pensioni ed assegnamenti; altro er far cessare nelle provincie modenesi alcuni editti del ex-duca intorno a materie ecclesiastiche.

Torrigiani riferisce intorno a parecchie altre petizioni per la maggior parte delle quali la camera passa all'ordine del giorno puro e semplice, meno quella di Perotti Francesca, vedova Neri, da Varese presso Chiavari, la quale domanda che suo figlio sia congedato dal servizio militare perché non ha la statura prescritta, la quale fu rinviata al ministro della guerra.

Menotti, riferisce sulla petizione del sindaco di Teano domandante che i municipii di quel mandamento continuino ad essere liberi nella scelta d'essere amministrati dall'esattore sotto la loro risponsabilità, o dal regio percettore, e ne propone l'ordine del giorno puro e semplice.

Bertea propone sia rinviata alla Camera perché novamente ne riferisca. La proposta Bertea è adottata.

Si adotta l'ordine del giorno puro e semplice per quella di Gagliani Angelo e cav. Francesco Vespolè da Napoli, chiedenti il rimborso delle quote da loro pagate per l'imprestito di 3 milioni decretato dal parlamento nel febbraio 1821.

Lo stesso relatore continua a riferire intorno alle seguenti elezioni.

Tomassoni Alcide, da Redappio, provincia dell'Umbria, stato dismesso da ispettore nella amministrazione de'  sali e tabacchi in Faenza, chiede di esser riammesso in servizio.

Rinviata al ministero finanze.

Gli impiegati addetti all'ufficio delle ipoteche di Salò, provincia di Brescia, rassegnano copia di un'istanza rivolta al ministro di grazia e giustizia ad oggetto di ottenere che vengano radicalmente riformati gli uffizi ipotecari di Lombardia, ed invitano la Camera a prenderla in considerazione.

Ordine del giorno puro e semplice.

ll municipio di Monteleone, provincia di Calabria Ulteriore, seconda, domanda che dalla somma stanziata con decreto 17 ultimo scorso febbraio per usi di beneficenza ne venga prelevata una parte da destinarsi all'attuazione completa dell'istituto agrario.

Rinviata al ministero d'agricoltura e commercio.

Il consiglio comunale di Barberino, compartimento di Firenze, fa istanza perché la Camera dichiari per legge nazionali le spese che il regolamento 16 aprile 1816, per l'amministrazione economica di corpi mili tari toscani, pone a carico dei singoli comuni.

Rinviata agli archivi.

42 Impiegati d'ordine del ramo giudiziario in Lombardia chiedono si provveda al miglioramento della loro sorte, e si determini che il loro primo assegna mento non sia minore di lire 1500, coll'aumento di 300 lire per ogni promozione di classe, o quanto meno lo stipendio di cui godevano dal cessato governo in lire austriache sia corrisposto in lire italiane.

Rinviata al guardasigilli.

Il consiglio municipale e 300 abitanti del manda mento di Cervinara, Principato Ulteriore, espongono alcune considerazioni dirette a dimostrare la convenienza che quel mandamento venga aggregato alla nuova provincia di Benevento.

Rinviata alla commissione che si occupa appunto di tale oggetto.

Alcuni negozianti della città di Como chiedono di essere prontamente soddisfatti del residuo prezzo loro dovuto per somministranze di abbigliamento fatto per il corpo dei Cacciatori delle Alpi.

Rinviata al ministro della guerra.

Capriolo riferisce intorno alle seguenti: l medici e chirurghi condotti dei distretti di Pisa, di Siena, San Marcello, Grosseto, Firenzuola, e di altre provincie toscane, chiedono si provveda al miglioramento della sorte loro, sia con un maggiore assegnamento, che coll'accordar loro il diritto a pensione, allorquando siano resi inabili al servizio.

Rinviata agli archivi.

19 cittadini ascoltanti presso il regio tribunale di Cremona, 13 di Lodi a nome dei loro colleghi di Lombardia chiedono di essere parificati nell'onorario agli applicati dell'amministrazione centrale.

De Koster Pietro, già impiegato presso il cessato governo toscano, a nome proprio e de'  suoi cointeressati si rivolge alla Camera perché ecciti il governo ad interporre i suoi buoni uffici presso la repubblica di Venezuela, onde ottenere la restituzione di proprietà loro usurpate dalla repubblica medesima. Propone il rinvio al ministro degli esteri.

Cavour dice che non può fare di più di quel che ha fatto; vale a dire di scrivere al console di sollecitare quella pratica.

Bixio e Capriolo soggiungono alcune considerazioni.

Le conchiusioni della commissione sono adottate.

I municipi di Val-Camonica, componenti il circondario di Breno, provincia di Brescia rappresentano la convenienza che sia conservata la loro attuale circoscrizione territoriale.

La commissione propone il rinvio agli archivi, che è approvato.

Tecchio invita Guerrazzi a prestar giuramento di Guerrazzi. L'ho già prestato in principio della seduta.

Masetti ingegnere Antonio, enumerati i suoi servizi al cessato governo austriaco in Lombardia, le vessazioni ed il carcere sofferti per le sue aspirazioni liberali, chiede di essere ammesso a godere dei benefizi impartiti a que gli impiegati civili che per cause politiche furono privati del loro impiego.

Ordine del giorno puro e semplice.

Il consiglio comunale di Silanus, circondario di Nuoro, provincia di Sassari, domanda che la sede del capoluogo del mandamento da Bolotona sia traslocato in Silanus.

Rinviata agli archivi.

I consigli comunali di Brugnato, Borghetto a Vara, di Benerino, Godano, Zignago e di Rechetta, comuni limitrofi alla linea di strada ferrata dalla Roia alla Toscana, espongono alcune considerazioni circa i danni che loro deriverebbero qualora si adottasse il progetto tracciato.

Rinviata al ministro dei lavori pubblici.

Omettiamo per mancanza di spazio di render conto di tutte le altre petizioni riferite dagli onorevoli Grillenzoni e Sanguinetti, le quali non diedero luogo a discussione di sorta e per le quali tutte furono adottate le conclusioni della commissione.

La tornata ebbe fine alle 5 ¼.

PARLAMENTO INGLESE

Camera dei comuni - Tornata del 26 aprile

Lord R. Cecil chiama l'attenzione del governo sull'oltraggio commesso contro il capitano Macdonald dalle autorità prussiane a Bonn, e domanda se il ministero intende provvedere onde in avvenire i sudditi britannici sieno protetti in Prussia.

Sir J. Fergusson domanda se i Commissari internazionali in Siria hanno compiuto la loro missione, e se le loro conclusioni sono tali da dare speranza che quella regione abbia un go verno forte, atto a mantenere l'ordine dopo che le truppe francesi ne saranno partite.

Il sig. Nevdegate, accennando alla notizia pubblicata dall'Indèpendance Belge, che il cardinale Wiseman è stato eletto successore a Pio IX, col titolo di Pio X, nel caso di abdicazione o morte del regnante pontefice, domanda se il governo della regina ha qualche contezza di questo fatto.

Lord Palmerston, rispondendo alla domanda di lord Cecil, dice che le parole usate dal nobile interpellante non sono troppo vive per biasimare la condotta degli impiegati prussiani. Non sta in lui, ministro della Corona, di vituperare direttamente il giudice Mutler, od altra qualsiasi persona designata in questa vituperevole faccenda. Egli dirà solo che tutti gli atti delle autorità prussiane furono tutt'altro che amichevoli e indegni d'uno Stato che è in alleanza ed amicizia coll'Inghilterra. L'Inghilterra in tale congiuntura avrebbe operato in maniera al tutto diversa, avrebbe dato le più ampie riparazioni. Egli tanto più si meraviglia che un governo, come quello della Prussia, siasi così abbassato, in quanto ch'esso è rappresentato nei le sue relazioni esterne da un personaggio ragguardevole che ha dimorato più anni in Inghilterra nella sua qualità diplomatica, e perciò dee conoscere gli usi e le maniere inglesi. Io per tanto sostengono, dice lord Palmerston, che la con giura degli impiegati prussiani è non solo un errore, ma un delitto (udite, udite).

Rispondendo alla domanda intorno alla Siria, lord Palmerston dice che gli studii della Commissione non sono ancora compiuti, né sono venuti ad una conclusione; ma tutte le parti so no sollecite di dare a quelle regioni un’autorità tanto forte che valga ad impedire che riavvengano quei disordini che cagionarono l'occupazione delle truppe francesi. Intanto egli non crede potersi pubblicare i documenti risguardanti questa faccenda.

Ho veduto, dice lord Palmerston in risposta della domanda del signor Newdegate, la notizia e cui ha fatto allusione l'onorevole gentleman, ma il governo non ha ricevuto alcune informazioni su tale proposito; io non pretendo conoscere le regole e gli usi del governo papale; pur tuttavia dubito che sia in potere del papa vivente di prendere alcun provvedimento per la successione del suo potere temporale o spirituale.

GLI STUDENTI DI PAVIA E GARIBALDI

Leggiamo nella Perseveranza:

Il 27 p. p., gli studenti di Pavia, in grosso nu mero, si recarono a Ginestrello per rendere omaggio al generale Garibaldi. Il generale li accolse in giardino, ringraziandoli dell'atto cortese che compivano verso di lui e delle loro espressioni di ammirazione e d'affetto.

Dividendosi da essi, raccomandò d'aver fede costante nel re, nel suo governo, ed aspettare confidenti e tranquilli i grandi destini che si vanno maturando per la patria, a cui egli primo, e tutti, dobbiamo consacrare i sacrifizii e gli effetti.

Notizie Diverse

Festa Nazionale in Torino per il 2 giugno.

-Vi saranno due corse: l'una di cavalli per cura della società nazionale l'altra di biroccini.

La collina verrà tutta illuminata in modo da farla apparire, popolata di casini e palazzi, incantata.

Fuochi artificiali pure sulla collina.

Partenza di palloni areostatici del celebre signor Godard.

Corsa dei barberi per l'aria rappresentati da altrettanti palloncini areostatici del signor Semapa romano.

Illuminazione generale e degli stabilimenti pubblici, musiche sulle piazze, ecc.

Egregia somma dispensata a titolo di beneficenza, in buoni di pane, ecc.

- I deputati delle provincie napoletane si riuniranno questa sera (29) per discutere intorno alla grave situazione in cui versa quella parte d'Italia. Essi intendono chiedere al governo se creda, o no, conveniente, in presenza dei recenti fatti, di protestare energicamente contro la corte di Roma, e d'insistere presso, il gabinetto delle Tuilerie per una pronta soluzione della vertenza romana.

Eglino sono persuasi essere erroneo il credere che Francesco II si allontani da Roma prima che le nostre armi siano alle porte di quella città; e quindi, come tutti gli altri Italiani, insistono per la pronta effettuazione del possesso di Roma.

Circa al Governo di Napoli, gli onorevoli deputati napoletani propongonsi di chiedere al Ministero se esso creda opportuno di valersi de'  poteri eccezionali, e per parte loro dichiaransi pronti ad accordarglieli. Noi speriamo che non debbasi addivenire a si grave misura, e nutriamo fiducia che l'opera perseverante degli uomini intelligenti varrà a rimuovere colà gli ostacoli che ora vi si lamentano, senza aver bisogno di scostarsi dagli ordini costituzionali.

Intanto si aspetta con ansietà nel foglio ufficiale la lista dei nuovi funzionari prescelti al governo delle varie provincie napolitane: ci si dice che l'elenco di questi governatori e intendenti non tarderà a venir pubblicato, e fra i governatori designansi i nomi di Rollant, Guicciardi, Mayr, Ranuzzi, ecc.

ll ministro dell'Interno è partito stamani per Bologna, Esso sarà domani di ritorno a Torino.

- È giunto a Torino il generale Paternò.

- È pure giunta a Torino la principessa di Butera.

- Ci scrivono da Malta che la salute del venerando Ruggiero Settimo essendo di molto migliorata, è probabile che coll'inoltrarsi della stagione primaverile egli si rechi a Torino.

- I giornali continuano ad occuparsi del viaggio del generale Garibaldi, che fanno andare ora a Cremona, ora a Parma. Egli da Genestrello si dirigeva a Majatico, sulla destra del Po, a dodici miglia da Parma, in una villeggiatura della signora marchesa Trecchi-Araldi. ll suo viaggio fu una vera e continuata ovazione. In tutte le stazioni ebbe evviva e festeggiamenti straordinari. Ed i soldati di un battaglione di linea che transitava sopra un convoglio che incontrossi con quello del generale gli fecero le più solenni acclamazioni, circondando il suo vagone e contendendosi il piacere di mirarlo in volto. Nè Majatico egli potè trovare la quiete che desiderava. Dai paesi circonvicini e dalla stessa Parma mossero deputazioni e drappelli di cittadini, di operai, di garibaldini; ond'egli che aveva evitato di recarsi a Pavia ed a Cremona, ad onta di inviti avuti e del suo desiderio, dovette risolversi ad abbreviare il suo soggiorno in un luogo do ve invano aveva creduto di poter essere, almeno per alcuni giorni, dimenticato.

-Ma l'ammirazione e la riconoscenza degl'italiani lo seguiranno dappertutto.

CAGLIARI

- Il giorno 21 aprile fu festeggiato come ricorrenza dell'onomastico di Garibaldi. Questa città le ha celebrato nel modo il più splendido e solenne. Nella contra da più spaziosa si è eretto un arco trionfale inghirlandato di fiori con analoghe iscrizioni. La sera la banda della Guardia Nazionale suonava svariati concerti e ripetuta mente l'inno di Garibaldi fra gli applausi entusiastici di popolo numeroso. Fuochi artifiziali fra suoni di tampuri e spari di fucili rallegravano maggiormente la festa po polare. La contrada e le case dei privati erano tutte illuminate. La mattina fu recitata un'orazione nella chiesa di Santa Caterina. Queste dimostrazioni rivelano quanto sia profondo ed esteso nei Sardi il sentimento nazionale, onorano moltissimo la capitale dell'isola, e ci danno argomenti a rallegrarcene di cuore.

FIRENZE

27 aprile. - Stendardi tricolori sventolavano dai balconi al soffio di primavera: questo era il solo segno festivo memore della rivoluzione pacifica, compiuta, or sono due anni, in Firenze.

(Nu. Eu.)

RUSSIA.

- Scrivono da Varsavia. 20 aprile, alla Corrispondenza Bullier:

Vi comunico un documento interessante. È il riassunto di un rescritto del principe governatore del regno, inviato dal ministro dell'interno ai governatori del le provincie: Le istituzioni concesse, in questi ultimi tempi, da S. M. l'imperatore al regno di Polonia valgono a guarentire il benessere e la prosperità del paese appena ciò sarà reso possibile dal ristabilimento dell'ordine.

Per ottenere lo scopo, è necessario far penetrare ne pubblici funzionari il convincimento che, nelle pre senti circostanze, essi devono dare l'esempio del perfetto adempimento dei loro doveri, e di una puntuale esecuzione delle decisioni delle autorità superiori. Essi non devono tollerare alcun fatto che possa essere in contraddizione con quelle decisioni, e seguendo questa via, possono fare assegnamento sull'appoggio e la protezione del governo.

Gli uomini senza capacità e senza energia devono essere dimessi; coloro che favoriscono l'esecuzione dei disegni dei malevoli od in qualsiasi modo li secondauo, devono essere dimessi e posti sotto processo.

Al loro posto devono essere nominati uomini, i quali diano solide guarentigie di fedeltà e di fermezza.

Voi li farete sicuri dell'appoggio del governo, e quelli che adempieranno esattamente ai loro doveri, non sa ranno lasciati senza ricompensa.

In tutte quelle città dove si sono costituite delegazioni allo scopo di mantenere l'ordine, e le delegazioni saranno senza ritardo disciolte; giacché la tutela dell'ordine pubblico non deve essere affidata da altri, salvo che alle autorità che ne hanno ricevuto lo incarico dal governo, le quali ove sia necessario, potranno invocare il concorso della forza armata. I clubs detti Ressources e tutte le assemblee di indole politica non devono essere tollerate. Gli uomini animati da intenzioni pericolose e che volessero provocare disordini saranno immediatamente imprigionati, e sul fatto si invierà immediatamente un rapporto alle autorità superiori.

I pubblici funzionari i quali, quando sorgesse il bisogno, esitassero a ricorrere alla forza armata, incorrerebbero in una grave responsabilità.

S. E. il principe luogotenente del regno m'incarica di rammentarvi che primo dovere dei pubblici funzionari si è quello di servirsi della loro influenza per far vivere gli abitanti in buona armonia coi soldati che abitano nelle case dei cittadini... S. E. il principe luogotenente ha dato gli ordini opportuni ai comandanti delle truppe perchè i soldati abbiano a contribuire alle intenzioni del governo colla loro condotta amichevole e non provocante verso la popolazione delle città e delle campagne.

- Leggesi nelle ultime notizie della Patrie:

Abbiamo notizie da Varsavia del 26 aprile. Esse recano:

Vi ebbe a Kamienic, capoluogo della Polonia, antica provincia polacca, una dimostrazione importante.

Una cerimonia solenne fu celebrata pel riposo dell'anima delle vittime dell'8 aprile. L'autorità aveva di chiarato che si opporrebbe a questa solennità religiosa; ma, vedendo che tutti gli abitanti persistevano nel loro progetto e che opponendosi poteva risultarne una lotta sanguinosa colla truppa, autorizzò il servizio funebre. Tutto seguì coll'ordine maggiore. L'affluenza fu immensa.

In molte provincie, qualche impiegato, inspirando si ancora della circolare Muchanoff, cercò sollevare i paesani contro i loro signori; ma tali eccitazioni non riuscirono.

- Si costituì ad Odessa una compagnia, allo scopo di procurare ai servi, che saranno affrancati in Russia, il riscatto delle loro terre senza il possesso del le quali, la loro liberazione non può essere vera in dipendenza, e deve anche, sotto certi punti di vista, far rimpiangere la loro primiera condizione.

AUSTRIA

- Scrivono da Vienna, in data del 24 aprile, all'Havas:

Il risultato delle elezioni pella seconda Camera dell'impero è in gran parte conosciuto, ma ciò non risguar non da se che quelle diete che acconsentirono a prendervi parte. Tra quelle che rifiutarono di dar opera alle operazioni elettorali, si citano, senza parlare dell'Ungheria, le diete di Croazia, della Servia austriaca, dell'Istria, della Dalmazia con Fiume, del Tirolo meridionale, della Venezia e probabilmente quella dell'importante e popolo sa Galizia. Ora, dacché queste diete furono chiuse senza che avessero fatto le elezioni pel consiglio dell'impero, non si sa immaginare come questo consiglio possa prendere risoluzioni, che, sancite dall'imperatore, avrebbero forza di legge in tutte le provincie dell'impero.

Qui a Vienna l'opinione pubblica non si mostra che mediocremente soddisfatta delle elezioni della dieta provinciale della bassa Austria alla seconda camera del consiglio dell'impero. Del rimanente qualunque uomo ragionevole avrebbe potuto prevedere questo risultato.

Ci vorranno molti anni di vita costituzionale perchè la borghesia ottenga l'influenza, che possiede l'aristocrazia, non solamente nella capitale e nelle provincie slavo-tedesche, ma in tutti i paesi che vennero successivamente uniti all'impero.

- Nella Presse di Vienna, in data del 24, leggesi sul soggetto medesimo:

Il Consiglio dell'impero, che sta per essere aperto, non rappresenterà, contrariamente alle intenzioni del l'autore della costituzione, tutte le provincie austriache.

I rappresentanti dell'Ungheria, della Croazia e della Transilvania mancheranno nelle due Camere. In faccia alla monarchia austriaca, l'Ungheria assunse un contegno quasi ostile. Direbbesi che un esercito ungherese avesse cacciato i soldati e i funzionari austriaci dall'Ungheria, e che l'Ungheria interamente libera dovesse discutere colla casa d'Austria le condizioni, alle quali il paese, riconosciuto sovrano, acconsentisse a riassoggettarsi all'antica dinastia. Ecco il vero stato delle cose. Esso è molto triste, ma infelicemente non lo sarebbe punto meno, ove noi ci affaticassimo a rappresentarlo con colori più piacevoli a più lieti.

DISPACCI PARTICOLARI DELLA PERSEVERANZA

Parigi, 29 aprile (sera).

La Porta ottomana ha concesso al principe Cuza l'unione della Moldovia colla Valacchia. La Conferenza di Parigi regolerebbe la quistione.

Al ricevimento dell'abate Rignon, commissario generale di Terra Santa, l'imperatore Napoleone ha dimostrato la sua soddisfazione che la Palestina sia tranquilla ed ha deplorato i torbidi della Siria e di Damasco.

Il marchese d'Azeglio ha attraversato Parigi diretto a Torino.

Nelle elezioni del Portogallo sortì una maggioranza ministeriale. Tre ministri furono rieletti.

Il primo corpo di truppe russe, accantonato nella Curlandia e diretto verso la Polonia, ricevette contrordine.

Dispacci Elettrici AGENZIA STEFANI

Napoli 2 (notte) - Torino 2

Parigi 1 - Vienna - Il discorso dell'Imperatore tratta di varii questioni interne. Protezione di tutte le nazionalità dell'Impero. L'accessione della rappresentanza dell'Ungheria della Croazia e della Schiavonia nel Consiglio dell'Impero subirà bentosto una soluzione favorevole.

Possiamo sperare e rallegrarci tranquillamente dei benefici della pace. L'Europa sente di averne bisogno. In generale questo sentimento impone alle Potenze il dovere di non esporre ad alcun pericolo un bene così prezioso. L'Austria riconosce la solidarietà di questo dovere ed è persuasa che sarà pure riconosciuta dalle altre potenze. Allora verranno gli sforzi per fondare una nuova era di prosperità. Ristabilimento di Qguilibrio del bilancio mercé l'introduzione dell'autonomia provinciale, dipartimentale e comunale, la cui conseguenza sarà la diminuzione del bilancio militare. Il nostro compito è di fare uscire l'Austria dalla crisi attuale. Bisogna che sia adempiuto coi più grandi sacrifici. I rappresentanti dell'Impero presteranno il loro con corso con la fedeltà si sovente provata in circo stanze difficili dai varii popoli. E mio dovere sovrano di proteggere la Costituzione data con patente de'  20 febbraio come base della monarchia unitaria e indivisibile, e respinge qualunque attacco contro di essa - Applausi reiterati. - Il Cancelliere ungherese Vay assisteva coi Ministri.

Parigi 2 - Moniteur - Il trattato di commercio tra la Francia e il Belgio fu sottoscritto ieri:

Marsiglia - Costantinopoli 24 - Truppe concentrate a Tenibazar contro il Montenegro e la Serbia. Le squadre turche ricevettero or dine di agire d'accordo. Nell'arsenale di Corfù furono vettovagliati i legni. Una divisione turca fu mandata in Siria - truppe furono mandate pure nell'Adriatico.

Sarajevo 1 - I cristiani insorti domandano autorità indipendenti.

Washington 20 - I bastimenti hanno ricusato di lasciar passare le truppe federali con un reggimento di Massachusetts - 11 uccisi molti feriti - La Virginia ha lasciato l' unione - Lincoln ha dichiarato il blocco ai porti del Sud La Carolina del Nord si è impadronita de'  forti di tutti gli stati favorevoli alla schiavitù: questi arrecansi.

Napoli 5 - Torino 2 (sera)

La Camera di Deputati a discorso ed approvato il progetto di legge per ispese intorno al porto di Ancona: poscia s'intrattenne della relazione di petizioni. - Il Ministro de lavori pubblici presentò un progetto di legge per compre di materiali per la scavazione di porti, per una convenzione colla Società delle ferrovie Romane per una strada ferrata da Ravenna alla linea di Bologna e di Ancona, e per la ferrovia da Firenze per Arezzo fino allo incontro della ferrovia da Roma ad Ancona. Discorsi sui vari progetti di strade ferrate da costruirsi in vari punti della Penisola.

Napoli 3 - Torino 2

Parigi 2 - Vienna - Mercoldì sera illuminazione spontanea brillante e generale. L'Imperatore percorre le vie in vettura. Entusiasmo popolare immenso.

Agrani mercoldì - I Magnati Croati hanno dichiarato di respingere la convocazione della Dieta Ungherese sin dopo il regolamento del rapporti fra la Croazia e l'Ungheria.

Londra 2 - Banchetto del Lord Maire a Derby in onore del partito conservatore - Discorso di Derby dichiarante di non voler abbattere il Ministero.

Napoli 3 - Torino 2

Parigi 2 - Il Principe Napoleone è giunto a Ginevra.

Temps - Assicurasi che l'Inghilterra persiste nel domandare lo sgombro della Siria pel 5 giugno.

Giornale di Pietroburgo - mercoldì - L'esito felice della guerra d'Italia fu di esempio contaggioso all'Ungheria - Le declamazioni della stampa estera sulle nazionalità hanno esercitato grande influenza in Polonia. Il governo può fare assegnamento sulle popolazioni rurali.



Fondi Piemontesi 73,60
Tre per cento francese 69,15
Cinque per cento id. 95,90
Consolidati inglesi 99,00
Metalliche Austriache 64,70

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ANNO I. Napoli 4 Maggio 1861 N. 59

IL PARLAMENTO GIORNALE POLITICO DELLA SERA
Si pubblica tutti i giorni (esclusi i festivi) alle 5 p. m.
COSTA UN GRANO


NAPOLI, MAGGIO 1861

RASSEGNA DELL'ATTUALITÀ

Le stragi di Varsavia sono tale un eccezione nel secolo incivilito in cui viviamo, ed attesta no una inqualificabile innormalità di governo e sì fatale acciecamento, che sfuggono al giudizio di una sana logica - Ma talora gl'imprescruta bili decreti eterni consentono che gravissime e deplorabili sventure sociali segnassero per le nazioni il confine di un'Era di servaggio e di prostrazione morale di un popolo, per far rifulgere più bella e splendida l'aurora del suo risorgimento - Inorridisce il mondo all'aspetto di tanta barbarie, ma in mezzo al massacro degl'inermi cittadini, al supplizio delle innocenti vergini e delle spose polacche, alle atroci sevizie suggerite dalla più raffinata tirannide; stu pisce il contegno calmo e dignitoso con cui affrontano il martirio,ed offre commovente e sublime spettacolo l'eroismo del sacrifici patriottici! Son essi non equivoci preludi della divina vendetta che scaglia i suoi fulmini terribili contro l'oppressore quando la misura del vizio e dell'oppressione è ricolma!

Il governo dello Czar che aveva inaugurato una linea di progresso ed incivilimento - che non ha guari accoglieva gli elogi dell'Europa e del mondo per la legge sull'emancipazione dei servi - Il governo dello Csar da cui si speravano nuovi contrassegni di una politica liberale - l'unica reclamata dalle esigenze de'  tempi - di un tratto muta stile e diventa fabbro di stragi assolutamente ripugnanti coll'attuale civiltà! Guardiamone le conseguenze - Il disinganno irrita ed infierisce gli animi degli oppressi; l'ostinata opposizione e le stragi inaudite generano il contrasto che rende più potente il bisogno di affrancarsi e sprona ai più eminenti sacrifici - L'offesa si rende comune a vicini popoli anch'essi soffrenti ed oppressi, e questi si fan no solidali ai polacchi nell'espressione de'  propri bisogni e nella resistenza - La rivoluzione già percorre altri domini del vasto impero e minaccia estendersi sui rimanenti: il fuoco sacro di libertà arriverà a liquefare una volta il gelato autocratismo del Norte! È vero che il periodo della vita politica de'  popoli e delle nazioni si misura co' secoli; ma pare che questo secolo appunto segnasse l'Era del trionfo delle nazionalità e delle libertà! Subentrerà il pentimento - ma allora sarà tardi... Si appresteranno i rimedi ma riusciranno inefficaci; avranno la sorte de'  palliativi dell'Austria!..

Intanto la libidine del potere assoluto ha tratto il governo dello Czar a disconoscere l'esiggenze de'  tempi ed i bisogni dei popoli; né ha valso a sconsigliarlo dalla severità l'esempio del le presenti condizioni dell'Austria, anzi si è fatto trascinare a commettere tali enormezze per servire alla causa del gabinetti di Vienna e di Berlino: in ciò che v'ha di solidale ne' loro interessi - Dall'altro lato il governo dell'Imperatore de'  Francesi conseguente alla sua politi ca, destramente ha provocato la commozione di Varsavia, è almeno di certo ha sorriso all'idea = = di un contrattempo che ingenerando serie pre occupazioni nell'animo dell’arne deviasse i calcoli fatti sulle perturbazioni dell'Oriente di Europa; ed affinché tenendo le potenze incessantemente occupate in casa propria, rimanesse egli sempre ed incontestabilmente padrone del campo - Nè al gabinetto di San James torna certamente increscioso il differimento di un azione sulla Turchia, quantunque il riversivo non fosse gran fatto tranquillante sulle probabilità della guerra che si sforza ad ogni costo evitare.

L'Ungheria procede mirabilmente incontro al compito de'  suoi destini, e sembra che l'incorporazione ad essa della Transilvania e della Croa zia debba indubitatamente seguire. L'esito dell'apertura della Dieta di Trieste parla eloquentemente sulle intenzioni di quel popolo eminentemente patriottico che non aspira né vuole altro che unirsi alla famiglia italiana di cui fa parte. In generale la convocazione delle Diete degli altri Stati dell'Austria impromette la fine del regno della forza che ha sostenuto sin ora il dispotismo del vecchio Impero, favorisce e matura il trionfo delle nazionalità.

La Germania è occupata in apprestamenti bellicosi, ma essa non pare che possa smettere la politica della propria conservazione. Quindi non può destare apprensioni, anzi il genio delle nazionalità dei popoli sinora soffocato a fronte della politica retriva e predominante delle due principali potenze della confederazione; troverà al presente il suo sviluppo nel progresso nell'esempio - Il gabinetto di Berlino sarà costretto a mutare indirizzo politico dall'esito delle nuove elezioni. Il popolo prussiano, nella scelta dei rappresentanti manifesta le proprie opinioni di marciare francamente e lealmente nella viadel progresso e delle libertà.

Quanta influenza possa esercitare sui destini d'Italia l'attuale condizione di Europa e l'esame della politica interna dello Stato, a domani.

R. Mazza

Recentissime

Siamo assicurati che S. M. il re invierà a Stoccolma un ministro plenipotenziario per annunziare a S. M. il re Carlo di Svezia la proclamazione del regno d'Italia, avendo quel governo dichiarato, che tosto compiuta questa formalità, riconoscerebbe ufficialmente il nuovo regno.

È giunta la notizia del riconoscimento del regno d'Italia per parte dell'Imperatore del Marocco.

- Leggiamo nel Giornale il Sannita del 1.º andante.

Sentiamo che nel giorno 2 maggio corrente partirà da Campobasso tutto il 5.º Battaglione del 6.º Reggimento Fanteria Brigata Aosta qui stanziato dal 29 gennaio p. p. per riunirsi in Piemonte al 1.º Corpo di armata cui appartiene, e che verrà in sua vece un Battaglione del 2. ” Reggimento Granatieri di Sardegna. Nel dare il benvenuto al Battaglione che arriva, noi facciamo gli auguri di un buon viaggio al Battaglione che parte, e glieli facciamo col cuore pieno di gratitudine, e di ammirazione per la cortesia e l'affabilità dei suoi Uffiziali, per la disciplina esemplare dei suoi soldati, per la energia, l'abnegazione, ed il patriottismo di tutti nel disimpegno del servizio per la custodia dei detenuti, pel mantenimento dell'ordine pubblico, per la repressione delle mene reazionarie che si temevano in alcuni luoghi della Provincia.

La Provincia di Molise quindi serberà sempre grata memoria per la permanenza tra noi del 3.º Battaglione del 6.° Reggimento Fanteria e ricorderà sempre i nomi dei benemeriti Uffiziali Sig. Federico Scoffiero Magg. Comand. del Battaglione; Capitani Zucchetti, Cav. Riva rossa, Vianson-Ponti, Righi; Dottor Chirurgo Toselli; Luogotenenti Susini, Mussi, Giuva, contini; Sottotenenti Bonati, de'  Giorgis, Barbieri Casimiro, Barbieri Giovanbattista, Carli, e della Valle, Ajutante Maggiore.

- Nel giorno 24 aprile 1861 è giunto in Campobasso il Maggiore organizzatore della Guardia Nazionale Sig. Marchese Zurla di Crema con l'incarico officiale di organizzare sollecitamente, e dare i necessari provvedi menti per la istruzione della Guardia Nazionale dell'intera Provincia. Finalmente il governo comincia a far senno, ed a pensare a quello cui avrebbesi dovuto pensare innanzi tutto, già da gran tempo. La più grande colpa del governo di Napoli, e la meno perdonabile, è certa mente quella di aver lasciato le Provincie Napolitane sino al 16 aprile p. p. in balia di se medesime per quanto rifletteva l'organizzazione della Guardia Nazionale con leggi provvisorie, e disadatte, dove adottate, e dove no, con mille ordini e contrordini or rivocate, or richiamate in vigore, finalmente annullate di nuovo senza sostituir ne altre che erano indispensabili, di talché tuttocciò ha contribuito non poco all'organizzazione delle masnade dei briganti le quali spinte dalla naturale malvagità, incoraggiate dalla stanchezza di un Governo rivoluzionario, e dal consorzio degli sbandati, e sicure della loro impunità, si sono date ad infestare le campagne di alcuni paesi appunto perché in nessun paese era organizzato il servizio regolare della Guardia Nazionale, ma invece cresciuti i dissidi, le gare, le inimicizie, ed i partiti che sono stati e saranno sempre la rovina di ogni bene in tutti i paesi delle nostre Provincie. Auguriamo quindi al Sig. Zurla la longanimità necessaria in un uomo che deve compiere così importante disimpegno; ed auguriamo a tutta la Provincia la fortuna di poter ben presto organizzare in ogni suo paese il servizio della Guardia Nazionale secondo la legge Piemontese, mettendo da parte ogni disputa perso male, ogni pretensione, ogni gara, e ricordandosi tutti che la istituzione della Guardia Nazionale è la prima garentia che noi abbiamo per la stabile attuazione di un go verno libero, come il più urgente mezzo per il manteni mento dell'ordine pubblico.

Pubblicheremo in vari numeri (onde non togliere spazio alle notizie diverse) l'esposizione dei motivi del progetto di legge presentato al la Camera dei deputati nella tornata del 29 dal ministro delle finanze (Bastogi) per la costituzione del gran libro debito pubblico.

Signori!

L'istituzione del gran libro del debito pubblico del regno d'Italia è l'oggetto della proposta di legge che ho l'onore di presentarvi. L'unità politica del regno non dev'essere disgiunta dall'unità finanziaria, perché le forze produttrici del regno liberamente esplicate e insieme congiunte sono sorgente d'una grande potenza.

Una delle più grandi manifestazioni di questa è il credito pubblico.

L'unità del credito è fra le conseguenze più importanti dell'unità politica, ed è una delle condizioni più valide per raffermarla e renderne più fruttuosi gli effetti nelle relazioni economiche e civili.

Lo Stato ed i cittadini ne conseguiranno grandissimi vantaggi. Lo Stato; perché l'interesse dei possessori del le rendite pubbliche, sieno stranieri o nazionali, sarà più strettamente legato alla stabilità politica del regno d'Italia, la quale stabilità e la causa più efficace della floridezza del credito pubblico. I privati; perché l'Italia unita e forte offre maggiori guarentigie di quelle che potevano offrire le sue provincie divise e deboli, ed apre, accanto agli angusti mercati provinciali, il vasto mercato italiano.

E non è dubbio che il credito dovrà elevarsi gradatamente per l'inclusione nel gran libro dei debiti ora distinti delle diverse provincie.

Eccovi, o signori, accennata la ragione principale, politica ed economica della legge che ho l'onore di presentarvi. In essa troverete quelle disposizioni le quali valgono a ben regolare il debito pubblico del regno, e possono estendersi, senza offesa di alcun diritto, alla maggior parte dei debiti già contratti per essere indistintamente inclusi nel gran libro.

A questo fine vi presenterò leggi speciali.

Gli studi condotti già molto innanzi hanno mostrato, che alcuni titoli di credito, per alcune particolari condizioni, non potranno sottostare alle regole comuni; ma se qualche eccezione è necessaria, non per questo verrà meno la grand'opra unificatrice, e sarà data una solenne testimonianza che il glorioso nostro risorgimento procede in tutto e sempre col massimo rispetto per ogni dritto.

Non ho certo bisogno di dichiarare che, essendosi avuta a scopo la unificazione dei vari debiti, è stato tenuto conto dei principi che informarono le leggi rispettive, e che in questo difficile compito non è stato necessario dilungarsi dai dettami della scienza economica e giuridica, avvalorati da una sicura esperienza.

Secondo quei dettami, anziché seguire il fallace e vie to sistema del preordinato ammortamento del debito, il nuovo progetto di legge rimette a quelle annuali sul bi lancio il provvedere. Così ad una finzione inutile sottentra una verità, alla quale si era dovuto cedere per la forza delle cose anche laddove si era tardato ad accettarla co me un principio.

Nella proposta di legge è ammesso il principio della insequestrabilità delle rendite inscritte. Questo principio è da gran tempo proclamato non solo dalla legislazione francese, ma pur anche da quella degli antichi Stati, tranne la piemontese, la quale però lo ammette in modo molto ristretto.

La legislazione francese e quella dl Napoli estendono il principio della insequestrabilità fino a vietare ogni via colo a cui il proprietario voglia assoggettare la sua rendita nominativa. Non è sembrato che in questo dovessero quelle legislazioni imitarsi.

l vincoli consensuali sono ammessi dalla legge piemontese e da quella toscana, né per esse alcun inconveniente è avvenuto.

L'esperienza dimostra non esservi ragione di togliere alla proprietà della rendita uno dei pregi del diritto di proprietà. Far derivare il divieto di ogni vincolo dalla insequestrabilità sarebbe una applicazione assurda di una regola, la quale, anzicché giovare al proprietario, si convertirebbe in suo danno.

Secondo la proposta, le rate semestrali non riscosse per cinque anni continui sarebbero colpite da prescrizione. Dopo trent'anni continui si prescriverebbe la rendita, e ne sarebbe cancellata la iscrizione.

Questo principio conforme al diritto comune è ammesso in Francia, né contraddice alle diverse leggi d'Italia.

Vero è che in Napoli le rate semestrali, non riscosse per due anni, vengano dall'amministrazione del debito pubblico depositate nella Cassa d'ammortizzazione, la quale, ritenendole a titolo di deposito, non può prescrivere.

Ma niuna legge, neppure a Napoli, dichiara l'imprescrittibilità delle rendite inscritte, e questa non si ottiene che per effetto di una pratica speciale di servizio e per le relazioni tra l'amministrazione del debito pubblico e la cassa di ammortizzazione.

Credo inutile intrattenervi, o signori, delle particolari disposizioni onde si compone il progetto di legge, cioè delle iscrizioni della rendita, dei titoli che la rappresentano, delle transazioni e dei loro effetti e simili. Per le quali cose furono consultate le legislazioni straniere, le leggi delle varie provincie del regno ed i risultamenti dell'esperienza; fu posso ogni studio nel rendere il più possibile semplici e spedite le operazioni, senza meno mare le guarentigie che si richieggono da una buona amministrazione.

Nè minore studio a conseguire questo fine si porrà nella compilazione delle disposizioni che devono succedere alla legge, conciliando l'unità dell'indirizzo colla ben ordinata disposizione degli uffici nelle varie parti del regno, in modo da operare il più opportuno e perfetto discentramento. Il quale, se di grande vantaggio sarà per riuscire nelle altre parti della pubblica amministrazione, sarà di utilità anche maggiore in quella delle finanze, e specialmente del credito pubblico, che si collega con interessi tanto diffusi e frequenti.

Non aggiungerò altro, o signori, perché ragioni economiche, finanziarie e politiche concorrono a domandare un progetto, col quale io mi sono recato a debito di corrispondere ad un bisogno di cui la pubblica opinione si è già preoccupata con giusta impazienza.

PROGETTO DI LEGGE

VITTORIO EMANUELE II RE D'ITALIA

TITOLO I.

Disposizioni generali.

Art. 1.

È istituito il gran libro del debito pubblico del regno d'Italia.

Art. 2..

Il gran libro si aprirà con l'iscrizione della rendita creata con la legge di questo giorno.

Con leggi separate sarà provveduto al modo d'includere nel libro del debito pubblico italiano i debiti pubblici esistenti.

Art. 3.

Le rendite iscritte sul gran libro non saranno soggette ad alcuna speciale imposta, né a legge qualsiasi che ne diminuisca o ritardi il pagamento in qualunque tempo o per qualunque causa, anche necessità.

Art. 4.

La prima assegnazione da farsi nel bilancio di ciascun anno sarà pel pagamento delle rendite che costituiscono il debito pubblico.

Art. 5.

All'estinzione del debito pubblico sarà provveduto con leggi annuali dei bilanci.

Art 6.

L'amministrazione del debito publico è posta sotto la vigilanza d'una Commissione composta: Di tre senatori e di tre deputati, a nomina delle rispettive Camere; i senatori ed i deputati continueranno a far parte della Commissione anco nell'intervallo tra le Legislature e le Sessioni parlamentari, fino a nuova elezione. Di tre consiglieri di Stato, a nomina del presidente del Consiglio; Di un consigliere della Corte dei conti, a nomina del presidente della medesima.

Di uno dei presidenti delle Camere di commercio del regno, a nomina del Ministro di agricoltura, industria e commercio.

(Continua)

DISPACCI PARTICOLARI DELLA PERSEVERANZA

Parigi, 30 aprile (sera).

A motivo dei disordini nelle Isole Jonie, il governatore venne autorizzato a dichiarare, che Corfù è occupata militarmente.

Il Pays smentisce la supposta protesta della Francia contro gli avvenimenti di Haiti. Tutti i Comuni della Repubblica domenicana si sono pronunziati in favore dell'annessione alla Spagna.

La Porta proporrebbe alle potenze di lasciare a Bairut mille soldati francesi, ad attendere l'esecuzione completa delle decisioni della Com missione europea.

Torino, 30 aprile (ore 11. 30 pom.) A Palermo una dimostrazione garibaldina ven ne repressa dalla Guardia nazionale.

Dispacci Elettrici AGENZIA STEFANI

Napoli 3 (notte) - Torino 3

Londra 3 - Russell dice che legni Inglesi furono inviati in America per proteggere gl'Interessi. I torbidi non sono scoppiati nelle Isole Jonie. -L'emendamento sulle imposte fu respinto da 299 voti contro 281. - Maggioranza governativa.

Napoli 3 - Torino 3

Parigi 3 - Thouvenel ha ricevuto Veli Pascià a dme ore.

Il Corriere di Costantinopoli reca nuove istruzioni relativamente alla Siria.

Zamojski è atteso a Parigi e a Londra.

Napoli 4 - Torino 3 (sera)

La Camera dei Deputati discusse una propo sta del Deputato Broglio per riforme al regola mento della Camera riguardo alle votazioni, che fu ritirata. In seguito discusse ed approvò il progetto di legge per l'istituzione di una festa Nazionale secondo la relazione del Senato per la solennità della prima Domenica di giugno.



Fondi Piemontesi. 73,00
Tre per cento francese 69,15
4 ½ per cento id. 96,00
Consolidati inglesi 92,00
Metalliche Austriache 64,70

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ANNO I. Napoli 6 Maggio 1861 N. 60

IL PARLAMENTO GIORNALE POLITICO DELLA SERA
Si pubblica tutti i giorni (esclusi i festivi) alle 5 p. m.
COSTA UN GRANO


NAPOLI 6 MAGGIO 1861

RIVISTA POLITICA.

Le agitazioni polacche, al seguito delle mene Anglo-Austriache, han paralizzato l'azione Franco-Russa in Oriente. L'Inghilterra, a neutralizzare l'influenza francese, ed a creare osta coli alla politica dell'imperatore, ha operato in modo da mettersi in misura o di coalizzarsi contro la Francia o stringersi alla Francia, intiepidendola verso, la Russia. I sovrani del così detto dritto divino non possono riconoscere sinceramente il principio del suffragio universale; e però in principio avversano la Francia: eglino non plantiscono alla politica dell'imperatore, per ché sembra loro che lo scopo è quello di riprendere la posizioni del primo impero. Dippiù sembra loro che il mezzo di riuscita è la rivoluzione più o meno lata che forse l'imperatore ora infrena e che potrebbe domani incoraggiare. Dunque in sostanza, osteggiano l'imperatore nel rapporto del principio ch'egli rappresenta, nel rapporto del fine cui, mira, e de'  mezzi che adopera. Essendo così le disposizioni delle potenze che invocano il dritto divino, se l'Inghilterra le in vita a coalizione potrebbero di leggieri accettar la, ed agire contro la Francia. L'Inghilterra a dunque giuoca ora con fortuna perché o coalizza contro la Francia, o si lega strettamente con la Francia, e nell'un caso e nell'altro ella trionfa Dalle quali cose risulta che per l'Italia dall'alleanza Anglo-francese, potrebbe aversi Roma, e presto, e potrebbe consolidarsi il regno d'Italia che nel caso di coalizione l'Italia potrebbe correre gravi rischi ed i pericoli delle ristorazioni non sarebbero impossibili..

Attendino dunque gl'italiani e badino, e ponderino, e sappiano operare.

D.

ANCORA DEGLI UFFICIALI LIBERALI DELLO SCIOLTO ESERCITO NAPOLETANO

L'abbiamo già detto: non è un sentimento di riconoscenza politica, ma un principio di pretta giustizia che avrebbe dovuto riconoscere debitamente quegli ufficiali del Napoletano che lavorarono per la causa dell'Unità Italiana, ora trionfante: ed al contrario il Ministero della Guerra pare che abbia guardati costoro con maggior severità di tutto il rimanente.

Nel Parlamento si è poco ventilata questa vertenza che avrebbe, ci sembra meritato occupa re un poco più l'attenzione. Il Deputato Roma no che ne disse qualche cosa, la neutralizzò poi, anzi la vulnerò positivamente, quando sostenne con lo stesso grado di calore la causa degli altri ufficiali che combatterono dentro Capua e dentro Gaeta. Ma chi non conosce oramai la settemplice tattica di D. Liborio Romano? Noi non intenderemmo mica che la nazione debba oramai tener broncio, alla ufficialità Napoletana che seguì sino alla fine la bandiera di Francesco II. Se n'è detto abbastanza su ciò, gli è inutile riandarvi sopra, pensiamo che unicamente uno sforzo severo sia necessario per sceverare i reazionari dalla generalità che seguiva militarmente il proprio stendardo. Così si fosse fatto ancora questo spurgo nella stessa soldatesca e sarebbe rimasta una massa - la massa giovane - che invece di servire di fomite e di corpo alla reazione nelle provincie, avrebbe potuto, fondersi, plausibilmente, tra le fila dell'esercito Italiano.

Gli ufficiali che hanno fatto adesione al 7 settembre hanno preso parte alla guerra o al servizio del paese sono stati e sono, la maggior parte o messi al ritiro comecché giovani, o mandati alla sedentanea, pochi all'attività, e di questi buona parte in aspettativa con mezzo soldo, sola giustizia, più o meno, par che si sia resa alle armi dotte, perché di queste si aveva bisogno..

Guardate la cosa da tutti i lati, non troverete una spiegazione che faccia onore al ministro della Guerra.

Ora troviamo fra i nomi degli ultimi ritirati quello del capitano Raffaele Favalli. Quest'ufficiale di poco altro tempo avea d'uopo per aspi rare di diritto al grado di maggiore. Fa perseguitato dal Borbone come liberale durante il terrorismo dopo il fatto di Agesilao Milano; fu poscia detenuto in S. Elmo perché negli ultimi tempi esortava i suoi compagni e subordinati colà a non ubbidire giammai ad un'ordine eventuale da bombardamento, e ne uscì al 7 settembre. Fu adibito da Cosenz all'immediazione di Ayala comandante in capo la guardia nazionale, e poscia mandato al 59 di linea in formazione ad Avellino, dove cooperò potentemente a sedare la reazione sanguinosa di Carbonara.

E’ giovane, e nel nerbo delle sue forze vien mandato al ritiro! In questo modo viene escluso dalla milizia come indegno, gli si tronca una carriera, e per la dimezzata pensione cui ha diritto, si priva con la famiglia di una posizione Ciò è doloroso! queste irregolarità, questi sbagli, chiamiamoli tali, hanno d'uopo di riparazioni, perché i novelli stati liberali come lo è il nostro, debbono aver per base la giustizia.

Parlamento Nazionale Camera di Deputati

Tornata del l'maggio Presidenza TORREARSA

Alle 2, malgrado l'appello nominate, la Camera non è lm numero.

Alle 2 10 ha principio la tornata.

Maceri presta giuramento.

Sono convalidate l'elezioni seguenti:

Collegiod'Altamura, sig. Enrico Pessina.
»di Bitonto id.
»di Poggio Mirteto. N. N.
»di Biandrate, marchese Tornielli.

accordata l'urgenza di due petizioni.

Macchi reclama per la petizione degli studenti contro le tasse universitarie, della quale fu in altra seduta decretata l'urgenza.

Segue la discussione del progetto di legge sulla cassa invalidi della marina mercantile. Vi presero parte: il ministro Cavour, Ricci Giovanni, Castagnola, Musmeci, Persano, Macchi, Depretis, Amari, e D'Ondes Reggio. Eccone il testo qual venne approvato dopo incaricata discussione.

Art. 1. Saranno istituiti quattro corpi morali sotto la denominazione di Cassa degli invalidi della marina mercantile, con sede nelle città di Genova, Napoli, Livorno, Ancona e Palermo.

Art. 2. Questa istituzione ha per scopo:

a) di accordare pensioni o sussidi agli individui iscritti nelle matricole della gente di mare, che hanno retribuito alla cassa, alle loro vedove ed orfani.

b) di accordare soccorsi alla gente di mare navigante sotto la bandiera nazionale, che si trovi priva di risorse sotto il peso di avvenimenti gravi ed imprevisti.

Art. 3. Il fondo di ciascuna cassa si compone:

a) della retribuzione imposta agli equipaggi dei basti menti nazionali nella proporzione stabilita nella tabella annessa alla presente legge;

b) dei beni provenienti da doni o lasciti impieghi od acquisti;.

c) dei proventi devoluti alla cassa di forza di speciali disposizioni di legge.

Art. 4. La prima di queste casse spande i suoi effetti sul territorio marittimo, che si stende dalla frontiera francese alla Magra, nell'isola di Sardegna, ed altre adiacenti;

La seconda su quella dalla Magra a Terracina e delle isole dell'Arcipelago toscano;

La terza da Terracina al Capo di Santa Maria di Leuca;

La quarta sul litorale dell'isola di Sicilia ed altre adiacenti;

La quinta sul litorale Adriatico fino al Capo Santa Maria di Leuca.

Art. 5. Le rendite delle casse per gl'invalidi saranno riscosse coi privilegi fiscali, tranne quelle derivanti da censi, mutui ed altri simili fonti.

Art. 6. Gli esattori delle contribuzioni potranno es sere incaricati delle riscossioni per conto delle casse degl'invalidi.

Art. 7. Con apposito regolamento approvato per decreto reale sarà provveduto:

a) alla organizzazione di consigli elettivi a cui sia affidata l'amministrazione di queste casse:

b) al modo e forma di amministrazione e di contabilità.

Art. 8. Le condizioni necessarie pel conseguimento delle pensioni e sussidi.

Le loro quote e le norme per concessione verranno determinate proporzionatamente alle forze di ciascuna cassa con uno speciale statuto compilato dai consigli elettivi e sancito con regio decreto..

Art. 9. I consoli generali dei circondari marittimi, ove hanno sede le casse, saranno i presidenti dei consigli stabiliti dal precedente articolo,

Art. 10. Le casse degl'invalidi sono poste sotto la sorveglianza della superiore autorità amministrativa dal luogo in cui hanno sede.

Art. 11. Sono approvati dall'autorità superiore amministrativa del luogo in cui le casse hanno sede:

a) i bilanci presuntivi ed i conti consuntivi;

b) i contratti d'acquisto o di alienazione di immobili, e l'accettazione o rifiuto di doni e lasciti;

c) le deliberazioni per cui si accordano pensioni o sussidi, ed in generale tutte quelle che interessano il patrimonio della cassa e che non concernano l'esecuzione dei bilanci o di altre deliberazioni regolarmente ap provate.

Art. 12. L'autorità superiore amministrativa prima di approvare il bilancio presuntivo ed il conto consuntivo dovrà comunicarli al ministro della marina, il quale, ove abbia osservazioni da fare intorno ai medesimi, le porterà a conoscenza del governatore nel termine di quindici giorni..

Art. 13. L'approvazione, di cui all'articolo precedente risulta dal visto apposto al verbale dall'autorità superiore amministrativa. Il rifiuto di approvazione dovrà essere motivato.

Art. 14. Contro le decisioni dell'autorità superiore amministrativa, l'amministrazione della Cassa potrà ricorrere al Re, che provvederà, previe parere del Consiglio di Stato.

Art. 15. Quelli che si crederanno gravati dalle decisioni dei Consigli potranno appellare all'autorità superiore amministrativa, dalle decisioni della quale è ammesso il ricorso al Re che provvederà, sentito il Consiglio di Stato.

Art. 16. L'autorità superiore amministrativa della Cassa, ed ove occorra anche per mezzo di speciali delegati ne esamina le condizioni, riconosce se vi sono associate le leggi ed i regolamenti, e può in ogni tempo far procedere alla verificazione dello stato di Cassa del tesoriere.

Art. 17. Quando un'amministrazione, dopo di esser vi stata eccitata, non si conformi ai regolamenti e non compia le obbligazioni che le sono imposte o ricusi di provvedere nell'interesse della Cassa, potrà essere di sciolta con decreto reale, previo parere del Consiglio di Stato. Collo stesso decreto sarà provveduto alla interina le amministrazione della medesima per i soli affari correnti. L'amministrazione nuova dovrà essere costituita nel termine di tre mesi.

Disposizioni transitorie.

Art. 18. La cassa di risparmio e beneficenza per gli invalidi della marina mercantile esistente in Genova, quella del riscatto in Livorno, quella di sussidi per gl'invalidi della marina in Ancona, sono soppresse.

La nuova cassa, instituita in Genova, acquista l'attivo ed il passivo della soppressa cassa di risparmio e di beneficenza; quella instituita in Livorno acquista l'attivo ed il passivo della soppressa cassa del riscatto; quella instituita in Ancona l'attivo ed il passivo della soppressa cassa del sussidii.

Queste tre casse continueranno ad essere regolate dalle norme vigenti sino a che siano emanati gli statuti di cui all'art. 8.

Art. 19. Per l'ammissione ai benefizi della nuova cassa, sarà tenuto conto alla gente di mare, compresa nella circoscrizione indicata nel primo paragrafo de'  l'art. 4. alla gente di mare di Livorno, ed a quella d'Ancona, del la retribuzione fatta alle casse preindicate di risparmio e di beneficenza, del riscatto e dei sussidi.

TABELLA

della retribuzione mensuale imposta agli equipaggi dei bastimenti.

 
Capitano di lungo corso L. 5 00
Capitano di gran cabotaggio » 350
Padrone, marinaro autorizzato per il piccolo traffico o per la pesca illimitata ed all'estero » 250
Ufficiale di bordo » l'50
Basso ufficiale » l'25
Marinaro. » l'10
Mozzo » 0 80

Terminata la discussione si passò allo squittinio se greto pel complesso del progetto.

La votazione diede il seguente risultato:


Votanti 214
Maggioranza 108
Favorevoli 283

Contrarii 11 La tornata fu sciolta alle 5 114.

Notizie Diverse

- A quanto abbiamo annunciato, i deputati delle provincie napoletane eransi riuniti ieri sera, allo scopo d'intendersi fra loro prima d'interpellare il ministero sugli ultimi avvenimenti di Napoli, e di suggerirgli all'occorrenza gli espedienti da loro giudicati opportuni; ma essendovi dispareri sulle risoluzioni da prendersi in proposito, e sopraggiungendo dispacci da Na poli i quali dichiaravano esagerati i ragguagli inviati antecedentemente, gli onorevoli deputati rinunciarono al divisamento di fare interpellanze al ministero.

- Scrivono da Torino alla Sentinella Bresciana:

Secondo taluni sarebbe ieri giunta al conte di Cavour una nota molto amichevole del gabinetto di S. James colla quale si consiglia il governo ad armare ed alacremente.

Io non mi faccio garante della verità di questa notizia così delicata, sebbene l'abbia attinta a fonte di solito molto bene informata di quanto si passa nella cancelleria inglese.

- Veniamo informati che il ministero della guerra avrebbe dati gli ordini necessarii onde si formino tosto quattro campi di esercizi militari.

Le località designate sarebbero Somma in Lombardia, S. Maurizio in Piemonte, il Ghiardo sul modenese e per ultimo la pianura che si stende da Bologna a Ferrara.

- Corre voce in questo momento che l'Austria interpellata dall'Inghilterra sull'attitudine provocatrice del suo esercito ai nostri confini e specialmente dei soldati dell'ex-duca di Modena, abbia rassicurato il gabinetto inglese sulle sue intenzioni pacifiche.

Leggiamo nel Corriere Mercantile:

- L'altro ieri sera giunsero colla ferrovia dai rispettivi depositi un battaglione de'  30. reggimento fanteria, brigata Pisa, ed altro del 30, brigata Pistoia, che s'imbarcano quest'oggi alla volta della bassa Italia per raggiungere i loro reggimenti, i quali fanno parte del 6. corpo d'armata.

- Corre voce che il signor Laguèronnière stia scrivendo un opuscolo, che avrà per titolo: l'Impero e la Polonia; in esso esporrà la maniera di vedere del governo rispetto alla questione polacca. Speriamo che non sia conforme alla nota del Moniteur.

- La nuova data da un giornale belga che il Cardinale Wiseman sia designato successore di Pio IX è posta in beffe da coloro che conoscono lo stato deplorevole della salute del cardinale.

- Nelle elezioni del Portogallo sortì una maggioranza ministeriale. Tre ministri. - Corre voce che lord Dufferin il commissario inglese in Siria abbia rassegnato il suo ufficio per essersi lord Russell, ad onta de'  suoi consigli contrari, piegato al desiderio della Russia che vi sia nel li bano un kaimakan greco, come ve ne sarà uno latino ed uno greco.

- Leggiamo nel Patriota di Modena, del 28: Ieri verso le due pomeridiane, scendeva, dalla ferrovia alla stazione di Castelguelfo il generale Garibaldi e di là recossi tosto a Majatico, poche miglia di sopra a Sala, presso la marchesa Araldi Trecchi.

La notizia si sparse tosto per la nostra città colla prestezza dell'elettrico, e per tutto e da tutti non si faceva che parlare di ciò. Diversi cittadini mossero subito a quella volta per aver il piacere di rivedere ancora l'eroe italiano, ad alcuni dei quali dicesi ch'egli parlasse di fiducia nell'avvenire, e della necessità di concordia in tutti. A festeggiare la sua presenza accorse tosto la musica nazionale di Sala, e nella sera tutte le case di questo paese erano illuminate.

= Leggesi nel Corriere Mercantile, in data di Genova, 30 aprile: Stamane giunse nella nostra città il generale Garibaldi, che si reca ad abitare nella Villa Spinola a Quarto.

- Il vice-ammiraglio marchese Dinegro, comandante il dipartimento marittimo meridionale; ha domandato al governo d'essere esonerato da tale posto, ed in sua vece venne nominato il vice-ammiraglio Tholosano.

Esposizione dei motivi del progetto di legge presentato alla Camera dei deputati nella tornata del 29 dal ministro delle finanze (Bastogi) per la costituzione del gran libro debito pubblico.

Cont. e fine, v. num. prec.

Art. 7.

Il presidente della Commissione sarà fra i componenti di essa, nominato dal Re, sulla proposta del presidente del Consiglio dei ministri.

Egli pubblicherà ogni anno una relazione intorno alla amministrazione del debito pubblico dell'anno precedente, ed il ministro delle finanze la presenterà al parlamento.

TITOLO II.

Delle iscrizioni delle rendite dei titoli che le rappresentano.

Art. 8.

ll gran libro sarà aperto e conservato presso una direzione generale del debito pubblico, dalla quale dipende ranno uffici speciali.

Un duplicato sarà depositato presso la corte dei conti.

Art. 9.

Le rendite inscritte saranno rappresentate da titoli no minativi e da titoli al portatore, e gli uni e gli altri sa.

ranno soggetti al diritto di bollo di centesimi 50.

Art. 10.

I titoli nominativi consisteranno in un certificato dell'iscrizione della rendita.

I titoli al portatore consisteranno in cartello staccato da un registro a matrice.

Ogni cartello avrà una serie di cedole (vaglia o con pons) pel pagamento della rendita in rate semestrali.

Art. 11.

Le cartelle sono a rischio e pericolo dei portatori.

Art. 12, Le iscrizioni nominative dovranno esser fatte a nome di una sola persona o di un solo stabilimento o corpo morale.

Potrà iscriversi a nome di più minori o di altri amministrati, purché siano rappresentati da un sol tutore, curatore o amministratore.

Art. 13.

Le iscrizioni a nome di minori, o d'altri amministrati porteranno la menzione dello stato o della qualità dei titolari, ed il nome del tutore od altro legittimo rappresentante della persona o del patrimonio cui spettano. I tutori, curatori ed amministratori saranno responsabili della mancanza di tale indicazione.

Art. 14.

Le case di commercio dovranno iscrivere in nome della ditta, o ragion di banca o di commercio regolarmente notificata al tribunale competente.

Art. 15.

L'amministrazione del debito pubblico riconosce soltanto l'individuo iscritto sul gran libro come proprietario dell'iscrizione nominativa.

TITOLO III.

Delle transazioni e dei loro effetti.

Art. 16.

Le iscrizioni nominative potranno trasferirsi, dividersi o riunirsi sotto gli stessi o sotto altri nomi a volontà dei titolari.

Potranno ancora tramutarsi in iscrizione al portatore qualora non siano soggette a vincoli.

Art. 17.

Le iscrizioni al portatore potranno dividersi, riunirsi e tramutarsi in nominative a semplice richiesta dell'esibitore, Art. 18.

Le transazioni delle iscrizioni nominative potranno effettuarsi non solo mediante atto notarile, ma ancora per mezzo di dichiarazione fatta dal titolare o da un suo speciale procuratore presso l'amministrazione del debito pubblico, col deposito del certificato.

La firma del dichiarante dovrà essere autenticata per guarentire l'identità giuridica della persona da un agente ei cambio, ovvero da un notaio ove non sono a ciò desti nati gli agenti di cambio.

Il cessionario o l'acquirente potrà parimenti ottenere la intestazione della rendita mediante l'esibizione del certificato portante dichiarazione di vendita, o cessione con firma del titolare autenticata da un agente di cambio, o da un notaio, od altro pubblico ufficiale che sia a ciò per legge o per regolamento speciale deputato.

Art. 19.

Le formalità prescritte nell'articolo precedente sono pure necessarie pel tramutamento delle iscrizioni nomi native in cartelle al portatore.

Art. 20.

Il passaggio agli eredi, legatari od altri aventi diritto, nei casi di successione testamentaria od intestata, avrà luogo previo deposito di copia autentica del titolo legale a possedere.

Nei casi di fallimento si applicheranno le leggi in vigore sulla materia, e le translazioni ed intestazioni avran mo luogo in conformità delle ordinanze e delle sentenze dei giudici competenti.

TITOLO IV.

Delle ipoteche e degli altri vincoli.

Art. 21.

Le iscrizioni nominative potranno essere sottoposte a vincolo, o ad ipoteca speciale e convenzionale, risultante sia da atto pubblico, sia da dichiarazione presso l'amministrazione del debito pubblico del titolare o del suo procuratore speciale, certificata da un agente di cambio o da un notaio, per assicurare la identità e la capacità giuridica della persona del dichiarante.

Art. 22.

L'usufrutto vitalizio non è ammesso a favore di più persone se non congiuntamente.

Quando il vincolo dell'usufrutto sia a favore d'una persona e suoi aventi causa, o di una corporazione, o di qualsivoglia stabilimento, non potrà durare oltre a 30 anni.

Art. 23.

Dell'ipoteca e del vincolo sarà fatta precisa e specifica annotazione tanto sulla iscrizione quanto sul relativo certificato, indicandosi anche l'atto dal quale derivano.

Art. 24.

Il vincolo e l'ipoteca saranno identicamente conservati e trasportati nei passaggi e translazioni delle iscrizioni.

Art. 25.

Un'iscrizione non può essere soggetta che ad un solo vincolo o ad una sola ipoteca, tranne però il caso in cui trattisi di annotazione di diritto d'usufrutto, sia legale, sia convenzionale.

Art. 26.

Le iscrizioni al portatore non possano sottoporsi ad ipoteca od altro vincolo.

TITOLO V.

Delle opposizioni e delle esecuzioni.

Art. 27.

Le iscrizioni nominative non sono soggette ad opposizione che nei casi seguenti:

1. In caso di perdita o smarrimento del certificato d'iscrizione;

2. In caso di controversia sul diritto a succedere;

3. In caso di fallimento o di cessione di beni.

Art. 28.

Nel caso di perdita di un certificato d'iscrizione nomi nativa, il titolare od il suo legittimo rappresentante può ottenere la sospensione del pagamento ed il rilascio d'un nuovo certificato, presentandone dimanda con firma debitamente autenticata, e colla esibizione d'elementi e di documenti atti a fornire una prova sommaria del fatto allegato.

L'amministrazione del debito pubblico ne farà pubblicare avviso nel giornale ufficiale del Regno e nelle borse di commercio.

Il nuovo certificato sarà rilasciato tre mesi dopo la fattane pubblicazione, qualora in questo termine non vi sia no state opposizioni.

Contemporaneamente al rilascio del nuovo certificato, sarà dichiarato l'annullamento del certificato precedente.

Art. 29.

Fuori dei casi accennati nei precedenti articoli, o dei casi di ipoteca, le rendite nominative inscritte sul gran libro del debito pubblico non saranno soggette a sequestro, impedimento od esecuzione forzata qualsivoglia. e per qualunque altra causa.

Art. 30.

In nessun caso sarà ammesso sequestro, impedimento od opposizione di sorta alcuna sulle rendite al portatore.

Art. 31.

Le iscrizioni sottoposte a vincolo di ipoteca non potranno essere rese libere che per consenso del creditore o per autorità del giudice.

L'esecuzione derivate dall'ipoteca o dal vincolo avrà effetto per virtù ed in conformità delle decisioni del giu dice competente.

Art. 32.

Le iscrizioni sottoposte a vincolo per cauzione nell'interesse dello Stato e della pubblica amministrazione sa ranno rese libere in tutte od in parte a favore del Governo per determinazione dell'autorità competente.

TITOLO VI.

Del pagamento della rendita.

Art. 38.

La rendita annua sarà pagata in due rate scadenza d'ogni semestre.

Art. 34.

Le rate semestrali non reclamano per il corso di cinque anni continui dalla scadenza dei pagamenti sono pre scritti.

Sarà annullata l'iscrizione della rendita della quale non siasi reclamato il pagamento nel corso di trent'anni continui.

Art. 85.

Con reale decreto saranno stabilite le norme per le direzioni particolari, per le esecuzioni forzate delle rendite e per quanto altro occorrerà all'eseguimento della presente legge.

- Ecco l'esposizione dei motivi del progetto di legge per l'Imprestito presentato dallo stesso ministro delle finanze nella tornati del 29.

Signori,

Dal bilancio del 1861 che il mio on. predecessore presentava alla Camera, si rileva che il disavanzo calcolato ascende a L. 267,383,128,72 comprese le spese della guerra, della marina e dell'estero anche per le provincie meridionali.

Dalla relazione premessa al detto bilancio risulta, che le cifre allora raccolte per gli altri servizi relativi alle medesime provincie meridionali avrebbero dato per Napoli un avanzo di lire 8.955.299,32 e per la Sicilia un disavanzo di lire 6,539,170.

Per le indagini che in questi pochi giorni mi è stato dato di fare, potendo innanzi tutto meglio determinare alcune di quelle cifre, io mi reco a debito di esporle nello allegato unito al presente rapporto, rendendosi per esso manifesto, che al disavanzo già provveduto occorre di aggiungere la somma di lire 4,608,009,17 per diverse passività verificatesi dopo la compilazione del bilancio, e che mentre per le provincie di Napoli si prevede un disavanzo di L. 19,931,756,66 per quelle di Sicilie apparisce intanto un disavanzo di lire 22,316,965,73.

Se la gravità degli avvenimenti ha condotto a queste conseguenze, se il bisogno e il dovere di costituire e di ordinare la nazione, di renderla forte, rispettata, sicura, e di prepararle un avvenire di prosperità e di grandezza, rendono necessari nuovi e maggiori provvedimenti, non vengono però meno, anzi di gran lunga si accrescono il bisogno e il dovere di preoccuparsi fin d'ora dell'assesto delle pubbliche finanze.

E già nella mente di ognuno come si convenga soddisfare al notato disavanzo ed alla necessità di provvedere alla difesa degl'interessi più vitali della nazione, e di compiere le imprese di pubblica utilità, colle quali la sapienza del Parlamento intende di promuovere e di assicurare quei vantaggi economici, morali e politici che non tarderanno a svolgersi, ad onore del nuovo ordine di cose a profitto della patria comune.

Ma dovendosi ricorrere al credito pubblico per corrispondere alle nostre straordinarie condizioni, si vorrà tenere modo da non essere costretti a ritentarne la prova, da essere pronti ad ogni evento, o da porci in grado di coordinare efficacemente ogni possibile risparmio nelle spese ordinarie col naturale svolgimento nelle rendite ordinarie.

Per queste considerazioni non ho esitato a proporvi, o signori, un progetto di legge perché sia data facoltà di scrivere nel gran libro del debito pubblico del regno d'Italia fatta rendita quanta basti a far entrare nel pubblico tesoro, nel modo e nel tempo che sarà più utile ed opportuno, la somma di lire 500,000,000.

Ma se per una nazione che si redime a libertà e che aspira al compiuto trionfo della propria indipendenza non sono mai troppo gravi i sacrifizi di denaro e di sangue e se la nazione italiana sa e vuole anche in questo mostrarsi degna di sé medesima e dei suoi alti destini, chi ha l'onore di sedere nel consigli del suo governo non può dimenticare quali doveri incombe adesso di compiere rispetto all'ordinamento della pubblica finanza.

Il governo infatti si occupi colla maggiore alacrità perché, oltre le leggi di ordine amministrativo, sieno al più presto possibile sottoposte al vostro esame le leggi dell'ordine economico e finanziero.

E voi, col vostro voto e coi miglioramenti che sarete per arrecarvi, darete abilità al governo di preparare e raggiungere quell'equilibrio che è tanto il desiderato quanto necessario fra le spese ordinarie e le rendite ordinarie. E a noi sarà dato di conseguirlo colle riforme nelle diverse parti della pubblica amministrazione coll'adeguata distribuzione delle pubbliche imposte, e con quei provvedimenti che valgono a sviluppare la pubblica ricchezza.

PROGETTO DI LEGGE

_______________

VITTORIO EMMANUELE II

RE D'ITALIA.

Articolo unico

È data facoltà al ministro delle finanze di alienare tanta rendita, da iscriversi nel gran libro del debito pubblico quanto valga a far entrare nel tesoro cinquecento milioni di lire.

Dispacci Elettrici AGENZIA STEFANI

Napoli 4 (sera) - Torino 4 Londra.

Russell rispondendo a parecchie interpellanze dichiara, che il riconoscimento della Nazionalità Italiana non obbliga l'Inghilterra alla stessa soluzione verso la Polonia e l'Ungheria. Il Ministro Inglese non può raccomandare l'appello alle armi. L'intervento diplomatico non avrebbe nessun buon risultato. Non può comuni care il rapporto del Console Inglese a Varsavia.

Belgrado 25 - I rapporti con la Turchia sono soddisfacentissimi.

Napoli 5-Torino 4 (sera).

Parigi-Breslavia 4. Le comunicazioni con Varsavia sono difficili. Il governo Russo intercetta le lettere e i dispacci. Tumviskv il primo maggio era a Varsavia ne dovea partire. Le ricompense accordate e i ringraziamenti dell'Imperatore a Krouleff hanno indignato e costernato la popolazione. Il paese è agitato, il commercio nullo, la miseria aumenta.

Napoli 5-Torino 4 (sera).

Parigi 4 Zara. L'arcivescovo di Dalmazia è andato a Vienna accompagnato da quattro co spicui borghesi per sostenere la petizione contro l'unione della Dalmazia alla Croazia.

Napoli 5-Torino 5.

Parigi 4. Nel processo del duca di Aumale Daminbrov (?) fu condannato a un anno di car cere e 6,000 fr. di multa; gli stampatori a 5 mesi di carcere.

Napoli 5 (notte) - Torino 5

Londra 5 - Nel processo dei biglietti di banca di Kosuth, la sentenza pronunziata in favore dell'Imperatore d'Austria.

Annunciasi l'appello contro la sentenza.

Parigi 5 - Pesth 4 - La situazione forza ta impose alla Dieta costituita una conferenza secreta. La risoluzione è ancora ignota.

Washington 25 - Le comunicazioni telegrafiche tra Cark e Washington sono interrotte 6. 000 insorti del Sud nelle vicinanze di Washington aspettasi l'attacco - preparativi di difesa.

Baltimora - Regna terrore - gli ufficiali federali hanno bruciato gli opifizii marittimi. - A Norfolk undici legni da guerra furono distrutti.

Il Governo del Sud ha catturato de'  Steamer federali. Grandi apparecchi di guerra nel Texas.

Il Kentucky si è dichiarato neutro.


Fondi Piemontesi 73,40 a 73,60
Tre per cento francese 69,45
4 ½ per cento id. 96, 15
Consolidati inglesi 91, 7/8
Metalliche Austriache 65,40

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ANNO I. Napoli 7 Maggio 1861 N. 61

IL PARLAMENTO GIORNALE POLITICO DELLA SERA
Si pubblica tutti i giorni (esclusi i festivi) alle 5 p. m.
COSTA UN GRANO


NAPOLI 7 MAGGIO 186

ATTUALITÀ

Il paese intero ha desiderio, anzi ha bisogno di calma e di tranquillità, e tutte le genti del Napoletano che votarono il plebiscito sentono la necessità di veder consolidato l'ordine sopra basiì certe e morali, di cui non possa temersi uno scuotimento. Intanto il malessere che avea in vaso le popolazioni, per mancanza di provvedi menti energici e razionali, ingenerato nell'animo, divenne espansivo, e si connesse in questo malcontento. I nemici dell'attuale ordine di cose (e non sono oggi pochi) ne profittarono e tentarono di organizzarsi; il tentativo ebbe ove più ed ove meno, uno sviluppo, ed è grazie al buon senso del popolo, grazie diciamo al solo buon senso del popolo, se non riuscì a trasformarsi in fatto generale e compiuto - Se volgiamo indietro lo sguardo, per indagare le cagioni di questo profundo malcontento, le rinveniamo nei gravissimi errori governativi, i quali sono stati sì gravi da non poter determinare se debbano significarsi quali effetti di un disegno determinato, o d'imperizia.

L'indirizzo governativo è stato meramente empirico, senza prestigio, senza forza di autorità, senza aspirazioni generose - E così procedendo senza norma e senza criterio si è avvolto in mille mezzi termini, che vogliono essere, come so no stati, nefasti.

Non si è provveduto agl'interessi materiali delle popolazioni, e però col venir meno il lavoro, è venuto meno il pane, Si sono fatte innovazioni irrazionali al sistema finanziario, e nel mentre è venuto danno all'erario, non è venuto utile né ai commercianti né al commercio..

Si sono emesse disposizioni di riforma nell'ordine monastico, e nel clero, e per mancanza di concetto, e per mancanza di esecuzione, si è gettato il Caos, distruggendo l'esistente, e paralizzando l'avvenire.

Si è distrutto e sciolto l'esercito di terra e di mare, e col ferire ogni suscettibilità ed ogni orgoglio, ancorché leggittimo, si sono sparsi nella superficie del Continente Napoletano poco meno di centomila individui, che non sono amici dell'attuale governo, e si lascia loro la libertà esser nocivi.

Da queste cose, per tacer di mille altre, n'è venuto che il Clero (a prescindere delle insinuazioni di Roma) e con esso quanti altri per interesse per posizione per impegni eran legati alla Dinastia caduta, sono nostri nemici: che i proprietari non trovano sicurezza né per le persone, né per le cose; e temendo inoltre il carico di nuovi pesi, sono del tutto scontenti: che gli aristocratici del pensiero vedendo smarrita la via delle aspirazioni generose, del progresso dell'istruzione, della moralità di azione, vivono nella perplessità; che la borghesia illu minata, vedendo che ognor si dilunga e si al lontana la metà, cui ogni onesto italiano aspira, si stanca e teme che insomma le genti oneste e pacifiche, trovandosi esposte in mezzo alle reazioni pretili e borboniche, dubitano della forza governativa, ed il popolo proseguendo senza lavoro, e forse senza prossima speranza di averne, dispera.

Se quindi questo stato di cose è veridico, co me noi abbiamo coscienza che sia veridico, per ché, diciamo noi, non si provvede, come convien di provvedere?

X

ILLUSTRAZIONI NAZIONALI

FRANCESCO S TOCCO

Uno de'  più be' nomi onde s'illustra il nostro paese per patriottismo e virtù cooperatrice alla rivoluzione italiana, è quello del generale Francesco Stocco.

Nato di famiglia patrizia Cosentina accasata in Nicastro, addimostrò fino dall'adolescenza un'anima così gentile ed affettuosa, che divenne in breve il ben'amato di tutti coloro che lo avvicinarono. D'una bontà inesauribile, il suo cuore incapace di basse passioni era fatto per amare: un carattere cavalleresco, un'aperta cortesia di modi additavano in lui il perfetto gentiluomo. La sua filantropia diventò una cosa proverbiale, l'infortunio non avea bisogno d'invocarlo perché nella sfera delle sue facoltà egli sapea ritrovarlo, sollevandolo sotto una forma egualmente delicata che generosa. Menomò le sue sostanze beneficando, ma divenne ricco all'amore di tutti.

Era impossibile che un tal carattere non simpatizzasse con la causa della libertà; e però egli ne, fu caldo propugnatore, e nel 1848, nella media Calabria, capitanò generoso sul campo le schiere insurrezionali. Cadde la sua fortuna in quelle provincie rimaste sole contro le irruzioni borboniche, ma non senza gloria!

Nel combattimento che ebbe luogo a giugno di quell'anno sotto Filadelfia, Francesco Stocco stette dove più imminente era il pericolo, e dove parecchi del nostri prodi caddero per la patria.

Seguì la reazione, seguì per lui l'esilio che egli sopportò decorosamente, e nel quale provò conforto nella stima e nella simpatia delle più distinte individualità liberali, ed in ultimo, dell'Uomo che ci ha redenti; Giuseppe Garibaldi: Stocco dopo aver peregrinato per diversi paesi della Francia e dell'Italia, avea presa sua stanza in Nizza, la sventurata Patria del Campione delle nazionalità.

Mutarono nelle battaglie della civiltà le sorti della Lombardia e dell'Italia centrale, ma non mutavano quelle del Napoletano, né sarebbero mutate ancora, se la Provvidenza non avesse fatto nascere in Italia un Uomo che ha riprodotti in pieno secolo decimonono i portenti favolosi dell'antichità. Stocco corse fra i mille e fu uno de'  sette capitani di quella spedizione immortale.

A Calatafimi, combattendo da semplice sol dato, una palla gli attraversò il braccio diritto, e n' è rimasto storpio. - Ma fu allora dalla Sicilia, e durante ancora la sua infermità, che volto l'animo ardente alla Calabria, alla terra de'  prodi, aprì col suo nipote Vincenzo, patriotta instancabile e di rara efficacia, una corrispondenza che valesse ad accelerare, col concorso de'  Capi liberali saldi su la breccia nell'ora del pericolo, l'esplosione di un'imponente moto nazionale; e così fu. Di lì a poco a poco lo stesso Generale Stocco sbarcando arditamente in Calabria giunse nel di stretto di Nicastro, e la riscossa del popolo in armi, l'audacia contro le truppe regie, l'alacrità e l'ardimento de'  capi di quelle colonne fu tale che il Dittatore al suo giungere esultante di gioia disse loro:

I Calabresi son fatti per essere i primi soldati del mondo.

A Soveria, quando un esercito borbonico gittò le armi e si arrese a discrezione, l'Invitto promulgò quel glorioso ordine del giorno che quelle provincie trasmetteranno alla storia.

Garibaldi piombò solo e come la folgore a Napoli e il tiranno fuggì da lui come fugge il delitto dinanzi al suo Vindice: ma la causa della nazione non era ancora decisa, e dovea compiersi in un ultima lotta terribile su le rive del Volturno.

Alla guerra di Capua il generale Stocco condusse seco parecchie migliaia di volontari che non sostennero l'ultima parte in quella breve, ma memoranda campagna. L'ordine del giorno del l'e 2 ottobre del Dittatore dichiara i calabresi essersi battuti splendidamente sotto gli ordini immediati del generale Stocco, e sotto quelli del colonnello Pace della stessa divisione. La stima e benevolenza generale da cui è circondato stocco è coronata da quella che per lui nutre il generale Garibaldi che glie ne ha date prove in ogni tempo- «Le vostre virtù.-Ei gli scrive. -vi fecero amare in patria, nell'esilio, e quando tornaste armato nel vostro paese per sollevarlo intero contro un dispotismo il peggio bestiale - il mio affetto la mia riconoscenza, mio caro Stocco abbiatela tutta intera»- E non dimentica quel Magnanimo di dichiarare i servigi alla patria del nipote Vincenzo, e la nobiltà del di lui carattere.

Quell'epopea nazionale non è più: sparvero quelle falangi, quella marcia, quelle pugne fantastiche, quell'eroe della leggenda, come una magica visione: esse sono rimaste come un punto luminoso nell'esistenza, una rimembranza malanconica e gloriosa.

Li rivedremo?...

F. MAZZA DULCINI

Parlamento Nazionale Camera di Deputati

Tornata del 2 maggio Presidenza Torrearsa.

Dichiarata fra il cicaleccio generale l'urgenza di alcune petizioni, accordati parecchi congedi, presentata la relazione sul progetto per autorizzazione di spese straordinarie sui bilanci 1861, 62, 63, 64 del ministero dei lavori pubblici per lavori di miglioramenti da farsi al porto d'Ancona.

Massari. Vorrei esporre alcune mie idee intorno ad un soggetto che ha molta analogia col presente.

Voci generali. No, no, parlerà dopo.

Niuno prendendo la parola nella discussione generale questa si chiude e si vota immediatamente il primo articolo senza discussione.

Aperta la discussione sull'articolo secondo l'onorevole Polsinelli dichiara che egli non approva le spese di lavori pubblici perché in questi frangenti noi non dobbiamo far altro che armare ed armare. Invoca la dichiarazione stessa del ministro dei lavori pubblici a proposito della discussione sulla ferrovia di Savona (Mormorio ed ilarità).

Peruzzi risponde che i lavori del porto di Ancona sono utili non solo dal lato commerciale, ma ancora dal lato militare.

Persano, appoggia il ministro, osservando che i lavori del porto d'Ancona sono urgenti ed indispensabili per potere in tempo di guerra riparare le avarie delle nostre navi..

Massari nuovamente si alza a parlare e domanda al preopinante se intenda limitare i miglioramenti al porto d'Ancona (rumori). Sulla costa dell'Adriatico vi sono altri porti d'importanza, come quello di Brindisi (ilarità), quello di Bari (rumori).

Polsinelli insiste nel suo proposito.

Peruzzi soggiunge che una commissione apposita ha studiate le coste dell'Adriatico, e si è occupata eziandio dei porti di Bari e di Brindisi, ma che prima di attuare i miglioramenti voglionsi ben ponderarli.

Mureddu prende la parola, e vorrebbe spaziare nel Mediterraneo; ma voci generali di disapprovazione lo co stringono a tornare in porto, e si vota senz'altro il secondo articolo, poscia il terzo senza discussione.

Peruzzi presenta un progetto di legge per lo stanziato d'una somma per acquisto di materiali da servire scavazione dei porti dello stato; altro per l'approvazione della convenzione stipulata li 3 febbraio 1860 col la società delle ferrovie romane; altro per l'approvazione della convenzione colla società delle ferrovie livornesi pel tronco da Firenze ad Arezzo. Annunzia poscia che li 30 aprile la casa Adami e Lemmi ha eseguito il deposito di 6 milioni di lire nelle casse dello stato per cauzione della convenzione stipulata col governo per l'esecuzione delle ferrovie dell'Italia meridionale, convenzione che il governo presenterà fra breve al parlamento.

Soggiunge una minuta esposizione intorno ai vari pro getti di ferrovie che il governo a preparati e sta per attuare nella penisola.

Ondes e Petruccelli gli domandano qualche schiarimento intorno alle ferrovie siculo napoletane; Peruzzi lo dà, poi si passa all'appello nominate per la votazione a squittinio segreto sul progetto di legge per miglioramenti al porto d'Ancona, del tenore seguente:

Art. 1. È autorizzata la spesa di lire 800,000 occorrente per effettuare la scavazione del Po, o d'Ancona.

Verrà stanziata per lire 400,000 sul bilancio del ministero dei lavori pubblici per l'esercizio 1861 in aggiunta alla categoria dove si trovano stanziati i fon di occorrenti alla scavazione dei porti, e per ugual somma di L. 400,000 in altra categoria del bilancio 1862 di esso dicastero, sotto ugual titolo.

Art. 2. È autorizzata la spesa di lire 2,400,000 per prolungare il molo del porto d'Ancona.

Verrà stanziata sul bilancio del ministero dei lavori pubblici in apposita categoria, sotto la denominazione: prolungamento del molo del porto d'Ancona, ripartitamente come segue.

 
Esercizio 1861 lire300,000
idem 1862 »900,000
idem 1863 »900,000
idem 1864 »300,000

Art. 3.

È autorizzata la spesa di L. 964,000 per la ampliazione delle panchine e formazione di uno scalo sporgente nel porto d'Ancona.

Verrà stanziata sul bilancio del ministero dei lavori pubblici, in apposita categoria, sotto la denominazione: Applicazione delle parchine e formazione di uno scalo sporgente nel porto d'Ancona, ripartitamente come segue:

 
Esercizio 1867 lire364,000
idem 1862 »600,000

Il risultato della votazione fu il seguente:

Votanti 22
Favorevoli 221
Contrarii 5

La camera adotta..

Macchi presenta la relazione intorno al progetto di legge per l'istituzione d'una nuova festa nazionale. La daremo domani.

Minghetti domanda che questo progetto di legge sia portato all'ordine del giorno d'oggi.

Amari rivolge al ministro dei lavori pubblici alcune raccomandazioni pei porti di Palermo e di Girgenti Mureddu fa lo stesso relativamente a due porti della Sardegna.

Peruzzi risponde ad Amari che attende la prossima settimana di ritorno dalla Sicilia un ispettore inviatovi per ispezionare i lavori pubblici dell'isola; a Mureddu invitandolo a porgergli privatamente al ministero i suoi suggerimenti.

Mureddu si dichiara soddisfatto, rinunziando all'idea di fare in proposito un’interpellanza, e promette al ministro che si farà cura e dovere di recarsi al suo gabinetto.

Restelli riferisce su parecchie petizioni, per le quali, si adottano senza discussione le conchiusioni del relatore.

Ricci Gio. domanda la parole e reclama contro la pubblicazione del suo nome fatta nel foglio ufficiale di oggi, comprendendolo fra gli assenti dalla tornata di ieri alla quale egli fu continuamente presente. l Massari dichiara che per i rumori e per l'ampiezza della sala non l'ha inteso a rispondere all'appello.

Il Presidente dà lettura d'un progetto d'aggiunta al regolamento della camera.

Broglio proponente, interpellato dal presidente quando intenda svolgere il suo progetto, dichiara di essere a disposizione della camera per isvolgerlo oggi o domani.

Messo ai voti se debba aver luogo seduta stante o nel la successiva, la camera delibera che debba aver luogo seduta stante.

Presidente. Avrà dunque luogo dopo esaurito l'ordine del giorno.

Molfino riferisce intorno ad altre petizioni che non danno luogo neppur esse a discussione.

S. Severino. Trovo il mio nome fra gli assenti, mentre io ho risposto un presente tanto sono che fece ridere tutti i vicini (ilarità)..

Cavour presenta un progetto di legge.

Altro deputato protesta contro la sua iscrizione fra gli assenti dalla tornata di ieri.

Termina la relazione di petizioni, che per ristrettezza di spazio e per essere di secondaria importanza prescindiamo dal riprodurre.

Presidente. L'onorevole Broglio ha la parola per lo svolgimento della sua proposta.

Da sinistra molte voci. Domanda la parola. Taluno propone la questione pregiudiciale.

Cavour si oppone alla questione pregiudiciale contro svolgimento di una proposta qualunque, perché crede che menomerebbe il diritto d'iniziativa parlamentare.

Crispi propone che almeno sia rinviato a domani lo svolgimento perché l'ora è tarda. La camera assente e la tornata è sciolta alle cinque.

Notizie Diverse

ROMA - Scrivono da Roma, 23 aprile, alla Bultier: Dei tredici studenti espulsi dall'università, alcuni furono arrestati, altri fuggirono, oltre i tredici espulsi, se dici furono sospesi fino a nuovo ordine. La dimostrazione di sabbato al corso del professor Scalzi condurrà ad altri arresti e ad altre espulsioni.

L'abate Passaglia si è presentato al cardinale Antonelli, e gli ha chiesto perdono del passato, dichiarando che rompeva ogni relazione coi partigiani del Piemonte.

Il governo continua a muover guerra a quelli che verrebbero rimetterlo sulla buona via.

Sembra che Francesco II voglia prolungare il suo soggiorno a Roma; egli ha preso in affitto il palazzo Fioli, antica dimora di Carlo VI di Spagna. Si assicura che il conte Cavour abbia domandato al governo romano di far partire Francesco II; ma il governo non ha nemmeno trasmessa la domanda all'ex-re. Si dice ciononostante che tale domanda fu trasmessa dal signor Thouvenel al duca di Gramont, che questi ne abbaia dato lettura al al cardinale Antonelli, e che il cardinale abbia risposto che non voleva informare l'ex-re delle pratiche del conte di Cavour. Allora il signor di Gramont ne ha avvisato il duca di Altromonte incaricato d'affari dell'ex-re di Napoli.

Ignorasi se il duca ne abbia fatta relazione.

Francesco II e la regina frequentano assiduamente i teatri e i pubblici passeggi. Ieri sera la regina vedova di Napoli, ritornando in carrozza al Quirinale, fu assalita da uno sconosciuto: il conte di Statella, ch'era presso di lei, si è interposto, e l'assalitore prese la fuga.

- Corrispondenze da Roma. riferiscono che Francesco di Borbone continua a coniare moneta falsa ed a fare arruolamenti per nuove spedizioni negli Abruzzi, Più di due mila campagnuoli abruzzesi furono arruolati i giorni antecedenti, ed il 27 aprile, giorno in cui la lettera è scritta, n'erano già arruolati 600 al palazzo Farnese, d'accordo con Antonelli e sotto gli occhi delle truppe francesi. Francesco va ad abitare ad Albano per avvicinarsi ai confini. È questa una condizione di cose, che non può durare.

La notte dal 26 al 27 Grammont ricevette dispacci, per i quali si recò da Antonelli, e Govon fece richiamare da Corese un posto di guardia che vi era stabilito.

Scrivono da Mantova 27 aprile, alla Sentinella Bresciana.

Sulla torre della Gabbia e precisamente nell'ultimo spazio vacuo sotto il tetto, si sta costruendo un telegrafo a luce elettrica, destinato a mantenere viva la comunicazione con Verona nel caso di un blocco.

Il governatore di questa fortezza pochi dì fa in abito borghese visitò minutamente le prigioni del castello vicino al palazzo ducale. Dicesi vi siano destinati i catturati recentemente a Vienna per le avvenute dimostrazioni, che sono in numero di oltre 200.

Vi rinnovo l'avvertenza che tanto dalla parte di Castellucchio, che da quella di Goito e Pesch era entrano nel vostro Stato emissari austriaci, muniti di regolari passa porti, che vengono a tentare fra voi l'opera diabolica di seminare la discordia.

Da Verona sono partiti vari convogli di troppe pel Tirolo.

Un ufficiale di stato maggiore è assolutamente indispensabile che scoppi la guerra, e che l'Austria però tenterà ogni via perché la provocazione ne venga dal altri.

Dal Veneto 30

Pare che il temporale politico per l'Austria s'ingrossi nel cuore de'  suoi stati.

Diverse " vengono richiamate dai confini dell'Italia, e tre battaglioni di austriaci, lasciarono Mantova per portarsi in Istria in giornata.

Nei forti di Pastrengo vi lavorano più di tremila uo mini e si fanno ricerche giornalmente di cavalli e carretti per trasportare materiali, tant'è la premura che si ha di costruirli.

La maggior parte dei lavoratori sono lombardi.

Dicesi che il Ministero abbia reietta la rinuncia del marchese Minescalchi di Verona, nominato a deputato al Consiglio dell'impero.

L'esasperazione degli Ungheresi è tale che non solo ebbero il nobile coraggio di cacciare dal loro stato tutti gli impiegati tedeschi, ma licenziare perfino tutti i servi tori di tale nazione.

L'esercito austriaco in Italia verrà diminuito del 40 per cento.

Si accerta che una conferenza verrà assai tosto aperta a Parigi tra le grandi potenze e la Porta ottomana per regolare in modo definitivo le quistioni che si riferiscono all'unione dei principati di Valacchia e Moldavia; e si accerta pure che le potenze sono d'accordo su tutti i punti.

(Patrie).

ll trattato di protezione delle opere d'arte e lettera rie tra la Francia e la Russia venne sottoscritto.

- Le truppe di San Domingo hanno prestato giura mento alla regina di Spagna e furono incorporate nelle spagnuole. Santana sarà nominato senatore del regno e capitano generale dell'ex-repubblica domingana. Il generale Gefrard, presidente della repubblica dei negri di Haiti, protesta e dichiara di tenersi disimpegnato dagli atti di Santana e pronto ad agire in conseguenza.

- Il Giornale di Verona ha da Vienna il seguente telegramma.

Antivari 28- Oggi sbarcarono tremila rediff o vecchiaia truppa,.

- Si costituì ad Odessa una compagnia allo scopo di procurare ai servi che saranno affrancati in Russia, il riscatto delle loro terre, senza il possesso delle quali, la loro liberazione non può essere vera indipendenza, deve anche sotto certi punti di vista, far rimpiangere la loro primiera condizione.

- La porta ottomana ha concesso al principe Cuza l'unione della Moldavia colla Valacchia. La Conferenza di Parigi regolerebbe la quistione.

-La Triester Zeitung ha da Zante, 24 aprile:

Ieri sera la città era in grande tumulto. Alcuni soldati inglesi entrarono in un'osteria, e dopo aver bevuto non voleano pagare lo scotto. L'oste chiamò la guardia municipale, ma gl'Inglesi irritati ancora più, menarono colpi di sciabola alla guardia e all'oste e alla gente che si trovava nell'osteria. Il popolo prese la parte di questi ultimi, e allora fa doto il segno d'allarme. Tutto il presidio inglese, col colonnello alla testa, si recò nel luogo del tu multo, percorse colla baionetta in resta la via, maltrattando senza distinzione tutti coloro che incontravano. Dodici soldati e otto Zantioti furono arrestati.

- Un dispaccio del 25 alla Patrie annuncia che il primo corpo d'esercito, stanziato in Curlandia, e che avea ricevuto dal governo russo l'ordine di recarsi sulla frontiera della Polonia, ha ricevuto per ora un contr'ordine.

CORRISPONDENZA

Torino 2 maggio

- A passati giorni era corsa la voce essere intenzione del ministro dell'interno di modificare o ritirare il suo progetto di ordinamento amministrativo. Jeri e oggi andavasi più in là, e dicevasi che il ministro, in seguito all'opposizione incontrata in taluni uffici della camera, intendesse rassegnare le sue demissioni. Occorre appena avvertire che queste e simili voci non hanno alcun fondamento. Si è detto e ripetuto che dalla accettazione, o non dei progetti presentati dal Minghetti non vuol farsene una quistione di gabinetto, né il Minghetti personalmente intende farne una quistione di portafoglio. Del rimanente, l'opposizione incontrata negli uffici riflette soltanto la parte del progetto che riferiscesi alle regioni. Dal senno della camera questa parte del progetto potrà subire importanti modificazioni: ma non è meno vero che la maggioranza degli uffici è di accordo nel riconoscere la necessità del discentramento amministrativo, per modo che le stesse restrizioni che possono essere apportate all'istituzione delle regioni da ranno probabilmente luogo a modificazioni in senso liberale ai progetti di legge relativi all'amministrazione provinciale e comunale.

- La quistione di Roma preoccupa sempre viva mente il nostro pubblico, a questo proposito non ho che a confermarvi quanto è detto in un carteggio parigino dell'Opinione di stamane, che, cioè prima che spiri il corrente mese, le truppe francesi avranno lasciato la città eterna. E una misura che in un tempo più o meno lontano dovevasi adottare dall'Imperatore, e che i tentativi reazionarii di Napoli hanno affrettato.

E a proposito di tentativi reazionari, dobbiamo soggiungervi aver visto taluni degli anelli di zinco che in questi tentativi servivano di contrassegno ai partigiani del Borbone: Essi sono di quattro specie: pei soldati, pei caporali, pei bassi ufficiali e pegli ufficiali; quelli destinati ai soldati e quelli pei caporali non hanno alcuna iscrizione; quelli pel bassi ufficiali hanno l'iscrizione: 1860, 1861, A G.; quelli pegli ufficiali contengono quest'altra: Gaeta, 1860, 1861.

Allo scopo di provvedere allo stabile definizione delle anzianità ed assegnamenti di stipendi dei funzionari dell'ordine delle provincie delle Marche ed Umbria a dell'Emilia, il ministro guardasigilli ha no minato tre Commissioni incaricate di stendere un pro getto di classificazione delle anzianità e degli stipendi degl'impiegati di ciascuna categoria compresi nei di stretti della Corte d'appello di Parma, Bologna e Ancona. Terminati tali progetti, il ministro guardasigilli nominerà una Commissione generale, che sarà da lui presieduta, intesa a compiere definitivamente il lavoro.

Alla brigata Reggio, che ha stanza fra noi, fu fatta questa mattina la solenne presentazione del suo nuovo comandante, il Durando.

- ll telegrafo ci annunciava l'altro ieri la seguita partenza da Londra del principe D. Giovanni di Borbone e del suo segretario. Quest'ultimo è giunto a Torino, e il principe vi è pure aspettato.

- Leggesi nel Movimento del t. corrente: Questa mattina, verso le ore 9; dallo stesso punto dal quale, ora fa un anno, meno quattro giorni. partiva per Marsala, il generale Garibaldi si è imbarcato per l'isola di Caprera..

Egli s'imbarcò sul vapore postale Virgilio e mandò i suoi ringraziamenti al legno dello Stato la Gulnara, che aveva avuto ordine di tenersi pronto ai di lui ordini.

Lo accompagnavano moltissimi de'  suoi amici, fra cui i generali Bixio, Medici, il colonnello Missori, i deputati Crispi, Calvino e Mordini, i membri del Comitato Bellezzi, Brusco, Mosto e Secchi. Il gentil sesso era rappresentato dalla signora Crispi e dalla marchesa Pallavicino-Trivulzio con una sua nipote.

Menotti, il figlio del generale, e gli altri aiutanti eransi già imbarcati nel porto di Genova sullo stesso piroscafo.

- Si è istituita, in Londra, una nuova associazione in favore dell'Italia, col titolo: «Il nuovo Comitato dell'Unità italiana», sotto la presidenza del signor J. Craufurd, membro del Parlamento. Scopo di essa è aiutare l'Italia nella liberazione di Roma e della Venezia, come appare dalle seguenti parole dirette dal signor Landor Praed in una lettera al Daily News: La situazione politica dell'Italia avendo cambiato, l'emancipazione di Roma e della Venezia può essere compiuta senz'altro spargimento di sangue, Ma se la diplomazia ne sarà l'agente, essa dee essere aiutata e stimolata da un'opinione inglese intelligente, magnani ma operosa. A tal fine una nuova azione è cominciata in Londra, colla costituzione del fondo di Garibaldi per l'Unità italiana, intesa ad operare, secondo gli usi e le leggi inglesi, coi numerosi Comitati di cui Garibaldi è presidente.

DISPACCI PARTICOLARI DELLA PERSEVERANZA

Parigi 2 maggio (sera).

Il Comitato dei Magiari ha rifiutato i termini proposti di conciliazione. L'imperatore ha ricevuto gli ordini di star pronti.

L'inviato italiano Barral resterà a Francoforte.

Il governo delle Isole Jonie sottopone a giudizio le persone arrestate.

Dispacci Elettrici AGENZIA STEFANI

Napoli 6 (notte) - Torino 6

Parigi 6 - Patrie - È inesatto che Lava lette sia nominato ambasciadore a Torino. Se il Governo giudicasse conveniente di rimandare a Torino il capo della nostra legazione, momentaneamente richiamata, Talleyrand resterebbe a Torino.

Cattaro 4 - Nichsik 28 - La convenzione del 25 fu rotta il 27 dagl'insorti. L'avanguar dia del convoglio dei viveri fu attaccata nelle gole del Dongo: 60 Turchi sono stati assassinati. - Un messo inviato dai Consoli al Comandante Turco a Kriskoy fu spogliato delle lettere - I Capi degl'insorti hanno inviato un messaggio insultante agli agenti consolari rimasti. - Da Nichsik si mandano rapporti ai Consoli a Cettigne.

Napoli 7 - Torino 6 (sera)

La Camera dei Deputati discusse ed approvò il progetto di legge per una leva di 36,000 uomini nelle provincie napoletane sulle classi del 1836, 37, 38, 39, 40, 41 da farsi in due volte in parti eguali.

Napoli 7 - Torino 6 (sera)

Varsavia - In occasione della Pasqua Russa le precauzioni militari aumentano. De’ cannoni sono collocati innanzi alla Cattedrale. L'istruzione concernente i prigionieri continua.

Vienna - Il Cancelliere di Ungheria è andato a Pesth.

Napoli 7 - Torino 6 (notte)

Berlino 6 - Il Deputato Wincke deplora le parole di Russell e di Palmerston intorno a Mac donald. Accenna al rispetto avuto all'alleanza Inglese. Soggiunge che l'alleanza Piussiana è pure necessaria all'Inghilterra in presenza della situazione delle altre grandi potenze. Schleinitz esprime di aver domandato schiarimenti relativamente alle espressioni dolorose e deplorabili di Palmerston che non ha riconosciuto un atto di giustizia e di fierezza nelle Nazioni vicine e di ugual rango, i cui diritti sono eguali a quelli dell'Inghilterra. Malgrado la sua importanza la Prussia non ha bisogno dell'accordo coll'Inghilterra. Grazie a Dio non abbiamo bisogno di sacrificare la nostra indipendenza. Schleinitz comunica la nota rimessa ieri a Russell. Conchiude esprimendo la speranza che gli avvenimenti non romperanno l'accordo necessario alla salute del mondo.

Parigi 6 - Vienna - Agitazione in Ungheria - aspettansi gravi avvenimenti. I Comitati in massa protestano contro le misure coercitive per la riscossione delle imposte.



Fondi Piemontesi 73,85 a 73,90
Tre per cento francese 69,50
4 1 2 per cento id. 96,35
Consolidati inglesi 91 718
Metalliche Austriache 65,40

AVVISO

Il Direttore del giornale il Parlamento è perfettamente estraneo agli interessi materiali, e a tutto ciò che riguarda finanza; essendo queste cose nell'interesse dell'Amministrazione, e non avendo egli altro compito che quello della semplice redazione. E però le corrispondenze per pagamenti, spedizioni di fogli etc. debbono esser dirette all'Amministratore del giornale.


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ANNO I. SUPPLEMENTO N. 62

IL PARLAMENTO GIORNALE POLITICO DELLA SERA
Si pubblica tutti i giorni (esclusi i festivi) alle 5 p. m.
COSTA UN GRANO


NAPOLI 8 MAGGIO 1861

Parlamento Nazionale Camera di Deputati

Tornata del 3 maggio Presidenza TORREARSA

Fatto l'appello nominate, il presidente annunzia che domani (sabbato) non vi sarà seduta pubblica e invita i deputati a radunarsi negli uffizi, poscia si convalidano parecchie elezioni, e si decreta l'urgenza di alcune petizioni.

Plutino fa istanze per la demolizione del forte di Reggio..

Minghetti lo invita a rivolgersi al ministero della guerra cui è diretta la petizione.

Gallenga propone come questione pregiudiciale alla proposta Broglio che è all'ordine del giorno, che la presidenza nomini una commissione di 9 membri incaricati di proporre il modo migliore per accelerare quanto è possibile, sì negli uffici che nelle pubbliche sedute, i lavori della camera; ma la camera non ne tien conto e passa all'ordine del giorno dando la parola a Broglio per lo svolgimento della sua proposta: Broglio premesso che fu sempre sentito anche nelle passate legislature in cui era sì stretto lo stato e il numero dei deputati, l'inconveniente di non poter tener a lungo la camera in numero, e che fu esperimentata del pari la inutilità, e la poca decenza degli appelli e contrappelli e inserzione dei mancanti nel foglio ufficiale. soggiunge che la sua proposta tende appunto ad ovviare a questo inconveniente. Essa ha per base la distinzione dei deputa ti in quattro diverse categorie; l'Eletti, ma non convalidati, 2e convalidati, ma che non prestarono giuramento; 32 deputati in congedo; 42 deputati presenti.

Prendendo questa base egli e i suoi amici proporrebbero che ha formare la maggioranza voluta dallo statuto non si dovesse tener conto delle tre prime categorie.

A suo avviso lo statuto prescrivendo che le deliberazioni debbano essere prese a maggioranza assoluta dei membri delle camere non fa che stabilire una massima, e rimane libero alla camera, la cui autorità è sacra ed inviolabile nei limiti della sua competenza, di interpretare quella massima: dichiarare cioè con quali norme si debba stabilire quella maggioranza, quale sia il numero strettamente necessario per compierla.

Dichiara conchiudendo che egli ha fatto questa proposta con uno scopo conciliativo e per economia di tempo e che ove s'accorgesse di andare direttamente contro il suo scopo perché si sollevassero discussioni di principii egli è disposto a ritirarla.

Ondes crede che la proposta Broglio viola apertamente lo Statuto. L'art. 53 dice che le deliberazioni non sa ranno valide se non quando siano presenti la metà più uno dei membri della Camera.

Se mai ci fosse la latitudine d'interpretazione pretesa dall'onorevole Broglio la Camera potrebbe restringere anche a 20, a 10 il numero legale dei membri.

Questa disposizione della legge è fondamentale; essa non è altro se non che l'esplicazione dell'art. 2 del lo Statuto in cui è detto che il reggimento nostro è monarchico-rappresentativo. La rappresentanza nazionale è parte integrale quanto la monarchia; non così pel Senato il quale benché parte integrale pur esso non è parte così viva come la rappresentanza e la monarchia il numero qui è cosa essenzialissima.

Credo che neanche in virtù d'una legge si potrebbe fare l'interpretazione voluta dal signor Broglio e dai suoi amici.

E cosa moralmente impossibile che la camera me nomi la sua partecipazione alla confezione delle leggi come è moralmente impossibile che il monarca distrugga la monarchia.

Broglio dichiara di desistere dalla sua proposta salvo che la camera voglia accettare come emendamento la proposta Gallenga.

Ondes. Non la si accetta come emendamento per ché non è tale. Essa, qualunque siamo e parole e le sue intenzioni, sottosopra è una proposta simile a quella del signor Broglio.

Presidente. E utile leggerla.

Zanardelli segretario ne dà lettura.

Presidente dà inoltre lettura dell'art. 76 del regolamento.

Ondes. Sia pure una proposta tutt'affatto diversa, ma tutte le proposizioni devono essere rimesse agli uffici perché possano essere ponderate e conveniente mente apprezzate.

Mazza appoggia la proposta Gallenga come emendamento alla proposta Broglio (rumori generali).

Gallenga dichiara di acconsentire che la sua proposta sia rimandata agli uffici (ilarità).

Si apre la discussione generale sul progetto di legge per una nuova festa nazionale.

Chiaves dichiara di respingere il progetto perché l'unità d'Italia che si vuol festeggiare non esiste ancora e non è prudente far credere al popolo incolto che lo stato presente è la vera unità d'Italia, e perché in esso non è detto che i municipi debbano prendere previo accordo eziandio colle autorità religiose per celebrare la solennità.

Nemmeno approva che si debba cambiare il giorno della seconda domenica di maggio nella prima domenica di giugno per festeggiare lo statuto, Macchi relatore. In verità la posizione in cui si trova il relatore della vostra commissione in questa discussione è un po' strana. Voi vedete, o signori, un deputato che di solito appoggia con singolare fervore le leggi del ministero, combattere questa; ed un deputato voi vedete, il quale ha fama di essere per solito contrario alle proposte ministeriali, che vien qui a difenderla (ilarità). Voi vedete un uomo il quale avrà certo nutrito sempre aspirazioni all'unità italiana, ma che visse liberamente entro agli antichi limiti delle provincie piemontesi, il quale adesso, a nome dell'unità italiana, combatte contro questa festa, e vedete surgere a difenderla un altro uomo il quale ha dato in altri tempi prove così evidenti del suo amore per l'unità italiana, che allora, quando questo amore operoso era reputato un delitto, ebbe a passare giorni pochi lieti in questo medesimo paese; e per questa medesima ragione (si ride).

Io dico dunque che se mai si avesse potuto sospettare che questa festa potesse ritardare l'un giorno solo il compimento dell'unità italiana, io certo non sarei stato secondo al signor Chiaves nel respingerla: e se qui la propugno, è perché nutro convinzione diametralmente opposta.

Prosegue l'onorevole oratore dimostrando che il governo ben fa a non lasciare che le antiche provincie del regno festeggiassero sole lo Statuto piemontese il quale è ora applicato alla più gran parte d'Italia, e a proporre che si festeggiassero assieme anche gli altri eventi dell'epopea italiana. Nè i fratelli di Roma e Venezia sono con ciò dimenticati. Se giovasse per liberarli più presto cingere il cilicio e cospargersi il capo di generi egli non mancherebbe di farlo, La festa celebrata dai genovesi ogni anno per la cacciata degli austriaci nel secolo scorso, anziché ritardare l'unità italiana l'ha accelerata perché faceva bollire il sangue alla gioventù e ne rinfrancava i polsi.

Dimostra come convenga meglio pel buon esito della festa che questa abbia luogo in giugno anziché nel piovoso maggio e ribattuto vittoriosamente tutte le obbiezioni di Chiaves conchiude pregando la Camera di approvare il progetto.

GALLENGA si dichiara avverso al progetto perché tende a favorire la già troppa tendenza degli italiani alle feste ed all'ozio.

MACCHI ribatte le obbiezioni del preopinante.

MICHELINI G. B. parla anch'egli sul merito del progetto; ma la sua voce accompagnata costantemente dai rumori e dalla disattenzione generale della Camera non giunge sino al nostro banco. Nè parve tuttavia che egli non volesse che la festa fosse resa obbligatoria ai municipii.

MINGHETTI difende il suo progetto specialmente dal lato dell'assoluta emancipazione della festa dall'autorità religiosa.

ALFIERI si dichiara avverso al progetto, e parla fra i rumori incessanti della Camera.

Appena ebbe cessato di parlare si domandò unanimanente la chiusura della discussione generale, che fu appoggiata poscia immediatamente approvata, Aperta la discussione sull'art. 1. Bruno fra i rumori e la disapprovazione universale propone come emendamento che la festa si faccia in marzo, perché in giugno fa caldo (si ride).

MICHELINI domanda la parola.

Voci. Ai voti! ai voti! (rumori).

PRESIDENTE scampanella ripetutamente.

Michelini insiste nel voler parlare; ma la sua voce è coperta da rumori invincibili e dalle incessanti scampanellate del presidente. Propone un emendamento così concepito: «Tutti i comuni del regno celebreranno in quel giorno che crederanno opportuno la festa nazionale.» Posto ai voti l'emendamento di Bruno consistente nello stabilire che la festa debba celebrarsi il 18 marzo, giorno della proclamazione del regno d'Italia, non è appoggiato.

Così pure di quello di Michelini. Posto ai voti l'art.

1 del progetto ministeriale è adottato come pure l'art.

2 senza discussione.

L'emendamento di Gallenga all'art. 3 non è appoggiato, e si votano successivamente i due ultimi articoli senza discussione, poscia il presidente legge l'ordine del giorno per la tornata di lunedì, in ultimo si fa l'appello nominate per lo squittinio segreto.

Il testo del progetto adottato è il seguente:

Art. 1. La prima domenica del mese di giugno di ogni anno è dichiarata festa nazionale, per celebrare l'unità d'Italia e lo Statuto del regno.

Art. 2. Tutti i municipi del regno festeggieranno que sto giorno, presi gli opportuni accordi colle autorità governative.

Art. 3. I municipi stanzieranno nei loro bilanci le spese occorrenti alla celebrazione della festa.

Art. 4. Tutte le altre feste, poste per disposizione di legge o dal governo a carico dei municipi, cessano di essere obbligatorie.

Ecco il risultato della votazione segreta:


Presenti 235
Favorevoli 215
Contrarii 20

La Camera adotta.

La tornata è sciolta alle 5.

Ecco, giusta la promessa di ieri, la Relazione della Commissione, composta dei signori Acquaviva, Menichetti, Leopardi, Mureddu, Atenolfi, Negrotto, Macchi, Baracco, Ferrari, intorno al progetto di legge, già approvato dal Senato, per la

ISTITUZIONE DI UNA NUOVA FESTA NAZIONALE

Signori deputati,

Tutte le genti della terra usarono, in ogni tempo, di festeggiare con pompe popolari i più splendidi fatti della loro istoria.

Or, quale più grande e più memorabile evento per il popolo italiano, di quello onde esso fu redento a libertà, e costituito omai quasi per intero in nazionale unificazione? E per dare a tutta quanta l'Italia occasione di celebrare degnamente un evento sì fausto e si portentoso, che il governo ha proposto, e l'altro ramo del Parlamento ha già sancito la legge che orsi sottopone anco alla vostra approvazione.

Le antiche provincie subalpine usavano festeggiare nella seconda domenica del maggio quello Statuto, di cui esse prime ebbero la fortuna di godere i beneficii, e che ora divenne la legge fondamentale della già emancipata Italia.

Ma un'esperienza di tredici anni provò tale stagione meno propizia a feste popolari.

Per il che, potendo ora gli Italiani festeggiare non soltanto lo Statuto che li fa liberi, ma eziandio quei mirabili fatti che complessivamente concorsero a raccoglierli quasi tutti in una sola famiglia, il governo stimò più opportuno stabilire per tale solennità la prima domenica del giugno.

Ben vi fu, e negli ufficii e in seno della Commissione, chi opinò essere preferibile che la festa si celebrasse in stagione meno calda, ovvero in un giorno che ricordasse qualche glorioso fatto d'armi, da cui la patria redenzione si fosse inaugurata. Ma alla quasi unanimità venne poi deliberato non essere di presente convenevole, per quest'unica considerazione, manomettere il testo di una legge già sancita dal Senato.

Da taluno fu chiesto altresì, se non fosse migliore consiglio lasciare ai singoli municipii la cura di festeggiare la liberazione e l'unificazione della patria comune nel giorno e nel modo che essi stimassero più acconci; lasciando in loro balìa persino il fare, a festa.

Ma, eziandio a questo proposito, quasi unanime fu l'avviso dei vostri commissari. I quali, nella convinzione che la festa ordinata colla presente legge serve, non solo a manifestare i sentimenti del generale patriottismo, ma altresì a promoverli ed a confermarli non se ne può lasciar lecita l'inosservanza; e se ne deve, anzi, prescrivere la celebrazione per modo che essa riesca, quanto più si può, concorde e solenne.

Con grande compiacenza, giova il dirlo, la vostra Commissione osservò come il governo abbia ordinato che questa solennità sia meramente civile; ed abbia inteso con ciò a mettere per la prima volta in pratica quel grande principio della completa separazione dalla Chiesa e dello Stato che teoricamente, è oggi mai di venuta un assioma per gli uomini tutti di progresso e di libertà.

Così non è fatta violenza ad alcuna contraria opinione.

Così, a quelli del clero che vorranno santificare colle cerimonie religiose la gioia dei cittadini, è lasciato il merito precipuo della spontaneità. E quelli altri che, per avventura, credessero di non poterlo fare in coscienza, non sarebbero costretti adorare ed a predicare contro ciò che uomo ha di più sacro; le proprie convinzioni. Così l'amore di patria non darà più argomento, o pretesto, d'Ipocrisia o di scandalo.

Perché la festa abbia il suo vero carattere civile e popolare, essa verrà celebrata, per cura delle autorità municipali, con pubbliche mostre di belle arti e delle industrie locali, colla rassegna delle milizie e della Guardia Nazionale. con esercizi del tiro al bersaglio, e con opere di pubblica beneficenza..

Non mancò, in vero, chi disse intempestivo il celebrare fin d'ora l'unità d'Italia, mentre pur troppo gemono tuttavia sotto il giogo della teocratica della straniera dominazione due così elette provincie; nell'una delle qua li si trova il più poderoso baluardo dell'italica indipendenza, e nell'altra il più splendilo simbolo e il centro più antico dell'italica unità. Ma la vostra Commissione unanime riconobbe che, col celebrare la patria integrità, altro non fassi che proclamare in nuovo e più solenne modo dinanzi al mondo il diritto che anco la nostra nazione di farsi libera ed una Ed è convinta che siffatta manifestazione non sia indarno; mentre un diritto, quanto è più altamente proclamato e quanto è più universalmente riconosciuto, tanto è più vicino a potersi tradurre nel fatto.

Noi felici se avremmo contribuito a far sì che, nel prossimo anno, possano prender parte al convivio di que sta nazionale festività eziandio i cotanto desiati fratelli di Roma e della Venezia.

Notizie Diverse

-Leggesi nel Movimento di Genova di ieri:

Il conte di Trapani, fratello del ex re di Napoli imbarcato a Civitavecchia è diretto per Marsiglia, giungeva oggi in questo porto sul piroscafo francese Quirinale.

- Dicesi che Francesco II non vuole partire da Roma finché il suo erede nascituro, dacché sembra che sua mo glie sia in istato interessante (frase d'uso), non sia venuto alla luce. Vuole quindi che nasca in Italia, ma a che pro? Non è egli pure, quest'ex-re nato in Italia? Chi mai ha potuto accorgersene? Forse Palermo da lui bombar data?

-Scrivono alla Correspondance-Bullier:

Si pretende che l'imperatore d'Austria dietro la voce corsa, che le truppe francesi partirebbero da Roma nel prossimo settembre abbia promesso al papa che riterrebbe l'entrata dei piemontesi in Roma come un casus belli, e che l'armata austriaca entrerebbe in questa città se scoppiasse un'insurrezione dopo la partenza delle truppe francesi.

Finalmente che se il corpo francese si Concentrasse in Civitavecchia, la Prussia e la Germania si unirebbero all'Austria per agire in conseguenza. Vi trasmetto que sta notizia con riserva.

-Pochi giorni or sono, a Beiruth una radunanza di meglio che 200 donne cristiane si formava sotto il palazzo del generale de'  Beaufort, e chiedevano che se le truppe avessero da sgombrare, fosse loro dato imbarco per la Francia.

-Scrivono da Agram, in data 29 aprile, alla Trirster Zeitung:

Nella seduta tenuta dalla Dieta ier l'altro tenne risolto di intimare al capitolo di Fiume che non mandò alcun deputato alle Dieta, di adempiere entro giorni 14 a questo dovere.

-In seguito alla demissione offerta al marchese di Montezemolo dal Comandante la Guardia Nazionale di Palermo signor colonnello Giuseppe Poulet. S. E il luogotenente del re con decreto d'oggi ha incaricato il generale Giacinto Carini di assumere provvisoriamente il co mando dello stesso corpo.

(Gior Of. di Sicilia.)

La Nazione ha da Roma, in data del 30 aprile, che colà circola e si copre di molte firme un indirizzo, il quale chiede all'imperatore Napoleone di togliere le truppe francesi di Roma.

La legazione di Torino prende il titolo di ambasciata d'Italia.

- Dicesi che il re Vittorio Emanuele andrà ad abitare 2 mesi a Napoli, partendo per colà il l'giugno.

Sonetto a Garibaldi

Perché trattieni ancora Eroe Nizzardo

Partir per la Venezia fulminando?

Volge la Primavera-ed il tuo sguardo,

Non vede altri fratelli lacrimando?

Più debbano soffrir? Scocca il tuo dardo,

Ed il Croato avrà dall'Adria il bando -

Va-corri per Dio - e al Teuton codardo

Immergi in cuor la punta del tuo brando -

Mille eserciti avrai d'Italia figli

Pronti l'arma a brandire ad un tuo accento,

Onde il Leon salvar dai ferrei artigli -

Opra dei tuoi portenti altro portento!

Iddio lo vuole - va - Su la laguna...

Alza il Vessil che fa l'Italia - Una -

LUIGI MIRAGLIA

Dispacci Elettrici AGENZIA STEFANI

Napoli 7 (sera tardi)- Torino 7

Parigi - Londra 7 - Wodehouse ha dichiarato che il Canale di Suez è una impossibilità.

L'Inghilterra è impegnata a mantenere l'integrità della Turchia. La Porta non ha accordato nessuna concessione. Grandi obbiezioni ha questa Compagnia che possederebbe un territorio in Turchia e in Egitto.

Napoli 8 - Torino 7 (sera)

Parigi 7 - Senato - Roger ha deposto il rapporto sulla petizione chiedente che sieno prese misure per prevenire il rinnovamento di stragi nella Siria. La Commissione propone l'ordine del giorno. La discussione avrà luogo lunedì prossimo.

Napoli 8 - Torino 7 (sera).

La Camera de'  Deputati ha preso dapprima in considerazione un progetto di legge del Deputato di Peppo per l'affrancamento dell'en?iteusi delle Puglie, e discusso poscia quello per l'abolimento dei feudi in Lombardia. La questione resta tra la Commissione e il Ministero circa la questione dei beni da consolidare nelli aventi diritti all'investitura.


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ANNO I. Napoli 10 Maggio 1861 N. 63

IL PARLAMENTO GIORNALE POLITICO DELLA SERA
Si pubblica tutti i giorni (esclusi i festivi) alle 5 p. m.
COSTA UN GRANO


NAPOLI 10 MAGGIO 1861

ATTUALITÀ

(Contin. vedi num. 60)

L'unità ed indipendenza d'Italia, che per tanti secoli è stata il sogno dorato di molti milioni di abitanti; la cui realizzazione ha costa to e costerà sino al suo completamento innumeri sacrifici, l'incessante lotta del dritto col la forza, l'assiduo lavorio degli elementi intellettuali e materiali di un intero popolo - che avea la sventura di reputarsi straniero in casa propria - questo alto e sublime intento che ha preoccupato le menti delle celebrità po litiche di tutti i tempi e di tutte le Nazioni, or mai presso al suo compito, trova un ostacolo lagrimevole appunto là, dove rifulge l'astro principale dell'antica grandezza e possanza della Nazione. Roma ove si concentrano le più sublimi e sacre memorie, la culla del genio e della libertà è sommamente doloroso vedersi ridotta l'asilo della più schifosa barbarie!

Vi è da stupire in così bizzarro anacronismo di parti nello svolgimento del dramma umanitario, e tra le splendide pagine della nostra storia la posterità me supremi ed efferati sforzi del dispotismo contro la libertà e la nazionalità Italiana, rimpiangerà la più crudele memoria del passato!

Le mene della setta Austro-Borbonica-Clericale, a tutti note e di cui tutti deplorano gli amari frutti, concentrate in Roma l'àn resa pericolosa alla pace d'Italia ed Europa e pare che abbiano stancato la pazienza del Governo Francese. Già si annunzia l'intima fatta dagli agenti di esso ad Antonelli e Francesco Borbone, per ché costui si allontani da quella Città, e dietro il rifiuto le notizie che pervengono d'oltre Alpi son concordi nel riferire un congedo ottenuto da Grammont, il quale si giudica come un preludio del richiamo de'  Francesi da Roma. Inoltre nella conferma della notizia, che la Francia riconoscerà quanto prima il Regno d'Italia, il ritiro delle sue truppe sembra una leggittima conseguenza di questo passo. Vi è quindi da sperare che il Governo dell'Imperatore de'  France si voglia dal suo canto spianare le difficoltà del la nostra posizione.

Vuolsi che il Governo dello Czar si unisca alla Francia nel riconoscere il Regno d'Italia. Sarà così? - Ci auguriamo che illuminato sulla false posizione, nella quale l'hanno trasportato più che ogni altro i Gabbinetti di Vienna e di Berlino, faccia ammenda delle gravi imputazioni che le deplorabili scene di Varsavia gli han meritato dall'Europa e dal Mondo.

Le nuove elezioni dei rappresentanti al Parlamento di Prussia danno argomento e sperare che il riconoscimento abbia luogo anche per par te di quella potenza.

Inoltre le gravi preoccupazioni dell'Austria per le interne condizioni de'  suoi stati, la sua finanza sufficientemente annichilita e che sempreppiù diverrà tale, e soprattutto la conseguenza logica delle mutate vicende politiche delle provincie del suo Impero e specialmente dell'Ungheria, fanno augurare che le forze di stati liberi, che aspirano anch'essi ad acquistare le proprie nazionalità, sieno aliene dal servire il dispotismo che si sforza a contendere altrui l'esercizio di un così sacro diritto Da ciò deriva che mentre l'Austria s'indebolisce l'Italia diverrà forte e sarà nel caso di stare a fronte dell'inimico col proprio esercito, senza bisogno di ricorrere alle forze di un intero popolo pronto ad affrontare qualunque sacrificio per raggiungere la metà de'  sui destini. Un popolo deciso di acquistare la sua indipendenza è invincibile! Infine per ciò che riguarda la politica interna dello Stato tiriamo un velo sul passato. Nè il difetto dell'armamento, né lo sgoverno di que ste province meridionali, né l'aver disconosciuto l'elemento che ha dato al Governo la potenza di esistere, sieno argomenti d'intrattenerci.

Dietro le infauste dissensioni tra Garibaldi Cavour e Cialdini e le conseguenze immediate che hanno per un momento rinvigorito le speranze de'  nemici d'Italia, per la mercé di Dio deluse e svanite in sul nascere, il giubilo che infonde il trionfo della concordia tenga luogo di tutto, la concordia nobile desiderio di ogni buono italiano; ed indispensabile al compito de'  nostri destini - Ma ciò non esclude il debito sacro di richiamare l'attenzione del Governo su bisogni della nazione.

S'invoca perciò la continuazione delle rimostranze contro gli abusi del Governo Romano e la presenza di Francesco Il. in Italia. Si raccomanda l'armamento. ll Governo ne ha assunto l'obbligo e speriamo l'adempirà - Speriamo ancora che nella Camera non si rinnovi l'esempio di prendere in considerazione i servigi dei la magistratura di queste province napoletane Gran parte del personale di questi Collegi giudiziari ha inflitto le pene più gravi contro persone che aveano la sola colpa di amare la patri.

E su questo proposito si rammenti il Governo di non conservare nelle pubbliche cariche il personale del vecchie sistema, poiché salvo le debite eccezioni, esso è composto di tanti nemici delle nuove libere istituzioni, oltre all'apparire ciò un permanente disprezzo contro la maggioranza composta di liberali che sono pur buoni a qual che cosa.

La promiscuità del personale degli impiegati è cosa utilissima, ma nella ripartizione delle cariche si tenga conto della popolazione delle di verse province, che, non è giusto usare preferenza. Il seguito della politica estera sin ora abilmente condotta, la pront'attuazione delle risorse economiche approvata da tutt'i poteri dello Stato, e sopratutto del lavori pubblici, la ricerca delle tante altre di cui sono suscettibili le diverso province, e l'ordinamento amministrativo. In ciò si compendiano i bisogni della Nazione.

R. MAZZEI.

Parlamento Nazionale Camera di Deputati

Tornata del 6 maggio Presidenza TECCHIO

La tornata si apre alle 2. Si accordano parecchi congedi e urgenze di petizioni.

Fanti presenta un progetto di legge per operare in Sicilia la leva dei giovani nati nel 1840.

Sono convalidate le seguenti elezioni:

Bastogi a Vico Pisano,

Giuseppe Lazzaro a Cammina

Leopoldo a Campobasso,

Spaventa ad Atessa,

Marsico Gaspare a Rogliano,

Natoli a Messina,

Delgiudice a Piedimonte.

E’ annullata quella di Gabriele Casati a Paternò.

L'ordine del giorno chiama in discussione il progetto di legge per una leva di 18.000 uomini nelle provincie napolitane sui giovani nati negli anni 1837, 38, 39, 40, 41.

il presidente da lettura del progetto del ministero poi di quello della commissione, e domanda al ministero della guerra se accetti il progetto della commissione, il quale differisce dal primo in ciò che autorizza il governo ad operare la leva anzidetta anche sui giovani nati nel 1836, e ad operarne successivamente un'altra, quanto prima lo stimerà necessario egualmente di 18mila, sopra i giovani nati nel 1837, 38, 39, 40, e 41 a saldo d'ogni loro debito per ragione di leva militare.

Fanti acconsente che la leva sia di 36,000 uomini in Vece di 18, ma vorrebbe che la leva fosse una sola, non due, e propone, analogamente a questo, due articoli che concretano il suo concetto.

Il relatore fa qualche osservazione intorno alla forma degli articoli proposti, poscia si apre la discussione generale, d'accordo tra la commissione ed il ministro, sul pro getto della commissione.

Cocco parla contro il progetto e ne combatte l'opportunità per lo stato eccezionale in cui si trovano le provincie napoletane da 8 mesi. Questa legge deve differirsi perché non accresca lo sbalordimento e la costernazione di quel le provincie, e specialmente di quella degli Abbruzzi cui egli appartiene. Propone perciò se ne aggiorni la discussione alla seconda parte della sessione del parlamento.

Provoca reiteratamente l'ilarità della camera.

Il Presidente domanda se la proposta Cocco sia appoggiata.

Non è appoggiata.

Castellano e de'  Blasiis parlano in merito.

Pica dopo aver ragionato intorno al progetto della co missione, conchiude raccomandando per le provincie napoletane un trattamento uguale a quello delle altre provincie.

Tecchio gli osserva essere persino impossibile il supporre che la camera voglia trattarle diversamente.

Pica risponde che egli diresse le sue raccomandazioni non alla camera ma al ministero, e non essere mai troppo il raccomandare e il rammentare al governo i suoi doveri.

Bonghi relatore sviluppa con lungo ragionamento il sistema della commissione, per cui essa ritiene preferibi le il sistema di due sorteggi distinti.

Polsinelli dichiarandosi partigiano del maggior possibile armamento nazionale, pure combatte il progetto siccome inopportuno per considerazioni presso a poco uguali a quelle già prima esposte da Cocco.

Bixio. Vi sono due fatti nella storia, di cui uno è da tutti lodato, l'altro disprezzato: la rivoluzione francese e la caduta di Venezia. Vorremo noi che si ripeta il vergognoso fatto della caduta di Venezia? Questa cadde così ignobilmente perché era senza arme. Bisogna armare, armare. Le difficoltà non ci devono spaventare troppo.

Quando le provincie napolitane daranno questo poco che è loro chiamato avranno dato molto meno di quello che potrebbero dare. Rammentiamoci che quando si trattava da noi di istituire la leva in Sardegna, si predicava che sarebbe venuto giù il mondo, eppure non è venuto giù nessuno. Difficoltà ne c'è in tutto.

Chiusa la discussione generale, il presidente annuncia che il deputato Pica ha mandato al banco della presidenza un emendamento consistente nel mantenere l'art. 1 dell'antico progetto del ministero, poscia apre la discussione sul primo articolo della commissione.

Cavour dimostra essere preferibile il sistema proposto dal ministero, perché la leva facendosi una volta sola cesserà l'incertezza di tutti coloro i quali secondo il sistema della commissione dovrebbero rimanere per mesi e mesi sotto l'incubo d'essere chiamati a fare il soldato.

Invece se si fa il sorteggio in nna sola volta e immediatamente scemano le cause e la durata dell'irritazione.

Crede che la leva produrrà un ottimo effetto politico per ché proverà la ferma volontà del Parlamento e del governo di fondere i cittadini delle varie provincie in un solo esercito. Quando i padri ei fratelli avranno i loro figli e fratelli nell'esercito nazionale si affezioneranno alla causa nazionale.

Se il Parlamento e il governo dicessero: non ci sentiamo la forza di far la leva nelle provincie meridionali, malgrado i bisogni militari del paese, e ciò darebbe forza immensa alla reazione, perché quando il governo è creduto forte ed ha coscienza della sua forza è rispettato non così un governo creduto debole. Conchinde pregando la commissione di accostarsi al sistema del ministero per le sue sposte ragioni politiche.

Il Presidente legge un emendamento proposto dal deputato Salaris, e domanda se è appoggiato.

Salaris sviluppa il suo emendamento e combatte il progetto della commissione come ingiusto.

Posto ai voti l'emendamento del deputato Pica come quello che più si scosta dal progetto non è approvato.

Posto ai voti l'emendamento Salaris è rigettato all'unanimità.

Sirtori presenta altro emendamento cosi concepito: il governo del re è autorizzato ad operare una leva di 36,000 uomini nelle provincie napoletane sui giovani na ti negli anni 1836, 37, 38, 39, 40 e 41 in modo che la classe del 1836 contribuisca nella proporzione di uno, quella del 37 per 2, e quella del 38 per 3, quella del 39 per quattro, quella del 40 per cinque, quella del 41 per sei.

Fanti dichiara di non accettarlo perché difficilissimo nell'attuazione.

Sirtori. Quanto alla difficoltà dell'applicazione, si possono mettere sei urne invece d'una sola, e farsi contemporaneemente l'estrazione nella proporzione da me indicata.

Valerio presenta alcune difficoltà che a suo avviso rendono inattuabile la proposta Sirtori, e provi dalla cattiva legge che si tratta d'eseguire la quale non si potrà mai fare che sia buona. Secondo lui il miglior sistema è quello proposto dal ministero.

Sirtori brevemente dimostra l'insussistenza elle obbiezioni accampate da Valerio.

Posta ai voti la proposta Sirtori come sotto emenda mento all'emendamento del ministro della guerra, è approvata.

Posto ai voti l'emendamento del ministro, è approvato, e accettato come primo articolo del progetto.

Musolino domanda la soppressione del 2° articolo che accorda al governo la facoltà di chiamare le reclute successivamente in due rate e quando crederà necessario, e propone che siano chiamati tutti e 36,000 i una volta per armarli e disciplinari.

Fanti risponde che la chiamata di tanti uomini in una volta è d'imbarazzo.

Musolino insiste.

Presidente osserva al ministro della guerra che sarebbe meglio votare per ultimo questo articolo proposto come secondo dal ministro.

Fanti assente.

Posto ai voti l'articolo 2° del progetto, è adottato senza discussione; come pure il 3°, il 4º e l'aggiunta del ministro che forma il 5°.

Ecco il testo della legge quale venne adottata.

Art. 1. Il governo del re è autorizzato ad operare una leva di 36,000 uomini nelle provincie napolitane sui giovani nati negli anni 1836, 1837, 1838, 1839 1840, 1841, e questa a saldo a ogni loro debito per ragione di leva militare.

Art. 2 questa leva sarà eseguita secondo le norme della legge del 19 marzo 1834 tuttora vigente in quelle provincie.

Art. 3 ll riparto di questo contingente sarà fatto fra le provincie in proporzione della loro popolazione.

Art. 4. La durata della ferma sarà per tutti di anni otto.

Art. 5. La chiamata sotto le armi delle reclute sarà fatta in due volte successivamente e in parti uguali quando il governo lo stimerà necessario.

Allo squittinio segreto la legge ottenne 194 voti favorevoli sopra 208 votanti.

La tornata è sciolta alle 6

Notizie Diverse

TORINO

6 Maggio - Corrispondenze da Roma pretendono che, in seguito alle pratiche officiose del duca di Gramont, circa al soggiorno di Francesco ll nella città eterna, il governo pontificio abbia preso le opportune misure per impedire nuovi tentativi contro le provincie di Napoli. Se tale notizia è vera, convien dire che queste misure non abbiano avuto alcuna efficacia. Infatti la fucina riazionaria lavora sempre con successo a Roma, e dispacci da Napoli, a convalidare quest'asserzione, ci annunziano che i movimenti di riazione, repressi in tutte le provincie, continuano sempre ai confini romani. Una banda di briganti borbonici capitanata da un tale Schiavoni erasi in questi ultimi giorni ritirata a Monticelli: dopo aver commesso in questo villaggio parecchie uccisioni, essi apprestavansi a marciare su Fondi; senonché una compagnia di nostri granatieri spedita loro incontro valso a sbaragliarli; fu poscia spedito. da Napoli il 1° battaglione del 1° Reggimento granatieri in rinforzo; ora tutto è sedato, e la truppa è pure rientrata in Napoli.

Uno dei nostri soldati fu ucciso, un ufficiale lievemente ferito. Sappiamo che da Napoli sonosi spedite, nuove truppe per guardare più fortemente la frontiera, - Ci si annunzia da Genova che l'inaugurazione a Quarto della colonna commemorativa della spedizione del 5 maggio 1860 per la Sicilia, ebbe luogo a pre senza di numerosa popolazione, senza che l'ordine venisse menomamente turbato. Pronunziarono discorsi allusivi alla ricorrenza gli onorevoli Guerrazzi, Ferrari e Macchi.

- La Repubblica di San Marino ha testé conferito la cittadinanza al generale Garibaldi. L'onorevole Brofferio sarebbe stato incaricato di presentare al generale il relativo diploma.

- Con decreto in data di ieri, S. M. ha confermato nel loro grado nel Corpo dei Volontari italiani i generali Cosenz, Medici, Bixio, Turr, Sirtori e il maggior generale Sacchi.

- Ecco la nota della Gazzetta di Vienna annunziato dal telegrafo:

Fra le molte versioni intorno alla rottura delle prati che col gabinetto di Berlino, accertavasi di questi giorni, con maggiore verosimiglianza, che l'Austria avesse approfittato d'un progetto della Prussia, circa una riforma puramente militare della costituzione federale di guerra, per ammettervi pretensioni di natura politica, come, a cagion d'esempio, la guarentigia della Venezia. Per le contrario noi affermiamo che l'Austria non ha chiesta nessuna guarentigia di quel dominio, già assicurato, del resto, dai vigenti trattati; anzi in generale, non avere l'Austria manifestata nessuna pretensione proposta politica, che eccedesse lo spirito e il tenore delle leggi federali e dei trattati del 1815. Deploriamo però che da certi organi di partito si cerchi di spargere il seme della discordia e della diffidenza, financo tra i giovani tedeschi.

I governi sono troppo penetrati dalla necessità di permanente concordia e unione, perché si possa supporre che le loro istante. I bene intenzionati, in luogo di porre in campo questioni insolubili e suscitare le antiche passioni dipartiti, dovrebbero piuttosto adoperarsi a sventare simili tentativi ovunque succedano.

- L'Ost-Deutsche Post lamenta che si abbia a mettere fra le quistioni insolubili la questione dell'orgamento militare e nei seguenti termini scrive sulla politica prussiana:

....Anche senz'essere addentro nel misteri diplomatici, crediamo bene assai difficile, in quistione tanto dilicata, di venirne a capo con uno Stato, che segue una politica inesplicabile: vagheggiare la Società nazionale e dichiarare in pari tempo di avere in orrore ogni rivoluziome; simpatizzare col regno d'Italia, e tuttavia spingere a Varsavia la Russia al più sanguinoso rigore; ora te mere Napoleone ed ora sperare in lui; ora considerare l'Austria come alleata contro l'Imperialismo ed ora come un rivale nell'egemonia in Germania; e per ultimo senza verun bisogno e soltanto per amore d'una gelida buro crazia, entrare apertamente in urto coll'Inghilterra nell'affare Macdonald, gli è questo un programma di cui non può rendersi ragione neppure il più esperto diplomatico. - In una lettera che Garibaldi scriveva, lo scorso mese al signor Marc-Monnier a proposito del suo libro; Garibaldi: histoire de'  la conquète des Deux Siciles. di cui il nostro giornale ha già parlato, leggonsi le seguenti parole: «Permettetemi un poco di critica. Dovreste cambiare il titolo del libro. Io non conquistai le Due Sicilie. Non feci che assecondare le virtù civili di cui codesto paese fu sì fertile in ogni tempo e farle splendere al sole della libertà.

Nel mese di maggio furono i patriotti della Sicilia che mi aiutarono a mettere alla ragione i generali borbonici.

«Il 7 settembre i figli di Masaniello spazzarono la via per la mia entrata in Napoli.

Queste due popolazioni e quelle della Calabria è della Basilicata hanno per certo ben meritato dell'Italia.

E.

ARTICOLO COMUNICATO

Richiesti pubblichiamo volentieri la seguente reclamazione:

In governi liberi nei quali la stampa è organo sincero dell'espressione popolare, e non già argomento a passionate recriminazioni, può ogni onesto cittadino giovarsi di questo mezzo legale, sia per richiamare l'attenzione del Governo sopra un qualche fatto poco giusto, e sia infine per denunziare alla pubblica opinione il fatto stesso, quando le autorità cui è dato l'impartire giustizia, abbiano questa messa in non cale.

Istituivasi nel nuovo banco di Bari una officina di pegnorazione a vantaggio dei privati, ed alla medesima addicevansi due apprezzatori, cui era dato analogo stipendio mensuale.

Non si provvedeva in sul principio alla nomina dello apprezzatore Revisore, a motivo che trattandosi di una novella istituzione, ed essendo assai limitato il numero degli affari, non occorresse il Revisore.

Discorso qualche tempo il negoziante di gioielli e bigiotterie, Sig. Luigi Volpe, si faceva a chiedere questo uffizio, per la sua qualità di probo ed onesto commerciante, perito conoscitore dei metalli e pietre preziose.

Rimessa la dimanda dalla Suprema potestà al Ministero di Finanze, fu da questo interrogato per avviso il Reggente dei Banchi - Lo stesso sulla considerazione che trattandosi di una recente istituzione, fosse limitato assai il numero degli affari, e quindi inutile opera del Revisore, e sull'altra considerazione ancora sta occorrendo questa, uno degli apprezzatori l'avrebbe fatta da Revisore, manifestò divisamento contrario alla dimanda.

Con altro esposto il Volpe imprese a dimostrare, che lo assunto del Reggente dei Banchi fosse infondato, sia perché non vero il principio di essere limitato il numero degli affari come asserivasi, e sia ancora per ché era anormale, quanto si asseriva intorno alla possibilità di farsi esercitare le funzioni di Revisore ad uno degli apprezzatori, non potendo niuno controllar se stesso.

Interpellato altra fiata su questo argomento il Reggente medesimo, costui dichiarò di non avere nulla ad aggiungere, a quanto trovavasi antecedentemente riferito; però conchiuse che ove la necessità sorgesse, di dovere provvedere alla nomina del Revisore, il Volpe sarebbe stato tenuto specialmente in considerazione.

Fu allora che il Ministero con sua lettera del 26 maggio 1860, rescriveva al Banco, pressoché in questi termini.

«Approvo che D. Luigi Volpe sia nominato Revisore della Pegnorazione presso la Cassa di Corte in Bari, da prendere possesso, appena sarà necessario per le esigenze del servizio di pegnorazione.»

Durarono le cose in tal modo per brev’ora, quando con novella rimostranza al Ministero, il Volpe insiste per essere immesso nell'esercizio della carica, mostrando che l'esigenze del servizio, reclamavano la presenza del Revisore.

Ed il Ministero con altra sua lettera del 14 luglio 1860 rescriveva al Banco nel modo seguente.

«A continuazione della Ministeriale direttale il di 26 maggio ultimo, l'autorizzo a mettere in possesso il sig. D. Luigi Volpe nell'uffizio conferitogli, di Revisore apprezzatore della pignorazione presso la Cassa di Corte in Bari, previa però la cauzione da immobilizzarsi a norma di regolamenti.

E finalmente perché il Banco dimenticando le ricevute prescrizioni, rimanevasi in silenzio, nel non proporre il soldo e la cauzione, Volpe, con altra petizione esprimendo che per la formazione dello Stato Discusso del Banco di Bari, era stato in quello assegnato il soldo e la cauzione pel Revisore, dimandò al Ministero che avesse prescritto al Banco, di essere immesso nell'esercizio della carica, essendo pronto a dare la cauzione voluta da regolamenti.

Fu in Ottobre che il Ministero a vista del fatti esposti, sollecitò il Banco a proporre il soldo e la cauzione, da darsi dal Volpe.

In questa intercapedine fuvvi taluno, che abusando di quella libertà che gli uomini inonesti confondano col libertinaggio, fece opera di annebbiare la fama del Volpe, accagionandolo di Borbonismo, il che di luogo a scrupolose e riservate indagini sul conto dello stesso.

Dalle medesime costò, che il Volpe oltre di essere di una probità inattaccabile, si era di principi piùcché liberali, per modo ché tra lo scorcio del 1855 e 1856, recandosi in Napoli per gli affari del suo Commercio, perché sospetto all'autorità di polizia, fu arrestato, e dovette la sua liberazione, al patrocinio che di lui assunse la Legazione Francese in Napoli, da cui fu ricevuto in consegna, e quindi obbligato a partire.

Scomparsa anche questa villana accusa, opera di gente non educata a principi di libertà. il Volpe si attendeva di essere immesso nell'esercizio della carica, e si era per fino provveduto della rendita iscritta bisognevole per la cauzione a fornire, allorché venne a notizia di lui che il Banco, avesse inoltrata proposizione al Dicastero di Finanze nel senso di proporre, che il primo de'  due attuali apprezzatori ascendesse a Revisore, il secondo passasse al posto del primo, e la piazza di risulta si desse a Volpe.

Siccome è naturale, vivamente rimostrò contro siffatta p. posizione, sostenendo fra l'altro, che trattandosi di un diritto legittimamente acquistato, e che non vi era ragione a distruggere, dovesse essere sinodalmente rispettata.

I suoi reclami furono indirizzati al Luogotenente Generale, ed al Dicastero delle Finanze, in modo assai vibrato, ma ciò nonostante niun risultamento se n'è conseguito, ed il dicastero ha creduto di uniformarsi alla proposta fatta, senza punto porre ad esame l'ingiustizia della stessa.

Or poiché si tratta di affare ove l'autorità governativa ha voluto gratuitamente dimenticare il proprio compito, Volpe reclama presso l'alto Tribunale della pubblica opinione, cui propone il seguente dubbio, se pure merita di essere definito così. Un diritto legittimamente acquistato, che si ha coscienza di poter conservare, e che non vi è nessuna ragione per doverlo togliere, si può per futili pretesti privarne un onesto cittadino? Il Volpe ritiene fermamente di nò, e fonda la sua credenza nell'avere per fermo, che l'argomento cui si ricorre dal Dicastero per giustificare il proprio assunto, sia per quanto illegittimo altrettanto contrario al fatto.

Avvegnacché se il regolamento prescrive; di do versi le nomine degl'impiegati inferiori, eseguire mercé proposta del consiglio di Reggenza, questo potrà sussistere per epoca posteriore al caso in cui si versa. Ma la nomina del Volpe avvenuta in maggio 1860 non doveva sottostare a quelle norme generali che accennano ad un tempo, cui la potestà Suprema, prima che esistesse il governo rappresentativo, non aveva debito di uniformarsi ai dettati di esse. D'altronde a volerne stare accioché il Banco istesso affermava, dovendosi provvedere alla nomina del Revisore, il Volpe sarebbe stato considerato.

Dopo questa sincera esposizione, non vi può essere motivo per legittimare questo fatto, di sua natura in qualificabile. Ed è spiacevole che l'Autorità governativa la quale è chiamata alla tutela dei diritti, voglia questi dimenticare con grave oltraggio della giustizia e della morale pubblica.

Dispacci Elettrici AGENZIA STEFANI

Napoli 8 (sera) - Torino 7 (sera)

Parigi 7-Un incendio terribile scoppiato ieri sera a Limoges ha divorato un intiero quartiere. Oggi a mezzogiorno il fuoco continuava ancora. Il Prefetto è stato ferito gravemente da una trave caduta. Dispacci dei dipartimenti meridionali annunciano che geli consecutivi, hanno compromesso le raccolte.

Pesh-Times-Scioglimento della Dieta - stato d'assedio.

Varsavia-È inesatto che la scuola di medicina sia chiusa.

Napoli 8 - Torino 7 (sera tardi)

La Gazzetta ufficiale pubblica un decreto tendente alla determinazione degli affari che vanno deferiti all'amministrazione centrale, e di quelli che vanno immediatamente spediti dalle luogotenenze di Napoli e di Palermo.

Parigi 7-Pesth-Timori del prossimo scioglimento della Dieta-Proclamazione dello stato, d'assedio.

Napoli 8 (sera Tardi) - Torino 8,

Londra 8. - Rispondendo a Griffth Palmerston dichiara che il Governo ha ricevuto la protesta d'Haiti contro l'annessione di S. Domingo alla Spagna; ma nessuna pratica fu fatta su questa quistione. Palmerston dichiara che l'Inghilterra vuole la felicità delle Isole Jonie. L'annessione alla Grecia sarebbe il loro infortunio.

Parigi-Pesth 7-Deak esporrà domani i suoi reclami. L'indirizzo a S. Maestà sosterrà la prammatica sanzione, sola base di transazione possibile.

Napoli 9 - Torino 8 (sera)

La Camera dei Deputati continuò a discutere, i principi del progetto di legge, per l'abolizione dei feudi in Lombardia.

Il Ministro dell'Interno presentò un progetto di legge per l'aumento degli stipendi dei Commissari di Leva.

Napoli 9 Torino, 9 (notte)

Parigi 7- Vienna-Pesth, mercoledì, Ladislao Teleki si è ucciso questa notte con un colpo di pistola.

La seduta della Dieta e differita.


Fondi Piemontesi 78,25 a 73,75
Tre per cento francese 69,20
4 1,2 per cento id. 96,25
Consolidati inglesi. 91 7/8
Metalliche Austriache. 65,40

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ANNO I. Napoli 11 Maggio 1861 N. 64

IL PARLAMENTO GIORNALE POLITICO DELLA SERA
Si pubblica tutti i giorni (esclusi i festivi) alle 5 p. m.
COSTA UN GRANO


AVVISO

Il Direttore di questo giornale è perfettamente estraneo a tutto ciò che riguarda finanza ed amministrazione, e però prega i gentili associati, dirigere tutte le corrispondenze di que sto genere non a lui, ma all'Amministratore del giornale.

NAPOLI 11 MAGGIO 1861

Togliamo dalla Perseveranza il seguente interessante diario politico.

La nostra corrispondenza da Pest ci fa conoscere in qual modo il governo austriaco proceda alla riscossione forzosa delle imposte arretrate nell'Ungheria. Apparisce chiaro, ch'essa usa d'una violenza provocatrice, quasi intendesse di suscitare una pari reazione. La nostra corrispon denza ci parla frattanto della prima fra le pro teste dei Comitati. La Dieta si raccolse a trattare di questo punto in Comitato segreto, affine di prendere con cautela le sue risoluzioni.

Nella Camera dei deputati austriaca 85 voti contro 60 approvarono la proposta del boemo signor Prazak, di formare le sezioni della Ca mera con un numero proporzionale di deputati di tutte le grandi provincie, o Stati che com pongono l'Impero. Questa maggioranza potrebbe indicare il numero di quelli, che accettano il principio federale in confronto degli unitarii.

La maggioranza sarebbe stata ancora più grande, se fossero stati presenti i membri della Gallizia.

Lo spirito federalista dell'Assemblea si manifesta adunque sempre più. Si attribuisce a Rieger, oratore boemo, il così detto programma dei federalisti, del quale abbiamo fatto menzione ieri.

La stampa unitaria tedesca di Vienna è furiosa contro a tale programma. Si notò, che votarono colla maggioranza anche alcuni membri dell'alta Austria e della Stiria.

Il foglio ungherese Pesti Naplò, in proposito dei principii centralizzatori espressi nel di scorso imperiale, dice:

«La Costituzione ungherese esiste da tanti secoli quanti mesi esistette appena anche la più durevole delle Costituzioni austriache. E chi può dire, anche colle migliori intenzioni del governo austriaco, di quanto la Costituzione del 26 febbraio sarà più durevole di quelle che la precedettero? Il mantenimento e l'ulteriore sviluppo della libertà non dipende solo dalla volontà del governo, ma dalla politica maturità del popolo. La nazione tedesca, che ci supera di gran lunga per dottrina, non ha finora, sull'estesissimo territorio, per cui in Europa poteva esercitare una vera supremazia, non ha condotto ancora ad una vera vita costituzionale nemmeno nella Prussia, la quale appunto, precedendo altrui con liberali intenzioni, potrebbe appropriarsene l'egemonia. Le provincie ereditarie austriache sono esse forse meglio chiamate a quella libertà, che venne loro concessa? E questa concessione per via d'un ordine domestico potrà avere per noi ora tale attrattiva, che dobbiamo sacrificarle la nostra Costituzione di otto secoli, la quale superò il furore dei Tartari, la battaglia di Mohacs, la signoria dei Turchi, i dolorosi tempi di Leopoldo, i tentativi di unificazione di Giuseppe II ed il sistema di Bach, e ci lascia sperare che non venga gettata giù nemmeno dagli assalti del Consiglio dell'Impero?» È questo difatti il principale argomento degli Ungheresi, i quali non chiedono nulla all'Austria, se non che si lasci loro quello ch'essi posseggono di diritto, e che non acconsentiranno venga tolto altrimenti che colla violenza.

La Gazzetta austriaca del 5 porta, che si vociferava per Vienna che il conte Vav avea rinunciato al suo posto di cancelliere per l'Ungheria. S'aggiunge che il governo austriaco me diti di far fare delle elezioni dirette in Transilvania. Ora un telegramma ci fa supporre che la Dieta ungherese sia per essere sciolto e che cola sarà un'altra volta proclamato lo stato d'assedio. Ecco adunque qual fine avranno tutte le false promesse di libertà dell'Austria! Per intanto lo stato d'assedio in una metà dell'Impero. Ciò del resto non favorirà né la libertà dell'altra parte, né lo scioglimento della quistione finanziaria.

Se si verifica l'invio del principe Michele in Polonia, ciò significherebbe che la Russia si trova tuttora titubante circa a quello che le convenga fare in quel paese. Essa n’ha del resto ben donde: ché nella stessa Russia si fa innanzi un partito liberale. Poi essa è ben lungi dall'avere superato le difficoltà per l'emancipazione dei servi; molti dei quali intendono che la terra sia loro di diritto, senza ch'essi abbiano a comperarsela. Nè la quistione economica è meno ardua in Russia che altrove.

Si crede che il governo prussiano riuscirà finalmente ad ottenere che la Camera dei signori voti la riforma delle imposte, con cui le terre dei nobili saranno sottoposte alla legge comune.

Un ministro inglese s'è di nuovo pronunciato contro il canale di Suez, proclamandolo impossibile. È singolare un tanto accanimento della politica inglese contro l'impossibile! Non potrebbero quegli uomini di Stato lasciare che altri getti via il suo danaro come crede? Ma subito dopo dice, che la Compagnia, che costruisse il canale verrebbe a possedere una parte del territorio della Turchia in Egitto. Or dunque, co me mai l'impossibile diventa possibile tanto, ch'è fino pericoloso all'esistenza della Turchia? Del resto, gli azionisti inglesi, che posseggono certe strade ferrate della Turchia, posseggono essi per questa parte del territorio dell'Impero ottomano? Il canale dell'istmo di Suez è una quistione di civiltà e d'interesse generale del mondo; e la sua esecuzione potrà venire più o meno ritardata, ma non impedita.

L'Inghilterra, dice il ministro inglese, è impegnata a proteggere l'integrità della Turchia.

Ma se i popoli che la compongono se ne staccassero, si crederebbe essa in debito di combattere contro di essi per tenerli soggetti? Noi non lo crediamo: poiché in tal caso la quistione europea potrebbe insorgere ad un tratto, giacché l'integrità della Turchia è impegno di tutte le grandi potenze dell'Europa. Il probabile si è, che se esse convenissero un'altra volta per decidere le sorti di quell'Impero, si occuperebbe ro di tutt'altro che della sua integrità.

NOTIZIE INTERNE

VITTORIO EMMANUELE II.

per grazia di Dio e per volontà della Nazione RE D'ITALIA.

ll Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato: Noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue:

Art. 1. La prima domenica del mese di giugno di ogni anno è dichiarata FESTA NAZIONALE per celebrare 'Unità d'Italia e lo Statuto del Regno.

Art. 2. Tutti i Municipii del Regno festeggeranno questo giorno, presi gli opportuni accordi colle Autorità Governative.

Art. 3. I Municipii stanzieranno nei loro bilanci le spese occorrenti alla celebrazione della festa.

Art. 4. Tutte le altre feste, poste per disposizione di Legge o dal Governo a carico dei Municipii, cessano di essere obbligatorie.

Ordiniamo che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inserta nella Raccolta ufficiale delle Leggi e dei Decreti del Regno d'Italia, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare.

Dato in Torino, addì 5 maggio 1861.

VITTORIO EMMANUELE

M. MINGHETTI

Visti i nostri Decreti del 7 gennaio, 14 febbraio e 29 marzo scorsi, coi quali venne stabilita una Luogotenenza nelle provincie napoletane, e fu divisa l'amministrazione centrale presso la medesima in quattro dicasteri retti da segretari generali dipendenti da un segretario generale di Stato; Visti gli articoli 9 del primo Decreto e 3 di quello del 29 marzo con cui si dichiarò che sarebbero con particolari istruzioni determinati i rapporti tra il luogotenente generale ed il Nostro Governo centrale, non che gli affari che devono essere deferiti all'amministrazione centrale o spediti dalla luogotenenza generale; Volendo Noi provvedere al riguardo; Sulla proposta del presidente del Consiglio dei Ministri; Sentito il Consiglio stesso; Abbiamo determinato e determiniamo quanto segue:

Art. 1. La luogotenenza generale per le province anzidette continuerà in tutti gli affari non avocati al Governo, ad esercitare i poteri e le attribuzioni ad essa conferte coi Decreti suddetti, in tutto ciò e in quanto non sia con queste istruzioni, o con altre successive fatte e deliberate in Consiglio dei ministri e da Noi approvate, altrimenti disposto.

Art. 2. Sono fin d'ora esclusivamente riservati al Governo centrale:

I Regolamenti per la esecuzione delle Leggi e Decreti relativi;

Le concessioni di cittadinanza e di nobiltà;

Le amnistie;

L'organizzazione giudiziaria e le altre che siano ulteriormente determinate;

I provvedimenti relativi ai servizi assunti direttamente dai Nostri Ministri e le nomine e revoche dei funzionari relativi;

Lo stormo in qualunque modo abbia luogo da articolo, o da capitolo a capitolo, nei bilanci o stati discussi, le maggiori o minori spese e l'impiego delle economie;

L'emissione di rendite e qualunque alienazione di beni dello Stato.

Art 3. In coerenza alle disposizioni dell'articolo precedente ed al Decreto suddetto del 29 marzo, apparterranno pure fin d'ora al Re le nomine e revoche:

Dei Governatori ed Intendenti;

Dei Segretari Generali e Consiglieri di Governo,

Dei Membri del Supremo Consiglio amministrativo;

De Vescovi ed Arcivescovi;

Dei Magistrati componenti i Collegi giudiziari civili e penali, e dei Funzionari del Pubblico Ministero presso i medesimi.

Dei membri della Gran Corte dei conti;

Del Direttore della Cassa Ecclesiastica;

Dell'Agente del Contenzioso;.

Degl'Ispettori Generali e dei Capi di tutti gli stabilimenti che dipendono dal Ministero o dell'Istruzione Pubblica;

Del Vice Presidente e dei membri del Consiglio superiore di Pubblica Istruzione;

Dei Professori di Università;.

Degl'Ispettori Generali, Ispettori ed Ingegneri-Capi di 1. e di 2. classe.

Dei Presidenti e Governatori di banco e dei Direttori Generali.

Art. 4. Non ostante il disposto dagli articoli prece denti, la nostra Luogotenenza generale potrà sempre dare e prendere quei provvedimenti temporarii e di urgenza, che siano di competenza del potere esecutivo, e richiesti dalle circostanze, riferendone però al Governo, e continuerà pure la dipendenza delle autorità stabilita dal Decreto 7 gennaio scorso.

Art. 5 Nell'assenza del Luogotenente Generale delle provincie napoletane, i provvedimenti per cui fosse richiesto il Decreto o l'assenso sovrano saranno sempre devoluti e riservati a Noi ed al nostro Governo centrale in quanto non vengano specialmente ad altri, da Noi delegati.

Art. 6. Alle ulteriori e particolari relazioni tra la Luogotenenza, i Dicasteri stabiliti nelle anzidette provincie e i Nostri Ministeri verrà, in quanto occorra, provveduto con determinazioni od istruzioni speciali.

Ordiniamo che il presente Decreto, munito del Sigillo dello Stato, sia inserto nella Raccolta delle Leggi e dei | Decreti del Regno d'Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.

Dato Torino, addì 5 maggio 1861.

VITTORIO EMMANUELE.

C. CAVOUR.

Parlamento Nazionale Camera di Deputati

Tornata del 7 maggio Presidenza TECCHIO

Previo l'inevitabile appello nominate, alle due e qual che minute il presidente dichiara aperta la seduta.

Finzi e Spaventa prestano giuramento.

ll Presidente dà lettura di una lettera del sindaco di Torino che invita i deputati ad assistere alle corse di ca valli che avranno luogo li 12 e li 14 del corrente.

Convalide e tre elezioni, il presidente interpella la Camera se voglia aderire alla richiesta del deputato de'  Peppo d'invertire l'ordine del giorno, dando la precedenza allo svolgimento del suo progetto di legge sull'abolizione del Tavoliere delle Puglie, non sentendosi il proponente abbastanza ben fermo di salute per ripromettersi di poter assistere sino al termine della seduta.

La camera assente.

De Peppo svolge con molta erudizione il suo progetto e conchiude pregando la Camera di prendere in considerazione la legge e di dar luogo d'urgenza alla discussione della medesima.

La Camera adotta senza discussione la presa in considerazione; poscia il presidente apre la discussione sul progetto di legge per l'abolizione dei vincoli feudali in Lombardia..

ll Presidente domanda al guardasigilli se il governo accetti che la discussione si apra sul progetto della commissione.

Cassinis. Per deferenza all'altro ramo del parlamento, e per convinzione propria, il governo non potrebbe accettare che si apra la discussione sul progetto della commissione.

Il Presidente per l'ordine della discussione propone che si apra tosto la discussione speciale, passando sopra alla generale, giacché la divergenza tra il ministero e la commissione non è sui principii ma sulla loro applicazione.

Mosca si oppone osservando che il sistema della commissione è affatto diverso da quello del governo, per cui è necessario che preceda una discussione generale per istabilire quale dei due sistemi la camera intenda seguire, e propone la quistione pregiudiciale che sia sospesa la discussione della presente legge e rinviata a quando si di scuterà la legge sui maggioraschi che ha tanta affinità con quella dei feudi.

La proposta Mosca essendo appoggiata, Turati la com batte negando la somiglianza tra il feudo e il fedecommesso.

Gadda appoggia la proposta sospensive.

Rastelli relatore a nome della commissione respinge la proposizione sospensiva.

Ondes. Non si deve confondere il feudo col fedecommesso; questi rimontano al diritto giustinianeo, i feudi invece sono d'origine molto più recente ed esistettero per lunga stagione dei feudi senza alcun vincolo fidecommissario.

Conchiude appoggiando anche egli la proposta sospensiva.

Leopardi. Dopo l'esordio del preopinante, io credeva per verità che egli venisse a tutt'altra conclusione. Difatti se il feudo non ha che fare col fedecommesso non so capire perché si debba differire la discussione di questa legge al giorno in cui discuteremo l'altra. Respinge la proposta sospensiva..

Cassinis dichiara che pel governo è indifferente che la legge si discuta oggi o si attende a discutere coi fedecommessi, purché la discussione della legge relativa ai fede commessi non venga di troppo differita.

Mosca spiega meglio la sua proposta e dice che essa consiste nel rimandare il progetto alla commissione che si occupa di quello par l'abolizione dei fedecommessi e maggioraschi, perché li fonda assieme, essendo egli persuaso che questo progetto verrà respinto. Inoltre al pro getto per l'abolizione dei fedecommessi prenderà parte un maggior numero di deputati, perché esso è d'interesse più generale.

Cassinis si oppone alla fusione dei due progetti; non respinge la dilazione della discussione, ma respingerebbe l’amalgama dei due distinti progetti da lui presentati.

Zanardelli si oppone alla quistione sospensiva perché vede dalle parole di Mosca che la sua proposta non è sospensiva che in apparenza, ma in realtà tende a troncare la quistione o pregiudicarla.

Trezzi appoggia Zanardelli.

Mosca. Io limito la mia domanda a questo, che la discussione di questa legge debba aver luogo dopo quella per l'abolizione dei fedecommessi maggioraschi ecc.

Posta a partito la proposta Mosca non è accettata.

Il Presidente dà la parola a Gadda a favore del pro getto ministeriale.

Gadda svolge brevemente le ragioni che a suo avviso rendono preferibile il progetto del ministero, e specialmente quella dello inconveniente che ne verrebbe dal dover rimandare il progetto all'altra camera con probabilità che esso non possa essere convertito in legge entro la presente sessione del parlamento.

Zanardelli sostiene il progetto della commissione, di mostra che i chiamati non hanno alcun diritto, ma una semplice aspettativa fondata sopra chimeriche speranze; anzi nemmeno una vera aspettativa, perché era generale in Lombardia la previsione che il movimento politico trascinerebbe con sé l'immediato e netto e reciso svincolo dei fondi, come lo prova un decreto del 30 marzo 1848 del governo provvisorio di Brescia.

Prova che i chiamati cui la legge feudale aveva creato una qualche aspettativa non sono i chiamati fittizi del pro getto ministeriale, perché quelli sarebbero stati viventi alla morte dell'attuale investito, mentre il progetto ministeriale riserva una parte dei beni feudali a quei chiamati che sono viventi o concepiti al tempo della pubblicazione della legge, i quali potrebbero essere, anzi soventi saranno tutt'altro che i chiamati dalla legge o dall'investitura feudale, stante l'uso generale invalso nelle classi agiate di contrarre matrimonio in età molto avanzata.

Dopo aver esaminata la quistione sotto il punto di vista giuridico la svolge sotto il punto storico e politico e di mostra che lo svincolo immediato è l'unica soluzione logica e giusta.

Ondes trova anco dei difetti nella proposta del ministro pure tra questa e quella della commissione preferisce quella del ministro, perché riconosce in qualche parte il diritto dei chiamati, mentre quelli della commissione lo nega in tutto, ma crede che sia possibile di far loro più larga parte.

Si studia di dimostrare che quelli che si tratta d'abolire col progetto non sono feudi ma fedecommessi, i qua li in origine ebbero forse un'origine feudale, ma perdettero col processo del tempo ogni natura feudale.

Ciò a suo modo stabilito, tenta provare che i successori per fedecommesso, cioè i chiamati, hanno un vero di ritto, non soltanto un'aspettativa.

Propone che la successione si apra all'atto della morte degli investiti attuali e si differisca ai chiamati, secondo la legge civile, perché nel caso di più chiamati il primogenito non escluda gli altri.

Presenta un analogo emendamento all'articolo secondo do e dichiara che qualora l'emendamento venga respinto egli voterà pel progetto del ministero.

Allievi crede che la legge proposta dal ministro non sia conforme né ai grandi principi generali prevalenti nella legislazione civile, né alle circostanze speciali della Lombardia, né agli interessi dello Stato e delle provincie lombarde in particolare.

Combatte partitamente i singoli argomenti del preopi nante.

Tecchio annunzia che il deputato Pessina, eletto a Bi tonto e ad Altamura, opta per Altamura; poi legge l'or dine del giorno della tornata di domani e dichiara sciolta la tornata.

Erano le 5 ½.

(Diritto)

INGHILTERRA

Camera dei Lordi seduta 2 maggio.

Il Marchese di Normanby domanda al sottosegretario di Stato se il governo può presentare un dispaccio che egli dice essersi ricevuto da sir James Hudson intorno al parlamento italiane ed alla sua costituzione, dando particolari sul numero degli elettori iscritti e di quelli che hanno dato il suffragio nelle ultime elezioni. Fatto quindi un quadro assai nero della presente condizione d'Italia, e lamentatosi della condotta del governo nel riconoscere il nuovo regno, lord Normanby termina dicendo che che egli parlo per cercare di togliere quella nazione dalla sua estrema ruina.

Lord Wodehouse spera che la camera non vorrà imputargli a poco buon volere se dichiara di non potere offrire le informazioni richieste; ma egli fa appello al buon senso dei nobili lordi se sia conveniente entrare in discussione intorno alle elezioni di deputati d'un parlamento straniero. Oltreacciò egli può assicurare che niun dispaccio è stato spedito da sir James Hudson sul proposito a cui è accennato il nobile marchese. Egli farà soltanto come per incidente, osservare che anche in Inghilterra piccolo è il numero di coloro che avendone il dritto, vanno a dare il loro suffragi. Quante alle altre osservazioni del nobile interpellante intorno ai dispacci da ultimo pubblicati dal conte Cavour e di lord J. Russel, e intorno al riconosci mento del regno d'Italia, il governo si è precisamente at tenuto ai principii divisati nel suddetto dispaccio del nobile lord. Imperocché, come fu ben notato in quella corrispondenza, il parlamento italiano, che ha proclamato quel regno, contiene gli uomini sotto ogni rapporto più ragguardevoli della nazione, la quale è perciò da esso degna mente rappresenta. a. Egli stesso (lord Wodehouse) crede che il parlamento essendo l'interprete fedele dei desideri dei vari popoli d'Italia, abbia ogni diritto alla confederazione dei governi stranieri.

Notizie Diverse

- Scrivono da Parigi in data del 27 aprile alla National Zeitung di Berlino:

L'Austria non cessò dal far molteplici tentativi per indurre l'Inghilterra ad un'alleanza, che fin del conto le sembra essere tanto conforme gl'interessi inglesi, quanto ai suoi proprii. L'unico risultato, a cui questi sforzi siano riusciti fino al presente, consiste in questo, che l'Inghilterra s'è dichiarata favorevole alla conservazione della Venezia in mano dell'Austria, ripetendo l'antica massima sulla responsabilità dell'assalitore. Del resto il conte Appony non può non trovar singolare la freddezza della Inghilterra in una quistione nella quale, specialmente in quanto può risguardare gli affari di Oriente, essa ha un interesse vitale. Nelle relazioni ufficiali non si volle con l'ambasciatore spiegarsi più che tanto, ma egli tentò per altra via di giungere a conoscere il pensiero dei ministri e venne a sapere che il gabinetto inglese riguarda l'Au stria come uno stato prossimo a rovina.

-La sessione del Corpo Legislativo è prorogata al 4 giugno. Questa misura era divenuta necessaria pei pochi lavori compiuti dalle Camere durante la sessione, se si eccettui il dibattimento più animato che efficace dello indirizzo.

-Leggesi nel Moniteur del 2 maggio: I plenipotenziarii di S. M. l'imperatore dei Francesi e di S. M. il re dei Belgi hanno sottoscritto oggi al ministero degli affari esteri: 1. Un trattato di commercio; 2. Una convenzione di navigazione; 3. Una convenzione per la guarentigia reciproca della proprietà letteraria, artistica ed industriale; 4. Un atto addizionale alla convenzione postale del 3 dicembre 1857.

ll Moniteur rumeno reca la nota seguente circa la ricognizione del regno d'Italia per parte dei Principati uniti:

«Con nota in data del 31 marzo il cavaliere Annibale Strambio, agente e console generale d'Italia, ha comunicato la promulgazione della legge, in forza della quale S. M. il re Vittorio Emanuele prende per sé e suoi successori il titolo di re d'Italia.

«La nota dell'agente d'Italia è concepita nei termini più simpatici per la Rumenia, la cui comunanza d'origine colla nazione italiana è graziosamente ricordata. Dando ricevuta di quella nota, il governo di S. A. serenissima ha risposto all'agente e console d'Italia che la Nazione sentivasi lieta e orgogliosa di appartenere alla Nazione italiana mercé i vincoli di un'antica parentela, o special mente in circostanze nelle quali v'è motivo più che mai di gloriarsi di quella comunanza d'origine.»

-Scrivono per via telegrafica al Giornale di Verona da Vienna, il 4 maggio;

La vedova del ministro barone di Bruck ricevette dall'imperatore una pensione di tremila fiorini annui.

Nel nostro Parlamento prevale il principio federativo.

-Vuolsi che il duca Chartres ed il conte di Parigi sieno arrivati a Londra, dove passeranno la stagione d'estate. Del duca d'Aumale non se ne parla più, ma il suo opuscolo continua a far fortuna. Se ne tirò un numero immenso d'esemplari. Il ministro dell'interno prescrisse, con una circolare confidenziale, a tutti i prefetti di prendere le più rigorose misure contro tutti i propagatori dell'opuscolo medesimo sotto qualsiasi forma.

Il Costitutionnel, nel num. colla data di domani, pubblica una lettera dell'arcivescovo di Cambrai, nella quale il prelato sorge a difese del Redentoristi di Cambrai e dei Cappuccini di Hazebrouck. Questa lettera, scritta in to no assai violento, motivò una replica molto viva da parte del redattore in capo del Constitutionnel, il quale recherà poi un secondo articolo sullo stesso argomento.

Taluni parlano del progetto di ristabilire in Francia il lotto. Noi la crediamo una fiaba.

-Il genio militare continua a lavorare intorno alle fortificazioni di Casale. Ora si sta ricostruendo secondo il nuovo sistema di fortificazioni e secondo le esigenze dei nuovi lavori fattisi in altre parti, il fianco destro del fronte Rubatti.

CORRISPONDENZE DELLE PROVINCE

Ancora la trista posizione delle Provincie, ed il malgoverno.

E sempre le stesse mene clericali che in diverse forme, e sotto diversi aspetti atteggiandosi cospirano ognora contro l'attuale ordine di cose. E sempre la stessa stampa religiosa che chiudendo gli occhi, per negare la luce del sole, si sforza di smentirle, o di tacerle, invece di strappare la maschera agli autori inverecondi di esse, perché si tolga la solidarietà oltraggiosa a tutto l'onore vole Clero del Napolitano. Duole pur troppo ai veri ministri dell'Altare vedere parecchi di questi pseudi Apostoli mutati in Capomasse, con trame infernali eccitare la plebe al saccheggio alla rapina, agli incendi contro pacifici Cittadini liberali. Spingere una mano di faziosi e di furfantacci a chiedere violentemente la ripartizione del le terre comunali e demaniali, allo scopo infame di desta re tumulti, commuovere la pace, e la tranquillità, attizzare discordie, ed accendere la fiaccola della guerra Civile.

È obligo della stampa onesta pertanto divulgare altamente, dinunziare alla pubblica opinione siffatti occulti maneggi, perché cotali famosi agitatori si abbiano la esecrazione del vero popolo civile e libero, e la maledizione da Dio.

I fatti che contristavano Bocchigliero in Calabria Citra il giorno di domenica 14 aprile ultimo, che furono cagione di gravi scandali, e potevano terminare in luttuose tragedie, ebbero origine da due pretacci, i quali posero con ciò il suggello alla loro vita d'ignominia e d'ippocrisia trascinata per 40 anni all'ombra del santuario. Carità di prossimo consiglia tacerne i nomi. Questi due sa tiri vestiti di nero nati dal putridume, allevati nel lezzo, sforniti di scienza conveniente, anzi di una ignorantaggine crassa, sacerdoti per calcolo, schiavi del proprio interesse, manovelle schifose di certi D. Rodrighi in parodia, eccitavano nel menzionato giorno la buona popolazione di Bocchigliero a chiedere minacciosa la ripartizione dei terreni di proprietà del Comune, e dell'Ospedale di S. Giovanni di Dio nel monastero della Pace di Napoli; inchiesta che si cambiava in aperta ribellione eccitando lo scompiglio, e destando palpiti desolanti nell'anima degli onesti cittadini traboccanti di angoscia profonda.

Ma per Dio la Guardia Nazionale del Comune conosce ella i suoi doveri? Sa ella che alle sue armi è commessa la tranquillità del paese, l'ordine pubblico. la sicurezza delle famiglie, l'onore della patria, il rispetto alle leggi, l'osservanza dello statuto costituzionale, l'ossequio a quei che son proposti alla cosa pubblica, la conservazione dell'acquistata libertà. Ed il Sindaco, il Capitano della Guardia Nazionale, le altre autorità municipali sonnacchiano forse? Sanno eglino quale immensa responsabilità pesa sulla loro testa? Sarebbero forse gli stessi antichi amministratori, che camminano come il granchio, gli attuali? Ed il governo infine che dice che pensa, quali energici e decisivi provvedimenti sa egli adottare contro pochi mestatori che ritengono per libertinaggio la libertà, la Costituzione per anarchia? Deh! che il ciel vi salvi cittadini governanti, azione vi vuole, si arrestino, e venghino sottoposti ad un giudizio Criminale i due Reverendi, ed i loro consorti perturbatori dell'ordine. Si axxxnti la baldanza dei tristi, e sarà salvo il paese.

Cittadini di Bocchigliero, onesti e liberi Cittadini dello intero Circondario, chiudete le vostre orecchie per quanto vi è a cuore la vostra libertà, il vostro bene, alle su gestioni, ai consigli di questi ministri d'iniquità, di questi sovvertitori dell'ordine, aborrite questi lupi rabbiosi che, sotto pelle di agnello, simulando di avere a cuore il vostro bene, di provvedere ai vostri interessi, alla vostra felicità vuol trascinarvi ai suoi perversi disegni, all'orrore di una guerra fratricida, per indi precipitarvi nel baratro alle più incalcolabili disavventure, delle più orribili calamità, e di una interna miseria.

Quando avrete ricevuto dei torti quando credete esservi stata negata la giustizia, quando insomma credete aver ragione sopra i beni Comunali, e demaniali anzi ché prestare orecchio al soffio velenoso dei nemici della vostra libertà, di susurroni dispotici che vogliono sostituire la propria volontà alla legge e togliere le castagne dal fuoco con le branche altrui, onde evitare di bruciarsi, fate uso del diritto che compete a tutti i popoli liberi, il dritto di petizione, il"reclamo, alle autorità costituite, e non dubitate punto, che le vostre petizioni i vostri reclami saranno accolti e vi sarà fatto giustizia..

(articolo comunicato).

S. R.

Castrovillari, 7 maggio 1861

Alle varie e ripetute rimostranze fatte alle Autorità, Superiori contro il Signor Antonio Barone. Intendente di questo Circondario, non è superfluo, reclamare al Tribunale della pubblica opinione, perché il Governo nella più sfavorevole ipotesi lo allontani da una residenza dove è sommamente impopolare.

Se tra torbidi reazionari che si è sforzata eccitare in tutte le Meridionali Provincie, la setta Austrio-Borbonico Clericale, la tranquillità pubblica in Castrovillari non è stata punto turbata ciò si ascriva al senno civile del nostro popolo ed al patriottismo da esso dimostro in ogni rincontro, non mai a merito delle enunciato funzionario, il quale non avrebbe curato, senza le calde ed iterate insistenze dei buoni cittadini, prevenire i sordi maneggi e raggiri delle microscopiche reliquie del Borbonismo, Animato al contrario da basse e private passioni non è mancato pel signor Barone d'immergere questo Circondario negli orrori della guerra civile; mendicando con simulate sollecitudini patriottiche l'appoggio della forza di Linea qui stanziata, e della Guardia Nazionale del prossimi comuni di Saracena e Morano, contro una manifestazione popolare di malcontento verso la sua persona, da lui tradotta per reazione borbonica, e con astuta e sopraffina destrezza gesuitica cercata convertire a proprio vantaggio.

Benché trattisi di fatti non così di recente avvenuti, pure nella permanenza della causa locale, che genera il malcontento di questa popolazione, è necessario che il Governo provvedendo bentosto, come si spera, alla riforma del personale del pubblici funzionari, non dimentichi, alla peggior lettura, allontanare il signor Barone da Castrovillari, ov'è mal sofferto dalla maggioranza, e non consenta che sotto gli auspici di liberi e civili istituzioni, il pubblico funzionario si faccia scudo del potere, per dare facile sfogo a passioni private e riprovevoli.

(articolo comunicato)

DISPACCI PARTICOLARI DELLA PERSEVERANZA

Parigi, 7 maggio (sera)

L'Esthoria reclama con una petizione i diritti e le immunità premossi con ukase del 1860. L'imperatore autorizza il governo di Revel a ricevere la supplica.

La Patrie smentisce, che Zelner console francese abbia lasciato San Domingo all'arrivo degli Spagnuoli. i Montauban ritorna in Francia.

Un legno inglese ha sbarcato in un punto limitrofo alla Siria ed all'Egitto per fare carico di carbon fossile.

Francesco di Borbone negozia un prestito di 9 milioni di lire.

La petizione dei Romani a Napoleone, chiedente lo sgombero di Roma per parte delle truppe francesi, coperta di soscrizioni, venne recata all'ambasciata di Francia.

Sìannuncia un viaggio di Metternich a Vienna. Hubner verrebbe a Parigi in missione straordinaria.

Il gabinetto olandese ha proposto alla Francia un progetto di legge per l'emancipazione degli schiavi delle Colonie.

La guarnigione mantsciu di Pechino si è sollevata.

Dispacci Elettrici AGENZIA STEFANI

Napoli 10- Torino 9 (sera)

Parigi 9 -Camera dei Deputati -Progetto di apertura di un credito di 45 milioni per grandi lavori di utilità generale.

Polonia - Parecchie sedute straordinarie del Consiglio di Stato a causa del rifiuto delle Corvè-Ultime notizie recano, che alcuni distretti sono più favorevoli ai nobili.

Marsiglia-Costantinopoli 1 - Un vapore francese è andato a Beyrouth per prendervi le com missioni internazionali - Omer Pascià partirà nella nella settimana prossima sarà accompagnato da una delegazione composta dei Segretarii di ciascuna delle grandi potenze - Garachanin ha chiesto l'eredità della famiglia Obernovitch.

Un dispaccio da Pesth conferma -Teleki ucciso proprio letto.

Napoli 10 sera tardi - Torino 10

Parigi 40 New York 27-Credesi che Washington sia in grado di resistenza ad ogni attacco. I separatisti hanno preso il forte Smith.

Nell'Arkansas i sentimenti unionisti aumentano.

Nel Maryland le piantagioni sono negletti. - Nel Sud la raccolta svilpppantesi è in pericolo a causa della mancanza di coltura.

Sarajevo 9 - Niksik fu attovagliata dalla via di Montenegro secondo l'accordo concluso coi Consoli. La Porta accetta la Commissione Europea per l'Erzegovina.

Bukarest 2 - I Ministri sono dimissionarii.

l Direttori amministrano gli affari - L'Assemblea di Valacchia ha rimesso un voto unionista a Conza. Questi rispondendo alla deputazione ha dichiarato, che l' unione poteva considerarsi or mai come un fatto compiuto.

Napoli 11- Torino 10 (sera) La Camera dei Deputati continuò a intrattenersi dell'art. 2 del progetto di legge per l'abolizione dei feudi in Lombardia, circa i dritti dei chiamati alle eredità feudali. Vi fu un di scorso rimarchevole del deputato Mosca in appoggio del progetto Ministeriale, e non si pre se ancora deliberazione.



Fondi Piemontesi 73,75
Tre per cento francese 69,35
4 ½ per cento id. 96,10
Consolidati inglesi 92 1/8
Metalliche Austriache 65,40

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ANNO I. Napoli 13 Maggio 1861 N. 65

IL PARLAMENTO GIORNALE POLITICO DELLA SERA
Si pubblica tutti i giorni (esclusi i festivi) alle 5 p. m.
COSTA UN GRANO


AVVISO

Il Direttore di questo giornale è perfettamente estraneo a tutto ciò che riguarda finanza ed amministrazione, e però prega i gentili associati, dirigere tutte le corrispondenze di questo genere non a lui, ma all'Amministratore del giornale.

NAPOLI 13 MAGGIO 1861

ROMA

Se una secolare esperienza non avesse insegnato a popoli il distacco che sempre suole verificarsi tra il programma di un gran fatto e la realizzazione dello stesso, gli italiani di oggi potrebbero esser tentati di vedere nella fase di Roma una specie di mistificazione. Il popolo d'Italia è condannato pe suoi peccati, od anche, per quelli che non ha commessi ad essere un Tantalo politico che vede a successivi intervalli avvicinarsi è sfuggirgli questo oggetto tanto sospirato.

Si è parlato tanto delle ragioni, della classica esitanza del Gabinetto delle Tuilleries, degli elastici responsi di questa sibilla, di queste sfinge colossale, di questo Incubo gigantesco che pesa sulla nostra politica, che abbassa discretamente la nostra dignità nazionale, ma a cui, bisogna esser sinceri, dobbiamo d'altra parte, la possente iniziativa di quello sviluppo nazionale che, con l'intervento reso possibile di un Eroe, senza pari nella storia, ha fatto l'Italia, o l'ha messa al meno nel grado di farsi. L'è oramai un fatto spiccante ne' dominii della storia: senza Napoleone III di ieri, noi saremmo ancora al Piemonte: come senza la politica di Napoleone III di oggi, noi saremmo a Roma ed armati A noi sembra, che probabilmente (perché l'è sempre questione di oracoli ed interpretazioni), dal più al meno le cause dell'esitazione imperiale pel fatto di Roma si possano riassumere in queste. - La lotta che subisce il Gabinetto delle Tuileries col partito clericale legittimista che si schiera in mascherata opposizione sotto la bandiera dei preti e del Papa.

Gli è perciò che abbiamo veduto degli uomini, de'  nomi che sinora non erano stati propugna tori dell'elemento ultra cattolico, farsene i campioni più zelanti, ed abbassare la lancia contro il capo dello stato ogni qualvolta si annunziano de'  prodromi che accennano allo sgombro di Roma - In tal caso il Vaticano dovrebbe cadere col Vaticano: il regno del brigantaggio con gli scandali del brigantaggio. Diffidenza della rivoluzione. L'Imperatore può temere di vedere seguitare dalla proclamazione, dell'Italia dal Campidoglio una scossa elettrica che sollevi da un capo all'altro della penisola, il sentimento popolare ad un'altezza che potrebbe essere pericolosa alla sua politica, che è di grandezza e di gloria nazionale, ma di compressione insieme, quanto alla libertà. Diffidenza del rimanente, che il popolo italiano può trovare ben esagerata, non avendo il suo contegno fin qui, e le sue aspirazioni per una passibile libertà, ha dato il dritto di rilevarne delle ultronee illazioni.

-Per la debolezza militare del giorno, del nuovo regno italiano, l'occupazione di Roma o di altri punti dello stato Romano potrebbe avere, eventualmente, anche un appoggio in ragioni strategiche, contro la possibile irruzione improvvisa dell'Austria..

- Ragioni segrete.

L'è questo un cantino delicato-E se è cosa imprudente, se può essere anche calunniosa il formulare una proposizione esplicita, una accusa determinata, è ugualmente imprudente in politica l'evitarla studiosamente, o l'addormentarvisi sopra. Uno stato ha dritto di costituirsi e di guardarsi da tutti i pericoli, anche senza accusare nissuno. Alcuni temono un altro trattato segreto tra il Gabinetto di Torino e quello di Parigi; ma non possono produrre argomentazioni di fatto che valgono ad appoggiare ciò: altri rammentano che la parola d'ordine di Luigi Napoleone nel lanciare il suo cavallo di battaglia sulle pianure Lombarde fu la Federazione: che in seguito, quantunque avvinto dalle circostanze, e dallo stesso suo principio di non intervento, continuò a propugnare lo stesso principio nel i successivo svolgimento nazionale degli altri stati d'Italia: credono scorgere esercitarsi, una pressione, e con successo, dall'Imperatore sul nostro Governo pel non completo armamento, al meno non vedono altra ragionevole spiegazione a questo fenomeno doloroso, e deducono due cose: l'una che il nostro Governo alleandosi come fa, a questa politica imperiale, si troverà poi impotente a lottare contro le esigenze di quella quando andranno a maturare l'altro che Luigi Napoleone e la Francia con esso (ostile in generale, all'Unità d'Italia) dopo l'espulsione dell'Austriaco mediante il possente concorso delle armi Francesi, profitterà del malcontento, delle divisioni, delle gare municipali ecc. per costituire un principe francese in Italia, e stabilirvi la federazione, col suoi potentissimi mezzi di ogni sorta.

Conclusione: siano realità o supposizioni, o tutto o parte di quanto potrebbe eventualmente, o ragione o a torto prevedersi, una cosa è certa, è indeclinabile: che lo allontanamento dei pericoli, che la salute d'Italia sta nell'ARMARSI. La timida politica o di ragione interna o esteriore, le obbiezioni secondarie della finanza, tutte le tortuosità e pressioni del Gabinetti che ad impedir tendono questo fatto, cioè il fatto di porre l'Italia nel caso di battersi e di vincere da se senza il concorso straniero: questa politica ove si realizzasse - e speriamo nella Provvidenza, non si realizzi - sarebbe di sua natura essenzialmente Italicida.

La legge sull'armamento eguale a tempi, è la salute della Nazione, e la Nazione l'attende.

F. MAZZA DULCINI

 

Parlamento Nazionale SENATO DEL REGNO

Il Senato del Regno nella pubblica sua adunanza del 7, dopo alcune comunicazioni di ufficio ricevette la presentazione fattagli dai ministri degli esteri, della marina, di grazia e giustizia, della guerra e dei la vori pubblici dei seguenti progetti di legge: 1. Convenzione addizionale al trattato di commercio e di navigazione colle città anseatiche.

2. Convenzione postale colla Francia.

3. Istituzione d'una cassa invalidi della marina mercantile.

4. Proroga pel termine per la rinnovazione delle inserzioni ipotecarie in Toscana.

5. Riammessione di favore nel corpo dei carabinieri reali dei bassi ufficiali e comuni dal medesimo congedati.

6. Pensioni alle vedove dei militari maritati senza autorizzazione, ed alla loro prole minorenne.

7. Leva suppletiva nelle provincie napolitane di 36 mila uomini sulle classi del 1836, 37, 38, 39, 40 e 41.

8. Spesa straordinaria per opere di miglioramento al porto d'Ancona.

Il presidente del consiglio diede pure comunicazione della convenzione conchiusa col regno unito della Gran Bretagna ed Irlanda per la protezione del diritto d'autore di opere letterarie ed artistiche.

Il Senato è convocato per venerdì 10 corrente al tocco negli uffici per l'esame dei surriferiti progetti di legge.

Camera di Deputati - Tornata del 8 maggio

Presidenza TECCHIO

All'1 ½ il presidente dichiara aperta la tornata e si fa l'appello nominate.

Alle 2 la Camera è in numero.

Dichiarata l'urgenza d'una petizione: annunziati alcuni omaggi, accordati alcuni congedi il presidente annunzia che il deputato Pisanelli domanda si proceda al sorteggio fra i due collegi che lo elessero.

Procedutosi al sorteggio, esce il colleggio di Afragola che rimane vacante, e il signor Pisanelli rimane deputato di Otranto.

Non presentandosi alla tribuna alcun relatore di elezioni, il presidente dichiara riaperta la discussione sul progetto per l'abolizione dei vincoli feudali in Lombardia, e dà la parola al deputato Trezzi.

Mazza dimanda la parola per una mozione d’ordine, e domanda che si passi immediatamente alla discussione degli articoli, con riserva di entrare anche nella discussione generale quando si tratti del secondo articolo nel quale sta veramente divergenza fra il ministero e la Commissione.

Cassinis dichiara che il ministero non si oppone.

Rastelli fa altrettanto a nome della commissione.

Posta a partito la chiusura della discussione generale, è adottata, e si apre la discussione sul primo articolo del progetto ministeriale.

La commissione accetta nella sua pienezza quest'articolo, solo vi aggiunge nel suo progetto le seguenti parole «e compreso pure (nell'abolizione) il diritto di riversibilità spettante allo Stato».

Cassinis non accetta l'aggiunta, perché la ravvisa superflua, e così ragiona: Quando l'articolo dice sono aboliti tutti i vincoli feudali, ecc., comprende naturalmente anche quello di riversibilità spettante allo Stato.

Conchiude pregando la commissione di ritirare l'aggiunta.

Rastelli dichiara che la maggioranza della commissione, dopo le dichiarazioni del ministero che escludono ogni dubbio, aderisce alla istanza fattale di ritirare l'aggiunta.

Ninchi con voce lamentevole pronuncia alcune parole da nessuno intese e da nessuno ascoltate.

Posto ai voti l'articolo primo è approvato.

Minghetti presenta un progetta di legge relativo ai commissari di leva i cui stipendi sono meschinissimi, giacché quello dei commissari di prima classe non eccede le 800 lire.

Domanda l'urgenza per questo progetto che è accordata.

Si apre la discussione sul 2 articolo del progetto per l'abolizione dei vincoli feudali.

Quattro sono gli emendamenti proposti: 1° quello del progetto della commissione; 2° quello del deputato Ondes, 3° quello del marchese G. Cavour, un 4° proposto da l'rezzi.

Pisanelli ne presenta un quinto.

Trezzi sviluppa il suo emendamento.

Cassinis premesse alcune considerato generali co me base al suo discorso, imprende a rispondere ad ogni singolo argomento svolto dalla commissione nella relazione premessa a progetto e da Zanardelli nel suo discorso pronunciato nella tornata d'ieri, non che al discorso del deputato Allievi. Parlò per più di un’ora e la Camera non gli negò la sua tolleranza.

Tecchio prima di proceder oltre domanda alla Camera se intenda tener seduta domani.

Cavour G. Alcuni uffici sono ancora sopracarichi di lavoro; per questa ragione credo che sia meglio non sedere domani e radunarci negli uffici.

TECCHIO. Se la camera sarà di questo avviso potrebbe domani occuparsi delle nomine dei commissari che ancora mancano ai vari progetti.

Cavour C. Crede anch'egli che sarebbe più utile per la maggior celerità dei lavori della Camera che si tenesse adunanza negli uffizi, specialmente perché i progetti in pronto sono di poco importanza, e non daranno forse luogo a discussione, e possono essere esauriti in una sola tornata. Prega anzi il Presidente di indicare quali sono i progetti che già furono esaminati da un maggior numero d'uffici; specialmente insiste perché sia presto esaminato il progetto d'imprestito.

Pepoli Gioacchino spiega il motivo per cui non fu ancora presentata la relazione sul progetto del imprestito: ciò fu perché si volle esaminare di conserva anche quello per la creazione del gran libro del debito dello Stato.

Cavour osserva che il progetto sul gran libro non sol leverà che qualche questione legale e tecnica, mentre quella per l'imprestito solleva quistioni militari e politi che, e insiste perché questo abbia la precedenza. Eccitato da Costa alla sollecita presentazione dei bilanci del 1862 risponde essere impossibile che il governo li abbia in pronto prima di settembre, finché non sono sciolte al meno le principali quistioni che solleverà il progetto del le regioni intorno allo ordinamento amministrativo del regno.

Costa soggiunge qualche parola a bassa voce che non giunge sino al nostro banco, Tecchio. Rispondendo all'interpellanza del presidente del consiglio io dirò che al progetto delle regioni manca no due commissari, uno a quello delle opere pie, uno a quello del contenzioso amministrativo, cinque a quello del debito pubblico, quattro a quello del gran libro, ecc.

Interroga poscia la Camera se intenda raccogliersi domani negli uffici e non tenere pubblica seduta.

La camera assente.

Si ripiglia la discussione.

Ferracciu combatte il progetto del ministero sostenendo quello della commissione, ripetutamente prega e apostrofa personalmente il guardasigilli di volergli essere cortese della sua attenzione. Ma il guardasigilli, dimentico d'ogni convenienza parlamentare, persino delle re gole di creanza, si trattiene in colloquio con Natoli ed ai ministri o deputati. L'oratore conchiude dichiarando che voterà colla commissione.

Tecchio vedendo i banchi della camera spopolati, legge l'ordine del giorno per la tornata di lunedì e scioglie la seduta.

Ore 5 12.

Notizie Diverse

FIRENZE: - Fu sequestrato per ordine del regio procuratore, il giornale umoristico Il Lampione.

ROMA

- Vi ho più volte raccontato fatti che provano come qui appunto sia la fucina dove si fabbrica il brigantaggio delle province napoletane. Stimo necessario il fermarmi ancora su questo tristo argomento. Giorni fa partì da Roma il famigerato Chiavone con circa 100 de'  suoi Cinquanta di questi passarono nella notte del 28 presso Frosinone, armati di fucile (mi pare avervi scritto che il governo pontificio ha depositato armi a Pagliano, per cono, dei suoi difensori). Giunti a Ripi, si vettovagliarono, quindi si diressero verso Banco per recarsi a San Francesco dove deve incontrarli Giorgi con altri. Intanto altri 50 passando per Lantera presso Veroli si diressero a Casamari, ma come intesero che i Francesi da Veroli muovevano a quella volta: sloggiarono immediatamente per recarsi pur essi a Banco... ll priore di Banco a reclamato a monsignore delegato di Frosinone, Ma se le truppe francesi non l'aiutano, esso aspetterà vana mente dalla autorità pontificia che liberino il paese da quel flagello. Qui il vescovo di Aquila, per mazzo del famigerato Girolamo di Carsoli, omicidiario cognitissimo e reo di tutti i soprusi commessi dal Giorgi Carsoli, sparge danaro arruolando gli ammogliati, per 10 ducati, i celibi per sei. Coopera con questo di Girolamo un tal D. Peppino, che fra mezzo la turba dei reazionarii passa per dottore. Un tal Spagnoletti dell'isola di Sora, domiciliatosi in Trastevere, tiene pubblicamente aperti i ruoli e fa continue spedizioni. Sora e l'Isola sono i punti di mura di questa ciurmaglia.

Chiavone pensa imboscarsi nella macchia di Castelluccio, dove aspetterà lo raggiungono 1500 briganti. In tanto gli effetti di queste spedizioni si fanno sentire.

L'altro giorno fu aggredita la diligenza di Subiaco, do ve erano due gendarmi pontifici, e il conduttore fu de'  rubato di tutto il danaro che aveva. Il conduttore conobbe benissimo essere regnicoli gli aggressori. Infine la sagrestia di Santa Lucia del gonfalone, quella di s. Eustachio, e la casa di monsignor Bellà in via Giulia, sono i luoghi donde partono gli ordini, e dove il curato Lenti e compagni tengono continui conciliaboli coi capi borbonici per l'organizzazione e le spedizioni dei brigantaggio.

(Corr. della Naz.)

CORRISPONDENZA DELLA PERSEVERANZA

Torino, 8 maggio.

L'imminente invio del conte di S. Martino in Napoli, continua ad essere interpretato in vario senso dai giornali Vi scrissi ieri che il conte Ponzo di S. Martino assume il titolo di governatore di Napoli. Alcuni giornali, constatando che il principe di Carignano rimarrà nell'attuale suo posto di luogotenente, credono che egli continuerà ad occupare soltanto per qualche tempo tale carica; la quale sarà quindi soppressa, e il conte di San Martino, era semplice governatore della provincia di Napoli, assumerà in quella occasione il governo generale delle provincie napolitane. Noi non sappiamo se tale sia effettivamente lo intendimento del governo: qualunque però sia il nome che voglia darsi in avvenire a chi è chiamato al governo di quella gran parte d'Italia, crediamo che i poteri di cui andrà rivestito non mancheranno di avere quella latitudine indispensabile ad impedire che il corso degli affari venga in qualsiasi modo inceppato. Frattanto abbiamo ragione di credere che il conte Ponza di S. Martino, con la sua opera assidua, coi suoi saggi consigli, agevolerà di molto il compito dell'attuale luogotenente. Anche il commendatore Nigra rimane in Napoli, ma, crediamo, per breve tempo.

Sappiamo infatti che l'imperatore Napoleone si è mostrato in questi ultimi giorni disposto a riconoscere il nuovo Regno d'Italia. Non è improbabile quindi, s'egli persiste in tale risoluzione, che il commendatore Nigra sia fra poche settimane chiamato a rioccupare il suo po sto a Parigi, e questa volta in qualità di ministro del Re d'Italia. a Sinora nulla conferma le voci di nuovi torbidi in Sicilia.

ll telegrafo ci reca un'assai grave notizia; il conte Telekv si sarebbe ucciso la scorsa notte con un colpo di pi stola.

- Scrivono da Torino alla Perseveranza.

Qualche giornale della sera porta delle notizie alquanto inquietanti circa a Palermo, ma le ultime notizie certe assicurano che Palermo è perfettamente tranquilla. Il generale della Rovere ha passato una grande rivista della Guardia Nazionale, e venne acclamato con entusiasmo.

Le notizie delle provincie meridionali sono soddisfacenti.

- Scrivono da Pesth, in data del 3 maggio, all'Havas:

Il discorso del trono dell'Imperatore Francesco Giuseppe fu ragione di maraviglia a tutti. Sappiamo che vi ebbero pratiche di accordo fino a questi ultimi giorni. Le discussioni furono vivissime nelle conferenze dei ministri, tra i quali dominano opinioni diverse. Ma il partito Schmerling finalmente la vinse infrangendo così tutte le speranze dei moderati. ln faccia a tale contegno dei mini stri tedeschi, né Deak, né Eotvos, né altri oserà sicuramente parlare alla nazione di nuove concessioni. La politica del conte Teleki e dei suoi amici la vincerà senza dubbio. Bisognerà quindi che l'Austria si smentisca nuovamente, che annulli l'effetto di un discorso pronunciato in occasione tanto solenne sommettendosi a concessioni ulteriori, ovvero la conciliazione fra l'Ungheria e l'Austria diventa impossibile.

RUSSIA.

E noto avere la Russia, secondo l'Independance belge, inviato a tutti i suoi agenti presso le corti estere una nota destinata a rettificare «gli errori, le favole, i falsi rumori ricevuti ed accreditati da alcuni giornali.» I nostri lettori avranno anche veduto come il gabinetto di Pietroburgo faccia rettificare e smentire molte notizie da suoi giornali officiali ed officiosi. Noi, per spirito d'imparzialità, abbiamo accennato ed anche talora riferito quelle difese; ed ora, per la stessa ragione, riassumiamo quanto dice, in confutazione, una corrispondenza della Patrie, in data di Varsavia, 28 aprile:

Da alcuni giorni il governo russo si dà assai briga per spiegare e giustificare la condotta de'  suoi ufficiali il giorno 8 d'aprile, e per mostrare in pari tempo l'errore e le esagerazioni delle corrispondenze che hanno raccontato in tutta Europa gli avvenimenti di quel giorno fatale.

La Gazzetta della Polizia moltiplica le sue note rettificatrici, ed il Giornale di Pietroburgo prende un tuono ancora più solenne dichiarando che le truppe russe furono assalite sulla piazza del castello e adoperarono le loro ar mi solo per difendersi. Ma quali erano dunque le armi che aveva il popolo per assalire? Pietre, bastoni, crocifissi; dunque è contro gente così armata che si sono slanciati più squadroni di cosacchi e si è comandato più e più volte il fuoco di di linea?

Qui il corrispondente si scusa d'avere a tornare a par lare di fatti antichi, ma dice esservi costretto per difendere sé e le altre corrispondenze dall'accusa di avere o magnificati o inventati fatti, poi continua dicendo: Molte persone furono arrestate in quel giorno il proclamo di Gorciakoff ne designava 70; sia pure, ma pres so alcuna di queste persone fu forse trovata alcun arme alcun oggetto d'offesa? Il presidente della Corte d'Appello, mandato a Medlin; per processare i prigionieri colà tenuti, è stato costretto dichiarare che non v'è materia a condannare alcuno. Tutt'i prigionieri dicono essere stati tratti verso il castello dal rumore della moschetteria, col pensiere di recar soccorso ai feriti anziché di combattere.

Nessun testimonio gli accusa; tutto prova la loro innocenza. Ma non perciò sono essi liberati; e gemono tuttavia nelle prigioni di Medina. I giornali del governo vogliono che il numero dei morti non sia stato più di dieci. Ora nella sola parrocchia di San Giovanni, che è la cattedrale, si è preso nota della morte di 300 persone uccise in quel giorno o dopo per ferite allora riportate.

Vi sono altri atti di morte che non sono stati mai comunicati e che sono invano domandati dall'arcivescovo. Ogni giorno muore qualcuno dei feriti dell'8 aprile. Tre giorni sono una donna morta era a dieci ore della sera condotta ad essere sotterrata per un colpo avuto nel petto. Ieri morì all'ospedale un impiegato; fu seppellito a mezza notte. Perché tante cautele, perché tanto mistero? Intanto non si cambia di politica. Si prosegue ad arrestare sulle vie; e per ciò fare basta alla polizia di credere che alcuno porti alcun segno di carroccio.

Talvolta si costringe i passanti ad aprire le vesti per mostrare se nascondono il duolo. Questo da pretesto a furti e invita i ladri a rubare. Sono due giorni che un impiegato del ministero dell'interno fu fermato di sera da soldati che dando vista di ricercargli addosso cose sediziose, gli tolsero il danaro e l'oriuolo. Se n'è fatto querela al direttore dell'interno, ma senz'alcun frutto; il fatto però e così bene chiarito che non potrà essere negato neppure dalla Gazzetta della Polizia.

Il Giornale di Pietroburgo dice nel suo articolo che le disposizioni benevole dell'imperatore verso la Polonia non sono cambiate, e che le istituzioni promesse saranno quanto prima accordate. Noi le attendiamo ansiosamente, ci toglieranno almeno dall'impero della soldatesca a cui siamo da più settimane sommessi; ma quando le nostre autorità saranno esse d'accordo sulla maniera d'applicare le istituzioni promesse? Si parla, si negozia; e non si viene mai ad un accordo. Ogni giorno si mandano a Pietroburgo dispacci l'uno contraddicente l'altro; si attende e nulla giunge.

DISPACCI PARTICOLARI DELLA PERSEVERANZA

Parigi, 8 maggio (sera).

Rechberg avrebbe agito a Berlino per impedire la Dieta germanica di ricevere nuove lettere credenziali dell'inviato dell'Italia a Franco, forte. Tehleinitz avrebbe risposto negativamente a tali aperture.

La Russia ha ordinato una nuova leva generale nell'Impero.

Kossuth è arrivato a Parigi.

La Spagna ha indirizzato una circolare alle sue Legazioni in Europa per ispiegare l'annessione di S. Domingo.

L'ammiraglio inglese Mundy si è fermato ultimamente a San Giovanni d'Acri ritornando da una visita fatta sulle coste della Siria.

L'ammiraglio francese ha ricevuto un rapporto, che constata l'esecuzione di tutti i lavori sul litorale.

Dispacci Elettrici AGENZIA STEFANI

Napoli 11 (sera) - Torino 11

Londra 11 - Russell dice ch'è a sperarsi che la Costituzione Austriaca avrà un buon successo: ma vi sono grandi difficoltà. L'Ungheria reclama le antiche istituzioni che minacciano lo smembramento la Venezia è fonte di debolezza.

Rispondendo a Tergusow Russell dichiara che nessun dubbio esiste relativamente all'esecuzione degl'impegni.

Le forze francesi lasceranno la Siria il 5 giugno.

Il progetto del futuro Governo per la Siria è ancora in trattativa. Wodehouse ha fatto la stessa dichiarazione ai Lordi.

Napoli 12 - Torino 11 (sera).

Parigi - A Glaris incendio terribile. La Chiesa, il palazzo della città e delle poste furono distrutti.

Lettere da Pesth confermano il suicidio di Teleki.

Patrie- Legni da trasporto lasceranno Tolone ai 15 per ricondurre i Francesi dalla Siria.

Liverpool - Un legno postale trasporta 6 milioni per l'America.

Vienna - Borsa sostenuta.

Napoli 12- Torino 11 (sera).

Parigi- Vienna 10 - Tutti i Veneti eletti a membri del Consiglio Imperiale si sono ricusati perchè non riconoscono nel piccolo numero dei comuni che hanno partecipato alle elezioni la volontà del paese.

Napoli 12 - Torino 11 (sera)

La Camera dei Deputati terminò la discussione del progetto per l'abolizione dei vincoli feudali in Lombardia, ed adottò il principio della Commissione consolidando negl'investiti la libera proprietà dei beni. La legge fu approvata con 151 voti contro 54.

Napoli 12 (sera) - Torino 12

Parigi 14 Senato - Discussione della petizione chiedente la revisione della convenzione marittima tra la Francia e l'Inghilterra. La Commissione propone l'invio della petizione ai Ministri degli Esteri della Marina e del Commercio. L'Ammiraglio Civile appoggia la conclusione. Baroche e Michel Chevalier la combattono.

Madrid 10 - Solyman fratello dell'Imperatore del Marocco con alcune Tribù di Kabili oppongonsi al pagamento delle indennità alla Spa gna - L'Imperatore mostrasi fermamente deciso a pagare.

Napoli 12 (sera) Torino 12

Parigi 12. Vienna-Al Consiglio dell'impero Schmerling ha presentato varii progetti di legge.

La discussione sull'indirizzo è cominciata.

Ragusa 10-Agenti consolari tentano nuova: mente di vettovagliare Nichsik - Dervich con truppe è pronto ad attaccare il nemico nelle gole di Dousa presso Kristaz.

Napoli 15 Torino 12 Gazzetta di Torino - La partenza del conte Ponza di S. Martino per Napoli è fissata a Giovedì. Egli assumerà il titolo e l'uffizio di Luogotenente, avendo S. Maestà, dietro vive istanze del Principe di Carignano, aderito ad esonerare il Principe da quella carica.



Fondi Piemontesi 73,75
Tre per cento francese 69,45
4 ½ per cento id. 96,00
Consolidati inglesi 92,00
Metalliche Austriache 67,60

ANNUNZI

DIRITTO COSTITUZIONALE

PER

PASQUALE CASTAGNA.

Questo Diritto in cui grandi e nuove verità si rivelano in bella ed italianissima forma comincia con un Discorso Proemiale sulla Libertà e sopra il suo svolgimento progressivo.

È la storia ideale eterna corsa dallo spirito umano dalla sua apparizione nello spazio e nel tempo fino al 1880. Far la storia dell'Umanità così breve, così chiara, così sintetica è far qual che cosa degna del Cedro.

Poi incomincia dall'uomo, il quale uscendo di casa addiviene cittadino e questi unendosi con altri formano il popolo il quale, si da un governo il quale opera armonicamente - Quindi Diritti dell'uomo - Diritti del Cittadino - Diritti del Po polo - Poteri politici - Armonia dei poteri.

Metodo severamente razionale, vedute larghissime e sintetiche, amore alla Italia, amore quanto ha di bello la virtù, lingua purgatissima, ecco un Diritto scritto con eloquenza, il Diritto di uno che non temiamo di salutare il bonstant italiano.

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STORIA DELLA REAL CASA DI SAVOIA

DALLE ORIGINI FINO - A VITTORIO EMMANUELE LA.

Pubblicate puntate 7-gr. 20 l'una

Agli associati all'opera del CANTÙ

STORIA DEGLI ITALIANI.

Quest'opera di cui nello scorso anno videro la luce le prime quaranta puntate, venne da noi sospesa da perchè la Censura, d'ingrata memoria pretendeva accomodare e tagliar varie cose; sicché preferimmo sospendere la pubblicazione, attendendo tempi migliori.

Possiamo ora annunziare che i fasc. 41 e 40 già pronti sono a disposizione degli associati quanto prima sarà totalmente completata l'opera. Si riapre l'associazione consegnando in una volta i 40 fasc. già pubblicati ed obbligandosi lo associato a pagare doppi i fasc., dal 41 all'80 ed ultimo -ll prezzo rimane lo stesso di gr. 20 a fascicolo:

Per maggiori schiarimenti dirigersi alla Libreria del sig. Giovi de Ferrà Strada Costantinopoli N. 102 e nel l'uffizio di questo Giornale, ove si fa la distribuzione.

Gli Editori

Casa di Commissione

Vico S. Anna de Lombardi n. 182 p.

Esazioni di rendite e crediti mediante provvigione addossandosi le spese giuridiche, mutui, sollecitazioni di affari anticipo di spese per rinnovazione di palazzi. La detta casa riceve merci da vendere per conto d'altri e s'incarica della vendita sul solo campione, agenzie e rappresentanze private di ragioni di commercio, fabbriche, associazioni librarie, scrivere franco di posta al sig. P. Russell di Rossi.


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ANNO I. Napoli 14 Maggio 1861 N. 66

IL PARLAMENTO GIORNALE POLITICO DELLA SERA
Si pubblica tutti i giorni (esclusi i festivi) alle 5 p. m.
COSTA UN GRANO

Avviso Il Direttore di questo giornale è perfettamente estraneo a tutto ciò che riguarda finanza ed amministrazione, e però prega i gentili associati, dirigere tutte le corrispondenze di questo genere non a lui, ma all'Amministratore del giornale.

NAPOLI 14 MAGGIO 1861

SULLE ELEZIONI COMUNALI

Il più gran beneficio che un popolo acquista con le istituzioni rappresentative, è certamente l'emancipazione del comune dalle pressure burocratiche e dall'assoluta volontà governativa; ma a questi eminenti vantaggi va congiunta alla responsabilità non minima nei rapporti dell'amministrazione e della prosperità delle popolazioni. Oggi non è più un Sindaco, ed un Decurionato che si uniformano ciecamente alle prescrizioni degli Intendenti e degli onnipotenti ufficiali delle Segreterie; oggi invece si deve amministrare con esattezza, con avvedutezza, con zelo, e con un senno pratico, che valgano a migliorar veracemente la condizione dei Comuni. Laonde, la scelta degli uomini che dovran sedere nei tutto ciò si riferisce al fatto dell'Amministrazione, non dee e non può dedursi che il carattere politico degli uomini da scegliere non dovrassi tenere in alcun conto; perocché il Municipio nell'atto che amministra, è l'Ente morale che per relazioni immediate rappresenta il popolo, e lo rappresenta ne' dritti politici e ne' dritti civili.

Convien non obbliare i fatti che la storia ci rapporta. In ogni commozione politica, gli uomini del municipio furono chiamati alla direzione della Cosa pubblica, ed eran quelli che ne aveano maggior dritto, perocché trattandosi della salvezza della patria, a suoi naturali rappresentanti era dato a provvedervi.

Noi-abbiamo inteso essersi formate delle liste delle quali, alcune servono a rappresentare un partito caduto altro un partito sperato, ambe spoglie del carattere nazionale italiano.

Noi-invitiamo gli Elettori a far senno, poi ché decisivo e supremo è il momento, e chi, in questi frangenti, manca di coraggio civile, e di abnegazione non può dirsi di aver meritato, l'aver saputo meritare della patria - Abbiamo un Plebiscito; il rinnegarlo è grave misfatto.

Gli Italiani del mezzogiorno sapranno tener alta la bandiera innalzata al grido di Viva Italia.

X

FUSIONE DELLA MARINA SARDA E NAPOLETANA

È venuto a luce il Ruolo dello Stato Maggiore Generale della Marina Italiana si è con dispiacere osservato essere in esso considerati gli Uffiziali Napolitani come un Corpo estraneo alla Marina dello Stato, a differenza degli Uffiziali Sardi; mentre se Marina Italiana si è formata si è appunto per la fusione delle due, Sarda e Napolitana, spontaneamente riunitesi insieme.

Oltre a ciò ha recato sorpresa il vedere Uffiziali subalterni dell'antica nostra Marina posposti ad altri assai meno antichi di essi in servizio nell'altra Marina. Si è fatto, gli è vero, sentire avere il Ministero giustamente accordato facoltà a reclamo, e già parecchi fra i primi Tenenti di Vascello si gioveranno di tale autorizzazione: sul riflesso che, sebbene essi abbiano una data di brevetto del grado attuale meno antica di quella degli Uffiziali Sardi, pur non pertanto se si fosse fatto attenzione agli antecedenti, si sarebbe visto che essendovi nella Marina napoletana solo Alfieri e Tenenti di Vascello, per giungere a tal grado era mestieri stare molti anni nel grado di Alfiere di Vascello, composto di una classe molto estesa di Uffiziali; nella marina Sarda al contrario poiché si avevano Luogotenenti di Vascello di due Classi, e Sottotenenti, si stava minor tempo a superare quest'ultimo grado..

In vista di quanto sopra è logica la conseguenza che sarebbe stato assai più regolare riunire le due Marine per antichità di data dal passaggio da Guardiamarina ad Uffiziale di Vascello, e così gli Uffiziali tutti sarebbero stati classificati presso a poco per anzianità di servizio.

Sembraci che siffatto reclamo sia fondato su di un principio assai giusto, tanto più che il Ministero stesso si è di esso avvaluto per la fusione degli Uffiziali Superiori fra loro, a quale uopo aveva financo abolito il grado di Capitano di Corvetta nella marina Sarda onde far sì che, riuniti fra loro gli Uffiziali per anzianità, dal dì che da Uffiziali subalterni furono promossi ad Uffiziali Superiori sì nell'una che nell'altra marina risultassero, come lo sono, situati presso a poco per anzianità di servizio.

Vogliamo sperare, anzi siamo certi, che il Ministero prenderà in considerazione i giusti reclami di questa classe di distinti e giovani uffiziali di Marina, al cui valevole concorso è in gran parte dovuto il trionfo della Causa italiana.

____________

- Ecco il testo del proclama del presidente degli Stati confederati, signor Jefferson Davis, in cui si autorizza ad armar le navi per corseggiare.

Considerando che Abramo Lincoln, presidente degli Stati Uniti, manifesta con suo recente proclama il disegno d'invadere la Confederazione a mano armata, affine di prendere i forti, abbattere la sua indipendenza e assoggettare la popolazione libera al dominio d'una potenza straniera. Considerando che è debito di questo governo respingere la minacciata invasione e difendere i diritti e le libertà del popolo con tutti i mezzi che il diritto delle nazioni, e gli usi civili della guerra permettono; lo sottoscritto, Jefferson Davis, presidente degli Stati Confederati d'America, pubblico questo proclama, invitando tutti coloro che possono, servendo in mare su bastimenti ai nati per corseggiare, venire in aiuto del governo nella sua impresa di respingere un invasione per versa ed inutile, ad indirizzare, al più tosto possibile, le loro domande di lettere di marca e di rappresaglia, le quali saranno accordate col sigillo dello Stato.

Notifico inoltre a tutti i richiedenti che prima di accordare una lettera di marca si esigerà dagli armatori o comandanti delle navi una somma, a titolo di cauzione in lire sterline 5,000, ma se la nave non ha più di 150 uomini, allora la somma sarà di lire sterline 10. 000 a condizione che gli armatori, gli ufficiali e le ciurme del bastimento armato affine di corseggiare, osservino le leggi degli Stati confederati e gli ordini loro dati dal governo, e paghino tutti i danni fatti, contro il tenore delle dette leggi nel tempo del loro servigio, e rendano le lettere di marca, quando esse saranno revocate dal presidente degli Stati Confederati.

Ordino inoltre a tutti coloro che esercitano ufficii ci vili e militari sotto l'autorità degli Stati Confederati di adempiere con zelo i loro obblighi.

Esortano finalmente le prodi popolazioni di questi Stati, che tanto amano la loro patria, apprezzano i benefici d’un governo libero, sentono i mali del passato siccome quelli di cui sono ora minacciati da coloro la cui inimicizia è tanto più implacabile quanto meno provocata, di mantenere l'ordine, stabilire la concordia, sostenere l'autorità e l'efficacia delle leggi, secondare infine tutti i provvedimenti presi dal governo per la comune difesa e coi quali, coll'aiuto della Provvidenza, ci è dato sperare una pace pronta, giusta ed onorevole. In fede di che, io ho sottoscritto e posto il sigillo degli Stati Confederati, questo 17° giorno d'aprile nell'anno del N. S.

JEFFERSON DAVIS.

Controsegnato: R. Toombes, segret. di Stato.

- In risposta a quest'invito del presidente Davis d'armare in corso, il presidente Lincoln ha ordinato col seguente proclama il blocco di tutti i porti del mezzo giorno.

L'insurrezione contro il governo degli Stati Uniti si è manifestata negli Stati della Carolina meridionale, della Giorgia, dell'Alabama, della Florida, del Mississippi, della Luigiana e del Texas; né le leggi vi possano essere più esercita e, segnatamente l'articolo della Costituzione che prescrive i diritti uniformi di dogana in tutto i territorio federale..

Una riunione inoltre di coloro che sono a capo di que: sta insurrezione minaccia di consegnare lettere di marca autorizzando i portatori a combattere e mettere a pericolo le vite e le sostanze de'  buoni cittadini, massime di co loro che attendono ad affari commerciali, sia in alto mare sia nelle acque degli Stati Uniti.

Attesoché un proclama è stato già da noi pubblicato per ordinare a coloro che si abbandonano ad atti ostili, d'astenersi dal turbare l'ordine pubblico; per chiamare, in armi una forza di milizia al fine di reprimere ogni attentato; infine, per convocare il congresso in sessione straordinaria, affinché deliberi e prenda provvedimenti a questo riguardo; il presidente degli Stati-Uniti, volendo dar effetto al suo proclama e desiderando ristabilire la tranquillità pubblica, tutelare le vite e le sostanze dei cittadini che rispettano l'ordine pubblico e attendono alle loro faccende commerciali, in attesa che il Congresso ai adunò per de'  liberare sugli atti sleali sopradetti giudica opportuno di far bloccare da forze sufficienti i porti degli Stati ribelli sopra designati, col fine d'assicurare l'esecuzione delle leggi degli Stati-Uniti, secondo il diritto delle nazioni con cui si preveggono casi simili.

Pertanto una forza navale sufficiente sarà spedita per impedire l'entrata e l'uscita delle navi dai porti degli Stati ribelli.

E se col disegno di rompere questo blocco una nave tentasse d'uscire da uno dei suddetti porti o tentasse di entrarvi, ne sarebbe debitamente avvisato il comandante d'uno dei legni della squadra in blocco, che noterà la data e il fatto dell'avvertimento nel suo libro di bordo.

E nel caso che la medesima nave tentasse di nuovo l'entrata o l'uscita da un porto bloccato, sarà catturata e mandata al porto più vicino, sul litorale degli Stati-Uniti, ove si delibererà, secondo le leggi degli Stati-Uniti sulla sorte così della nave come del suo carico secondo anche gli usi del luogo.

ABRAMO LINCOLN

GUGLIELMO SEWARD, segretario di Stato.

Notizie Diverse

- Leggiamo nell'Ost-Deutsch-Posth, in data di Londra, 6 maggio:

Il progetto di mediazione dell'Inghilterra, Francia e Russia nell'affare dell'Holstein fu rifiutato dalla Prussia che persiste a ritenere quella questione come una questione interna tedesca.

- Leggesi nelle ultime notizie della Presse.

La divisione navale russa attesa il prossimo mese a Cherbourg non è destinata per la Siria, come fu annunciato per errore, ma per la China, ove va a surrogare tre o quattro bastimenti che lasciarono il fiume Amur per mettersi in rotta per l'Europa.

- Scrivono da Berlino 30 aprile.

La nota contenuta oggi nella Gazzetta di Vienna, e di cui il telegrafo ci trasmette il sunto, sulle trattative concernenti la riorganizzazione dell'armata federale, ha prodotto una grande sensazione a Berlino. E verissimo che la domanda della guarentigia della Venezia non fu fatta formalmente, ma il governo austriaco ha posti principi generali di cui l'accettazione equivarrebbe a quella medesima garenzia.

Corre voce che durante il viaggio del Re a Konisberga, nel mese di giugno, per la festa del giuramento, avrà luogo in quella città un colloquio collimeratore Alessandro. Il Re si recherà poi a Posen, Breslavia a Berlino, per la cerimonia medesima ed andrà quindi sul Reno per le manovre del 7. e dell'8. corpo.

(Havas-Bullier.)

- E inesatto quel che dissero alcuni giornali, che il e partirà tra breve per Milano e quindi per Napoli. In quest’ultima città si recherà ben certamente, ma solo quanto siano chiuse le due Camere del Parlamento. La sua presenza colà non potrà produrre che ottimi risulta ti, e chi fu testimonio una volta sola dell'entusiasmo, dell'amore che il re nostro sa destare in tutti, non può dubitare che la sua sola presenza a Napoli sia per essere il miglior mezzo per ristabilire l'ordine, la concordia, porre il coraggio nei buoni, lo sgomento e fors'anche un efficace ravvedimento nei tristi.

-Ieri (5) si celebrarono in Genova gli sponsali di Teresita Garibaldi, figlia dell'illustre generale, col maggior Canzio, dei Carabinieri genovesi, addetto allo stato maggiore. La Teresita è una simpatica giovinetta di vent'anni circa, di volto assai gentile e di carattere dolcissimo.

Somiglia molto a suo fratello Menotti nei lineamenti del viso, e suo padre nella statura.

(Naz.)

-In giugno prossimo avrà luogo in Torino una conferenza di delegati italiani e svizzeri per concertare nuove basi per le relazioni postali fra i due paesi.

A quanto sentesi, il governo francese avrebbe manifestato essere disposto a sopprimere tutti i visti di passa porto verso la Svizzera, a condizione però che si rinuncii a tutte le restrizioni esistenti nell'interno della Svizzera, massima da cantone a cantone, nell'interno della Francia non esistendo simili restrizioni.

(Gaz. Tic.)

-È giunto a Torino latore di una lettera del principe Cuza a S. M. Vittorio Emanuele, il sig. Alexandry, ed ha preso alloggio all'Hotel Trombetta.

- ll principe Napoleone è aspettato di ritorno da Ginevra, dove si è recato a visitare i lavori intrapresi di recente ad una sua proprietà situata sul lago. Torna in campo il progetto di un viaggio che la principessa Clotilde'  farebbe a Torino; credo però che per ora non accadrà come non accadrà la missione di Levalette, annunciata dal telegrafo, il quale è diventato da poco in qua il corriere delle bugie o degli strafalcioni. A momenti si potrà dire: va piano come il telegrafo; è bugiardo come i dispacci delle agenzie autorizzate.

(Gazz. di Milano).

- ll piroscafo delle messaggerie imperiali il Quirinale giunto questa mattina nel nostro porto proveniente da Civitavecchia, ha condotto in Francia S. A. R. il conte di Trani fratello di Francesco ll. Il conte di Trani non farà che traversare la nostra città; è sceso all'albergo del Lussemburgo ove ha ricevuto la visita dei principali emigrati napolitani e di diversi francesi partigiani del sistema borbonico. Il principe continuerà il suo viaggio alla volta di Strasburgo per recarsi di là in Baviera, ove la corte l'aspetta per la celebrazione del suo matrimonio colla principessa Matilde, nipote del re Massimiliano e sorella dell'imperatrice d'Austria e dell'ex-regina delle Due-Sicilie.

- La repubblica di San Marino ha testé conferito la cittadinanza al generale Garibaldi. L'onorevole Brofferio sarebbe stato incaricato di presentare al generale il relativo diploma.

- Il canard dell'lindipendance Belge intorno al cardinale Wiseman si è ora ripresentato sotto altra foggia.

Questa volta si dice che ove l'imperatore dei francesi consentisse che truppe italiane entrassero in Roma, il papa si riguarderebbe con istato di violenza, e nomine sarebbe a suo vicario l'eminentissimo che ci onora della sua presenza in Londra. Poi tutti i vescovi francesi in un sol cumulo darebbe la loro rinuncia, così la chiesa si troverebbe deserta, né nascerebbero sconvolgimenti ecclesiastici e quindi, com'è la loro speranza, rivolgimenti politici in Francia ed altrove. Il disegno, per quanto paia strano, rivela l'intolleranza dei preti e come tale non è improbabile che abbia qualche parte di verità.

-Scrivono da Varsavia, in data del 3 maggio, all'Havas.

Le comunicazioni con Varsavia divengono ogni dì più difficili. Il governo russo fa trattenere i dispacci e intercettare le lettere. Il signor Platonoff. partito il 26 aprile coi progetti di riforma, è giunto a Pietroburgo. Il conte Zamovski in data del 1 maggio non aveva ancora lasciato Varsavia, né si disponeva a partire. Il comitato, che si occupa della questione dei villici continua i suo lavori. ll marchese Wielopolski, che assiste qualche volta alle sedute di questo Comitato, si arroga la presidenza.

Le ricompense concedute ai generali, che ordinarono i massacri, e l'ordine del giorno di Gorciakoff, che, a no me dell'imperatore ringrazia il generale Cruleff e le sue truppe pel loro contegno nel dì 8 aprile, piuttosto che costernare, accrebbero lo sdegno della popolazione.

Il paese è inquieto, la città è triste il commercio langue e la miseria va crescendo.

- Scrivono da Roma alla Nazione.

Un caso degno d'essere narrato da Panfilo o da Dioneo nelle amenità del Decamerone è avvenuto di questi giorni qui in Roma nel monastero di S. Ambrogio; fatto che ha menato un qualche romore in quanto che qualche profano è giunto a scoprire il vero ne' penetrali del sacro delubro. Non è il primo veramente; Dio sa quanti ne saranno celati sotto il velo dell'ipocrisia, che non tanto magistero si stesse qui dai nostri abati; ma questa volta un povero padre, disingannato sul sistema di perfezione che si teneva entro quel Santuario è pur giunto fino al fondo della verità che non è quindi potuta rimanere se polta. Si è fra le altre cose pubblicamente saputo che parecchie delle fanciulle tenute ivi in educazione erano in istato interessante; altre di minore età hanno mosso lamenti per assalti obbrobriosi da loro patiti; un frate e alcuni preti sono in seguito di queste rivelazioni, fuggiti, e le superiore sono state condotte al Santo Ufficio.

Intanto il monastero è vuote e chiuso, le suore sono sparse per i vari stabilimenti di questo genere, e le fanciulle rimandate alle loro case.

(Spettatore)

- Si annuncia ancora che Omer Pascià deve pubblicare un proclama che prometterà il perdono a tutti gl'insorti che deporranno volontariamente le armi. I Consoli residenti a Mostar hanno ricevuto istruzioni se condo le quali debbono usare di tutta la loro influenza per impegnare le popolazioni a rientrare nell'ordine.

Le ultime notizie del Montenegro fanno conoscere che i montanari sono stati battuti in due incontri, ma aggiungono ancora che Niksich si trova intieramente bloccata dalle bande insorte. Cosicché il governo avrà molto da fare per arrestare il movimento: - Una squadra è pronta a partire da Tolone, non già per la Siria onde riprendere le truppe di spedizione, ma per ignota destinazione. A quanto pare, gli affari di Ungheria sono gravi assai.

RUSSIA.

- Carteggi da Varsavia, dice l'Opinion Nationale, annunziano che officiali e soldati appartenenti ad una delle ultime divisioni russe spedite a quella volta, gridarono con il popolo: Viva la Polonia! In pari tempo si udirono alcuni gridi di: Viva Alessandro III, quasi per protestare contro la politica di violenta repressione, nella quale il partito germanico si sforza d'impegnare quel sovrano.

Altri carteggi affermano che l'opinione liberale in Russia si manifesta sempre più favorevole al movimento po lacco, che si propaga nella Lituaniz e nella piccola Russia.

I Russi desiderano ardentemente che la Polonia ottenga la sua costituzione del 1815, sperando così di giungere ad un medesimo risultato.

Il marchese D'Azeglio ripartirà fra qualche giorno da Torino per Londra. Siamo assicurati essere priva di fondamento la voce corsa ch'egli debba essere da altri surrogato nella carica di nostro ministro plenipotenziario presso la Corte d'Inghilterra.

Ieri gli uffici della Camera si sono occupati della ha legge sul prestito, e sappiamo che la maggior parte di essi si pronunciarono in senso favorevole a quella legge.

- Sulla morte del conte Telekv regna tuttavia il più assoluto mistero. Si sono chieste informazioni a Parigi e altrove: ma nessun ragguaglio ci giunse sinora.

- Leggesi nelle ultime notizie della Presse del 6: Un dispaccio da Pietroburgo annuncia che le voci di una prossima modificazione nell'alta amministrazione prendono di giorno in giorno più consistenza.

Queste voci son premature. Si crede ad un solo cambiamento: alla surrogazione di Kniajewitch, ministro delle finanze, per parte del generale Tehwine.

Un altro dispaccio taccia d'inesattezza la nuova sparsasi in Europa che armamenti considerevoli avrebbero luogo in questo momento nell'impero russo. Il solo cor po del generale Wrangel fu messo sul piede di guerra.

ll trattato recentemente conchiuso tra la China e la Russia è in piena via d'esecuzione. Una carovana è partita da Kiachta per Pekino. Essa è composta d'un gran numero d'individui e di campioni di tutte le specie. Al cuni allievi della scuola commerciale seguono la carovana per studiare sul luogo i bisogni del commercio e le risorse che presenta il Celeste Impero alle relazioni col nord d'Europa.

Parlamento Nazionale Camera di Deputati

Tornata del 10 maggio Presidenza TECCHIO

La tornata ha principio all’1 ½.

Si legge il processo verbale della precedente tor nata.

Si procede all'appello nominate.

Si ammette l'urgenza per alcune petizioni.

Il Presidente dà comunicazione degli omaggi fatti alla Camera.

Si accordano congedi.

I deputati Sergardi, Pessina e Nisco danno il giura mento prescritto dalla legge.

Il Ministro d'agricoltura e di commercio presenta due proposte di legge, una relativa alla monetazione, l'altra all'esposizione di Firenze. Questa seconda richiesta del ministro, viene dichiarata d'urgenza.

A proposta del Presidente, la Camera delibera di trasmettere al Ministro dell'interno copia delle petizioni relative alla circoscrizione del Regno.

Mazza Pietro riferisce sull'elezione del signor Marva si a Città-nuova, che è approvata.

L'ordine del giorno porta il seguito della discussione sulla proposta di legge per abolizione dei vincoli feudali in Lombardia.

Gli emendamenti proposti sono i seguenti: La piena e libera proprietà del beni soggetti a vin colo feudale si consoliderà per metà negli attuali investiti dei feudi, o aventi diritto all’investitura; per l'altra metà in coloro che saranno i loro successori, se condo la legge comune delle successioni.

D'ondes-Reggio.

All'articolo 2 proposto dalla Commissione si aggiungerebbe il seguente alinea.

Nel caso però in cui esista un discendente in linea diretta dell'attuale investito, il quale sia anche ulteriore primo chiamato e nato o concepito al tempo della promulgazione di questa legge, sarà ad esso attribuita di pieni diritto la terza parte dei beni con questa legge svincolati.

G. di Cavour.

I detti beni si riterranno assolutamente liberi nelle persone dei rispettivi possessori, siano questi i chiamai al feudo dalle investiture o dalla legge feudale, siano terzi che li tengano in forza di titoli atti per diritto ci vile a trasferire la proprietà.

Trezzi.

Aggiunta all'articolo 2 della commissione.

Ove però costoro avessero discendenti che fossero primi chiamati, e che alla pubblicazione della presene te legge si trovassero collocato in matrimonio o vedovi spetterà al primo o a primi chiamati la proprietà di una terza parte de'  beni soggetti a vincolo feudale.

Pisanelli.

N. B. A questo emendamento il deputato Pisanelli aggiunge l'alinea dell'articolo 2 del progetto ministeriale.

Mazza Pietro. Mi stringerò a poche brevi considerazioni. L'onorevole relatore della giunta vuole che gli attuali investiti abbiano la piena proprietà dei beni. Annullando i vincoli, la proprietà naturalmente, dic'egli, si consolida in essi. Io considero la sovranità come avente il diretto dominio. La nazione rinunciando al suo dominio compie a un dovere, esercita un dovere. Ma chi rinunzia a un diritto deve poter disporre nel mo do che crede migliore del suo dominio.

Ma infine, dicesi, questo diretto dominio in che consiste se non nel diritto eventuale di succedere? cessato il reggimento feudale, anche la riversibilità deve cessare senza compenso. Sia pure, ma a questo ragguaglio avrebbe pur dovuto cessare l'ordine di successione attuale. E pure oggi solo a ciò si pensa. Sia pure lo stato che rinunzi senza compenso, ma si dee tener conto di tutte le posizioni acquistate.

La proprietà rimane come in sospeso fra i chiamati e lo Stato. Il legislatore interviene e dice non potersi trattare che dei riguardi da avere. Dichiaro non com prendere come chi non ha diritto a nulla possa pretendere tutto, si possa aver riguardo agli investiti e niuno ai primi chiamati. Parmi che per troppa equità per gli uni siasi iniqui cogli altri.

Si disse i chiamati non avere un vero diritto. Il signor D’Ondes dimostrò chiaramente averlo. Aggiungerò solo che i primi chiamati vengono alla successione per proprio dritto, non per volontà degl'investiti, hanno una propria ingerenza. Non si può immutar nulla nella so stanza senza il loro consenso. Non è solo una aspettativa, ma un vero diritto.

L'aspettativa si fonda sullo stesso diritto feudale.

Il progetto del ministero soddisfa a tutte le esigenze.

Per esse si svincolano immediatamente tutti i beni feudali, si hanno riguardi a tutte le posizioni acquistate, all'investito che ottiene i due terzi dei beni, al primo o primi chiamati che hanno il resto, allo Stato quando non vi sono chiamati. Nè ci si dica che consolidando la proprietà solo per due terzi si vengano perpetuando i vincoli feudali. Promulgata la legge ed i rimarranno più vincoli: non rimane più utile dominio; l'usufrutto rimarrà trasmessibile come in tutti gli altri casi.

Si mette a partito la chiusura.

Mosca parla contro la chiusura.

Uno degli argomenti più gravi è che la Lombardia richiama l'immediata abolizione dei vincoli. Io credo poter asserire ch'essa desideri si solleciti bensì lo svincolamento, ma in questo stesso interesse si approvi la pro posta del ministero..

Udii oratori brillanti, ma niuno parlò della vera condizione dei feudi in Lombardia. Anche in Senato non si trovò chi facesse valere quelle ragioni che si debbono muovere in questa quistione.

Bisogna toglier il pericolo di dar ad uno quello che veramente spetta ad un altro.

Messa ai voti la chiusura della discussione sul 2. articolo, dopo prova e controprova è rigettata.

Mayr. Porterò la questione sull'arido terreno del dritto positivo, d'onde non avrebbe dovuto uscire.

La feudalità fu abolita dovunque in Italia; l'obbligo del servizio militare, l'omaggio, le regalie, tutto venne abolito. Ciò che si chiama ancora feudo, non è che una enfiteusi. Per essa, una terra, mancata una linea, dove va tornare al concedente, quindi l'inalienabilità, la riversibilità. Cessata la feudalità, le differenze cessarono. Feudi e enfiteusi appartennero alla stessa famiglia. Il feudo è un fedecommesso per la successione. I feudi abbondano specialmente nell'Emilia e nel Ferrarese. Aboliti ivi dal cav. Farini i fede commessi, si compresero in essi i feudi. I principii seguiti dal sig. Farini sono dettati dalla sana ragione. Non abbiamo invece un concetto così chiaro nello schema presentato dal guardasigilli.

Da questo concetto vago e indeterminato emanano conseguenze erronee. Dobbiamo esser logici, applicare la legge dei fedecommessi, dando la metà agli investiti, la metà ai primi chiamati. Altrimenti avremmo una legge nell'Emilia, un'altra nella Lombardia. A nome dunque anche della conformità delle leggi vi chieggo di approvare la mia proposta. L'usufrutto viene sempre ragguagliato alla metà della proprietà intera.

A chi distingue i fedecommessi dai feudi, io dico che ad ogni modo v'ha sempre un ordine prestabilito di successione, che è sempre questione di togliere un diritto eventuale di successione, una speranza. Il trattamento deve esser uguale in tutti i casi. Si è disputato se fosse migliore la legge del 6 termidoro o la nostra. Io preferisco la sarda perché è legge italiana, uscita da un Parlamento italiano e in tempo di libertà regolare, mentreché la francese uscì in tempo di convulsioni politiche. Si allegò l'autorità del Romagnosi, ma anche egli pagò il suo debito agli errori del tempo. Noi ci dobbiamo inspirare ai grandi principii della giustizia, e l'ingiustizia in questo caso non potrebbe neppure essere scusata dalla necessità di salvare la cosa pubblica.

Il presidente legge un emendamento presentato dal deputato Ninchi, il quale emendamento è appoggiato dalla Camera.

Regnoli. Essendosi accennata la legge pubblicata nell'Emilia dal dittatore Farini per l'abolizione dei feudi, dei fedecommessi e d'altre analoghe istituzioni, ed avendo anch'io preso parte a quella legge, devo ora sviluppare le ragioni che m'inducono ad appoggiare il più largo sistema propugnato dalla Commissione. Quella legge fu fatta in base ai pieni poteri conferiti al dittatore dall'Assemblea costituita nell'Emilia, la quale mirava soltanto all'effettuazione del voto generale per l'annessione. Tutte le leggi piemontesi furono allora pubblicate ed attuate, perché l'annessione e l'unificazione dove va esser completa. Ma ora che questa grave questione viene portata innanzi al Parlamento, io posso benissimo accettare quel più ampio sistema che verrà adottato dal Parlamento nazionale, in onta alla legge parziale pubblicata dal dittatore dell'Emilia.

Dopo questa dichiarazione, io non entrerò nella discussione legale, già ampiamente svolta dagli onorevoli oratori che mi precedettero. Solo farò alcune brevi osservazioni generali: i futuri chiamati hanno, o non hanno un diritto? Se hanno un diritto, noi non possiamo spogliarli, la nostra legge sarebbe ingiusta. Se non hanno diritto, non so perché noi dobbiamo crearne un nuovo.

Senza fermarci alle teorie del diritte feudale, se si dovesse pure ammettere che, sciolto, il feudo, possano tuttora sussistere alcuni vincoli, noi facciamo ora appunto una legge che li abolisce tutti, e questa legge, secondo me, è giusta e necessaria.

L'oratore si distende a dimostrare il diritto che ha la società di abolire i feudi, i fedecommessi, di rom pere il corso della loro successione, di estendere l'impero della giustizia ed il diritto comune..

Ma si dice che si deludono così le speranze, le aspettative. Ma la legge, quando mira al bene pubblico, non dee tener conto di riguardi speciali. Quando si abolisce una legge come contraria ai principii del diritto comune, perché ne lasceremo sussistere i vestigi? Nei futuri chiamati si lascerebbe altrimenti sopravvivere una in giustizia che ora vogliamo far cessare. La legge deve essere franca, pienamente liberale.

Il sistema ministeriale è informato, è vero, a principii di equità che lo rendono in qualche modo accettabile: ma il legislatore non deve fermarsi su questo terreno. ll terreno dell'equità è troppo pericoloso. Il legislatore dev'essere soltanto giusto, e non deve arrestarsi dinanzi ai la mentì che possono muovere coloro che pretendono avere un diritto.

(Continua)

DISPACCI PARTICOLARI DELLA PERSEVERANZA

Parigi, 10 maggio (sera).

Kossuth lascierà Parigi fra due giorni. Il giudizio in appello del suo processo si farà il 23 corrente. Si crede ch'egli guadagnerà la causa.

Corre voce d'una insurrezione a San Juan del Brasile.

I grandi cannoni fusi in Isvezia arrivano a Genova.

Il vescovo bulgaro recentemente nominato siederà a Filippopoli.

Lord Dufferin non ha dato la sua dimissione come membro inglese della Commissione europea della Siria.

Varsavia - Nessuna manifestazione l'8 corr., anniversario della festa dell'Imperatore. Le strade erano deserte. I membri del Consiglio municipale hanno insistito nella loro dimissione.

L'ammiraglio Hope ha conchiuso coi ribelli di Nankin un trattato assai vantaggioso al commercio inglese.

L'esposizione di Deak alla Dieta ungherese riassume i gravami dell'Ungheria e reclama l'indipendenza costituzionale. Essa sarà votata all'unanimità.

Dispacci Elettrici AGENZIA STEFANI

Napoli 13 - Torino 12

Pesth - Il Ministero austriaco avrebbe deciso nel caso dell'adozione dell'indirizzo di Deak che l'Austria farebbe l'ultimo tentativo per una transazione: in caso di mancanza di successo scioglierebbe la Dieta.

Trattative con la Croazia circa i confini militari.

Madrid - Assicurasi che l'Inghilterra invia una squadra in Gibilterra.

Assicurasi che i Marocchini espongono umilmente la difficoltà di pagare alla Spagna le indennità per la fine di Maggio, ed offrono di pagare ciò che potranno.

Napoli 13 (sera tardi) - Torino 13

Parigi 13-Il telegrafo tra New York e Washington è ristabilito.

New-York 2. La probabilità di un conflitto immediato diminuisce. La legislatura del Maryland ha votato contro la separazione. Il Governatore della Virginia ha informato Lincoln che non permetterà alle truppe del Sud di traversare la Virginia. Lincoln ha proclamato il blocco dei forti della Virginia e della Carolina del Nord.

Dicesi che Tennessee abbia votato per la separazione. Il proclama di Davis al Sud dice che resisterà all'attacco ad oltranza.

A Glaris 300 case furono consumate - 400 persone son rimasti senza asilo, il numero dei morti e dei feriti è ignoto.

Napoli 14 - Torino 13.

La Camera dei Deputati approvò senza discussione i disegni di legge per sussidi al tiro nazionale, per maggiori spese sul bilancio del 1860, e per la maggiorità da stabilirsi in Lombardia ai 21 anni... Domani vi sarà riunione negli ufficii per altre leggi.

Napoli 14 - Torino 13 (sera)

Parigi-Pesth 13. La continuazione della di "e sulla proposta di Deak è fissata a Giovedì.

Vienna, 13. Ieri a Raab tentativo di grande sommossa della plebaglia liberale e di Usseri disertori, la guarnigione ha fatto fallire il tentativo, i sediziosi erano parzialmente armati. Tre morti, 15 feriti fra i militari, il custode delle carceri pugnalato -varii feriti.

Parigi 13. Borsa animata molto e sostenuta.



Fondi Piemontesi 73,90
Tre per cento francese 69,50
4 l'2 per cento id. 96,25
Consolidati inglesi 92, 118
Metalliche Austriache 67,60

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Il Gerente responsabile - Carlo De Ruberto.

F. Mazza Dulcini - Direttore-Proprietario.

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STAB. TIP. DELLE BELLE ARTI.

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ANNO I. Napoli 15 Maggio 1861 N. 67

IL PARLAMENTO GIORNALE POLITICO DELLA SERA
Si pubblica tutti i giorni (esclusi i festivi) alle 5 p. m.
COSTA UN GRANO


NAPOLI 15 MAGGIO 1861

L'ANNIVERSARIO

Tredici anni or sono, nell'ora in cui scriviamo, e in cui allora, combattemmo, la tragedia del Napoletano si compieva sotto il fulminare della mitraglia e il grido di morte dei giannizzeri del Borbone.

Tredici anni or sono, cadeva il popolo nel suo sangue, ardevano i palagi, orrori senza nome percorrevano da un punto all'altro questa splendida città: ma il tuono di vittoria del cannone borbonico era il tocco funebre della dinastia. Visse di stragi lente, me ditate si avvise come il boa a fianchi della nazione, ne succhiò l'alito e il sangue, ma la sua sentenza di morte era segnata. La società ha la sua fisonomia, i suoi mo menti, la sua parabola. Una volta era il momento della forza, ed il delitto del re e delle dominazioni qualche volta era sorgente di prosperità, poiché la forza faceva il diritto: oggi il Diritto ha cominciato a fare, la forza, e il momento delle nazioni in Europa è arrivato.

L'assassinio politico della popolazione di Varsavia, questo quindici maggio di donne, fanciulli, e cittadini pacifici, questa strage degli Innocenti perpetrata dagli Erodi del Nord grida vendetta al cospetto di Dio. Non dubitate: il Dio delle nazioni innocenti è là: e la dinastia della mitraglia ha cessato di regnare in Polonia pel Vecchio della montagna e i suoi assassini.

L'Austria abborrita consuma sulla culta e splendida Venezia i baccanali del dispotismo croato: anco un istante, e il cronista dirà ne' suoi volumi: Ecco gli stati che componevano l'Austria.

Quel momento tanto desiderato, tanto anelato dopo la notte de'  secoli, dopo l'orbito fatale de'  tempi, è giunto alla fine, e la luce si è fatta.

La terra d'Italia è mai sempre la terra della poesia e delle maraviglie. I prodigi fondarono una volta l'impero Romano: novelli prodigi rovesciando l'aritmetica del tempi, fondano l'impero dell'Italia novella. Un uomo del popolo dalla diva chioma incalzava a Velletri il Tiberio del mezzogiorno con la spada alle reni: quell'uomo fatale, giunta la sua ora, è tornato: una bandiera, un pugno d'uomini ed un cantico di guerra sono con lui, gli uomini di stato crollano il capo sogghignando. Ebbene, in pochi giorni le legioni disparvero, una monarchia irta di ferro si dileguò come una stella cadente, cessò come la favola d’un pastore.

Forse domani, questa Italia che ha libero un braccio solo e che è incalzata da tanti nemici vacillerà dalle fondamenta. Non temete! quell’Uomo che compendia il popolo italiano è là, e se ci ha bisogno di altri miracoli, ebbene, se ne faranno.

Fede e coraggio. Guardiamo con amore questi nuovi soldati della libera Italia che oggi nel quindici maggio son succeduti agli svizzeri del Borbone il cui generale è un re cittadino: ab. bracciamo la nostra guardia nazionale: spargiamo fiori e lagrime sulla memoria de'  prodi che caddero in mezzo a noi; apprestiamoci, in nome di Dio, cittadini e soldati a novelle battaglie, al compimento di quell'epopea Nazionale che il i poeta di un'altra età potrà cantare, come fè il poeta de'  crociati e della Gerusalemme.

F. MAZZA DULCINI

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Camera di Deputati-Tornata del 10 maggio

Presidenza TECCHIO

(cont. e fine, v. num. prec.)

Ninchi. Prende a sviluppare le ragioni che appoggiano il suo emendamento. Qualunque idea si abbia sulla natura del feudo, egli dice, esiste una specie di contratto tra l'attuale possessore ed i futuri chiamati. Mi sembra che, volendo conciliare gl'interessi della libertà e della giusti zia, non possiamo fare una legge che possa avere effetto | retroattivo contro i termini del predetto contratto. Ma non credo però che i chiamati da questa legge debbono essere i terzi, i quarti, i quinti, e ritengo che se vi dev'esser una lesione di diritto, e meglio ledere le speranze remote che le prossime. Si dice però che il prossimo chiamato, non ha che una mera speranza e non un diritto; ma nella opinione generale del paese, e specialmente in Lombardia si riconosce in massima la sussistenza di un legale dominio, e nel codice austriaco è ammesso il principio del condominio, e nel codice austriaco è ammesso il principio del con dominio tra l'attuale possessore ed il futuro chiamato. Se dunque nell'ordine morale esiste una specie di dovere tra il possessore attuale ed il prossimo chiamato, se la giurisprudenza ammette persino il condominio tra l'attuale possessore ed il futuro chiamato, come possiamo trascurare questo diritto? Ecco perché io proposi il mio emendamento, che ammette i chiamati alla compartecipazione della sostanza feudale, purché esistenti all'atto della promulgazione della presente legge.

Turati. Prende a riepilogare la discussione. L'onorevole ministro non ammette il diritto, ma giudica meritevole di riguardo il primo chiamato, e proclama conforme alla ragione del cuore la divisione del fondo. Io lascerò il campo delle astrazioni, per scendere a quello dei fatti positivi.

Pregherò il ministro di rivedere attentamente la tabella dei feudi di Lombardia, annessa al rapporto della Com missione da lui medesimo citata. Osservando quella tabella troverà che dei 101 feudi, 76 sono forniti di così tenui rendite, che sarebbe ridicolo il credere che esse abbiano potuto ispirare seri calcoli ai futuri chiamati. Il ministero dirà che la legge non fu fatta per questi; ma gli altri 25 feudi di maggior importanza, come risulta dalla tabella medesima, sono di loro natura suddivisi e frazionati in modo, che perdettero ogni probabilità d'inspirare ai futuri chiamati più seri calcoli. Questi appuntamenti non fanno che impiccolire, immiserire la ragione di questa legge. Non sarebbe quindi immorale che si sagrificasse per essa l'interesse pubblico? Ma si dirà che sull'aspettativa dei diritti feudali s'incontrarono de'  matrimonii che non si sarebbero contratti: col prestigio della futura contea della futura baronia, del futuro marchesato alcuni innamorarono facilmente qualche nobile figlia, che portò loro in dote qualche milione (si ride).

Ma dov'è la vantata, ragione di convenienza sul se condo articolo di questa legge? Dice il signor ministro che la sua legge è morale, è dettata dal sentimento del cuore? ma la moralità sta forse nel sacrificare il bene pubblico all'interesse di pochi, all'interesse di qualche ammogliato, o di qualche indebitato? (si ride).

Quanto al preteso diritto eventuale, che alcuni ammettono nei chiamati, risponderò al signor ministro il quale dice che, troncando le aspettative si reca un danno ai chiamati, ed il governo deve riparare a questo danno. La risposta è pronta: i chiamati non hanno boun diritto. Alcuni sostengono ch'esiste un contratto, non un vero diritto di successione, una piena compartecipazione contrattuale. Ma i feudi sono patti politici, che non hanno niente di civile. Nel feudo tutto si scosta dal diritto civile. Le femmine sono escluse dai feudi perché incapaci all'adempi mento dei servigi signoriali; i feudi furono concessi a de'  terminate famiglie perché fossero più ricchi e potenti. E chiuder gli occhi all'evidenza il negare che le investiture feudali sieno patti puramente politici, l'ammettere che sieno patti civili o che v'abbia una parte di politica ed una di civile.

Taluno potrà dire che questa differenza non è che no minale. Io rispondo di no. I contratti civili, sono basati sulla eguaglianza: nessuno gl'impone, nessuno può scioglierli. Nei patti politici, le parti contraenti non si trova no allo stesso livello: interviene il superiore nella sua qualità ed interviene il suddito per accettarne le condizioni. Ma egli non può patteggiare col suo sovrano, se non in quanto questi lo giudichi conveniente al bene pubblico. Quando il patto riescisse dannoso al bene pubblico, è lasciato nel sovrano il diritto di risolvibilità, contro il quale nessuno può chiamarsi leso. La condizione del bene pubblico è condizione sine qua non. Lo stesso sovrano non potrebbe stipulare patti diversi, contrarii alla morale non potrebbe dire: «Io mi obbligo a nuocere allo Stato».

La ragione politica per cui erano forti i feudi non esiste più. I feudi furono aboliti: il sovrano ne decretò la risolvibilità nell'interesse pubblico, e non furono mossi reclami Sussistono bensì alcuni ruderi dell'antico edificio, ma non hanno alcuna forza civile. Quando il sovrano proclama per legge che rinuncia al diretto dominio, a qualunque diritto di riversibilità pel bene pubblico, come i futuri chiamati potrebbero rispondere al sovrano stesso: «Voi ledete i nostri diritti?» Il sovrano risponderebbe loro: «Maino voi non avete alcun diritto, nemmeno eventuale né acquisito: perché quei diritto non vi appartiene finché non rate nei feudo. Il diritto utile è nell'attuale possessore, il di rito diretto è in me. Di qual diritto n parlate voi dunque?» L'oratore prosegue a dimostrare che quando il sovrano rinuncia al proprio diritto; nessun'autorità, nessuna ragione plausibile esiste nei futuri chiamati, e quindi non c'è possibilità di danno, non essendovi lesione di diritto.

V'ha differenza tra ciò che si fece nell'Emilia e ciò che s'ha da fare da noi. Non vuolsi invocare una legge cattiva. Il ministro crede che in Lombardia la sua legge sarà accolta con soddisfazione. Io gli ricorderò che in materia di leggi già prese equivoci sulla Lombardia.

La giunta radunata per suo ordine sull'argomento che de'  il suo lavoro alle stampe, e la maggioranza stette per l'esclusione di ogni compenso. Perché il ministro non tenne conto dell'opinione locale e preferì una proposta del signor Vigliani, che non studiò la Lombardia? Ancorché la legge dovesse tornar a questa camera un'altra sessione, il danno non sarebbe che tempo, orio, quello che deriverebbe da questo progetto sarebbe durevole. Nascerebbero liti, grandi spese per la divisione dei beni, spese che si potrebbero fare piuttosto per migliorare la condizione dei beni.

ll proprietario non avrà cura che dalla parte di cui avrà la piena proprietà; non del terzo.

La Camera pesi bene il suo voto in una questione sì grave; io voterò pel progetto della Giunta.

San Donato dà il giuramento.

Mosca. lo intendo parlare in favore del progetto ministeriale, non perché sia compiuto ma almeno perché è comparativamente migliore, non dovendo perdere noi di vista alcuno scopo..

I chiamati hanno diritto o no? Credo che essi hanno un vero e reale diritto. La Giunta si fece la dimanda a chi appartenesse la proprietà della sostanza feudale e la divise in diretta che appartiene al sovrano e in utile che appartiene all'investito. Ma che intende per investito? Egli non è solo il possessore dei beni, ma la sua famiglia. Colla parola investito si comprende ognuno che ha il diritto del 'investitura. E si contemplano nell'investitura talvolta non una, ma parecchie linee.

Debbo insistere sull'argomento della facoltà di cangiar l'ordine delle successioni. Perché non si potrà sostituire alla feudale la successione che è consentanea alla nostra civiltà. Quando si tratta di successione ordinaria non àvvi che una speranza, una specie di aspettativa.

Ma nel caso della successione feudale si tratta di un dritto acquistato sotto l'impero feudale. Possono i chiamati tutelare i beni che toccheranno loro, cosa che non ha luogo nelle successioni ordinarie, secondo cui il padre ha piena proprietà de'  suoi beni. Vi sono diritti che sempre furono considerati come tali e non si trovano in condizione così buona. Secondo il diritto austriaco, ancora vi gente, si fanno ancora patti sulle successioni. Sono con tratti a titolo oneroso, che non vorreste annullare e sono meno sacri che quelli di cui ci occupiamo.

Si confonde la successione nel feudo, colla successione alla persona che ha il feudo. Non è il caso di chi succede al padre, perché chi è investito del feudo rap presenta il feudo stesso.

Un diritto condizionato non si può fare che non sia un diritto. Le condizioni possono vincolare qualunque atto.

L'investito attualmente non potrà mai dirsi leso avendo i due terzi sulla proprietà e l'usufrutto sul resto.

Appunto perché vogliamo abolire la legge feudale, riconosciamo la legge feudale e i diritti cui essa diede luogo. Ma, dopo la promulgazione di questa legge, di feudale non vi sarà più nulla, i beni saranno posti affatto in commercio. Finché non è abolita la legge, i chiamati hanno un vero diritto.

Si stimmatizzò la conservazione dei feudi in Lombardia come cosa austriaca. Ma non si possono risolvere tutte le questioni in tal modo. Il più bel titolo di gloria della rivoluzione italiana è l'essersi fatta in virtù di un sublime sentimento nazionale; non per aver cessato de'  gli incomportabili abusi. Dunque possiamo pur dire che in tal cosa il governo austriaco non ha colpa.

«Mainò Voi,; D fa i decreti del 18 f 1807 pubblicati molte volte, non fuvvi dubbio che vi fossero ancora i feudi in Lombardia. Nel primo si parla esplicitamente dei beni feudali, e dei dritti che vi ha lo Stato. Anzi il governo austriaco volle svincolarli e si arrestò solo alla difficoltà di compensare giustamente, i primi chiamati.

La nostra magistratura riconobbe sempre l'esistenza dei diritti feudali. Dico questo per risponder a coloro che portarono la questione su questo terreno. Se non vi fossero più feudi non sarebbe il caso di una legge; basterebbe un ordine del giorno.

Non mi occuperò delle autorità allegate, cui già largamente si rispose. Del resto dobbiam seguire anzi l'autorità della ragione.

Per combattere il progetto ministeriale si volle nega e perfino la speranza; un'orribile speranza, dicevasi, la speranza della dominazione austriaca. Ma i primi chiamati non speravano niente tal cosa, speravano nella no stra giustizia. Si ebbe riguardo ai procuratori che avevano la privativa della loro professione, a molti altri diritti meno sacri di questo.

L'oratore si fa quindi ad oppugnare gli altri oratori, che parlarono del progetto della Giunta.

Se il progetto ministeriale non è il migliore, mi appiglio tuttavia ad esso, perché almeno soddisfa ai principii della giustizia rende possibile la transazione, un riguardo ai diritti. Non farò proposta reciproca, ma piuttosto aderirei alla proposta del signor Mayr. Il Senato lo accetterebbe probabilmente perché riconobbe nei primi chiamati un diritto.

Si fonda sulla necessità politica di cessar i vincoli feudali incompatibili alla civiltà e sul principio costituzionale che la proprietà è inviolabile. E quando si parla di proprietà non si fa distinzione. Il governo si fece mediatore fra i diritti e fece una finzione di diritti. Ma la Giunta ammette pure una finzione quando suppone che il possessore abbia tutto il diritto. Almeno quella del Ministero offre un terreno di conciliazione.

Allievi. La Commissione non può aver nessun motivo occulto. Protesto contro quanto disse l'avv. Mosca. La mia dignità mi vieta aggiunger altro.

Presidente. Non credo che l'oratore abbia fatto insinuazioni alla Giunta. Se l'avesse fatto l'avrei richiama to all'ordine.

Trezzi parla pure contro un'opinione del sig. Mosca che la commissione di Milano, incaricata di esaminare quella materia fosse solo una congrega di persone interessate.

Turati parla pure per un fatto personale, e dice che alla così detta congrega ebbe pur l'onore di assistere l'onorevole vice-presidente Tecchio, come vi era stato invitato anche il presidente sig. Rattazzi.

ll presidente cede il posto al vicepresidente Poerio, e chiede la parola per un fatto personale.

Tecchio (vice-presidente) Dichiara di essere intervenuto a quelle adunanze in Milano per dare il suo voto sulla influenza che questa legge potesse avere in seguito sulla Venezia che potrà avere posto in questo Parlamento. Ma non ebbi mandato da alcuno, e non feci che segui re i dettami della mia coscienza, che sarà sempre la prima delle mie leggi.

Il ministro guardasigilli risponde alcune parole, insistendo sul progetto di legge come una transazione ammessa già dal Senato,.

Depretis protesta contro le parole dette dal dep. Mosca.

Mosca giustifica le sue espressioni (rumori nella Camera).

Domandasi la chiusura della discussione sul 2. artico lo. Essa è adottata.

La seduta è sciolta alle ore 6 pom.

N. B. Nel resoconto della seduta dell'8 corr., al nome del deputato Caracciolo si sostituisca quello di Ferracciu.

Camera dei deputati - Tornata del 14 maggio

La tornata ha principio alle l'½.

Massari legge il processo verbale della precedente tornata.

Tenca legge il sunto delle petizioni, Si procede all'appello nominate.

Marvasi dà il giuramento.

Si ammette l'urgenza per alcune petizioni.

Il Presidente dà comunicazione degli omaggi fatti alla Camera, di una lettera del ministro delle finanze in cui annuncia l'invio di alcuni esemplari del bilancio passivo delle provincie napolitane, e dei congedi chiesti da alcuni deputati..

Si approva l'elezione del signor Ulisse Dominici al collegio di Montecorvino.

L'ordine del giorno porta il seguito della discussione della proposta di legge relativa all'abolizione dei vincoli feudali in Lombardia.

Il Presidente legge le diverse modificazioni al secondo articolo.

G. Cavour. Secondo gli usi parlamentari si hanno a metter a voti gli emendamenti che più si scostano dai progetto della Commessione.

Presidente. Si prese per base di discussione il pro getto del ministero; quello della Commissione non rima ne più che come emendamento.

G. Cavour. La mia proposta è piuttosto un'aggiunta che un vero emendamento, quindi la riserverei dopo la approvazione del secondo articolo.

Presidente. Non si può ora aprire una discussione sulla priorità degli emendamenti. Terrò conto delle sue osservazioni.

Restelli (relatori della Commissione). Dirò solo poche parole perché la camera debbe essere già stanca di una discussione alquanto protratta.

Il ministro pose sotto gli occhi la difficoltà di far approvare il progetto della Giunta nel Senato, il quale si trova come impegnato dal suo voto anteriore, in una questione di principii.

Queste parole produssero in me una penosa sensazione; io credo che tutti siamo animati dal desiderio di fare del bene, e non credo che il Senato rifuggirebbe dall'approvare una modificazione dettata da ragionevoli motivi come faremmo noi in casi somiglianti.

Questo progetto che è alquanto rivoluzionario, si sarebbe dovuto, credo presentare prima alla Camera dei deputati. Forse diversamente fece il ministro pel desiderio di accordare l'approvazione.

Si disse che il Senato fu mosso da un desiderio di moralità. Lo credo perfettamente; ma la Giunta non ebbe altro desiderio. La Giunta professa gran rispetto al principio della non retroattività della legge ai diritti acquistati ll principio è sacrosanto, e la Giunta ci dimandò se non ledesse per avventura dei diritti acquisiti. Ma essa si con vinse non aver i primi chiamati alcun diritto acquisito.

Non riconosco diritti condizionati, perché la legge feudale è essenzialmente rivocabile.

ll signor Mosca disse doversi tener conto dei diritti non solo degli investiti, ma dei chiamati. Se ciò fosse, avrebbe dato il colpo di grazia al progetto ministeriale. Se fosse vero che tutti i chiamati avessero diritto, si sarebbe dovuto tener conto altresì dei secondi e dei terzi chiamati; il progetto sarebbe iniquo. Ma io non spingo sì in là tal teoria, anzi la riprovo e credo i chiamati non avere che una sola speranza, la quale colla pubblicazione della legge svanisce.

Il progetto ministeriale dà ai chiamati concepiti o nati la tempo della pubblicazione della legge un diritto. Ma hanno forse questi un aspettativa? Quelli che hanno una età superiore agli investiti non avevano neppure tale aspettativa. Dobbiamo dunque eliminare tutti quelli. Per le eccezioni il legislatore può fidarsi nelle affezioni umane, essendo i chiamati congiunti cogli investiti.

L'aspettativa implica la condizione che si sopravviva agl'investiti, e, che non sopravvengono altri i quali abbiamo pure diritto.

Il progetto ministeriale non tien conto di queste eventualità. Può accadere per esso che si stabilisca un singolare ordine di successione. Può darsi che l'attuale investito sia un bambino, e il primo chiamato un settuagenario. In ogni caso doveva tenersi conto della probabilità della vita.

Ma si commettono ingiustizie anche in due altri casi.

Supponiamo il primo chiamato di un feudo oblato o avvetizio. In questo caso porta la giurisprudenza che la proprietà intiera si consolidi nell'ultimo chiamato.

ll diritto di quest'ultimo chiamato è violato secondo il progetto ministeriale.

L'altro caso è quello per cui si tratti di un giovane in vestito del feudo, Può accadere che la sua sostanza vada per una parte ad un parente lontano: Dopoché il signor Farini pubblicò una legge simile nell'Emilia avvennero casi che rivoltarono la coscienza pubblica. Giovani investiti pochi mesi dopo la pubblicazione della legge ebbero figli e furono obbligati a cedere la metà dei beni.

S'introdusse una modificazione per ovviare l'inconveniente; il chiamato non potè avere la metà, se non v'era condizione per cui potesse esser chiamato alla successione.

Si verificarono altri casi consimili nell'Umbria.

Se i chiamati non hanno diritto, se non si ha a soddisfar alle loro aspettative, se ci possiamo fidare alle affezioni umane, adottando il progetto ministeriale, non andiamo incontro ad inconvenienti? Siamo sul terreno pratico della Lombardia. Il ministro ci disse non doverci preoccupare tanto dei terzi possessori che hanno per se la prescrizione ed altre guarentigie.

Potranno spalleggiarsi col dritto comune, ma i primi chiamati avranno libera carriera nel chiedere la loro terza parte. Avremo lieti senza fine. In Lombardia l'unica piaga legale è l'incertezza dei vincoli feudali. La Cassa di risparmio ch'è la più grande istituzione fondiaria, ha riposto i suoi fondi in ipoteca per 75 o 80 milioni.

Ebbi occasione di entrar molto addentro in essa e dovetti respinger molti mutui, perché sorsero dubbi sulla libertà dei fondi per quel motivo. Dopo lunga indagine credeva liberi molti beni e sorsero sempre difficoltà e dubbii..

Richiamerò un fatto. Trovammo favorevole a noi il senatore, che è presidente di quella cassa e propose un emendamento nel nostro senso, necessario per evitare tutte quelle liti.

L'onorevole Vigliani disse che non ce ne dovevamo preoccupare, che si sarebbe potuto riconoscere l'origine dei beni.

Egli cadde in errori di fatto. Quando il governo austriaco pubblicò il decreto con cui impose di dichiarare i beni feudali, con gravi comminatorie, e fece promesse ai delatori, si abbondò nelle dichiarazioni dei beni.

Essendo l'origine di queste, così fosca e immorale, chi se ne fiderebbe? non si sentirono pure le parti. V'è la più grande incertezza; non danno norma né i libri censuarii, né i catastarii. Nell'assegnare la terza parte sorgeranno grandi questioni sull'accertamento dei beni, sulle passività di essi. Tutte queste liti le tronchiamo, dichiarando liberi i beni negli attuali possessori.

Finché la terza parte non è liquidata, tutti i beni grand'atto di giustizia, mentre vogliamo rendere alla circolazione quei beni, manterremo le difficoltà per lunghissimo tempo.

ll progetto della commissione non lede l'equità, la quale milita specialmente per l'attuale possessore, che si aspettava lo svincolo dei beni.

D'Ondes. Si congratula colla Camera che questa grave questione sia stata così lungamente discussa, perché il voto della Camera stessa sarà tranquillo. Esamina po scia i vari emendamenti proposti dai deputati Cavour, Trezzi e Pisanelli, cui respinge e sviluppa il proprio, che che ritiene solo accettabile dalla Camera.

Il Presidente domanda alla Camera se intenda chiusa la discussione sull'emendamento D Ondes. La Camera ap prova la chiusura.

Pisanelli. Farò alcune osservazioni in appoggio del mio emendamento. Non si tratta di decretare l'abolizione dei feudi, ma di cancellarne i vestigi. Unico scopo della presente legge è di ricollocare sotto il diritto comune una parte della proprietà ancora soggetta a vinco li feudali. Sia che la proprietà si addica tutta agl'investiti od ai chiamati, non n'è lesione di diritto; ma la legge è difettosa sotto la ragione economica. ll progetto ministeriale è esagerato, e lo respingo per due considerazioni; 1° perché turberebbe l'ordine della sue feudali restano vincolati. E mentre ci proponiamo un, cessione, 2. perché si darebbe luogo ad infiniti disordini economici. Il relatore della Commissione ne dimostrò pienamente alla Camera la gravità e la importanza. Però il principio informativo di questa legge non si può assolutamente infrangere o calpestare. Nei chiamati non esiste alcun diritto, ma le molte aspettative non possono esser trascurate dal legislatore. Se però quest'aspettativa si volesse estendere troppo oltre, si cadrebbe nell'esagerazione sovraccemata. Accetto quindi il progetto della Commissione col temperamento da me proposto per togliere qualunque esagerazione e perché questa legge deve troncare qualunque incertezza o litigio possibile avvenire.

(Continua).

Recentissime

Scrivono da Verona 9, alla Sentinella Bresciana: Montanari e Sega vennero levati dalle case matte di Olmutz..

Il primo fu rilegato in Boemia il secondo in Moravia. Sono amendue condannati a vivere in paese di 2 o 3000 anime, lontani dalle loro famiglie, segregati da quella società per la quale fu creato l'uomo, e massimamente chi sortì una buona e brillante educazione. E notate che nessun processo regolare fu fatto loro, che non risultarono quindi rei di colpa alcuna in faccia alla legge. È la più brutale applicazione della legge del so spetto. Crediamo non possa essere mai abbastanza richiamata l'attenzione dell'Europa civile sull'enormezza di questi fatti.

- Si annuncia la nomina ad economo generale dei benefici vacanti per le provincie parmensi dell'avvocato Vincenzo Pelagatti.

- Scrivono da Beiruth alla Perseveranza:

Nel giorno 22 corrente, morì il dragomanno del consolato d'Italia, sig. Massad, uomo generalmente stimato ed amato. La colonia italiana pigliò quest'occasione per dar segno di esistenza, nel mentre che diede pro va della sua simpatia pel defunto. Gli furono resi distinti onori funebri nella chiesa marotina, alla quale apparteneva.

- Leggesi nello stesso giornale: Ieri alle ore quattro pomeridiane si è sparsa in Mantova in un baleno una voce d'una rivoluzione in Ungheria vittoriosa a Buda-Pest, e venne accolta colla massima gioia, e quale foriera di nuovi avvenimenti che possono portare alla completa redenzione d'Italia.

Diranno i giornalisti austriaci, che in questi paesi sono molto facili a credere quello che desiderano. È ve ro, ma ciò avviene sempre laddove il governo non la scia circolare liberamente le notizie genuine. Si crede sempre più di quello che è. Del resto, avendo il Giornale di Verona dichiarato, che la linea telegrafica era interrotta, si pensò tanto più a qualche cosa di serio.

Inoltre avvenimenti simili sono, nonché possibili, proba bili, e per questo appunto si credono.

- Scrivono da Roma 4 maggio, alla Bullier: Il conte di Trapani ha ottenuto dal governo d'Italia la restituzione dei suoi titoli rendita, che Garibaldi ave vagli sequestrato.

I nuovi governatori delle provincie di Basilicata e Calabria Citeriore, cav De Rolland e cav. Guicciardi, sono giunti alla rispettiva loro destinazione.

- Leggesi nella Gazzetta Piemontese:

Il Collegio militare in Asti sarà riaperto il 15 del volgente maggio.

Gli alunni vi saranno riamessi ripartitamente ed ai parenti dei medesimi sarà dal Comando dell'Istituto dato speciale avviso del giorno in cui dovranno essere cola presentati.

LA DONZELLA DI VENEZIA A CAPRERA

Sparse le trecce - pallido il viso -

Livido il labbro - senza sorriso

Hai tu donzella - Fiso sul suolo

Tieni lo sguardo - tra cupo duolo !!..

Che fù? che avvenne? - Sciogli donzella

La tua favella -

Udir li brami - dunque il mio accento,

Che ognun funesta - che fa spavento?

Ah !.. sai chi sono? - D' Italia ancora

Son figlia, e godo - l'istessa aurora -

Ti prego, ascolta - di questo cuore

Tutto il dolore ! -

Fuggi solinga... - L' Adriaco nato

Lasciai convulso - gemente a lutto...

E qui ne vengo - perchè il Croato

Ci succhia il sangue - ci ha profanato...

Deh !... per pietade... squilli la tromba,

E lì si piomba -

Ahi!.. se vedessi - la patria mia

Come è avvilita - sta in agonia...

Di sue sciagure - il ciel n' è stanco -

Gli Eroi fratelli - chiama al suo fianco -

Chiusa in angosce - mira i suoi figli...

Tra Austriaci artigli! -

D' oro di gemme - tutto il rettaggio,

Rubò il Tedesco - ma il rio servaggio

Fatto ha più crudo - catene attempra,

Dannata al pianto - d'ogni aspra tempra,

Pure alla fame - viene costretta

La Poveretta -

I gigli negano - anche l'olezzo...-

lvi non regna - che l'odio, e sprezzo -

Sono avvizzite le rose, e i fiori -

Ogni oprar tace - taccion gli amori...

Ahi!.. quella terra... sembra una tomba.

- - Che tutt'intomba !..

Sol due colori - son giallo, e nero,

Che simbol danno - d'un cimitero -

Le stan sul crine - qual truce benda...

La raccapriccia - vieppiù l'offenda !..

Ahi!.. chi le toglie - quel velo rio?-

Tu solo, e Dio -

Dal duol consunta - lacrima sangue...

L'ira repressa - no - in lei non langue,

Non più di pianto - stilla le avanza,

Ma forte... stabile - è in sua costanza -

In ceppi stretta - dibatte, e freme..

Ma in te ha sua speme

È questo il giorno - che il Rosso il Bianco

E il Verde ancora - faccio alfin franco,

L'adriaco mare, dal Teutona -

Corri coi tuoi - guerrier canzona

Alto s'intona - chè ora in te spera,

primavera -

Ed io qui vengo - da te plorando,

Onde Venezia - salvar pugnando -

Te aspettar tutti - chè il vuole Iddio -

Ed il Croato - paghi il suo fio -

Liberi ancora - l'Itala spada

La mia contrada -

Dell'Etna i figli - furon redenti

Dal tuo valore - pur le fiorenti

Rive Sebezie - pur l' abruzzese -

I principati - ed il calabrese -

Ora Venezia - salvar sol resta -

Coi tuoi... t' appresta

i miei fratelli - son tutti pronti

Il sague spargere - a rivi, a fonti -

E uniti... stretti - sotto il tuo sguardo,

Saranno prodi - o Eroe Nizzardo,

Perchè d'Italia - il gran tuo cuore

durre le truppe.

Fuori il Tedesco - Italia è una,

Non fù degli empi - Venezia cuna -

Rugge il Leone - ma rugge afflitto...

lvi te brama - Sì - Iddio l' ha scritto

Verran tuoi figli - ti salveranno...

Dal gran Tiranno -

Venezia dunque - te solo attende -

Cupida al Mincio - suo sguardo stende -

Se di Vittorio - l'invitta Croce,

Vedrà apparire - concorde voce,

Allora emana - per la laguna -

L'Italia è Una -

Castrovillari 12 Maggio 1861

LUIGI MIRAGLIA.

DISPACCI PARTICOLARI DELLA PERSEVERANZA

Parigi, 11 maggio (sera)

Vay (N. B. Zai, probabilmente secondo altre notizie) annuncia agli Ungheresi ch'e non devono nulla attendersi dalla Francia, dell'Italia, o dall'egrazione. A Pest c'è speranza di riconciliazione.

Sono mandati dei vascelli in Siria per ricondurre le truppe.

Corre voce, che Beaufort avrà una missione a Costantinopoli.

L'agente russo è autorizzato a mettere il visto sui passaporti italiani.

Dispacci Elettrici AGENZIA STEFANI

Napoli 14 - Torino 14

Parigi 14 - Senato - La petizione chiedente la revisione della convinzione marittima tra la Francia e l'Inghilterra fu rinviata al Ministero con 99 voti contro 11.

Pesth - Deak ha letto l' indirizzo- applausi - La discussione continuerà giovedì.

Napoli 14 (notte) - Torino 14

Parigi 14 - L'Imperatore Napoleone ha passato a rivista la Guardia Imperiale.

Napoli 14 (notte) - Torino 14

Parigi 14 - New-York - Il blocco dei porti del Sud sarà immediatamente eseguito.

Cinquanta bastimenti da guerra con trasporti a vapore e 20,000 uomini di truppe sono pronti.

La Carolina del Nord non ha lasciato definitivamente l'Unione - Il Maryland e la Virginia Occidentale restano all'Unione - Il Kentucky rimane neutro - Nessun attacco a Pikens.



Fondi Piemontesi 73,95
Tre per cento francese 69,60
4 ½ per cento id. 96,25
Consolidati inglesi 92, 1/8
Metalliche Austriache 67,90

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Il Gerente responsabile - Carlo De Ruberto.

F. Mazza Dulcini - Direttore-Proprietario.

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STAB. TIP. DELLE BELLE ARTI.

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ANNO I. Napoli 16 Maggio 1861 N. 68

IL PARLAMENTO GIORNALE POLITICO DELLA SERA
Si pubblica tutti i giorni (esclusi i festivi) alle 5 p. m.
COSTA UN GRANO


NAPOLI 16 MAGGIO 1861

DIARIO POLITICO.

Una corrispondenza da Pest, alla Perseveranza della morte di Teleky e dell'annunzio fattone nella Dieta. Un dispaccio particolare dice che, se l'indirizzo viene adottato dalla Dieta, com'è probabile, essa verrà disciolta, ed il governo di Vienna farà appello agli elettori direttamente.

Questo poi s'adopera ad ottenere la defezione dei Croati, promettendo loro l'unione alla Croazia dei Confini militari. Il Bano ed il vescovo Strossmaver erano a Vienna per questo, e pare che se ottengono tale concessione da Vienna, promettano di ottenere dalla Dieta di Agram ch'essa rendi i suoi deputati al Consiglio del Impero a Vienna.

Non è impossibile che tale intrigo riesca. Sembra anzi che fallita l'unione della Dalmazia alla Croazia in via di fatto, come i Croati la chiedevano, i Confini militari sieno stati tenuti a Vienna come una riserva di concessioni. I pensieri che ci vengono comunicati dal nostro tele gramma, li troviamo qua e cola adombrati nei giornali austro-tedeschi. Gl’indugi del Consiglio dell'impero a Vienna erano appunto per aspettare che la Dieta ungherese si pronunciasse; e questa dal suo canto stava anch'essa temporeggiando, per vedere le risoluzioni del Consiglio dell'Impero. L'accettazione della proposta di Deak pare fuori di dubbio. Egli domanda il meno; ed è che tutti i diritti costituzionali dell'Ungheria sieno conservati e guarentiti, facendo di ciò istanza nell'indirizzo a Francesco Giuseppe. I più avanzati, che aveano per guida Teleky, chiede vano che non un indirizzo a Francesco Giuseppe, ma si facesse una risoluzione della Dieta, la quale veniva ad essere un manifesto alla nazione ungherese ed all'Europa.

Del resto, come si può vedere dall'indirizzo di Deak, il grande legista dell'Ungheria, non cede in nessun punto di diritto. Dopo ciò sembra che un conflitto divenga inevitabile. La Presse di Vienna calcola che quando sarà aperto il Consiglio dell'Impero, e la Dieta ungherese sarà chiusa, finiranno coll'andarvi, per primi i Sassoni, i Rumeni, i Serbi, i Croati; per cui i Magiari, restando isolati, dovranno andarvi anch'essi. Se però i Magiari si risolvessero mai a tanto, o se colle sue elezioni dirette, l'Austria giungesse a farvi pervenire una apparente rappresentanza, non verrebbe che ad accrescersi nel Consiglio il partito federalista, il quale si dimostra sempre più potente. I Tedeschi, se il Regno d'Ungheria fosse stato ordinato politica mente a parte, avrebbero avuto la supremazia nel Consiglio dell'Impero; ma se ci vengono anche i popoli dell'Ungheria, e si troveranno in grande minoranza. Gli ungheresi, se venisse sciolta la loro Dieta, e se entrassero nel Consiglio dell'Impero, si farebbero capi dell'opposizione. Allora sarebbe probabile che anche il Consiglio dell'Impero venisse sciolto.

Da molte parti vien detto, che ora si tratta seriamente la quistione romana. Secondo alcuni.

Si vorrebbe provvedere a Roma ad una specie di indirizzi al Re d'Italia ed all'Imperatore Nazioni sieno una votazione. Il famoso capo di briganti Chiavone, dopo avere fatto da Terracina una scorreria sulle terre napoletane, e dopo a vere commessi colà alcuni assassinii, ed essere stato battuto, si rifugiò di nuovo sotto la protezione di San Pietro e delle truppe francesi. E un giuoco, che dovrebbe una volta terminare.

La Spagna, nel mentre si adopera nelle sue conquiste delle Antille, trovasi di nuovo imbarazzata nel Marocco, dove si ha una gran tentazione di mancare ai patti. Ivi ci sarà da ricominciare.

La quistione della tassa della carta a Londra può dirsi finita. Così il ministero Palmerston può considerarsi come sicuro di vivere per questa sessione. Nel senato francese si discute una petizione, la quale chiede una revisione della convenzione marittima coll'Inghilterra. Il ministro Baroche e l'economista Michel Chevalier difendono la politica imperiale della Perseveranza.

Il corrispondente da Parigi fa il voto, per ché la Francia e l'Inghilterra si intromettano quali mediatrici nella quistione americana, affin ché la separazione delle due parti dell'Unione possa seguire senza spargimento di sangue. La cosa però è molto difficile adesso, stanteché ambe le parti prosieguono con calore il loro disegno e sono fatalmente condotto ad una lotta accanita.

Il nord considera oramai la presente guerra non già una guerra civile, ma bensì contro lo straniero. L'idea di abolire assolutamente e per sempre la schiavitù è penetrata in molti; e non si vorrà perdere l'occasione.

L'aristocrazia oziosa del sud affettava di disprezzare i liberi lavoratori del nord, quasi ei fossero tanti schiavi. Essa fece quindi troppo gran calcolo delle sue forze. I settentrionali invece, se lasciavano finora comandar troppo nella Confederazione dai meridionali, ora riconoscono la propria forza.

Secondo le ultime notizie, non c'è nulla da temere per Washington. Oltrecché molte truppe attraversarono il Maryland, è libero l'accesso anche per acqua sul Potomac. Le provvigioni vengono dalle parti occidentali. A Baltimora i separatisti cominciano a perdere terreno. Già pubblicamente si discorre contro la separazione.

Un giornale, il Sun, stampa dei forti articoli contro i separatisti. Tutta la parte occidentale del Maryland è per l'unione, e si domanda, che l'Assemblea dello Stato si pronunzii per essa. Molti schiavi, dicesi 500, sono fuggiti dal Maryland per la Pensilvania. Non è da dubitarsi che altri facciano altrettanto. Forse tutto lo Stato del Maryland ed una parte di quello di Virginia saranno presto guadagnati all'Unione. Se le truppe del nord prenderanno presto l'ascendente e si porteranno negli Stati del sud, vi troveranno un partito unionista. Altri saran no contenti di essere dalla loro presenza pro tetti da una insurrezione di schiavi. Quello che importa si è, che si estende l'opinione, che la schiavitù debba cessare.

Parlamento Nazionale Camera di Deputati

Tornata del 14 maggio Presidenza TECCHIO

(cont. e fine, v. num. Prec.)

G. Cavour. Sviluppa il proprio emendamento od aggiunta.

Il presidente dichiara esaurita la discussione sugli emendamenti, ed invita la Camera a dichiarar chiusa tale discussione. La camera approva la chiusura.

Il presidente legge di nuovo l'art. 2 del progetto della commissione.

Cassinis, guardasigilli. La proposta legge moveva dal desiderio di conciliare gl'interessi degli investiti e dei chiamati. Per questo desiderio di collocazione, io non ho difficoltà di accettare l'emendamento o l'aggiunta del deputato Gustavo di Cavour. Anche la commissione pare disposta ad entrare in questa via, la quale non viola assolutamente i principii ond'erano mossi il ministero e la commissione medesima. Il principio dell'equità è salvo, né s'incorre nell'esagerazione accennata dall'onorev. Pisanelli. Le condizioni di equità e di onore sono pienamente raggiunte, e quindi mi dichiaro disposto ad accettare l'emendamento Cavour.

Restelli (relatore della Commissione). A nome della maggioranza della Commissione, dichiara di accettare quell'emendamento come un'aggiunta all'articolo 2 del suo progetto.

Gadda. In nome della minoranza della Commissione dichiara di non poter accettare quell'emendamento.

ll presidente mette ai voti l'emendamento Ninchi che più si discosta dal progetto ministeriale, e che e così concepito.

«I beni feudali addivengono liberi; riservata la successione a favore del prossimo chiamato, che esista alla pubblicazione della presente legge e sia superstite alla morte dell'attual possessore».

Respinto dalla camera.

ll presidente annuncia di mettere ai voti l'articolo secondo della Commissione coll'aggiunta del deputato Cavour.

D'Ondes. Domanda che si voti prima il suo emenda mento. Il presidente acconsente a mettere ai voti l'emendamento D'Ondes, ch'è respinto dalla Camera.

Il presidente mette ai voti l'emendamento del deputato Mayr, il quale accorda la divisione per metà della sostanza tra l'attuale possessore ed i futuri chiamati.

E’ respinto.

Michelini, tra i rumori della Camera che domanda la chiusura, dichiara che l'unico progetto accettabile, secondo lui, era quello originario del ministero; e che quindi egli lo fa suo proprio, e domanda che sia votato come un nuovo emendamento.

Posto ai voti l'articolo ministeriale come emendamento proposto dal signor Michelini è respinto.

Il presidente annuncia di metter ai voti l'articolo 2 della commissione coll'aggiunta del deputato Cavour, già accettata dal ministero e dalla commissione.

Macchi si oppone alla votazione comulativa, e chiede la votazione separata dell'aggiunta.

Cavour, presidente del consiglio dei ministri. Trovo accettabile la divisione, perché sia prima votato l'emenda mento del deputato Cavour.

Macchi e D'Ondes si oppongono, sostenendo che la votazione non avrebbe senso, potendo l'articolo della com missione non essere poi approvato, quand'anche venisse approvata l'aggiunta Cavour. La camera si dimostra dis senziente, ma il presidente mette ai voti l'emendamento Cavour.

Dopo prova e controprova, è ammesso.

Messo quindi ai voti l'articolo della Commissione, è ammesso a grande maggioranza.

Il presidente mette ai voti l'articolo intiero, coll'aggiunta del signor Cavour. E approvato.

Il Relatore propone che si aggiuugano all'articolo 3 del progetto ministeriale, le parole e contemplati nell'articolo antecedente».

Il ministero accetta la modificazione. L'articolo cosi modi?icato è approvato.

Il Presidente legge l'articolo 4 del progetto ministeriale e il 3 della giunta che corrisponde a quello.

Il Relatore propone a nome della maggioranza della giunta, la soppressione della prima parte dell'articolo.

La soppressione è approvata.

Si approva quindi la seconda parte dell'articolo che di viene articolo 4.

Il Presidente legge l'articolo 5 del progetto ministeriale e il quarto della giunta che corrisponde.

Valerio propone si sopprima il S2 dell'articolo della giunta.

Mosca propone la soppressione dell'articolo intero.

Fiorenzi propone la soppressione dell'ultimo S dello articolo 2 della giunta, relativo all'obbligo di riscattarsi, 2 dell'articolo ministeriale.

Si mette a partito la soppressione proposta dal sig. Mosca. Niuno s'alza.

Regnoli sostiene la proposta del signor Fiorenzi.

Trezzi. Si tratta di prestazioni di pochissima importanza di 300 lire, di cui niuno s'interessò, neppure le finanze. Non vale una discussione di dieci minuti.

Regnoli. Si tratta di una quistione di principio. Non si deve obbligare alcuno a riscattarsi.

Amari sostiene essere cosa importante lo stabilire che l'affrancamento non sia obbligatorio, perché sebbene ora non si tratti che di 300 lire, si potrebbe fare l'applicazione in altre provincie, ove l'obbligo potrebbe riuscire molto gravoso.

Marchese parla nello stesso senso.

Trezzi. Queste prestazioni non vogliono esser paragonato ai canoni delle enfiteusi, allegate dall'onorevole oratore. Trattasi inoltre di cosa pochissima entità.

La soppressione del paragrafo è approvata.

Il presidente pone a partito il S1 dell'art. 4 della commissione, che è approvate Si approva quindi l'ultimo s dell'art. 5 del ministero.

I detti due sformano l'art. 5 del progetto.

Il presidente legge quindi l'art. 6 di etto ministeriale e 5 del progetto della Commissione.

Trezzi propone l'emendamento che contro i terzi possessori che abbiano tre anni di pacifico possesso non venga ammessa l'azione vendicatoria.

ll ministro di grazia e giustizia accetta in principio quella proposta, per la quale vengono tutelati i trai possessori, ma non si legittimano contratti illegali.

Mosca combatte la proposta del signor Trezzi come contraria al diritto vigente in Lombardia, ove non basta la prescrizione di 30 anni, ma vuolsi la buona fede.

Chiaves. Se la prescrizione è perfetta non occorre una speciale disposizione di legge, ma non dobbiamo sancire un principio che sarebbe contrario alla giustizia.

Ministro di grazia e giustizia propone che contro l'azione vendicatoria potranno i terzi possessori di beni feudali opporre l'eccezione della prescrizione giusta e norme della legge civile.

La proposta è approvata.

Si approva l'ultimo articolo colla anzidetta aggiunta.

Si passa allo scrutinio segreto.

ll presidente presenta un progetto di legge di alcuni deputati per una modificazione dell'ordinamento giudiziario nella Sicilia.

Risultato dello scrutinio segreto:



Votanti 205
Maggioranza 103
Favorevoli 151
Contrarii 54

La seduta è levata alle ore 6.

Notizie Diverse

ITALIA

Scrivono da Torino al Cittadino d'Asti:

Ormai è dunque deciso che, se non sorviene qualche straordinaria circostanza a stornare il disegno di S. M. il Re, appena chiusa la sessione parlamentare si recherà nelle provincie napoletane per rimanervi alcune settimane.

- ll marchese d'Azeglio ripartirà fra qualche giorno da Torino per Londra. Siamo assicurati essere priva di fondamento la voce corsa ch'egli debba essere da altri surrogato nella carica di nostro ministro plenipotenziario presso la corte d'Inghilterra.

- La Presse parigina, accennando alla legge testé votata nel nostro parlamento per una leva di 36,000 uomini nelle provincie napoletane crede che essa potrà farsi senza difficoltà. «Si comprende, essa dice, il motivo per cui i napoletani erano poco inclinati a farsi scolati sotto la dinastia decaduta. Sotto Francesco II l'armata non era che una forza di polizia; essa era fatta per difendere un governo tirannico; ora, invece, servirà la patria. La libertà che solo fa gli uomini, saprà fare dei soldati».

- In due cantoni avvennero domenica passata le nomine di rinnovazione del gran consiglio; in quello di Soletta trionfò il partito moderato del governo in tutti i circoli, eccetto che in quelli di Soletta. Olten, e Gosger nei quali le nomine riuscirono miste. Nel Cantone di S. Gallo vinsero i conservatori, essendo riusciti eletti 70 candidati di questo partito, compresi 4 protestanti in Altstatten, e 71 liberali. In tutti i circoli che per lo passato decisero della maggioranza superarono i conservatori avendo essi avuto nel Rheinthal superiore 2295 voti contro 1879, nel Sargans. 1707 contro 1443, e nel circolo del Lago 300 voti di maggioranza. Nella città stessa di S. Gallo non riuscirono eletti i consiglieri di Stato Fels e Zingg.

Anche a Basilea-città avvennero tre nomine di rinnovazione del gran consiglio, ma senza serio contrasto. Ne risultò confermata la maggioranza liberale conservatrice.

La Landsgemeinde d'Uri ha nominato deputato al consiglio degli stati l'ingegnere Muller in luogo di Kristen.

- Con decreto in data 9 corrente, e sulla proposta del ministro della guerra S. M. ha confermato nel suo grado nel corpo dei volontari italiani li luogotenente generale nel corpo volontari dell'Italia meridionale D. Giuseppe Paternò, ammettendolo contemporanea: mente a far valere i propri diritti pel conseguimento della pensione di giubilazione che possa competergli.

- Scrivono da Torino alla Nuova Europa: La Gazzetta del Popolo, il più vecchio dei giornali po litici di Torino-dopo ben inteso la Gazzetta Ufficiale - fu dal suo proprietario direttore signor T. Govean alienata, con tutto il materiale della stamperia mobili ecc. Oggi stesso alle ore 4 pomeridiana la nuova amministrazione e direzione entra in possesso, per quanto mi viene assi Curato.

Non sono per ora in grado di potervi dire né il prezzo d'acquisto, né citare i nomi o il nome dei nuovi proprietari con tutta certezza, tuttavia non vi tacerò come general mente si supponga che, se non gli apparenti, gli effettivi e reali acquisitori ne siano Gioacchino Pepoli e Rattazzi.

Certo è che il Voto Nazionale che Pepoli doveva di rigore e di cui era preconizzato per ieri il primo foglio non esce più; malgrado che tutto fosse disposto a tal uopo e si avessero già in pronto gli operai compositori, e il corrispondente di Parigi mandasse già da alcuni giorni le sue lettere.

A quanto dicono la Monarchia Nazionale rimarrebbe nelle braccie di Depretis e Castellani Fantoni con poca probabilità di lunga vita per le passività a cui soggiace quel giornale di recente data e senza ragione d'essere, poiché non rappresenta un partito ma una Coterie.

Pepoli e Rattazzi ispirerebbero là i nuovi compilatori della Gazzetta del Popolo, giovandosi della diffusione che ha nelle antiche provincie del regno quel giornale per aprirsi la via al ministero cui aspirano.

Ritengo però che la classe dei lettori attuali della Gazzetta del Popolo non abbia il palato guari disposto a gustare il cibo di quaresima che le animeranno i nuovi scrittori, assuefatta com'è alle vivande grasse e carnevalesche.

- Si ha da Pesth, 7 maggio:

La Dieta decise di protestare contro la riscossione delle imposte, aggiornandone la discussione all'epoca di quella dell'indirizzo.

- Secondo un dispaccio da Vienna al Nord, il barone Vay avrebbe dato la sua dimissione, perché il ministro di Stato promise di rispondere all'interpellanza concernente l'Ungheria. La dimissione non sarebbe stata accettata.

- Carteggi da Varsavia, dice l'Opinione Nazionale, annunziano che ufficiali e soldati appartenenti ad una delle ultime divisioni russe spedite a quella volta, gridarono col popolo: Viva la Polonia.

In pari tempo si udirono alcuni gridi di Viva Alessandro Il, quasi per protestare contro la politica, di violenta repressione, nella quale il partito germanico si sforza di impegnare quel sovrano.

Altri carteggi affermano che l'opinione liberale in Russia si manifesta sempre più favorevole al movimento po lacco, che si propaga nella Lituania e nella piccola Russia.

l Russi desiderano ardentemente che la Polonia ottenga la sua costituzione del 1815, sperando così di giungere ad un medesimo risultato.

- Dopo l'infausto annuncio recato dal telegrafo della morte del conte Ladislao Teleki, non sono senza importanza le seguenti righe che scrivevansi da Pesth 5 alla Oesterreichische Zeitung, due giorni prima del fatale avvenimento:

Il conte Ladislao Teleki, in uno scritto diretto al comitato Zala, si dichiara sciolto dalla promessa che egli che de'  all'imperatore in occasione della sua liberazione. In questo scritto è detto: «il campo della politica è aperto dinanzi a me, né v'è circostanza nessuna che po tesse costringermi a rinunciarvi. Nessuno può aspettarsi da me che io rinunci a miei principii, né immaginarsi che non vi rimanga fedele sino all'ultimo istante. Tutta la tendenza e tutte le fatiche della mia vita, il benessere mate riale, i dolori, i lutti, le più liete speranze, e le perdite irreparabili mi stringono ad essi. Vi può egli essere un legame più indissolubile? Neppure la morte può scioglierlo, poiché le ceneri di un defunto hanno l'ufficio loro.

Adempiendo al quale ne continuano l'esistenza.

- Scrivono da Roma, 7 maggio, alla Nazione:

In questi giorni altri dolorosi fatti d'assassinio e di brigantaggio avvennero sulla frontiera napolitana. Il famigerato Chiavone, entrato colla sua banda in Monticelli, ha saccheggiato il paese, ucciso barbaramente il Priore e quattro dei primari cittadini, e si è diretto a Lenola. Questa canaglia viene organizzata, armata e pagata in Roma, col danaro cattolico. Quattro giorni fa, in duecento circa borbonici ch'erano a Fiumicino, furono condotti su pel Tevere da un vaporetto pontificio sino a ponte Falera; là furono messi sulla ferrovia, la cui amministrazione si presta gentilmente simili trasporti, e condotti a Civitavecchia, per essere mandati in due vapori con bandiera francese a Palermo, o in altro punto della Sicilia. Ed anche nei gai stati papali si lavora a far reazioni: un certo Santacché scrive ad un suo corrispondente di Ascoli di star pronto, essendo il momento favorevole per la partenza della truppa regolare da quella città: gl'ingiungono d'intendersi con un tal Piccioni che sta nella montagna con alcune centinaia di briganti, per piombare nella città e saccheggiarla, uccidendo tutte le persone sospette di liberalismo gli dice ch'egli stesso è pronto in Roma con cinquecento briganti, assoldati e pagati e sparsi per Roma e paesi adiacenti, a venire in soccorso. Inoltre sono stati spediti in Romagna quaranta gendarmi tutti remagnuoli e pratici del paese, per cercare di fare una testé di reazione e persuadere quei contadini al saccheggio e all'assassinio. Ecco in che si occupa il Vicario di Cristo!

Si fa anche un gran campo di esercizi militari a Torre di Valle presso Roma De Merode vi manda a bestemmiare quel branco di soldati che ancora rimangono al governo pontificio, e vi si conduce egli stesso a sfogare la sua ambizione di gloria militare.

Altri sei studenti sono stati espulsi dall'Università: l'abate Mura, rettore della medesima, pe' servigi resi alla polizia, ha ricevuto in dono dal papa una cambia le di scudi 1,400 sul banco già Freeborn: l'obolo di San Pietro serve pure a qualche cosa!

AUSTRIA

- Il Giornale di Verona ha, per via telegrafica, da Vienna, 11 corrente.

È conosciuto l'indirizzo di risposta fatto al discorso della Corona della Camera dei Signori, del quale oggi fu data pubblica lettura. Esso esprime a Sua Maestà la unanime gioja della Camera, esternando per parte sua la decisione di sostenere pel bene della patria la volontà del sovrano con tutta energia, riconoscendo altamente la nobile fiducia che Sua Maestà ripone nel tradizionale attaccamento e nella fedeltà dei popoli alla persona del principe ed alla casa imperiale, oggi in ispecial modo che la nazione è chiamata a nuovi doveri dalle accordate libere istituzioni. (Applausi unanimi nella Camera e nelle Gallerie.)

- La Gazzetta di Venezia ha da Vienna, 11:

S. M. l'Imperatore, in risposta all'indirizzo della Ca mera dei Signori, manifesta la sua soddisfazione che la Camera abbia risoluto di secondare gagliardamente i suoi sforzi pel ben della patria, e riconoscere l'espressione del nobile sentimento, in cui la dichiarazione della fedeltà tradizionale e dell'attaccamento alla persona ed alla Casa imperiale si associa all'intelligenza liberale dei nuovi doveri.

RUSSIA - Un dispaccio da Varsavia, 8 sera, della Patrie, reca i seguenti fatti: La popolazione, cedendo ai consigli che le erano stati dati dai veri amici della Polonia, s'è astenuta dal recarsi la giornata dell'8, in pellegrinaggio al santuario di Czestochowa. Per conseguenza, la tranquillità non venne turbata. Se questa pacifica manifestazione avesse avuto luogo, sarebbe stata seguita da una repressione assai vio lenta, come l'autorità ne aveva preavv.. gli abitanti.

Il vescovo Lubienski è morto a Varsavia. Si chiese al principe luogotenente la facoltà di seppellire il corpo del prelato cogli onori dovuti. ai grandi dignatari della Chiesa. Il principe si affrettò, dicesi, a consultare Pietroburgo. Se la facoltà è concessa, si crede che tutta la popolazione della città assisterà ai funerali del prelato.

Venne promulgato: un decreto del ministro dei culti esso proibisce alle popolazioni d'uscire in folla dalle chiese e di fermarsi davanti alle porte.

Il 6 maggio, giorno della festa dell'imperatore, gli abitanti si sono astenuti dal prendere parte alla solennità, le vie rimasero affatto deserte.

I membri del Consiglio municipale persistettero nel dare la loro dimissione. Ecco le parole nel cui confermarono la loro risoluzione.

I sottoscritti, considerando che, in causa della risposta insufficiente data alla domanda dell'ordinamento del Consiglio municipale instituito coll'articolo 13 dell'ukase del 27 marzo, non sono in condizione di adempiere coscienziosamente i doveri che furono loro imposti, e non hanno loro i mezzi di difendere gli interessi della città, sotto il rapporto della gestione finanziaria;» Considerando inoltre che il decreto organico del Consiglio municipale dev'essere presto pubblicato, se condo le promesse del governo, domandano d'essere sol levati dalle loro funzioni, provvisorie.

SPAGNA

- L'Havas ha da Madrid, 8 maggio:

La Gaceta annunzia che Pacheco non è più ambasciatore al Messico. Il decreto della sua demissione dice che la rinunzia da lui presentata conteneva fatti tanto inesatti e idee ed espressioni tali, che il governo, se avesse conservato il segreto, sarebbe stato indegno della fiducia della regina.

Il governo rimandò la protesta del presidente Jeffrard, visto che non era pervenuta per via regolare.

(Havas.)

AMERICA

ll North Briton è giunto con notizie dirette di Nuova York fino al 26 aprile, e fino al 28, per via tele grafica da Portland (Maine).

Altri quattro reggimenti di Nuova York erano giunti in Washington. Credesi che la capitale sin ora in tanta forza da respingere ogni assalto.

La via da Annapolis a Washington è tenuta aperta da truppe federali; ma la via ferrata di Baltimora è tuttavia interrotta.

Il forte Smith, nell'Arkansas, è stato preso dalle truppe dei confederati; vi era un valore stimato a 800,000 dollari. La bandiera degli Stati confederati è inalberata sul forte.

Il governatore di Delaware ha risposto alla chiamata alle armi del presidente Lincoln; e con suo proclama in vita i volontarii ad armarsi in difesa dell'Unione.

Il Fulton e il Glasgow hanno salpato per l'Europa, il prime con dispacci pel governo britannico.

Il governo federale noleggia quanti più può vapori per usarne come trasporti e cannoniere. Eziandio il vapore Kedar è stato preso a nolo.

Il sentimento unionista si rialza nel Maryland. In al cune parti il popolo minaccia di appiccare quei de'  loro rappresentanti che inclinano alla separazione.

Le truppe dei confederati marciano verso Washington in distaccamenti. raccolti su terra corrono pericolo per mancanza di coltivazione.

(Sun)

- Togliamo dalla Lombardia il seguente quadro di formazione dell'esercito attivo:

I° CORPO D'ARMATA

Generale Ettore de'  Sonnaz,

Quartiere generale in Alessandria.

2.a divisione. Reggimenti fanteria. Brigata Piemonte 3 e 4, Brigata Aosta 5, e 6.

10.a divis. Brigata Ravenna 37 e 38, Brigata Ferrar.

47 e 48.

Bersaglieri. Battaglioni 1. 9. 21. 27. 13. 19. ed il primo di deposito.

Cavalleria. Reggimento Lancieri d'Aosta, Reggimento Cavalleggieri d'Alessandria.

Artiglieria. N. 9 batterie dell'8° e del 6. reggimento.

Truppe sussidiarie. N. I Compagnia Zappatori del Genio. Distaccamento del Corpo d'Amministrazione.

Distaccamento del Treno. Uno squadrone Reggi mento Guide.

II° CORPO D'ARMATA

Generale Alfonso La Marmora

Quartiere generale in Milano.

3.a divisione. Reggimenti fanteria. Brigata Cuneo 7. e 8., Brigata Pinerolo 13. 14.

6.a divisione. Brigata Brescia 19. e 20., Brigata Cremona 21. e 22.

9.a divisione Brigata Livorno 33. e 34. Brigata Abruzzi 57 e 58.

Bersaglieri. Battaglioni 2. 10. 4. 15. 8. 17., ed il secondo di deposito.

Cavalleria. Reggimento Lancieri di Firenze, Reggimento Cavalleggieri Monferrato.

Artiglieria. N. 9 Batterie del 6. reggimento.

Truppe sussidiarie. N. 1 Compagnia Zappatori del Genio. Distaccamento del Corpo d'Amministrazione.

Distaccamento del Treno. Uno squadrone Reggi mento Guide.

III. CORPO D'ARMATA.

Generale Cucchiari.

Quartiere generale in Parma.

5.a divisione. Reggimenti fanteria. Brigata Casale 11. e 12., Brigata Acqui 17. e 18.

8.a divis Brigata Pavia 27. e 28. Brigata Siena 31. e 32.

12.a divis. Brigata Modena 41, 42, Brigata Calabria 59. e 60.

Bersaglieri. Battaglioni 5. 18. 3. 20. 23, 25. ed il terzo di deposito.

Cavalleria. Reggimento Lancieri Montebello, Reggimento Cavalleggeri Saluzzo.

Artiglieria. N. 9 batterie del 7, reggimento.

Truppe sussidiarie. N. 1. Compagnia Zappatori del Genio. Distaccamento del Treno. Uno squadrone Reggimento Guide.

IV. CORPO D' ARMATA.

Generale Cialdini.

Quartiere generale in Bologna.

4.a divisione. Reggimenti fanteria. Brigata Regina 9. e 10., Brigata Savona 15. e 16.

7.a divis. Brigata Como 23 e 24. Brigata Bergamo 25. e 26.

13.a divis. Brigata Parma 49. e 50. Brigata Marche 55, 56.

Bersaglieri. Battaglioni 6. 7. 11. 12. 22. 26. ed il quarto battaglione di deposito.

Cavalleggeri di Lodi.

Artiglieria. N. 6 batterie del 5. reggimento e N. 3 del 7.

Truppe sussidiarie. N. 1 Compagnia Zappatori del Genio. Distaccamento del Corpo d'Amministrazione.

Distaccamento del Treno. Uno squadrone Reggi mento Guide.

V. CORPO D'ARMATA.

Generale Morozzo della Rocca.

Quartiere generale in Torino.

1.a divisione Reggimenti fanteria Brigata Granatieri di Napoli 5, e 6. Brigata Fiori 43 e 44.

Bersaglieri Battaglioni 14. 16. 21 34 ed il quinto battaglione di deposito.

Cavalleria. Reggimento Lancieri Vittorio Emanuele, Reggimento Usseri di Piacenza.

Artiglierie. N. 6. Batterie del 8. reggimento.

Truppe sussidiarie. N. 1. Compagnia Zappatori del Genio. Distaccamento del Corpo d'Amministrazione.

Distaccamento del Treno. Uno squadrone Reggi mento Guide.

VI. CORPO D'ARMATA.

Generale Giovanni Durando.

Quartiere generale in Napoli.

14.a divisione. Reggimento fanteria. Brigata del Re l'e 2. Brigata Bologna 39. e 40.

16.a. divisione brigata Pisa 29. e 30. Brigata Sicilia 51 e 62.

17.a. divisione Brigata Pistoia 35 e 36., Brigata Umbri, 53 e 54.

Bersaglieri. Battaglioni 28. 29. 30. 31. 32. 33. ed il se sto di deposito.

Cavalleria, Reggimento Lancieri di Milano, Reggimento Cavalleggieri di Lucca.

Artiglieria. N. 6 batterie del 5. reggimento e N. 3 dell'8 reggimento.

Truppe sussidiarie. N. 1 Compagnia Zappatori del Genio. Distaccamento del Corpo d'Amministrazione.

Distaccamento del Treno. Uno squadrone Reggimento Guide.

Divisione di cavalleria di riserva.

1.a Brigata Nizza e Piemonte Reale.

2.a Brigata Savoia e Genova.

Artiglieria di riserva, Una brigata d'artiglieria a cavallo del 5.º reggimento, Undici batterie di battaglia dei reggimenti 5° 6° 7° e 8°

RIORDINAMENTO DEL CORPO

DE' BERSAGLIERI

Comando generale in Cuneo.

1° Il Comando dei Bersaglieri del 1° Corno d'armata è in Cuneo. Ila sotto i suoi ordini il 1° battaglione di deposito e i battaglioni attivi 1° 9°, 13°, 19° 21° e 27.

2 Il comando dei Bersaglieri del 2° Corpo d'armata è a Como. Ha sotto i suoi ordini il 2° battaglione di deposito e i battaglioni attivi 2° 4° 8° 10° 15° e 17°.

3 Il Comando dei Bersaglieri del 3. Corpo d'armata è a Modena. Ha sotto i suoi ordini il 3. battaglione di deposito e i battaglioni attivi 3. 5. 18. 20. 23. e 25.

4 Il Comando dei Bersaglieri del 4. Corpo d'armata è a Ravenna. Ha sotto i suoi ordini il 4. battaglione di deposito e i battaglioni attivi: 6. 7. 11. 12. 22. 26.

5 Il Comando dei Bersaglieri del 5. Corpo d'armata è a Livorno. IIa sotto i suoi ordini il 5. battaglione di deposito e i battaglioni attivi: 14. 16. 24. e 34.

6 Il Comando dei Bersaglieri del 6. Corpo d'armata è a Capua. Ha sotto i suoi ordini il 6. battaglione di deposito e i battaglioni attivi: 28, 29, 30, 31. 32. e 33.

Cavalleria. Reggimento Lancieri Novara, Reggimento.

Dispacci Elettrici AGENZIA STEFANI

Napoli 15 - Torino 15

Opinione - Salamanca è partito stamane do po conchiusa la convinzione per le ferrovie romane. Esso ha parte pure nella concessione fatta a Delahate e Talabot delle ferrovie napolitane e linea da Napoli a Ceprano.

Napoli 16 - Torino 15 (sera)

La Camera dei Deputati ha discusso la pro posta per la sospensione della nuova circoscrizione della Provincia di Benevento. Dopo viva e non lunga discussione approvò una proposta pregiudiziale del Deputato Caracciolo colla quale, fermo il decreto luogotenenziale, s'incarica il Ministero di presentare una nuova circoscrizione, dopo uniti i nuovi Consigli Provinciali e Comunali. Furono presentati progetti di legge pel miglioramento del porto di Rimini e per la costruzione di una ferrovia da Napoli ad Ancona, la quale deve essere ultimata nel 1863.

Lunedi il Deputato Ricciardi farà interpellanza sovra i recenti fatti di Napoli. Domani e dopodomani vi sarà seduta pubblica.

Napoli 16 - Torino 15

Parigi 14 - Nel Senato nella discussione sulla petizione per la Siria Larochjaquelin Donnet Capuvs Montlaville Dupin Castilbajac Aguesseau combatterono le conchiusioni della Commissione: Saulus le difende - Dietro domanda di Billault la discussione continuerà domani.

Parigi 15 - Tolone 14 - Tutta la squadra ha avuto ordine di apparecchiarsi pel 20 con tutti i trasporti a vapore a Marsiglia.

Roma 11 - Il Cardinale Grassellini è inviato in Francia..

Napoli 16 - Torino 15 (sera)

Parigi 45 - Marsiglia - Costantinopoli 8.

Omer-Pascià parte per Mostar - Il corpo di truppe sul Danubio sorveglia le frontiere della Serbia - La Porta accusa il Principe di Serbia di eccitare il malcontento, di fornire le armi - Omer-Pascià fu incaricato di disarmare i cristiani - La Bosnia è in calma, ma travagliata da vessazioni. La carta monetata, rifiutata nelle Province, perde la metà - A Costantinopoli un incendio ha distrutto 300 case - la miseria e le esasperazioni aumentano - Proclami incendiarii trattano il Governo di ladro, il Clero di servile ed arepio - Risse sanguinose tra i Greci e i Bulsari nelle feste di Pasqua: la Porta le ha represse.



Fondi Piemontesi 73,90
Tre per cento francese 69,55
4 112 per cento id. 96,30
Consolidati inglesi. 92,00
Metalliche Austriache 76,30

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Il Gerente responsabile - Carlo De Ruberto.

F. Mazza Dulcini - Direttore-Proprietario.

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STAB. TIP. DELLE BELLE ARTI.

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ANNO I. Napoli 17 Maggio 1861 N. 69

IL PARLAMENTO GIORNALE POLITICO DELLA SERA
Si pubblica tutti i giorni (esclusi i festivi) alle 5 p. m.
COSTA UN GRANO


NAPOLI 17 MAGGIO 1861

LA MAGISTRATURA DEL NAPOLITANO

Quando il deputato Massari nella sua interpellanza al Ministero su le cose di Napoli parlò della magistratura, disse, se la memoria non ci falla, essere cosa bene strana che si vedesse in queste provincie meridionali lo spettacolo di un giudice che siede sullo stesso tribunale accanto al suo paziente politico: di un avvocato che vada a fare i suoi informi presso il magistrato che lo mandò in galera. E Massari, deputato della Diritta, concludeva che il perso male di questa magistratura avea bisogno urgente di una radicale riforma, e l'invocava dal Ministero: la menoma obbiezione non si levò contro di questo giustissimo voto né da banchi dei deputati, né dalle sedie del Ministri.

Ebbene, lo si crederebbe? appunto da quell'epoca il movimento giudiziario che tanto quanto erasi svolto, ed in senso più o meno liberale, si arrestò di botto come colpito dalla bacchetta magica di un incantatore. Cosa vuol dire questo fenomeno? Ci è per avventura un senso, un motto d'ordine riservati in tutto ciò? ben sarebbero tentati di trovarcelo gli avversari del Gabinetto, e di natura affatto contraria allo spirito liberale ben potrebbe, ove non fossimo alle vigilia di un mutamento radicale in tutto ciò, verificarsi una mistificazione delle più classiche in tutto ciò.

Rifletteteci bene: voi avete addebitato in gran parte, o fattene le viste, gli errori amministrativi di queste provincie meridionali al poco tatto de'  governanti locali: e noi vogliamo credervi, ci fa bisogno di credervi perché abbiamo d'uopo di concordia conciliabilmente con l'Italia - e vogliamo credere il bene comune come scopo della vostra politica: ma in nome di Dio, ciò è inesplicabile, perché quando un voto così solenne e pronunziato parte dagli uomini più dichiarati della vostra politica e per conseguenza implicitamente da voi, e l'effetto che né segue è diametralmente e decisamente opposto a quello, e di botto-signori ci è da perdere assolutamente la bussola pel paese.

E notate: questa sincope del movimento giudiziario, questa paralisi che colpisce sotto una forma così marcata l'indirizzo liberale ha luogo poi, quando? Quando una reazione, ed un tentativo più vasto di cospirazione borbonica si manifesta in tanti punti del paese, e l'istruzione, i giudizii hanno d'uopo di uomini che sappiano, vogliano, ed abbiano il coraggio di applicare la legge. Che vogliano applicare la legge; Ma gli uomini pronunziati pel vecchio regime non lo vorranno assolutamente.

Prima di tutto essi credono al ritorno del Borbone: le vedute de'  borbonici in politica non furono giammai delle più estese, e l'elemento storico è il fondamento di tutte la loro teoria, Ora cosa dice mai l'elemento storico di queste provincie? I Borboni son tornati sempre. Adunque, dicono essi, torneranno di nuovo - E se così è, anzi nella sola probabilità che ciò sia, è inesplicabile, perché quando un voto così so Borbone.

Poi bisogna fare anche un pò di calcolo sulle simpatie. Per quanto possono essere a questi signori antipatici i liberi che essi chiamavano demagoghi e trattavano in conformità, altrettanto naturalmente sono simpatici i reazionarii che essi chiamano nelle loro sessioni fra colleghi, de'  sventurati, degli uomini fedeli al buon principio. E se aggiungete a tutto ciò il pericolo che essi sempre vedono innanzi a loro, la spada di Damocle sospesa su le loro cariche - ancor ché la vogliate sospendere con una gomena la diffidenza in cui sono al paese, e il congedo che alla fine questo darà e dovrà loro, e vogliate credere che in mezzo alle cospirazioni borboni che e reazioni facciano il loro dovere.... resta a voi libero pienamente di crederlo.

Nè guardi il cielo per altro dal voler confondere tutti quanti in un fascio coloro che servirono il vecchio governo. Noi c'inchiniamo innanzi ai buoni, e c'inchiniamo con tanto maggior rispetto, in quanto che mantenendosi tali sotto la più efferata e corruttrice tirannide, hanno passata la prova del ferro e del fuoco - I tristi si sanno, si riconoscono: la terra di Napoli non sono le savane di America, ed i cooperatori del dispotismo, i briganti ed i ladri sono visibili ad occhio nudo, nelle amministrazioni, nella magistratura, e negli ufficii.

Non lo si crederebbe a Torino, come non lo si crede dal fondo delle nostre provincie: que sti signori dallo sguardo torvo o gesuitico que sti uomini che son giunti al posto che hanno, coi furti, con lo spionaggio e le condanne, hanno preso da qualche tempo in quà un'aria di superiorità ed un'audacia così provocatrice che a gli uomini onesti è giuoco forza aprire la bibbia e pigliarsi la buon'anima di Giobbe a modello.

I poveri liberali sono da costoro bistrattati e derisi: le loro cose, più umili, più modeste, più giuste vengono da essi attraversate con una destrezza con un accanimento concorde e di setta: e ve né ha tanti e tanti che straccati dal dispotismo e confinanti con la miseria vengono da costoro messi insolentamente alla porta men tre eglino gavazzano nelle cariche e nel potere come a tempi del loro padrone di bombardatrice memoria. E tutto questo, mentre la parte culta ed eletta della società, mentre il foro presenta le più belle individualità che potrebbero in brevissimo tempo mutar faccia e dare un lieto e robusto avviamento alla cosa pubblica.

Questa situazione è difficile assai, questo quadro è nauseante, e se noi l'abbiamo menoma mente esagerato, né portiamo appello a tutti quanti vi sono uomini onesti e non borbonici di cuore nel paese.

F. MAZZA DULCINI

Notizie Diverse

- Leggesi nel New York Herald:

Grandi avvenimenti seguono, a quanto pare nel Maryland al momento presente. Si annunzia da Harrisburg che molti negri sono fuggiti in Pensilvania; in seguito di ciò uno stuolo di Marilandesi avrebbe assalito il villaggio d'Annover, contea di York, Pensilvania. Dicesi che in tere famiglie lasciano il Marvland, e fuggono nelle contee di Adams, York e Franklin, si teme inoltre che sia imminente la fuga di tutti gli schiavi dalle contee di confine.

Oltre a 500 schiavi sono già fuggiti.

Secondo le notizie di Baltimora un gran cambiamento favorevole all'unione è sopravvenuto; ma questa nuova richiede conferma. La città era tuttavia in mano del volgo separatista, sebbene essa è per ora quieta.

Washington è sicura al presente; né vi mancano vi veri, il governo avendo ampiamente a ciò provveduto.

-ll New York Times dice:

l vantaggi del conflitto possono considerarsi fino ad ora dalla parte del governo. Le truppe in Washington sono sufficienti a tener testé a quante forze possono opporre i separatisti Dicesi che essi annoveranno 14 000 uomini nella Virginia; ma non è probabile che più della metà sia armata.

Il forte Smith, Arkansas, è nelle mani dei confederati.

Un dispaccio dal forte del 25 aprile contiene i seguenti particolari: Ieri, sulla mezzanotte, un corpo di volontario sotto il comando del colonnello Solone Barland, approdò presso il forte da due vapori. Vi erano circa 360 uomini, e il capitano Sturgis, che le comandava, lasciò il forte, menando seco quante più provvigioni poteva e tutti i cavalli. Si ritirò quindi nel forte Washia.

-Il 10 aprile si sparse a Dio la voce che era scoppiata una insurrezione a S. Juan. Un colonnello Rios vi avrebbe deposto il governatore Valanzuela, appena installato dal colonnello Saà.

Il partito unitario a Buenos-Aires attribuiva questo nuovo moto al generale. Urquiza. ll Congresso era alla vigilia di riunirsi a Parana, e non si dubitava che il generale Urquiza non disponesse d'una maggioranza sufficiente per far adottare, secondo la sua volontà, tutte le quistioni pendenti.

(Pays)

AUSTRIA

- Ecco giusta l'Oesterreichische Zeitung, l'indirizzo già votato dalla Camera dei signori in risposta al discorso dell'Imperatore:

Maestà, I. R. A..

Ancora profondamente e lietamente commossi dalla potente impressione di quell'ora solenne e sublime, in cui, i popoli dell'Austria ebbero, col mezzo dei lori rappresentanti raccolti intorno all'augusto trono di V. M., promessa di nuove guarentigie d'un futuro felice per tutto lo Stato, i membri della Camera dei signori del Consiglio dell'impero riguardano come il primo e più imperioso loro dovere di dare rispettoso sfogo ai sentimenti della profonda gratitudine in essi destata dal diploma del 20 ottobre del passato anno e dalla legge fondamentale del 26 di febb.

- Queste istituzioni ricevettero ultimamente nel cospetto del mondo, dalla bocca stessa di V. M. in mezzo alle grida di giubilo delle due camere del Consiglio dell'impero, ripetute da tutti i paesi dello stato, la loro sacra conferma, e la loro forza. Se non che la Camera dei signori, men tre congiunge i suoi sentimenti di gratitudine a quelli dei cuori di tutti i patrioti, deve esprimere in particolare la sua gratitudine rispettosa pella posizione a lei assegnata conformemente alla costituzione, pella quale la Camera stessa, giusta le intenzioni di V. M.: è chiamata a congiungere armoniosamente nel suo seno la santità della chiesa e la nobiltà della nascita col decoro dell'arte, della scienza e dell'esperienza provata, cioè colla nobiltà del merito e dei sentimenti. Così le naturali e però inevitabile disuguaglianza nella vita dei popoli vengono a ricevere un operosità conciliatrice ed unificatrice, onde qui pure in uno spazio ristretto riappare la bella e feconda idea, la realizzazione della quale costituisce in grande l'ufficio più splendido e meritevole di riconoscenza, cioè la cooperazione conciliativa e l'unione liberamente operosa di tutti i paesi: di tutti i popoli diversi e di tutte le classi alla salute di tutti e alla potenza e grandezza della monarchia.

La Camera dei signori segue con fedeltà e con fiducia la voce uscita da V. M., poiché essa divide con voi il convincimento, che lo istituzioni poste in pratica secondo i principii antecedentemente assegnati, debbano condurre, mediante la partecipazione dei rappresentanti del popolo al potere legislativo, ad una trasformazione salutare ella monarchia, che congiunga la necessaria unità dello Stato coll'indipendenza, quanto più estesa è possibile, dei diversi paesi.

La Camera dei signori si mette con sincerità e con zelo pel cammino costituzionale, che le viene aperto, e spera coll'aiuto di Dio, di adempiere al suo ufficio, proponendosi essa, nell'atto che conserva con animo liberale e senza egoismo la sua indipendenza, di promuovere di avvalorare i veri, durevoli e in realtà identici interessi del trono e dei popoli, in amorevole accordo e in patriottica gara coll'altra camera del consiglio dell'impero.

Se alla Camera dei signori verrà fatto per questa via, com'essa spera, di guadagnare l'approvazione di V. M. e e del paese, come pure quelle simpatie, che sono necessarie, perché un'istituzione nuova possa essere veramente utile, in questa bella e onorevole ricompensa essa troverà nel tempo medesimo un appoggio incoraggiante e una fortificazione alla sua propria esistenza ed alla sua o pera.

Non dissimuliamo la difficoltà degli uffici, ai quali dobbiamo por mano.

Ma le differenze politiche, religiose e nazionali, che in contransi sul territorio dell'Austria, verranno comprese con uno spirito di conciliazione e regolate secondo i principii della vicendevole tolleranza, onde non potranno offri re ostacoli insuperabili a quell'unione ragionevole, che deve esser fonte inestinguibile di benessere per lo Stato e stabile base della sua unità e della sua potenza.

Le istituzioni impartite da V. M. concedono ad ogni nazionalità spazio sufficiente per muoversi liberamente sul terreno della loro cultura, della vita giuridica, della loro fede e della loro moralità. Di ciò soddisfatte esse cercheranno sicurezza unicamente nella potenza e nella grandezza di tutto lo Stato e però diverranno i sostegni più validi di quell'unità, che rimane la condizione i dispensabile della sua forza. Se vediamo con doloroso rammarico che i legni di Ungheria, di Croazia, Slavonia e Transilvania i non sieno per anco rappresentati al Consiglio dell'impero e desideriamo sinora invano la cooperazione dei loro rappresentanti allo scopo comune, abbiamo nondimeno la speranza pronunciata da V. M., alla quale i nostri cuori rispondono, che la questione possa essere in breve favorevolmente risolta nel senso del rescritto di V. M. 26 febbraio dell'anno corrente. Noi non possiamo rallegrarci di tutto cuore delle istituzioni congedute da V. M., finché i nostri fratelli di quei paesi non vi prendano parte. Poiché solamente quando i loro rappresentanti, seguendo la benevola voce del loro legittimo sovrano, circondino della loro cooperazione il trono di V. M., l'opera gloriosamente incominciata potrà ottenere il suo compimento.

Ci rallegriamo della speranza espressa da V. M. che possiamo continuare a godere di una pace, di cui la monarchia, al pari del resto dell'Europa, ha bisogno. Possa il dovere solidale, che incombe a tutti gli stati di non porre a pericolo questo prezioso bene, essere riconosciuto e osservato anche da altre potenze, come lo fu da par te di V. M..

Come siamo convinti, che V. M., per quanto sarà conciliabile coll'onore e colla posizione d'una grande potenza, non lascierà intentato alcun mezzo di mantenere la pace, abbiamo per fermo che, ove questi, non dovessero riuscire a buon fine, tutto il popolo austriaco seconderebbe e aiuterebbe validamente con patriottico calore gli sforzi di un esercito valoroso e distinto pella costante fedeltà a suoi doveri.

Noi dedicheremo la nostra maggioranza attenzione a tutti i progetti di legge annunciatici da V. M., e particolarmente a quelli che riguardano le imposte, la banca ed il credito, ed entro i confini della competenza assegnataci dalla costituzione coopereremo con zelo, affinché le questioni di cui trattasi, vengano risolte in modo adeguato al benessere comune, si ristabilisca a poco a poco l’equilibrio nelle finanze tendendo nel tempo stesso, se condo le benevole intenzioni di V. M., a diminuire il peso delle imposte elevate in conseguenza delle circostanze.

Noi comprendiamo in tutta la sua grandezza e importanza l'ufficio serbato ai giorni nostri, di guidare felicemente i destini della patria in mezzo ad uno dei più pericolosi periodi di transizione. Ma sentiamo con V. M. che a siffatto ufficio, per quanto grave, pur vuolsi adempiere. La gravità di questa posizione non ci lascia senza fondato timore, ma nemmeno senza giusta speranza, Questa speranza deve riuscir vincitrice, se volgiamo il guardo alla storia dell'Austria e nel nostro petto mede simo.

V. M. conta a buon diritto sull'antica fedeltà austriaca, e sul valore delle virtù patriotiche e civili comuni a tutti i popoli della monarchia, che nessuno dei nostri do minatori ha inutilmente invocato e alle quali l'Austria va debitrice de'  suoi giorni più felici e gloriosi e delle sue più superbe memorie.

Noi riponiamo fiducia nella solenne promessa imperiale di proteggere colla sua imperiale potenza la costituzione comune come il fondamento intangibile dell'impero uno ed indivisibile, e di respingere efficacemente qualunque offesa all'esistenza della monarchia e ai diritti di tutti i suoi popoli e paesi.

I figli dell'Austria presente si condurranno nel pericolo dietro l'esempio dei padri loro. Con civile costanza, ove bisogni, rimarranno a lato di V. M. coi beni e col sangue.

Il buon diritto è con noi, e chi ha la coscienza di essere stato giusto e mite, deve anche mantenersi fermo e forte.

In questo senso i popoli dell'Austria, cercheranno, ne siamo sicuri, di provare coi fatti i loro sentimenti di gratitudine per le magnanime risoluzioni di V. M., alle quali vanno debitori delle istituzioni, che promettono tanta felicità, e il valore delle quali essi sanno adeguatamente stimare, procurando al cuore paterno di V. M. il benefico convincimento, che anche gli emancipati hanno con servato piena la misura del loro antico amore e della loro antica devozione austriaca.

Così possa la divina onnipotenza proteggere e unire, benedicendo il nostro principio e il nostro fine, la corona, l'impero e i popoli.

Fra i molti punti in cui è necessaria la concordia, uno dei più urgenti è quello che tutti i credenti di tutte le confessioni di questo vasto impero volgano con noi una calda preghiera, affinché Dio conservi e renda felici S. M. e la nostra libera ed una Austria.

- La Commissione incaricata dalla Camera dei deputati della compilazione dell'indirizzo in risposta al discorso del trono ha presentato il progetto che riferiamo qui sotto attenendoci alla Presse di Vienna. La discussione sul progetto medesimo dovette aver luogo sabbato scorso:

Maestà. I. R. A.

Penetrata da sentimenti di lealtà e di patriotismo eguali a quelli, che già vi furono manifestati dal seno mede simo delle Diete come vera espressione dei sentimenti dei popoli la Camera dei deputati al Consiglio dell'impero si rivolge alla M. V. per rendervi rispettose grazie della fiducia, che V. M. le concedete chiamando i suoi deputati alla grand'opera di contribuire alla salutare trasformazione di tutta la monarchia.

Salutiamo con gioia gli elevati principii, che V. M. ha proclamato pella grand'opera, che coll'aiuto dell'Onnipotente sarà compita pella felicità dei popoli, pella salute dello Stato e lo gloria dell'imperatore.

Le libere istituzioni, in forza delle quali per l'avvenire tutte le nazionalità dello stato devono consistere l'una vicino all'altra con eguali diritti, e tutti i cittadini devono essere eguali in faccia alla legge, raffermeranno i legami della concordia fraterna rafforzandoli ad indissolubile colleganza; la partecipazione della rappresentanza del popolo al potere legislativo consacrerà questa colleganza medesima, e il progressivo sviluppo della libertà, nello spirito del tempo e secondo il bisogno dei popoli, le darà la forza di uscir vincitrice da tutte le tempeste.

E cosa per noi di inestimabile valore, che V. M. abbia intraprese di riformare la costituzione dello Stato in base all'indipendenza, quanto più estesa è possibile, dei diversi paesi e insieme sulla base di quell'unità, che è richiesta dalla necessaria potenza dello stato.

Riconosciamo con V. M. che questa riforma sarà ferma e durevole, ove venga recata a fine prendendo norma dal diritto e dall'equità con riguardo al passato dei vari pro della corona, con sollecitudine eguale per tutte le condizioni, con eguale sviluppo in tutte le parti dello Stato, con una politica aperta e liberale, com'è richiesto dal bisogno dei popoli e dall'impero della necessità. Convinti dell'alta importanza delle rappresentanze provinciali, esprimiamo la speranza che il vicino riaprimento delle Diete ora aggiornate dei diversi paesi debba apportare miglioramenti essenziali nelle interne condizioni di ciascheduno di essi. Lo sviluppo del fe forme costituzionali impartite allo Stato e il loro perfezionamento col mezzo di istituzioni, che esistono altrove con esito felice, come pure lo sviluppo adatto ai tempi delle costituzioni provinciali, renderanno possibile a creazione di leggi, che corrispondano ai desiderii e ai bisogni dei popoli; stringeranno maggiormente il legame della fedeltà e della devozione colla quale tutti i popoli sono congiunti alla sacra persona di V. M. e all'eccelsa vostra casa; faranno che l'appartenere ad uno Stato potente divenga oggetto di giusto orgoglio e di vivo attaccamento per tutte le famiglie dell'Austria.

Non disconosciamo la difficoltà degli uffici, cui vuolsi adempiere; ma noi pure nutriamo fiducia, che col raffermarsi della libertà costituzionale, collo spirito di tolleranza e coll'equità, e le disposizioni conciliative vicende voli, possa essere guarentita la convivenza fraterna di tutti i popoli sotto l'aquila tutrice dell'Austria.

Nello stesso spirito i popoli giustificheranno la fiducia che V. M. pone in essi, e colla quale sono chiamati a cooperare al prospero sviluppo e al maggior vigore delle istituzioni concedute o ridestate.

Speriamo e attendiamo noi pure con V. M., che la questione della rappresentanza dei regni di Ungheria, Croazia, Slavonia e Transilvania al Consiglio dell'impero, trovi fra breve una soluzione soddisfacente.

La fedeltà ereditaria dei nobili popoli confratelli al mezzogiorno dei Carpazi verso i loro principi, la nostra convivenza di più centinaia d'anni sotto l'augusta casa di V. M., la memoria di gioie e di dolori comuni, nei giorni tristi come nei lieti, gl'interessi che s'intrecciano in mille guise, la magnanimità e lo spirito di sacrificio lungamente provato di tutte le famiglie orientali dello Stato, ci assicurano che essi, pensando al sacrificio, che anche i popoli delle parti occidentali fecero per liberarli da straniere dominazioni, al vero stato delle cose accennato da V. M., ai vantaggi e alla necessità, che non si può non riconoscere, di una rappresentanza comune per tutto lo Stato, vorranno cooperare con noi all'erezione di un'Austria una e potente.

Possa la speranza di V. M. nel mantenimento della pace avversarsi per lungo tempo. Gli interessi dell'agricoltura, dell'industria, del commercio che abbisognano di valido sostegno e di promozione, lo richiedono tanto imperiosamente, che una nuova conurbazione dovrebbe essere annoverata far le più gravi sventure. Nondimeno i popoli di V. M. saranno preparati, in ogni tempo, a difendere l'Austria contro qualunque assalto: Con soddisfazione abbiamo appreso, che gli sforzi di V. M., a stabilire l'equilibrio nelle finanze continuano, e del pari ci ripromettiamo che l'introduzione dell'autonomia provinciale, circolare o distrettuale, e comunale, e la diminuzione delle spese per l'esercito, per mettano di vedere in breve stabilito il pareggio fra le entrate e le uscite; ci ripromettiamo ancora, che in parecchi rami delle imposte si introdurranno modificazioni per ritrarre in modo equabile le rendite nazionali al mantenimento dello Stato, e che si recherà ad effetto la durevole indipendenza della Banca nazionale dello Stato, il che produrrà l'effetto di ristabilire un corso fermo nella valuta.

Parimenti non possiamo a meno di desiderare che sieno già preparati o debbano esserlo in breve progetti di legge per introdurre mutazioni urgentemente richieste in vari rami della vita dello stato, essi saranno oggetto per noi dei più accurati consigli, Sentiamo con V, M. di trovarci in uno dei punti più importanti pei destini dello stato; ma sentiamo fiducia, che la stella, che già per quasi un migliaio d'anni risplendette alla storia dell'Austria nei momenti più o scuri, non sia per impallidire, e crediamo fermamente e colla maggior sicurezza nell'antica fedeltà austriaca dei popoli dell'Austria, nella loro abnegazione, nella loro prontezza a sommettersi a tutto quello, che sarà necessario alla conservazione di tutto lo stato, dell'impero uno ed indivisibile.

Seguendo il generoso esempio di V. M. diamo noi pure solenne promessa di riconoscere come fondamento intangibile dell'impero i principii relativi alla costituzione generale espressi nel diploma del 20 ottobre 1860 e nella legge fondamentale 20 febbraio 1861, di considerare un'offesa ad essi come un attentato all'esistenza della monarchia e ai diritti di tutti i popoli, e paesi e di rimanere in ogni tempo a lato di V. M. con fedeltà imperitura.

Possa l'onnipotente braccio della Provvidenza concedere benedizione pella riuscita dell'opera grande e sublime.

Dio protegga, Dio conservi, Dio benedica V. M.

TURCHIA

- Riferiamo dall'Osservatore Triestino le seguenti notizie:

I carteggi e giornali di Costantinopoli sono in data del corrente.

- Il Governo ottomano sta elaborando un progetto di legge per migliorare le principali vie di comunicazione della Turchia.

Stando al Journal de'  Costantinople; assicurasi che il 30 aprile fu presenta, o alla Porta un progetto d'accomodamento finanziario, secondo il quale, la Banca di Francia farebbe per conto del Governo ottomano un prestito di 30 a 40 milioni di franchi colle grarentigie di uso in tali circostanze. Invece di numerario, la Posta riceverebbe cambiali dei banchieri che sono suoi creditori per contratto a scadenze lontane, e di cui essa ha in mano e accezioni ed altri effetti. La Banca stablilirebbe coi banchieri impegnati verso di lei un compenso che svincolerebbe definitivamente da tale situazione tanto il Governo turco quanto la Banca di Francia, e le Banche levantine di Galata e le loro succursali a Marsiglia, a Parigi ed a Londra.

Il citato Journal ha notizie da Bukarest, in data del 30 aprile. Il sig. Catargi fu incaricato di formare un nuovo ministero, ma non vi riuscì, e il principe dovette nominare xxxx interinali i direttori dei vari dicasteri.

S. A. chiamò da Jassy i sigg. Mavoveni e Pano, i quali verranno a formare un nuovo ministero, che sembra pre parato per i due Principali uniti.

Ismail-bascià, già generalissimo dell'esercito di Romelia, è partito da Klek per ritornare a Costantinopoli.

Omer-bascià, al quale fu affidato il comando supremo in Romelia, si recherà nella Bosnia per la via del Danubio.

Il Giornale di Costantinopoli dice che il Governo turco seguita a ricevere notizie favorevoli dalle frontiere del Montenegro. «l montanari, intimoriti da un apparato di forze considerevoli, si sono ritirati in tutti i punti». Quel foglio attribuisce in parte questo risultato anche ed un proclama diretto ai primi d'aprile dalla commissione di inchiesta alle popolazioni della Bosnia ed Erzegovina per ordine del Governo turco, con cui si esortavano a non partecipare agli atti di brigantaggio, e si faceva loro la promessa di un'amnistia e d'una diminuzione o delle imposte.

Il signor marchese di Lavalette non partirà in concedo come si era annunziato, avendo ricevuto telegrafica mente da Parigi l'ordine di rimanere per ora al suo po sto in Costantinopoli.

Dicesi che il Sultano abbia donato ad Omer-bascià 200.000 piastre per pagare i debiti da lui incontrati do po che lasciò il Governo di Bagdad.

In seguito alla crisi commerciale, non meno di 480 persone, che occupavano posti rispettabili a Galata, erano rimaste prive d'impiego negli ultimi dieci giorni, Si accerta che il ferik Dervisch-bascià sta per essere chiamato a Costantinopoli per essere esaminato sulla sua condotta e sull'amministrazione dell'esercito nella Bosnia.

La pirocorvetta francese Roland è partita per la Si ria, dove imbarcherà i membri della commissione europea, per condurli a Costantinopoli.

Il barone Pichon e la missione militare francese in Si ria partirono da Teheran per ripatriare, e sono aspettati a Trebisonda.

Scrivono da Belgrado che una banda di circa 25 individui aveva invaso il territorio turco per commettervi disordini. Le autorità ottomane, informate del fatto dal principe Michele, mandarono trappe, le quali circuirono gli aggressori. Avendo essi ricusato di arrendersi, si venne a un combattimento, in cui tutta la banda fu di strutta, meno 6 individui, che vennero fatti prigionieri e condotti a Costantinopoli, dove sono già arrivati.

In Adrianopoli seguì una rissa in chiesa tra Bulgari e Grdci, perché i primi volevano si celebrasse tutta la liturgia in lingua bulgara, e gli altri vi si opponevano.

CORRISPONDENZA DELLA PERSEVERANZA

Torino, 13 maggio.

La Gazzetta di Torino accenna oggi a notizie allarmanti che le sarebbero pervenute da Alcamo (*). Le asserzioni del foglio torinese vanno rettificate. l torbidi in Alcamo, ai quali esso accenna, datano da una diecina di giorni, e non ebbero quella vasta proporzione che il foglio torinese loro attribuisce. Noi leggemmo la descrizione di tali torbidi nei fogli di Sicilia, né ci sorprese vederli amplificati dai giornali dell'opposizione, tra cui primeggia il Precursori. Al governo d'Alcamo è proposto il barone Sant'Anna, egregio patriota, ma moderato, e come tale inviso agli oppositori sistematici. I torbidi di Alcamo furono suscitati da pochi tristi che, sotto il pretesto di un dissidio politico, tendevano probabilmente a suscitare nuovi imbarazzi al governo. Vi fu un conflitto armato, e vo levasi espugnare a vivo fuoco una casa, ov'eransi rifugia ti alcuni della fazione contraria. Dopo due ore circa di combattimento, in seguito al quale rimase ferito qualche individuo. la Guardia nazionale di Partinico e di altri Comuni vicini recavasi a sedare quell'agitazione. Intervennero quindi carabinieri e truppe - non da Messina, ch'è al capo opposto dell'isola, ma da Palermo, da cui Alcamo dista poche miglia - e l'ordine vi fu completamente ri stabilito. Quest'ordine sin oggi non fu più turbato.

l dispacci che da Marsiglia vengono trasmessi all'Agenzia Havas, e da questa comunicati a tutti i giornali della Francia, emanano, come altra volta vi feci osservare, dal partito legittimista. La falsità delle notizie contenute in quei dispacci è troppo evidente, perché i lettori italiani abbiano bisogno di esserne avvertiti. Ma non è senza sorpresa che noi veggiamo i fogli francesi, e primo il Moniteur, accogliere nelle loro colonne e commentare siffatte assurdità. Ieri era la proclamazione della Repubblica a Palermo che ci veniva annunziata; oggi il corrispondente telegrafico di Marsiglia si fa dire da Messina che «le truppe nella notte sono accampate fuori della città per te ma di una sorpresa!» Ma il proverbio dice che un bel giuoco dura poco, e noi siamo informati che la succursale a Marsiglia dell'agenzia telegrafica Havas sarà quanto prima soppressa.

In aggiunta alle notizie datevi ieri intorno alla reazione borbonico-clericale, che riceve gli ordini da Roma, un di spaccio privato ci reca che alle frontiere romane è stato arrestato un prete che dirigevasi alla volta degli Abruzzi e addosso al quale furono trovate carte compromettenti.

Sappiamo pure che alcuni legittimisti francesi, appartenenti alla classe aristocratica assumono soventi l'ufficio di corrieri di Francesco II, per non affidare a gente so spetta le istruzioni di maggiore importanza che vanno trasmesse ai capi del partito reazionario. Posso assicurarvi che sul conto di costoro si sta in grande vigilanza.

La partenza del conte di San Martino per Napoli sarà differita di qualche giorno. Egli si recherà in Napoli verso la fine di questa settimana, o nei primi giorni della settimana ventura. Siccome fu già detto stamane da un foglio torinese, egli non condurrà seco impiegati di sorta.

Lo seguirà solo, come vi scrissi, il cav. Monale; è dubbio se l'avv. Malusardi debba pure seguirlo.

Correggo un'inesattezza, nella quale incorsi nella mia di eri. Il Ministro dell'interno non potè ancora recarsi in seno alla Commissione centrale per le leggi di amministrazione, perché la medesima si è riunita oggi soltanto ed ha composto il suo ufficio, nominando presidenti Tecchio e Lanza, e segretari Galeotti e Mazza. Solo dopo che nella Commissione si saranno riferite le opinioni generali prodottesi negli uffici, il Ministro dell'interno si presenterà ad esporre le proprie idee sul metodo con cui si possono affrettare ed agevolare i lavori.

- Il barone Ricasoli ricevette una splendida dimostrazione dagli abitanti di Grosseto. Una deputazione si recò da lui per esprimergli i sentimenti di affetto e di riconoscenza di quella cittadinanza per la sua con dotta in Parlamento.

Il barone Ricasoli ringraziò commesso la deputazione, e nel giorno successivo ricevette un numero grande di biglietti di visita, portati alla porta di sua casa da tutte le autorità e dai privati.

(Espero).

- Alcamo sono pervenute allarmanti notizie: si teme colà un conflitto sanguinoso fra partiti ostili. Il governo ha subito spedito una compagnia di linea e un drappello di carabinieri sul regio vapore il Tripoli; altra compagnia di linea marcia sopra Alcamo in tutta fretta da Messina. Il comando della spedizione è affidato al maggiore Camosso dei reali carabinieri. Speriamo che le truppe arriveranno ad arrestarne le conseguenze, ed a ristabilire in quel paese la tranquillità.

DISPACCI PARTICOLARI DELLA PERSEVERANZA

Parigi, 12 maggio (sera)

Se l'indirizzo di Deak verrà adottato dalla Dieta ungherese, essa sarà disciolta. Dopo gli ultimi tentativi di transazione, si farà un appello diretto agli elettori. Sussistono delle trattative colla Croazia per i confini militari. Se a Vienna si accettasse di unirli alla Croazia, la Dieta di Agram invierebbe i deputati al Consiglio dell'Impero.

Il Pays conferma alla stampa francese.

Il progetto di concessioni Lo sgombero della Siria è certo.

L'accomodamento per la questione romana è prossimo.

Parigi 15 maggio.

La Patrie smentisce l'occupazione mista di Roma.

I plenipotenziarii cocincinesi trattano, dicesi, della pace con Charner.

Dopo l'adozione dell'indirizzo Deak, il gabinetto austriaco proporrebbe una commissione in caricata di progettare una transazione. Se viene rifiutata, la Dieta sarà disciolta. Ci furono torbidi ad Arad.

Corre voce che l'Austria intenda di fortificare Padova.

Dispacci elettrici AGENZIA STEFANI

Napoli 17 - Torino 16 (sera)

Parigi 16 - New-York 4 - Lincoln ha chiamato 42,000 volontarii. La guarnigione di Pikens fu rinforzata senza resistenza. Nella legislatura del Maryland il Governatore Hisks ha biasimato l'amministrazione di Lincoln.

Napoli 17 - Torino 16

Parigi 15 - Senato - Billault traccia la sto ria degli avvenimenti della Siria. Lo stato di quasi impotenza della Turchia obbligate grandi potenze ad una estrema circospezione. Rammenta i negoziati che precedettero la nostra occupazione, che fu prolungata fino al 5 Giugno, mal grado alcune obbiezioni. L'Inghilterra non consentì alla prolungazione che sotto condizione espressa che questo sarebbe l'ultimo termine, Circa l'organizzazione della Siria il Governo ha ragione di supporre che il progetto di un Capo unico cristiano amministrante tutta la popolazione della Montagna abbia grande probabilità di adozione. La sola cosa da fare è adunque e seguire la convenzione - sgombrare la Siria a giugno. Se il ritiro delle ruppe ha spiacevoli conseguenze, urta gente ha accettato una grande responsabilità. Se scorrerà del sangue per essersi sprezzati i nostri consigli noi chiamiamo l'Europa in testimonio dell'immensa responsabilità in cui essa incorre (Sensazione-approvazione). Non è la Francia che sgombra la Siria, è l'Europa.

Quando la Francia sostiene la sua propria causa e la sua libertà d'azione, essa non indietreggia (approvazione).

Ora quale sarà la condotta dell'Imperatore? La Francia non dimenticherà il suo dovere. Co’ trasporti inviati per ricondurre le truppe parti i ranno sei vascelli che incrocieranno nelle acque di Beirouth o saranno di spavento ai trucidato ri. L'Inghilterra lo sa e si associa a noi - la sua bandiera sventolerà in Oriente accanto alla nostra e a quella Russa: che se necessità lo esige, altre misure si provvederanno. Billault legge la circolare Thonvenel del 3 Maggio esponente con molta dignità la condotta che terra la Francia. Billault conchiude che la Francia è sciolta dal mandato Europeo nella Siria, riconosciuto riconquista tutta la sua libertà personale.

Chiede al Senato di votare l'ordine del giorno.

(Grande emozione).

Larochejaquelein esprime soddisfazione della dichiarazione ministeriale, e dice che voterà l'ordine del giorno - L'ordine del giorno è adottato all'unanimità, meno due voti.

Marsiglia. - Lettere da Beyrouth accennano ad un'aggressione di soldati turchi contro i francesi. Beunpoit in un consiglio di guerra tenuto ha fatto che 3 fossero percossi in presenza delle truppe riunite. I francesi hanno avuto ordine di uscire sempre armati - Bufferin vuole che gl'inglesi firmino una petizione - Gravi torbidi a Balbek contro i cristiani.

Parigi 16. - Cracovia 15. - Malcontento generale. In Polonia arresti - nessuna riforma fu ancora promulgata.

Parigi 16 - Borsa - in principio debole in fine più sostenuta.

Vienna - stagnazione.



Fondi Piemontesi 73,80
Tre per cento francese 69,55
4 ½ per cento id. 96,45
Consolidati inglesi 92,00
Metalliche Austriache 76,30


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ANNO I. Napoli 18 Maggio 1861 N. 70

IL PARLAMENTO GIORNALE POLITICO DELLA SERA
Si pubblica tutti i giorni (esclusi i festivi) alle 5 p. m.
COSTA UN GRANO


Per la quantità delle notizie interessanti tralasciamo dare l'articolo di fondo.

NAPOLI 18 MAGGIO 1861

NOTIZIE INTERNE

- Leggesi nella Gazzetta Ufficiale del 13 maggio:

Relazione a S. M. in udienza del 28 aprile 1861

Sire,

Col Decreto 19 dicembre 1852 V. M, pre scrisse che tutti gli impiegati civili e militari non potessero ammettersi a far valere i loro diritti alla pensione di riposo se non in forza di Decreto Reale emanato sulla relazione del ministro da cui l'impiegato da pensionarsi dipende.

Tale disposizione conseguente all'art. 6 dello Statuto tornava facilmente applicabile in un'epoca nella quale tutte le nomine ad impieghi emanavano indistintamente dal Re, e non esistevano intere classi di pubblici funzionari che 'avessero il loro titolo di nomina in un Decreto ministeriale od in una determinazione d'altra Autorità inferiore.

Ma dopo che le diverse Provincie italiane si raccolsero sotto il glorioso scettro di V. M. e si allargarono sopra una più ampia sfera i patrii ordinamenti, si dovette per necessità attribuire ai ministri e ad alcune Autorità, dai Ministeri dipendenti l'esercizio del diritto di nomina ad impieghi più o meno retribuiti.

D'altra parte le diverse Provincie che si aggregarono all'antico Piemonte portarono seco un gran numero di impiegati che in forza delle leggi in ciascuna Provincia vigenti ricevettero la loro nomina dai Ministeri o dalle Autorità centrali rispettive.

In questo stato di cose parve al referente cessata la necessità di far risalire tutte, senza distinzione alcuna, le concessioni dello stato di riposo a quell'augusta origine da cui col Decreto 19 dicembre 1852 si supponevano scatenti le nomine a pubblici impieghi; e gli sembrò invece più logico e più naturale il porre in per fetta corrispondenza la facoltà della nomina ai pubblici impieghi qual è sancita dalla legge, colla facoltà di porre a riposo gli impiegati pubblici.

Per tal modo si mantengono ben demarcate e conseguenti le attribuzioni dei pubblici poteri; si semplificano e di molto le trattazioni di affari, nella massima parte dei quali sta una quistione di alimenti; si introduce nella procedura sull'ammissione a riposo degl'impiegati un metodo uniforme per tutto il regno, e si evita l'inconveniente di dover subordinare alla segnatura di V. M. Decreti per collocare a riposo pubblici funzionari rispetto ai quali il più potenziale diritto di nomina venne per legge esercitato da un ministro o da un'Autorità subalterna.

Egli è a questo scopo che il riferente si per mette di sottomettere a V. M. il seguente schema di Decreto colla preghiera di volerlo onora re dell'augusta vostra approvazione.

VITTORIO EMANUELE II

per grazia di Dio e per volontà della Nazione

Re d'Italia.

Visti i Nostri Decreti 19 dicembre 1859 sul modo di ammettere gl'impiegati civili e milita ri a far valere i diritti alla pensione di riposo e di liquidare la pensione effettiva che loro po tesse competere.

--Art. 1. Dalla data del presente Decreto in avanti saranno ammessi a far valere i diritti alla pensione di riposo mediante Decreto Reale emanato sulla proposizione del ministro competente soltanto quegl'impiegati che ottennero la loro nomina in forza di un Decreto sovrano.

Art. 2. Tutti gli altri impiegati dello Stato, che non ottennero la loro nomina in forza di un Decreto sovrano, saranno ammessi a far valere i loro diritti alla pensione di riposo mediante un Decreto del ministro o dell'Autorità da cui emanò la nomina dell'impiegato.

Art. 3. Non esistendo poi l'Autorità nomi nante accennata dal precedente articolo, l'ammissione a riposo sarà pronunciata dal ministro cui appartengono gli affari che erano di competenza dell'Autorità cessata.

Art. 4. L'ammissione a far valere i diritti alla pensione delle vedove, dei figli od altri attinenti degl'impiegati defunti, sarà pronunciata con Decreto del Ministro competente, ovvero con determinazione dell'Autorità tuttora esistente da cui fosse emanata la nomina dell'impiegato defunto.

Art. 5. Il ministro delle Finanze ci proporrà i Decreti Reali per le concessioni delle pensioni a favore di quelle persone che furono ammesse a far valere i relativi loro diritti mediante Decreto Reale.

Le concessioni delle pensioni a favore delle altre persone contemplate dai precedenti artico li 2, 3 e 4, saranno pronunciate con semplice Nostra Determinazione sopra relazione del ministro delle Finanze.

Le Determinazioni ed i Decreti di concessione suavvertiti saranno accennati sommariamente nel Giornale Ufficiale del Regno.

Art. 6. Nulla del resto è innovato col pre sente Decreto circa il procedimento prescritto dalle leggi o regolamenti per produrre i diritti alla pensione, e per far liquidare dalla Autorità competente l'importo della pensione medesima.

Ordiniamo che il presente Decreto, munito del Sigillo dello Stato, sia inserto nella Raccolta Ufficiale delle Leggi e dei Decreti del Regno d'Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.

Dato a Torino, addì 28 aprile 1861.

VITTORIO EMANUELE

PIETRO BASTOGI

___________________

Parlamento Nazionale Camera di Deputati

Tornata del 14 maggio Presidenza TECCHIO

La tornata ha principio alle ore l'1 2.

Cavallini legge il processo verbale della precedente tornata.

Massari legge il sunto delle petizioni.

Si accordano congedi, e si ammette l'urgenza per alcune petizioni.

Si approva l'elezione dell'avvocato Pasolini nel collegio di Todi.

Si annulla l'elezione del collegio di Rocca S. Casciano, perché l'eletto dott. Francesco Franchini è di rettore del liceo Forteguerri di Pistoia, il quale si regge, in parte con fondi somministrati dal governo, e i cui impiegati sono di nomina governativa.

Torrigiani riferisce sulla elezione del conte Napoleone Scrugli al collegio di Tropea. Il relatore conchiude per l'annullamento, stante le gravi irregolarità commesse nelle operazioni elettorali, per le quali il ballottaggio avrebbe dovuto farsi con altro candidato, e per allegazioni di falsità, le quali diedero luogo a giudizio criminale, e per non essersi fatto un processo verbale nel debito giorno.

Castellano sostiene l'approvazione dell'elezione, e poscia la sospensione finché non siasi data la sentenza.

Bertea osserva che l'eletto fu nominato, dopo l'elezione, controammiraglio, e che prima era retroammiraglio nella marina napolitana.

Sanguinetti parla contro la sospensione, perché il collegio di Tropea non vuol essere lasciato lungo tempo senza rappresentante. L'elezione è annullata.

Macchi depone la relazione sul progetto di legge d'iniziativa parlamentare, relativo alla sospensione del la costituzione della provincia di Benevento.

L'ordine del giorno porta la discussione sulla proposta di legge relativa al tiro nazionale.

Il progetto della Commissione, accettato dal ministro dell'interno, è il seguente.

Art. 1. Nel bilancio del ministero dell'interno sarà inscritta una nuova categoria sotto la denominazione: Sussidio ai tiri al segno. Pel 1861 vi sarà stanziata la somma di lire 100,000.

Art. 2. Sino alla concorrenza della metà di questa somma potrà il governo accordare sussidio alla Società del tiro nazionale.

Art. 3. Colla somma rimanente saranno sussidiate quelle altre sole Società del tiro le quali.

a) otterranno l'approvazione dei loro Statuti dal go verno;

b) giustificheranno mezzi sufficienti per le spese di loro primo stabilimento;

c) accorderanno l'uso del loro locale pel tiro a segno nazionale.

Si approvano, senza discussione, i singoli articoli.

Allo scrutinio segreto la proposta viene approvata con 208 suffragi contro 6.

L'ordine del giorno porta la discussione sul progetto di legge per il quale l'età maggiore nelle provincie lombarde è fissata ai ventuni anni compiuti; ma attesa l'assenza del ministro guardasigilli, si passa all'altro argomento portato dall'ordine del giorno, cioè all'autorizzazione di maggiori spese sul bilancio 1860 ed anni precedenti del Ministero dell'interno.

Il progetto di legge ministeriale, ammesso dalla Com missione, è il seguente: Articolo unico.

È autorizzata sul bilancio 1860 ed anni precedenti del Ministero dell'interno la maggiore spesa di lire 21,689,32 ripartita fra le categorie designate nel quadro unito alla presente legge.

QUADRO DELLE MAGGIORI SPESE

Bilancio delle antiche provincie del regno.

Archivi di Stato

6 Spese d'ufficio.... L. 1, 107. 23

Amministraz. Provinciale

14 Fitto dei locali per alloggi dei governatori 1,218. 38

Opere pie e fanciulli esposti

25 Spese divers. E 500. -

Sicurezza pubblica

42 Fitto di locali d'ufficio e di alloggio e minute riparazioni 9,500 -

Servizi diversi

45 Indennità di via e trasporto degli indigenti........ 1,363.71

BILANCIO DELL'EMILIA

Servizi diversi.

39 Compilazione della Gazzetta dell'Emilia (personale) 8,00

Totale L. 21,689.82

Nessun deputato prendendo la parola, vien posto ai voti l'articolo, che viene ammesso dalla Camera.

Risultato dello scrutinio segreto sull'intera legge:



Votanti 206
Maggioranza 104
Favorevoli 196
Contrari 10

Dietro mozione del presidente, che, attese le corse il domani, non si tenga seduta pubblica, la camera delibera di non tenere seduta pubblica, ma di raccogliersi negli uffici.

San Donato. Prega il sig. ministro dell'interno a dargli alcuni schiarimenti sul richiamo del principe di Carignano dalla luogotenenza di Napoli.

Minchetti, ministro. Dichiara che, non essendo ancora il fatto compiuto, non crede di poter offrire alcuno schiarimento. Qualora il fatto fosse compiuto, e la camera trovasse di fissare un giorno per tale interpellanza il ministero non avrà nulla in contrario a rispondere ai l'interpellante.

Si passa quindi alla discussione sul progetto di legge per l'età maggiore.

Il ministro guardasigilli dichiara di accettare il pro getto della commissione, ch'è il seguente:

Art. 1.

Nelle provincie di Lombardia l'età minore contemplata nel § 21 del codice civile in esse vigente cessa coll'anno vigesimo primo compiuto.

Art. 24

In tutte le disposizioni del codice civile o di altra legge qualsiasi vigente in Lombardia, nelle quali o si suppone o espressamente riportasi il fine dell'età minore all'anno ventesimo quarto compito, s'intenderà sostituito, quale termine dell'età minore, l'anno ventesimo primo compiuto.

Art. 32

La presente legge comincierà ad aver vigore tre mesi dopo la sua pubblicazione.

La discussione generale vien aperta, ma nessun deputato prende la parola. Posti quindi a voti separatamente i tre articoli della legge, vengono approvati dalla ca mera, Risultato dello scrutinio segreto sulla intera legge:



Votanti 220 Maggioranza 111
Favorevoli 205 Contrarii 15

La seduta è sciolta elle ore 3 ¾ pom.

- Scrivono da Padova 10, alla Sentinella bresciana.

Il famigerato Scarella fu colpito da un sasso piuttosto grosso in una gamba. Mandò a chiamare tosto il noto «comm. Ricci, e lo strapazzo furiosamente perché la poli: zia non vigilava ad impedire tali dimostrazioni. Il Ricci si giustificò dicendo che non poteva mettere a disposizione della Scarella tutte le guardie di pubblica sicurezza.

Aggiunse che egli piuttosto guardasse mentre con la sua riprovevole condotta si avea attirate addosso l'odio di tutti, che sarebbe stato meglio avesse data la sua dimissione. Lo Scarella pare si persuadesse, e si ritiene che l'abbia già data.

Si dà per sicuro che il comando militare abbia accapparrate cantine dei conventi di S. Giustina e Praglia per depositarvi 500,000 mastelli di vino.

Il 4 maggio partiva da Venezia il patriarca Ramazzoli per Vienna. Chiese ed ottenne dal governo il favore che una compagnia di soldati, venisse ad abitare nel suo poi lazzo durante la sua assenza, s'intende già allo scopo di difenderlo dalle rapine e devastazioni dei malintenzionati rivoluzionari ottenne pure che 20 guardie di pubblica sicurezza lo scortassero da casa alla stazione. Finalmente alla stazione per concessione della polizia e del milita re era raddoppiata la guardia.

Mantova 9 maggio

A Verona si attendono 5000 sacchi di frumento, e altrettanti di biada. Nella stessa città vi ha continuo movimento di materiali da guerra, cannoni, barconi ecc.

Ieri, in mezzo al disprezzo universale della popolazione non solo, ma anche della truppa giravano per Mantova sette disertori dell'armata italiana. Alla sera adunatisi in una bettola, proclamarono il loro malcontento per la in qua azione commessa, e maledirono il prete che ve li indusse. Sono M0denesi.

Qui in Mantova vi ha costituito un Comitato formale per favorire la diserzione delle truppe italiane. Esso è di retto da un colonnello Ferri, coadiuvato da altri modenesi, fra cui il conte Soragna; è insediato in casa Marconi dirimpetto alla Posta delle lettere, in secondo piano. Es so fa propaganda, specialmente per mezzo dei lavoratori modenesi che qui si recano in cerca di occupazione nelle fortificazioni, con tolleranza veramente eccessiva ed ingiustificata del vostro governo.

Uffici subalterni di arruolamenti vi hanno al Poggio, a Revere, a Moglia, a Gonzaga, a S. Benedetto.

Insistete, gridate, protestate col vezzo della libera stampa, ma fate in modo che cessi questo abuso, questo gravissimo pericolo per la vostra sicurezza.

Siamo in grado d'annunziare che le operazioni necessarie per la promulgazione della legge coscrizionale nella Sicilia sono compite, e che fra pochissimi giorni il Mini stero presenterà quindi un progetto di logge per una leva di 10,000 uomini in quella regione.

- Leggiamo nell'Opinione di questa mane:

Un giornale esprimeva oggi il voto d'una modificazione ministeriale. Questa notizia non è che un pio desiderio, il quale pare dovrà ritardare molto ad essere soddisfatto non vendendosi alcun indizio che giustifichi siffatto voto.

- Scrivono da Roma alla Bullier, 7 maggio:

Il re e la regina di Napoli, accompagnati dal conte di Caserta, sono andati ieri al Vaticano, ove furono ricevuti in udienza solenne dal Papa con tutto il cerimoniale della Corte di Roma. Il re non lascierà gli Stati romani.

Chiavone co' suoi briganti fu respinto dal confine da gli stessi francesi.

A Bagnorea vi fu uno scontro fra i gendarmi pontifici e i volontari di Masi, con qualche morto da ambe le parti.

- In questi giorni sono in Torino i principali promo tori ed impresari di strade ferrate in Europa, i signori Salamanca, Talabot, De La Rue, Carlo Laffitte.

Il signor Salamanca è partito questa mattina dopo aver conchiusa la convenzione per le strade ferrate napolitane e della linea da Napoli a Ceprano.

È pur a Torino il colonnello svizzero Lanica, che tanto si è adoperato per la strada ferrata del Lucomagno.

PARLAMENTO INGLESE CAMERA DEI LORDI

Seduta del 10 maggio.

Lord Stratford de'  Redcliffe, dopo avere proposto le risoluzioni già annunziate intorno alla Siria, (vedi Pers. N. 534) dice voler egli sperare che la Francia adempierà ai suoi obblighi, e toglierà le sue truppe al tempo de'  signato dalla convenzione di Parigi del 15 marzo, cioè a dire il 5 di giugno vegnente. Crede contuttociò necessario che l'azione del governo inglese sia sostenuta dal Parlamento, onde antivenire ogni mutazione di proposito o di politica a questo riguardo. La Siria non è più in condizione d'aver bisogno d'un esercito straniero; né la quiete di quei luoghi sarà turbata per l'assenza delle armi europee. D'altra parte, il possedere militarmente la chiave dell'Egitto è contrarlo agli interessi dell'Europa. Quanto alle cagioni delle calamità e delle stragi della Siria egli non crede che esse sieno solamente locali, ma che debbano sopratutto ricercarsi nella condizione generale dell'impero ottomano, massime nel disordine delle finanze. Egli consiglia il governo a sostenere la Turchia con tutti que mezzi morali e materiali che sono in suo potere, o che la dignità della nazione permette. Il governo dee sopratutto spingere la Turchia all'adempimento delle riforme promesse, specialmente quelle contenute nel lIatti-humavoun del 1856. Solo le riforme interne varranno a restituire la calma nelle varie provincie della monarchia, e impediranno che riavvengano i sanguinosi conflitti della Siria e d'altrove.

Lord Wodehouse crede assai inespediente ammettere la prima risoluzione, quella di invitare la Francia a toglie re dalla Siria le sue truppe; il governo francese ha già manifestato il suo intendimento a questo riguardo, né è mai da credere che voglia cambiare proposito. Sarebbe dunque atto scortese insistere di nuovo a tal fine. Nè egli può convenire nella seconda risoluzione, attesocché le calamità della Siria sono, secondo il suo avviso, da attribuir si precipuamente, se non unicamente, a cagioni locali, allo spirito e all'odio di parte fra le due stirpi e religioni diverse. È però ezíandio da riconoscere che la Turchia è in gran parte da biasimare per non avere avuto ne volontà né forza sufficiente a reprimere i disordini.

Quanto alla terza risoluzione, egli dirà che non sono tanto le leggi che mancano alla Turchia, quanto un forte ed efficiente potere esecutivo. Sarà cura del governo inglese di dare consigli alla Turchia perché ponga senz'indugio in atto le riforme promesse, massime per ciò che concerne le finanze secondo il desiderio del nobile lord.

Lord Granville avendo pregato lord Stratford de'  Redcliffe di volere ritirare le sue risoluzioni perché di poco utile al tempo presente questi acconsente a tale pro posta.

CAMERA DEI COMUNI

Seduta del 10 maggio

Il sig. Peacocke invita la Camera a considerare la condizione delle cose in Austria ed in Italia. Egli non ha animo avverso all'Austria, che crede anzi essere l'alleata necessaria e naturale dell'Inghilterra, ma reputa essere assai più utile a suoi interessi il lasciare il quadrilatero e l'Italia, ritraendosi ne' suoi proprii confini. Desidera la pubblicazione dei dispacci dell'ambasciatore inglese a Vienna, ne' quali si descrive la natura della costituzione accordata dall'Austria alle varie provincie dell'impero. Conchiude dicendo dover essere la politica dell'Inghilterra di sostenere con i mezzi migliori l'Austria, come potenza conservatrice in Europa, massimo dopo le riforme amplissime accordate ai popoli, e le quali porte ranno, com'esso spera, buoni frutti.

Il sig. Saint Aubin dice che le cose dell'Ungheria sono vicine ad una crisi inevitabile. La quistione della Venezia è collegata coll'indipendenza di tutta l'Italia.

Egli è persuaso che di dieci membri della Camera, nove desiderano di vedere l'Italia tutta unita e libera: lo stesso desiderio è nell'universale della nazione. La condizione della Venezia non è uguale a quella dell'Ungheria. I Veneziani sono Italiani; sono perciò posti al presente sotto un dominio straniero; essi veggono da ogni lato i loro connazionali liberi e indipendenti, è dunque mai possibile che possano vivere tranquilli e felici sotto l'Austria? Egli parla così per il vantaggio dell'Austria stessa, la quale si trova per tal fatto in pericolo continuo ed infiacchita. Nè la condizione di Roma richiede minor cura, o merita minore simpatia. Molti fra i migliori cattolici, eziandio d'Inghilterra, sono ormai persuasi che il Papa adempierà assai meglio al suo ufficio di capo della cattolicità, rinunziando al suo dominio terreno (udite udite).

(Continua)

CORRISPONDENZA DA CATANZARO

2 Maggio.

V' ha degli uomini che raccogliendo notizie dal tu multo delle piazze, o creando commenti con la fantasia, e malignando per basse passioni, attaccano i migliori nostri nomi, spacciano novelle e sorprendono la buona fede del giornali.

A questa classe appartiene l'anonimo che mandava al Popolo d'Italia una corrispondenza su la Commissione del conventi di questa provincia; commissione del la quale fece parte il sig. Carlo Folino, quell'egregio propugnatore della causa nazionale che sposando una mente elevata ad un cuore ardente per l'Italia, ha conquiso uno splendido loco nella cronaca della nostra libertà.

ll suo nome compendia quanto v'ha di più nobile nella vita politica, imperocché egli perpetuo segno della tirannide, fu sempre tetragono alle persecuzioni, operò tanto per la patria e non mai si piegò a strisciare appo quei vili che continuamente lo codiavano- Il suo Nume è stato la libertà, sicché per essa con fierezza ha affrontato l'ira dei suoi persecutori e spesso colla magnanimità del suo cuore li ha confuso facendoli coprire di vergogna-Ed ora perché si vuol sostenere in quella corrispondenza ch'egli in una commissione avesse parlato a favore del conventi? A che lodare Felice Sacchi a spese di Folino, dal perché quello insieme a Vinci furono sopraffatti da que sto? Vorrei domandare Sacchi; se gli sia andato a sangue un tal elogio, o se lo abbia sdegnato. Egli ch è uso di amare l'indipendenza de'  suoi pensieri, sono certo che si sia te, u o offeso dello stesso, offesame la sua fierezza - La forza di animo va sempre accompagnata da una pro, da convinzione, sicché rimanendo solo, se ne compiace, pensando, che con se tiene la coscienza: e quando questa non mi abbandona, diceva Gioberti, tengo per fermo, che l'universale mi abbia approvato - Un'indipendenza Spartana mal si marita con un sentire snervato. Adunque non vedete si gnore Anonimo, che nel lodare un personaggio così in delicatamente a spese di un altro offendete ambedue! Eh - via sig. corrispondente non svisate i fatti per semplice vaghezza di abborracciare un articoluzzo - Quando vi prende desio di esercitarvi allo scrivere italiano, non tartassate la fama degli uomini onesti, ma versatevi su cose che sieno utili alla patria nostra.

Carlo Folino insieme a tutti gli altri fu di avviso, che nessun Convento meritava di andare escluso dal decreto di abolizione, e venendo a parlare degli Scolopi disse: che questi non si potevano considerare, come monaci, ma quali amministratori provvisori del Liceo, e siccome dipendevano dalla Pubblica Istruzione, così alla stessa li abbandonava la Commissione.

Intorno agli altri conventi si osservò, che nessuno essendo degno di rimanere, pure pegli utili particolari di ciascun luogo, il Governo, nell'abolirli, dovea attuare delle opere di pubblico vantaggio immediatamente.

Del pari, che sarebbe buono nella ipotesi opposta lasciare una casa monastica per ciascun distretto senza specificarla, però che poteva il Governo nella sua prudenza surrogare agli ordini esistenti altri che credeva più opportuni alla civiltà attuale; e ciò per quella naturale tendenza che hanno alcuni di darsi alla vita solitaria.

Da quanto si è detto, chiaramente si vede, che i consigli della Commissione riflettevano idee generali, non essendovi nulla che accennasse ad un Convento speciale. Onde la critica dell'anonimo è scema di fondamento e parmi che sia stata il prodotto di una fervida immaginativa.

La Commissione non fece l'elogio degli Scolopi, non de'  PP. del SS. Redentore, poiché sapeva che l'istruzione dovea essere affidata ad altri più valenti Professori, e che i Liguorini non erano più accetti all'opinione pubblica - D'altra parte l'aver chiesto una sostituzione immediata di opere benefiche all'abolizione del conventi, mostra la Filantropia della Commissione, ed un desiderio di veder tolti per sempre quelli che avversano l'ordine attuale delle cose.

Quel che si è scritto non tende a giustificare Carlo Folino, non avendo bisogno che altri lo difenda, poiché il semplice suo nome basta per fare arrossire i calunnia tori - ma per dire, che in Catanzaro i novellieri di questo genere si guardano da questo popolo civile, da pari loro.

DISPACCI PARTICOLARI DELLA PERSEVERANZA

Parigi 14 maggio.

La Patrie dice che Rovigo e Padova saranno fortificate.

Montauban è partito il 15 marzo dalla Cina per la Francia..

Corre voce che la Francia e l'Inghilterra mandino un raddolcimento nella situazione della Polonia.

Dispacci Elettrici AGENZIA STEFANI

Napoli 17 sera tardi) - Torino 17

Parigi 17 - L'Accademia francese con 18 voti ha proposto di conferire il premio biennale alla Storia dello Impero di Thiers.

Pesth-giovedì-Gli oratori della opposizione vedono l'accordo impossibile-tiegano all'Austria qualunque diritto sull'Ungheria altri sono più concilianti.

Napoli 18 - Torino 17

Parigi - Pesth 17 - Il Conte Zvches (?) è contro l'indirizzo-Etvos sviluppa che la Costituzione del 1848 è compatibile con gl'interessi dell'insieme dell'Impero. Combatte una Costituzione unitaria che è impossibile esperimento della patente di Febbraio non serio sembra provare, che un governo costituzionale in Austria è impossibile. Dichiara che la Costituzione di Febbraio è impossibile a causa dei rapporti con la Confederazione Germanica, parte dell'Austria essendo legata alla Confederazione.

Costantinopoli 16-Grande ribasso sulle monete. Omer Pascià è partito per Wetendje.



Fondi Piemontesi 74,00 74,10
Tre per cento francese 69,45
4 ½ per cento id. 96,15
Consolidati inglesi 92,00
Metalliche Austriache 69,10

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ANNO I. SUPPLEMENTO N. 71

IL PARLAMENTO GIORNALE POLITICO DELLA SERA
Si pubblica tutti i giorni (esclusi i festivi) alle 5 p. m.
COSTA UN GRANO


NAPOLI 20 MAGGIO 1861

Parlamento Nazionale Camera di Deputati

Tornata del 15 maggio - Presidenza Rattazzi

La tornata ha principio alle l'¼.

Si legge il processo verbale della precedente adunanza ed il sunto delle petizioni.

Si procede al sorteggio degli uffizi.

Il Presidente dà comunicazione degli omaggi fatti alla Camera.

Si accordano alcuni congedi chiesti da deputati.

I deputati Donnafugata e Ferri Pasolini danno il giuramento.

Cavallini chiede che s'ammetta l'urgenza per la petizione degli abitanti dei circondari di Voghera, Tortona, Lomellina, ecc., che chiedono compensi ai danni della guerra.

E ammessa l'urgenza per quella petizione, come per alcune altre.

Si approva l'elezione del signor Raffaele Lanciano al collegio di Manopello.

Si depongono alcune relazioni su proposte di legge, fra cui quella che si riferisce al tratto di ferrovia da Porta alla città di Massa.

Si riferisce sull'elezione del prof. Luciano Scarabelli al collegio di Spoleto. Il relatore conchiude per la convalidazione. Si fece l'obbiezione che fra gli elettori vi furono 26 analfabeti. L'ufficio volle procedere con rigore, ma vide che, anche annullati quei 26 voti, il signor Scarabelli ottenne ancora una maggioranza di due voti sopra il signor Pianciani, e perciò se ne propone la convalidazione.

Brofferio combatte le conclusioni dell'uffizio.

La città di Spoleto diede quasi tutti i suffragi al sig.

Pianciani. Ma volendosi ch'egli non rimanesse eletto si fece in modo che preponderassero gli elettori della montagna e la maggioranza del sig. Scarabelli è dovuta ad analfabeti. Che ve ne fossero 26 già risulta dalla relazione. Ma si dice che, tolti questi, il sig. Scarabelli ha ancora una maggioranza di 2 voti. Ma devesi osservare che si annullarono 5 voti senzaché si dica il perché. Questa è una cosa irregolare, che lascia supporre dei maneggi e trattandosi di una maggioranza di soli 2 voti la cosa è assai importante e si deve chiarire.

Avvi poi un'altra circostanza a notare. La prima volta che fu eletto lo Scarabelli risultò che la nomina si dovette ai maneggi di un sindaco, che stampò una sfacciata circolare. Questa volta la circolare non fu ristampata ma un impiegato governativo andò in giro e si adoperò con tutti i modi per far eleggere il suo candidato. E dunque il caso di ordinare almeno una inchiesta. Spero che la Camera la quale desidera anzitutto la sincerità nelle elezioni non vorrà approvare ad occhi chiusi questa elezione.

Ministro dell'interno. Se l'onorevole Brofferio avesse arrecato delle prove intorno agli allegati brogli di a genti del governo, sosterrei ancor io l'inchiesta e l'impiegato colpevole verrebbe severamente punito. Ma fin ché l'accusa non è fatta che da coloro i quali vogliono mandar a monte un'elezione, io non posso che respingere l'inchiesta. E prego la Camera a non ammetterla, poiché, se si ordinassero inchieste solo in seguito a nu de'  asserzioni, si porterebbe solo la perturbazione fra le popolazioni.

Pepoli C. Mi permetta l'onorevole Brofferio di re spingere, in modo assoluto, le insinuazioni da lui fatte sul modo con cui si compilarono le liste elettorali nell'Umbria..

Relatore. Non essendovi stata questione sopra l'annullamento dei voti, ciò significa che gli elettori stessi non fecero difficoltà su questo, e l'uffizio non la poteva fare a sua volta, Brofferio. Se si fosse avuto prova dei brogli, avrei conchiuso non per l'inchiesta, ma per l'annullamento.

Vi sono tali indizi che bastano per ordinare un'inchiesta. Se ne ordinarono per motivi meno fondati che in questo caso.

Al signor Pepoli rispondo che non ho inteso punto di intaccare la sua amministrazione nell'Umbria. Ma analfabeti fra gli elettori vi sono, ciò prova che i suoi commissari non si mostrarono molto zelanti.

In una elezione contestata è irregolare che si ammetta l'annullamento di cinque voti senza prova.

L'inchiesta non è approvata che da sei o sette deputati.

L'elezione di Spoleto è convalidata.

Il ministro dei lavori pubblici presenta tre proposte di legge.

Una di esse si riferisce alla spesa occorrente per lo scavamento del porto di Rimini. L'altra all'approvazione della concessione e capitolato relativo della strada ferrata da Napoli all'Adriatico, per Ancona da una parte ed Otranto e Taranto dall'altra.

Il ministro dice che al gennaio del 1863 la detta strada deve essere compiuta. Se i concessionari tarderanno, pagheranno un milione ogni mese di ritardo e andranno soggetti ad altre pene..

Si chiede ed ammette l'urgenza per la discussione della detta proposta di legge.

Amari. Domanda al ministro dei lavori pubblici quando possa informare la Camera sulle disposizioni prese intorno alle strade farrate della Sicilia.

Peruzzi, ministro dei lavori pubblici, risponde che tra breve ne informerà la Camera.

Ricciardi. Vengo ora da Napoli, e posso riferire esattamente alla Camera le cose che io medesimo vidi.

Non vengo a levare tempesta, ma soltanto ad esporre i fatti, la verità. Trattandosi di cose urgenti, se il ministro dell'interno acconsente, io potrei pubblicare domani nella Gazzetta ufficiale il mio discorso; e così tutti potrebbero prenderne conoscenza, e venire alla Camera con cognizione di causa. La questione italiana si riassume ora a Napoli, o signori; e però non convien ritardare di riferire e di discutere ciò che vi si riferisce.

Minghetti. Propongo che il signor deputato Ricciardi fissi un giorno per le sue interpellanze, ch'io proporrei che fosse lunedì prossimo.

Ricciardi. Troppo tardi.

Minghetti. Io non mi oppongo che il deputato Ricciardi esponga alla Camera quello che crede, ma secondo il sistema parlamentare, sarà libero al ministero di fissare un giorno per le sue risposte.

Gallenga. Io credo che il signor ministro non possa esimersi dal rispondere qualora venga interrogato: ma però credo che s egli non è disposto a rispondere è meglio differire la interpellanza.

Minghetti. lo insisto perché sia rimandata la interpellanza a lunedì; frattanto potrò io stesso conferire col signor Ricciardi, il quale vorrà compiacersi di prevenir mi su quanto intende domandare nella Camera. Il presidente domanda al deputato Ricciardi se aderisca.

Ricciardi. Aderisco, poiché non posso fare altri menti Il relatore Mazza P. riferisce sulla elezione del deputato Ab. Mauro nel collegio di Sala. La Commissione ne propone la convalidazione, quantunque il Mauro sia membro del Consiglio amministrativo di Napoli, salvo di passare alla depurazione del numero degli impiegati, co me venne adottato nel caso della elezione del deputato Dragonetti.

Pica. Si oppone alla riserva, e sostiene che si debba votare o per la convalidazione o per l'annullamento.

Mazza (relatore) insiste perché sia convalidata la elezione colla proposta riserva.

Il Presidente invita la Camera a pronunciarsi. La Camera adotta le conclusioni della Commissione.

L'ordine del giorno porta la discussione sul progetto di legge di alcuni deputati per la sospensione del decreto 17 febbraio 1861 della Luogotenenza di Napoli intorno alla circoscrizione della nuova provincia di Benevento:

Il progetto dei deputati Caso, Cardente, Tari, Palotta, Leopardi, Amicarelli e Moffa è il seguente:

«Il decreto pubblicato dalla Luogotenenza di Na poli nel dì 17 febbraio 1861 circa la formazione della nuova provincia di Benevento rimane sospeso sin che non sia giudicato possibile e conveniente dal Parla mento, allorché questo dovrà votare la novella circoscrizione territoriale relativa all'organamento amministrativo generale del regno.»

Il progetto della Commissione è il seguente:

Art. 1. Il decreto della regia luogotenenza di Napoli, che costituisce la provincia di Benevento verrà attuato colle modificazioni indicate nelle tabelle qui unite.

Art. 2. Il ministro dell'interno è incaricato dell'esecuzione della presente legge.

La nuova provincia di Benevento sarà composta dei seguenti circondarii o comuni.



Popolazione
Benevento 25033
Vitulano 12737
Montesarchio 42770
Comune di Arpaise e Ceppaloni, circondario di Altavilla 4492
San Giorgio la Montagna 8286
Paduli 10501
Pescolamazza 41688
San Giorgio la Molara 12996
Pontelandolfo 43167
Colle 40554
Comune di Savignano 3404
Cerreto (meno il comune di Faiochio) 8787
Cusano 8244
Guardia San Framondi 11466
Solopaaa 42176
Baselice (meno Castelvetere) 6889
Airola 44154
Sant’Agata dei Goti 11618
San Bartolomeo in Galdo 7997
Castelfranco 9970

216929

Il presidente dichiara aperta la discussione generale.

Minghetti, ministro dell'interno, fa alcune osservazioni in appoggio del progetto della Commissione, che trova accettabile.

Macchi, relatore, osserva che la commissione trovò di modificare il progetto dei deputati proponenti per ispirito di conciliazione e per risolvere i maggiori dubbi che avrebbero potuto prolungare la discussione, della Camera, e soggiunge che i proponenti medesimi aderirono alle modificazioni della commissione. E della loro con discendenza me li ringrazia pubblicamente.

Grella. Come appartenente alla minoranza della com missione, si oppone al di lei progetto, ed insiste appoggiando quello dei deputati proponenti.

La maggioranza della Commissione sperava di metter d'accordo gl'interessi municipali e locali, che una nuova circoscrizione territoriale suole scompigliare. Ma siccome si è veduto impossibile di accontentar tutti col progettato amalgama, così io non potrei adattarmi a seguire una via che tende a ledere gl'interessi di quei paesi e specialmente della provincia di Avellino.

La transazione ideata dalla Commissione non fu equa.

La Commissione non prese per norma né le petizioni presentate alla Camera, né le ragioni topografiche, né i reciproci compensi. Da qualunque lato si osservi il pro getto della Commissione, non si potrebbe scorgere qual principio generale l'abbia guidata nella nuova circoscrizione.

 

Notizie Diverse

- Scrivono da Parigi al Pungolo:

Vengo assicurato che alla vigilia della sua morte Teleki avrebbe scritto ad un suo amico:

» Non trovo una transazione che possa tranquillare la mia coscienza. Di tutti i partiti a cui potrei appigliarmi quello di morire sarà il più utile al mio paese. Così mi sciolgo dalla parola che diedi all'imperatore - e i miei resti appartengono al mio partito. Essi possono ancora ispirargli delle grandi risoluzioni.» - La Gazzetta ufficiale di Venezia ha da Vienna, 14 maggio: S. M. l'Imperatore riceve oggi la Camera del deputati.

Nella Dieta ungherese, Deak disse che l'autonomia dell'Ungheria, con Ministero proprio, è la condizione del ravvicinamento. Il suo discorso fu accolto con immenso entusiasmo.

- A proposito dei funerali di Teleki, di cui parla la nostra corrispondenza, Leggesi nella Bullier, in data di Pesth, 10, quanto segue: I funerali del conte offrirono un aspetto veramente doloroso. La folla era più strabocchevole ancora che nei funerali di Potoczy. Gli abitanti delle città e villaggi vicini erano accorsi a Pesth. Le botteghe chiuse, tutti vestiti di corrotto; bandiere nere sventolavano in tutte le case; le scuole in vacanza; i teatri chiusi i bigliardi da caffè coperti di un panno nero.

Dappertutto i segni della morte e della desolazione.

Tutte le corporazioni erano rappresentate ai funerali, e la città intiera era in moto, Non un grido turbò il silenzio di quelle lugubre solennità.

-Oltre l'Ind. B... anche l'Op. Nat. parla d'un'alleanza offensiva e difensiva tra Francia e il regno d'Italia di cui il sig. Vimercati avrebbe fatto accettare le basi dal gabinetto delle Tuileries. Questa notizia è forse prema tura, ma è per certo che il governo francese non potrà tardare a ripigliare colla corte di Torino le relazioni interrotte dopo l'intervento piemontese negli Stati ponti.

- Scrivono da Torino al Pungolo: Jeri non vi feci cenno d'una voce che correva per Torino, secondo la quale il Ministero avrebbe ricevuto martedì alle undici di sera un dispaccio telegrafico da Parigi che gli annunziava di aver il Gabinetto delle Tuilleries spedito una Nota a Roma, colla quale significava al governo dei cardinali l'imminente sgombro delle truppe francesi. Non vedendone fatto cenno da alcuni dei giornali officiosi, e avendo inoltre trovato su questo argo mento una discrezione ultra-diplomatica negli uomini governativi coi quali ne parlai, dubitava che si trattasse d'una delle mille dicerie, che non meritano una seria attenzione.

DISPACCI PARTICOLARI DELLA PERSEVERANZA

Parigi, 16 maggio (sera)

La Patrie dice, che i trasporti andarono a Beirut il 19 corr.

Si soscrive una petizione dei cristiani del Li bano alle potenze per la ricostituzione dell'antico governo della montagna del Libano. I membri della Commissione della Siria vanno a Costantinopoli.

Dispacci Elettrici AGENZIA STEFANI

Napoli 18 (sera) - Torino 18.

Moniteur 16 - Gl'interessi dei boni del te soro sono diminuiti di 112 - Apertura della soscrizione delle obbligazioni per le ferrovie fissata ai 21 maggio.

Patrie - La flotta francese che partirà per la Siria si comporrà di due divisioni navali.

Pesth 17- Il Generale Asboth fu messo (?) in libertà senza riserva.

Napoli 19 - Torino 18.

Parigi 18 Varsavia 18- L'Arcivescovo chiamato al Castello e ricevuto ordine categorica mente di proibire i canti nazionali nelle Chiese ha dichiarato essere impossibile di privare il popolo dell'unica consolazione.

Napoli 19 - Torino 18.

ll Conte di S. Martino è partito stamane per Genova ove s'imbarcherà per Napoli: Kossuth è giunto a Torino.

Napoli 19 - Torino 18 (sera).

Le Camera dei Deputati discusse e respinse la presa in considerazione del progetto di legge del Deputato Ricciardi per lo incameramento dei beni ecclesiastici, e si occupo della relazione di petizioni, e specialmente di quella del Consiglio Comunale di Siracusa che domanda di essere restituita a Capoluogo. Su questa la discussione continua. - Il Deputato Tecchio farà lunedì interpellanza sopra una nota del Ministro circa i voti di Veneti.

Napoli 19-Torino 19

Moniteur 19-Una circolare di Persigny raccomanda ai Prefetti di sequestrare amministrativamente le pubblicazioni che fossero fatte in nome di persone bandite o esiliate, e di processare giudizialmente gli scrittori di qualsiasi risposta - E così che un rappresentante della politica del 1840 ha potuto impunemente do mandare al vincitore di Solferino che avete fatto della Francia? Liverpool -6 ½ milioni sono inviati in America.



Fondi Piemontesi 73,75 74,00
Tre per cento francese 69,40
4 l'2 per cento id. 96,50
Consolidati inglesi 91,7/8
Metalliche Austriache 68,50

STORIA DELLA REAL CASA DI SAVOIA

DALLE ORIGINI FINO

A VITTORIO EMMANUELE II

Pubblicate puntate 7-gr.20 l'una

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Il Gerente responsabile - Carlo De Ruberto.

F. Mazza Dulcini - Direttore-Proprietario.

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STAB. TIP. DELLE BELLE ARTI.

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ANNO I. Napoli 21 Maggio 1861 N. 72

IL PARLAMENTO GIORNALE POLITICO DELLA SERA
Si pubblica tutti i giorni (esclusi i festivi) alle 5 p. m.
COSTA UN GRANO


NAPOLI 21 MAGGIO 1861

RIMEDJ ALLA MANO

Guardiamo un poco le masse del Napoletano e guardiamole dal lato che è proprio delle masse sia da tempi sussecutivi a Noè, a Pirra e Decaulione.

Noi diciamo e sostenghiamo che i popoli del Napolitano hanno in sé tutti gli elementi per essere uno de'  primi popoli del mondo. Ma ricordiamoci di due cose: l'una che ha avuto luogo un cataclisma politico nuovissimo dopo la caduta dell'impero romano, che ha spostato uomini e cose, l'altra che le genti del mezzo giorno, su cui con maravigliosa abilità ha agito la corruzione, la depressione borbonica sono ancora abituate alla vita politica.

Ed a ciò aggiungeremo una terza cosa, significantissima: che i nostri governanti durante le successive fasi del governo luogotenenziale, si son fatti una legge di promettere solennemente e ripetutamente questa massima proclamata ufficialmente al cospetto del paese: Bisogna dare e subito pane e lavoro al popolo! E poi? e poi, si è rifuggito costantemente da ogni mezzo, da ogni misura che potesse dare all'indomani questo pane e questo lavoro. E la massa, che in tutti i paesi del mondo, ha per prima logica, la logica del fatti, giudicando su di questi, si è creduta mistificata.

Chi spingeva mai, quale assillo incalzava i nostri Ministri, e Consiglieri a dire ad ogni non piè sospinto, ad ogni giorno che sorgeva -pane e lavoro?-Chi obbligava il classico D. Liborio Romano a proclamare nel giornale ufficiale, negli affissi, nel cartelli, nelle udienze, nella conversazione quel suo motto monumentale Pane ed oglio!

Il popolo non ha veduto niente, ed ha preso la politica del nuovo regno per un carnevale di cattivo gusto.

Si riconosce, si proclama che questo è stato uno tra gravi errori del reggimento. Ebbene! non lo s’imiti adunque. Si corra presto, ma con la celerità del lampo, al rimedio, e si aprano nelle provincie, ed in moltiplici punti lavori di strade, ponti, costruzioni etc.; lavori di cui d'altronde tanto hanno bisogno le abbandonate nostre contrade. E con ciò non solamente ci concilieremo in qualche modo queste genti mal trattate dalle promesse e dall'espettazione delusa, ma daremo altresì, una salutare diversione agli spiriti malcontenti di tutti i generi, renderemo inefficace, o almeno molto manco pericolosa l'azione continua, instancabile, ostinata de'  malvagi, del cospiratori borbonici i quali trovano il loro conto nell'attuarla, atteso il silenzio della legge, la riprovevole inerzia del magistrati.

Non più parole, non più promesse, non più progetti: si svolgano questi ed in ampia forma per i piani avvenire, sta bene: ma il Governo della luogotenenza, se vuole togliere subito una delle cause di oscillazione del reggimento no vello e dello spirito pubblico nelle moltitudini, immediatamente provveda e co' fatti.

F. MAZZA DULCINI

-A proposito della morte di Teleki, l'Independence Belge ha da una sua corrispondenza di Pest:

Dopo il suo involontario ritorno in patria, in seguito della grazia fattagli da Francesco Giuseppe, M. Teleki si sentiva separato, non solamente di corpo, ma ancora di spirito da suoi amici e compagni di esilio, del quali, durante dieci anni egli avea divisi i patimenti e le speranze, i travagli ed i progetti. Essi non ave vano interamente approvata la sua attitudine nell'udienza che egli ebbe dall'Imperatore d'Austria, né le condizioni con le quali avea tacita mente accettata la sua libertà.

Nella sua patria stessa, in mezzo alle ovazioni dalle quali era circondato, Teleki credeva accorgersi, probabilmente a torto, che la confidenza non era più così assoluta come quella da lui goduta un giorno; che agli occhi di certi amici politici, egli avea qualche cosa da far dimenticare.

In uno spirito così leale, e così suscettivo sul punto d'onore, questa situazione dovea pro durre un effetto del più penosi. Il conte Teleki sperava convincere co' suoi atti, sino i più scettici, che egli non avea giammai vacillato, che non avea promesso niente, niente concesso che fosse contrario a principii di tutta la sua vita.

Era ciò ch'ei ripetea, del resto, in tutti i suoi discorsi ed indirizzi, che in questi ultimi mesi ebbe l'occasione di rivolgere a diverse municipalità, era ciò che sperava provare alla Dieta, combattendo di fronte il partito moderato, e studiandosi di condurre la rappresentanza nazionale in una via francamente radicale, francamente nazionale, e francamente ungherese.

Ammettiamo intanto che M. Teleki abbia acquistato da alcuni giorni la certezza che ei non sarebbe punto riuscito in questo compito, (e tutto quello che io vi ho scritto da un mese su le disposizioni della Dieta, vi farà riguardare questa supposizione come assai verosimile), che ei non avrebbe dunque l'occasione di compire ciò che riguardava dal suo punto di vista personale, come una specie di riabilitazione; aggiungete a ciò, che dall'altro lato gli si rimproverava la sua attività politica come inconciliabile con ciò che egli avrebbe dovuto alla «cavalleresca» condotta dell'Imperatore, rimprovero al quale-per mal fondato che fosse - uno spirito così elevato, ed un carattere tanto leale non potevano restare indifferente, e voi comprende rete forse, che all'ora propria d'impegnare la lotta, il conte Teleki poteva credere in un istante di traviamento sublime, non avere innanzi a lui altra sortita che il suicidio.

Il temperamento assai nervoso di Teleki, e le acute sofferenze, alle quali lo condannava da più giorni il cattivo stato della sua salute, han potuto affrettare la sua fatale risoluzione. In questi ultimi giorni egli era divenuto più cupo, più agitato che mai...

Qualunque siano state la natura e la causa della morte tragica che ha gittato l'intero paese nella costernazione, questa morte è una perdita immensa per l'Ungheria di cui Teleki era uno degli uomini di stato più rimarchevoli, de'  più devoti patriotti, e degli spiriti più elevati.

Parlamento Nazionale Camera di Deputati

Tornata del 15 maggio Presidenza RATTAZZI

(cont. e fine, v. num. Prec.)

Il decreto luogotenenziale aveva almeno il vantaggio d'esser fatto sopra luogo e da persone che conoscono gl'interessi e le circostanze locali. Ma la Commissione, se voleva tener calcolo dei prodotti reclami, non doveva eccedere il suo mandato e fate una legge nuova, in luo go di una semplice legge sospensiva.

La nuova circoscrizione non può esser fatta che sull'esame delle carte topografiche e di tutti quei dettagli, di cui non può occuparsi la Camera. Or come potrebb'essa decidere all'impensata sulla sorte di quei paesi, senza una coscienziosa discussione di tutte le ragioni di giustizia e di convenienza, senza l'esame accusato di tutti gli elementi necessari? Per queste ragioni io credo che la Camera non possa ammettere altro progetto che quello dei deputati proponenti.

Macchi. Mi duole che lo studio della Commissione per evitare una lunga discussione sia riuscito invano.

Dichiara poi che la Commissione prese a calcolo tutte le ragioni possibili adotte dai deputati che hanno interesse nell'argomento, e che tutti furono d'accordo meno il deputato Glella. La Commissione non intese proporre una nuova legge, ma soltanto che il decreto luogotenenziale abbia il suo effetto con alcune modificazioni e la circoscrizione.

Massari. Appoggia la quistione pregiudiziale proposta dal deputato Grella. Dichiara che si dovrebbe passare all'ordine del giorno su questa questione, lasciando alle Autorità locali il decidere.

Non entro nella questione di merito, essendo io in perfetto disaccordo colla Commissione. Il decreti luogotenenziale non è una legge fatta o sancita dal Parlamento.

Ciccone. Appoggia la questione pregiudiziale. Il presidente annuncia un ordine del giorno proposto dal dep. Caracciolo.

Piea. Si oppone all'ordine del giorno pure e semplice. La luogotenenza di Napoli non ebbe mai poteri assoluti, come li ebbero i commissari nelle Marche e nell'Umbria. Quel decreto fu solo un provvedimento eccezionale e provvisorio, che il Parlamento ha diritto e dovere di rivedere. Quando il progetto di legge, proposto dai deputati ?u passato agli uffici, esaminato dalla Commissione, non credo che la Camera possa passare all'ordine del giorno puro e semplice; ma deve far luogo alla discussione del progetto dei deputati e di quello della Com missione.

Sviluppa quindi le ragioni che lo inducono ad appoggiare il progetto della Commissione.

Pisanelli. Fo elogio alle cure ed agli studi fatti dalla Commissione per uno spirito di conciliazione e per metter d'accordo tanti diversi interessi. Ma non credo che essa abbia potuto tener calcolo di tutti i danni che possono derivare da improvvisi spostamenti, da aggregazioni o segregazioni non ben ponderate. La Camera non può decidere da sé in tale questione. Nessuno provvedimento può esser preso senza intendere sul luogo i rappresentanti di quei paesi, che non furono consultati. I Consigli comunali e provinciali non furono consultati (si nega). Nessuno diede il loro voto. Credo che dal rapporto della Commissione medesima risulti che si tratti di ferire colla proposta circoscrizione interessi che devono esser rispettati. Propongono quindi che la Camera sospenda qualunque discussione in merito.

Torre. Intorno alle gravi conseguenze che possono risultare dagli spostamenti accennati dall'onorevole Pisanelli, debbo far conoscere alla Camera tutte le circostanze che furono prese a calcolo dalla Commissione.

L'oratore fa la narrazione storica dei fatti che seguirono la emanazione del decreto del generale Garibaldi circa la formazione della provincia di Benevento; e legge vari documenti comprovanti come circa 50 Municipii chiedessero di far parte della nuova provincia. Risulta da ciò che non solo furono consultati i Municipii, ma essi prevennero anzi questo desiderio colle loro istanze, adducendo i varii motivi che le appoggiano.

i Dopo tutto ciò, crede che il deputato Pisanelli sarà rassicurato circa il voto delle popolazioni e delle autorità locali, e che la Camera sarà convinta che la Commissione non agì alla cieca, ma prese a calcolo tutti gl'interessi locali.

Conforti. Non si contende che la provincia di Bene vento si debba costituire. Ma si dice che potevano sostituire un nuovo progetto al proposto. La giunta fece un contro progetto, per cui credè togliere degl'inconvenienti che si lamentavano. Per la provincia di Salerno non si consultò alcuno. La giunta fece quello che poteva fare; cercò di riavvicinare gli estremi, si propose per iscopo la conciliazione.

Non è vero che la Camera non sia competente a decidere tali questioni.

La giunta consultò le carte geografiche, i voti dei consigli comunali, le proteste. Non vorrei che si defraudassero le speranze di quelle popolazioni che temono venire segregate dal loro centro naturale. Prov veda la Camera, la quale è la più alta espressione degli interessi nazionali.

Ministro dell'interno. Mio malgrado debbo oppor mi alla proposta della giunta. Essa diede la prova del miglior volere e se fosse riuscita a mettere tutti d'accordo, per quanto difficile fosse, avrei deviato dalla regola generale. Ma sventuratamente la proposta non incontrò l'adesione generale, sebbene sia forse desti nata a trionfare. Ma intanto io non posso farla mia, debbo consultare gl'interessati. Accetterò tuttavia la sospensione.

Ammette che la circoscrizione ordinata dalla luogo tenenza possa avere dei difetti. Ma la massima parte della circoscrizione debba essere buona, come ammise la giunta. Sarà necessario solo modificarla. I consigli provinciali debbono vacare a tale questione e noi li dobbiamo ascoltare.

Si dirà che si spostano interessi, che si creano in convenienti. Io non vorrei che questi si esagerassero.

Se l'incomodo di recarsi in un capo luogo anziché nell'altro forse perpetuo, l'inconveniente potrebbe dirsi piuttosto grave, ma non è che temporario. Vi sono due ragioni politiche oltre a ciò. Desidero che sparisca la condizione eccezionale in cui trovasi ora Bene vento. Inoltre reputo cattivo il sistema delle sospensioni. Il Parlamento è destinato a fare, non a sospendere. Missione della Camera è provvedere all'avvenire.

Nisco parla contro la sospensione del decreto. Prego che la Camera dichiari buona e valida la circoscrizione della provincia, come fu stabilita dal consiglio di luogotenenza.

Ciccone. Si tratta di fare una nuova circoscrizione transitoria, a spese di tre altre provincie. Vuolsi aver riguardo agl'interessi del Principato. Quando si stacca un territorio da una provincia per unirlo all'altre si turbano tutte le relazioni dei paesi fra loro e col centro comune. Non so capire perché si precipiti in una cosa che esige molta ponderazione. Le circoscrizioni delle provincie sono sorte la necessità sociali. I consiglieri di luogotenenza o non studiarono la questione o la studiarono assai male. Si unì Lauro ad Avellino, quantunque non siavi strada che li congiunga. E in fatti non dieci persone si recarono mai da Lauro ad Avellino.

L'oratore conchiude col dire che quod Deus conjunxit hoxco non separet (risa).

Conforti. Non è cosa sì strana la sospensione di una legge, e sospensioni ci propose il ministro della giustizia,.

Macchi. Debbo fare una dichiarazione a nome della maggioranza della Commissione.

Essa volle mantenere il decreto della luogotenenza, introducendovi solo alcune modificazioni conformi, se condo essa, alla giustizia e agl'interessi di tutti.

Essa tuttavia non crede di aver fatto opera perfetta, e sarà lieta che venga migliorata. Perciò la maggioranza della Giunta m'incarica di dichiarare che non ha difficoltà ad aderire alla proposta del ministro dell'interno.

Capone. Che giova la sospensione? Il decreto va in vigore il l'giugno, e chi può credere che in quindi ci giorni si possa approvare dalla Camera dei deputati e dal Senato una proposta di legge? Non si farebbe che ingenerare l'ansietà. Ammesso il principio di sospendere, si biasima la luogotenenza, ch'era un'emanazione del governo generale. Sarebbe cosa molto imprudente. Se invece adottiamo il parere del ministro, non abbiamo che leggeri inconvenienti per qualche comune. Se andiamo avanti colle sospensioni, il Parlamento potrebbe intaccare anche l'unità (rumori).

Se fossero messi in forse gl'interessi della massa della popolazione per pure, ma non è il caso (voci, ai voti).

Il presidente mette a partito l'ordine del giorno del deputato Caracciolo, secondo cui s'invita il mini stero a proporre una legge per la riforma della circoscrizione della provincia di Benevento, udito il parere dei nuovi consigli provinciali e comunali.

L'ordine del giorno, cui aderisce il ministero e la Giunta, è approvato.

L'adunanza si scioglie alle 5.

PARLAMENTO INGLESE CAMERA DEI COMUNI

Seduta del 10 maggio

(Cont. e fine vedi num. 70)

Ma se l'imperatore Napoleone non si arrenderà in ciò al volere degli italiani, distruggerà interamente la sua influenza ed il suo prestigio nella penisola. Il ritiro delle truppe francesi da Roma eviterà una lunga e sanguinosa guerra, agevolerà l'accomodamento della questione veneta, rafforzerà la politica imperiale in Italia, e assicurerà la pace del mondo civile (applausi fragorosi). La mozione dell'onorevole membro del lato opposto non può aver la simpatia della Camera. Ma poiché la questione è mossa, è pur bene che la camera manifesti il suo pensiero intorno ad essa (udite udite). Egli spera che da tali dibattimenti seguirà la manifestazione della simpatia più viva verso l'Italia (applausi).

Il signor Cochrane dice che la politica di lord John Russell è di grande detrimento alla nazione, perché tende a privarla d'ogni suo alleato in Europa. Raccomanda di mantenere l'Austria forte ed unita, perché è dessa la potenza più conservatrice ed è l'amica naturale dell'Inghilterra. Lord John Russell col suo dispaccio del 27 ottobre ha invitato tutti i popoli a ribellarsi ai loro principi, e i lordi non hanno mancato di rispondere all'appello (rumori interruzioni).

Lord John Russell. Risponderò innanzi tutto alle osservazioni esposte dall'onorevole gentiluomo che ha mosso tale quistione. Non credo spediente pubblicare i dispacci domandati; alcuni di essi furono pubblicati nel la Gazzetta di Vienna, e ripubblicati nei nostri giornali.

L'argomento è certo di sommo interesse: ma la soluzione delle quistioni in esse contenute dipende intera mente dal governo austriaco. L'imperatore ha cambia to i principi su cui fu governata fino da ultimo la monarchia, e si è eziandio dichiarato in favore della piena libertà religiosa. Quest'atto merita soprattutto ogni encomio da parte di questa nazione (udite, udite). Quanto alla costituzione da lui accordata, essa è presso a poco fondata sul principio che regge il senato degli Stati Uni ti. Ma la massima del governo rappresentativo vi è com presa, e noi non possiamo che goderne, e augurare lieto successo.

Ma la costituzione generale dell'impero dà origine ad altre quistioni più particolari. Negli imperi che sono formati di parecchi Stati e di provincie e nazionalità diverse, sembra che la libertà desti fra i diversi popoli il sentimento della gelosia. Noi abbiamo veduto che nell'impero russo, quando Alessandro I accordò una costituzione alla Polonia, la Russia se ne mostrò adirata, e trattenne lo Czar dal far altre concessioni. Così nell'Austria al cune provincie sono gelose delle libertà accordate all'Ungheria. Dunque le difficoltà sono grandi da ogni parte che si riguardi. L'Ungheria desidera che la sua antica costituzione le sia interamente restituita; il che cagionerebbe, a quanto sembra, lo smembramento dell'impero. Ad ogni evento, noi desideriamo che l'imperatore, come re d'Ungheria, possa pienamente soddisfare ai voti di questa nazione.

Quanto alla quistione della Venezia, io sono inclinato ad avere la stessa opinione che l'onorevole membro di Maldon (Saint-Aubin). Per lungo tempo l'Austria possedé quelle provincie che ora costituiscono il regno del Belgio, ma per la loro grande distanza dalla sede del governo, le erano esse più di carico che d'alcun utile.

Leggendo la corrispondenza diplomatica della fine del se colo passato, si vede che gli uomini di Stato austriaci desideravano liberarsi di quelle provincie, e nel 1796 fecero una permuta vantaggiosa, cedendolo contro il territorio della repubblica veneta. Ma non fu quello un accomodamento giusto ed equo, perché per esso una repubblica, ch erasi mantenuta neutrale, né era stata nemica dell'Austria fu distrutta (udite udite). Il fatto è che la Venezia non è ora di minor peso all'Austria che fosse già il Belgio. Il popolo veneto non ama l'Austria, (udite udite). Le prove fatte dall'Austria per cattivarsi i Veneti sono andate sempre fallite, e nol vediamo che il tentativo testé fatto di ottenere rappresentanti al Consiglio dell'impero della Venezia, è riuscito a vuoto. E quasi pericoloso per un Veneto andare a Vienna, e tornar quindi a Venezia. Or bene, questa sorta di dominio è il più svantaggioso che un sovrano possa avere Devo ammettere che vi sono talvolta esagerazioni dall'una e dall'altra parte. A modo d'esempio, questa Camera conosce l'eccellente dispaccio del conte Cavour al governo inglese, intorno alla costituzione del regno d'Italia. In esso si afferma che da lungo tempo lo stato d'assedio è posto nella Venezia: or bene. pochi giorni dono l'amba: sciatore austriaco mi portò un dispaccio del conte Rechherc in cui si diceva che noco dono la pace di Villafranca fu tolto lo stato d'assedio nella Venezia. Ma sebbene alcuni particolari non sieno veri è pur tuttavia assai vero che l'inclinazione del Veneti non è in favore all'Austria e che ogni prova per calmarli riesce inutile. Tale essendo la disposizione degli abitanti, quella provincia non potrà mai accrescer la forza dell'Austria. (applausi fragorosi). E finché la Venezia appartiene all'Austria. né l'Austria e l'Italia saranno mai in termini di amicizia, né l'Italia si potrà mai collegare sinceramente colla Germania, come è pure desiderevole per l'equilibrio dei poteri nel cuore dell'Europa (udite udite).

Non so come il problema potrà essere sciolto: ma non è certo amico dell'Austria chi la consiglia a ritenerla Venezia (udite udite). Parlo di ciò come di cosa che interessa, non tanto noi, quanto tutta l'Europa: ed io 'confido che come il conte Cavour saviamente disse il tempo potrà venir in cui la quistione sarà accomodata senza le armi, con una convenzione generale delle potenze erronee (udite udite).

Non so quale sarà il risultato del grande sperimento che l'Austria sta ora facendo, né come le varie provincie dell'impero saranno insieme collegate: o come le tasse e le leggi saranno votate e stabilite. Tutte queste cose risguardano l'amministrazione interna dell'impero.

Ond'io non credo prudente e cortese consegnare le carte che a ciò si riferiscono. Ma io ripeto che, qualunque sieno le accuse che mi si fanno d'essere un vecchio mo litico con nozioni antiche e disusate. io fo i voti più fer vidi per la stabilità e prosperità dell'impero d'Austria (applausi).

Il sig. Peacoke ritira la sua mozione.

Notizie Diverse

- Scrivono da Berlino, in data del 13 maggio, all'Havas:

Assicurasi, che il signor Schleinitz abbia dato la sua dimissione, che forse sarà accettata. Il motivo sarebbe certa dissidenza nella questione dell'Holstein. Il re vorrebbe che la Confederazione prendesse misure energiche, e che le truppe prussiane fossero incaricate a preferenza di dar esecuzione ad ordini precisi, mentre il ministro degli affari esteri trova conveniente di indugiare, e vorrebbe che le truppe per l'esecuzione fossero fornite dagli altri Stati di Germania.

Sembra certo, che quest'ultimo pensiero, di cui i giornali parlarono, non sia stato pubblicato senza consenso del ministro Schleinitz, benché i corrispondenti ufficiali abbiano sostenuto il contrario.

L'istruzione ai rappresentanti della Prussia all'estero rispetto ai passaporti italiani è concepita così: «Per non turbare, né mettere ostacoli alla circolazione dei viaggiatori fra gli Stati prussiani e l'Italia, il ministro del re a Torino fu incaricato di accordare il visto della sua legazione ai passaporti degli individui appartenenti a tutti i paesi che trovansi di fatto sotto il dominio di Vittorio Emmanuele, anche ove questi passaporti vengano rilasciati in nome del regno d'Italia.»

TURCHIA

- In un dispaccio dell'Havas in data di Costantinopoli, già trasmessoci in massima parte dal telegrafo, troviamo quanto segue:

La Porta annuncia, in una circolare diplomatica, ch'essa acconsente all'unione dei principati, chiedendo che la convenzione quest'effetto sia sottoscritta a Costantinopoli e non a Parigi.

Sir Enrico Bulwer sottoscriverà un trattato di commercio tra il suo governo e la Turchia.

I circassi stabilitisi presso Smirne minacciano la città, e chiedono di ritornare in Russia.

CORRISPONDENZA DELLA PERSEVERANZA

Torino 17 maggio

- Parecchi fogli stranieri persistono ad asserire essere imminente il richiamo delle truppe francesi da Roma. L'Independance Belge, sovratutto ripete frequentemente la gradita novella e parla di trattative, che dovrebbero dirsi inverosimili, se non ci fosse nota che la diplomazia non rifugge talvolta dal ricorrere le paradosso. D'altro lato, i fogli officiosi del governo francese e in ispecie la Patrie-non ristanno dal dichiarare che le truppe francesi continueranno a rimanersene a Roma, e che le voci di trattative per il scioglimento della vertenza romana sono inesatte. Il pubblico, più facile a prestar fede alle buone che alle cattive notizie, non tiene in alcun conto le smentite dei fogli efficiosi del governo di Francia, ed accarezza l'idea che Roma venga da un istante all'altro in potere degl'italiani.

Noi confessiamo che non ci è dato conoscere i se greti della diplomazia: ma crediamo d'altra parte che non faccia mestieri di questa cognizione per convincer si che l'attuale stato provvisorio di cose in Italia non può avere lunga durata, e che a consolidare il nuovo ordine di cose nella penisola, l'assestamento della vertenza romana urge non meno che la liberazione della Venezia. Volgendo però uno sguardo all'attuale situazione politica dell'Europa e alle incertezze che la travagliano, e riconoscendo come gli affari d'Italia siano strettamente legati a quelli delle altre nazioni europee ci pare miglior consiglio il non prestare molta fede alle voci che corrono a riguardo di Roma e di crede re colla Patrie al «mantenimento provvisorio dello statu quo.

Quanto alle notizie del prossimo riconoscimento del regno d'Italia per parte della Francia, noi non possiamo non accoglierla siccome assai probabile. Non è chi disconosca l'importanza di un tal fatto, il quale avverandosi, renderebbe assai più agevole la soluzione delle altre quistioni italiane, e sotto tale aspetto, ci è riescito assai grato l'udire che nostro rappresentante a Parigi tornerebbe ad essere il comm Nigra, il quale gode la stima e la simpatia dell'imperatore e degli uomini che lo circondano.

Ci si dice che presso la Corte di Vienna continuano per parte di alcune potenze, le pratiche officiose per addivenire alla cessione del Veneto mercé compenso in danaro.

L'Inghilterra sovratutto sarebbe assai lieta, se la quistione veneta riuscisse ad avere simile soluzione. Ma anche a tale riguardo ci pare follia lo illudersi e il non considerare le gravi difficoltà che rendono problematico il successo delle pratiche.

Dal Ministero dei lavori pubblici è stata testé istituita una Commissione coll'incarico di esporre le proprie idee circa alle reti di strade ferrate lombarde. Questa Com missione è composta dei signori: generale Menabrea senatore, presidente: conte Giuliani della Porta, senatore: e dei deputati Monticelli, Visconti Venosta. Cini, Colombani e de'  Vincenzi. Questa Commissione tenne già la sua prima seduta, alla quale assisteva il ministro.

Affermasi che la Società delle strade ferrate lombarde vorrebbe essere esonerata dalla costruzione dei due tronchi di ferrovia Bergamo-Lecco e Treviglio-Cremona, Il generale Klapka è giunto a Torino diretto per Caprera.

Kossut è pure aspettato qui di passaggio per Milano.

E giunto a Torino il generale Cialdini. Certi fogli persistono ad asserire che l'ex-regno di Napoli sarà occupato militarmente. Dobbiamo ripetervi che in tutte le provincie napoletane le nostre truppe non ascendono ai 20. 000 uomini, e che, lungi dal mandar vene delle altre, partiranno quanto prima da colà i granatieri.

AMERICA

- Il vapore Columbia salpato da Boston il 30 aprile e da San Giovanni di Terranova il 6 maggio, reca le seguenti notizie d'America.

Nuova York 3 maggio.

In India Villa Texas 450 truppe federali, sotto il maggiore Sibley, si sono arrese ad 800 volontari del Texas, condotti dal colonne lo Vomdorn, dopo d'avere tentato di fuggire sopra due navi a vela. Furono imbarcati sopra vapore. I soldati potranno o entrare nell'esercito confederato, o dare il giuramento di non combattere contro la confederazione.

Nuova Orleans. 2 maggio.

Notizie ricevute qui da Ruatan recano che era colà avvenuta un'insurrezione fra gli Indiani. Dicesi che il governo inglese cederà l'isola il 10 di giugno.

Nuova York, 4 maggio.

ll blocco dei porti meridionali comincerà subito. Sono pronte cinquanta navi e 20,000 uomini. La Legislatura della Carolina settentrionale è adunata. Questo Stato è in fatto fuori dell'Unione, e si apparecchia alla guerra.

ll Maryland e la Virginia occidentale rimangono fede li all'Unione. Kentucky serberà un attitudine neutrale.

Nessun assalto è fino ad ora seguito contro il forte Pickens.

Un'insurrezione è avvenuta a Vacapatan. Quindici ufficiali inglesi furono uccisi. Un reggimento è partito da Ruatal per il luogo dell'azione.

Notizie posteriori per la via di Father Point recano:

Nella settimana prossima le truppe federali partiranno da Washington, e si avanzeranno nella Virginia.

Il presidente domanderà che sia restituito l'arsenale di Norfolk, e Ferry Karper.

Nel Parlamento Canadese, segui una votazione rispetto ad un emendamento sul bilancio con una maggioranza di 10 a favore del governo.

(Daily News).

DISPACCI PARTICOLARI DELLA PERSEVERANZA

Parigi, 17 maggio (sera)

A Beiruth giungono molte adesioni dalla montagna per un capo unico cristiano del Libano, che amministrerebbe con un divano di notabili del paese.

A Costantinopoli deve esservi riunione per la riorganizzazione della Siria il 18 corrente.

La Commissione europea per la Bosnia e l'Erzegovina è smentita.

La Turchia cerca di negoziare un prestito in Inghilterra. Due membri del Consiglio delle finanze inglese esaminerebbero la situazione del tesoro ottomano.

Corre voce che sarà riunita a Parigi, od a Costantino poli, la Commissione dei Principati danubiani.

Dispacci Elettrici AGENZIA STEFANI

Napoli 20 (notte)-Torino 20 (sera)

New-York - Lincoln domanda rinforzi di truppe ed armi. Il proclama del Governatore della Virginia dice che resisterà all'invasione: auto rizza il Comandante militare a convocare quanti volontarii sieno necessarii. Il Governatore della Carolina ha inviato un messaggio ostile a Lincoln. Le Legislature del Tennessee e dell'Arkansas adottano il decreto di separazione. Corre voce che le truppe federali occuparono Baltimora in settimana. Il Congresso di Montgomery votò la guerra degli Stati Uniti, ed autorizzò le lettere di marca-Il Sud reclamerà il possesso di Washington. L'attacco del forte Dixenes è aspettato. I cambi sono più sostenuti.

Pesth - Il Municipio di Pesth ha fatto una manifestazione contro la riscossione delle imposte.

Napoli 24-Messina 20 (sera)

Stamane pubblicandosi il decreto per la leva, il popolo a grandi masse con bandiera italiana gridava-Viva la leva, viva l'Italia.

Napoli 21-Torino 20 sera)

Alla Camera dei Deputati terminò la discussione sulla petizione di Siracusa per essere restituita a Capoluogo di Provincia, e la domanda fu rinviata al tempo della discussione della legge sull'organizzazione generale del Regno, senza nulla decidere. Occupò buona parte della seduta l'interpellanza del Deputato Ricciardi sulle cose di Napoli. Egli si lagnò, più specialmente della poca sicurezza pubblica, delle spose pubbliche, dei lavori pubblici, e passò in rassegna tutti i Dicasteri criticando consigliando e raccomandando pronti ed energici provvedimenti per antivenire prossimi e gravi mali, manifestando qualche sentimento di autonomia napolitana che fu viva mente disapprovato. Propose un' inchiesta parlamentare. Il Ministro dell'Interno diede spiegazioni, e disse essere quasi cessati i movimenti parziali di reazione-esser tutti i racconti esagerati da fogli clericali - L'elezioni comunali essersi fatte da per tutto regolarmente-esservi difficoltà ma nessun pericolo. Si passò poscia dalla Camera all'ordine del giorno.

Napoli 21- Torino 20 (sera tardi).

Assicurasi che la discussione nella Camera sulla legge del debito pubblico sul Gran Libro precederà quella del prestito.


Fondi Piemontesi 73,95 74,00
Tre per cento francese 69,40
4 l'2 per cento id. 96,50
Consolidati inglesi 91,718
Metalliche Austriache 67,10

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ANNO I. Napoli 22 Maggio 1861 N. 73

IL PARLAMENTO GIORNALE POLITICO DELLA SERA
Si pubblica tutti i giorni (esclusi i festivi) alle 5 p. m.
COSTA UN GRANO


NAPOLI 22 MAGGIO 1861

Ai nostri Associati

Il Parlamento ed il Corriere di Calabria (in cui venne trasfuso lo Spettatore Meridionale) dal 1° prossimo giugno in avanti si fonderanno in un solo giornale, il quale quantunque di formato molto più grande del presente, ne riterrà il medesimo prezzo.

Il nuovo giornale prenderà il titolo-IL PLEBISCITO, come nome che oramai meglio risponde alla opinione politica nazionale, senza per altro abbandonare il compito da essi giornali assunto rispettivamente in quanto riflette discussioni parlamentari, e notizie locali delle storiche contrade calabresi.

Siccome col presente numero ha termine il primo trimestre del Parlamento, che cominciò a 23 marzo, ed alla fine di maggio terminerà egualmente il primo trimestre del Corriere di Calabria, così i nostri gentili associati riceve ranno a tutto maggio gratuitamente i numeri residuali di detto Corriere, e dal 1 giugno in poi verrà loro spedito il Giornale il Plebiscito pel quale spenderemo tutte le cure perché possa incontrare l'universale gradimento.

LA DIREZIONE.

NAPOLI 22 MAGGIO 186

LE ELEZIONI MUNICIPALI

Le elezioni municipali testé compiute con ordine ed in generale con affluenza degli elettori iscritti ri velarono non solo la maturità del senno civile di questo popolo che per la prima volta è chiamato all'esercizio d'un dritto così prezioso, ma benanco l'interesse che le svariate classi della gente nostra, prendono in tutto e quanto riflette l'organismo libero e costituzionale di questa nostra carissima Italia - I nomi che hanno finora raccolta la maggioranza del suffragi rimangono in conosciuti, ma la diligenza messa nelle scelte, e la fiducia dell'universale ci fanno sperare che gli uomini che il popolo elesse per le interne amministrazioni risponderanno all'aspettazione dell'universale - Nell'amministrazione civile, soventi volte il ripetemmo, sta la vita e la forza degli stati: in essa il seminario del bene, della prosperità del progredimento nazionale.

E dell'amministrazione civile che il governo deve prendere cura precipua, se vuole che lo stato presente d'atonia in che trovansi le provincie meridionali abbia tosto a cessare.

Il caro delle sussistenze, i pubblici lavori, l'istruzione primaria, l'interna sicurezza e tranquillità, la puntuale riscossione del tributi, la prontezza dell'armamento nazionale sono in gran parte il risultato della buona o cattiva amministrazione civica. Non v'è momento dell'umana esistenza dalla vita alla morte, in che il potere municipale non potesse influire al vantaggio od al danno della società in genere, e degli individui in particolare. Ecco perché i buoni Governi formano e son formati dalle intelligenti e probe amministrazioni. Quindi ci auguriamo che alla gente incapace e retriva sostituiti i più chiari per intelligenza, buona volontà, ed amore alla patria Italiana va novello impulso se nota una gen te che ricca di mezzi, e pronta d'ingegno ha una singolare attitudine a compiere quanto possa concorrere alla prosperità del paese.

Se non che le elezioni medesime ci convinsero de'  vizi inerenti alla legge per quanto riguardi le elezioni municipali - Grandissimo novero di cittadini vidersi escludere dal voto per difetto di possidenza territoriale nell'ambito del Comune, ove hanno domicilio. Molti altri capitalisti conosciuti patirono la stessa esclusione, i figli di famiglia non aventi un possedimento proprio, comunque appartenessero a ricco parentado non poterono votare, i maestri, e capi d'arte, i negozianti soffrirono eguale offesa. Così invece della chiamata quasi universale, della quale dovrebbe nascere la vera rappresentanza civica, e provinciale, videsi invece appellata ad eligere una classe ristretta, senza por mente che pello scarso suffragio son facilissimi gli brogli, e l'impiantarsi della mala peste delle consorterie. Noi speriamo che il parlamento Nazionale nella discussione che va ad intraprendere delle novelle leggi amministrative porrà modo ad ovviare a tanto danno - Ai giorni nostri in che la pubblica opinione crea o distrugge i governi, ove il bene e gl'immeglimenti debbono effettuarsi da forze con giunte e cospiranti, il suffragio deve estendersi al più possibile, se vuolsi persuadere il popolo che il governo non regge le sorti della nazione che per renderla prospera, rispettata e potente.

Z.

PARLAMENTO INGLESE CAMERA DEI COMUNI.

Seduta del 13 maggio Il signor Roebrck dice d'essere costretto ad invitare la Camera a considerare lo stato mentale del signor Andrew Steuart, membro per la città di Cambridge, il qua le fu tolto, come sembra, ad un ricovero dei mentecatti ov'è rinchiuso, fu menato nella Camera, e indotto a dal re il suo suffragio nella votazione di venerdì passato su bilancio. Alcuno è certo da biasimare, egli dice, per questo fatto deplorevole, e la Camera è tenuta ad investigare i particolari del caso. Propone egli adunque che si elegga Commissione speciale che esamini e quindi riferisca intorno a questo subbietto.

Il signor Macauly non può comprendere per qual fine il signor Roebuck abbia mosso quest'argomento, né qual pubblico bene ne possa derivare. I particolari del fatto, siccome accennati dal precedente oratore, non sono accurati; egli sa che il signor Steuart era al tempo del voto sanissimo di mente e di corpo.

Lord Palmerston fa notare che l'attenzione della Camera non dovrebb’essere rivolta a fatti così dolorosi, qual è la condizione mentale d'uno dei suoi membri; raccomanda perciò al signor Roebuck di voler ritirare la sua mozionee.

Il signor Roebuck, dopo d'essersi difeso dall'accusa d'avere messo argomento inutile ed odioso, e dopo d'avere addotto in sostegno delle sue asserzioni il certificato di due medici, in cui si dice essere il signor Stewart alienato di mente e perciò rinchiuso in un ricovero di mentecatti, acconsente a ritirare la sua mozione.

- L'ordine del giorno reca la discussione sul bill del bilancio.

Il signor Macdonough biasima il divisamento del Cancelliere dello Scacchiere di incorporar le varie risoluzioni finanziarie già approvate dalla Camera in un solo bill; e dice che è questo un tranello poco decoroso per costringere i lordi ad accettare, loro malgrado, la revoca del diritto sulla carta. La questione, egli sostiene, diviene così costituzionale, anziché rimane finanziaria; perché tende ad usurpar indirettamente i diritti della Camera dei lordi. Egli domanda se nella condizione presente del nuovo e del vecchio mondo, sia savio e prudente il dare all'Europa lo spettacolo d'una contesa fra le due principali istituzioni della nazione? Sir James Graham. La quistione mossa dall'onore vole signor Macdonough è di tanto rilievo, ch'egli non può rimanere in silenzio. Egli non tratterà che della questione costituzionale e ricorderà come, l'anno passa to, egli fosse di parere che i lordi, sebbene con atto nuovo e che non aveva esempio, usarono d'un loro diritto e di una loro prerogativa, negando di accettare il bill della carta. Ma i comuni possono dal canto loro far uso d'ogni loro privilegio. Fin dal tempo della rivoluzione fu uso della Camera dei Comuni di raccogliere in un sol bill la imposizione o l'estinzione di tasse; ed il sig. Graham cita molti esempi storici in proposito. Non è certo suo desiderio suscitare una contesa colla Camera dei lordi; anzi, se credesse che l'adottar il bill del bilancio avesse questo effetto, darebbe il suo voto contrario; ma il provvedimento preso dal governo essendo costituzionale, non può essere cagione d'alcun conflitto.

Dopo lungo dibattimento, in cui prendono parte i si gnori Whiteside, lord Cecil, il signor Collier ed altri oratori, lord Palmerston acconsente che la discussione sia differita, ed è quindi aggiornata al giovedì appresso.

Parlamento Nazionale SENATO DEL REGNO

Seduta del 16 maggio-Presidenza Sclopis vice pres.

Si apre la seduta a ore 234.

È letto ed approvato il verbale della seduta prece dente.

È data comunicazione di alcuni omaggi, e data lettura di un sunto di petizioni.

Pareto. Prego il Senato di dichiarare d'urgenza la petizione presentata dal Municipio di Genova tendente a far modificare la legge, che regola il contributo imposto ai comuni per le spese di mantenimento dei porti. La città di Genova è aggravatissima a questo riguardo, e deve pagare annualmente una somma, che si eleva talora fino sopra le L. 190,000.

Fu presentata alla Camera dei deputati una legge per l'escavazione dei porti; forse verrà a riguardo di essa occasione di promuovere la riduzione dell'accennato contributo, e sarà conveniente che detta petizione si ab bia presente dai commissari, che saranno incarico di esaminare la menzionata legge.

----Farò osservare al senato, che in antico i dritti del porto andavano in parte anche a vantaggio della città, mentre ora sono totalmente incassati dalle finanze.

Presidente. Interrogo il Senato se vuol dichiarare l'urgenza della petizione del municipio di Genova.

E’ dichiarata.

L'ordine del giorno porta la discussione della legge relativa alla proroga del termine per la rinnovazione delle iscrizioni ipotecarie in Toscana:

Articolo unico

«Il termine assegnato per la rinnovazione delle iscrizioni ipotecarie in Toscana nei modi e forme stabilite dal la legge del dì 8 luglio 1860 (4156 della Raccolta) è prorogata per tutti gli effetti al 31 dicembre 1861».

Nessuno domandando la parola; è posto ai voti l'articolo ed approvato.

Si passa allo scrutinio secreto che dà il seguente risultato:



Votanti 75
Vot iFavorevoli 75
Contrari 0

Il Senato adotta.

L'ordine del giorno porta la discussione sulla legge per l'approvazione della convenzione postale colla Francia

Articolo unico

«Il Governo del Re è autorizzato a dar piena ed intiera esecuzione alla Convenzione postale colla Francia conchiusa in Parigi il 4 settembre 1860 e le cui ratifiche furono ivi cambiate il 13 successivo novembre.

Non essendo chiesta la parola da alcuno, e posto ai voti ed approvato l'articolo stesso.

Scrutinio segreto:



Votanti 78
Voti Favorevoli 76
Contrari 2

Il senato adotta.

Viene quindi la legge relativa all'esecuzione dalle tasse proporzionali degli atti per la rivocazione dei contratti simulati per cause politiche.

Il progetto dell'ufficio centrale fu modificato, ed il ministro di grazia e giustizia dichiara di accettare le proposte modificazioni.

«Art. 1. L'annullamento degli atti e contratti simulati fatti per timore di sequestro, confisca o multa per motivi politici sarà esente dal pagamento di qualunque tassa proporzionale o graduale di commisurazione, di insinuazione, di registro ed altre analoghe.

«Gli atti che si faranno per tale annullamento non andranno soggetti che ad una tassa fissa di lire 3: qualora nei medesimi atti si facessero altre stipulazioni, per que ste si pagheranno le tasse stabilite dalle leggi vigenti.

«Art. 2. Per godere dell'esenzione accordata coll'art. precedente, sarà necessario un decreto di ammessione del Ministro delle Finanze, il quale provvederà sulle relative domande, previo il parere del Consiglio di Stato.

«Art. 3. Le domande per la suddetta esenzione dovranno essere presentate nel termine di tre mesi a far tempo dalla pubblicazione della presente legge, e l'atto di amullamento dovrà essere fatto fra due mesi a data re dalla notificazione del decreto d'ammessione.

«Un regolamento approvato per decreto reale stabilirà nel resto le norme da osservarsi per l'esecuzione della legge».

Posti ai voti, sono successivamente approvati i singoli articoli senza discussione.

Votazione secreta.

Casati dichiara di astenersi dalla votazione.



Votanti 78
Voti Favorevoli 73
Contrari 4

Il Senato adotta.

Presidente. Non essendovi in pronto che una sola re laziale, quella cioè sulla leva di 36 mila uomini nelle provincie maioliti e, propongo si fissi a martedì prossimo la seduta pubblica per aver tempo a prepararne altre.

Lanzi. Si rifletta che lunedì in Lombardia si fa ancor festa, e se qualche senatore intendo profittare di questi giorni di intervallo per recarsi in famiglia, la seduta di martedì sarebbe troppo vicina..

Roncalli. Il ministro della guerra si raccomandò per ché fosse sollecitamente discussa la legge per la leva dei 36 mila uomini; il relatore dell'ufficio centrale dichiarò aver già preparato la relazione; non parmi Opportuno rimandarla di tanti giorni.

Presidente. Proposi martedì, per non disturbare i senatori per un solo progetto di legge, che forse non desterà discussione, e tanto più perché sapeva che alcuni senatori intendono allontanarsi. Del resto, interrogo il Senato in proposito all'ordine che vuol dare ai suoi lavori.

Arrivabene. Propongo si tenga seduta domani ché possa esser libero chi intende allontanarsi da f sabato.

Presidente. Ove non siavi opposizione in contrario si intenderà dunque fissata per domani la seduta per la legge relativa alla leva di 36 mila uomini; e quindi la riunione del Senato mercoledì prossimo all'una negli uffici, ed alle 2 in seduta pubblica.

Il Senato adotta e la seduta è levata alle ore 3 ½.

Camera di Deputati-Tornata del 16 maggio

Presidenza RATTAZZI

La tornata ha principio alle l'½.

Si legge il processo verbale della precedente tornata ed il sunto delle petizioni.

Si da comunicazione degli omaggi fatti alla Camera.

Si accordano congedi ad alcuni deputati.

ll deputato Biancoli manda la propria dimissione, per alcuni dubbi insorti che la sua condizione d'impiegato in aspettativa lo potesse render capace di compiere l'Ufficio di deputato.

La dimissione è accettata.

Si ammette l'urgenza per alcune petizioni.

Susani depone la relazione sulla proposta di legge, relativa al polverificio di Fasano.

Menichetti depone un'altra relazione.

Si approva l'elezione del barone Virgilii a Lanciano e di Francesco Levito a Chiarimonte.

L'ordine del giorno porta lo svolgimento della proposta di legge del deputato Ricciardi che è il seguente;

Art. 1. Ogni concordato conchiuso fra i vari Stati di Italia e la chiesa romana è abolito: ma per rispetto alla libertà di coscienza nessun ostacolo sarà opposto alle relazioni fra il clero delle provincie italiane ed il papa, salvo i casi in cui l'ingerenza di questo potesse turbare l'ordine pubblico.

Art. 2. Il numero dei vescovi e degli arcivescovi sarà ridotto, per modo da non oltrepassare quello di un vescovo per ogni distretto e d'un arcivescovo per ogni provincia.

Art. 3. Ogni vescovo riceverà dallo Stato un'annua provvisione di lire 10,000 ed ogni arcivescovo quella di lire 12. 000 e le mense vescovili ed arcivescovili saranno incamerate e così pure i benefizi ecclesiastici, i beni delle parrocchie e altre chiese, e qualsiasi altro appartenente al clero, con giusti compensi mensili, da determinarsi ulteriormente ai prelati, ai canonici, ai parroci.

Art. 4. Gli ordini religiosi sono aboliti, tranne uno per gli uomini ed uno per le donne, da designarsi in apposita legge.

Una provvisione mensile vitalizia di lire 60 è concessa ad ogni frate e ad ogni monaco, e quella di lire 30 ad o ordini religiosi sono dichiarati beni della nazione.

Art. 5. I due ordini non aboliti, ed ai quali potranno aggregarsi quelli tra i frati e le monache che non vorranno rinunciare alla vita claustrale, saranno sottoposti alla sorveglianza dello stato, e non potranno posseder beni fondi ma solo rendita iscritta, né ammettere novelli novizii o novizie.

Art. 6. Incamerati saranno del pari i beni appartenenti agli ospedali e luoghi pii di ogni maniera, i quali verranno amministrati in nome e per cura dei municipii.

Art. 7. Dei beni tutti accennati negli articoli prece denti, nonché di quelli dei gesuiti e dell'ordine Costantiniano, già incamerati si farà esatto inventario dagli ufficiali del municipio, per essere quindi, entro il termine di tre mesi, venduti all'asta pubblica, tranne la metà delle terre, le quali verranno concesse in enfiteusi alle famiglie più povere d'ogni comune, dietro le norme da venire stabilite in particolare decreto.

Art. 8. Del denaro ritratto dalla vendita dei sopraddetti beni, metà sarà versato nel tesoro dello Stato, metà nell'erario dei comuni in cui trovansi i beni da vendersi.

Art. 9. I comuni avranno l'obbligo di provvedere, sul denaro incassato.

1. Al mantenimento dei loro parroci e chiese;

2. A quello degli stabilimenti tutti di beneficenza, i cui beni saranno stati incamerati;

3. All'istruzione primaria, la quale sarà gratuita ed obbligatoria, ed all'istituzione di asili infantili e di biblioteche ad uso del popolo;

4. All'estinzione della mendicità:

a) Col dar lavoro, per via d'opere pubbliche d'ogni ma niera ai poveri validi,

b) Col dar pane, vesti ed albergo ai poveri invalidi.

Art. 10. Ogni legge o decreto, le cui disposizioni siano contrarie a quelle della presente legge o decreti, rimangono al tutto abrogate.

Ricciardi. Profondamente convinto dell'utilità di questo progetto cercherò di trasfondervi questa mia persuasione.

Maggioranza, minoranza, ministri, siamo tutti d'accordo nel voler una e indipendente l'Italia e quindi nel volerla al più che si può prospera.

Se potessimo ottener questo scopo, non esiteremmo Certo.

Abbiamo soprattutto uopo di danari per aver soldati, per costruire ferrovie con cui si otterrà l'unificazione dell'Italia; per dare pane ai bisognosi per l'istruzione pubblica. Ma dove il prenderemo? Coll'imprestito? Sappiamo quanto sia bassa la rendita; è a 75. Facciamo un rovinoso contratto. In ogni caso i 500 milioni chiesti non basteranno che per quest'anno.

Le imposte? Ne abbiamo già molte e sarebbe imprudente cosa metterne delle nuove nelle provincie meridionali.

Perché dunque non adotterete il mezzo che vi propongo? Vi dò una miniera d'oro e ve lo dimostrerò.

Cinquant'anni, fa, quando l'Italia era molto più superstiziosa che ora, si mise già in questione un progetto.

Non fareste che continuar l'opera di mio padre.

Nell'ex reame di Napoli vi sono 32 mila frati, 24 mila monache, 22 arcivescovi, 78 vescovi con diocesi. e 29 vescovi senza diocesi. Dieci mila chiese, e il numero negli ultimi anni crebbe non poco.

La ricchezza delle mense vescovili è immensa. L'arcivescovo di Capua ha 40 mila ducati. La chiesa ha nelle terre di Bari 15 milioni in beni fondi. Nella Basilicata un solo convento possiede tanta terra quanto quella di un distretto. E notate che quei beni non fruttano ora un terzo di quello che potrebbero dare.

Nella sola Napoli vi sono oltre cento ricchissimi conventi, e bene collocati, quando migliaia di famiglie stanno stivate in luride camerucce. Quelle case servirebbero ad abitazione dei poveri, ed ora non si potrebbe edificar case per questi che lontano dal centro della città.

Nella Sicilia il clero è straricco. Non posso dar cifre così precise sull'alta e media Italia, ma anche ivi il clero è molto ricco. Nell'Umbria che non ha mezzo milione di abitanti, vi sono 220 case di monaci; 121 di monache.

Individui monaci 5189. Essi posseggono 14 milioni di franchi. E calcolando che il valore effettivo di quei beni è il triplo del censito possiamo portare la cifra a quarantatré milioni.

Il patrimonio di S. Pietro non è ancora nostro, ma sarà tosto. Esso possiede ricchezze straordinarie e coll'incameramento di esse noi nuoteremmo nell'oro.

L'oratore legge quindi i singoli articoli del suo proggetto, facendovi alcune chiose.

Non farete che riconoscere quanto già si fece a Napo li con altri decreti, con approvazione del ministero dal signor Pepoli.

Negli Stati Uniti, vi sono 47 religioni, che vivono in concordia fra loro, perché ciascuna provvede a sé.

Ma io non vi dico d'impadronirvi dei beni del clero se colare, senza compenso, non potremmo, noi farlo senza ingiustizia.

Le diocesi si dovrebbero ridurre al numero delle in tendenze. Ora ve ne sono più di 100. Nell'Umbria 15 quando non ve ne dovrebbe essere che una.

Le diocesi si conserverebbero tuttavia sino alla morte del titolare.

Credo sarebbero abbastanza rimunerati i vescovi con 10 mila e gli arcivescovi, con 12 mila, oltre l'uso dei loro palazzi.

I comuni regolerebbero i compensi pei paroci con appello al Consiglio di Stato.

I Benedettini, se fossi solo a far leggi, gli abolirei anch'essi. Ma in memoria del bene, che fecero non ne pro porrò l'abolizione, e del resto l'ordine a poco a poco si estinguerà.

A quelli che vogliono menar vita claustrale si lascia la facoltà concentrandoli.

Importanti sono i beni degli spedali, ma malissimo amministrati e rendono pochissimo. Si converta in rendita pubblica il provento, si risparmia l'amministrazione.

l decreti di Napoli diedero luogo a molte lagnanze, perché si sequestrarono beni senza dar da mangiare ai poveri monaci. Con una legge precisa si preclude la via agl'intrighi.

Si dice che s'inviliranno i prezzi, mettendosi molti beni sul mercato ad un tempo. L'obbiezione è grave, ma si potrebbero lasciar condizioni nei pagamenti.

La cassa ecclesiastica in Piemonte fu d'aggravio anziché di vantaggio. A Napoli darebbe anche luogo a qualche malversazione e sarebbe bene pertanto abolirla.

Il mio collega Emerico Amari disse che in Sicilia sarebbe inopportuno procedere all'incameramento perché il clero ivi fu sempre nazionale e liberale.

Se così è, sarà il primo ad applaudire; se non è, non c' è male che si applichi loro l'incameramento.

Molte lettere mi furono mandate da tutta l'Italia da preti e frati, e tutti mi lodarono e ringraziarono per que sto progetto. Due sole lettere ingiuriose ed anonime mi furono mandate.

Diamo ampiamente da vivere ai vescovi e anche facoltà di far del bene. Provvediamo ai monaci, e non potrebbero pigliarsela con noi per questo motivo.

Il provvedimento fu già applicato con facilità sotto Gioacchiu0, che lasciò il regno fiorente e senza debito.

Non credo siavi obbiezione seria. I municipii farebbero l'inventario dei beni e i governatori assistiti da una giunta presenterebbero il risultamento generale dei beni in uno specchio.

Spero pertanto che si prenderà almeno in considerazione il mio progetto. Accetterò di buon grado tutte le modificazioni, perché non credo ottimo il mio progetto.

Il momento è buono perché siamo in iscrezio con Roma. Se domani ci rappattumassimo, la cosa riuscirebbe assai più difficile. Siamo ad ogni modo già scomunicati.

Ministro di grazia e giustizia. Non intendo entrare nell'esame di tutti i principii manifestati e molti ne approvo. Ma è opportuno il momento? Facilmente si dimostra che non potremmo rispondere adequatamente al concetto dell'onorevole Ricciardi.

Non concordo, dissi, con tutti i principii manifestati.

Però il principio della separazione del potere spirituale dal temporale non è quì affatto osservato. Adottando la proposta, cadremmo in contraddizione con noi medesimi.

Il suo incameramento risguarda pure i beni negli ospedali ed altre opere pie, beni laicali e ecclesiastici non modo che lo Stato ne avesse la metà, e il resto i Municipii.

Noi entriamo in un altra sfera d'idea: in un'altra amministrazione sociale. I comuni cambierebbero le loro attribuzioni.

È bene estinguere la mendicità. Ma entreremmo in un campo sì vasto che non potremmo ora venire a capo.

Non credo ora opportuno di far tali discussioni. Si sconvolgerebbero tutti i principii sociali ed economici del nostro Stato. Non entro dunque nel tema della giustizia. Non sarebbe pur facile ad eseguire la proposta.

Mettendo in vendita tale enorme massa di beni lo Stato non ricaverebbe vantaggio, e neppure gl'istituti cui vuolsi provvedere. Anche coi temperamenti dell'onore vole Ricciardi sarebbe grandemente vincolato il loro prezzo.

Ricciardi. Quanto ai beni degl'Istituti di beneficenza, io non intendo incamerarli se non perchè il danaro ricavabile sia convertito in rendita, e questa rendita sia rivolta al mantenimento degli Ospedali. L'incameramento accennato dal ministro sussiste già anche in Piemonte ed in altre parti dello Stato, ove furono pubblicate disposizioni analoghe; e credo che il mio progetto di legge migliorerebbe anzi la condizione di quegl'Istituti.

Del Drago. Parmi che il progetto di legge del deputato Ricciardi si dimostri da per sé inammissibile, Per le profonde ragioni legali, economiche, politiche svolte dal signor ministro guardasigilli, questo progetto se apparisce buono nei principii, non lo è nelle sue applicazioni.

Tutte le proprietà che si vogliono togliere ai preti ed ai monaci, si tolgono agl'infelici. Per raggiungere il suo scopo, il signor Ricciardi mette innanzi tutto il principio dell'interesse pubblico. Ma quando mai l'utilità pubblica potrebbe dominare sui principi del Parlamento italiano, eminentemente religioso, eminentemente morale.

Propongo l'ordine del giorno puro e semplice, Amari. Dopo gli argomenti esposti dal ministro guardasigilli, io potrei far a meno di parlare. Siccome però il mio collega Ricciardi citò alcune mie parole, sento il do vere di rispondere e di dire francamente l'animo mio.

Sento dunque il profondo dovere di coscienza di propor re alla Camera di respingere questo progetto di legge.

Non veggo in esso un progetto di riforme; ma, rispettando pure le opinioni del mio collega, io veggo nel suo progetto una completa rivoluzione nei principi della polizia ecclesiastica e religiosa.

Facendo un compendio degli articoli che compongono il nuovo decalogo proposto dal Ricciardi, si aboliscono dapprima tutti i Concordati, poi s'incamerano tutti i be ni ecclesiastici, si sopprimono tutti gli ordini religiosi e s'incamerano i beni degli istituti di beneficenza, finalmente si arriva ai principii che, applicati senza cautela, trarrebbero seco quelle fatali conseguenze, dinanzi alle quali gli uomini più saggi si arrestano con paura.

Non sarò lungo, e spero avere l'appoggio non solo di questa Camera, ma è del ministro della giustizia e di quello dell'interno e dello stesso presidente del Consiglio dei ministri, che proclamarono altamente principi del tutto opposti. Non siamo potenti, noi possiamo anche imitare l'onnipotenza del Parlamento inglese; ma chi può distruggere i patti convenuti? Io ammetto che si possa abolire qualche Concordato parziale, quando manifestamente fosse dannoso allo Stato; ma non posso ammettere che il Parlamento possa distruggerli tutti d'un colpo. Si è riflettuto che voglia dire abolire tutti i Con: cordati? Si possono misurare tutte le conseguenze di questo passo?

L'onorevole presidente del Consiglio ebbe a dire che i Concordati furono fatti per render più libera la Chiesa; io devo con dispiacere dissentire da lui, credendo che sia no stati fatti per infrenarne l'ingerenza. I Concordati so no per la maggior parte una necessità, e le istituzioni ecclesiastiche vogliono essere rispettate. In questo senso parlava il proclama del Re, quando pose il piede in Sicilia, e quel proclama era sottoscritto dal ministro Cassinis.

Ma quand'anche avessimo noi il diritto di togliere tutti i Concordati esistenti, tutte le quistioni infinite tra la Chiesa e lo Stato come si risolverebbero? La separazione assoluta dell'uno dall'altro non impedirebbe che emergessero circostanze e quistioni non risolvibili con accordo. L'abolizione pertanto di tutti i Concordati, anzi chè bene, non potrebbe fare che male.

Si aboliscono le circoscrizioni vescovili, ma se ne crea poi un numero forse maggiore. Ma prescindendo dall’abolizione delle circoscrizioni vescovili è nel potere del Parlamento? Vedemmo quale spostamento d'interessi, quale discussione provocasse nella Camera la nuova cir coscrizione d'una provincia. Che sarebbe qualora si avesse a far tabula rasa di tutte le circoscrizioni ecclesiastiche attuali ed a crearne di nuove? Quanto all'incameramento dei beni, la Costituzione ha un articolo che stabilisce che tutte le proprietà, senza eccezione, sono inviolabili. La legge 1850, ch'io non ho votato perché allora non sedevo in questa Camera, non ordinò l'incameramento dei beni, ma negava ogni esistenza politica alle Società religiose. Lo Stato non ne incamerò i beni; raccolse una eredità giacente.

Ma io non parlo delle leggi fatte: parlo di quelle che dobbiamo fare.

L'abolizione delle cooperazioni religiose viola anche un altro articolo dello Statuto, quello che riconosce il diritto è cosi sacro, che, se pure volessimo abolire tutte le corporazioni, esse sussisterebbero sempre moralmente, Anche nella Francia, ove furono distrutti col ferro e col fuoco gli ordini religiosi, le ultime statistiche contengono un terzo di più del numero dei membri religiosi esistenti nel 1789.

Ma dirò di più. Che farete voi dei vescovi e degli arcivescovi? Li manterrete a spese dello Stato. Qui invocherò l'autorità del signor presidente del Consiglio, il quale proclamò che non potrebbe ammettere il principio di stipendiare il clero. Non c'è di peggio che un clero salariato. L'esempio d'un paese vicino prova che non ba sta salariare il clero per averlo ai propri comandi.

Oltre alle addotte ragioni politiche, si violerebbe il grande principio della libera coscienza. Non potete proibire a chi vuole di ritirarsi a pregare il Signore nel mo do che crede opportuno. Come potete voi entrare nel santuario della coscienza? Come impedire che alcuni faccia mo nel loro cuore dei voti? La coscienza umana è superiore a qualunque potere terreno, al potere legislativo.

Mi rimproverò l'onorevole Ricciardi ch' io abbia detto che in Sicilia non sarebbe accolto il suo progetto. Io non ho fatti da contrapporre ai suoi; ma solo riferisco la voce generale, la quale si pronunciò a me nel senso che non fosse minimamente tocca la religione, lo risposi, che il Parlamento italiana basato sui principii della religione, sui principii della libera coscienza. Sul dilemma del signor Ricciardi intorno al clero italiano, io posso aggiungere che un Italiano, senza cessare d'esser un buon Italiano, com io mi credo di essere, può benissimo credere che sia utile il conservare le istituzioni religiose.

Il dilemma lascia dunque luogo ad un termine meno calcolabile.

Veniamo poi al guadagno che ne farebbe lo Stato, al la miniera d'oro ohe vi troverebbe, secondo il signor Riccardi.

ll signor Ricciardi disse che la Cassa ecclesiastica in Piemonte, anzicché di vantaggio, riusci finora di peso al lo Stato, lo dirò soltanto che nell'incameramento fatto per due volto in Sicilia dei beni della più ricca corporazione religiosa, si trovò di non poter far fronte alle spese di amministrazione dei beni medesimi. In Francia, il bi lancio del ministero dei culti ci presenta una cifra spaventevole, oltre 40 milioni per le spese del culto. Io non credo che noi potremmo mai ritrarre una rendita che bastasse a mantenere il culto tra noi.

Quanto all'incameramento dei beni degl'Istituti di beneficenza, esso attacca i principi della legge sui Luoghi Pi esistenti in Piemonte, attacca i principi proclamati dal ministro dell'interno, il principio del rispetto alla volontà dei testatori.

Finalmente circa l'impiego di questi beni, metà a vantaggio dello Stato, metà a quello dei Comuni colla vendita all'asta entro tre mesi, il ministro guardasigilli di mostrò l'inopportunità e la sconvenienza di metter tutti questi beni sul pubblico mercato. Nel progetto di enfiteusi io sento un'aura di legge agraria. Io credo che dobbiamo essere molto cauti nel dare maggiori speranze al la cupidità delle masse.

Sull'impiego di quei beni per l'abolizione della mendicità, nessuno più di me vorrebbe che alcuno al mondo patisse. Ma in Inghilterra, dopochè si stanziarono 60 mila sterline pei poveri, si stanziarono più di 10 milioni di sterlini. Il principio che i Comuni dovessero provvedere a tutti ed a tutto, intaccherebbe persino il diritto al lavoro.

Per tutti questi motivi, perchè si attaccano i principii della Costituzione, si ledono tanti diritti, si suscitano tante passioni, io propongo alla Camera di non prendere in considerazione la proposta del deputato Ricciardi.

Michelini. Non si oppone all'ordine del giorno puro e semplice sulla proposta Ricciardi, ma soltanto non ammette tutti i motivi addotti contro di essa dagli onorevoli preopinanti. Le teorie da essi sostenute ci rammentano le teorie del particolo clericale, e domani forse l'Armonia potrebbe oruarsi delle loro parole, L'oratore vuol provare che il Governo ha diritto di sopprimere le istituzioni religiose, da lui riconosciute e sancite, e che la Camera ha pieno diritto di decretare l'incameramento dei beni quando lo crederà conveniente. Se non lo facesse, in breve tutto il territorio dello Stato potrebbe trovarsi vincolato.

Ora il Parlamento deve tendere ad abolire le pastoie che ci legano da tanti secoli, deve provvedere in seguito a che i beni ecclesiastici non sieno per sempre inalienabili.

Se il Parlamento abolì testé i vincoli feudali in Lombardia, potrà benissimo abolire qualunque altro vincolo imposto alla proprietà. lo passo quindi all'ordine del giorno, non pei motivi esposti dagli onorevoli preopinanti, ma le ragioni di opportunità e di convenienza esposte dal ministro guardasigilli.

Amari, lo credo che si possa portare un'opinione qualunque, senza che altri abbia il diritto di ascrivere ad un partito. Io non mi curo poi delle voci dei giornali.

Mi crederò sempre libero di esprimere francamente i miei sentimenti, secondo me li detta la coscienza.

Ricciardi. Aggiunge alcune parole per dichiarare che non intese incamerare i beni degl'lstituti di beneficenza se non per assicurarne le rendite mediante conversione in cedole di pubblico credito.

Voci. A domani!

L'adunanza si scioglie alle 5 34.

Notizie Diverse

- L'illustre ex dittatore dell'Ungheria Kossuth giunse ieri a Milano ad un'ora pomeridiana, e prese alloggio all'albergo della Gran Brettagna.

- Ci scrivono da Arona, 18 corr.

Ieri proveniente da Lugano sbarcava in questa città il già dittatore dell'Ungheria Luigi Kossuth, e prendeva stanza all'albergo l'Italia.

Alla sera esso venne onorato di una serenata della musica della Guardia nazionale, ed una folla considerevole di cittadini faceva echeggiare gli evviva nanti allo albergo.

Egli discese e ringraziò la musica; quindi il comandante la Guardia nazionale dirigevagli una breve allocuzione, terminando con gli evviva a Kossuth, all'Ungheria ed all'Italia, il che fu ripetuto replicatamente dai cittadini.

Commosso da tante dimostrazioni, l'illustre dittatore rispondeva parole pieno di entusiasmo, e congedavasi stringendo la mano al comandante medesimo.

Più tardi una commissione di cittadini recavagli un indirizzo che esso riconoscente accettava.

Trovasi in Milano sir Hudson, rappresentante di S. M. la regina d'Inghilterra presso la nostra corte.

DISPACCI PARTICOLARI DELLA PERSEVERANZA

Parigi, 18 maggio (sera).

La squadra francese, che incrocierà sulle coste della Siria, sotto il comando del vice ammiraglio Tinan, sarà di otto vascelli, tre divisioni navali, con 3000 uomini per uno sbarco eventuale. La squadra inglese sarà composta di 15 vascelli.

Dispacci Elettrici AGENZIA STEFANI

Napoli 21 sera - Torino 21 matino

Parigi - I fogli italiani pubblicano una lettera dell'Imperatore a Murat completamente falsa. Quantunque l'Imperatore disapprovi la lettera di suo cugino, S. Maestà non gli ha in ogni modo tolta la sua amicizia.

Trieste 20 - L'Imperatore ha aggraziato tutti gli individui condannati per delitti politici dal Consiglio di guerra di Trieste.

Napoli 22 - Messina 21

Persone giunte da Catania confermarono che pochi turbolenti con bandiera rossa gridavano.

Viva la Repubblica! abbasso il despotismo! Poca guardia nazionale e popolo li sciolsero. Molti furono arrestati. Chi portava la bandiera preso dal popolo fu bastonato e consegnato alla Que stura. L'ordine fu interamente rimesso.

Napoli 22 - Torino 24

Marsiglia - La squadra è partita ieri per la Siria. Sei vascelli vi resteranno -.....(a) sostituirà interinamente Gramont che recasi a Vichy in giugno. -(a) (manca il nome)

Napoli 22 - Torino 21 (notte)

Parigi 21 - Polonia 20 - I progetti di ri forme sono terminati. Aspettasi la sanzione dell'Imperatore. Le truppe hanno sgombrato parzialmente le pubbliche piazze.

Napoli 22 (notte) - Torino 22 (sera tardi)

Il Principe di Carignano e Nigra sono giunti a Torino

Napoli 23 - Torino 22

Roma 21 - La petizione a Napoleone III e a Vittorio Emmanuele sottoscritta da 10.000 firme, sottratta alle ricerche della polizia è prodigiosamente partita oggi da Roma. È falso il testo riferito dall'Opinione e dalla Perseveranza - è inesatto il sunto presentatone dal Debats.

Milano 22 - Stamane ancora qualche agitazione.

La manifestazione presa occasione dai disgusti religiosi, assumeva un carattere sovversivo. Volevasi attaccare una fabbrica di spiriti. La guardia nazionale, e le truppe accorse ristabilirono l'ordine -La città stasera è tranquilla.

Napoli 22 (sera tardi) - Torino 22

Parigi 22 - Copenaghen 25 - Un decreto riduce Comando Generale.

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Il Gerente responsabile - Carlo De Ruberto.

F. Mazza Dulcini - Direttore-Proprietario.

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