Risposte dell’Ab. Domenico SacchinelliALLE OSSERVAZIONI SULLE MEMORIE STORICHE DELLA VITA DEL CARDINALE FABRIZIO RUFFO per l’impresa guerriera del 1799
NAPOLI
- DALLA TIPOGRAFIA DI CARLO CATANEO - 1838 |
Di rado avviene che un racconto storico vada esente dalla criticale dalle avvertenze specialmente ove trattasi di avvenimenti politici che portano differenza di opinioni, Tutti convengono che la Storia di Carlo XII fu scritta con una avvedutezza e con una precisione che non può desiderarsi migliore: pur non di meno favvi un seguace della sua armata che osò censurarne alcuni tratti, che veri o falsi che fossero, non alteravano per nulla le parti essenziali dell’opera. Lo stesso accade alle Memorie Storiche dell’Abate Domenico Sacchinelli sulla vita del cardinale Fabrizio Ruffo; Da un Opuscolo stampato in Livorno nella Tipografia Sardi 1877 si rileva, che un distinto meritevolissimo Uffiziale destinato all’immediazione del Porporato nella Spedizione del 1799, pel riacquisto del Regno di Napoli è surto a censurarne alcune particolarità, che apprese comunque niente detraggono alla sostanza e verità del complesso de’ fatti avvenuti. Egli potrebbe soltanto parlare del principio e fine della Spedizione, poiché nel tempo intermedio (come egli stesso confessa) fu lungi dall’armata e da rischi delle battaglie: ciò non ostante portando il di Lui critico esame oltre la Spedizione ha avuto la compiacenza di fare XXII Osservazioni, che per la maggior parte contengono lagnanze più che censure: lagnanze, cioè, di avere l'autore delle Memorie trascurato di esporre talune circostanze estranee all’argomento, degne forse di essere riportate nella Storia particolare dell'Osservatore, ma non già in quella dell’Eminentissimo Ruffo. Per questi riflessi dunque, che il Lettore può fare da se stesso, l'Abate Sacchinelli potrebbe dispensarsi dalla confutazione delle censure; ma l'uso esige le congrue risposte; e perciò queste si rendono in fine di ciascuna osservazione con quella maggiore brevità che sarà possibile.
L’epoca del 1799 non ha avuto finora una storico imparziale, e l’imparzialità è difficile trovarsi, anche per mancanza di conoscenze. Troppo recenti sono le passioni per poter sperare che la vera storia di quel tempo sia descritta con fedeltà. Il famigerato Carlo Batta che viveva lontano dal Regno di Napoli, fu sovente ingannato dalle altrui relazioni, e non di rado indotto in errore, che il suo splendido stile non basta certamente a scusare. Cuoco, e Colletta di frequente avventati. L’Abate Sacchinelli che non ha guari ha pubblicate le memorie della vita del Cardinale Ruffo ha preso a confutare questi autori; ma non va egli medesimo esente da ogni rimprovero, e non sempre i fatti furono posti da lui nel vero lor lume. Persuasi noi che la storia difficilmente si possa scrivere da’ contemporanei, e che la sola e più proficua cura di questi sia di tramandare a’ posteri la nuda memoria degli avvenimenti accorsi, acciocché la generazione seguente faccia contrarii nel corpo dell’istoria, abbiavi voluto notare gli errori di fatto trattati nel lavoro dell’Abate Sacchinelli, e far uso del medesimo diritto che egli avea nel rilevare gli sbagli di Botta, Cuoco, e Colletta, ed ancor noi fummo testimonj da’ fatti di cui parleremo, dividendo il nostro discorso in parecchie Osservazioni...
Le massime son vere ma non quando si tratta di uno storico il quale può dire Quaeque ipse miserrima vidi.... Platone, Senofonte, ed altri scrissero la difesa di Socrate con qualche variazione, ma la posterità si è attenuta al racconto ili Platone perché fu presente al giudizio. L’Abate Sacchinelli uno de’ Segretari dell’Eminentissimo Ruffo non si staccò mai da’ suoi fianchi sin al riacquisto di Napoli, e quel ch'è più è il solo che conserva i documenti autografi, che servono di appoggio alle assertive. Egli non si è sognato mai di confutare le Opere degli anzidetti illustri Scrittori, ma scrivendo le Memorie Storiche sulla Vita del Porporato Ruffo si è creduto obbligato di smentire le menzogne e le calunnie pubblicate contra del medesimo, ed ha eseguita questa parte con pruove di fatto incontrastabili. Il criterio de’ Lettori ne giudicherà. Ma intanto passiamo in rivista le Osservazioni per conoscere gli errori di fatto, che crede l’Osservatore aver trovato nel lavoro dell’Abate Sacchinelli.
Non fu vera la morte del Maresciallo di Sassonia con una cannonata provvenuta da Civita Castellana; ma ferito con palla di carabina cadde a terra, indi guarito fu poi ucciso in duello.
L’autore delle Memorie porta in succinto la materia de’ disturbi tra la Città di Napoli composta da Eletti, e Deputati di Città, ed il Vicario Generale Pignatelli per motivo di giurisdizioni. Il dibattimento non fu indifferente...
Il Principe di Migliano e il Duca del Gesso Plenipotenziari del Vicario Generale Pignatelli nel segnare l'armistizio di Sparanisi furono disgraziati al ritorno delle armi del Re nel Regno....
A Capodimonte vi era per Intendente il Marchese Malaspina padre del! attuale. Championnet col suo Stato Maggiore aridiede a posare in Capodimonte nella casa dell Intendente. Qui eransi rifugiate varie persone per togliersi dall’anarchia di Napoli, e tra esse la Duchessa di Grotolella Berio.... Championnet pubblicamente disse, son rimasto meravigliato della resistenza che per due giorni e più ha fatto il popolo di Napoli, se più oltre durava era deciso di battere la ritirata....
Racconta il Marchese Malaspina, che trovandosi Aiutante Reale del ViceRe di Sicilia Principe di Luzzi, il medesimo gli confidò, che vedendo l’affare del Regno in mal partito, avean proposto al Re di fortificare le Calabrie, facendo passare colà il Marchese di Fuscaldo Spinelli: che frattanto capitò il Cardinale Ruffo in Palermo col suo fratello D. Francesco, il quale fu destinato a quella impresa. Narra varie altre notizie, e conchiude. L’autore della vita del Cardinale non fu dal principio della spedizione stante che fu preso in Monteleone nella Segreteria del Vicario Porporato a’ primi giorni di marzo 1799: per questo motivo non ha riferito se non le cose che gli furono dette intorno a ciò ch’era avvenuto prima di marzo.
1. L’autore delle Memorie chiamò il Marchese Malaspina Ajutante di Re, e non già Aiutante Reale.
2. Espose che D. Angelo di Fiore, e Carbone fecero ritrovare da 300 persone armate de’ feudi delle famiglie Ruffo Scilla, e Bagnara. Ciò che si sa dall’Ajutante Reale si è che furono radunate le squadre Baronali de’ detti feudi, e che il Governatore di Reggio Macedonio mandò anche soldati del dissipato Esercito del 98 e tra questi vi venne il Maggiore de Fera, e si formarono delle Compagnie.
3. Di questa gente il Cardinale ne fece a voce Ispettore il Marchese Malaspina.
Fiore e Carbone avevano sotto il di loro comando moltissimi armigeri per la maggior parte de’ Feudi di Scilla e di Bagnara, co’ quali nel precedente mese di dicembre 1798 avevano eseguito in diversi punti della Provincia, e nella stessa ora, la carcerazione di settantacinque individui come complici della congiura di Logoteta. Si leggano le pagine 41 e 79 delle nostre Memorie.
Nominato a voce Ispettore di un’armata che non ancora era incominciata a formarsi. Dopo pochi giorni, e precisamente a 6 marzo, il Cardinale dimenticatasi la nomina d’ispettore fatta a voce, lo nominò per iscritto Ajutante Maggiore.
L’Autore della Vita del Porporato porta 20 mila uomini armati, che si trovarono in Mileto, provveduti di sussistenze per più giorni. Bisogna credere, che l’autore ne avesse avuti i documenti, poiché asserisce che questa gente era di tutto provveduta. Ciò che vi è di certo si è che la mattina susseguente al! arrivo del Cardinale, esso di tutta quasi questa massa se ne disfece, mandandola in vari luoghi, giacche neanche avea mezzi il Cardinale per mantenere tanta moltitudine presso di Lui. Col mezzo del Vescovo Minatolo si riuscì ad avere Monteleone, ch'era in democrazia, con una Capitolazione.
La città di Monteleone si realizzò spontaneamente, e non vi fu affatto capitolazione.
Si rileggano meglio le pagine 95 e 103 delle Memorie.
Pagina 110 e 111 ove vi è nota sotto il foglio, alla fine porta l’autore, che il Cardinale non passò in Cosenza. L’Ajutante del Cardinale si ricorda essere stato, ed una lettera del Porporato lo attesta, come si vedrò, in prosieguo; e vi era allora per Preside il Tenente Colonnello Carabba.
Questa breve Osservazione sembra alquanto maliziosa. Si cercherebbe con essa accreditare le menzogne di Coco, di Botta e di Colletta sulle immaginarie battaglie, saccheggi ed incendi di Cosenza, di Paola e di Rossano. La Città di Cosenza si realizzò da se stessa a’ principi di marzo quando il Cardinale stava in Monteleone, ove venne una Deputazione. Il Porporato colla sua armata marciò per la via del Ionio, e non già di Rogliano. Andò poi in Cosenza per all'oggetto verso la metà di aprile, quando tutte le Calabrie erano ritornate all’ubbidienza del Re; e la Lettera che l’Osservatore adduce per contestare la sua assertiva porta la data de’ 16 aprile. L’Ajutante non potè traversare per Cosenza, che verso la fine di maggio, quando il Cielo delle Calabrie, della Basilicata e delle Puglie si era già rasserenato. Evvi dunque un anacronismo manifesto, ed è per conseguenza falso, che l’Ajutante avesse trovalo per Preside in Cosenza il Tenente Colonnello Carabba, il quale era stato da più tempo rimpiazzato da Monsignor di Alessandria Vescovo di Cariati. Si legga meglio la pagina 142 delle Memorie..
OSSERVAZIONE IX.
La sostanza di questa lunga osservazione consiste che il Generale Naselli non fu arrestato dall’Ajutante Malaspina, ma da un Capomassa: non al Pizzo, ma alla punta del Pezzo. E siccome di questo stesso oggetto si dovrà parlare nella XI Osservazione, così la risposta sarà data sotto della medesima.
Pagina 118 dove si cita la Città di Catanzaro democratizzata... Il Preside Winspeare fu veduto dall'Ajutante del Cardinale alla punta del Pezzo... Il Vicario se ne disfece rimandandolo a Catanzaro già sottomessa.
Pag. 134 ove si parla dell’arrivo a’ 27 marzo 1799 di D. Francesco Ruffo....
1. A quell’epoca il Porporato avea già allontanato da esso il suo Ajutante Reale, colla commissione di condurre a Messina al Generale Danero tre uffiziali arrestati; ed ecco Perdine di tal arresto di mano propria del Cardinale.
Pizzo 6. marzo 1799 – Signor Ajutante Maggiore Reale Marchese Malaspina. Immediatamente ricevuto il presente arresterà in nome di S. M. gli uffiziali Sig. Capitano D. N. N. il Tenente D. N. N. ed il Tenente D. N. N., li farà imbarcare immediatamente sopra il feluccone di guardia, benché non si possa per ora partire, facendoli guardare a vista dalla truppa sciolta, e da 24 uomini di truppa regolare, quando sarà buon tempo li trasporterà in persona a Messina, consegnandoli al signor Generale Danero, che li terrà a disposizione di S. M. che darà gli ordini direttamente riguardante il loro destino. Fatta la consegna de suddetti uffiziali, se ne tornerà dove mi troverò a riprendere le sue funzioni di Ajutante Reale. F. Card. Ruffo Vicario Generale.
2. Qui fati Malaspina di esser Ispettore giacché D. Francesco Raffio fu fatto Ispettore Generale.
3. Malaspina cominciò a dubitare che il Cardinale lo supponesse mandato presso di lui per osservare la di lui condotta.
4. Giunse a Scilla una barca di gente armata, che portava arrestato il Generale Naselli, ed i suoi compagni, che furono messi in una spezieria colle guardie a vista. Naselli mandò a chiamare Malaspina per avere la di lui assistenza, il quale fattosi esibire dal Capo di quella massa l'ordine di arresto, trovò ch’era del seguente tenore — Fan circolando per cotesto Litorale del Mediterraneo vari Uffiziali, ed uno anziano che dice essere il Generale Naselli, ma questi non può essere avendomi promesso di passare subito in Sicilia, ma anche quando lo fosse, Lei l’arresti cogli altri, lo metta sotto buona custodia, e me ne dia parte. Malaspina quindi fece condurre nel Castello di Scilla quel Generale, ed i suoi compagni con guardia alla porta, non già con Sentinella a vista nella stanza da letto.
In fine di detta osservazione si trascrivono undici lettere la maggior parte delle quali contengono lagnanze contro del Cardinale, e contro dei Segretario Sparziani per l’espressioni pungenti.
1. In questo Ordine è da osservarsi, che il Cardinale dimenticatosi della nomina d’Ispettore fatta a voce, lo dirige al signor Aiutante Maggiore Reale Marchese Malaspina: e conchiude Fatta la consegna de' suddetti Uffiziali, se ne tornerà dove mi troverò, a riprendere le sue funzioni di Aiutante Reale. Vedremo in appresso che il Porporato fece pure ad altro Soggetto una simile effimera nomina a voce.
2. Qui finì Malaspina di essere Ispettore. Bisognerebbe sapere quando incominciò.
3. Il Cardinale in quella Spedizione era sospettosissimo con tutti, ma pare che nella persona del sig. Marchese Malaspina non temesse o non si curasse di spionaggio: poiché le insistenze epistolari con premure e con rimproveri per farlo ritornare all’Armata, dimostrano il contrario. Non erano però in grazia del Porporato coloro che dimostravano paura, e da questo principio partì il rimprovero nella lettera del 1 Aprile che a forza di scuse non avea voluto portare i presi in Messina.
4. Da quest’Ordine si rileva, che se il Generale Naselli non fu arrestato dall’Aiutante Reale fu dal medesimo fatto rinchiudere nel castello di Scilla. Ed ecco a che si riduce la censura fatta alle nostre Memorie.
Non si debbono poi incolpare al Segretario Sparziani le lettere pungenti che firmava il Cardinale. Tutte le lettere di risposta venivano decretate dal Porporato di proprio pugno in dorso alle stesse lettere che gli venivano; ed a’ Segretari non era permesso né di variare, né di togliere, né di aggiungere alcuna espressione. Di questo sistema di rigore vi è documento alla pagina 242 delle Memorie su di una lettera del Cavaliere Micheroux col fac-simle segnato lettera a in fine del volume.
In questa Osservazione l’osservatore racconta quanto dice di aver letto in un libro, e quanto disse al Marchese Malaspina l’Arcivescovo di Taranto Monsignore Capecelatro, relativamente al signor De Cesare finto Principe Ereditario#
Pagina ove si dice che in Poggio Ursino raggiunse l'armata il Marchese Malaspina. Con effetto ili tal luogo l'Ajutante Malaspina raggiunse il Vicario Generale Cardinale. Gli consegnò il ricevo del Generale Danero della consegna de tre presi uffiziali, ed indi domandò a Sua Eminenza quali erano le sue amicizie in Calabria 4 ove non era mai stato, che potevano essere più sicure, come scriveva con altre frasi piangenti delle lettere dei 16 aprile da Cosenza. A questo il Cardinale l'indicò la conoscenza di N. N. Continua qui l’Osservatore il racconto del dialogo fra il Porporato, e l’Aiutante Malaspina: dialogo di lagnanze, di rimproveri, di scuse, di giustificazioni... e s’inseriscono lettere.
Pagina. 188 ove si dice lo sbarco de’ Russi in Manfredonia.
Pagina 197 ove si dice avvenimenti de 13 e 14 giugno 1799.
Siccome nell’attacco di Napoli si parla dì Panedigrano di cognome Gualtiere, è d’uopo far conoscere un’azione generosa di quell’uomo, il quale liberò dalla morte e dalle sevizie l’autore di varie opere d’ingegno, e di stile encomiato, chiamato Paul Louis Courrier, il quale in tempo della seconda invasione de Francesi in Napoli, trovandosi in Calabria Courrier cadde in mano di una banda chiamata allora da’ Francesi di briganti, di cui Panedigrano n’era capo. Fu dal Courrier dunque raccontalo, che lo volevano straziare perché Francese, ma Panedigrano non alieno all’umanità, fece tanto, che persuase i compagni di lasciare a lui la cura di seviziarlo, e misero in carcere il Courrier; poiché per una spedizione dovette Panedigrano, e la banda partire. Panedigrano nella notte si presenta a Paul Louis Courrier, aprendo il luogo ove era chiuso, e gli dice, io ho mostrato più accanimento contro di te appunto per salvarti; ti lascio aperta la porta, e fuggi.
Pagina 204 nella quale si dice dall’Autore delle Memorie, ch'era sì grande il carico di provvisione di bocca della colonna del Cardinale, che la linea era così estesa, che la fronte de’ carri di provvisione era vicino Portici, e la coda delle carrette non ancora era uscita da Nola, da dove si partì per venire attaccare Napoli.
Sembra alquanto esagerato quanto su di ciò narra l’autore delle memorie della vita del Porporato, giacché essendo colla Segreteria del Cardinale non poteva essere in tutti i luoghi per osservare la lunga estinzione de’ carri, tranne la circostanza di esser salito su di qualche altura, e di vedere co’ cannocchiali la lunghezza della linea descritta sì estesa. Un’armata di so mila uomini avrebbe potuto guarnire con truppa quel lungo carriaggio di carri, di animali da tiro, con uomini sopra, e così tentare d’ingolfarsi in un paese nemico; mentre il Porporato non area forze abbondanti per difendere da attacchi detto lungo carriaggio....
Si prosiegue $all’autore delle Memorie l’esposizione del i3 di giugno, e del Campo a’ Granili fortificato con truppa ma non si deve credere con le regole dell’arte.
Chi non vi fu crederà per la brillante descrizione che ne fa l’autore, che tutto fosse messo in opera e in regola d9 arte, e come uri armata operando militarmente. Tranne i Russi, e pochissima truppa di linea che si portava, tutto il resto si può dir francamente massa, e da massa agiva, stante né anche una sentinella si trovai va ne’ giorni successivi ai 13 giugno, che guardassero i cannoni del Campo, ed abbenché vengano nominate compagnie di cacciatori, e cavalleria, treno di artiglieria, non esistevano così regolate, che su la carta le forme descritte.
Tutta la forza che attaccò Napoli, compresi i Russi, e poca truppa di linea, con li corpi di masse, non montava ad 8mila uomini, appena si arrivava a 7mila, senza unità, senza disciplina, ognuno agendo da sé, tranne le poche truppe regolari,, massime i Russi.
Veniamo alle supposizioni; non aveva bisogno Sacchinelli di salire sulle alture, e vedere coi cannocchiali la lunghezza della linea. Conoscendo egli tutti i Corpi dell’Armata, l’ordine della marcia, e seguendo sempre a’ fianchi del Porporato i di cui Aiutanti correvano avanti e indietro e gli esploratori a dritta e a sinistra per tenerlo informato in ogni momento di quanto poteva avvenire, era nel caso di conoscere tutte le circostanze. È anche falsa l’altra supposizione: che in occasione di attacco la quantità de’ carriaggi portava imbarazzo, giacché marciando l’Armala per trincerarsi in Portici e Resina onde aspettare l’arrivo della squadra Inglese, i carri erano destinati a due oggetti, cioè per trasportare provvisioni necessarie a circa 20 mila uomini, in un paese rivoluzionato ed affamato, e per servire di trincea in occasione di attacco nemico, specialmente per i Cacciatori. Credea l'Osservatore dimostrare con false supposizioni, che i racconti di Sacchinelli fossero esagerati, affinché potesse in modo assoluto tentare di discreditare l'Armata del Cardinale, non solo minorando la nel numero, ma dichiarandola eziandio senza unità, senza disciplina ognuno agendo da se tranne le poche truppe regolari v massime i Russi!' Ma ciò che importa alla sostanza della Opera di Sacchinelli? Quell'Armata che l'Osservatore discreditar vuole, fu bastante a bloccare le truppe Francesi nelle fortezze, a distruggere tre Armate Repubblicane comandate da abili Generali, ed a repristrnare la monarchia, liberar Roma e rimetterla sotto il dominio della S. Sede; e quantoppiii si vogliono minorare ‘e rendere poco adatti i mezzi del Cardinale Ruffo, tantoppiù si accresce la sua gloria.
Pagina sto ove si parla del Colonnello Carbone. Quanto dice di Carbone! Autore delle Memorie ne dovette avere i ragguagli dall’istesso Carbone poiché non poteva esservi presente, né in tutti i siti. Per altro non so uniformarmi che il Colonnello de Sectis che comandava il Reggimento Real Calabria, tollerasse che altri si mettesse alla testa del di lui Reggimento nell’attacco al Ponte della Maddalena come stà narrato. Il Colonnello Carbone pervenuta a Colonnello perché follo dal Cardinale.
Pagina aa ove si dice circa un’ora di notte Il racconto dell Autore Sig. Ab. Sacchinelli per il salto in aria del Forte di Vigliena non distante dalla fabbrica detta de’ Granili. Il Cardinale si ritrovò rimpetto a Vigliena quando accadde l'esplosione, e disse, chi ha coraggio vada a vedere ciò che è accaduto. L’Ajutante Reale si spiccò entro il Forte di Vigliena in parte dirupato, e fu seguito dal suo cameriere Fiamengo giovine di assai coraggio, pel quale colpito il Cardinale nella marcia della spedizione gli offrì una piazza di Capitano, che il cameriere rifiutò...
2. Passa qui l’Osservatore a parlare dell’attacco contro la Colonna di Schipani; asserendo si vuole che fusse forte di 1000 uomini e tutti quasi antichi soldati....
3. Senza l’aiuto del popolo per altro mosso da mani occulte, ed a vendetta contro il partito rivoluzionario che fu suo nemico per facilitare l’entrata di Championnet e sua armata in Napoli, e per cui il popolo napolitano fece quella opposizione descritta' non assicurerei che Napoli fosse stata acquistata dal Cardinale colle forze piccole che avea, senza il concorso di tante circostanze favorevoli, e massime del concorso della numerosa popolazione della Capitale contro de’ Francesi.
L’Ajutante del Cardinale quando nell’aprile del 1800 fece una corsa in Palermo, volendo S. M. la Regina raccontata l’entrata in Napoli e varie altre circostanze di quell’epoca, disse alla fine, vuol sapere V. M. la verità, Napoli ha preso Napoli, perché senza l'ajuto dell’immenso popolo, l’impresa era dubbia assai.
2.° Con un si vuole porta la forza dell’Armata di Schipani a soli 1000 uomini; ma oltre la Legione Calahra uccisa o dispersa: oltre i Civici Napolitani rimandati alle loro case, furono fatti prigionieri 1600 soldati esteri, che nella sera dello stesso giorno 14, cambiata la coccarda, furono riammessi a servire nella Regia Armata.
3.° Oh bella! l’Osservatore dopo di aver tentato di discreditare l’armata del Cardinal Ruffo, cerca in questa Osservazione di togliergli la gloria di avere riacquistato Napoli, e vorrebbe attribuire questa gloria al popolo Napolitano. Ma ognuno sa che sin al giorno 14 giugno, il popolo atterrito dalle due famose cannonate sparate da Sant'Elmo, e dalla fucilazione di moltissimi individui eseguita, senza alcun giudizio, la mattina de’ 15 nella piazza del Mercato, e ne’ Fossi del Castel Nuovo, se ne stava chiuso nelle proprie case. Insorse il giorno 14 giugno dopo battute le armate Repubblicane, e non produsse ch'eccessi di stragi e saccheggi.
Racconta l’Osservatore che il Cardinale avendo incontrato al Ponte della Maddalena una banda di popolo armato, che trascinava vari patriotti, o così detti, che già erano stati svisati si mise ad ammonire quei feroci, ma appena finì di parlare, sotto i suoi occhi li fucilarono; e non già come sta scritto dall’Autore delle Memorie che fu ubbidito nell’istante e che poi dopo pochi momenti li fucilarono.
L’Osservatore trascrive una lettera del colonnello D. Giuseppe Castellano per dimostrare, che l’asta della Bandiera sul Forte Santelmo fu spezzata da una cannonata tirata dalla batteria comandata da esso signor Castellano, e non già da quella de’ Russi.
Si tratta di cose, che non riguardano le Memorie j e perciò non occorre risposta,
1. Vengono esposte in questo articolo notizie vaghe incerte ed inverisimili.
2. Pel dippiù! Autore si riporta alle narrazioni delle Memorie dell Abate Sacchinelli, per lasciarne ad altri l’osservazione.
3. Si trascrivono i Dispacci delle funzioni di cui fu incaricato il Marchese Malaspina per la tenuta di economia. dell’armata, si rileva da detti dispacci dopo l'entrata in Napoli del Cardinale, che avvenne dopo la resa di S. Elmo come sta detto.
2. Se dopo un rigoroso esame col quale si è andato cercando il pelo nell’uovo non si son trovate in dette Memorie che poche pecche già dimostrate effimere ed insussistenti colle precedenti Risposte, e. che se anche sussistessero nessun pregiudizio porterebbero alla sostanza e verità del complesso dei falli narrati; e se Pel dippiù l’Autore si riporta alle narrazioni delle Memorie l’Opera di esso Sacchinelli è accresciuta di pregio, perché depurata da ogni macchia. Per questo riguardo dunque Sacchinelli rende all’illustre Osservatore copiose azioni di grazie. Ma lo stesso Autore prosiegue per lasciarne ad altri l’osservazione. Forse egli saprà, che dovranno uscire in campo altri Censori. Sia pur sicuro, che quando ciò accaderà, Sacchinelli non ritrarrà il suo piede, e tiene pronti i documenti per rendere vano ogni attacco.
3. I Dispacci che riguardano le funzioni delle quali ne fu incaricato il Signor Marchese Malaspina dopo l’epoca de’ 20 Luglio 1799, sono trascritti a parola nel Manoscritto del Supplemento alle Memorie che sin’ora non si è pubblicata Frattanto l’Abate Sacchinelli avverte egli stesso un equivoco corso nelle sue Memorie. Alla pagina 280 dove si parla della formazione della Suprema Giunta di Buon Governo, invece di Monsignor Capobianchi, ch'era stato Cappellano Maggiore, e che all’epoca del 1799 trovava già morto: Si deve leggere Monsignore Gervasio.
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