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RIFLESSIONI DI UN UFFIZIALE

DEL DISCIOLTO ESERCITO NAPOLITANO

SUGLI AVVENIMENTI DEL REAME DELLE DUE SICILIE

BRESCIA

1862.

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Fra la Patria ed il cittadino vi é un patto reciproco in vigore del quale si 'sono obbligati a ??estarsi dei scambîevoli soccorsi; e il cittadino si trova legato alla Patria in vista del proprio Benessere. —Troisi LL di N. V. 1 fol. 236.

Farò come colui che piange e dice:

Il deputato Ricciardi in una delle ultime tornate al parlamento Italiano nello sborso giugno diceva:

«Signori — la situazione è ben difficile! i momenti sono supremi e solenni — non giova il dissimularlo. Noi versiamo in una di quelle terribili crisi da cui vi è d’uopo dei pronti ed energici mezzi per uscirne» — preziosa confessione dal labbro sortita di un ferreo patriota.

Ed invero — chi potrebbe essere quello stolto o mentecatto che disconoscer volesse, i minacciosi pericoli che ci sovrastano?

Egli è cessato il tempo dei misteri e dei ragiri; imperocché gli avvenimenti che precipitosi incalzanzi, van di già gettando la luce fra mezzo il tenebrio che ci circonda. Lo arrovellarsi dei vari partiti in quella parlamentare Aula che esser dovrebbe Sede di concordia, e d’unità di pensiero—la confusione vergognosa tra le varie branche governative — il caos della amministrazione—il ferreo gioco di una militare dittatura, che energicamente Sostenuta, da oltre 100mila baionette, a stenti trattener può nella cerchia della moderazione, e del rispetto. al governo, i ricalcitranti popoli meridionali — ed infine la servilità allo straniero nella quale per propria colpa, e debolezza è caduto un governo che ostenta indipendenza, e forza solo con popoli traditi ed oppressi; son tali sciagure da schiantare il core in un patrio petto.

Napolitani! Noi fummo ingannati! In mezzo alla civile Europa, sullo scorcio della metà dei secolo illuminato, all’ombra di un liberale progresso, ecco compiersi un atto abbominevole; e là nella fatale Plombierre stipularsene il secreto Contratto.

Oh la storia dirà certamente i Nomi dei trafficatori, e li trasmetterà maledetti. alla esacrazione della posterità!!!

Eppure evvi tra noi chi osa ancor plaudire alla nefanda opera di una ambiziosa libidine di conquista... ma costoro meglio che uomini, rettili si addimandano; imperocché di uomini altro non gli rimane che la forma— e questi esseri striscianti soro vili mercenari egoisti — eglino han perduto lo ben dell'intelletto — Noi fummo ingannati e se ciò sia vero, interrogatene i miseri abitatori delle provincie nostre, le ossa imbiancate di migliaia di vittime, i ruderi anneriti di tredici paesi — ponete mente allo inqualificabile sgoverno della superba Torino, condannato financo dalla voce dei deputati—riflettete lo atteggiamento riservato e minaccioso, delle straniere Potenze, e certo ripeterete — Fummo ingannati!!!

E chi sarà ormai quel Cittadino Napolitano che in vista di tanto delitto non sentesi nelle vene rimescolare il sangue? Che forse i compatrioti del Vico; dei Filangieri, dei Torquati, dei Genovesi, dei Cirillo e dei Caracciolo sian degenerati? Che dunque, la Patria dei Masaniello e Giovan da’ Procida nutre in seno figli cotanto tralignati? Ah no — Noi Napolitani di mente di cuore, una diga porremo ai tanti mali— e se pur suonerà l’ora del cimento, noi saprem ben mostrare ai nostri nemici, che non impunemente s’insulta il popolo dei Vulcani!!!

I.

Sono ottantaquattro anni dà ché la rivoluzione dalla Germania, passava sulle rive della Senna. Il celebre Voltaire svolgitore delle pervertitrici dottrine, ne era il propagatore; e la scuola del Macchiavelli diveniva generale nella Francia.

«Uomini perversi appartenenti. alla Frammassoneria, poterono impunemente spargere il veleno delle loro massime, e proclamare, il voto empio e mostruoso — «Colle budella dell'ultimo dei preti, strangolare l’ultimo dei Re» Ed il Voltaire gridava: Schiacciamo l’infame!... e quest’infame ai suoi occhi era ’l Cristo. Quindi essi frammassoni furon sempre di accordo solo su’ due punti:

Odio contro la Religione furore contro la Monarchia ed un Diderot, D’Alembert, un Montesquieu, un d’Argensou, un Egalità ed innumeri altri, trassero la Francia in una generale rovina, (): riducendo i popoli a divenir lo zimbello della ferocia dei. Marat, e dei Robespierre. A tanta calamità, quella della straniera guerra, successe, e vinta questa dal giovine Genio del primo Bonaparte, la Dittatura, il Consolato e poscia lo impero avvinsero vicendevolmente al carro del trionfatore i laceri popoli di quella Nazione colpita dallo sdegno di Dio: ed i Francesi. corsero a sciupar vita e denaro, togliendo troni, e dinastie (Dio sa con quanta giustizia) per appagare le ambizioni dello Imperante.

Eppure tanta superba. grandezza che gravitava dispotica su tutte le Corone di Europa, cadde rovesciata. dalla forza massonica, che l’avea fatta salir. Sublime ().

Ombre anguste di un Luigi XVI, di un Luigi XVIII, di un Carlo X, un Berrv di un Orleans uscite per poco da’ polverosi avelli, e venite con la vostra presenza a scuotere il letargico sonno che grava oggi: le Potenze di Europa, e fate ai vostri coronati fratelli sentire l’altitonante voce della verità: ditegli che l’ambizione ed una colpevole connivenza furono ì mezzi che atterrarono i vostri troni, rompendo quella formidabile alleanza che avrebbe di un colpo tronche le teste dell’idra! Ditegli che per misteriose ragioni di stato voi carezzaste la belva che vi divorò la Potenza, ed insanguinò la Patria; ditegli che il tarlo politico rode sempre!!!()

Non a torto dunque il celebre cospiratore italiano Giuseppe Mazzini diceva: che le rivoluzioni si sarebbero fatte dai Sovrani, a forza d’ingannarli con delle proteste di attaccamento ().

La Storia ci ha beh registrato i Nomi di uomini pubblici che affiliati alle sette addivennero traditori e carnefici dei loro Sovrani e della loro Patria!.. Sventura per le nazioni che li allevano in seno. E trasandando i fatti di remote epoche fermiamoci a meditar quelli dei nostri tempi.

Un Cavour — ambizioso municipalista, pensa à divenire Ministro di un gran regno a discapito di ogni dritto e giustizia. Bene eccolo farsi settario, e per dodici anni cospirare sommergendo la intera penisola Italiana in un mare di mali, e bagnando del sangue di oltre 100mila Italiani caduti in caina guerra, le antiche basi dello Augusto Trono di casa Savoja…

Un Liborio Romano (Giuda politico dell'epoca) un Giuseppe Pianelli, un Nunziante ministri e Generali dei Re di Napoli, poiché ispirati dà vili passioni, e da sordido sentimento; vendonsi alla setta, e Patria e Sovrano: rispondendo ai beneficii ad essi largiti dalla Real Casa. Borbone, con lo spergiuro e col tradimento!!;... Epperò sul capo degli sciagurati pesa di già lo sdegno di Dio, l'abbominazione degli onesti; ed il loro peccato farà dai posteri maledire alla loro anima di fango!!!

II.

«Mentite, mentite sempre, poiché in fondo di tante menzogne pur qualche cosa vi resta, da ingoiarsela i gonzi... la calunnia e maldicenza siano le leve morali da scuotere lo spirito. Abbindolati i Re nei lacci della cortegianeria, esaltatane a virtù i vizii, attutitene le voci delle coscienze, guadagnatevi il loro affetto a prezzo dell'anima vostra; allontanate onninamente dal loro fianchi i «probi gli onesti i saggi, i patrioti veri» imperocché son dessi affatto pericolosi per i vostri disegni — isolate con subdule arti il Sovrano dal popolo affin che tra essi felln4btii non sian se non per il vostro organo gravate la mano sul popolo angariandolo in nome del Re, nascondete a questo i veri bisogni dei sudditi; e voi avrete reso un grande servigio alla rivoluzione... ()

Ecco in breve compendiate le dottrine della setta; non è quindi meraviglioso che oggi veggiamo compiersi sotto i nostri occhi orrori di ogni sorta, ed udiamo le sozze grida della rivoluzione che con sfacciata calunnia imprecar ai nomi augusti di un Ferdinando II Borbone, di un Francesco Giuseppe D'Austria, d'una Isabella di Spagna di un Francesco II di Napoli e finalmente di un Pontefice il di cui illustre e Real Nome suona; Gloria imperitura dell’Italia!!!

Uomini che lor distintivo esser dovrebbe il rispetto a tuttociò che fonda la tradizionale grandezza di un popolo, oggi burbanzosi in Piazza Castello, annunziandosi i Rigeneratori dell’Italia, fan plauso ai clamori della rivoluzione, e lanciano dall'alto del governativo lor seggio un grave insulto a Noi del Mezzogiorno, rispondendo alle nostre lagnanze causate della loro crassa ignoranza e tirannico regime, col chiamarci Incorreggibili, e corrotti: dalla barbaria del caduto governo!?

Eterno Iddio! e perché non mandi un fulmine, per incenerir costoro ché tanto osano? Ahi sventura...

Noi protestando contro quei della Dora, senza far l’apologia dei caduti Sovrani, e con la guida della Storia, e lo imperio dei fatti dimostreremo analiticamente all’Europa Civile la vile calunnia dei nostri detrattori.

Quel ‘Valentuomo del nostro Savarese in un suo Opuscolo scriveva «Che la Storia delle Finanze di un Regno, l’è pur quella della sua politica ebbene Noi diciamo che il Regno della Corruzzione, fu florido-ricco grande... tanto da destar l’invidia e far l’acquolina in gola ai nostri Salvatori, e moralizzatori — Ed invero nel parellelo che l’Autore fa negli ultimi dodici Anni per Noi di tirannie, e per il Piemonte di libertà, ne risulta essere Noi in dovizia, e floridità finanziaria, ed il Piemonte invece carico di debiti, smunto, e quasi intisichito... Oh prodigio della Sapienza liberale!!! Sotto il regno della Negazione di DioNapoli si era la terza capitale di Europea, per le sue grandezze in massima parte attuate dai tiranni. L’ordine morale infrenava le smoderatezze delle plchi, senza far ricorso ai mezzi di distruzione tenuti dal liberale Cialdini, dal Curletti, dallo Spaventa e socii, che la civile Torino spediva a Noi per moralizzarci. Tutelate da savie leggi le proprietà, ed i civici dritti godeva il cittadino di quei vantaggi che un governo qualunque (purché sia buono) può dare. Il Commercio, le Arti, L’Industria, L’Agricoltura erano per il Borbone subbietti di cure, e non di estorsioni. Collegi, Licei, Università, Biblioteche, Accademie, Scuole comunali, Scuole politecniche, Opifìcii pirotecnici, Porti, Bacini, Cantieri, fari, fili elettrici, Ponti di ferro, Prosciugamenti di 154mila moggie di terreno, Strade consolari ed interne, ferrovie, fortificazioni, Caserme, Ospedali, Orti Botanici, Monti frumentarii; casse di soccorso e di Asilo, Banchi, pubblici edifici, Templi, Teatri, Giardini di passeggio, Pozzi Artesiani;e varie altre utilità pubbliche esisteranno. Sotto il regno dell’Avarazia il popolo mangiava a grana 4, o al più 5 il rotolo la igiene pubblica era ottima, né vedevansi popolate le strade da sudicii mendici da digiuni artigiani, e da vergognoso stuolo di prostituite donzelle, che per la fame fan sciupo delle loro carni e del doro onore!!!

I furti, non mai perpetraronsi in si vasta scala e con si grave scandalo e timore come oggi.

Sotto il regno del Bomba solo una volta tuonarono micidiali le artiglierie nelle strade della Capitale, e fu quando il 15 maggio 1848 la rivoluzione dall’alto delle Barricate per il braccio di uomini sino allora beneficati, ed onorati — fulminava le regie Milizie abbatter volendo Trono Regno e dinastia ().

Eppure non un sol Capo dei Cospiratori la Scure della giustizia colpiva, e di ciò ne fa testimonianza la esistenza di un Poerio, un Settembrini; uno Scialoja; un Tupputi, un Cosenz, un Longo, un Orsini e loro Compagni di Setta... i quali ripeton le loro presenti Cariche i loro vistosi appannaggi e le loro ricchezze più che dal Piemonte per il quale congiurarono, della generosità di Ferdinando, che loro concedeva la vita, per dargli tempo a nuovo rivoÌtnre; e cacciar via dal Regno il suo Amato figliuolo!!! e finalmente a complemento del nostro storico ragionare, mandiamo i detrattori a lèggere lo inserto delle Leggi e Decreti dell’ex-Regno, ed ivi ammirare l’alta saggezza e preveggenza di un Monarca al quale anche i Suoi Nemici politici ne tessevano le laudi; di un Monarca creatore di un poderoso Esercito, e riformatore della prima Marina d’Italia, di un Monarca che portava il reddito del suo stato a ben 30milioni di ducati, d’appena 17 che erano togliendo via i debiti e alzando fondi del debito pubblico al 115... e ciò senza nuovi balzelli, tasse di registro e bollo, e decimi di guerra…

Signori di Valle — d’Aosta, in vista di tante Verità, vi ricrederete Voi?

Ah, no! poiché fedeli alle vostre teorie, mentite. sempre — perché l’anima vostra prostrata dalla colpa, non può più rialzassi alla virtù del pentimento…

III. 

Un rapido cenno ora sull’Austria e Spagna.

Corrono già due Anni che l’Austria cader doveva infallibilmente sotto il peso delle proprie miserie e rivolture. Ebbene, oh fallacia degli umani Consigli! mentre i Padri Coscritti. dalla Dominante Torino gridano ed eccitano il popolo a squarciagola urlando — Fuori il Tedesco — Vogliamo Venezia» l’Austria sogghignando risponde con giganteschi Armamenti di terra, e di mare, e la temuta ed esosa grifagna, dall’alto delle merlate torri del formidabile quadrilatero, e dal giubbone dell'assonnato Leone di San Marco, con sguardo di sangue, pasce la sua rabbia alla vista dei nostri interni dolori ed impaziente, attende la fatale ora per lanciarsi a divorare i corrosi nostri visceri…

Invano l’oro e le secrete mene dei Comitati Unitari Italiani tentano in mille guise, sconvolgergli i popoli... essi fanno un buco nell'acqua!.. imperocché il nuovo indirizzo politico in cui incede e alacremente prosegue Francesco Giuseppe, e tale da spianargli la via ad una finale soluzione con gli agitanti partiti, resi già minoranze positive, senza ledere gli Antichi dritti, e la integrità della Corona, con donare ai popoli là vera libertà; foggiata nell’Autonomia Amministrativa, ed in varie altre Concessioni da fare arrossire il liberalissimo Regno italiano, e mercé tale Saggiò governo oggi l'Austria è surta più forte e possente di prima, e siede altera in mezzo al Cerchiò delle grandi Potenze Sorelle, che tintinnanti cercano alte loro volta farsi puntello del braccio di Lei. Se ciò sia vero lo dimostra chiaramente la profonda e calcolatrice Inghilterra, che gli si è stretta indissolubilmente ai fianchi tanto da proclamare suoi interessi, la dominazione dell'Austria nel Veneto... Ma perché s’inatteso Successo? Perché in Austria non vi sono i gracchiatori, immorali, ed utopisti di Piazza Castello ed i Romano, i Pianelli, i Nunziante, i Ghio e simili, son merce che ivi non si spaccia.

Tanto può dirsi dello Stato Iberico — Isabella Borbone Virtuosa ed illustre Regina, secondata dagli energici sforzi di un Saggiò e patriottico governo, fortificata dallo Amore dei popoli, glorificata dal valore di una prode Armata Isabella dico, la odiosa Borbone ferma ed irremovibile nei suoi principi di giustizia, è oggi un peso che controbilancia i destini di Europa… ed il Suo popolò sordo alle insidiose parole di straniero Seduttore manda con le pive in sacco gli Apostoli Secreti dell'utopia unitaria!

Or giustamente dunque i Sedicenti italianissimi gridano la Croce a questi due potenti. Essi sono il loro torcicollo... ma insensati e perché nen toglierli ad esempio per regolar la propria condotta, anzicché latrare come il Cane alla Luna? Ma no — il rubelle Lucifero che conosce e Confessa Iddio— lo maledice, ma non l’adora.

IV.

Puro di mente e di cuore — giovanissimo di anni — veniva al governo Re Francesco II tra il sordino muggito d’una minacciosa rivoluzione... Saliva al trono siccome venne al mondo, fra il pianto e la gioja!

Gli episodii principali della vita di questo principe han segnato sinoggi epoche di grandi avvenimenti per il nostro Napolitano paese… forse dei grandiosi disegni ha sopra lui stabiliti Iddio; che chiusi ora nell’arca del Divino Secreto, saranno quandochesia rivelati dalla pienezza dei tempi???

Timori, incertezze, speranze furono i primordi del Regno di Francesco II, che soverchiato dalla foga degli avvenimenti finì col gettarsi in braccio ai proprii consiglieri. Ed ecco dai suoi nemici cantarsi l’évòé, imperocché d’allora essi predissero con sicuro giudizio la sua caduta dal Trono!!! ed invero d’allora la sua Stella impallidì!!! Laonde Re Francesco fu la vittima innocente che rivoluzione volle immolata sull'altare della vendetta in Lui delle straniere Potenze sfogarono la rabbia dì un Odio antico... abbandonato crudelmente nelle ambagi le più spaventevoli, Financo dagli amici, ed Alleati di suo padre (): alle sue rimostrante con freddo cinismo rispondevano doversi riguardare il non-intervento... Infine il breve suo Regno fu un mare tempestoso in cui il vento della setta, lo spergiuro, la vigliaccheria, il tradimento ne sconvolsero le onde, ed una serie di non interrotti stranissimi casi furono li scogli contro dei quali ruppesi la sbattuta nave del governo di Lui, rendendolo...

«Segno d’immensa invidia.

«E di pietà profonda.

«D’inestinguibile odio.

Un Sovrano che Abbandona da se il corso della sua giustizia, su popoli apertamente ribelli — Un Sovrano, che lascia la Reggia dei Padri Suoi e vola a combattere per la libertà del suo paese.

Un Principe Ventenne che quasi Leon furibondo stretta in pugno la bandiera della libertà seguito dai Cari della sua regal Famiglia scende in mezzo ai pochi fedeli soldati ed in primo rango cacciandosi —«Avanti grida, soldati Napoletani—ecco la Nostra bandiera — «Patria e Libertà è il suo motto — io vostro Re, vi precedo — Avanti, si compia il sacro dovere di cittadino e soldato. Schiacciamo il nemioo che il paese vuol conquidere a cui oggetti molto cari ligano il nostro Cuore. Avanti vi dico. —Combattiamo per la patria...

E quando questo Principe nell'ore del gran cimentò pronunciava queste parole, Egli era allora il Sangue di un S. Luigi e di un Carlo terzo che gli si rimescolava in Core...

E questo Sommo ed i suoi prodi caddero... ma coverti di gloria e di plausi dell’Europa guerriera.... caddero? ed il paese ne andò perduto—ma l'Onore dell’Armi Napoletane fu salvo!!!…

Ed era Francesco sventurato illustre, monarca generoso patriota eminente, dimentico affatto delle offese dei suoi popoli, dalla terra dello esilio ode le ingiurie — veglia attentissimo sulle nostre sorti, compiange addolorato i nostri dolori, e risponde alle nostre nere ingratitudini con l’angelica parola del Perdono!!!

Una melmosa accozzaglia di perversi, adepti della Setta (a Dio spiacenti, ed ai nemici suoi) camuffati sotto la maschera della menzogna, e dello inganno, potente manubrio di tenebrose vendette, a discapito del Trono e della Patria compirono il dodicenne disegno) del Congiurato di plombierre!!! ed oggi (oh obbrobrio!) Brilla sul petto inonorato di costoro la stella dei SS. Maurizio e Lazzaro, e benemeriti del Regno Italiano veggonsi insediati sui banchi del Ministero, al comando delle Armate, alle prefetture delle Provincie... forse compenso, e prezzo dei secreti tranelli e dell’orribile tradimento. Ecco adunque glorificato il delitto!!! Ma essi non hanno dismesso il loro secreto programma!!! Interesse e guadagno quindi perché pervicaci; manomettendo ogni giustizia, ed equità scalzano ora il Trono al loro novello Signore, e preparano al paese forse una più orribile e definitiva catastrofe.

Il 21 ottobre dell’anno di grazia 1860 compivasi in Napoli e provincie un atto Comico-Buffo-Tragico, sotto la presidenza dei Curletti, e Socii ed al luccicare del traditore pugnale della camorra di D. Liborio… e questo atto fu detto Plebiscito!!!

In virtù di esso Plebiscito le provincie meridionali annettevansi al nascituro regno italiano, da compiersi dal Piemonte giusta le sue promesse con togliere Roma al Papa per farne la Capitale, o liberar Venezia. Patti questi accettati incondizionatamente dal governo di Piemonte, e perciò autorizzato dalle assenze dei popoli Napoletani a prender possesso in nome dell'Unità Italiana di questo ex-Regno — Errore fatalissimo!! Generosità e buonafede inconsiderata anzi parricida!!!

Il Generale Piemontese Enrico Cialdini capitanando un Corpo d’armata dopo il bombardamento battaglia di Ancona, e la battaglia di Castelfidardo, dalle gole degli Abbruzzi invade il regno, mentre allora il legittimo Sovrano stava per abbattere, sulle rive del Volturno le numerose falangi della rivoluzione; invade senza osservanza dei,,trattati Internazionali, e senza primiera intimazione di guerra da parte del Piemonte; avvegnaché questo rappresentava il governo eletto della rivoluzione. Il primo atto che segnalò l'esordio dello ingresso di Cialdini, si fu un proclama alle Autorità civili col quale diceva: «Avvertite che io farò fucilare tutti coloro che non presteranno ubbidienza al nuovo governo, ed oggi ò di già incominciato!!! e col fatto diversi popolani in Isernia eran passati per le armi come reazionari!!! Dunque il governo della fraternità, dell’uguaglianza; e della libertà veniva inaugurate bui un atto che ledeva la spontaneità del plebiscito da tutt votato imperocché il nuovo governo incontrava popolani che lo avversavano! Quando i nostri rigeneratori invitaronci alla rivolta; dissero che volevano renderci felici, liberi, potenti e che raccolti tutti sotto un sol Monarca, all'ombra d’una medesima Bandiera, saremmo in poco tempo addivenuti Cittadini di un gran regno, che si assiderebbe glorioso al banchetto delle grandi Nazioni d'Europa... e questo Re dovevasi, per, gratitudine, che al suo eroico patriottismo professava l’Italia, eleggere nell’Augusta Persona del Soldato di Palestro, e S. Martino — in Vittorio Emmanuele — e la bandiera che doveva unirci, esser solamente la tricolorata inquartata dalle armi di Casa Savoia — Giù adunque ogni altro Vessillo — abbassi i governi legittimi — in bando gli antichi Sovrani—poiché la teoria. del nuovo dritto dei popoli, — non può sposarsi a quella già esosa del vecchio dritto divino... e noi senza punto saperci quel che facevamo—congiurammo — combattemmo—detronizzammo il Re, profittando della sua inespertezza, ed usufruttuando la sua bontà di Cuore con fargli inspirare nell’Animo pietoso con ippocriti accenti dal Romano e dal Pianelli non volere insanguinar Napoli; ed Egli rammentandosi esser questa la sua Città Natale—Uscirò «disse, fuori le mura a combattere il nemico, ma non un sol colpo farò mai tirare sul mio amatissimo popolo Napoletano.» O generosità, che non ha riscontro nella storia dei Re!!! Oh se Re Francesco attutendo i nobili sentimenti del regal suo Animo, avrebbe mostrato «Che un Sovrano è sempre onnipotente quando vuole, e con fermezza sa volere» e quindi con solenne proclama annunciato, ch'Egli non mai dalla sua Città dominante sarebbe uscito, e che quivi a pié fermo, ed il ferro in pugno attendeva risoluto l'ultimo sforzo della rivoluzione: oh allora forse tutto si sarebbe salvato — la Monarchia costituzionale il paese — No i mastini che latravano per divorarci, non lo avrebbero ardito fare... e se pure il volevano, non lo potevano, avvegnacchè le triste memorie del 15 paggio 1848, son sempre indelebili nel cuore dei Napoletani... e noi non avremmo avuto il flagello dell'annessione — e i nostri occhi non avrebbero pianto cotanto... ed un Principe, eminentemente patriota, inarrivabilmente buono, con la sua nobilissima sventura non avrebbe presentato all'Europa intera lo strano spettacolo di un Monarca italiano, trattato come esoso straniero, e mitragliato in Sua casa da coloro che ne doveano sostenere gl'interessi e i dritti!!!

Noi noi avremmo perduta la nostra gloria, ed il Piemonte risparmiato si avrebbe il crudo rimorso dello usurpatore!!!

Cosi come Dio volle il Sovrano lasciò Napoli… e Noi da Garibaldi fummo cementati piemontesi...

Il popolo ignorante giva in Visibilio per la contentezza, e tutti ci credevamo già felici di una libertà fraterna! Ed oh! Chi lo avrebbe mai creduto? Appena due primavere son corse del nostro, voluto riscatto, e già per noi Governo del Piemonte si è reso un peso insopportabilissimo, che preghiamo Iddio togliercelo via, oppure mandar su questa terra Angelo della morte e sterminarci tutti!!! terribile bestemmia, profferta dal labro della disperazione???

La storia della dominazione Sabauda nelle Provincie meridionali, ben può definirsi una sequela spaventosissima di tradimenti, inganni, insulti, umiliazioni, spogliamenti, prigionie, fucilazioni, stragi!... Noi da per ogni lato ci dibattiamo sotto il peso di uno governo tiranno.

Un discentralizzamento orribile in fatto di Amministrazione — un vandalico desiderio di tutto distruggere di ciò che eravi del passato un vergognoso disprezzo dei nostri codici, delle nostre usanze: ed abbattuta infine ogni ombra di nostra evita grandezza ed autonomia, eccoci ridotti. Non donna di prnvincia ma bordello!!!

Ma il governo di Torino fedele al secreto della Senna; 'Ottura le orecchie ai nostri, lai, e da liberatore e riparatore, assume il truculento ufficio di carnefice…

Non inghiettate lo sguardo o Signori di Piè dell’Alpi — no!? Siamo noi quelli che dobbiamo scuoterci tutti compresi da santa ira…

Ahi sciagurati! Voi che trapiantaste sul nostro suolo smaltato di fiori, sotto il nostro Cielo trapuntato di stelle, le abbominevoli scene degli antropofaogi dei tropici, diteci sentite balzarvi un Cuore in petto? E se lo sentite avete voi in esso nutrito mai amore pietà? — o che sareste per, avventura, più freddi dei visivi geli più insensibili dei vostri monti? Ma che forse la libertà d’Italia deve compiersi con lo scempio di Noi suoi figli? Cosa dice la Caina guerra che insanguina le nostre provincie? Perché pallide, ed arruffate van vacolando i deserti Campi, le ombre fraterne di di 13mila fucilati? e quasi questi non bastassero, altri ne freddano tutto dì i feroci proclami dei Fumel, dei Galatera e Socil? perché. o perfidi un semplice vostro agente sia anche un soldato può impunemente torre di vita un uomo? Un vostro fratello? Sarebbe mai per Voi la legge della forza? Quale é dunque il vostro programma? Voi che avete armato i popoli, per a vicenda gl'individui spoliarsi ed uccidersi? Dove sono le tante promesse fatte? Ed è cosi che distrugger volete nel nostro cuore la riminiscenza di un passato che voi fate rimpiangere e desiderare? Ahi no! Il sangue, versato domanda giustizia... e gli abbrastolati avanzi di Pontelandolfo e Casalduni saranno gli eloquenti testimoni che vi accuseranno in faccia al tribunale della pubblica opinione, e staranno monumenti infallibili della ferocità piemontese!!!

Scrittori indipendenti, e liberi— patrioti qualunque sfasi 41 vostro sentimento — alzate la voce ed annunciate all'Europa Civile le sciagure innumeri che ci travagliano...

Ebbene ascolta o Civile Europa... ascolta!

«Lo Statalo non devesi festeggiare perché non esiste; in Italia vi sono quattro governi distinti, di cui il meno forte è l'Italiano... il popolo vive d'una vita stentorea… il governo é barca che fa acqua da tutte le parti,— lo dicono le quotidiane e generali violazioni della libertà della stampa, del domicilio, e della sicurezza individuale, e cento altri abusi, non mai permessi sotto il dispotismo di un governo Monarchico! () Almeno il governo della tirannide covriva col velo della legalità gli atti del suo regime ().

«Qual forma di governo è la nostra? Quale miserabile spettacolo non rappresenta la Camera in faccia ai connazionali ed all’Estero?

«Dove è il governo forte? Perché con vile traffico sacrificate Voi l’onor nostro alle voglie straniere? ()

«La politica estera è quale dev’essere, verso l’Italia esigente, o burbanzosa... con qual senso politico-pratico vi assoggettate a certe condizioni appena compatibili al tempo del piccolo Piemonte () Nulla avete creato, nulla possedete finora... dove sono gli eserciti — le Flotte, le sapientissime Amministrazioni; if tesoro? Dei primi non sono che i germi. Amministrazione è sinonimo di Confusione, del tesoro non esiste che il creato ().

«Il debito effettivo dello scorso anno è di settecentocinquanta Milioni di franchi; quello del resoconto di oggi è di cinquecento milioni spesi al di la dello introito, dunque già un debito di milleduecentocinquanta Milioni di franchi… e perché tale enorme debito? Cosa avete voi fatto di tanti altri Milioni incassati, trovati sui singoli Banchi di cinque stati annessi di cui il solo regno di Napoli vi offri contanti lasciati volontariamente dallo Avaro Borbone, oltre a 220 milioni di lire? ().

«La terra è di tutti... voi ci avete spogliati, tosati come pecore, dateci ora pane — pane e lavoro ecco le aspirazioni del popolo… Cosa importa ad un padre che ha come buscarsi il pane per la suo prole, lo appartenere ad una grande o piccola Nazione? Si può mai amar la patria quando questa. Niega il pane? ().

«Ministro, Rattazzi la nostra condizione è dolorosissima! Alla speranza di veder migliorati i nostri destini. È subentrata la certezza che l’Unità d’Italia é un atto impossibile. Il Gabinetto supponendo, che il plebiscito lo abbia fatto padrone di queste provincie stende una ferrea mano su tutti e per tutto, e financo ci si vorrebbe togliere la credenza nella fede dei padri nostri… e in quella vece donarci la libertà di Culto, il Protestantismo. Epperò, ricordatevi o Ministro che la storia dell’ex-regno c’insegna che in simili casi sono ridondati a danno delle popolazioni e tutti i governi di buon o, di mala voglia han dovuto cedere alle esigenze dei tempi. Nè crediamo che nel Secolo XIX si possa aver la burbanza di. sostenere che il Regno di Napoli, venga governato da Torino non rispettandone l’autonomia, e considerandolo come misera provincia?... ().

«Fratellanza — Concordia — Unione ove sono? Chi potrà asserirlo? Le nostre condizioni sono tutt’altro che buone... Che cessi per un momento la pressione di un minorenne partito audace—Allontanate le numerose baionette minaccevoli, sospendete lo spaventoso tuonar delle fucilazioni… ed allora tutto,cadrà!!! ()

«Che valgono le feste? forse per dimostrare all'Europa la nostra felicità? Ma l'Europa conosce che l’Italia e il suo governo ben può dirsi Sgoverno Generale!!! ().

«E come un popolo può aspirare a libertà, scisso tra interne discordie dallo fazioni — e dalle lotte domestiche? egli cadrà certamente sotto il peso e la spossatezza dei partiti ()...»

Ora, a si generali e giusti lamenti come sponde egli il Governo? Spinto dalla voce minaccevole alquanti Deputati, patrioti, imposto da un certo secreto Straniero Volere, eccolo per alquanti giorni venire in mezzo a noi.

Proclami, feste, tripudi gioie de'  pagnottisti e della prezzolata Camorra, le minaccie bandiere rassegne militari, pranzi e balli, ecco ciò che fecero e vollero i Governanti in Napoli...

Ed il popolo affamato chiede pane... le centinaia di miseri Artegiani domandano lavorio... e migliaia di Sventurati, dal fondo delle Carceri implorano giustizia… e i patrioti consigliano e sperano riparazione al mal fatto... Ma i Dominatori sorridono... e quasi che Noi non avessimo dalle Mani di Dio sortito un’Anima capace di un Sentimento, aggiungono al dolore lo insulto... 250 mila lire tratte dalle Mense Vescovili vengono con ampollosi proclami e bugiardi, largite per Maritaggi di Orfane... e povere donzelle... epperò le son date invece alle Baldracche dalla Camicia rossa… ai bravi in compenso del loro entusiasmo di piazza... 30mila Suppliche in Carta, bollata di grana dodici passarono dal gabinetto del Rattazzi nelle botteghe dei pizzicagnoli... e quando il popolo stanco, proruppe in aperti lamenti di piazza i Signori della Dora che lietamente danzavano al palazzo Vasto diedero Ordini di disperder le Masse con la forza... Oh libertà fratellanza... Per Dio! e per farci sì grave insulto Voi o Ministri avete Sciupato Otto milioni di lire allo Stato? e Voi Consortista Municipio spendente per balli, e rinfreschi e padiglioni 50mila ducati?…

Ed ardite parlarci di patriottismo, probità... Cosa avete fatto di buono?

Ahi Napoli mia! Città su cui Dio trasfuse le delizie del suo eterno sorriso piangi,se pur lagrime ti restane... Tu Regina di diciotto provincie, oggi sei addivenuta misera Schiava di un microscopico lontano paese... Ahi Napoli! Le tue bellezze ove sono? il tuo decoro, le tue grandezze avite? Tutto disparve sotto la turpe mano di rapace Caini?

Camorra arbitra Onnipotente dell’attuale progresso, mostro armato del pugnale dell'Assassino avido solo di sangue e d’oro, rotto il Cuore alla perfidia ad tradimento all'immoralità, all’ateismo impone oggi la sua Volontà di ferro a 500mila Cittadini...

Ma che inarcate voi lo ciglia per l'orrore? Ahi no attendete.

La Religione e la morale unica e sola gloria che speravamo non venisse vilipesa, eccola con Satanico furore bistrattata...

Profanati i templi, e gli Altari Numerati i Sacri Arredi—messi in burla i Santi riti, e le Solennità religiose... Violati i Chiostri e le Sacre Vergini fatte scopo della brutalità progressista; e per serbar pura la loro anima a Cristo veggonsi ridotte ad accattare il pane della carità altrui... I silenziosi Cenobii, in Caserme e Stalle, trasmutati e gli uomini della preghiera messi nella strada, o affamati… i pii Ministri del Santuario rimasti fedeli al loro giuramento, al loro Mandato, dileggiati, ammiseriti, imprigionati, cacciati sulla terra dello esilio… I dommi principali di nostra fede messi in discredito dal Protestante Albarella e Socii, e fianco si ardisce idolatramente lodare dai sfrontati e sacrileghi chiesastici, del progresso, sotto le volte delle Case di Dio la Cagione infamissima di nostre sciagure, facendo Apoteosi al Garibaldi e con infernale ardimento al Signor Nostro Gesù Cristo, assimilarlo... e la turpissima Italia, a paralello metterla della Madre di Dio!!!

Orrore!!! In questa Tebe che, l'antica ha vinto. Vende il marito della sposa l'onore... prostituisce la Madre le proprie figliuole e mette a prezzo le Carni, e il pudore... giovani perduti, nel lezzo della colpa rinnovano scellerati lo infame misfatto di sodoma… e vi tengon casa e ridotto... 30mila t più ivaldracche comprese quelle regalateci dalla moralizzatrice Torino, offendono casi del loro fetore le vie della Città derelitta, e traggono a finir la vita fra spasmodici dolori di Venere a migliaia, e migliaia d'incauti giovinastri, di sozzi Vecchioni… e se ciò sia vero chiedetelo pure al Municipio Napoletano che oltre agli esistenti, altri due Ospedali Venerei ha dovuto installare: domandatelo al Rattazzi che un regolamento ha formulato per la prostituzione... E quasi non bastassero i lacci delle sirene, a destra ed a manca per stuzzicare il fomite della corruzione oscene. pitture schifosissimi libercoli smerciansi... e l'imberbo giovanetto avidamente guarda e legge, e la vergognosa fanciulla furtivamente guarda e palpita... e l'occhio dilatano sulle infernali fotografie, e la mente pascono della serpentina lettura, ed il Cuore, batte di uno strano desio… Scellerati! ecco tronche le speranze dei padri, il decoro e la quiete dalle famiglie, bandito... e la umana Natura offesa e ferita nella maggiore sua dignità... Furfanti pretuncoli dalle vesti azzimate, e dal zigaro; sfratati monaci, licenziosi giovani, meretrici Sfacciate, scostumata plebaglia, arditi ladri, feroci accoltellatori, ecco la merce che oggi brutta Napoli... moralizzata dal governo riparatore!!!

Martiri in Sedicesimo—progressisti illuminati — e siete Voi coloro che davate la Croce al cessato governo? Voi che gridavate alla Europa intera contro la immoralità, e la barbarie dei Borboni. Era dunque, questa la libertà del Piemonte? Furono forse lo spoliamento, l’infamia e le catene, i patti stipulati nel nostro plebiscito? Fu forse per cangiar di Dinastia, che noi votammo l'Annessione? O per riempir le Casse del fallito regno Sardo? O per dare il nostro oro ai famelici Straccioni della setta? No — per Dio!!!

Signore della Senna, potenti Lord Palmerston — e Russel. Voi che aveste un Cuore si generoso da dare ascolto ed appoggiar col vostro sire potente, braccio i sedicenti lamenti dei nostri liberali: Voi, che imprecando. contro la tirannia borbonica aveste una viva Simpatia per le sventure dei martiri della libertà— Voi che incuoraste cotestoro nella impresa oggi compiuta, Voi soli potrete esserci competenti Giudici delle nostre sventure. Sì Noi Napoletani e Siciliani a mani giunte, vi scongiuriamo o Generosi per quanto avvi di Santo in Cielo, e di caro in terra, in nome della umanità sofferente, in nome del vostro Onore — deh ponete un termine a tante sciagure… Non è, possibile nò che non ascoltiate la voce di, un popolo di dieci milioni di Uomini che altro non cerca da Voi e dall'Europa Giustizia e Pace, Sì... ecco le nostre smodate ambizioni... e Voi non sarete sordi imperocche il grido di Centinaja di Artigiani, ed Operai affamati — gl'infuocati e disperati deliri di tanti onesti Padri, ed ottimi Cittadini rimossi dalle loro cariche per dar luogo ai favoriti del Piemonte, i strazianti. lamenti di migliaia e migliaia di detenuti politici che accatastati quasi robba da macello, in fetide prigioni, piangendo imprecano alla loro esistenza—gli aspetti commoventissimi di maniache. Madri di disperate Spose, di orbate Sorelle, che compresi da un intenso dolore scorrono le strade da derelitte, fissando lo stravolto sguardo su quella terra ove sghizzavan le cervella dei Cari fucilati, e baciando la polvere intrisa del loro sangue, impetrar da Cristo i fulmini dell’ira sua… Sforzaao a pietà!!!...

Generosi! Il sangue che tuttodì versasi su queste terre colpite dallo sdegno di Dio — la Caina guerra che ovunque ferve — la spaventevole miseria che da perduto appare, sono tanti eterni veri, che giammai malizia umana può nascondere, o niegare!!!

Sappiate adunque o Magnanimi e insieme con voi ascolti, l'Europa — Il Piemonte ci ha traditi. I Martiri della tirannide borbonica sono stati i vostri ingannatori, i nostri Crocifissori —i patti del plebiscito e lo Statuto lacerati dalla mitraglia, dalle moschettate ed incendii dei proconsoli piemontesi — l'animo esacerbato di tutti odia cordialmente gli invasori, ed usurpatori; e lo scempio della nostra patria napolitana deve per Dio finalmente cessateti!!! Noi abbiam sofferto, quanta umana natura può mai soffrir — Sosta adesso... Epperò se la fredda diplomazia per politici calcoli pensa ancora protrarre di avvantaggio i nostri dolori. Oh tremi allora! L’Europa avrà lo spettacolo di un popolo di belve, e sul suo Capo si riverseranno tutte le fatali conseguenze di un orribile cataclisma!!!

VI.

Chiesa libera in libero Stato. — Ecco la sonora frase surta dalla felice ispirazione del Conte di Cavour, e freneticamente plaudita dalla Camera dei Rappresentanti, la Nazione che la vollero consacrata in Logge, ed il Gabinetto del Governo la formulava in Atto diplomatico…

Chiesa libera! Oh le elastica espressione... Chiesa libera! Dunque o Ministro, nel formulare questo detto ne avete Voi compresa tutta la immensa malizia? Avete Voi ponderato che l'era esso pulente protestantismo?

Calcolaste Voi o Governo, o Parlamento, che la elastica frase del Conte Benso poteva benissimo interpetrarsi, come lo stata, in opposizione diretta dello articolo consacrato nello Statuto che dice — La religione dello Stato è la Cattolica Apostolica romana? E che forse la,Chiesa sin oggi era schiava in Italia? Ed i popoli, dunque ne tolleravano in pace la Schiavitù? Ahi ! governanti-deputali — poiché l'elasticità della ripetuta frase Cavuriana ci da l’agio di interpetrarla anche noi a talenti — Noi la definiamo e cangiamo in quella di Chiesa schiava., in acattolico Stato!!!

Ma Dò non vi accigliate o signori, poiché noi saremo per provarvelo... Chiesa libera — Il primo Ministro con ciò non ha mai inteso la piena libertà della chiesa nello esercizio del suo spirituale potere, ma ereticalmente assimilando la religione cristiana a tutte le altre Sette e credenze religiose, ne ha fatto un fascio che ha nominato Chiesa, e quindi senza far torto ad alcuna delle tante suscettibilità religiose ha proclamato la libertà di culto... ecco distrutto lo articolo dello Statuto, minata la Chiesa romena, insultata la Fede dei nostri padri...

Chiesa libera—ed il decreto del 17 febbrajo —spoglia ti clero del suoi beni, e del dritto di proprietà consacrato dallo Statuto, scioglie i corpi Morali in onta allo Statuto che autorizza le associazioni, e incamera i beni chiesastici, (furto politico condannato dal medesimo Statuto e da ogni legge)... fonda la vituperevole e ladrona cassa ecclesiastica, enumera gli ori, gli argenti e tutti gli arredi, e le suppellettili sacre per servirsene in dati casi—Usurpa le proprietà, e converte in caserme da soldati, e stalle per cavalli le Chiese, ed i Conventi...

Chiesa libera — e l’Acattolico Conforti, con una sua legge, dichiara l'autorità civile superiore alla chiesastica. Incaglia quindi innanzi il corso delle discipline ecclesiastiche, togliendo ai Vescovi la libertà, punire i loro subordinati in ciò che concerne la trasgressione dei proprii sacerdotali doveri;. in onta tutte le leggi canoniche sottopone alla disamina ed al giudizio. Di un semplice Magistrato, (tante volte nemico Dio e della chiesa) le cause per le quali un Prelato abbia inflitto un castigo ad un prete da essolui dipendente, e castra così la giurisdizione di fatto degli Ordinarli nelle loro Diocesi... e dando libertà a delinquenti, introduce nel clero il veleno della corruzione, e dello scisma...

Chiesa libera! È da quel parlamento e governo che si appella Moralizzatore, distruggesi di un tratto l'opera comandata da Dio, gelosamente custodita dalla natura, santificata da Cristo,, venerata dalla Società civile... Il matrimonio religioso e civile… la cui origine perdesi nella oscurità dei secoli, esaminato discusso, ed approvato, da non. pochi Concilii. — Stabilito dalla chiese Sacramento; il matrimonio, dico da cotesta branca di Apostata vien definito con crassa ignoranza, ed infernale malizia, Atto puramente civile, e quindi Contratto sociale, da doversi conchiudere e stipulare col solo concorso del Magistrato civile, o autorità Municipale, escludendosi del tutto l’Autorità religiosa, poiché il matrimonio, l'è un contratto, e non un Sacramento!!! Addio. Canoni della Chiesa. Addio Concilii. Addio parole di Cristo!!! Addio legge di Natura — Santi dritti. Dell'umanità... Pochi anni di attuazione di questa immorale legge, e tutta l’Italia sarà un bordello!!!…

Chiesa libera — ed ai preti gli si vuoi dar moglie... poichè si dice tiranna la legge del Celibato di essi, siccome quella che urta con i sentimenti e le inclinazioni di natura. Per la natura dei signori legislatori di piazza Castello rotta ad ogni prava passione, la è certamente la legge del celibato una tirannide incompatibile con il loro libidinoso progresso...

E poi la sarebbe tirannide, se coltri che vi si sottopone non lo facesse con piena conoscenza e libertà — Se i preti venissero fatti a violenza e contro la loro vocazione, e volontà... se il celibato sia stato con la forza introdotto nella chiesa latina, quando che all'opposto immunerevoli concilii fu dai latini volontariamente accettato... Anticattolici filosolastri! Voi che tutto volete distruggere, per indi riformare, pensate meglio a spendere il tempo e le cure in rispettare ciò che voi mal comprenderete... riformate il vostro cuore pervertito, ed avrete reso un gran bene a voi, un gran servigio alla società!!!

Chiesa libera? E dia un Ministro Conforti si propone l’Antipapato —Da un deputato Ricciardi si accetta, da un Nicotera si dice far la guerra al Cattolicismo, da un Petruccelli si ammettono, Due Dii... Chiesa libera— e le cose più sante si bestemmiano in parlamento, il protestantismo e Suo Apostolato è introdotto, protetto, onorato, il giudaismo messo in carica, impugnate le verità del Vangelo stravolte— insultata e blasfemata la Maestà del Venerando Capo di nostra Religione!!! Chiesa libera —E si cacciano i principi di S. Chiesa in esilio, i Vescovi si mandano in carcere il clero inferiore si bersaglia si condanna ai ferri si fucila... e perché? Perché non vogliono cedere agli umani rispetti perché conoscono appieno gli obblighi del toro Mandato… perché son fedeli al Papa!!! Gravi sono le accuse che questi novelli miscredenti gettano cosi, a casaccio onde bruttare la sublime Dignità del. Pepato e svellerne dal cuore dei fedeli la profonda venerazione?!! E non potendo giungere ad abbattere il potere spirituale del Pontefice, poiché di Origine Divina, ne impugnano rabbiosi la Sovranità temporale muovendogli runa guerra a tutta oltranza pensano di atterrarla. Insensati! E non ricordano che è questa una vecchia impresa tentata di più forti ed esperti capitani, eppure ne andò perduta? Sperano forse i pigmei del Secolo XIX distrugger l’opera di dieci secoli? Ma essi dicono che il Potere temperale é un vecchio ingombro da impastojare lo spirituale, che la chiesa fu ricca di Santi pontefici, quando questi, non erano Re; e che essi da buoni cristiani vogliono la Chiesa nella primitiva secoplicita... Benissimo — Attenti che l'argomento importa!

La Chiesa fondata tra i dolori dell'Uomo-Dio fu al pescatore Galileo, dichiarato Capo e Pastore di essa Chiesa, dai medesimo suo Divin Fondatore-affidata. Per sei secoli i pontefici non ancora rivestiti di sovranità territoriale, e perciò dipendenti. Dei tirannici voleri dei Cesari Imperanti, la chiesa soggiacque alle più dure persecuzioni, ed il sangue di Milioni di martiri ne cementò le glorie!

Eppure fra tante amarezze i cristiani di allora che non erano così civilizzati come quelli di oggi —amavano e veneravano di tutto cuore la Chiesa, e adoravano nell'Augusta persona dei Pontefici il rappresentante di Cristo; ed i Pontefici sotto le volte delle catacombe, e nella profondità dei boschi esercitavano sui fedeli un potere spirituale e temporale () Dunque volendosi dai nostri riformatori mandar la Chiesa ai primi suoi tempi, è uopo che ci avvezziamo a veder nuovamente gli eculei, i flagelli, le Croci, come già stiamo vedendo i Spoliamenti e le prigionie... ecco cosa vogliono i nemici. del Papa. Il potere temporale è d’impaccio allo spirituale — Assurdità!!! Tutti indistintamente uomini insigni per santità, e dottrina han definito essere potere temporale dei Papi necessario per garantire la libertà del potere Spirituale ossia della Chiesa!!! Imperocchè un' ov’é Pietro ivi è la Chiesa () e la voce del successore dell'apostolo in ogni tempo si è avuta per la Chiesa Cattolica come la Voce di Cristo medesimo; A che aspettare un novello esame, quando la causa è stata deffinita dalla Sede Apostolica? ()

Ed invero ripiglia un autore «Vorrei che si mostrasse un solo, concilio, un padre, uno scritto ecclesiastico che per mille anni di dominio temporale dei Pontefici, li avessero vituperati per questo fatto. In questi dieci secoli furono congregati non meno che tredici condii generali, ed in essi neppure un lamento si udi che annunziasse a dissenso qualunque per il dominio temporale». ()

Infine citiamo le parole di un Ventura, sul subbietto.

«Il più grande ed il più pregevole tra gl’interessi religiosi, é quello della libertà ed indipendenza delle chiesa. A questa libertà ed indipendenza si accorda la posizione dell'augusto suo capo di non essere suddito di alcuno sovrano, avendo un dominio temporale, dove egli comanda sotto tutti i rapporti, né vi è alcuno che sciogli per qualche verso superiore che è a dire Pontefice e Re ad un tempo» egli trovasi decorato d'una politica sovranità (). Ecco adunque capito perché la quistione del potere temporale del pontefice é quistione delle potenze cattoliche, é quistione di ducento milioni di cattolici. E che vorreste voi o stoltissimi rivoluzionarii che il Papa addivenisse siccome un Monsignor Caputo? E sareste voi tanto sciocchi da credere che il Pontefice Pio IX possa benedir le vostre imprese? e dividere con il Re d'Italia il soglie che fu, é, e dovrà essere solo di Pietro e dei suoi successori? Dovrebbe dunque la chiesa romana addivenire un affare della burocrazia siccome in Russia? E Pio IX lacerando il Vangelo calpestando le scritture, bruciando le sentenze di tutti i padri, tradendo infine la propria coscienza, accedere alle vostre premure, e sanzionare le stoltissime ed iniquissime vostre leggi? Ahi no —L'angelico, il sommo il santo Pio starà da fermo come la volontà dello Altissimo — Ai vostri intrighi, ai vostri raggiri, alle contumelie, agli assalti, alle sedicenti preghiere, ai conati di una diabolica rivoluzione, alle minacele del vostri battaglioni —Egli alzando gli occhi al Cielo rispenderà sempre —Non possumus! E queste parole varranno tutto un congresso diplomatico, tutta un'Europa armata... Queste sublimi parole già detti d'altri Sommi Pontefici furon sempre come ora, la spada fiammeggiante dell'empio Senzacheribbo!!!

Dunque noi cristiani, Cattolici, Apostolici Romani professando la medesima Dottrina del nostro sommo gerarca, e dei nostri maestri di verità, i Vescovi: ci uniformiamo a quanto essi dottori hanno inteso proclamare nel sinodo in Roma, e condannando onninamente le aspirazioni della rivoluzione, riconosciamo che: «Il potere a temporale della santa sede, è necessario finché duri questo ordine di Previdenza ().»

Ciò posto da noi si dirà sempre Viva il Papa-Re!!

Roma e il Plebiscito

Vogliamo Roma — Roma o la morte!!! Ecco il grido che dall'un capo all’altro della penisola italiana echeggia, e che ha acceso il grande incendio che oggi brucia la terra dei vespri... Roma o la morte proclama Garibaldi — e torme di giovani insensati corrono fanatici ad indossar la rossa casacca, ad impugnare un arma sacrilega, e forse ad incontrar morte inonorata. Roma o la morte — e come straripato torrente corre la rivoluzione od atterra campi, e toglie ogni speme ai buoni, e ovunque lascia le triste tracce del suo passaggio.

La rivoluzione che di sangue abbeverasi smunto dalle vene altrui più stupida del giumento, più feroce della tigre e più sanguinaria della jena — la rivoluzione anelando divorar nuove vittime grida per mezzo del suo figlio prediletto le fatali parole Roma o morte.

E un pugno di temerarii rotti ad ogni freno, avanzi di fogna e fuggiti dal manigoldo, alzano una bandiera, impugnano un pugnale, un moschetto, e traggono a far proseliti frammesso ad un popolo ignorante, e semplice che non sapendo, quel che si fa, corre tosto a ballar la ridda intorno all'albero fatale della rivolta.!!!

Roma o la morte—e i despota di Piazza castello tremanti impallidiscono — Roma o la morte— e le principali città d'Italia vengono scosse e minacciano schiacciar sotto i loro colpi il grosso regno Italiano... Roma o la morte? ed eccoti l’Europa diplomatica cangiar di metro e prendere tale un’ attitudine fiera, da far tremare financo in fondo dei loro palagi gli smargiassoni nemici di Pio IX... Roma o la morte? E l'oracolo della Senna finora muto, o sibillino, parla e con voce sonora e chiaro accento dice — Il potere temporale del pontefice é indispensabile per fa libertà del potere spirituale ()... Roma o fa morte— Ed eccoci a fronte i governi di Francia, d’Austria, Russia, Prussia e Spagna armati contro...

Roma o la morte? Ed ecco in vista di un terribile avvenire... prossimi forse al proficiscere del regno d’Italia, o al finimondo Europeo.... e quel male scansato sono ora due anni, oggi ci si minaccia cosi da vicino, e si d’appresso ne stringe che ogni ora tranquilla che scarre per noi e un prodigio... Sì una guerra caina non mancherà!

Forse il Governo avrà torto; forse pure potrà cadere... ma non importa!!! Egli affrontar deve l’urto presente della rivoluzione e con ardito colpo farle per sempre finita... E cosi dovrà fare, avvegnaché tale è il Mandato ricevuto dalle straniere potenze, tale è la strada meno perigliosa per salvare il Trono e la Dinastia...

Non ci lusinghiamo!… poiché quel giorno che il re d’Italia lascerebbe la sede dello antico suo regno, e deporrebbe quella corona e quel titolo ad esso devoluto per dritto divino ed umano e per tutti i trattati e le guarentigie di Europa, in quel giorno dirò che Egli cingerebbe il Capo della corona fermata delle gemme del camauro, gesterebbe per sempre irremisibilmente detronizzato.… ed avrebbe tanto di vita la sua Sovranità, per quanto di Agonia la rivoluzione la quale verrebbe schiacciata e stritolata dalle collettive forze di tutte le potenze Canoniche ed Accattoliche — imperocché il Papa Re in Roma è interesse Europeo...

Ma nò! l’augusto figliuolo di Amodeo è Cristiano di Cuore, e troppo onorato, per osteggiare le antiche tradizioni di pietà, di rispetto, e di Venerazione di Casa Savoja... Egli spezzeva piuttosto la sua spada brillante delle vittorie di Palestro e S. Martino, anzicché puntarla contro il potere del re di Roma, per il quale i Suoi avi corsero i campi di battaglia!!!...

Ma dunque il plebiscito??ioi accettammo l’ammissione ed U nuovo governo ma solo per far r Italia una con Roma a capitale, ed il Piemonte fece con noi un tal patto, e Roma capitale fu proclamata in parlamento e dalla legge stessa rispettata.

Noi contrattammo col Piemonte l’Italia una ed indivisibile, e senza Roma l’Italia non sarà una, né  indivisibile...

Noi pagammo di già al Piemonte un immenso tesoro nel sangue dei nostri prodi, nell’oro dei nostri banchi — Noi dammo al Piemonte quanto di più curo, di più sacro avevamo... Ma noi facemmo si tremendo sacrifizio, per l’unità d'Italia non mai nó per ingrandire il Piemonte…

Noi son già due anni che malgrado lo sgoverno, e le errerate tirannidi del nostro Socio abbiamo fatto mostra di tale pazienza, e di tanta longanimità da farne meravigliare l’Europa… e ciò non per timore, poiché controlli un popolo esasperato ogni forza cede ma solo perché fedeli ai patti giurati nel plebiscito del 21 Ottobre 1860, noi volevamo l'unità d'Italia.

Ora il Piemonte ha egli attuate le promesse  — Ci ha trattati da fratelli? ha conosciuto i suoi doveri di riparatore? Liberatore?…

La sua proposta dell'unità Italiana fondata su principii veri, e non elastici? Poteva egli come fece, assumere l’obbligo dell'attenzione e conoscimento dei patti? Osservò in tutto col religioso scrupolo quanto tra noi fu stabilito!!!

Si avranno Roma e Venezia?

Noi risponderemo dallo sviluppo degli Avvenimenti — Giammai!!! E l'Unità Italiana? Un utopia... dunque il Piemonte ci la ingannati!!!…

RIEPILOGO.

Napolitani Siciliani, rifuggendo ai mezzi che potrebbero mettere in pericolo la pace attendiamo dall'Europa Civile, precisamente dalla Francia, e dell'Inghilterra, piena completa e sollecita giustizia avvertendo che se il Demone della ambizione con cabale e fittizie ragioni, imporre ci volesse Signoria Straniera, noi Napolitani e Siciliani, italiani di cuore e di mente, dimenticando ciascuno le proprie aspirazioni,  brandendo un ferro, impugnando una carabina combatteremo tutti, ed il grido unanime che ci farà vincere od onorati morire.

Sarà sempre, Peloro al Tronto.

Fuori lo Straniero.

Ne vadi pure in cenere lo intero paese; avvegnaché i concittadini di Masaniello e del Procida, i popoli dei Vespri, si risveglieranno allora alla antica virtù, ed ogni pianta, ogni muro, ogni sasso, ogni zolla sarà la  tomba del temerario straniero e la  morte dell'ultimo di noi sarà lo Sterminio dell'ultimo nemico della nostra natale patria...

Giù gli orpelli… l’Unità italiana é oggi conversa in un Impassibile!!! le fasi che attraversiamo fan lucido argomento di ciò… il prestigioso nizzardo che in se incarnava il sentimento unitario, cade sotto i colpi di vergognosa disfatta, vibrategli da quel medesimo. governo da Lui proposto a modello di libertà... i suoi partigiani e passati per le armi, e gettati in orribili segrete... tutto é stranissimo... né la maggioranza dei 22 milioni d'italiani solleva un lamento a pro’ degli sciagurati; avvegnacchè questi volevano portar guerra a Pio, Padre adoratissimo della maggioranza suddetta.

Dunque l’Unità è finita... conciossiacché «Né per ragionamenti, né per teorie sopra teorie, potrà ottenersi che il Siciliano, il Napolitano, il Toscano, il Lombardo, ed i Piemontesi non abbiano loro tradizioni, loro idee, sentimenti, e linguaggi divisi,  le quali cose tutte divise, e distinti pel volgere di tanti secoli, e distintamente governate, restano divisibili: a meno che non si volesse far violenza a ciò che la natura, e la providenza han creato ()».

Ciò posto noi compiremo il nostro dire con reclamare il trionfo della giustizia, e del dritto pubblico Europeo... quale trionfo sta nel concedere ai popoli annessi la loro autonomia, e libertà, ed ai Principi esiliati, i loro Troni, e la loro Sovranità: seppellendo il passato nell’oblio della dimenticanza, ed inaugurando l'era novella della pace con l'Arca di una verace e patriottica Costituzione.

FINE.























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