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Due Sicilie
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DISCARICHE INCIVILTA' PUTTANE E MAGNACCIA

di Nicola Zitara

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Siderno, 17 Aprile 2004

Abbiamo visto in Tv la puttanesca reprimenda dei Lumbard ai Napoletani inondati di spazzatura e tuttavia coralmente fermi a non volere le discariche e neanche gli inceneritori.

L'inciviltà dei Napoletani non ha bisogno di commenti. Essa è radicata. storica, almeno da quando la Campania fa parte dello stato italiano. Si manifesta oggi in Campania con le strade inondate di spazzatura, e si è manifestata ieri, in tutto il Sud, con la supina accettazione dei rifiuti industriali spediti da tutto il Nord, Veneto compreso.

Superiore mediatrice la mafia, che similmente ai politici, ai pubblici impiegati e ai bancari costituisce l'esercito dei ruffiani con cui la Padana tiene il Sud al guinzaglio.

I rifiuti industriali, che inquinano i nostri mari, le nostre coste, i nostri fiumi, i nostri campi, la nostra aria, fino all'inquinamento nucleare, non sono l'unico tipo di rifiuti che il Nord ci impone. Anche scatolette, bottiglie di plastica e di vetro, cartoni, plastiche, confezioni non biodegradabili d'ogni modello e spessore sono rifiuti prodotti dall'industria.

Cinquant'anni fa una cassa di birra spedita piena da Trieste in Calabria, tornava a Trieste dopo il consumo del contenuto. Oggi invece ci teniamo anche le bottiglie e il cartone. Per nostra comodità o per loro comodità?

I liquori della Stock arrivavano in solide cassette di faggio, ed era la sola cosa che non tornavano indietro, perché bottiglie e cassette venivano utilizzate in mille modi.

Tornavano indietro persino i sacchi vuoti della farina e i pezzi delle macchine fuori uso. E quello che restava di carta, di cartone, di tela era metabolizzato dalla ciclica corruzione dei componenti.

L'industria padana vuole essere concorrenziale. Il modo migliore per esserlo sta nel lasciare in mano ai consumatori ciò che costerebbe di più ripigliarsi.

I magnaccia che governano le regioni meridionali queste cose le sanno meglio di me, ma tacciono. Gli stessi sanno come me, e meglio di me, che nel 1861 Napoli era considerata la città più pulita e meglio illuminata al mondo.

E' scritto un cento libri di viaggiatori inglesi, tedeschi, francesi, russi. Lo stato italiano ha ridotto la più ambita meta del viaggiatore ottocentesco una pattumiera. Il disastro è nostro, ma che almeno i Lumbard e gli arlecchini che chiacchierano a Venezia e dintorni non rompano le scatole con ipocriti moralismi.

Non hanno niente da insegnare a nessuno.

Lo schifo dei rifiuti è scaricato dall'industria sul consumatore. Istituisca questo nostro stato federal-barzelletta, o CEE, o ogni regione un'imposta di fabbricazione sulle confezioni non biodegradabili e sui materiali inquinanti. Le aziende assolveranno l'imposta all'uscita della fabbrica, per poi rivalersi sul prezzo al consumo.

Questo è l'unico modo decente di sistemare le cose. L'unico modo non Lumbard.

E imparino i meridionali a guardarsi da codesti pericolosi millantatori di virtù mai possedute.

Qualche loro corregionale ha tratteggiato la figura del dottor Azzegarbugli, qualche altro quella del Dottor Dulcamara.

Insomma, roba del luogo.

Nicola Zitara




Siderno, 11 febbraio 2004

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Nicola Zitara



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