L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
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RE CARLO E SULLA SUA VENUTA A NAPOLI

di Giuseppe Giunto

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26 Dicembre 2010


Dopo la parentesi Asburgica, il mezzogiorno d’Italia conoscerà una nuova dominazione  che porterà un grande incremento culturale e architettonico. Uno degli autori di questo secolo fu sicuramente Carlo di Borbone. Questi figlio di Filippo V e d’Elisabetta Farnese nasce il 20 gennaio 1716, viene ricordato dalla storia come uno dei più importanti “princeps“, creatore di un regno degno del suo nome. Il suo regno inizio da giovanissima età con i possedimenti di Parma e Piacenza e il gran Ducato di Toscana. 

 Il 5 marzo Carlo  giunse a Perugia, e il papa Clemente XII autorizzò le truppe a passare per il suo Stato a monte rotondo e il patriziato romano gli rese omaggio.

Il futuro re lanciò un proclama per Napoli esprimendo il suo desiderio di assicurare indipendenza, felicità e prosperità, ed avrebbe mitigato la pressione fiscale imposta dagli Austriaci. Ad Aquino il principe Carlo ricevette gli omaggi dell’Abate di Montecassino. A Mignano le truppe Spagnole costrinsero gli Austriaci ad ritirarsi a Capua, e cosi si  avvicinarono sempre più a Napoli, che intanto era pronta ad ricevere il suo nuovo sovrano. Giunto a Napoli, fuori porta Capuana re Carlo attraversò la via dei tribunali dove si fermò alla cattedrale di San Gennaro.

Il partito Austriacante non era completamente sopito, infatti alcuni suoi rappresentanti, non avevano lasciato Napoli nella speranza che giungessero gli aiuti che Carlo VI aveva promesso.

Gli Austriaci, furono completamente sconfitti a Bitonto, Pescara e Gaeta, dopo si passò alla Sicilia, dove Carlo fu incoronato a Palermo nella Cattedrale dall'Arcivescovo primate Basile. Si decise che Carlo doveva Sposare la Principessa d’Austria Maria Teresa, per addolcire i rapporti con l’Austria, ma alla fine si decise di fargli sposare, Maria Amalia di Sassonia figlia di Augusto III re di Polonia.

In politica l’amministrazione era sempre nelle mani di quei collaboratori che la Spagna aveva messo accanto al re, ma la figura che sempre più si imporrà sarà quella di un Toscano il  Marchese Tanucci, che attuerà una serie di riforme che toccherà il clero e i possedimenti della chiesa. Carlo dedicò gran parte del suo tempo alla caccia, alla pesca e all’arte, e così gli affari di stato ricaddero completamente sulle spalle del conte di Santo Stefano.

Dopo la guerra di successione Austriaca, cambiò il governo e si fortificò la città che divenne indipendente con la morte di Filippo V e con la salita al trono di Spagna del fratellastro Ferdinando.

Alla sua morte Carlo di Borbone da Napoli dovette organizzare il regno, ereditando il regno di Spagna Carlo di Borbone divenne Carlo III, lasciò la corona delle due Sicilie al Figlio Ferdinando, di soli otto anni, e la reggenza su affidata al Tanucci fino al compimento della sua maggiore età. Come detto in precedenza oltre all’amore per la caccia e la pesca, Carlo di Borbone aveva ereditato dal padre anche l’amore per la pietra e per l’Arte. Abituato al lusso della reggia di Madrid, il sovrano non badò a spese, ma volle una residenza degna del suo nome e della sua ricchezza.

A Napoli si ristrutturò il palazzo reale, già residenza dei viceré spagnoli, a Carlo di Borbone si deve la realizzazione della reggia di Capodimonte, dove vennero raccolte le opere di casa Farnese ereditate da sua madre e donate a Carlo, la costruzione del Teatro Di San Carlo uno dei più antichi teatri del Mondo e ancora oggi il più apprezzato.

A Carlo di Borbone si deve il maestoso albergo dei poveri di Napoli, una costruzione che nata per ospitare i poveri del regno, per insegnare loro un lavoro e riparo; la Reggia di Portici che è oggi perla del miglio d’oro, con le sue stanze e le sue statue provenienti dagli scavi di Pompei e Ercolano è oggi sede della Facoltà di Agraria della Federico II. A Carlo di Borbone e alla sua passione per la pesca, noi dobbiamo anche le piccole casine di Astroni, Cardito detta anche villa delle delizie, La casina del Fusaro, detta dell’Ostrichina.

Queste tutte residenze private poi acquistate del re e restaurate. Sempre ai Borbone e in special modo a Ferdinando IV poi I delle due Sicilie si deve piazza del Plebiscito, prima denominato largo di palazzo con la costruzione della chiesa di San Francesco di Paola, della reggia di Caserta paragonata alla stessa reggia di Versailles e i primi scavi di Pompei ed Ercolano.

Con Ferdinando II, il regno di Napoli ha la prima linea ferrata d’Italia, il primo osservatorio astronomico, il cimitero, l’orto botanico, il codice di navigazione, lo stesso codice che è stato adottato da tutte le potenze del mondo. Come possiamo quindi notare la dinastia dei Borbone ha lasciato la sua impronta nella storia napoletana e sicuramente è grazie anche ai suoi valori per la cultura e per le imponenti costruzioni che Napoli oggi è diventata è e sarà sempre una delle città più belle del Mondo.












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