L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
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L'articolo è stato pubblicato su La Riviera di Siderno [Webm@ster - 9/02/2007]

Tempi duri per la mafia 

di Antonia Capria
Siderno, 9 febbraio 2007

Nella povera Italia i problemi incalzano. Gli sportivi, gli splendidi amanti della Juventus, i cavaliereschi  fans  del Milan, i petroliferi tifosi dell’Inter, e perché no?,  anche i barbaricini, i neh marocco, i terroni - neh  mafia! – affiliati ai club di Nuoro, del Catania, del Palermo, della Reggina non sanno più che farsi della domenica. 

Forse Prodi, sempre con il consenso di D’Alema e di Berlusconi, nonché della CEI,  potrebbe abolirla dal calendario. Amato giustamente sostiene che la polizia corre seri pericoli davanti agli stadi. Prodi è un grande riformatore sociale. Finalmente i coiffer pur dame tengono aperto anche il lunedì. 

Qualunque signora potrà ‘rifarsi la testa’ al lunedì, al ritorno dal Sempione o da Santa Marinella. Gioirà anche il maschio neropeloso, habitué del Salone da barba. Questo provvedimento corrisponde infatti alla più rivoluzionaria liberalizzazione avvenuta in Italia da quando il Totocalcio è stato privatizzato. 

Garibaldi inventò la Camicia rossa, Marconi la radio, Mussolini l’Impero, Eugenio Scalfari “la Repubblica”, altri illustri, dal nome a me ignoto, l’Euro. Prodi ha una capoccia che non finisce mai: ha inventato la ricchezza dei poveri, dopo che Berlusconi aveva inventato la povertà dei ricchi. Adesso sono in ballo le pensioni. 

Bravo  Cesare Damiano, tu sì che sei un compagno! 

E’ giusto ridurre la pensione ai pensionati, così essi muoiono, dopo di che Padoa Schioppa pareggerà il Documento Finanziario e i tedeschi la finiranno di inondare i loro fazzoletti di lacrime  a causa del nostro Debito Pubblico. 

Bisogna, però, dirla tutta. La profonda rivoluzione sociale insita nel lunedì a parrucchiere aperto e nella domenica abolita,  non compenserà  i democratici italiani, tanto i rivoluzionari quanto i liberal,  per la perdita  degli alati articoli domenicali del predetto Eugenio. 

Se il senatore Agnelli (Gianni)  vivesse ancora, non trascurerebbe di ammonire gli italiani a proposito di un loro avvenire scarsamente americano. 

Per fortuna che ci sono la Ferrari a guida germanica, Valentino Rossi su moto giapponese e un paio di sciatori di origine austroungarica a tenere alto il tricolore italiano. Se morto Agnelli, fosse in compenso risuscitato Gioacchino Rossini, in onore del lunedì non festivo è certo che  comporrebbe una seconda sinfonia del Barbiere. Figaro qua, Figaro là, sono un Giorgio Bocca di qualità!

Se Totò si era scaltrito facendo tre anni il militare a Cuneo, io mi sono scaltrita facendo per tre anni l’insegnate a Domodossola. Casa dell’Ossola a caro affitto, un tempo celebre terra di contrabbandieri piemontesi, al tempo in cui ci sono stata io, celebre terra di frontalieri terroni, ingaggiati in nero nel severo e bancabile Canton Ticino.  

Forte di detta alpina e innevata sapienza, mi permetto di insinuare che gli ultrà catanesi sono stati ingaggiati da Michele Cucuzza e più in generale dalla Rai Tv. Infatti in questa distinta Istituzione non sanno più cosa fare per distrarci. 

Oltre all’abbondanza di vecchi e all’insostenibilità di una situazione in cui gli Euro fluiscono  all’INPS e al Tesoro, invece che alle nostre oneste ed efficienti banche private, altri, gravi problemi incalzano.  Bruno Vespa non sa più che neo mettersi, la sera,  a ‘Porta a porta’, per nasconderli, il conduttore di Ballarò subisce un’emorragia di ascolto. 

Persino Piero Angela si è buttato a parlar male dei Romani e del Colosseo per coinvolgerci nel triste destino dei quindicimila leoni  fatti trucidare dall’imperatore Tito.  E c’è anche il problema dell’inquinamento delle nostre belle città d’arte, e l’impellente esigenza di comprare un’auto nuova, detta Euro 4, per la quale sono richiesti Euro da 10.000 in su. 

Chi non ce l’ha (gli Euro) è giusto che viaggi a piedi. Sempre che non goda di un’auto blu a carico dello stato, o anche di colore diverso, a carico del comune. C’è poi l’annoso   problema  della ‘ndrangheta, che non può essere sicuramente risolto nel modo suggerito dai Ragazzi di Locri, con l’ammazzamento di tutti  i Locresi, non essendo ancora  pronto il nuovo cimitero privatizzato di Locri. Gli Euro occorrenti sono già disponibili uno sull’altro, ma la burocrazia è sempre stata lenta a decidere. 

Ovviamente la ‘ndrangheta di Locri è ben lontana dall’idea di ammazzare tutti i Locresi, per il semplice fatto che perderebbe la possibilità di un ricambio generazionale. Salvo che non arruoli personale sidernese, meno rumoroso e più efficiente. Comunque, per evitare il proliferare dei “locali” basta adottare leggi più severe, come suggerisce il procuratore Gratteri. 

Nelle more tra la richiesta e l’adozione,  è necessario che il vice-ministro Minniti, gli altri ministri, i deputati, i sindaci, i consiglieri comunali, i magistrati, i giornalisti, i sacerdoti, i geometri, le maestre, i professori e i Governatori più adamantini, colti e intrepidi, nonché i cittadini tutti conducono una  vincente battaglia morale a favore dell’Euro e della stabilità di Bilancio.

Ora, non è che io sia personalmente interessata; solo razionalmente mi pongo un’assurda domanda: quando tutti i mafiosi e i ‘ndranghitisti saranno in galera, chi spaccerà la droga? In fondo si tratta di un pubblico consumo, non dissimile dalle sigarette e dalle medicine. Lo stato istituirà un Monopolio, come quello dei Sali e Tabacchi, oppure farà delle gare d’appalto? 

O delle privatizzazioni, tipo banche, posta e ferrovie? 

Oppure avremo anche qui una forma avanzata di civile e democratico federalismo, con Bossi che la distribuisce a Milano e Loiero a Reggio Calabria?  Sempre che non si arrivi alla democrazia di base e non si decida che la droga verrà prescritta dai medici di famiglia, mediante la solita ricetta, quindi distribuita dalle farmacie e pagata dalle Asl.

 



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