L'altro giorno, sempre in Tv, ho appreso che il cane di razza Rottweiler
non nasce cattivo. Dipende dal padrone se educarlo al bene o al male. Non
certo come gli agenti locali delle banche. Buoni e, all'occorrenza, cattivi.
In materia bancaria ho un'esperienza che risale a prima della guerra, quando - non ancora decenne - mio padre mi faceva stringere in mano il danaro, perché non lo perdessi, e mi mandava a pagare qualche tratta (sempre che si trattasse di un importo non consistente).
Forse aveva in animo di prepararmi alla pratica degli affari.
Chissà! Ma lui era benestante, non aveva debiti in banca, cosicché, a quel tempo, sia lui sia suo figlio (cioè io) erano trattati bene. Ma il destino degli uomini è scritto in cielo e quello dei sudichi nei salotti finanziari milanesi. Infatti, finite le ricchezze, per il figlio (cioè per me) il trattamento è cambiato da così a così.
Una quarantina d'anni fa, un direttore del Banco di Napoli me ne fece tante
e poi tante, che decisi d'investirlo - ovviamente, per caso, in modo da
non finire in galera. Il furbo capì l'antifona, e quando vedeva spuntare
la mia auto, s'infilava nella prima porta che gli veniva davanti.
Lo stesso direttore, nel momento in cui trattava male me, s'inchinava e
genufletteva davanti a un signore mio amico, un gran proprietario che lasciava,
da un anno all'altro, le sue rendite in banca. Insomma, il nostro direttore
era un Rottweiler double face, buono con i depositanti e feroce con i debitori.
Sono certo, le banche non ammaestrano esplicitamente i loro Rottweiler
all'ambivalenza. Sarebbe un reato. No!, il mestiere di Rottweiler si trasmette
oralmente e con l'esempio, dal direttore al subordinato. E solo coloro che
imparano perfettamente la lezione della doppia faccia, fanno carriera.
Le due facce si alternano a seconda come va il fottisterio milanese. Al momento siamo alla faccia truce e ai ringhi canini contro tutto e tutti. Bisogna spaventare la clientela minore, la quale dovrà pagare, ovviamente non i propri errori ma lo champagne e le torte consumate, durante il festino, dai gran cervelli che da Milano guidano le banche. Dacché l'emissione statale di Bot è finita sotto la tagliola degli accordi (bancari) di Maastricht, le banche italiane hanno fatto il pieno.
Hanno comprato le banche minori, rastrellato tutto il risparmio disponibile, aperto sportelli anche in posti dove prima mancava persino l'ufficio postale. Tra il 1992 e il 2001 la capitalizzazione in borsa delle aziende di credito era cresciuta più di cinque volte. Ma, purtroppo per noi, hanno sprecato tutto, un po' per finanziare i cavalieri d'industria che compravano, a prezzi stracciati, le aziende che lo Stato dismetteva, sostituendo così al monopolio di Stato il monopolio privato; un po' per finanziare le speculazioni sui valori borsistici.
Adesso che Fazio è anche lui nei pasticci, difficilmente troverebbero i soldi per far fronte a un'ipotetica di fuga dei depositanti verso le banche di altri paesi europei. Il pasticcio è venuto alla luce del sole.
In Italia la regola è che la luce si riaffacci a distanza di circa mezzo secolo di fottisterio a mano libera. Comunque è difficile immaginare che nei prossimi due o tre anni la classe bancaria di comando possa continuare a fare il Dracula nell'ombra. Niente ombra, niente banca. Cosa seguirà alla presenza del sole?
Una cosa oggi è chiara: la soluzione non dipende più da Milano,
ma da quel che decideranno la Germania, la Francia e la Gran Bretagna a
nostro riguardo.
La cosa veramente ridicola è che, per imitare la Thatcher e Regan,
l'Italia del centrosinistra si era convertita al liberismo, all'intidirigismo
e banchierismo più sbrigliato. Tanto da volere un banchiere come
presidente della Repubblica. Adesso vuol fare luce. Ma sa bene che (putacaso
dovesse tornare a governare) le volpi, le galline, le rubano di notte.
Siderno, 11 febbraio 2004
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Nicola Zitara
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