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Due Sicilie
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L'ineguale sviluppo delle Nazioni

di Nicola Zitara

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Siderno, 8 luglio 2005

Sin dal tempo dell'antica Grecia, i filosofi si dividono tra chi pensa che il futuro dell'umanità è deciso dalla Volontà e dalla Ragione e chi pensa che esso nasce dalla sommatoria di eventi molteplici e da miriadi di atti umani che modificano ciecamente il presente.

La scuola liberale ama inquadrarsi in quest'ultima corrente, che potremmo definire Naturalistica, nel senso che gli uomini si muovono secondo il loro tornaconto, senza preoccuparsi del fatto che i loro atti modificheranno il corso della storia. Potremmo dire che Cristo era un "volontarista" e Adam Smith, il fondatore dell'economia politica, un "naturalista", se la cosa non avesse un valore puramente scolastico. E' invece tutt'altro che scolastico il cercare di capire quel che sta succedendo oggi al mondo degli uomini e quel che potrebbe accadere domani, e se è possibile dare un nuovo corso agli eventi.

Le bombe e i morti di Londra fanno luce sulla determinazione delle popolazioni arabe di liberare i loro paesi dal dominio politico, militare ed economico delle popolazioni occidentali, o meglio dal signoraggio delle popolazioni bianche d'America e d'Europa.

Se poi degradiamo la nostra attenzione dal sangue versato nella metropolitana londinese ai calzini e alla camicia Made in China che abbiamo addosso, la situazione appare ancora più grave e foriera di disastri. Questi calzini e questa camicia significano, infatti, la fine della civiltà occidentale, o per meglio dire la fine del modello sociale europeo e americano maturato dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.

Ma a sconvolgere il mondo sono soltanto i bassi prezzi delle merci prodotte (spesso da moltinazionali americane ed europee) in Cina, o non è il mondo intero, oggi che le comunicazioni avvengono in tempo reale e gli scambi mondiali hanno raggiunto quasi l'istantaneità? E questo sconvolgimento, che c'è e si vede, da cosa nasce? La nozione dell'"ineguale sviluppo delle nazioni" risale ai primi decenni del secolo scorso ed è collegata alla produzione industriale: alla comodità, alla qualità e ai bassi prezzi delle merci prodotte industrialmente.

Nel mondo d'oggi esistono popoli e nazioni "civili" del tipo europeo e americano, e nazioni che ancora sono tremila anni prima di Atene e Roma.

Però le merci che il "mondo civile" produce, raggiungono anche i luoghi del mondo "incivile", i suoi sperduti anfratti.

Gente che ancora non ha un piatto, una forchetta, una casa, l'acqua corrente e muore di fame e di malattie epidemiche, ma vede la televisione, adopera il bazooka, traffica in dollari, consuma latte in polvere e gioca nella Juventus o nel Marsiglia.

Come l'industrializzazione cinese e gli ingegneri elettronici indiani spiegano a sufficienza anche ai ciechi, "l'ineguale sviluppo delle nazioni" è destinato a finire in un tempo storico alquanto breve ma fra sconvolgimenti che potrebbero rivelarsi simili alle invasioni barbariche dell'Impero romano.

Il naturalismo filosofico, che è accampato in tutti i governi liberali e democratici d'Occidente, pensa che è il caso di lasciar fare a Dio; il volontarismo filosofico, di cui la più splendida e fattiva impersonificazione è stata quella del defunto papa Wojtyla, pensa invece che a dover fare siano gli uomini. Peraltro, accanto (e sotto) l'ineguale sviluppo delle nazioni, il sistema industriale ha generato l'ineguale sviluppo delle ragioni d'una data nazione, come ben mostra la "questione meridionale" in Italia.

Oggi, il primo articolo di un programma socialista (o di sinistra, che dir si voglia) riguarda l'eguaglianza delle nazioni, e dice che le merci capitalistiche non debbono viaggiare liberamente per il globo, invadendo ogni nazione e luogo, perché ciò le porta alla miseria e impedisce la crescita (per imitazione, come avveniva in passato, per esempio le colonie greche d’Italia) delle nazioni in ritardo storico.

E dice anche il reciproco (o contrario), e cioè che debba essere politicamente vietato destabilizzare e sconvolgere un'altra nazione. Volendo voltare l'articolo, di cui sopra, in filosofia politica, il liberismo commerciale deve essere archiviato, pena lo sconquasso del mondo, che esiste sin dal tempo in cui Colombo mise piede in America e che oggi ritorna nella madrepatria di partenza, l'Europa. Ma, al tempo di Colombo si partiva e non si sapeva se, dove e quando si sarebbe arrivati, mentre oggi i missili interplanetari raggiungono un bersaglio, determinato in partenza, a milioni di chilometri oltre l'orbita terrestre.


Nicola Zitara



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