L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
Eleaml


La scadenza separatista

(scarica l'articolo in formato RTF o in formato PDF)



Siderno, 5 settembre 2006

L’unità italiana ha ottenuto un doppioeffetto: come diceva Archimede, uguale e contrario. Dal lato del paese meridionale, essa è fallita completamente. La cosa non occorre dimostrala, è evidente. Il dubbio sopraggiunge circa il se e il come avverrà la separazione dello Stato nazionale italiano.


Siccome l’iniziativa unitaria partì dal Nordovest padano - Liguria, Piemonte, Lombardia - e dalla Toscana (sinteticamente, la Toscopadana), pare opportuno cercare di capire se queste regioni – nonché quelle successivamente attratte nella formazione sociale toscopadana - abbiano un qualche convenienza a trattenere il Sud italiano nel loro Stato, come colonia interna.


- Realizzata, ancor prima che fosse proclamato il Regno d’Italia, la distruzione della vivace industria napoletana, la cui consistenza avrebbe centrato il nuovo Stato intorno a Napoli, il successivo capitolo a cui si applicò il governo sabaudo fu il saccheggio del circolante metallico duosiciliano, affinché venisse impiegato, come riserva in oro, dalla Banca Nazionale sabauda. Il fine era che la Toscopadana avesse le risorse necessarie per emettere tre volte tanto in moneta cartacea. La triplicata potenzialità monetaria si trasformò in credito bancario a favore di mercanti e speculatori sulla spesa statale, dando luogo a quel capitalismo toscopadano, la cui speranza aveva animato il patriottismo risorgimentale tra Genova, Firenze, Torino e Milano.


- Il saccheggio dell’oro operò come una tassa sulla ricchezza mobiliare delle popolazioni meridionali, riducendola a un terzo e trasformando i ricchi in poveri e i poveri in mendicanti. Allo stesso tempo, in Toscopadana, l’attività bancaria cresceva di dieci volte. Al Sud essa venne permessa soltanto dopo sette anni di duri contrasti politici, e tuttavia nella minore facoltà di raddoppiare, nell’emissione di banconote (e non di triplicare, come in Toscopadana), la riserva aurea. Inoltre, il meccanismo per l’emissione di carta venne congegnato in modo che la Banca Nazionale sabauda incassasse una tangente sulle operazioni attive del Banco di Napoli e del Banco di Sicilia.


- Nei 140 anni di unità statale, la lira, attraverso l’ininterrotta sua inflazione, perse diecimila volta il suo valore. L’inflazione è una tassa sul patrimonio mobiliare. Si lascia capire che il controvalore è incassato dallo Stato, che paga i suoi debiti con carta svalutata. Ma, siccome lo Stato è un ente morale e quindi non mangia, non beve, né mira al profitto, è esatto affermare che la tassa viene incassata dai debitori bancari, nel nostro caso dai grossi operatori industriali (la Fiat, l’Edison, la SME, la Montecatini, l’Ansaldo, la Breda, etc.). Ovviamente, la toscopadanizzazione della banca d’emissione e la costituzione in Padana dei monopoli parassitari operarono il blocco secolare dello sviluppo produttivo nel Sud e determinarono una condizione di permanente disoccupazione.


- Ciò premesso, è facile capire che l’introduzione dell’euro ha interrotto i saccheggi dissimulati delle povere risorse meridionali; saccheggi che sono stati e che, per altri aspetti, sono ancora alla base dell’assetto unitario. Conseguentemente l’interesse toscopadano a tenere la colonia Sud è in forte e visibile flessione.


- Una diversa caduta dell’interesse toscopadano alla colonia è stata determinata dalla nascita del mercato unico europeo. La concorrenza dei monopoli industriali stranieri ha ridimensionato il privilegio toscopadano sulla colonia di consumo meridionale (si pensi all’invasione di marche automobilistiche straniere a detrimento della Fiat). L’arrivo delle merci cinesi, e asiatiche in genere, ha aggravato detta flessione. Ciò è senz’altro un’ulteriore causa di caduta dell’interesse economico toscopadano a governare la colonia Sud.


- Il tentativo padanista di dar vita a due sistemi legislativi, uno per la Toscopadana e uno per il Sud, e a due tipi di cittadini è parzialmente fallito in seguito al referendum popolare del 2006. Ciò, presumibilmente, spingerà i padani a scegliere strade diverse da quella elettorale per arrivare alla separazione.


- L’ingresso di lavoro extracomunitario ha emancipato la Toscopadana dal fabbisogno di emigrazione meridionale. In questo caso la non convenienza ad avere dei con-cittadini con pari diritti cresce notevolmente.


- L’inflazione dell’euro e il capovolgimento del rapporto concorrenziale tra il costo dei manufatti e il costo della manodopera (oggi conviene comprare delle scarpe nuove anziché far risuolare le vecchie) costringe la Toscopadana a lasciare una maggiore percentuale del profitto industriale a favore del lavoro (la distribuzione) meridionale. Il nuovo rapporto svantaggia i profitti coloniali toscopadani e alimenta il risentimento.

***

- In controtendenza operano due situazioni: la manodopera militare e le entrate in valuta della mafia. Circa la prima, fa parte della storia militare italiana che le glorie vadano alle formazioni militari con nome padano, e che a essere chiamati alle armi per la difesa nazionale e per la sicurezza interna - e a cadere sul campo in ossequio a tali servizi - siano prevalentemente dei meridionali. Non pare che la Toscopadana sia in condizione di ottenere fuori del Sud questo tipo di servizi.


- La mafia meridionale è una grande potenza valutaria. Il suo giro d’affari si estende dalle Americhe alla Russia, passando per ciascun paese d’Europa. Ogni anno in Italia entra danaro fresco per decine di migliaia e forse per centinaia di miliardi di euro. Le centrali operative del capitale mafioso si sono trasferite dalla Sicilia a Milano trent’anni fa. La città non ha mai rinunziato al silenzioso e invisibile incasso di valuta, ed è ben difficile che sopraggiunga una rinunzia. Ciò fa della mafia una forza unitaria.

***

Un movimento meridionale di liberazione non è assolutamente da mettere fra le ipotesi. I meridionali sono un popolo vinto e rassegnato alla subordinazione sin dal tempo delle Crociate. Il popolo contadino, che insorse contro l’invasore francese e toscopadano, a difesa della patria, è stato disperso dall’emigrazione e sopraffatto dal tradimento della borghesia proprietaria, professionistica, impiegatizia e partitocratica.

Il problema che ci poniamo è un altro. Riguarda la forza o le forze che governeranno il Sud, una volta che sarà stato cacciato dallo Stato nazionale.

Dalle ipotesi astrattamente possibili va subito cancellata quella di un governo di tutti i cittadini, democratico e popolare. Il popolo ha bisogno di una guida, ma non ha idee sufficientemente chiare per formarla.

Circa la post unità, l’ipotesi più credibile è quella di un governo delle alte gerarchie burocratiche, professionistiche, militari e politiche di estrazione meridionale, che storicamente e autorevolmente sono insediate a Roma. E’ da supporre che un’accolta di futuri reggitori esista già e che dei cenacoli massonici ed ecclesiastici siano pronti a spedire loro uomini ad assumere il comando nel Sud. Qualcuno – è immaginabile - l’abbiamo visto furoreggiare nelle più recenti tornate elettorali.

Il Sud avrebbe così un governo di tipo franchista o salazariano che, impoverite le classi subalterne e riportata in vita qualche antica relazione mediterranea, si porrebbe come programma il reingresso nell’Unione europea, sia pure in posizione subalterna alla grandi potenze.

Una seconda ipotesi è del tutto irreale: quella di una mafia patriottica, del tipo don Raffaele Cutolo, in lotta aperta con i poteri romani. E’ insensato immaginare che la mafia commetta l’errore di darsi un volto politico e di rinserrarsi in un territorio chiuso e definito. I rapporti internazionali che intrattiene le impongono di restare apolide.

***

La funzione del Partito degli Italici, di cui ripubblico per comodità del lettore il programma e lo statuto, non è quella impossibile di battere gli interessi padani, ma quella possibile di preparasi per il momento della separazione. La formazione di una forza ideologicamente e praticamente capace di contrastare e battere le forze occulte che aspirano a prendere il comando in un paese degradato, e perciò ansioso d’ordine, di lavoro, di dignità nazionale, è una necessità morale e pratica. Serve un partito di ferro, che operi sul piano ideologico e sul piano politico; un partito fatto di gente pronta a pagare di persona per la difesa delle libertà degli Italici; un partito di gente eticamente formata in funzione della rinascita di un paese distrutto e tuttavia l’ultimo, vero continuatore di quella cultura civile che il mondo occidentale proclama come suo fondamento.


Nicola Zitara

________________________________________________________________________________

Partito separatista degli Italici

Bozza del Programma

 1 – Il fallimento dell’unità italiana e le dure conseguenze dell’imperialismo economico sono i presupposti politici negativi che stanno all’origine del Partito separatista.


 2 - Il processo unitario italiano si collegò al principio napoleonico di nazionalità, cioè a una ideologia d’importazione falsamente popolare. Per storia, cultura, religione, principi morali, leggi civili, lingua, oltre che per il territorio comune - si è affermando e si afferma - l’Italia è una sola nazione.

 L’affermazione è falsa. In passato l’Italia è stata politicamente unita soltanto durante la dominazione romana. Le notizie storiche attestano, per altro, che neanche l’egemonia di Roma dette luogo a una sola nazione. Infatti, da un lato Roma portò la civiltà classica nella parte centrosettentrionale della Penisola e in Europa, e dall’altra schiavizzò il Sud. La devastazione del manto boschivo e la creazione del latifondo senatorio pesano tuttora sulla vitalità dell’ambiente meridionale.

 Comunque sia, l’unità politica non riguardò che qualche secolo, rispetto ai trentotto secoli di civiltà che vengono attestati per la parte meridionale della Penisola, punteggiata da insediamenti civilmente avanzati già mille anni prima dell’ampollosa leggenda della fondazione di Roma.

Sicuramente l’unità non esisteva prima della conquista romana e altrettanto sicuramente si interruppe irreversibilmente con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente.

L’Italia rimase divisa dal Quinto secolo d. C. al 1860, cioè per i quattordici secoli comprendenti tutta l’Età medievale, tutta l’Età moderna e parte dell’Età contemporanea.

3 – Il termine Italoi, da cui i Latini trassero le parole Italicus, Italici, Italia risale al Secondo millennio a. C. A coniarlo furono le popolazioni che abitarono la Penisola greca prima degli Elleni. Il termine si riferiva alle popolazioni stanziate dal Monte Circeo a Reggio, con le quali intrattenevano intensi scambi religiosi, culturali e commerciali. Non comprendeva, invece, i gruppi barbarici insediati al di là del Circeo e del Tronto, come gli Etruschi e i Galli cisalpini.

La parola Italiani, per definire gli abitanti di tutta la penisola, è posteriore di duemila anni. Veniva usata, a partire dal XV sec., più spesso dagli stranieri che dagli abitanti della penisola, in connessione con le compagnie di ventura a composizione interregionale, che combattevano sui vari fronti d’Europa, a volte al servizio del re di Spagna a volte al servizio del re di Francia. Essa venne diffusa sul finire della prima metà dell’Ottocento dagli agitatori politici, in una fase storica in cui i termini correnti per distinguere i meridionali erano i “Napoletani” o i “Siciliani” (nel significato di duosiciliani).

 4 – Il partito separatista adotta l’originario nome di Italici e respinge la parola Italiani, che costituisce una falsificazione della storia.

 La dizione Italici viene adottata in contrapposizione alla dizione “Italiani”. Il progetto separatista mira a sostituire, nel paese meridionale, alla sovranità della Repubblica italiana lo Stato indipendente degli Italici.

 Pertanto la parola Italici non viene assunta in un significato antropologico o storico, ma in un significato marcatamente politico.

5 - Il partito separatista intende operare in una parte soltanto delle regioni abitate dalle popolazioni che estensivamente i Romani definivano come italiche: per la precisione fra le popolazioni che fino al tempo dell’unità padanista vennero chiamate “napoletane”, in quanto insediate sul territorio del secolare Regno di Napoli.

 Esse sono: l’Abruzzo, il Molise, la Puglia, la Basilicata, la Calabria, la Campania, che comprende storicamente la provincia di Gaeta.

6 - I termini “Regno di Napoli” e “Napoletano”, che in passato indicavano lo stato, e il termine “Napoletani”, che indicava i sudditi del re di Napoli, sono ancora nell’uso corrente, ma con un significato diverso: in funzione soltanto della città di Napoli. Resuscitarne l’uso darebbe luogo a equivoci. Né sarebbe coerente il ricorso al termine Duesiciliani, in quanto è doveroso riconoscere alla Sicilia e ai Siciliani il diritto di scegliere se associarsi o no alla via prescelta dal Partito separatista degli Italici. Sarebbe comunque politicamente scorretto collegare l’appartenenza nazionale degli Italici o quella dei Siciliani con il trono di un re.

7 - L’impellente esigenza di separare il Paese meridionale dallo Stato italiano non scaturisce soltanto da motivazioni culturali o da eredità etniche. Sta di fatto che lo Stato italiano, sin dal suo sorgere, ha adottato dei meccanismi volti a drenare risorse dalle regioni meridionali a favore delle le regioni toscopadane. Il carognesco risultato di tale strategia politica è che il Centronord ha compiuto il suo “Risorgimento”, gode di una condizione di piena occupazione, tanto da importare manodopera extracomunitaria per coprire i vuoti occupazionali, e si prefigge un più alto grado di competitività internazionale.

Al contrario il Sud non ha il potere di gestire le proprie risorse e versa in un miserando vuoto produttivo e occupazionale.

8 - Disoccupazione, degrado morale e politico s’inseguono e s’accavallano. I difettosi e sbilanciati equilibri erariali instaurati nella fase repubblicana, recentemente sono stati riformati in peggio. A questo punto la retorica patriottarda non basta più a salvare la mostruosa costruzione di uno Stato che al suo interno include un popolo indipendente e una colonia.

9 – Nonostante le diverse affermazioni della retorica toscopadana, la colonizzazione del paese meridionale è stata conseguita con delittuose decisioni dei governi italiani.

 Ne ricordiamo qualcuna:

- il genocidio di centinaia di migliaia di persone, tra resistenti borbonici e inermi contadini;

- l’azzeramento della borghesia attiva duosiciliana realizzato attraverso il drenaggio dall’ingente risparmio accumulato dalle popolazioni delle Due Sicilie, affinché il capitalismo toscopadano in formazione acquisisse le risorse finanziarie occorrenti per la sua crescita;

- l’annientamento dell’industria pubblica napoletana e dei cantieri navali;

- il blocco dell’industria privata e del sistema creditizio duosiciliano;

- la vendita di oltre un milione di ettari di terre demaniali ed ecclesiastiche, per foraggiare i risorgimentati neo-capitalisti toscopadani;

- l’inaugurazione nelle campagne di una crisi secolare, le cui conseguenze sono la disoccupazione strutturale, l’improduzione e due migrazioni bibliche in appena cinquant’anni;

- l’inflazione monetaria e la svalutazione, che ha fatto perdere alla lira diecimila volte la sua capacità d’acquisto;

- il blocco della marina mercantile, il conseguente invecchiamento della flotta varata durante il regno di Ferdinando II, una delle grandi conquiste napoletane;

-  in età giolittiana, il saccheggio della valuta rimessa dagli emigranti e il suo uso per industrializzare la Liguria, il Piemonte e la Lombardia;

- il connesso protezionismo industriale e la penalizzazione dei produttori e consumatori italici, costretti a pagare le merci toscopadane a prezzi esorbitanti;

- lo scippo mussoliniano delle riserve valutarie del Banco di Napoli (ancora una volta rimesse degli emigrati), che vennero devolute alla Banca d’Italia in stato fallimentare;

- il fascismo;

- la prima e la seconda Guerra Mondiale, a cui le popolazioni italiche dettero un contributo di sangue proporzionalmente maggiore che le popolazioni restanti;

- lo scippo da parte dei capitalisti padani del controvalore delle Amlire spese dai militari americani durante i due anni di occupazione del Sud, tra il 1943 e il 1945;

- l’alleanza secolare tra lo stato, le industrie, le banche, i costruttori toscopadani con la mafia siciliana e calabrese;

- l’annientamento di Napoli, di Palermo e delle altre città italiche;

- la falsificazione degli eventi storici, il ribaltamento delle responsabilità toscopadane sui meridionali, la cancellazione della storia politica e della stessa memoria storica degli italici, l’opera d’indottrinamento negativo circa la storia e l’antropologia meridionali, portata spavaldamente e vilmente aventi nelle aule scolastiche e attraverso i mass-media;

- l’imposizione di un modello culturale forestiero, che ha avviato il degrado morale e culturale del Paese italico, ed ha prodotto un baratro tra borghesia urbana romanizzata e popolazioni rurali marginalizzate nel diritto al lavoro e nelle attività produttive;

- la disoccupazione strutturale, che è divenuto un fenomeno non modificabile.


10 – La rivendicazione dell’indipendenza italica riguarda la funzione regolatrice dell’ente Stato nell’economia, nei rapporti civili e sociali, nella vita privata, nel risparmio, nella formazione culturale, sul destino degli individui e delle famiglie, sull’onore di ciascuno, sulle finalità che un paese libero si prefigge.

11 – Il fallimento del meridionalismo sta a dimostrare che i problemi creati dall’unità non hanno possibilità alcuna di soluzione nel quadro cavourrista. La sommatoria di una società colonialista e di una società subalterna impedisce il libero movimento delle forze della produzione. Ciò determina il blocco dello sviluppo meridionale e rende praticamente vano qualunque tentativo di recuperare il ritardo che si è accumulato dal 1860 a oggi.

 La presenza, al Sud, di maestranze moderne e di una classe di tecnici ad alto livello rende più dolorosa l’impotenza voluta dall’unità politica.

12 - Il progetto separatista si fonda sul diritto/dovere di rispettare il nostro passato, i nostri morti, il loro e il nostro lavoro. Il punto di arrivo è una profonda rivoluzione sociale.

13 - Ai fini del diritto internazionale, sono fatti salvi i diritti del popolo siciliano, il quale, ha per natura e storia, una piena autonomia se stabilire, o no, un’alleanza con gli Italici.

 I diritti sovrani, che vengono vantati sulle popolazioni e sul territorio italico dallo stato italiano, saranno dichiarati come mai sorti e i rapporti di diritto pubblico creati a partire dalla conquista sabauda come mai esistiti.

14 – Il colonialismo toscopadano ha un punto di forza che non sta nella violenza delle armi, bensì nella corruzione di specifici settori della collettività meridionale, affinché operino a favore del sistema toscopadano e contro gli interessi delle popolazioni meridionali.

Pertanto il progetto separatista non configura un’azione militare contro chicchessia, all’interno o all’esterno del paese. Il suo fondamento sta nell’esigenza vitale di dare agli Italici un nuovo e diverso ordine all’assetto culturale, politico ed economico.

15 - L’indipendenza sarà proclamata attraverso la procedura di revisione costituzionale prevista dall’art. 138 della legge costituzionale della Repubblica italiana.

 Una tappa intermedia tra l’attuale condizione di sudditanza e l’indipendenza politica potrebbe essere la formazione di una macroregione italica comprendente le regioni sopra elencate.


 16 - La lotta per riconquistare l’indipendenza si svolgerà nelle forme previste dalla vigente costituzione, attraverso la conquista democratica dei Comuni, delle Province e delle Regioni dell’attuale stato, e l’elezione al parlamento italiano di candidati del Partito separatista.

17 – Conseguita l’indipendenza, il Paese italico andrà risanato dalla corruzione, dall’inefficienza, dalla immoralità civica, dall’improduzione, che hanno onerato la vita dei suoi abitanti sin dalla conquista garibaldina.

Per i cinque anni successivi, il governo centrale del nuovo Stato non avrà rappresentati elettivi. Sarà invece guidato da un Reggente provvisorio, che nominerà ed eventualmente revocherà il capo del governo e i ministri. Al fine di un bilanciamento dei poteri dello Stato, il Reggente provvisorio sarà - senza ingerenza del governo - il capo delle forze armate e del corpo di pubblica sicurezza.

 Il ministro di giustizia non farà parte del governo, ma dipenderà direttamente dal Reggente provvisorio.

 L’ordine giudiziario sarà governato da un Consiglio superiore di cinque membri scelti dal Reggente provvisorio fra gli avvocati e i docenti di diritto di notoria fama e integrità.

18 - Allo scadere del terzo anno d’indipendenza, il Reggente indirà un referendum popolare che, a maggioranza assoluta dei votanti, scelga tra la forma repubblicana e la forma monarchica dello Stato.

 Verificandosi la prima ipotesi, il Presidente della Repubblica sarà scelto secondo la futura costituzione. Verificandosi invece il secondo caso, il Reggente chiamerà a fondare la dinastia nazionale un minore della Casa dei Borboni di Napoli o il rampollo di un’illustre famiglia di origine italica, il quale sarà elevato al governo del paese con il raggiungimento del ventunesimo anno d’età.

19 - Il potere di dichiarare lo stato do guerra e quello di trattare la pace spetterà al governo.

20 - Nei cinque anni successivi all’indipendenza, il governo sarà coadiuvato da una Consulta nazionale di cento membri e dalle commissioni particolari da cui la Consulta vorrà farsi aiutare per il perfezionamento delle sue proposte.

21 – I consultori saranno scelti fra tutti i docenti delle università italiche mediante un unico sorteggio nazionale. Ogni anno, a partire dal secondo anno, i trenta consultori più anziani decadranno. Il sorteggio successivo, sempre fra i docenti universitari, riguarderà tanti posti di consultore quanti mancano per il plenum di cento.


22 - Alle popolazioni italiche verranno garantiti tutti i diritti naturali dell’uomo e del cittadino, non escluse le libertà di parola, di riunione, di stampa, di associazione e di libera organizzazione in partiti politici.

23 - Lo Stato si assumerà le spese tipografiche dei giornali di qualunque tendenza politica e filosofica che abbiano non meno di quindicimila lettori paganti.

24 – Lo Stato avrà carattere laico, tuttavia assisterà i ministri della Chiesa cattolica e delle altre chiese cristiane nella loro opera di guidare i giovani verso la morale della solidarietà e del rispetto umani.

25 - Nel campo della produzione, l’iniziativa privata sarà difesa e sostenuta dallo stato.

 Le società fra lavoratori potranno ottenere in leasing macchine e impianti.

 Ove occorra, lo stato procederà a investimenti di tipo industriale. Le industrie così create saranno quotate in borsa e devolute agli acquirenti.


26 – Il sistema bancario e creditizio sarà di natura pubblica e riservato allo stato, alle regioni, alle province e ai comuni. Non sono ammesse altre istituzione bancarie, sia pure di carattere mutualistico e cooperativistico.

La banca di emissione sarà un’istituzione pubblica. Essa provvederà a tutte le forme di cambio della valuta estera.

27 - L’attività agricola avrà carattere professionale.

Gli enti territoriali programmeranno gli indirizzi colturali e produttivi per ogni ciclo agrario.

 I Comuni saranno delegati a realizzare il superamento di ogni forma di rendita fondiaria.

28 - La scuola sarà pubblica e gratuita in ogni grado. Gli studenti meritevoli riceveranno uno stipendio mensile.

29 - Il potere giudiziario sarà indipendente, sovrano e incensubile.

 I magistrati saranno scelti, dagli ordini professionali forensi, fra gli avvocati e i professori universitari di diritto che abbiano esercitato la professione per trenta anni.

 La funzione di magistrato non sarà revocabile. Verrà esercitata in una sede lontana non meno di 150 chilometri dal luogo di nascita e di residenza.


30 – Le leggi penali e civili vigenti nella Repubblica italiana resteranno in vigore nel Regno italico fino a revoca o modifica.

 Sono però aboliti i tribunali amministrativi. Le cause amministrative introdotte dopo l’indipendenza saranno di competenza del giudice ordinario.

 Le decisioni dei ricorsi gerarchici non saranno appellabili.

 Le contravvenzioni amministrative saranno conciliabili soltanto per via gerarchica.

31 – Il diritto di detenere e portare armi da fuoco e pericolose armi da taglio è riservato esclusivamente alle forze armate e agli organi di polizia.

 I permessi di caccia saranno aboliti.

29 – Le associazioni di tipo malavitoso saranno vietate. I delitti di sangue commessi per scopo di lucro saranno puniti con i lavori forzati.

Per questa fattispecie di delitto non sarà ammessa alcuna forma di riabilitazione.

I reati di traffico illecito di sostanze stupefacenti commessi sotto le leggi dello stato italiano (evidentemente complice degli stessi) verranno amnistiati.

32 – I pubblici ospedali potranno somministrare gratuitamente sostanze stupefacenti alle persone che ne facciano richiesta.

33 - La finzione tributaria, che distribuisce fra un’infinità di voci il carico fiscale, cesserà. Sarà in vigore una sola imposta diretta sul reddito delle persone fisiche, e due imposte indirette: una su quei consumi che si riterrà di voler contenere, in particolare un’imposta di fabbricazione sugli involucri non biodegradabili come le bottiglie di plastica, e una seconda rappresentata dal dazio confinario in entrata o in uscita, con aliquote specifiche.


34 - La consistenza dell’interscambio mondiale lascia intuire che l’umanità cammina verso un’organizzazione giuridica sovrana di livello internazionale.

 Lo Stato degli Italici favorirà detto processo e restringerà la propria sovranità nella misura in cui l’ente preposto promuoverà una pianificazione mondiale della produzione e dei consumi, e contrasterà le attuali forme di liberismo predatorio ai danni dei paesi poveri e di quelli militarmente deboli.






___________________________________________________________________________________

Per comunicare con Nicola Zitara potete inviare un messaggio breve anche senza dover indicare il vostro indirizzo di posta elettronica:



Se volete inviare una email a Nicola Zitara:

Email per Nicola Zitara - Yahoo


Se, invece, volete inviare una email a Nicola Zitara usando il nostro indirizzo:


Email per Nicola Zitara - Eleaml


Buona navigazione e tornate a trovarci.


___________________________________________________________________________________



Torna su





Ai sensi della legge n.62 del 7 marzo 2001 il presente sito non costituisce testata giornalistica.
Eleaml viene aggiornato secondo la disponibilità del materiale e del web@master.