L'unit� d'Italia � una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
  Eleaml


Parte il Movimento di liberazione del Sud Italia

di Nicola Zitara

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Siderno, 27 Giugno 2004

 

Le disavventure in cui i meridionalisti s'imbattono in occasione delle ricorrenti tornate elettorali dello Stato italiano hanno portato le nostre interne contraddizioni a esplodere. E' infatti assurda la pretesa di partecipare alla vita pubblica senza altro progetto che farsi eleggere a qualcosa. I fiaschi amareggiano, ma ancor peggio sarebbe un successo finalizzato a portare borracce ai mestatori dell'Italia padanista. Andrebbe sprecato sull'altare della vanità e del vaniloquio il proficuo lavoro di recupero culturale fatto fin qui.

Le motivazioni politiche e umane del separatismo sono state esposte parecchie volte. Si è detto che non è questione di bandiere, di fanfare, di uniformi, di dinasti, e meno che mai di lingua e di cultura. Niente che abbia a che fare con Dante con Michelangelo con Cesare Beccaria con Gaetano Donizzetti con Alessandro Manzoni con le nevi delle Alpi o con le nebbie della Palude Padana. E neppure con gli altri italiani qualunque. L'indipendenza riguarda la funzione regolatrice dell'ente Stato nell'economia, nei rapporti sociali, nella vita privata, sul risparmio, sul destino degli individui e delle famiglie, sull'onore di ciascuno, nelle finalità che un paese libero si prefigge. Relativamente al nostro paese, principalmente la produzione, che sta alla base dell'occupazione.

Una nazione unitaria per cultura, per religione, per principi morali, per lingua e territorio può dar luogo a più formazioni sociali, cioè a collettività che in un momento dato si pongono finalità pratiche diverse. E' il caso italiano, con un Centronord che gode della piena occupazione, che anzi importa manodopera extracomunitaria per coprire i vuoti demografici e che si prefigge un più alto grado di competitività internazionale, utilizzando a tal fine anche il risparmio e le altre risorse che le popolazioni meridionali possono offrire, e un Sud che non controlla le proprie risorse e che versa in un miserando vuoto produttivo e occupazionale.

Il punto di partenza dell'indipendentismo risiede nel diritto/dovere di rispettare il nostro passato, i nostri morti, le risorse che da loro abbiamo ereditato e il nostro stesso lavoro, che stiamo buttando al vento. Il punto di arrivo è una profonda rivoluzione sociale.

Per un'estrema esigenza di chiarezza ribadisco ancora una volta che il progetto separatista non configura un'azione militare contro chicchessia, all'interno o all'esterno del paese. La fondazione di un nuovo ordinamento giuridico s'impernia intorno al riordino del peso politico ed economico che hanno le classi sociali nel nostro sistema, il quale è stato fissato d'autorità dall'esterno e contro l'interesse generale, al momento dell'unificazione sabauda, e mai riequilibrato in appresso.

Lo Stato è impersonato e diretto dagli uomini, o per essere più precisi dalle classi storicamente dirigenti. Da questo angolo visuale il paese meridionale ha il problema negativo di dover soggiacere all'arrangismo, al parassitismo, al loggismo, alla strategica e programmata inefficienza di una borghesia priva di un proprio status economico, e pertanto sempre disposta ad allungare la mano per una mancia lasciata cadere da Roma, da Milano, da Genova.

Inutile nascondersi dietro il dito. La nascita dello stato meridionale comporta una rivoluzione contro i discendenti ed eredi spirituali di quei generali, ammiragli, maggiori, capitani, avvocati, medici, notai, poeti e filosofi, che svendettero la patria e rinnegarono il giuramento fatto, per i quattro soldi che gli emissari di Cavour e i consoli inglesi distribuivano nelle città e nei porti duosiciliani. In primo luogo il Sud deve condurre una rivoluzione morale che ristabilisca fra la sua gente l'idea d'onore privato e pubblico.

Evviva Carlo Magno
quando magna e fa magnà

bisogna che si trasformi in un amaro ricordo e non viga più come una furbesca (ma ridicola) pratica di vita.
Enuncio le mie idee, e le pongo a base della discussione che dovrà portare alla formazione di una forza politica.

La riconquista

La conquista del potere avverrà dal basso, comune per comune. Le sezioni comunali del movimento affronteranno i problemi locali con equilibrio, onestà di giudizio, senso della collettività. Una commissione provinciale di probi viri applicherà la censura ai non onesti.
Fino a quando il risanamento morale della società meridionale non sarà un fatto compiuto, il Movimento sarà guidato da un direttorio.

Una forte presenza nelle realtà locali prosciugherà l'acqua in cui nuota il parassitismo parlamentare e consiliare padanista. I suoi esponenti dovranno cambiare mestiere e magari adattarsi a mangiare un pane faticato. La pressione dal basso svuoterà di peso politico le rappresentanze romane. La secessione parlamentare sancirà la separazione.

 


Organizzazione dello Stato

Il Sud indipendente non potrà permettersi il lusso di un governo parlamentare per parecchi anni. Ciò almeno nel senso cartista, elettorale e liberale. Potrebbe avere, al più, una consulta nazionale o un senato scelto per cooptazione.

Lo stato assumerà la forma di una monarchia amministrativa retta dal legittimo discendente di Francesco II di Borbone. Ciò prima di tutto per pagare il debito morale contratto dalle popolazioni meridionali verso una dinastia amante del popolo e amata dal popolo, che seppe emancipare il paese dai ritardi e dai pesi ereditati dal Viceregno spagnolo e che, nonostante le immense difficoltà, ebbe la saggezza e l'immaginazione per riportarlo sulla strada dello sviluppo economico e materiale.

In secondo luogo, avendo il re il carattere di un mito terreno, la forma monarchica darà coesione a un paese moralmente disgregato e degradato, che non riconosce più se stesso.

In terzo luogo, il Sud indipendente dovrà contare su un esercito e su forze di polizia disciplinatissimi. Per chiunque indossi una divisa, le gerarchie sono funzionali al ruolo. Un capo designato per diritto dinastico, e quindi indiscutibile, rinsalda i ranghi militari e conferisce alla funzione gerarchica una valenza immediata e istintiva.

Se a un certo punto del suo governo, il re vorrà sottoporre al popolo la permanenza della forma monarchica, il gesto avrà un gran peso per la maturazione del paese.

Le opinioni saranno libere, la manifestazione delle idee sarà garantita e assistita economicamente dallo stato. I sondaggi d'opinione saranno condotti da istituzioni indipendenti dal potere politico e resi pubblici.

I partiti politici potranno e dovranno sorgere sin dal primo giorno dell'indipendenza al fine di formare la gente a giudicare l'azione del potere governante e perché essi stessi si preparino per il momento in cui il paese passerà al sistema elettorale.

Il diritto di riunione in pubblici assembramenti resterà sospeso fino alle prime elezioni parlamentari.

Sarà garantita la libertà religiosa. La libera espressione dei culti non dovrà rivelarsi pregiudizievole per la morale corrente. Le associazioni e i circoli cattolici goderanno del sostegno pubblico nell'opera di guidare moralmente i giovani al rispetto di sé e degli altri.

La certezza del diritto e l'indipendenza della magistratura saranno un pilastro del nuovo Stato.

I giudici saranno sorteggiati fra gli avvocati che abbiano raggiunto il sessantesimo anno d'età e abbiano esercitato la professione per trent'anni. Eserciteranno la funzione giudicante in sedi lontane almeno 150 chilometri dal luogo di nascita e di residenza. Resteranno in funzione senza limiti di età, fino alle eventuali dimissioni.

La corte di cassazione sarà fondata dai 15 professori di materie giuridiche più anziani nello Stato e sarà allargata e rinnovata per cooptazione.

L'azione penale sarà obbligatoria e sarà esercitata dagli organi di polizia mercé l'ausilio di avvocati e procuratori scelti di volta in volta fra i professionisti residenti fuori del circondario.

I giudizi di primo grado non saranno appellabili. La corte di cassazione li riesaminerà automaticamente e potrà ordinare, senza limiti, la rinnovazione di ogni processo.

Organizzazione sociale

Le classi istruite e professionistiche hanno deleteriamente influito sulla vita e sulla libertà degli italiani del Sud. Queste classi non dovranno soverchiare la pubblica opinione e stare sopra le altre, al fine di assicurasi una rendita di posizione, ma andranno riportate a un normale ruolo economico e sociale.

Si hanno due diverse disfunzioni sociali. Da una parte le famiglie sono pesantemente onerate dal costo degli studi universitari. Dall'altra i potenziali fruitori dei servizi professionistici, che non dispongano di adeguati mezzi di spesa, spesso rinunziano a domandare il servizio.

In uno Stato moderno il godimento generale dei servizi fa parte della civiltà. Pertanto tutti i servizi professionisti saranno offerti gratuitamente e pagati attraverso la fiscalità generale. L'esperienza più che secolare della scuola pubblica suggerisce che il professionista può produrre il servizio di sua competenza come pubblico dipendente. Niente osta alla generalizzazione del modello, se non l'avarizia e l'arroccamento degli istruiti nel loro privilegio.

Gli ordini professionali, retaggio del Medioevo, saranno vietati, così pure i circoli e le mense riservati a ceti e persone determinati. Il titolo accademico sarà riservato a coloro che esercitano la professione corrispondente alla laurea conseguita.

L'istruzione sarà un servizio pubblico. Le scuole elementari e le scuole medie avranno carattere comunale o circondariale. Gli insegnanti saranno designati dal senato scolastico comunale o circondariale. Le scuole tecniche dipenderanno dal ministero competente per materia. I licei e le università dipenderanno da un organo centrale.

Le scuole primarie saranno insediate preferibilmente fuori dai centri urbani, in modo che ogni ragazzo venga a conoscenza delle pratiche agricole. La manualità negli antichi e nei nuovi mestieri costituirà un obiettivo primario nella formazione giovanile.

I libri e il materiale didattico saranno a carico dello Stato. Saranno previsti dei corsi di eccellenza per gli studenti più promettenti. L'ingresso alle università avverrà per esami. Gli studenti universitari riceveranno un salario fino alla laurea. I laureati non occupati otterranno come tutti i disoccupati un contributo pubblico per il sostentamento.

Le correnti forme di assicurazione per infortunio e le contribuzioni pensionistiche, fonti di inaudite speculazioni sul lavoro altrui, saranno riportate alla spesa pubblica statale. La liquidazione di fine servizio sarà soppressa. Sarà invece favorita con un premio la formazione delle nuove famiglie.

La popolazione che abita il paese meridionale è in eccesso rispetto al territorio, fortemente segnato dalla presenza di alture. La soluzione del problema ha carattere culturale e morale. Saranno le giovani generazioni a dibatterlo e a dargli un'equilibrata risposta. Un paese libero, la cui organizzazione non sia ispirata dal profitto capitalistico, non può avere interesse a un eccesso di popolazione. In ordine a detta problematica sarà fondato un istituto di demografia occupazionale.

Organizzazione economica

Circa l'idea di ricchezza nazionale circolano nelle accademie smisurate falsificazioni. Il cosiddetto prodotto interno lordo è ottenuto attraverso la sommatoria degli incassi di ciascuno. Ma un paese non è una somma di individui, qual è considerato dalla filosofia liberale. E' un corpo che lavora assieme - a volte organicamente, a volte no. E' (o dovrebbe essere) un'entità culturale collettiva e una società che collabora produttivamente. La sua condizione economica è misurata dalla ricchezza prodotta, distribuita o risparmiata in vista di nuovi investimenti produttivi di natura materiale e morale. Le bolle finanziarie e le speculazioni non sono produzione, né la favoriscono veramente.

Nel vigente sistema le grandi aziende sono dirette da dipendenti cointeressati al profitto, mentre la proprietà è divenuta rendita pura, come nel feudalesimo. Lo Stato è al servizio dei ceti parassitari e interviene a loro favore in modo obliquo alimentano l'idea che essi siano i fattori portanti dell'economia nazionale. In effetti sono le aziende piccole e medie a realizzare gran parte della produzione e a far fluire cospicue rendite al parassitismo delle banche nazionali. Il carico della spesa pubblica ricade in proporzione vicina al 100 per cento sulle spalle dei lavoratori.

Nel nuovo Stato le aziende apparterranno alla proprietà privata di chi ci lavora dentro e di chi rischia i propri risparmi nell'impresa. Il lavoro dipendente dovrà essere superato attraverso forme societarie fra i produttori. Si tratta della forma più vera di liberalismo.

L'unità monetaria sarà ancorata all'oro e/o alle valute forti. Il sistema bancario sarà statale e diviso per settori in banche industriali, banche agricole, banche commerciali e banche per il consumo. La banca per l'assistenza ai bisogni familiari andrà rivitalizzata. Il sistema creditizio andrà diviso a più livelli, con banche comunali, banche regionali e banche nazionali. La loro attività andrà resa pubblica e sarà pubblicamente discussa, in quanto (anche oggi) l'attività bancaria è propriamente attività politica e quindi non va esercitata dietro cortine fumogene.

Le abitazioni saranno di chi ne ha titolo secondo la tradizione civilistica romana. L'imposta sui fabbricati sarà corrisposta ai comuni e corrisponderà al canone d'affitto corrente. Gli altri immobili passeranno ai comuni, con privilegio di locazione a favore del vecchio proprietario.

La successione degli immobili non potrà dividere le unità immobiliari.

La proprietà delle terre che non siano piccoli orti passerà ai comuni. Questi le assegneranno ai precedenti detentori, se agricoltori. Negli altri casi le daranno in locazione ad agricoltori professionali. La produzione agricola sarà progettata e guidata dai comuni, dalle regioni e dallo Stato, attraverso organi composti da eletti e da specialisti.

Il commercio, l'artigianato, l'industria e ogni altra attività saranno regolate secondo il diritto privato. Le persone fisiche e le società presenteranno annualmente i bilanci aziendali al pubblico giudizio e in pubbliche assemblee, che saranno comunali, regionali o nazionali. La competenza sarà determinata dal rilievo dell'impresa nel quadro economico complessivo. Dopo essersi impadronite del nostro lavoro, le multinazionali e in genere le grandi aziende, attraverso la pubblicità e le altre correnti forme di plagio dei singoli, si vanno impadronendo non solo della nostra capacità di spesa ma anche del nostro libero arbitrio. Pertanto la democratizzazione delle aziende e il controllo politico delle loro attività costituiscono un'esigenza umanistica.

Le aziende potranno essere sottoposte ad amministrazione controllata nel caso che insorga timore per l'economia nazionale.

Lo Stato e gli altri enti territoriali conferiranno alle persone fisiche e alle persone giuridiche gli impianti e i macchinari con un contratto di leasing. Le banche industriali forniranno il capitale di esercizio dietro garanzia personale e solidale dei proprietari.

Lo stato e gli altri enti potranno avviare delle imprese associando i privati in base al contratto di compartecipazione.

Il movimento dei capitali con l'estero sarà gestito dallo stato.

Nei comuni in cui siano presenti imprese a sufficienza perché l'istituzione possa funzionare, saranno aperte delle borse valori. Il commercio dei titoli avverrà con girata nominativa nella forma più semplice e in esenzione di imposte. La devoluzione mortis causa dei titoli avverrà per testamento, senza alcuna riserva per i legittimari. In mancanza di testamento i titoli saranno assegnati agli eredi legittimi in parti esattamente uguali.

La finzione tributaria che distribuisce fra un'infinità di voci il carico fiscale cesserà. Sarà in vigore una sola imposta diretta sul reddito delle persone fisiche, e due imposte indirette: una sui consumi che si vorranno contenere, in particolare un'imposta di fabbricazione sugli involucri non biodegradabili come le bottiglie di plastica, e una seconda rappresentata dal dazio internazionale d'entrata e d'uscita, entrambe con aliquote specifiche.

I rapporti internazionali

La consistenza degli scambi globali lascia intuire che l'umanità cammina (forse) speditamente verso un'organizzazione giuridica di Stati continentali e verso sovranità continentali. Gli Stati di origine feudale e le divisioni nazionali dovrebbero essere superati. Al vertice è supponibile la formazione di una bilancia del potere fra Stati continentali; alla base le autonomie regionali e macroregionali potrebbero avere una consistente fioritura.

Oggi, il percorso di tutti i popoli verso il benessere materiale si sviluppa attraverso gli scambi. E tuttavia gli scambi avvengono sotto l'egida della concorrenza per gli sbocchi e della aggressività militare. L'una sostiene l'altra, con gran pericolo per la sorte delle persone e per la vivibilità dell'ambiente terrestre. In teoria esiste una strada alternativa allo sviluppo materialmente e moralmente violento. Sulla base della tradizione del diritto naturale e di esperienze come la Società delle nazioni e dell'Organizzazione delle Nazioni Unite si può immaginare che essa debba essere di tipo contrattuale. In effetti il concetto di diritto e di organizzazione giuridica rappresentano la strada pratica dell'opzione non violenta, a patto però che il neocontrattualismo si appoggi su una morale corrente di tipo umanistico e mutualistico.

Lo stato meridionale che verrà deve spiritualmente prepararsi a tutti i possibili eventi della storia futura.

Esso non ha alcun interesse a permanere e a sostenere l'Unione Europea, che fonda la sua morale sul profitto capitalistico e affida all'ingordigia efficiente l'avvenire delle popolazioni coinvolte. Un marcato interesse ha invece alla vitalità e allo sviluppo delle collettività presenti nel Continente mediterraneo. Di primaria importanza è che abbia fine la lotta tra ebrei e palestinesi. La nostra proposta è che nasca uno stato unico, popolato da ebrei e arabi con pienezza di diritti civili e politici. Il potere legislativo sarà esercitato da due assemblee, una eletta dai cittadini ebrei e una eletta dai cittadini palestinesi, ciascuna di 150 membri, le quali discutono e deliberano contemporaneamente. I voti in un senso ottenuto da una delle due assemblee si sommano con i voti nello stesso senso espressi dall'altra assemblea. Il potere esecutivo sarà esercitato da nove stranieri non arabi e non ebrei, scelti in gruppo dalle assemblee parlamentari per come sopra e revocabili in gruppo.

Egualmente stranieri non arabi e non ebrei saranno i giudici penali, l'esercito e le forze di polizia. Il parlamento deciderà quali eserciti nazionali forniranno i contingenti militari necessari a mantenere la pace e l'ordine nel paese. Ai cittadini del nuovo stato è fatto divieto assoluto di portare armi da fuoco, compresi le armi da caccia, e le armi bianche capaci di infliggere gravi ferite. Sarà anche vietata la vendita di esplosivi e di qualunque altro tipo di arma.

L'intolleranza religiosa e razziale costituiranno reato penalmente perseguito.

Organizzazione del movimento

Il Movimento per la Liberazione del Sud Italia avrà base comunale. In ogni comune, anche fuori del Meridione, si formeranno una o più Compagnie. Le Compagnie sono subordinate al direttorio unico. L'adesione al Movimento è pubblica e comporta il giuramento di agire politicamente in modo conforme alle decisioni.

Saranno ammesse soltanto le persone capaci di fedeltà.

Le domande di adesione saranno accompagnate da un curriculum politico. L'adesione al Movimento è consentita ai nati in un comune del Sud Italia e ai loro figli nati altrove, limitatamente alla prima generazione. Gli oriundi meridionali di successive generazioni saranno ammessi caso per caso.

L'aspirante sodale che appartenga ad altre associazioni culturali, ricreative o religiose sarà ammesso solo per decisione del Centro.

Gli iscritti contribuiranno al funzionamento del Movimento.

Le Compagnie parteciperanno attivamente alla vita politica comunale e, dove possibile, presenteranno i loro candidati alle elezioni municipali.

E' fatto divieto di concorrere ad altre competizioni elettorali. Spetta al direttorio di stabilire se, quando e dove concorrere in altre competizioni elettorali.

Il Movimento adotterà una bandiera bianca con al centro un simbolo che richiami l'idea di fratellanza umana.



Fondazione

Il primo congresso, che sarà di fondazione, si terrà nei pressi delle Ferriere di Mongiana Sabato 4 Settembre prossimo venturo.

Si prega chi intende intervenire di darne notizia al sottoscritto.

E' bene che altre tesi, che si intende sottoporre al dibattito, siano preventivamente pubblicate in un solo corpo editoriale. In tal senso la pubblicazione elettronica Fora! …è a disposizione di tutti.

Nicola Zitara


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RIUNIONE DI MONGIANA

Nei prossimi giorni pubblicheremo tutti
i documenti presentati e discussi durante l'incontro.

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