L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
Eleaml


Risposta alla lettera di Stefano

di Nicola Zitara

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Siderno, 4 Agosto 2004

Lettera di Stefano


Risposta a Stefano


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Lettera di Stefano

Spett. dott. Zitara

                           sono uno studente universitario napoletano, e dopo aver letto articoli suoi, come di altri meridionalisti (Pagano, Vestuto...) vorrei farle alcune considerazioni da osservatore esterno.

Ho cercato di comunicare via e﷓mail ma il messaggio mi viene rispedito indietro, perciò mi sono deciso a stampare e inviare tutto per posta classica.

Premetto di essermi imbattuto nel sito Fora mentre cercavo di capire, di scavare più in fondo, alla ricerca della verità storica, stanco di vergognarmi delle mie origini "terrone", e ho trovato molte conferme a quanto già sospettavo, che mi hanno aiutato ad uscire da una sorta di complesso di inferiorità.

Per la verità la storia ufficiale non mi è mai andata a genio, da quando a scuola la maestra ci raccontò la storiella di Garibaldi e dei mille. Mi dispiace per Ciampi (credo che tutto sommato parli a fin di bene, non dimentichiamo che è cresciuto nel ventennio e il lavaggio del cervello gliel'hanno fatto bene) ma tutta la faccenda Italia, il patriottismo, l'inno, la bandiera che si tira fuori solo ai mondiali di calcio, mi è sempre parso come un qualcosa di artificiale, di astratto, di messo lì solo per fare scena.

Penso che la sua versione di come sono andati i fatti sia molto veritiera, ma si sa, i documenti storici vanno anche interpretati, e non è che la sua interpretazione è un po’troppo marcata in senso opposto? Possiamo fidarci?

Comprendo la passione e il rancore (che a questo punto è anche il mio) nel denunciare certi fatti, ma la verità storica dovrebbe essere enunciata con la massima obbiettività, pena l'etichettatura di estremista inaffidabile.

In uno degli ultimi interventi, leggo l'intenzione di lanciare un movimento di liberazione del sud Italia: era ora. Si è sempre sentita la mancanza di una politica veramente meridionale, i vari tentativi tipo Lega Sud sono poco convincenti, non si può procedere in ordine sparso senza una cultura e un obbiettivo comune.

Certo, su come era bello il Regno delle due Sicilie e come sarebbe bello un sud libero, siamo tutti d’accordo. Il punto è che manca il pezzo intermedio, non ci sono idee chiare su come fare avvenire il miracolo.

Questo movimento cosa sarà, un partito, una setta massonica, un'associazione culturale?

Chi lo guiderà, con quali fini e quali metodologie?

 

 

Dove si prenderanno i soldi? Forse sono solo dettagli da scoprire e stabilire strada facendo...

Io credo che la prima operazione da portare a termine sia di tipo culturale, continuate con quello che state facendo. Bisogna far conoscere la verità a quanta più gente possibile cominciando dalle classi più istruite. Il movimento meridionalista dovrà godere di un appoggio trasversale di tutta la popolazione meridionale e non (anche all'estero), dal ricco al povero, da destra a sinistra, e questo lo si può ottenere solo informando e convincendo.

Pensiamo prima a guadagnarci l'indipendenza, poi avremo tutto il tempo per i bisticci tra fazioni e classi, come del resto avviene in tutte le normali democrazie.

Quella dell'informazione è la fase più importante e anche la più difficile, potrebbero volerci decenni prima dì poter passare ad azioni più concrete.

Anche perchè bisogna puntare sui giovani, tutta la popolazione al dì sopra dei 40/50 anni è irrecuperabile, sono troppo "istituzionalizzati", troppo “Italianizzati", troppo compromessi con il vecchio sistema, soltanto la tomba potrà fargli cambiare atteggiamento, tranne ovviamente quei pochi che hanno potuto allenare a sufficienza il cervello per poter formulare un pensiero indipendente.

Nei giovani meridionali c'è invece la voglia di riscatto, di normalità, e una maggiore consapevolezza del proprio valore. Lo si avverte, è nell'aria. Manca solo una guida, un riferimento onesto che non sia l'ennesimo bluff.

Secondo punto: un progetto indipendentista non può essere portato avanti alla luce del sole, almeno non in Italia. Se e quando tale progetto dovesse assumere un carattere di fattibilità, verrebbe bloccato dallo stato romano in qualunque modo.

Già a settembre potrebbero tentare di stroncare il movimento sul nascere, magari lanciando una campagna diffamatoria che purtroppo farebbe presa anche su larga parte del debole popolo meridionale.

Su Bossi non sono intervenuti perchè fa parte del sistema, è solo un cane che abbaia, e se invece voi intendete davvero mordere, allora non ve lo permetteranno mai. Il sistema legislativo Italiano porta con sé ancora strascichi Savoiardi e fascisti, e sebbene non esista il reato di opinione, qualche losco figuro potrebbe perseguire penalmente chi attenta all'unità del paese.

Quindi per avere successo, il movimento dovrebbe esistere in più forme: una facciata "pubblica e democratica" che sia anche di riferimento per il popolino e faccia conoscere motivazioni ed obbiettivi, una sorta di direttorio nascosto che prende le decisioni critiche, ed anche una componente militare.

Su quest'ultimo punto so che si entra in un terreno scivoloso (e forse non conviene parlarne pubblicamente ... ) ma permettetemi di portare avanti un discorso, diciamo assurdo.

Lei ha sostenuto che non possiamo fare come l'ETA o la guerriglia irachena, ed è vero, ma l'indipendenza non la otterremo mai solo con le chiacchiere. Cosa pensate di fare, di andare sotto Montecitorio a chiedere "per favore ci date il nostro sud indipendente"?

Magari si potesse fare, sarebbe la prima volta nella storia dell'umanità che un popolo ottiene 11ìndIpendenza senza versare una sola goccia dì sangue. Invece quello che otterrete sarà sempre la stessa cosa: calci nel culo Non fraintendetemi, non dico di scendere in strada con kalashnikov e lanciarazzi, ma l'idea di arrivare al potere solo con una "scalata" politica interna, secondo me non regge. In parlamento, nelle istituzioni, i numeri non potranno essere dalla nostra parte.

E' necessario l'appoggio di una forza che dia credibilità alle intenzioni e che gestisca il momento della separazione. Ricordiamoci che l'Italia non ha un esercito, il sud ha un esercito. Nelle forze armate 9 uomini su 10 sono meridionali (Nassirya, Quattrocchi ... ) , e con i giusti l'appoggi" e le giuste convinzioni si potrebbe portarli dalla nostra parte.

Non credo che accetterebbero di bombardare le loro case, i loro parenti. Beh questa è un'ipotesi malaugurata, perchè nell'eventualità di uno scontro militare nord﷓sud, noi ci troveremmo nelle stesse condizioni dei confederati americani: inizialmente con più uomini potremmo anche prevalere, ma alla lunga senza industrie e senza soldi, perderemmo.

La massa meridionale dovrà essere compatta, si prenda in considerazione l'ipotesi di infiltrarsi negli ambienti sindacali, o di creare un sindacato dei lavoratori meridionali: sarebbe anche un potente strumento di pressione politica, visto che buona parte dei lavoratori del nord sono meridionali ed un eventuale sciopero metterebbe in crisi il paese.

 

 

Tuttavia per ottenere l'indipendenza è necessario sopratutto l'appoggio della classe media. Il gregge seguirà, ma senza il ceto benestante e benpensante che tira i fili della società non si va da nessuna parte. Bisogna infiltrarsi nei Rotari club e convincerli che in un sud indipendente potranno camparci anche meglio. Ma attenzione, rendiamoci conto che non possono esporsi, hanno troppo da perdere e finirebbero col cedere ai ricatti padani e tradire di nuovo, bisogna garantirsi il loro appoggio facendo in modo che non lo diano a vedere. Ecco perché l’inevitabilità  anche di un'azione "sotterranea". Dopotutto l'Italia è stata messa in piedi dalle sette massoniche, e non sarebbe né una novità né uno scandalo se fosse un'altra setta a decretarne la fine. Anzi forse è l'unico modo.

So che sto parlando come Camillo Benso, ma la teoria del come sarebbe bello il mondo se... e la realpolitik sono due cose distinte. Se sì vuole essere qualcosa dì più di una ristretta cerchia di intellettuali informati sui fatti e che piagnucolano sui torti subiti, bisogna accettare il rischio dell'azione, o meglio bisogna accettare il compromesso macchiavellico della "volpe e lione”.

Estremizzando si potrebbe addirittura ricorrere all'appoggio della mafia, si renderebbero utili una volta tanto in funzione antinordica. Questo è un altro punto importante: come sì può stare sicuri che il nuovo stato non finisca nelle mani della malavita o peggio ancora di gente come Mastella e Pomicino? Il tarlo del tradimento resterà sempre in agguato...

Siamo onesti però, se il sud è in queste condizioni è anche colpa nostra.

Abbiamo fatto la stessa fine dell'Italia di Trapattoni agli europei, ci hanno buttato fuori anche se non abbiamo perso alcuna battaglia, ma questo perchè siamo stati noi a dargliene l'opportunità. Del senno di poi ne son piene le fosse, ma la verità è che oggi il sud si è svuotato della sua gente migliore, costretta ad emigrare oppure se è rimasta (come noi) non può far altro che restare in silenzio cercando di sopravvivere nella giungla.

Ed anche in questa direzione si deve spingere: facciamo squadra, convinciamo le nostre menti migliori a non mollare, a non fuggire, oppure a tornare qui se sono andati via, c'è esigenza assoluta delle loro capacità.

Purtroppo la gran massa del popolo meridionale è veramente ad un livello molto basso, costretta all'inattività fisica e mentale, costretta a vegetare in un coma artificiale che dura ormai da un secolo e mezzo.

Vorrei tornare un momento al problema del "non esporsi" perchè è un fattore da non sottovalutare. Lei, come Antonio Pagano e altri, ha la possibilità di parlare liberamente perchè l'invisibile corazza dello "studioso storico" la rende quasi invulnerabile, e meno male. Ma se io o qualunque altra persona comune, andassi in giro a dire che i Savoia erano dei maiali, che lo stato Italiano è ladro, che voglio separare l'Italia, probabilmente mi ritroverei il sismi e i carabinieri dietro la porta di casa.

Paradossalmente ci troviamo nella condizione di dover parlare sottovoce, se non addirittura di tacere sulla verità. Questa è la condizione di tutti i meridionali e conosco molta gente favorevole al progetto di un sud autosufficiente ma che preferisce evitare il discorso per non essere etichettato in un certo modo o comunque per evitare eventuali problemi. Il solito discorso omertoso del chi me lo fa fare ... Potremo uscire liberamente allo scoperto solo quando la verità storica sarà universalmente riconosciuta ed accettata.

Anche questa comunicazione via internet, ammettiamolo, è un sorta di clandestinità. Ritorna quindi il ruolo fondamentale dell' informazione, ed è bene che siano persone di una certa levatura morale e culturale ad occuparsi di questo aspetto. Altri non avrebbero gli strumenti per controbattere le fortissime tesi opposte, marchiate a fuoco nelle menti dell'opinione pubblica.

 

 

L'idea di riportare il re Borbone non è cattiva, purché quella del sovrano sia solo una presenza storica, "coreografica", come del resto già avviene in altri paesi europei. Non siamo più nell'ottocento e parlare oggi di governo monarchico, per quanto eletto e democratico, è totalmente fuori luogo. Inoltre rafforzerebbe negli oppositori l'idea di un movimento di vecchi nostalgici assimilabili ai neoborbonici.

Anche per lo stesso nome "Regno delle due Sicilie" vale lo stesso discorso: e se parlassimo di "Repubblica delle due Sicilie”?

Non sono completamente d’accordo su alcune sue idee sull'organizzazione sociale che hanno a tratti il sapore di utopia socialista. In linea di principio sarei favorevole, ma questo tipo di società ci metterebbe in rotta di collisione non solo con il resto del sistema Italiano, ma anche con quello europeo, americano e di gran parte del mondo. Un'operazione titanica.

Forse dovremo cominciare accontentandoci di volare più basso senza stravolgere tutto, anche per avere più chances di successo, poi pian piano si possono cambiare gli assetti.

L'unione europea non ci serve, è vero. E' come la globalizzazione, un buon affare solo per chi i soldi ce li ha già, e come dice il detto popolare: "il pover uomo non ha bisogno della giacca nuova, ma della pancia piena". Ecco, noi pensiamo prima a riempirci la pancia, creando lavoro e benessere, poi forse potremo parlare di euro, unione europea e politica internazionale.

Saremo costretti al protezionismo, e dopotutto chi ha detto che l'isolazionismo non paga? La Svizzera ha sempre pensato ai fatti suoi, e infatti sono i più ricchi del mondo nonostante abbiano solo un pezzo di terra tra le montagne, poco più grande della Sicilia.

Un'altra questione: non ci si può illudere di potersi chiudere entro i propri confini, ignorati dal resto del modo. Cosa ne penseranno e come reagiranno all'estero in merito a tutta questa faccenda?

E i rapporti con l'ingombrante presenza americana? Sono loro che governano la geopolitica nel mediterraneo e non solo. Come la mettiamo con Sigonella e la Nato? Per la verità non ho ancora le idee chiare in proposito.

Non so se ci converrebbe di pù sfrattarli a muso duro rivendicando la totale indipendenza che avevamo nel 1860, e creandoci un potente nemico, oppure fare il doppio gioco, dopotutto a loro interessa solo una base in cui far atterrare i bombardieri e un loro appoggio potrebbe tornare utile. Lei cosa ne pensa?

Sull'idea palestinese, credo che la sua proposta, benché valida, verrebbe del tutto ignorata. Chissà se e come si riuscirà a portare avanti il progetto indipendentista, figuriamoci interferire con gli interessi di mezzo mondo in medio oriente. La stabilità dei paesi mediterranei è molto importante per la nostra terra, ma è un obbiettivo secondario in questo momento.

In definitiva questo progetto mi è congeniale, sono curioso di vedere che ne verrà fuori. Non c'è nulla da perdere, abbiamo già toccato il fondo. Si deve fare qualcosa, ora o mai più, già troppo tempo è andato perduto nell'illusione che prima o poi l'Italia si sarebbe occupata di noi.

Il rischio è che cada tutto nell'oblio, che finisca come per gli Aztechi o i Sioux americani: tutti concordi nel condannare le atrocità dei vari Pizarro o Custer, ma ormai è passato troppo tempo per le rivendicazioni, quei popoli non ci sono più o sono troppo cambiati, e il tutto viene liquidato con un patetico e falsamente consolatorio "che peccato, speriamo che non accada più in futuro..."

Personalmente accetterei anche una vera autonomia o un vero federalismo (cominciando con la gestione dell'economia), in ogni caso ce lo meritiamo, sopratutto se pensiamo ad altri come la corsica, i paesi baschi, il galles, la scozia, che hanno tutti un sistema di forte autonomia e sono delle briciole rispetto al regno delle due sicilie che invece ha la metà se non la maggioranza assoluta della popolazione Italiana (e che purtroppo conta meno di zero).

Per concludere, la ringrazio del tempo concessomi, e spero che questo mio sconclusionato discorso possa contribuire al dibattito.

Cordialmente

 

Stefano

 

 

 

 

Risposta a Stefano

1) Non condivido la condiscendenza verso Ciampi. Non dobbiamo dimenticarci che è l’uomo che la sinistra porta in palmo di mano. Ora, questa sinistra Italiana, anche nelle sue posizioni più democratiche – per esempio Bertinotti –  è una nemica oggettiva delle popolazioni e del lavoro meridionali. Il suo abito mentale è calibrato su Torino, Milano, Firenze, che oggettivamente (mi scuso per la ripetizione) sono imperialismo, colonialismo interno. Peraltro Ciampi viene dalla banca, e dei problemi Italiani “sente” e vive soltanto quelli delle grandi aziende parassitarie, tipo Fiat. Quand’anche sentisse i problemi di tutti noi, le ipotetiche soluzioni le vedrebbe incardinate nella prosperità di quelle aziende, oggettivamente (per la terza volta) nemiche del lavoro e della produzione meridionali.

2) La prima sofferenza delle popolazioni meridionali è la disoccupazione, cioè la mancanza di produzione. Questa sofferenza è connessa all’unità politica della Penisola; è il portato della colonizzazione padanista.

3) A monte di ciò stanno due cose:

- il drenaggio del capitale storico, che fra l’altro si rivela nel prosciugamento del risparmio,

- lo scambio penalizzante tra merci di tipo capitalistico evoluto e il loro controvalore, che è  di tipo precapitalistico, o capitalistico non evoluto. Il differenziale di produttività è una tassa, e una tassa  prevista e voluta dal sistema coloniale.

4) Ancora più a monte sta la mancanza di Stato, cioè di uno Stato nostro, il quale sia in condizione di progettare e guidare la produzione, di tutelare il nostro risparmio e di valorizzarlo con la circolazione di moneta fiduciaria.

5) La dipendenza bancaria è un correlato della mancanza di uno Stato indipendente. Tale vuoto in nessun caso potrà essere colmato dal federalismo. Salvo che il federalismo comporti anche il controllo della banca e dell’indebitamento statale.

6) La colonizzazione del Sud è il risultato del connubio tra il Regno cavourrista, con una montagna di debiti da pagare, e alcuni settori della società meridionale, quali gli imprenditori siciliani e i paglietta napoletani; i primi desiderosi di accedere alle spese statali specialmente nel settori della navigazione e della cantieristica (Florio, Orlando, che poi si mangiarono l’Italia tutta), i secondi  agognanti una prebenda (la ressa degli ufficiali garibaldini per ottenere un posto nell’esercito padanista o una pensione).

7) Bossi, un passo dopo l’altro, si sta facendo fuori questa classe patriottica, tricolorista, faccetta nera, bella ciao, clientelare, fotti fotti, “è roba del governo, chi non fotte va all’inferno”; una classe di paglietta capace di “divorarsi Cristo vestito da guardia di finanza”, come si diceva 70 anni fa al mio paese a proposito di chi non si saziava mai. La stessa che si è venduta Francischiello per 30 danari.

8) Questa classe non può fare rivoluzioni. E’ capace solo di mangiare e di digerire quel che ha mangiato. Onde mangiare nuovamente.

9) Gli agricoltori, padroni e lavoranti, sono pochi e non contano alcunché, gli artigiani riparatori si sentono Italiani, juventini, milanisti, chievisti, come in effetti sono per la loro felice condizione. Restano i dipendenti sottopagati e quindi inclini a comportarsi da proletariato straccione.

10) Mettere insieme i paglietta senza dignità né onore e la bassa plebe è un’impresa diabolica. Però Bossi insiste, e insiste chi sta dietro a lui (e noi non conosciamo); il Berlusca (pelcinella milanese) li asseconda. Il Welfare clientelare, inaugurato dal consociativismo DC – PCI – Confindustra – Sindacati, è al tramonto.

11 Mazzini senza barba, Lenin senza pizzetto, Mussolini a torso non nudo? In effetti siamo di fronte a un problema di indipendenza nazionale e contemporaneamente all’esigenza di elettrificare la campagna.    

12) Per altro, si tratterebbe di schierare classi vili o avvilite contro classi attive e vincenti (commercianti, commercialisti, medici, venditori di droga e di armi ed esportatori di danaro fresco a Milano,   etc), che poi sono l’opinione su cui si regge il patriottismo Italiano al Sud.

13) Come fare? Non c’è altro che un moto ideale; che un progetto di riscatto, che parta dalle università, dagli illuminati, dai poeti, dai razionalisti, badando inoltre che i neo-Cavour e gli ambasciatori inglesi non subentrino ai  neo-Mazzini e a neo-Garibaldi napoletani. 

14) In nessun caso sarà un moto armato. E non per inimicizia verso la violenza dei diseredati, ma solo perché i deboli perdono le guerre e i forti le vincono.

 

 

Commercio mondiale

A) Qualunque Stato, oggi, deve affrontare il  problema imperiale della globalizzazione.

B) Il problema riguarda anche quelle formazioni sociali che non hanno identità politica: certamente il Sud Italiano, certamente i Corsi, certamente i Curdi, certamente i Palestinesi,  certamente molte popolazioni strapiombate nel caos dopo la fine dell’impero sovietico, certamente molte popolazioni a noi poco note dell’Africa.

C) La risposta è che la globalità è un motore del benessere, perché abbassa i costi di produzione. I bidoni di plastica sono meglio degli otri, le automobili meglio dei cavalli, i furgoni meglio degli asini, i libri più dotti dei nonni, i reparti di ostetricia meglio delle mammane. Però ci sono dei contraccolpi pesantissimi. Le popolazioni che non sanno ancora impiantare una fabbrica di plastica, prima vendono tutto quello che hanno per dotarsi di bidoni e subito dopo stendono la mano nel gesto di chiedere l’elemosina. Il poi è noto.

C) Lo Stato deve controllare il mercato interno e il mercato estero. La produzione è un fatto politico, il commercio mondiale è un fatto politico. Lo è tanto che esiste un governo del commercio mondiale, il WTO, in mano alle imprese monopolistiche, che è più potente di Bush e di chi gli succederà.



Avanti con la poesia...

"Siamo i marciapiedi più affollati.

Siamo i treni più lunghi.

Siamo le braccia le unghie d'Europa il sudore diesel.

Siamo il disonore la vergogna dei governi

L'odore di cipolla che rinnova le viscere d'Europa.

Siamo un'altra volta la fantasia gli dei.

Milioni di macchine escono targate Magna Grecia.
                 
                       Franco Costabile – poeta calabrese
Nicola Zitara

 

 

 

 

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Siderno, 4 agosto 2004

Chi intende partecipare alla fondazione del Movimento di liberazione del Sud, fissato per il 4 settembre a Mongiana, dovrebbe darmene avviso al più presto, e comunque non oltre il 20 agosto, affinché si possa facilitare il raggiungimento della località per chi viaggia in treno o in aereo.


L’assemblea di fondazione sarà confermata o annullata per tempo in ragione delle rappresentanze provinciali prenotate e della loro qualità.


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Nicola Zitara

 

 

 

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