L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
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io nun me scordo

BOSSI, L’UNITA’, ED I GIORNALI…

di Andrea Balìa
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Napoli, 7 agosto 2009

La LEGA, ormai partito di governo, alza la voce e le richieste si susseguono ogni due o tre giorni. Il federalismo fiscale diventato legge; la richiesta dell’esame di dialetto per gli insegnanti meridionali che intendono (o forse che devono, per necessità lavorative?) espletare il loro ruolo in scuole del Nord; Vicenza e la sua provincia che minacciano di non volere presidi originari del Sud nelle loro scuole; le gabbie salariali o la riparametrizzazione degli stipendi per i meridionali perché la vita al Sud costa meno; la richiesta di bandiere ed inni regionali in ossequio al federalismo.

E ci fermiamo qui in attesa delle prossime richieste che di certo seguiranno nei giorni a venire. Bossi e compari lo fanno un pò per mostrare i muscoli ora che sono al governo, un po’ perché si sono autoconvinti delle loro panzane, un po’ per tamponare l’onda sudista (montata, anche questa, per calcolo ed interesse) che si è evidenziata all’interno dello stesso governo con i 4,3 miliardi di euro (già in cassa e spettanti al Sud) che il Cavaliere ha scucito ai suoi uomini siciliani per rabbonirli, e un po’ per tenere in caldo gli iscritti e i votanti leghisti che devono giornalmente sentirselo duro.

Un paese normale non potrebbe avere come forza del governo un soggetto politico che rema a favore d’una sola parte del suo territorio e contro l’altra. Lo squilibrio è evidente, ma tant’è… e questa semplice considerazione basterebbe o dovrebbe far diventare rossi di vergogna i meridionali che hanno votato per le forze del PDL. Si, ma molti s’affretteranno a dire che all’opposizione ci sono i Bassolino, i Franceschini, e quindi… E che ragionamento è? Per quale malsana ragione se l’opposizione non è propositiva o affidabile, ci dobbiamo pappare la LEGA, Gasparri, La Russa, il “Papi” col suo corollario di lacchè, i Ghedini, i nani, le ballerine, le veline, le escort, Miccichè, Dell’Utri che offende un la memoria d’un prete assassinato dalla mafia, ecc…? Bastava non votare, o per quelli un po’ più attenti, scegliere le piccole ma almeno più sincere liste di forze meridionaliste. Nicolais è persona dabbene e onesta ma sta nel centrosinistra? E allora alla provincia di Napoli mi ciuccio Cesaro! Una logica che ci porterà allo sfacelo.

Nel frattempo sale la pressione dell’informazione sui prossimi festeggiamenti per l’Unità d’Italia, e dobbiamo sorbirci una serie d’atteggiamenti e dichiarazioni da voltastomaco: in primis quelli ufficiali, tronfi di retorica, per cui andremo gloriosi ed orgogliosi alla festa di qualcosa nella sostanza mai avvenuta: l’Unità d’Italia, fiera dell’ipocrisia, degli storici distratti e dimentichi, di qualcosa avvenuta sulla carta e non attuata alla rispettabile distanza d’un secolo e mezzo. Sul come (espropri, massacri, sopraffazioni, eccidi…) questa farsa sia avvenuta poi stendiamo (ma solo al momento!) un velo pietoso. Anche il grande Don Benedetto Croce si dimenticò d’entrare nel merito nel suo super analitico “Storia del Regno di Napoli”.

Poi dobbiamo sorbirci le esternazioni di Bossi e amici che remano contro i festeggiamenti: loro l’Italia vorrebbero dividerla, andarsene, e quindi ad una disattenta lettura la posizione potrebbe apparire condivisibile e coincidente alle nostre posizioni. Un piccolo particolare però la rende truffaldina: la ragione per cui sostengono ciò è antitetica alla nostra. Ovvero si ritengono loro i truffati e quelli in debito! E qui non sai se ridere o incazzarti (debbo riconoscere che ritengo valida la seconda!)

Infine il carico da novanta ce lo mettono i giornalisti italiani sulle loro emerite testate. Quelli pro governo (vedi il Giornale) fanno una vergognosa analisi nordista dove fingono di rammaricarsi d’un’unità non attuata causa i meridionali piagnoni e lamentosi Una buona parte (quella non filogovernativa) a criticare la Lega e a sottolineare che un Partito del Sud sarebbe solo un regalo agl’interessi di notabili meridionali. Dimenticano di dire che se ciò è vero lo è se si considera come Partito del Sud quelle opportuniste e pasticciate ipotesi della partitocrazia ufficiale. Niente da fare, hanno nella testa i metodi cavourriani di 150 anni fa, e credono siano i soli attuabili.

A nessuno di loro viene in mente che, pur se ancora piccoli, spesso divisi, e non supportati da un adeguato progetto mediatico, esistono movimenti meridionalisti fuori dall’establishment partitico istituzionale. Movimenti che rappresentano comunque la sola e reale alternativa per un riscatto del meridione, ma non tanto degni di nota da essere valutati seriamente dal verbo giornalistico ufficiale.

Il vero Partito del Sud già esiste e l’ha fondato Antonio Ciano nel 2002 a Gaeta, ed i tempi, anche per le cose suddette, sono maturi perché si faccia il Partito del Sud Unito, che raccolga il meglio dei movimenti meridionalisti in un’unica grande forza. Non possiamo permetterci di fallire e tergiversare su quest’ipotesi, e, senza alcun buonismo ma con disponibilità da parte di tutti, vanno rigettate ipotesi strategicamente non sostenibili e da suicidio politico.

I briganti sono stati i nostri avi che devono farci da faro; il loro spirito va ripreso ma con una sola differenza: stavolta bisogna vincere.

Servono vincitori non eroi da piangere.

Andrea Balìa












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