L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
  Eleaml


io nun me scordo

“Se questo è un paese”

di Andrea Balìa

(se vuoi, puoi scaricare l'articolo in formato RTF o PDF)

Napoli, 15 Novembre 2007


Eh… lo so! Questa affermazione a chi ne sa un po’ di letteratura e poesia ricorda inevitabilmente e subito per l’appunto la bellissima poesia di Primo Levi che s’intitola “Se questo è un uomo”. Del resto i grandi maestri servono anche a questo; cioè ad essere da insegnamento e spunto per riflessioni dove le loro intuizioni verbali (nel caso di uno scrittore) sono così efficaci ed appropriate per cui ritengo non sia un furto riprenderne parzialmente il senso del loro contenuto per affrontare altri argomenti.

Quindi, se si resta nei canoni del rispetto, è più un omaggio che una rapina. Detto ciò vado a confessare che, al di là di convinzioni ormai ampiamente sedimentate da anni sulla qualità morale e costitutiva del nostro paese, sono un po’ di mesi che una sensazione nauseabonda, che è l’aspetto fenomenologico di un’accresciuta consapevolezza, mi pervade.

Ho il netto convincimento che questo nostro paese non abbia i connotati (ammesso li avesse mai avuti) per essere seriamente ritenuto tale, e sia ormai incartato su sé stesso per potere intravedere seri sbocchi che ne invertano i probabili futuri e tetri scenari. In poche parole credo non se ne esca più!

Un paese attaccato con lo sputo, nato male a fronte d’una unificazione forzata e proditoria, calata sul capo del 50% circa del suo territorio e della sua gente, e senza che un secolo e mezzo sia servito a migliorarne gli errori, i danni e le prevaricazioni che sono state le fondamenta dei suoi atti costitutivi.

La Germania ha annesso, o ha dovuto farlo, la ex Germania dell’est alla caduta del muro di Berlino; ma immediatamente si sono rimboccati le maniche, si sono autotassati in silenzio e senza proteste, e nel giro di pochi anni la Germania è diventata una e composita.

Nessuno ha iniziato la solfa su quella parte di popolo per difetti veri e/o presunti, e l’obiettivo di diventare un’unica nazione con uguali diritti e doveri è stato perseguito e raggiunto.

Oggi Berlino è una città bellissima e all’avanguardia anche per architettura, tecnologia, vivacità culturale, senza che ci si preoccupasse che Bonn, Monaco o altre città si sentissero defraudate. Questo va detto pur se i tedeschi, per tante ragioni, non sono fra quelli che suscitano una sfrenata simpatia nel sottoscritto e forse in tanti altri.

Noi invece stiamo a menarcela ancora dopo 150 e passa anni. E secondo voi questo è un paese? Un paese che meriti d’appellarsi tale? Un paese dove chiudere un conto corrente o traslocarlo in un’altra banca sia un’impresa dove accettare vessazioni degli istituti di credito e dei notai. Dove l’interesse sui nostri soldi in queste banche è nell’ordine di decimali contro una media europea che riconosce il tra il 4% e il 5%.

Dove i soldi costano di più al Sud che al Centronord! Dove si sono pappati tutte le banche del Sud e i nostri soldi servono non a finanziare un’eventuale e pur se modesta imprenditoria locale ma ad arricchire i loro fondi padani. Dove spesso si applicano (e ve lo dice uno che opera nel mercato di beni di consumo) listini differenti sulla stessa merce tra Sud e Nord.

Indovinate dove sono più cari?

Il tutto con la scusa che il trasporto è maggiore. Dove assicurare un motorino al Sud costa tra le 6 e 7 volte in più che al Nord; anche qui con la scusa che da noi ci sarebbero più incidenti.

Pur volendo dare per assodata e certa questa tesi, sarebbe giustificato al massimo un raddoppio, diciamo anche una triplicazione delle tariffe, ma non di certo moltiplicare l’importo per 6 o 7! Suvvia siamo un po’ seri!

Dove la nostra disoccupazione sfiora percentuali del 30% contro il 2% o 3% massimo di buone aree del Nord. Dove, da ultimi studi, il 46% dei nostri laureati non trova lavoro e quasi tutti si sobbarcano ad affrontare la terza emigrazione biblica della storia del Sud, dopo quella immediatamente post unitaria e quella degli anni ’50. Già ma oggi non si usa dire più emigrazione, ma con più sofismo “mobilità”. Dove ormai in Campania v’è il reddito pro capite più basso d’Italia.

E questo è un paese?

Dove una tv commerciale ha, unitamente alla tv nazionale, imbolsito i nostri figli su modelli che sono il massimo dell’aspirazione dei nostri giovani: veline e “belli” da comparsate.

Un paese dove sempre più giovani pieni di beni di consumo griffati e altresì vuoti di valori si macchiano d’efferati delitti, su cui le brave tv di cui sopra inscenano programmi e processi mediatici da dare in pasto ad un’utenza rintronata e vorace. Dove un campionato di calcio è il mega inciucio mediatico e commerciale in mano a pochi potenti del Nord, con il loro codazzo d’affaristi, e che è diventato lo scenario dove un sottoproletariato urbano e periferico dà il meglio di sé con gesta e comportamenti criminali che stupiscono tutta Europa ancor prima di noi.

Un paese dove la politica non rimedia a nulla, non cava un ragno dal buco, e dove lo scontro è tra statalisti incalliti ed imbonitori del neoliberismo all’insegna della “deregulation” sfrenata.

Un paese che ha permesso ad una formazione politica come la LEGA di metter il carico da novanta su di una situazione già discriminatoria nei confronti del Sud.

Un paese dove un ex Presidente del Consiglio di Centrodestra fa attuare l’epurazione di giornalisti e comici a lui sgraditi, e dove un ex Presidente del Consiglio di Centrosinistra mette su cappello ad ogni vignetta satirica nei suoi confronti querelando gli autori cui chiedere risarcimenti miliardari. E tutti, dico tutti, senza voler manco per sbaglio iniziare un sano processo di revisione che dia alla storia una lettura meno di parte e testardamente pro vincitori, nonostante documenti, archivi e quant’altro li smentiscano giorno dopo giorno fino al ridicolo.

Si revisiona tutto: la prima guerra mondiale, la seconda, il fascismo, i morti d’ogni parte politica, i ragazzi di Salò, le foibe, il medioevo, il rinascimento, ma quello sull’unità d’Italia no!

Quello, e solo quello, è “bieco revisionismo”!

E cosa altro deve succedere ai meridionali, proni e rassegnati, perché quelli tra loro più attenti alla politica - anzicchè dibattersi (per quelli di Sinistra) se dare il loro voto al nascente Partito Democratico o ad una vecchia/nuova Sinistra Democratica o (per quelli di Destra) se rifidarsi del Cavaliere o del nuovo profeta Fini – capiscano che devono invece organizzarsi per una nuova rappresentatività politica per ridare dignità, recupero della memoria, autonomia e soluzioni alle loro terre, a sé stessi, e ancor più ai loro figli per un futuro più stanziale e meno mobile e precario?

Se questo è un paese, come dice Levi nella sua poesia:

“Meditate che questo è stato:

Vi comando queste parole.

Scolpitele nel vostro cuore

Stando in casa andando per via,

Coricandovi alzandovi;

Ripetetele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa,

La malattia vi impedisca,

I vostri nati torcano il viso da voi.“










___________________________________________________________________________________

 

Per comunicare con Nicola Zitara potete inviare un messaggio breve anche senza dover indicare il vostro indirizzo di posta elettronica:



Se volete inviare una email a Nicola Zitara:

Email per Nicola Zitara - Yahoo


Se, invece, volete inviare una email a Nicola Zitara usando il nostro indirizzo:

Email per Nicola Zitara - Eleaml


Buona navigazione e tornate a trovarci.


___________________________________________________________________________________


Creative Commons License
Io nun me scordo by Andrea Balìa is licensed under a Creative Commons
Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia
.
Based on a work at www.eleaml.org.


You may copy pages from this site on the following conditions:
  • The article must be published in its entirety without any modification.
  • This is how the link should then look...
  • Article authored by Andrea Balìa and first published on “Fora” – eleaml.org














vai su









Ai sensi della legge n.62 del 7 marzo 2001 il presente sito non costituisce testata giornalistica.
Eleaml viene aggiornato secondo la disponibilità del materiale e del web@master.