“ … Benincasa, capo di briganti, da' suoi tradito, legato mentre
dormiva, nel bosco di Cassano, fu menato in Cosenza; e 'l general
Manhes [inviato in Calabria da G. Murat per reprimere il cosiddetto
brigantaggio, n.d.r.] comandò che gli si mozzassero ambe le
mani, e,
così monco, portato in San Giovanni in Fiore, sua patria, fusse
appeso
alle forche; crudel sentenza, che quel tristo intese sogghignando di
sdegno.
Gli fu prima recisa la destra, ed il moncone fasciato, non per
salute o pietà, ma perché non tutto il sangue
uscisse dalle troncate
vene, essendo riserbato a più misera morte.
Non dié
lamento: e, più che
vide compiuto il primo uffizio, adattò volontario il braccio
sinistro
su l'infame palco, e mirò freddamente il secondo martirio, e i
due, già
suoi, troncati membri lordi sul terreno, e poi, legati assieme per le
dita maggiori, appesigli sul petto. Spettacolo fiero e miserando.
Ciò
fu a Cosenza.
Nel giorno istesso impreso a piede il cammino per San
Giovanni in Fiore, le scorte tra via riposarono: e di esse una
offrì
cibo a quel sofferente, che accettò, ed imboccato, mangiò
e bevve, né
solo per istinto di vita, ma con diletto.
Giunse in patria, e nella succedente notte dormì: al dì vegnente, vicina l'ora del finale supplizio, ricusò i conforti della religione: salì alle forche non frettoloso né lento, e per la brutale intrepidezza morì ammirato.”
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