L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
  Eleaml


Camera dei Deputati - Seduta n. 504 pomeridiana 23 giugno 1950
Istituzione della Cassa per opere straordinarie di pubblico
interesse nell’Italia meridionale (Cassa per il Mezzogiorno) (1170)

Giugno 2012



Camera dei Deputati - Seduta del  17 Marzo 1950 - De Gasperi

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Camera dei Deputati - Seduta n. 499 pomeridiana 20 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 501 pomeridiana 21 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 502 antimeridiana 22 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 503 antimeridiana 23 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 504 pomeridiana 23 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 505 antimeridiana 24 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 507 pomeridiana 27 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 508 antimeridiana 28 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 509 pomeridiana 28 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 513 pomeridiana 04 luglio 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 514 antimeridiana 05 luglio 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 523 antimeridiana 12 luglio 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 524 pomeridiana 12 luglio 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 525 antimeridiana 13 luglio 1950

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Senato - seduta n. 483 - venerdì 21 luglio 1950

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Senato - seduta n. 491 pomeridiana - giovedì 27 luglio 1950

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Senato - seduta n. 493 pomeridiana - venerdì 28 luglio 1950

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Senato - seduta n. 494 antimeridiana - sabato 29 luglio 1950

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Senato - seduta n. 495 pomeridiana - sabato 29 luglio 1950

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SEDUTA POMERIDIANA

DI VENERDÌ 23 GIUGNO 1950

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TARGETTI

Auguri al Presidente e ordine dei lavori:

SCALFARO..............................................................................................................20006

PETRILLI, Ministro senza portafoglio....................................................................20006

PRESIDENTE..........................................................................................................20006

Disegni di legge:

(Approvazione da parte di Commissioni in sede

legislativa)................................................................................................................19989

(Presentazione)........................................................................................................20027

(Trasmissionedal Senato)............................................................................20013, 20033

Disegno di legge (Approvazione degli articoli

e approvazione finale):

Riordinamento dei giudizi di Assise..............................................................(709) 19990

PRESIDENTE.........................................................................................................19990

FERRANDI............................................................................................................20001

CAPALOZZA..........................................................................................................20003

LEONE..................................................................................................................20005

ZANFAGNINI........................................................................................................20005

PERRONEC APANO.............................................................................................20005

RICCIO, Relatore per la maggioranza................................................................ 20006

TOSATO, Sottosegr2tario cli Stato per la

grazia e 1ci giustizia..............................................................................................20006

Disegni di legge (Seguito della discussione):

Istituzione della Cassa per opere straordinarie di pubblico

interesse nell'Italia meridionale (Cassa per il Mezzogiorno)

(1170)...  Esecuzione di opere straordinarie e di pubblico

interesse nella Italia settentrionale e centrale.............................................(1171) 20007

PRESIDENTE.........................................................................................................20007

MASTINO GESUMINO..........................................................................................20007

CAVALLARI............................................................................................................20013

DE GASPERI, Presidente del Consiglio

dei ministri.............................................................................................................20017

JERVOLINO ANGELO RAFFAELE, Relatore

per la maggioranza...............................................................................................20019

ZANFAGNINI........................................................................................................20022

PE RRONE C APANO............................................................................................20027

Proposte di legge:

(Annunzio)..............................................................................................................19990

(Approvazione da parte dì Commissioni

in sede legislativa)..................................................................................................19989

interrogazioni e interpellanza (Annunzio) ............................................................20034,

.................................................................................................................................20037

La seduta eomincia alle 16.

GIOLITTI, Segretario, legge il processo verbale 'della seduta pomeridiana di ieri.

(È approvato).

Approvazione di disegni e di proposte di legge

da parte di Commissioni in sede legislativa.

PRESIDENTE. Comunico che nelle riunioni di stamane delle Commissioni permanenti, in sede legislativa, sono stati approvati i seguenti provvedimenti:

dalla I Commissione (interni):

proposta di legge d'iniziativa dei deputati Piasenti e Ferrarese: «Assunzione obbligatoria e mantenimento m servizio dei reduci, orfani e vedove di guerra nelle pubbliche amministrazioni e nelle imprese private» (Modificata dalla I Commissione permanente del Senato) (868-B);

19990

«Norme per la gestione finanziaria dei servizi antincendi» (1160) (Con modificazioni);

dalla IV Commissione (finanze e tesoro):

«Rimborso all'Amministrazione delle ferrovie dello Stato del 50 per cento delle spese sostenute per i trasporti di materiali inviati da Ginevra in Italia, o in transito per l'Italia, dalla Commissione mista di soccorso della Croce Rossa internazionale» (1270);

«Modifiche ai titoli I, II, IV e V della legge sul lotto» (Approvato dal Senato) (1286);

«Esenzione da ogni tassa di bollo per le domande intese ad ottenere il rilascio dei documenti necessari per corredare le istanze di pensioni di guerra» (1290);

«Concessione all'Ente nazionale per la distribuzione dei soccorsi in Italia (E.N.D.S.I.) di un contributo a carico dello Stato di lire 300 milioni. (1296);

«Modifica all'articolo 3 del decreto legislativo 22 aprile 1948, n. 723, sull'organico del personale dei monopoli di Stato» (Approvato dalla V Commissione permanente del Senato) (1307);

proposta di legge d'iniziativa dei deputati Costa e Coli: «Proroga delle agevolazioni tributàrie per la ricostruzione edilizia» (1161);

dalla V Commissione (difesa):

«Norme sul trattamento economico degli ufficiali generali c superiori dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica collocati nella riserva o nell'ausiliaria, ai sensi del regio decreto legislativo 14 maggio 1946, n. 384, nonché degli ufficiali inferiori della Marina collocati in ausiliaria o dispensati dal servizio, ai sensi del regio decreto legislativo 31 maggio 1946, n. 490» (Approvato"dalla IV Commissione permanente del Senato) (876) (Con modificazioni);

«Modificazioni alle norme relative alla requisizione del naviglio mercantile» (Approvato dalla IV Commissione permanente del Senato) (1261).

Annunzio di una proposta di legge.

PRESIDENTE. È stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge di iniziativa dei deputati Fascetti, Chiesa Tibaldi Marv, Bottai e Scappini:

«Istituzione, in Pisa, della Domus mazziniana» (1383).

Sarà stampata e distribuita. A norma dell'articolo 133 del regolamento, poiché essa importa onere finanziario, ne sarà fissata in seguito la data di svolgimento.

Approvazione degli articoli e approvazione finale del disegno di legge: Riordinamento dei giudizi di Assise. (709).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la votazione degli articoli e la votazione finale del disegno di legge: Riordinamento dei giudizi di assise.

Come la Camera ricorda, nella seduta del 15 marzo fu deliberato il rinvio alla Commissione per la formulazione degli articoli di questo disegno di legge, con una risoluzione di cui prego l'onorevole segretario di dare lettura.

GIOLITTI, Segretario, legge:

«La Camera delibera di deferire alla Commissione III la formulazione definitiva degli articoli del disegno di legge salvo l'approvazione finale da parte della Camera sulla base dei seguenti criteri informativi:

1°) doppio grado di giurisdizione di merito, attualo mediante l'istituzione del tribunale di assise e della corte di assise;

2°) composizione mista del collegio (magistrati e giudici popolari) con prevalenza numerica dei giudici popolari;

3°) determinazione dei requisiti dei giudici popolari; in particolare del requisito culturale (titolo finale di studi secondari per la ' prima istanza, laurea o titolo equipollente per la seconda istanza);

4°) determinazione qualitativa della competenza fiome fissato all'articolo 36, con l'aggiunta dèi delitti di rapina aggravata, estorsione aggravata, sequestro di persona a scopo di rapina o di estorsione;

5°) ispirazione delle norme transitorie alla finali là di consentire la conversione in appello dei ricorsi in Cassazione».

PRESIDENTE. Passiamo agli articoli, che pongo successivamente in votazione:

[...]

20007

Presidenza del- Vicepresidente

CHIOSTERGI

Seguito della discussione dei disegni di legge:

Istituzione della Cassa per opere straordinarie di pubblico interesse nell'Italia meridionale (Cassa per il Mezzogiorno) (1170). Esecuzione di opere straordinarie e di pubblico interesse nell'Italia settentrionale e centrale (1171).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione dei disegni di legge: «Istituzione della Cassa per opere straordinarie di pubblico interesse nell'Italia meridionale (Cassa per il Mezzogiorno)»; «Esecuzione di opere straordinarie e di pubblico interesse nell'Italia settentrionale e centrale».

È iscritto a parlare l'onorevole Mastino Gesumino. Ne ha facoltà.

MASTINO GESUMINO. Onorevoli colleghi, io spero di conquistarmi la benevolnza vostra dicendo subito che non intendo affrontare i vasti problemi di politica generale, soprattutto della politica economico-finanziaria del Governo, che sono stati largamente discussi in quest'aula in occasione della trattazione di questo disegno di legge, che riguarda la costituzione della Cassa per il Mezzogiorno. Questo vi dico non perché io non sia consapevole che è nell'ambito generale della politica del Governo che tutti i problemi si inquadrano, ma perché mi pare che l'opposizione o l'adesione alla politica generale del Governo sia l'atmosfera nella quale normalmente si svolge ogni dibattito parlamentare e che sia per lo meno ultroneo rievocare, per la discussione di ogni singola legge, i motivi profondi e lontani per i quali una parte della Camera è contraria o favorevole genericamente alla politica del Governo.

Oltre che la politica generale del Governo, questa discussione è servita per rievocare con appassionate parole la dolente storia della miseria tragica della terra meridionale. Io ho sentito dai vari colleghi, che in quella terra sono nati, rievocare la tristezza quasi mortale delle disperate popolazioni senza tetto e senza pane; ho sentito accoratamente proclamare il bisogno di venire incontro a questi nostri desolati fratelli. Le lunghe vane attese, la tragica situazione in cui e le campagne e le città dell'intero meridione si trovano, sono state un po' i motivi dominanti dell'oratoria di quasi tutti coloro che

o si opponevano o erano favorevoli al disegno di legge: e, per i favorevoli, era questa la nota che velava di mestizia la loro adesione, e, per i contrari, era forse la causa principale che rese qualche volta eccessiva, almeno verbalmente, l'opposizione al disegno di legge.

Per quanto anche al mio cuore urga il ricordo della mia Sardegna desolata e deserta, io non parlerò neanche di questa terra alla quale mi legano tutte le fibre dell'essere. Però io vorrei rapidamente dire all'onorevole Laconi (della cui presenza sarei stato lieto, della cui assenza mi dolgo), vorrei dire all'onorevole Laconi, che è risalito a Vittorio Emanuele I e ai sacri ricordi degli «stamenti» e dei «giudicati», che da allora qualcosa si è fatto, che qualche cosa ha fatto la nuova Repubblica italiana per la terra di Sardegna. Ha fatto, se non altro, questo (e vorrei che di questo merito storico, formidabile, che spetta allo Stato italiano, tutti, deputati e cittadini d'Italia, fossero consapevoli): noi abbiamo dissolta, o colleghi, l'atmosfera, la nebbia, il lenzuolo mortale che da secoli avvolgeva la terra di Sardegna; noi abbiamo finalmente debellato la malaria, che era ed è stata sempre la ragione principale forse unica per cui non fu mai possibile in Sardegna e un vero progresso e una vera trasformazione fondiaria! L'onorevole Laconi, sardo anche lui, sa bene che nella piana di Chili- Vani, che sarà fra poco trasformata e redenta, i contadini si rifiutavano finora di andare a lavorare perché continuamente insidiati dalla morte che li aspettava al varco con l'infezione malarica. E fu uno sforzo tremendo di energie economiche, finanziarie e morali, che portò al risultato della stupenda vittoria!

All'onorevole Laconi, che parlava dei monopoli, mi permetterò di ricordare che anch'io ne parlai quando intervenni lo scorso anno sul bilancio dei lavori pubblici: deplorai allora, come ancora deploro, che la Sardegna fosse schiacciata nelle possibilità di sviluppo industriale dalla esistenza del monopolio dell'energia elettrica da parte dell'unica società che ha in concessione e gestisce l'erogazione di tale energia. Ma noi abbiamo trovato quella situazione, non l'abbiamo creata; e siamo noi che la spezzeremo quando sarà attuato il grande impianto, tra breve in costruzione, produttore di energia termoelettrica, di Carbonia; sarà spezzata quando l'immensa opera del Plumendosa, insieme con la redenzione della terra di Sardegna, porterà alla creazione di una nuova centrale idroelettrica statale che combatterà e distruggerà il monopolio!

20008

Per queste ragioni, spintovi quasi dalla necessità, direi al collega onorevole Laconi, che è, per lo meno dialetticamente, censurabile il fatto di porre come dato certo una situazione che viceversa è all'opposto di quella da lui prospettata.

Detto questo aggiungo subito che il compito che io intendo affrontare (e parrà strano dopo tanti fiumi di eloquenza corsi in questa aula su tutte le vie dell'esperienza politica), l'unico porblema che intendo affrontare è questo: quale è il significato concettuale e giuridico, quale è la portata pratica finale di quell'istituto che il progetto chiama Cassa pel Mezzogiorno? Perché noi ci siamo dimenticati che l'oggetto principale, direi quasi esclusivo della nostra indagine, è proprio questo: indagare sul perché della costituzione di questo nuovo ente; quale sia il suo ordinamento; quali le finalità che deve adempiere, se il suo ordinamento è adatto a raggiungere queste finalità.

La prima obiezione ci è stata mossa con il solito suo stile un po' ironico, un po' faceto, sempre molto brillante, alle volte superficiale, dall'onorevole Corbino, il quale ha chiesto a se stesso e ha chiesto a noi: ma per quale mai ragione noi abbiamo sentito il bisogno di creare questo ente speciale fornito di personalità giuridica? Non poteva lo Stato servirsi, come sempre si è servito, dei normali organi della pubblica amministrazione? La burocrazia, dice l'onorevole Corbino, ha sempre ottimamente funzionato e l'hanno dimostrato i vecchi governi liberali i quali hanno, con leggi speciali di portata economica eguale a quella attuale, dato alle regioni meridionali somme imponenti per compiere imponenti lavori e si sono sempre serviti dei normali organi della pubblica amministrazione.

Ora, amici miei, noi abbiamo tutti, non so se tutti sinceramente, non so se tutti sotto forma retorica o sotto forma di spassionato riconoscimento di meriti, abbiamo tutti,- almeno io l'ho, profondo rispetto, però un ragionato rispetto, verso gli uomini illustri del passato, i quali veramente compirono nell'Italia di allora opera altamente laudabile. Vorrei però osservare all'onorevole Corbino ed ai tanti laudatori eccessivi, che l'Italia di allora svolgeva il suo compito con una burocrazia che non era logorata, quasi disfatta ed in parte arruginita (per quanto sembri strano il contrasto di questi concetti) dalla enorme varietà ed ampiezza dei compiti che lo Stato moderno impone alla burocrazia.

Comparare la burocrazia di allora, con compiti limitati e delimitati, alla burocrazia attuale, che deve affrontare quotidianamente l'urgenza di problemi che si accavallano e che riguardano tutti i campi, non solo dell'amministrazione statale a sé considerata, ma tutti i campi della vita sociale ed economica della nazione, mi pare che sia, se non altro, uno strano modo di ragionare.

Noi dobbiamo tener conto non di quella burocrazia ma di questa burocrazia. E, badate, non è da me che, sia pure nella forma più elevata, ho dato i migliori anni della mia giovinezza all'amministrazione dello Stato, non è da me che può venire parola meno che riguardosa verso questi servitori dello Stato che quotidianamente lavorano per il bene di tutti; però, non possiamo chiedere loro quello che loro non possono dare. E potrei dire, onorevole Perrone Capano, un'altra cosa fondamentale, ed è questa: che noi non solo affrontiamo una spesa grandissima sia pur paragonabile (adesso non sto qui a fare confronti né disquisizioni storiche) sia pur paragonabile alle spese che affrontò, con leggi speciali, il Governo d'Italia in passato ma la affrontiamo in una situazione ben diversa. Noi l'affrontiamo, con fermo cuore e fermissima speranza, in un momento tremendo in cui la patria è ancora prostrata dalle conseguenze dell'iniqua guerra, dai lutti, dai dolori, dalle lacrime, dalle sciagure, dai danni materiali e morali della disfatta. In -questa condizione, noi dobbiamo valutare l'azione del Governo; e dobbiamo valutarla per esaminare se effettivamente la costituzione di un organo che avesse speciali caratteristiche, speciali modi di funzionamento, non fosse veramente generato necessariamente dalla particolarità della situazione contingente e storica attuale.

E vorrei dire ancora all'onorevole Corbino che da tempo, non da oggi, non cioè quasi a determinazione unica della decisione del Governo per la creazione della Gassa, ma come considerazione politica generale, da tempo, e nel nostro partito, e in quasi tutti i partiti, ferveva la discussione sulla necessità, che i fatti rendevano evidente, di coordinare i lavori dei diversi ministeri ai fini della loro efficacia e del miglior modo del loro funzionamento.

Scusate se mi ci to per la seconda volta (non lo faccio perché la mia parola abbia una qualsiasi portata e il mio nome abbia un qualsiasi prestigio, ma per dimostrare che non sono cose nuove ma cose che anche i più umili di noi hanno pensato).

20009

Un anno fa, quando si discusse il bilancio dei-lavori pubblici, io, al ministro dei lavori pubblici di allora, dissi proprio questo: che riconoscevo il suo sforzo, lo sforzo tremendo di dare quanto più lavoro era possibile ai disoccupati delle diverse regioni d'Italia; ma dissi a lui che questo lavoro sarebbe stato sempre infecondo e, ad ogni modo, limitato nella efficacia finché i suoi sforzi non fossero stati amalgamati, coordinati con gli sforzi del ministro dell'agricoltura e con gli sforzi di tutti gli altri ministri, che io chiamavo datori dì lavoro. Era quindi una necessità che erompeva dalle cose.

Pertanto noi ci trovavamo dì fronte a questo problema che il Governo doveva risolvere: occorreva compiere uno sforzo finanziario, dati i tempi e la situazione della nostra patria, formidabile: occorreva quindi, non solo organizzare l'istituto che doveva spendere le somme in cui questo sforzo finanziario si concretizzava, ma bisognava provvedere a quella urgenza e a quella necessità di cui parlavo e che era sentita da tutti: la necessità di coordinare questi sforzi. Poiché questo ente, o l'istituto attraverso il quale questa idea si sarebbe esplicata, doveva; necessariamente compiere il suo sforzo attraverso un sistema di coordinazione. Bisognava non solo dare lavori pubblici, o dare somme per le bonifiche in agricoltura, ma bisognava, dagli Abruzzi alla Sicilia ed alla Sardegna coordinare la programmazione di questi lavori in modo da compierli nella situazione migliore per la produttività, tenendo conto appunto della produttività e dell'utilità.

Insomma, bisognava creare un organo, qualunque fosse, un organo il quale potesse non solo spendere dei denari, ma potesse, nelle diverse regioni, studiare le situazioni zonali, per conoscere quali fossero i lavori fondamentali da eseguire, e questi lavori coordinare coi bisogni delle altre zone e delle altre regioni in modo da scegliere i più utili ed i più produttivi tra tutta una congerie di opere che sono, sì, tutte affannosamente richieste, ma che non tutte possono essere eseguite, data la pochezza dei mezzi.

Occorreva compiere un atto di coraggio intellettuale; e molte volte il coraggio intellettuale è più difficile del coraggio fisico. Bisognava rompere, avere il coraggio di superare le norme che tutti noi avevamo acquisito attraverso lo studio e l'esperienza, le norme regolatrici della normale burocrazia statale; bisognava insomma, una buona volta, decidersi a riconoscere che non è più possibile contenere il vino nuovo della pulsante vita moderna nei vecchi otri dell'attuale burocrazia.

Bisognava dare, se veramente si voleva efficacemente agire nel mondo delle cose, allo Stato un mezzo che gli permettesse di rapidamente eseguire i suoi programmi.

Ed allora è sorta l'idea come vedete, sto facendo quasi un quadro cronologico del perché è sorto questo istituto di creare un nuovo ente di diritto pubblico (per quanto non sia così qualificato nel progetto, perché che sia di diritto pubblico emerge da tutte le disposizioni del disegno di legge), fornito di personalità giuridica.

Ma incalzano gli oppositori questo ente che voi avete creato risponde veramente allo scopo ideale, politico, che avete testé prospettato? È possibile dice sempre l'onorevole Corbino immaginare un ente di questa portata completamente avulso dall'organismo dello Stato, separato dal controllo dello Stato? Un istituto a sé, che spende i 100 miliardi dello Stato senza doverne renderne conto a nessuno?

Veramente qui gli oppositori sono di due tendenze: mentre l'onorevole Corbino asserisce che questo istituto non dovrà render conto a nessuno l'onorevole Laconi stamattina premeva sul ragionamento che esso dovrà render conto ad ogni passo al Governo e solamente non dovrà render conto né al Parlamento, né alla Cori e dei conti. Anzi, l'onorevole Laconi deplorava questo continuo dover render conto al Governo perché diceva e allora, questa famosa autonomia dov'è? Autonomo diceva l'onorevole Laconi questo ente è nei riguardi del Parlamento e della Corte dei conti; ma è schiavo nei riguardi del Governo.

Certi ragionamenti sono un po' frutto dì quell'esacerbata mentalità che in questa nostra arroventata atmosfera si crea, si perfeziona e si produce all'estremo limite. Per conoscere la verità basta consultare la legge. Non occorre fare oscure glosse, quando è chiara la lettera della legge; e la lettera della legge è chiarissima.

Noi abbiamo creato un ente, che non solo risponde di ogni sua azione al Governo e ciò sarebbe già grande cosa; perché qui non possiamo concepire il Governo come un insieme di persone, che amministrano per proprio conto affari propri; il Governo è l'espressione della maggioranza parlamentare e risponde al Parlamento di tutte-le sue azioni ma è controllato passo per passo, non tanto dal Governo, ma proprio dal Parlamento e dagli organi di revisione dei conti, che la legge dice come devono essere nominati e come funzionino.

20010

LOPARDI. Come è controllato dal Parlamento?

MASTINO GESUMINO. Vedrà: quello che ella desidera lo dirò in seguito.

Dicevo che si tratta di un ente controllato passo passo. Non voglio ripetere la formidabile argomentazione, che stamani l'onorevole Laconi ha fatto sul controllo da parte del Governo.

Ma, il controllo da parte del Parlamento, che tanto angoscia l'onorevole Loparcli, si esercita anche esso fin dal primo passo. Noi abbiamo per questa Cassa un controllo, se mi si permette, molto più intimo e risolutivo di quello che non sia il controllo generale derivante dall'esame annuale dei bilanci. Tutte le progettazioni della Cassa devono essere infatti presentate al Parlamento. E non mi si dica, come diceva ieri uno degli oratori, che questa è una formalità qualsiasi, perché il Parlamento dopo che ha conosciuta la progettazione cosa se ne farà? Questo dipenderà esclusivamente dal Parlamento. Se al Parlamento si comunica una documentazione di importanza nazionale così essenziale, come la progettazione generale e specifica dei lavori che la Cassa deve adempiere, e questo Parlamento non sente il bisogno, se ha dubbi o obiezioni, di chiamare il responsabile della Cassa, che è un membro del Governo (perché un membro del Governo presiede il comitato dei ministri, che sorveglia non solo la progettazione, ma la gestione della Cassa) e di far sì che le sue obiezioni prevalgano, attraverso la concreta espressione delle critiche e la dimostrata sussistenza delle medesime; è un Parlamento che non funziona. Non è vero pertanto che la legge non prevede i mezzi per i controlli giuridico-parlamentari; non solo ci sono come abbiamo dimostrato i mezzi precisi del controllo preventivo; ma ci sono i mezzi successivi del controllo parlamentare; perché tutti i bilanci della Cassa, come allegato consuntivo, sono portati al Parlamento col conto consuntivo generale dello Stato.

Si contesta l'efficacia del controllo suc- successivo. È evidente però che bisogna collegare il controllo successivo al preventivo, e, sovrattutto, lo dobbiamo collegare a questa circostanza: che, i lavori della Cassa, per ogni singolo atto della gestione, sono coperti dalla responsabilità ministeriale, attraverso la responsabilità del presidente del ristretto comitato dei ministri.

Per ogni atto dell'amministrazione della Cassa quindi ed invito qualunque oppositore a dimostrare per quale amministrazione dello Stato questo sia in miglior modo possibile per ogni atto della gestione della Cassa, è possibile il controllo parlamentare ed è possibile il richiamo alla responsabilità del presidente della Cassa, che è anche Presidente del Consiglio dei ministri.

A questo si aggiunga e con questo rispondo all'onorevole Laconi il controllo di legittimità e contabile; perché il legislatore ha stabilito un controllo contabile, che è tra i più concreti e precisi; controllo che segue la Cassa dal suo sorgere al compimento di qualsiasi sua operazione. La Cassa non può compiere un atto per il quale il consiglio dei revisori non possa esprimere ragionato motivo di opposizione. Le revisioni sono compiute da persone altamente qualificate, e cioè da due membri della Corte dei conti e quattro membri, tra supplenti ed effettivi, del Ministero del tesoro. Non mi dica l'onorevole Laconi che questo controllo così immaginato e così costituito violi la Costituzione, in quanto la Costituzione dispone che la Corte dei conti ha il dovere preciso di controllare tutte le somme spese per conto dello Stato e le dà la facoltà di riferire direttamente al Parlamento. Perché è evidente che questo consiglio di revisori può riferire direttamente al Presidente del Consiglio che ne è responsabile, e nessuno vieta al Consiglio di comunicare al Parlamento e di gridare ai quattro venti che nella Cassa possono esserci degli amministratori che non rispondono né tecnicamente né moralmente ai loro doveri.

Questa organizzazione, a fine giuridico, mi pare che risponda quindi perfettamente allo scopo. Forse molti di noi sono stati sviati dai concetti acquisiti sugli organi e sui rapporti di diritto pubblico.

Ora, è certo che con questo atto di coraggio, il Governo ha creato un nuovo organo che va nella sua composizione molto al di là delle consuete formule, ma io vi dico che, sostanzialmente, chi voglia guardare al di là dell'apparenza ed esaminare la vera sostanza del problema, dovrà riconoscere che in definitiva è stato creato un organo nuovo dello Stato, sia pure con funzioni e con formulazioni diverse da quelle che sono i concetti acquisiti sugli organi dello Stato, ed i loro rapporti.

Ma se c'è campo del diritto che è in continua evoluzione, che è in continuo perfezionamento, è proprio il campo del diritto pubblico, dove continuamente gli istituti vecchi tramontano ed i nuovi sorgono.

20011

Vorrei pregare l'onorevole De Martino, che è così acuto conoscitore di questi problemi, di studiare a fondo questa questione, perché la novità della concezione e il rinnovamento dell'essenza dei rapporti giuridici di ordine ' pubblico che ne derivano e che sono veramente. grandi, rende lo studio interessantissimo se si prescinde da qualsiasi considerazione ideologica o di partito le quali non possono che ottenebrare la ricerca scientifica.

Quindi, io sono del parere che la creazione di questo organo, così come la legge lo ha. voluto, risponde veramente ad una necessità, sia giuridicamente, sia in fatto; e risponde ai fini, secondo le mie. precedenti dichiarazioni, che il Governo si doveva proporre. Ma io sono d'accordo nel ritenere che non è dall'esatta formulazione o dalla perfezione dell'organizzazione giuridica dell'ente che si può valutare se l'ente veramente funzionerà bene e risponderà agli scopi per cui è stato creato, ma si deve guardare all'esecuzione dei compiti affidati all'organo, alla competenza dell'organo ed al modo come funziona. E qui io prego il Governo di tener presente che sorge qualche dubbio e che anch'io avrei delle, perplessità da esprimere che possono derivare da inesatta valutazione dell'insieme delle provvidenze legislative, ma che desidero vengano dissipate. È evidente e la relazione di maggioranza lo dice con precisione e chiarezza che l'ente così costituito intende affrontare il problema meridionale soprattutto dal punto di vista della trasformazione agraria e della riforilia fondiaria. È, insomma, il problema agrario che si vuole risolvere, almeno nei limiti delle possibilità, e attraverso la trasformazione agraria giungere alla riforma sociale.

Ho sentito esprimere qui critiche violenti contro il principio e della trasformazione agraria, e delle grandi bonifiche, e della riforma fondiaria. Parleremo di queste obiezioni quando dovremo discutere la riforma fondiaria. Io per ora dico che non si potrebbe fare nessuna seria riforma nel meridione se non 'si affrontasse veramente con decisione, con sicurezza e con mezzi adeguati il problema agrario. Ha detto l'onorevole Laconi che non è attraverso la bonifica che si può risolvere il problema, perché, se noi volessimo bonificare, avremmo contro i proprietari, i quali guadagnano molto dal terreno incolto, in quanto, speculando sui pastori, hanno un reddito superiore a quello che potrebbero avere attraverso bonifiche incerte;

avremmo contro i pastori, in quanto attraverso la riforma agraria non sostituiremmo i pascoli espropriati per la trasformazione, con altri pascoli. Se questo fosse vero, se questo fosse esatto, sarebbe il nostro maggior titolo di gloria, perché noi affronteremmo l'ostilità dei ricchi sordi e ciechi e dei pastori, che non sono ricchi, che non sono ciechi, ma che non conoscono il beneficio che verrà ad essi dalla trasformazione agraria... (Interruzione del deputato Laconi).

Io vorrei citare all'onorevole Laconi, che vive in Sardegna, un esempio del come, attraverso la bonifica agraria, si possa giungere alla formazione di una formidabile ricchezza. L'ha dato il fascismo, ma l'ideazione fu prefascista. Esistevano nella piana di Oristano 8 mila ettari di terreni ad acquitrinio, i peggiori terreni che possano esistere. Essi sono stati trasformati e bonificati ed in quei terreni oggi vivono 4 mila cittadini, e la maggior parte di essi è composta di coloni emiliani.

LAGONI. Ma non sono stati trasformati dai consorzi. L'esempio non calza affatto!

MASTINO GESUMINO. Onorevole Laconi, il consorzio (Arborea» è il principale consorzio della Sardegna; è di proprietà dell'I. R. I., ma è un consorzio di bonifica, collegato con tutti i consorzi di bonifica della Sardegna, ed il presidente del consorzio agricolo «Arborea» è presidente dell'Associazione nazionale delle bonifiche d'Italia.

' LAGONI. Le bonifiche non le hanno fatte i proprietari assenteisti della zona!

MASTINO GESUMINO. Questa è un'altra delle frasi che si dicono e che ella ripete continuamente anche fuori di quest'aula. Se noi andassimo ad indagare per vedere che cosa sono questi famosi proprietari assenteisti, vedremmo la ragione vera per cui solo 15 mila ettari in Sardegna verranno espropriati.

Ma non è questo il problema della Sardegna, come ella ha ben detto, onorevole Laconi. Lo discuteremo quando ella svolgerà la sua mozione e vedremo attraverso quali forme e lungo quali vie si può giungere veramente alla rinascita sociale ed economica della Sardegna. Io vi dico però che soltanto attraverso le bonifiche si può giungere ad una trasformazione fondiaria e a dare la terra ai contadini, più che con la riforma agraria. Perché è verissimo quello che diceva l'onorevole Miceli: che, finora non è stata attuata la legge che impone al proprietario l'obbligo delle trasformazioni terriere e che, in caso di mancato adempimento di quest'obbligo, porta all'esproprio delle terre. Ma ciò deriva dal fatto che le bonifiche non sono state mai attuate.

20012

E mi sa dire l'onorevole Laconi quale è la bonifica in Sardegna che è stata posta a termine? Nessuna; e allora non si può pretendere e dire che la politica bonificatoria sia fallita. Evidentemente non bisogna dimenticare che tra l'inizio dei lavori e l'attuale stato di cose c'è stata la guerra e il dopoguerra, e lo Stato non poteva sopportare queste spese. Ecco perché attraverso la Cassa pel Mezzogiorno noi potremo veramente compiere quel miracolo di trasformazione fondiaria e di completamento delle bonifiche, che finora è stata una vana speranza ed il sogno di tutta la popolazione della Sardegna.

Ha ragione l'onorevole Laconi quando dice che i proprietari ciechi e sordi si ribelleranno, ma noi li costringeremo a fare la trasformazione fondiaria.

Però, credo che, pur tenendo conto della suprema necessità di provvedere sia alla trasformazione fondiaria e sia alle grandi bonifiche, bisogna pur tener conto di altri fattori e di altre vie attraverso le quali si deve diramare il soccorso dello Stato, perché la terra nel meridione abbia una possibilità di salvezza. Se ai 30 miliardi destinati per la riforma agraria si aggiungono i miliardi destinati alle grandi bonifiche e alle trasformazioni ed irrigazioni fondiarie, noi dobbiamo necessariamente concludere che la massima parte delle somme sono destinate all'agricoltura. E allora è evidente che non si può fare sì che tutta quanta la riforma sociale e morale che questo ente per la rinascita del Mezzogiorno si deve proporre, si esaurisca e si concluda con le trasformazioni fondiarie. Se tutto si desse all'agricoltura, non si saprebbe come andare incontro alla risoluzione di rutti gli altri problemi: fognature, industrie agrarie per l'incremento della produzione agraria, problema delle scuole, ecc. Bisogna quindi giungere ad una divisione delle somme, tale che tenga conto' dei diversi fattori. Il problema della viabilità, per esempio, non è scindibile dal problema della rinascita agraria della Sardegna.

Il problema della viabilità, può bensì essere in parte risolto con le cosiddette strade di bonifica, ma queste comprendono un circuito diremo-così chiuso, mentre la viabilità riguarda la vita stessa delle regioni meridionali. Si sono portate qui lettere di deputati democristiani che promettevano aiuti di ministri per determinate opere pubbliche. Io confesso che mi sono disperatamente battuto per ottenere che fosse inclusa nel bilancio dei lavori pubblici

la costruzione di una strada che da Dolianova conduca al Gerrei in provincia di Cagliari: strada che non solo è utile per il traffico di merci e persone, ma che bonifica agrariamente tutta una fecondissima campagna, alla quale adesso non si può accedere perché per 30 chilometri non esistono strade neanche carrarecce; e questo è un particolare che illumina e dipinge una situazione.

Non possiamo noi trascurare il problema della viabilità che è vivo, che è tremendamente vivo nella terra desolata di Sardegna, dove per decine e decine di chilometri non si trova una casa, non si trova un uomo; non è possibile dimenticare la gravità estrema di questo problema.

Così non è possibile dimenticare o trascurare la gravità eccezionale del problema che riguarda la industrializzazione agraria: la industrializzazione applicata ai prodotti della agricoltura. Io so che contro l'industrializzazione del Mezzogiorno ostilità esistono, palesi e nascoste; ma io penso che il Governo democristiano non abbia dubbi a riguardo: non ci sono forze palesi e tanto meno forze occulte che possano ostacolare la nostra marcia. Noi dobbiamo ottenere che un adeguato stanziamento sia dato a questa industria speciale del Mezzogiorno: esso varrà veramènte a dare nuova speranza e nuova vita a coloro che' della terra vivono a coloro che traggono dalla produzione della terra quei frutti che costituiscono in massima parte il nostro commercio estero.

Io penso che se il problema sarà considerato nel suo complesso, e se si terrà conto di tutti questi diversi fattori, industriali, economici, agrari, la Cassa per il Mezzogiorno, attraverso le erogazioni di queste sommà, anche se non completamente adeguate, porte veramente dare un apporto decisivo alla trasformazione economica e sociale delle terre meridionali.

Mi si dice che è impossibile pensare ad un'ente cui una legge destina erogazioni in bilancio per 10 anni, per un tempo, anzi, che si potrebbe dire indeterminato. Si dice: come si fa a emanare una legge la quale ordini ai legislatori futuri: voi spenderete 100 miliardi per 10 anni successivi; fare una legge che si proietti così nel futuro? Ma, amici miei,' tutte le leggi si proiettano sul futuro, toltene quelle pochissime leggi che sono puntualizzate dalla contingenza del fenomeno immediato. Tutte le altre leggi sono proiettate nel futuro; anzi l'illusione di tutti i legislatori è quella di legiferare per il futuro più lontano: qualche volta si illudono anche di legiferare per l'eternità. Ad ogni modo questa nostra legge rientra nella normalità delle leggi.

20013

Essa sarà modificata secondo l'esperienza ci insegnerà; è anzi nostro dovere dichiarare che sarà modificata, ampliata, migliorata, resa veramente adeguata ai bisogni, dal futuro legislatore. Noi sappiamo perfettamente che con questa legge non risolviamo il secolare problema della tremenda miseria del meridione d'Italia.

Noi questo problema l'abbiamo sempre tenuto presente anche se non ci fu possibile risolverlo radicalmente, e sempre anche dopo questa legge esso sarà presente al nostro cuore perché sappiamo che la storia d'Italia non si conclude in quest'ora di tristezze e di incertezze, e sappiamo che non c'è pietra tombale, né nostra né altrui, che possa seppellire la nostra patria immortale.

Noi con questa legge abbiamo compiuto un atto di volontà, un atto di fecle e di amore. I nostri figli completeranno l'edificio di cui abbiamo posto la prima pietra. L'Italia percorrerà la via che noi oggi iniziamo, verso la resurrezione e la rinascita, sotto la luce perenne della sua eterna civiltà cristiana. (Vivi applausi al centro e a destra — Moltissime congratulazioni).

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del 'Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, approvato da quel consesso:

«Autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio per l'esercizio finanziario 1950-51».

Sarà stampato, distribuito e trasmesso alla Commissione competente, che invito a riferire, anche oralmente, nella seduta di martedì 27.

Se non vi sono osservazioni, così rimarrà stabilito.

(Così rimane stabilito).

Si riprende la discussione dei disegni di legge sulla Cassa per il Mezzogiorno e sulla esecuzione di opere straordinarie nell'Italia centro-settentrionale.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cavallari. Ne ha facoltà.

CAVALLARI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, un deputato del gruppo della maggioranza governativa, aggiungendo la sua alle parole, non numerose per la verità, che sono state pronunziate in difesa dei due disegni di legge governativi, è uscito con questa affermazione: l'opposizione critica il progetto governativo perché così fa sempre:

è una sua abitudine, è una posizione politica aprioristica la quale si rifiuta di considerare i veri meriti di ogni disegno di legge che il Governo presenta all'esame del Parlamento.

A parte la considerazione che simile affermazione non brilla per freschezza ma è piuttosto stantia, direi quasi antiquata, io ritengo che il collega che ha pronunziato questo giudizio (e con le mie parole non voglio minimamente offenderlo) abbia dato prova di sordità politica.

Io credo infatti che non vi sia chi non abbia avuto modo di constatare il senso di profonda delusione che si è instaurato tra la popolazione italiana allorché venne a conoscenza del contenuto di questi due disegni di legge.

Vi era e vi è purtroppo ancora nel paese un senso di profondo disagio e di viva preoccupazione per la situazione economica (industrie che si chiudono, campagne che ancora non riprendono quel ritmo produttivo che sarebbe pur necessario e possibile venisse ripreso, disoccupazione che, anziché avviarsi alla sua graduale diminuzione, rimane allo stadio di prima oppure accenna ad aumentare) e si sentiva e si sente il bisogno di un intervento da parte di coloro i quali devono provvedere (in questo caso da parte del Governo) a riportare l'economia italiana sulla strada della ripresa. A un certo punto tuttavia sembrò, a una parte dell'opinione pubblica italiana, che dalle parole pronunziate da elementi responsabili del Governo si potesse finalmente individuare un simile proponimento. E quando noi, in sede di discussione dei bilanci, oppure in sede di discussione di qualche altro disegno di legge che doveva arrecare miglioramenti alla situazione economica del paese, dichiaravamo che ritenevamo inadeguati quei provvedimenti, sempre ci sentivamo ripetere da parte governativa e da parte del gruppo parlamentare di maggioranza: «si tratta di provvedimenti provvisori perché tra breve verranno proposti all'esame del Parlamento provvedimenti di vasta mole, i quali serviranno indubbiamente a migliorare la situazione economica italiana».

Con queste promesse della maggioranza e del Governo, si era instaurato uno stato di attesa, analogo quasi a quello che assale il lettore allorché alla fine di una puntata del romanzo trova scritto: «Domani più grandi e mirabolanti imprese».

Ebbene, la più grande e mirabolante impresa è sortita da parte del Governo con i disegni di legge 1170 e 1171 e ha provocato, dicevo prima, quel senso di delusione che io mi sforzerò di interpretare e di rappresentare davanti alla Camera.

20014

Mi occuperò, dico subito, del disegno di legge 1171 che riguarda l'Italia centrale e settentrionale. Per queste regioni sono stati stanziali 20 miliardi per 10 anni. Il disegno di legge evidentemente ha una notevole importanza, se non altro perché traccia la via ed il programma per i prossimi anni di attività governativa.

CAMPILLI, Ministro senza portafoglio. Con esso non si intende affatto vincolare le direttive del Governo per 10 anni. Si tratta semplicemente di un episodio.

CAVALLARI. Siamo d'accordo: anche se lo volesse non lo potrebbe.

CAMPILLI, Ministro senza portafoglio. Ed allora perché affermarlo?

CAVALLARI. Comunque vi è una speranza, vi è un indirizzo che si concreta in questo disegno di legge e che vuole tracciare la strada dell'attività governativa per 10 anni: altrimenti non mi spiegherei la ragione dello stanziamento distribuito lungo un decennio.

CAMPILLI, Ministro senza portafoglio. È «un» campo di attività, non «il» campo di attività.

CAVALLARI. Un campo di attività, esatto: voglio accettare la sua impostazione.

La prima domanda che si pone chi legge questo disegno di legge è questa: a che scopo è stato emanato il provvedimento? Leggendo la relazione di maggioranza si rimane notevolmente perplessi, perché non vi è risposta in proposito. La relazione accenna qualche volta timidamente all'intento di elevare le zone depresse dell'Italia settentrionale, ma poi intervengono altri colleghi della maggioranza a dire: «Non si tratta tanto di elevare il tono delle zone depresse per portarle al livello delle altre zone dell'Italia settentrionale: l'intento della legge è quello di migliorare in un certo senso (senso però che non si capisce bene quale sia) le condizioni di queste zone».

LUCIFREDI. Veramente, onorevole Cavallari, elevare non vuol dire portare allo stesso livello: è un'altra cosa.

CAVALLARI. Dipende dal grado di elevazione, onorevole Lucifredi.

LUCIFREDI. Appunto, ma comunque le espressioni non hanno lo stesso significato.

CAVALLARI. Ad ogni modo io, che parlo per una regione dell'Italia settentrionale e precisamente per l'Emilia, devo constatare che l'avere ammesso in questo disegno di legge che anche nell'Emilia

vi siano delle zone depresse è già un fatto di cui bisogna prendere atto perché in passato ci si è sentiti dire da parte di vari settori e di vari organismi, allorché noi rappresentanti di quelle popolazioni ci recavamo negli uffici dei ministeri per far presenti certe determinate nostre necessità: «ma voi dell'Emilia non avete bisogno di aiuti particolari da parte del Governo, perché siete una zona ricca». Il disegno di legge, al contrario, riconosce che anche in questa nostra regione vi sono delle zone depresse.

Io ritengo, onorevoli colleghi, che al fondo di questo disegno di legge vi sia una questione politica profonda e non soltanto una questione di carattere economico o finanziario. Allorché l'onorevole Gesumino Mastino, nel suo discorso di poc'anzi, si stupiva e lamentava perché l'opposizione tende a ritornare, in occasione di ogni disegno di legge, sempre ai motivi inerenti alla politica generale del Governo, egli esprimeva sentimenti che non erano sinceri. È chiaro, infatti, che allorché si discute un disegno di legge di questa natura non lo si può che considerare inquadrato in tutta l'attività governativa.

Solo in questo modo infatti noi possiamo esaminare se esso possa raggiungere i fini che il Governo dichiara di essersi prefissi, o no.

Riferendomi alla mia regione, vi dico, onorevoli colleghi, che, quali che possano essere i pregi o di difetti dì questo disegno di legge, quale che possa essere la somma che in esso viene stanziata, dubito fortemente che voi riuscirete ad elevare le nostre zone depresse. Fino a quando, infatti, nella nostra regione (e non è argomento di carattere polemico, ma strettamente pertinente all'oggetto che stiamo trattando), i lavoratori che si oppongono attraverso quelle lotte sindacali che sono consentite dalla Costituzione repubblicana ai licenziamenti e alla chiusura delle industrie emiliane, troveranno contro di loro schierate le forze del Governo; fino a quando nella nostra regione si combatterà da parte del Governo la Confederazione generale italiana del lavoro, che riunisce la grandissima maggioranza dei lavoratori emiliani; fino a quando nella nostra regione si darà ai prefetti, da parte del ministro dell'interno, l'incarico precipuo di cercare in tutti i modi, nessuno escluso, di combattere e abbattere le amministrazioni democraticamente elette e rette dai partiti socialista e comunista; fino a quando il Governo manterrà insomma un atteggiamento ostile alla maggioranza della popolazione emiliana, io credo che nessun provvedimento della specie di quello di cui oggi stiamo discutendo riuscirà ad arrecare alcun serio miglioramento alle nostre zone e alle nostre popolazioni.

20015

Si parla, in questo disegno di legge n. 1171, di zone depresse. E allora, come giustamente ha fatto presente l'onorevole Matteucci, relatore di minoranza, si pone subito un problema che è diverso da quello che si pone a proposito del disegno di legge n. 1170 riguardante il Mezzogiorno: il problema, cioè, idi individuare quali possono essere quelle zone depresse.

Ci si vuole riferire alle zone in cui vi è quel fenomeno del bracciantato, che tutti noi lamentiamo e che è sinonimo di miseria? Ci si vuole riferire a quelle zone con terreno anomalo, salso o torboso, che appunto per tali qualità non è in grado di dare prodotti agricoli buoni e quindi di fornire un mezzo di sostentamento a quelle popolazioni? Ci si vuole riferire, infine, a quelle zone le quali sono state particolarmente colpite dalla guerra, riguardanti in ispecial modo la montagna dell'Emilia e della Romagna e certe altre località della pianura emiliana? Quali sono, in sostanza, queste aree depresse delle quali parla il disegno di legge e alle quali si indirizzano i venti miliardi annui? Non vi è una parola, nel disegno di legge stesso, la quale possa illustrare a quale criterio si atterrà il Gomitato dei ministri nello scegliere queste zone.

Il relatore di maggioranza ha dato alcuni criteri, ma criteri che sono suoi personali, direi, i quali non sono affatto vincolanti nei riguardi del Governo.

Quale è in sostanza l'impressione che si può trarre da questo disegno di legge? Che in sostanza si tratta di una autorizzazione delle solite spese per l'esecuzione di alcuni lavori pubblici. Ma nulla di carattere eccezionale vi è, a nostro parere, che autorizzi a ritenere questo disegno di legge come quella pietra miliare nel progresso delle zone depresse dell'Italia centro-settentrionale che invece il Governo e la maggioranza parlamentare avevano preannunciato al popolo italiano alcuni mesi or sono.

È, in sostanza, un pezzo del piano della Confederazione generale italiana del lavoro.

Io so benissimo che la maggioranza parlamentare, il Governo, non vorranno ammettere che questo loro provvedimento sia una conseguenza della campagna di propaganda e della lotta che è stata sostenuta nel nostre paese dai lavoratori per la realizzazione del piano del lavoro, però le cose stanno proprio in questo modo.

Mentre tuttavia i nostri colleghi della Confederazione del lavoro proponevano un programma di lavori pubblici, affermavano anche una verità la quale non è stata smentita da nessuno: che l'intervento dello Stato, se voleva veramente mirare ad un miglioramento della situazione economica e non invece limitarsi a quelle autorizzazioni di spesa, che poi si perdono in mille rivoli e non riescono ad arrecare vantaggi degni di rilievo, doveva essere un intervento massiccio; doveva cioè riuscire, anche a costo di gravi sacrifici, anche a costo di determinate manovre monetarie, a mettere in attività il maggior numero possibile di braccia che erano inattive, il maggior numero possibile di macchine che erano inattive, così da imprimere al ciclo produttivo quell'impulso il quale solo sarebbe stato in grado di poter mettere la economia italiana sulla medesima decisa riprèsa.

Ed il piano della Confederazione del lavoro, mentre avanzava la necessità di un programma di lavori pubblici unito però alla necessità del massiccio intervento eia parte dello Stato, diceva anche che non è possibile pensare ad una rinascita della nostra economia senza pervenire a stroncare l'attività di quei monopoli i quali soffocano il clima m cui si trovano ad agire tutti gli operatori economici italiani.

In sostanza, quale che sia l'entità dei lavori pubblici che potranno essere realizzati sotto l'impulso del Governo, noi'in Italia non riusciremo mai a risanare veramente la nostra economia, a dare la possibilità alle nostre piccole e medie imprese agricole ed industriali di riprendere il loro lavoro e di uscire da quel clima di soffocamento in cui, si voglia o no, attualmente esse si trovano, se non diamo un colpo fatale a quei gruppi monopolistici i quali sono i maggiori nemici della piccola e della media industria italiana, e dell'economia italiana in generale. Questo, m sostanza, detto brevemente e nelle sue grandissime linee, era il programma della Confederazione generale del lavoro. Voi, invece, ne avete preso un pezzo, e sperate, prendendone un pezzo, di riuscire a conseguire qualche risultato. Ma fino dalla conferenza nazionale alla quale hanno partecipato anche rappresentanti del Governo, la Confederazione generale del lavoro ha messo ben fermo questo punto: badate, che il piano o lo si realizza integralmente, e allora si risana l'economia del paese;, che, se invece se ne vuol prendere solo una parte tralasciando tutte le altre, gli sforzi che si faranno non potranno portare ad alcun sensibile miglioramento.

Ma un'altra domanda, onorevoli colleghi, sorge a proposito di questo disegno di legge. Se effettivamente esso si concreta, come io sono fermamente convinto, unicamente in una autorizzazione di spesa

20016

per determinati lavori pubblici, perché si è sentito il bisogno di fare oggetto questo proposito governativo di un disegno di legge speciale?

Perché, in sostanza, si va a dire alle popolazioni dell'Italia centro-settentrionale: guardate che, come si istituisce una legge speciale per il Mezzogiorno, si istituisce nel contempo anche una legge speciale per il centro-settentrione, e non si dice invece a queste popolazioni molto più semplicemente e più obiettivamente che il disegno di legge n. 1171 è, né più né meno, uno dei tanti disegni di legge di autorizzazione di spesa per lavori pubblici che devono essere compiuti?

Io comprendo, onorevoli colleghi, che della legge per il Mezzogiorno si sia sentito il bisogno di fare una legge a parte, ma non comprendo questa necessità per quanto riguarda la legge per l'Italia centro-settentrionale.

E, badate, vi sono differenze profonde tra la legge n. 1170 e la legge n. 1171, di cui alcune, per esempio, sono le seguenti. Nella legge per l'Italia centro-settentrionale non è previsto un organismo speciale quale è previsto nella legge per l'Italia meridionale. Io, in questo momento, non voglio impancarmi a discutere, perché assai bene lo hanno fatto i colleghi dell'Italia meridionale del mio gruppo; non voglio impancarmi a dire se sia bene o male la creazione di quell'organismo speciale che va sotto il nome di «Cassa per il Mezzogiorno». Voglio notare — ragionando della legge n. 1171 — che in essa non vi è nulla di simile. Voglio, tuttavia, a questo proposito, dire una mia opinione: non mi sembra che sia convincente l'assunto del l'onorevole Mastino e di altri suoi colleghi e dello stesso Governo, i quali hanno giustificato la creazione della «Cassa per il Mezzogiorno» dicendo che la creazione di un organismo al di fuori della normale burocrazia era richiesta per la necessità di adempiere agli stanziamenti dei fondi nel modo più celere possibile.

Guardate, io non sono mai stato un grande difensore della burocrazia italiana; però, credo sia opportuno che si dica una parola chiara su questo problema finalmente; e soprattutto credo sia opportuno che da. parte di alcuni colleghi della maggioranza governativa si smetta di scaricare sulla burocrazia colpe che invece la burocrazia non ha. Io sono perfettamente convinto che non in tutti i casi, ma in moltissimi, e direi quasi nella maggioranza dei casi, in cui si riscontra un ritardo da parte degli organi burocratici nell'approvazione

di determinati progetti di lavoro o nella registrazione di determinate leggi, la colpa molto spesso non è della burocrazia; ed io non sono alieno dal ritenere che spesse volte gli organismi statali ed in parti- colar modo il Ministero del tesoro siano essi a chiedere questa lentezza, perché non riescono a far fronte alle necessità del nostro paese.

Molte volte viene proprio dai ministri impartito l'ordine di far dormire le pratiche negli archivi o sui tavoli, affinché non possano arrivare ai ministeri, i quali non sono spesso in grado di sopperire alle spese che le pratiche stesse comportano.

L'altro argomento dell'onorevole Mastino, portato in difesa di questo organismo speciale della Cassa, non è nemmeno assai convincente.

Egli dice: noi oggi in Italia ci troviamo di fronte ad una burocrazia la quale ha dei compiti molto più rilevanti di quelli di prima, una burocrazia alla quale per leggi moderne, per sistemi di politica moderni, sono devoluti incarichi e compiti che non aveva, nemmeno" lontanamente, nel passato, e quindi possiamo comprendere che, con tutto questo lavoro che impegna la burocrazia italiana, essa potrebbe trovarsi in difficoltà qualora dovesse dedicarsi anche alle procedure derivanti dal disegno di legge 1170.

Ma io domando: come riuscite voi, colleghi della maggioranza, a conciliare questo assunto, il quale, in sostanza, poi si riduce a questo assai più semplice, che oggi la burocrazia non è in grado di potere con quella celerità che è direi doverosa in uno Stato che vuole funzionare, adempiere i suoi compiti, con l'affermazione che tante volte abbiamo sentito fare dai banchi del Governo, in occasione della discussione dell'adeguamento del trattamento economico degli statali e secondo la quale la burocrazia sarebb'é troppo numerosa, per cui occorreva prima cercare di ridurre gli organici della pubblica amministrazione e poi arrivare ad un miglioramento del suo stato economico?

Quando si tratta di aumentare gli stipendi, gli impiegati sono troppi; quando si tratta di creare organismi particolari, allora la burocrazia si dimostra esigua e non può, col numero degli attuali dipendenti, adempiere a queste funzioni.

JERVOLINO ANGELO RAFFAELE, Relatore per la maggioranza. Questa è una sua affermazione; che la burocrazia sia esigua non lo ha detto il Governo, né la maggioranza.

20017

CAVALLARI. Ho avuto occasione di occuparmi dell'argomento in sede di discussione sugli aumenti agli statali: questo è stato il cavallo di battaglia dei ministri Petrilli e Pella. Hanno detto che gli impiegati sono troppi.

JERVOLINO ANGELO RAFFAELE, Relatore per la maggioranza. La cosa è ben diversa. Che la burocrazia sia esigua lo dice lei.

CAVALLARI. L'onorevole Mastino lo ha detto quando ha affermato che non può sobbarcarsi a nuovi compiti.

JERVOLINO ANGELO RAFFAELE. Relatore per la maggioranza. Non voglio giustificare ciò che ha detto l'onorevole Mastino, ma è cosa diversa da ciò che afferma lei. Questo per la precisione storica.

CAVALLARI. La prima differenza dunque fra il disegno di legge 1171 ed il 1170 è che nel 1171 non si prevede la istituzione di un organismo speciale.

Seconda differenza: mentre nel disegno di legge riguardante il Mezzogiorno si parla di «piani organici di lavori pubblici», nel testo del disegno di legge per l'Italia centrale e settentrionale si parla semplicemente di «lavori pubblici», cosicché noi siamo autorizzati a confermarci nella nostra convinzione che il disegno di legge per l'Italia centro- settentrionale sia, né più né meno, che uno stanziamento per lavori, i quali verranno compiuti seguendo la solita procedura seguita fino a questo momento da parte del Governo e da partè degli organismi periferici e degli organi tecnici del Governo stesso.

LUCIFREDI. C'è una destinazione specifica, che non c'è mai stata fino ad oggi.

CAVALLARI. La destinazione specifica è quella che è. Credo che nell'esercizio 19491950, come nell'esercizio 1948-49, il Governo abbia fatto lavori pubblici anche nelle zone depresse. Non so cosa sia cambiato..

Né mi pare possa commuoverci molto l'unica novità introdotta per il centro-nord e costituita dal famoso comitato di ministri, il quale è davvero in una posizione, non vorrei dire ridicola, ma curiosa. Il comitato non deve fare altro se non indicare le zone depresse. Ed io mi immagino facilmente la situazione di questi ministri, uomini che saranno dotati della migliore buona volontà, ai quali si porrà questa domada: diteci quali sono le zone depresse dell'Italia settentrionale. E ciò senza che la legge dia nessuna traccia e nessun indirizzo.

Ed allora cosa faranno questi ministri? Andranno, forse, in giro per l'Italia settentrionale sulle loro macchine, per cercare con il lanternino queste zone depresse? Non lo credo. Essi si serviranno degli organismi normali: provveditorato per le opere pubbliche ed ispettorato compartimentale dell'agricoltura.

Mi sapete dire a che cosa serve allora questo comitato di ministri?

Servirà da passa-carta fra i Ministeri dell'agricoltura e delle foreste e dei lavori pubblici ed i loro organi periferici: provveditorati alle opere pubbliche ed ispettorati compartimentali e. provinciali dell'agricoltura.

Questo è l'incarico buffo scusate il termine che si dà a quegli uomini di buona volontà, di cui è composto il comitato.

DE GASPERI, Presidente del Consiglio dei ministri. In materia vi è sempre stata la difficoltà di coordinare i lavori di bonifica con i lavori per opere pubbliche e con gli altri cui presiedono diversi ministeri. Creare un comitato che abbia il compito di concentrare questi lavori, con integrazione vicendevole fra i ministri, è cosa utile. Perché siete contrari a questo? L'efficienza di cui sempre tanto parlate, speriamo di ottenerla anche in questo caso. Comunque, si tratta di un esperimento nuovo che voi dovreste favorire,

CAVALLARI. Io apprezzo questa dichiarazione dell'onorevole Presidente del Consiglio; voglio, però, fare presente che nel disegno di legge non si parla di coordinazione delle competenze dei Ministeri dell'agricoltura e dei lavori pubblici, ma si mette in evidenza particolare che il comitato dei ministri è quello che deve indicare quali siano le zone depresse.

D'altra parte, convengo che questo coordinamento sia opportuno; ma che non debba necessariamente èssere espletato da questo comitato dei ministri scaturisce dalla considerazione che fìn'oggi, se dei conflitti di competenza fra il Ministero dell'agricoltura e delle foreste, da una parte, ed il Ministero dei lavori pubblici dall'altra, vi (sono stati, evidentemente è intervenuto il Governo nella persona del ministro del bilancio, il quale ha proprio la funzione, se non erro, di dirigere la politica economica; vi sono organi e persone che, appunto, per loro definizione, hanno il compito di derimere i conflitti di competenza che potessero sorgere fra un ministero e l'altro.

Terza differenza che vi è fra il disegno' di legge relativo al centro-nord e quello relativo all'Italia meridionale, è questa: per l'Italia meridionale si parla di un programma di lavori pubblici, il quale verrà' presentato al Parlamento e oggi abbiamo già sentito che

20018

verrà anche discusso dal Parlamento ma di una tale discussione nessuna traccia noi troviamo nel disegno di legge relativo all'Italia centro-settentrionale. Noi abbiamo la sicurezza, fin d'ora, che i lavori che verranno compiuti con questi 20 miliardi annui per 10 anni, non verranno nemmeno notificati al Parlamento e tanto meno il Parlamento potrà, discuterli    ....

DE GASPERI, Presidente del Consiglio dei ministri. Ma, evidentemente, saranno compresi negli stanziamenti dei singoli ministeri.

CAVALLARI. È evidente, ed è per questo che io dico che non vi era nessuna ragione di emanare una legge speciale per questi 20 miliardi, dal momento che non vi è un nuovo organismo, né un piano organico di lavori pubblici, né la possibilità da parte del Parlamento di alcuna discussione sui vari lavori.

Allora, onorevoli colleghi, se si condividono queste affermazioni, che mi sembrano del resto molto chiare, non si può che pervenire aduna conclusione: alla base del disegno di legge vi è un fine di carattere politico, anzi, addirittura un fine di carattere propagandistico, se preferiamo chiamare le cose con il loro vero nome.

Prendiamo allora la legge così com'è e vediamo il significato di questa somma di 20 miliardi che troviamo più volte ripetuta nella legge stessa. Sono pochi 20 miliardi? Sono troppi? Sono sufficienti'?

DE GASPERI, Presidente del Consiglio dei ministri. Sono sempre pochi!

CAVALLARI. Sono pochi, ma noi dobbiamo pur dire se sono molto pochi o soltanto pochi; è un concetto di relatività, si tratta di un giudizio sull'entità di questa cifra. E allora, prendiamo ad esempio una categoria di opere che dovrebbero essere eseguite con questi 20 miliardi: le bonifiche. Vi dico subito che prendo la voce bonifiche perché essa ha grandissima importanza per la mia regione. Non posso fare a meno di far notare ai colleghi di altre regioni che le bonifiche hanno comprensori in Emilia che occupano il 60 per cento del territorio di tutta la regione, e si arriva anche fino a punte del 98 per cento di tutto il territorio, come si verifica, ad esempio, in provincia di Ferrara.

Le voci che sono pervenute agli organi tecnici, e che sono state a noi riferite, indicano che, dei 20 miliardi di cui si parla in questa legge, già si sia pervenuti ad una specie di divisione fra i ministeri. I 20 miliardi sarebbero stati così divisi: 8 miliardi per i lavori pubblici, 12 miliardi per l'agricoltura. I 12 miliardi dell'agricoltura, sempre secondo queste famose voci, dovrebbero essere divisi in questo modo: 5 miliardi per i bacini montani dell'Italia centro-settentrionale e 7 miliardi per le bonifiche, e la trasformazione fondiaria.

Mi consta che un altro collega abbia fatta presente l'inadeguatezza di questo stanziamento prendendo in esame le necessità del Veneto, che sarebbero già superiori allo stanziamento previsto per le bonifiche di tutta l'Italia centro-settentrionale. Io voglio dare, molto brevemente del resto, una scorsa a quelli che sono i problemi principali della bonifica in Emilia e vedere quale è il rapporto fra gli stanziamenti dell'Italia centro- settentrionale e quelli principali ed essenziali di questa regione.

Noi abbiamo l'esigenza di completare od effettuare i seguenti lavori: il gruppo irriguo di Boretto, il quale dovrebbe aumentare la derivazione dell'acqua dal Po e potrebbe irrigare 140.156 ettari di terreno; la bonifica di Burana, la quale interessa 3 province: Modena, Mantova e Ferrara, e che è in corso di attuazione; gli impianti del Sabbioncello per l'irrigazione di 47 mila ettari di terreno: il gruppo irriguo delle Pilastresi, il quale necessita della ultimazione dei lavori che interessano l'irrigazione di 126.764 ettari; infine, il gruppo irriguo di Berrà, il quale deve riuscire a completare l'irrigazione dei comprensori della grande bonifica ferrarese e della bonifica di Mesola, con un immediato incremento produttivo.

Queste opere hanno in comune una caratteristica: che, ove potessero essere realizzate, immetterebbero subito a cultura ottima e ferace delle vastissime zone e quindi i soldi, parlando in gergo popolare, impiegati nella realizzazione di questi lavori troverebbero una remunerazione pronta ed abbondante.

Ma, oltre a queste esigenze dell'irrigazione dell'Emilia abbiamo il grosso problema della bonifica delle valli di Gomacchio, bonifica intorno alla quale non può esistere alcun dubbio che sia necessaria e indispensabile, non solo alla 'prosperità della provincia m cui Comacchio è sita, ma anche al benessere dell'intera regione emiliana. Si tratta infatti di bonificare 33 mila ettari di terreno, con la sicurezza matematica che questi 3-3 mila ettari, una volta bonificati,

20019

daranno dei prodotti abbondantissimi di primo ordine, così come prodotti abbondantissimi di primo ordine sono stati ricavati dalle zone limitrofe a quella bonificanda e già bonificate nel passato.

In uno studio fatto dall'ispettorato provinciale dell'agricoltura, organismo tecnico governativo, si è affermato che, a seguito della bonifica di questi 33 mila ettari, si raccoglieranno ogni anno 100 mila quintali di grano e cereali minori; 172.500 quintali di granturco; 200 mila quintali di riso; 750 mila quintali, di bietole e altri prodotti di importanza minore.

Si raccoglierà, in sostanza un prodotto del valore di 5 miliardi attuali per ogni anno cosicché in questa zona dove imperversa la miseria più atroce, con queste bonifiche e con i lavori agricoli successivi, si potrebbe clare occupazione continua a più di 20 mila unità e arrivare ad eliminare la disoccupazione che esiste in quella zona portando nel contempo un serio colpo alla disoccupazione di tutta la provincia.

Occorre dire a questo proposito che il Governo ha espresso l'intento di arrivare alla bonificazione di 2800 ettari che sono rappresentati dalle tre valli adiacenti alla città di Comacchio.

Io, prendendo la parola per trattare i problemi emiliani, non posso non far presente ai colleghi che il proposito del Governo al riguardo noi lo condividiamo; però, fin d'ora intendiamo avvertire che, ove questi 2800 ettari inizialmente bonificati non venissero seguiti dalla bonifica di tutto il restante comprensorio dei 33 mila ettari, si farebbe un lavoro pregiudizievole per gli interessi economici di quella zona. Bisogna che noi si abbia la certezza che la bonifica venga fatta in modo completo, e io ritengo che oggi, anche a seguito di questa legge, ci sia la possibilità di emanare una legge speciale che impegni le spese necessarie per tare tutta la bonifica delle valli di Comacchio.

Vi sono infine altri problemi: l'Idice ed il Lamone sono due fiumi che attualmente non hanno foci, perché l'Idice può sfociare nel Reno soltanto quando questo è in magra; ed il Lamone, che attualmente viene immesso in una cassa di colmata, deve essere portato al mare per poter liberare 2 mila, ettari di terreno fertilissimo, il quale viene mantenuto incolto perché è sotto il vincolo della- colmata.

Ma, oltre a questi problemi, altri urgentissimi ve ne sono; bisogna impedire che estensioni di terreno importantissime che dànno dei prodotti magnifici e copiosissimi vengano invece ridotte a loro volta,

per la mancata esecuzione di opere indispensabili, a zone depresse in cui potrebbero ritornare la malaria e la miseria. Intendo cori questo riferirmi alle rotte dei fiumi che sono avvenute nei mesi precedenti nella Romagna e nell'Emilia, rotte di fiumi di cui un esempio è quella del fiume Reno in provincia di Ferrara che ha provocato la invasione di 6.000 ettari di terreno, i quali davano i prodotti migliori quasi che vi fossero nella pianura padana. Ebbene, questi 6.000 ettari di terreno a seguito della rottura degli argini del fiume sono stati completamente invasi dalle acque. La sabbia ha sepolto tutte le opere fatte ih lunghi anni di lavoro.

Noi dobbiamo cercare di evitare, con stanziamenti appropriati, con opere tempestive ed opportune, che le zone che oggi non sono depresse divengano depresse.

JERVOLINO ANGELO RAFFAELE, Relatore per la maggioranza. Onorevole Cavallari, se permette la interrompo non a scopo polemico. Tenga presente l'articolo 28 del testo del disegno generale della riforma fondiaria: c'è solo un prelievo di 7 miliardi; per la integrazione provvede il ministero competente con altri fondi. Quindi, non si faranno riforma e bonifica solamente con i 7 miliardi. I 7 miliardi vengono prelevati dai 20, ai quali 20 miliardi se ne aggiungeranno tanti quanti saranno sufficienti con i fondi ordinari del ministero.

CAVALLARI. Onorevole Jervolino, io prendo atto di questa " sua dichiarazione, però devo nel contempo dirle che le discussioni alla Camera come in qualsiasi altro ambiente si devono svolgere in base a dati di fatto a conoscenza di coloro che partecipano alla discussione. È evidente, onorevole Jervolino, che in base al testo della legge che noi attualmente stiamo discutendo si possono benissimo legittimare le osservazioni che stavo facendo in questo momento. Se poi vi sono altri propositi da parte del Governo e vengano manifestati in sede di discussione dei provvedimenti cui lei accenna, noi potremo esporre allora la nostre impressioni.

Non posso terminare queste mie parole riguardo ai problemi che stanno a cuore alla regione emiliana senza parlare del problema della montagna che nel contempo interessa anche le popolazioni della pianura. Vi sono dei fenomeni che non possono non impressionare profondamente coloro i quali, anche solo superficialmente, affrontino questo problema. Basta pensare allo spopolamento della nostra montagna che è il fenomeno che più di ogni altro mette chiaramente in luce lo stato di abbandono in cui si trova questa zona d'Italia.

20020

Solo riguardo allo spopolamento si è notato che dall'ultima guerra vi è stato un abbandono di quelle zone da parte del 20 e più per cento della popolazione. E dal 1921 a oggi in alcune zone della montagna'  emiliana e romagnola vi è stato uno spopolamento del 50 per cento. Il motivo, come ognuno sa, di questa emigrazione dalle zone della montagna emiliano-romagnola è la decadenza della produttività delle aziende e delle coltivazioni, dovuta al dissesto idrogeologico di quelle zone, il quale poi, oltre che avere come effetto l'abbandono di quei territori da parte delle popolazioni,

le quali si riversano nella pianura e vanno ad aumentare il numero dei disoccupati, ha anche l'effetto di provocare quelle famose rovine di cui parlavo testé, tipo rotte del fiume Reno ed altre avvenute nella pianura. Infatti oggi basta un solo giorno di pioggia per fare in modo che i fiumi della pianura siano in piena! Strade e acquedotti dovrebbero essere fatti in montagna in misura ingentissima: essi rappresentano veramente una necessità imprescindibile per tutti coloro che vogliono seriamente affrontare questo problema.

Basta pensare che la vallata del Savena (che ha 11 mila ettari di terreno), la vallata del Borelio (con 12 mila ettari di terreno) e la vallata del Sintria (che ha 10 mila ettari di terreno), le quali per non citarne altre sommano a più di 30 mila ettari, non hanno colture perché i lavoratori non possono recarsi in queste vallate per mancanza di strade. Non parliamo, poi, degli acquedotti necessari agli uomini ed al bestiame. Credo che queste notizie possano darvi un'idea delle opere necessarie per la montagna emiliano- romagnola.

Tutti questi problemi sono stati dibattuti nella regione. Il 3 giugno di quest'anno a Bologna ha avuto luogo un convegno regionale sotto gli auspici della camera di commercio e dell'Associazione regionale delle bonifiche e sono stati prospettati questi punti di vista.

Un'altra riunione si è svolta nel capoluogo della regione emiliana e ad essa ha partecipato il sottosegretario Colombo. Debbo aggiungere che le parole di questo rappresentante del Governo non hanno tranquillizzato non dico noi dell'opposizione, che a detta della maggioranza abbiamo il compito di non appagarci mai delle assicurazioni del Governo, ma non' hanno tranquilllizzato nemmeno i tecnici che erano presenti alla riunione.

L'onorevole Colombo in sostanza ha detto: «ogni volta che chiedete al Governo che si risolvano questi problemi, dovete ricordarvi che questi sono problemi secolari, problemi che non solo stanno davanti al nostro Governo oggi, ma si ponevano anche ai governi precedenti».

Ma nei tempi passati forse si potevano q non realizzare questi lavori perché le condizioni dell'Italia erano diverse: vi era una popolazione molto inferiore a quella attuale, vi erano esigenze di carattere diverso. Oggi, però, con la popolazione aumentata, con le condizioni ambientali in cui ci troviamo, il Governo deve riuscire a risolvere questi problemi, sia pure con quella gradualità che comprendiamo e che non vogliamo disconoscere.

Noi daremmo ragione al Governo qualora dichiarasse di non essere in grado di accudire a questi lavori, qualora si facessero presenti necessità non strettamente indispensabili. Ma quando noi chiediamo che i fiumi che costeggiano territori fertili, capaci di raccolti abbondanti, vengano messi in condizione di non provocare allagamenti distruggendo notevoli quantità di ricchezza agricola nazionale; quando chiediamo delle strade che servano ai lavoratori per raggiungere la montagna e per lavorarla, quando chiediamo cose così indispensabili, e ci sentiamo rispondere che il Governo non è nelle condizioni di poterle realizzare, affermiamo che una tale risposta non può rappresentare una giustificazione, ma è piuttosto una autocondanna che peserà" sulle sue spalle il giorno in cui si presenterà di nuovo a chiedere la fiducia non al Parlamento ma al paese.

Venti miliardi sono stati dunque stanziati per l'Italia centro-settentrionale; di essi, 12 andranno all'agricoltura e otto ai lavori pubblici. Dei 12 miliardi destinati all'agricoltura, 5 andranno ai bacini montani e 7 alle bonifiche. Questo il programma distribuito per ogni anno. Orbene, per le bonifiche emiliane sarebbero necessari per i dieci anni 97 miliardi, i quali rappresentano a carico dello Stato un contributo -annuo di 8 miliardi.

Si vede cosi che la sola Emilia dovrebbe assorbire, per le sue necessità, un importo maggiore di quello che viene stanziato nella legge per le opere di bonifica di tutta l'Italia centro-settentrionale.

A noi deputati emiliani è stato riferito (ed io riporto questa voce per averne conferma o smentita dal ministro competente, onde poterne dedurre se sia possibile ancora nutrire qualche speranza) che il ministro dell'agricoltura avrebbe chiesto al suo collega al Tesoro lo stanziamento di altri 15 miliardi; di questi 15 miliardi,

20021

8 soli ne sarebbero stati promessi, da dedicarsi alla sperimentazione agraria e alla legge sulla disoccupazione. Da ciò nasce la grave constatazione che nemmeno un soldo, né di carattere straordinario né di carattere ordinario, potrà andare a quei consorzi di bonifica che non siano compresi nelle zone depresse della Italia centro-settentrionale: e l'onorevole Jervolino mi farà cosa grata se potrà darmi delucidazioni più confortanti in proposito.

Questa preoccupazione che io riferisco alla Camera è stata la preoccupazione di quella riunione regionale tenutasi a Bologna alla quale ho poc'anzi accennato e che è terminata con il seguente voto: «le camere di commercio, il comitato regionale delle bonifiche e i bonificatori emiliani tutti, riuniti a Bologna il 3 giugno, udita la relazione, constatato che le somme previste per il programma decennale per il centro-nord sono del tutto insufficienti anche per attuare un programma di lavori nella sola regione emiliana, chiedono che il programma governativo di opere di pubblico interesse nell'Italia centrale e settentrionale venga equamente incrementalo...» ecc., ecc.

Onorevoli colleghi, la sostanza di questo ordine del giorno, votato il 3 giugno a Bologna, è stato, da me tradotta in un ordine del giorno che ho presentato alla Camera e che confido verrà approvato. Devo peraltro notare, al termine di questo mio discorso, che avrei amato veramente — come emiliano che, oltre alle mie parole, in questa Camera si fossero udite anche le parole di altri colleghi possibilmente appartenenti alla maggioranza governativa, i quali in quella giornata del 3 giugno in cui avvenne il convegno di Bologna pure associarono la loro voce alla nostra e alla voce dei tecnici per assicurare un appoggio incondizionato affinché, in sede di discussione di questo disegno di legge, si perorasse senza distinzione di gruppo politico, un aumento dei fondi assegnati.

COPPI ALESSANDRO. C'è ancora tempo, onorevole Cavallari, per i discorsi.

CAVALLARI. Lo spero, tanto più che lei è stato uno dei più brillanti oratori che quel giorno sostennero la necessità di aumentare lo stanziamento contenuto nel disegno di legge n. 1171. Ma, siccome la discussione generale sta per terminare, mi sentivo autorizzato a rivolgere agli altri colleghi dell'Emilia e della Romagna questo invito.

Onorevoli colleghi, termino queste mie parole constatando che questo (disegno di legge, che ripeto voleva essere un disegno di legge di ampia portata, che potesse dar modo al Governo di presentarsi davanti alle popolazioni dell'Italia centro-settentrionale dicendo di avere emanato un provvedimento atto ad imprimere un impulso decisivo alla economia di queste regioni, questo disegno di legge, a mio modesto avviso, anziché essere un documento che possa servire a far convergere verso il Governo il consenso e la simpatia delle popolazioni interessate, ha destato una profonda preoccupazione e un profondo senso di delusione nel paese.

Noi sappiamo, le popolazioni interessate sanno le condizioni in cui oggi si trova l'Italia, noi sappiamo la gravità dei problemi che devono essere risolti e che sono caratteristici di tutte le zone d'Italia; però noi sappiamo anche che a questi problemi si potrebbe e si dovrebbe dare una risoluzione più completa,, una risoluzione più decisiva.

Ho accennato in principio, e ripeto alla fine, che voi avete cercato attraverso questi disegni di legge di risolvere in sostanza una parte dei problemi che ci stanno davanti,, raccogliendo solo una parte di quel piano della Confederazione generale italiana del lavoro che, invece, doveva essere raccolto in tutto il suo insieme. Noi dell'opposizione, mentre dichiariamo ancora una volta che, a nostro modo di vedere, le leggi che voi proponete al Parlamento non sono certo quelle che le popolazioni interessate del nord e del sud si attendevano, dichiariamo ancora una volta che, per risolvere questi problemi delle zone, depresse del nord e del sud d'Italia, bisogna affrontarli integralmente. È una utopia pensare di risolvere questi problemi solo attraverso una assai modesta realizzazione di lavori pubblici,

Hanno dimostrato i nostri colleghi dell'Italia meridionale che laggiù lavori sono stati fatti del carattere di quelli che voi oggi promettete, ma la situazione meridionale non è stata sanata.

Noi dell'Italia settentrionale, della pianura emiliana in particolare, vi diciamo che lavori in passato sono stati fatti per bonificare le nostre zone, però le aree depresse sono- sempre rimaste tali. Bisogna che voi vi presentiate, in sostanza, al paese non solo con provvedimenti di questo genere ma con una politica generale la quale dimostri la volontà del Governo di pervenire alla risoluzione di quei problemi insieme alle masse lavoratrici. E, giacché io vi parlo qui a nome dei lavoratori emiliani, rivolgo al Governo proprio questo appello: si convinca che i problemi dell'Emilia non si possono risolvere prescindendo dalle classi lavoratrici di quella regione.

20022

I problemi delle zone depresse dell'Emilia, che vi ho accennato, si dovranno risolvere, oltre che con l'attuazione di lavori pubblici, anche e specialmente con una politica che tenga conto delle aspirazioni dei lavoratori di quelle zone anche se quei lavoratori fanno parte di partiti e di organizzazioni diversi da quelli del Governo. Ma se voi in Emilia volete realizzare l'elevazione delle zone depresse conducendo la lotta contro la Confederazione del lavoro che, ripeto, occupa il 99 per cento dei lavoratori emiliani...

COPPI ALESSANDRO. Questa dichiarazione è un po' esagerata!

CAVALLARI.... conducendolo una lotta contro le amministrazioni comunali socialcomuniste dell'Emilia...

COPPI ALESSANDRO....molte delle quali dovrebbero già essersene andate, dopo le elezioni del 18 aprile.

CAVALLARI....e contro le cooperative dei lavoratori dell'Emilia, le quali dovrebbero invece essere uno degli strumenti più idonei e più efficaci per il reale elevamento delle zone depresse, se voi volete, in sostanza, fare qualcosa a beneficio dell'Emilia a dispetto degli emiliani e contro gli emiliani...

ZACCAGNINI. Siete voi che combattete le cooperative che non sono vostre, non il 'Governo.

CAVALLARI. Sulle cooperative io potrei fare un altro discorso di un'ora e mezza, discorso che mi dispenso dal fare, e nel quale potrei dimostrare come voi, attraverso la vostra politica dei pagamenti ritardati, soffocate le cooperative che esistono nella nostra regione emiliana e che sono così costrette al fallimento.

lo termino il mio discorso dicendo che se un disegno di legge veramente vuol venire in aiuto alle zone depresse emiliane, deve rappresentare i postulati che sono stati fatti presenti più volte da parte delle zone emiliane e da parte delle classi lavoratrici di quella regione. (Applausi all'estrema sinistra).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zanfagnini. Ne ha facoltà.

ZANFAGNINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, io non mi farò qui portatore di interessi locali, sia pure regionali. Ho ricevuto in questo momento dal mio Friuli una monografia che descrive le condizioni miserrime della mia regione, che l'onorevole Presidente del Consiglio conosce molto bene, e che io spero saranno perciò senz'altro presenti al suo spirito.

Compito mio è quello di esporre, invece, il punto di vista del gruppo del partito socialista unitario su questi due importanti disegni di legge, e di esporlo spassionatamente, con animo sereno.

Noi faremo delle critiche a questo disegno di legge, perché le opere umane sono sempre imperfette, e in questo campo non si fa mai abbastanza; ma vi prego di accoglierle con lo stesso animo con cui sono fatte, con intento veramente costruttivo.

Noi riconosciamo che vi sono degli uomini di Governo animati da buona volontà, e ci rivolgiamo proprio a questa buona volontà per fare appello affinché questi piani, questi provvedimenti straordinari che il Governo ci propone siano adeguatamente riveduti perché abbiano veramente a portare un beneficio al paese e a lenire le molte miserie delle classi lavoratrici e del popolo italiano.

Questi due disegni di legge, per le dichiarazioni che li hanno preceduti e per la pubblicità che intorno ad essi è stata fatta, vogliono essere, in questo momento, il saggio, la misura massima dello sforzo con cui il Governo intende venire positivamente incontro ai bisogni delle vasto masse lavoratrici e del popolo italiano.

In sostanza, essi si propongono due piani decennali di investimenti: uno per il centro nord, di 200 miliardi; l'altro per l'Italia meridionale e insulare, di 1000 miliardi.

Dico subito e questa probabilmente sarà una constatazione che avrà fatto anche la Commissione — che si aprono delle prospettive non molto confortanti, data la portata assai limitata di questi interventi statali; ché essi, per la loro modestia, non potranno, a nostro giudizio, essere in grado di imprimere all'economia italiana quell'impulso decisivo che essa attende per fare quel passo in avanti di cui ha estrema necessità.

Qual'è la situazione economica attuale, in cui intervengono questi disegni di legge? Non è un mistero per nessuno che il fenomeno della disoccupazione, lungi dall'attenuarsi, va aggravandosi. Stiamo assistendo, si può dire giornalmente, alla chiusura o alla riduzione di aziende e di stabilimenti industriali e alla conseguente, purtroppo, messa sul lastrico delle maestranze che stanno dietro queste aziende. E il Governo, abbiamo l'impressione, si è lasciato e si lascia cogliere, di fronte a questa situazione così grave, alla sprovvista.

Gli è che il Governo ha avuto sempre paura di fare un piano meditato di riconversione e di rimodernamento

20023

di tutto l'apparato produttivo italiano e ha concluso dei trattati commerciali con l'estero senza preoccuparsi delle ripercussioni che questi trattati commerciali potevano avere, ed hanno avuto, sulle attività produttive italiane.

Io non nego, onorevoli colleghi, che certi prodotti che noi pur produciamo si possano anche importare dall'estero; ma, nel momento in cui si concludono questi trattati commerciali, evidentemente ci si deve preoccupare delle conseguenze che le importazioni di quei prodotti che noi produciamo possono avere sulle nostre attività produttive, soprattutto sulle maestranze, la cui esistenza dipende da queste attività produttive.

Liberalizzare gli scambi, sì; ma per noi italiani liberalizzare gli scambi senza, al tempo stesso, liberalizzare la circolazione degli uomini significa il suicidio della nostra economia.

Se noi liberalizzassimo a tutto spiano, se noi permettessimo indiscriminatamente l'entrata nel paese di tutti i prodotti stranieri, io credo che inferiremmo in questo momento un duro colpo a tutto il nostro sistema produttivo.

BARTOLE. Cosa intende per liberalizzazione degli uomini?

ZANFAGNINI. Libera circolazione degli uomini. Intendo dire la emigrazione, intendo dire che non vi debbono essere restrizioni alla emigrazione, e che man mano e nella misura che si tolgono le restrizioni alle importazioni da parte nostra si debbono togliere negli altri paesi le restrizioni alla immigrazione. Questo intendo dire.

BARTOLE. Se dipendesse da noi...

ZANFAGNINI. Dipende però da noi concludere o no i trattati commerciali.

In questa situazione di grave e profonda crisi di tutto il nostro sistema produttivo, i cui sintomi si vanno di giorno in giorno aggravando, perché sappiamo tutti che in questi ultimi mesi si nota una preoccupante contrazione del risparmio nazionale per cui questo non affluisce, così come sarebbe augurabile che affluisse, agli, istituti di credito, determinando una analoga contrazione del credito (e la contrazione del credito, a lungo andare, si risolve in quello che è immaginabile si risolva, nella compressione invece che nella dilatazione della attività produttiva) in questa dura realtà di oggi si inseriscono questi due disegni di legge.

lo non moverò ad essi le critiche che ho sentito fare dai colleghi della estrema. L'onorevole De Martino, ad esempio, ha detto ieri che, secondo lui, bisogna industrializzare il

Mezzogiorno e che è un errore puntare sull'agricoltura nel meridione.

Mi associo alla protesta contro la tendenza a fare del nostro paese un paese prevalentemente agricolo, anche per la ragione che, secondo me, non può esserci neppure una agricoltura altamente progredita e industrializzata in un paese, se non c'è un correlativo sviluppo nell'industria. Ma il torto dell'onorevole De Marino è stato quello di rivolgere la sua attenzione esclusivamente a questi due disegni di legge e di ignorare che il Governo ha impostato dei programmi anche per la industrializzazione del Mezzogiorno; che altri interventi finanziari dello Stato sono stati disposti e previsti per questa industrializzazione. Per cui questo disegno di legge non esaurisce, ma è una parte dell'intervento dello Stato nelle regioni meridionali.

Il Governo interviene dunque e interviene sia nell'industria, sia nell'agricoltura, sia nei lavori pubblici. Ma l'appunto che, secondo noi, si può fare al Governo è di non avere un piano unico ed organico di questo intervento, di non presentare contemporaneamente e il piano di intervento nell'agricoltura e il piano di intervento nell'industria e il piano d'intervento nei lavori pubblici, non solo per offrirci un quadro completo delle possibilità e dell'azione dello Stato nei diversi settori, ma anche perché noi ci possiamo rendere conto dell'adeguatezza, relativa e proporzionale, di questi interventi nei diversi settori.

Noi domandiamo: il Governo ha un quadro complessivo dell'economia meridionale? Perché non è soltanto con una politica di lavori pubblici siamo d'accordo che si può risolvere il problema meridionale: le opere pubbliche sono, per così dire, l'ambiente, l'involucro in cui vive una determinata economia. E noi sappiamo che dove vi è una economia di grado elevato, sia agricola che industriale, vi è anche un adeguato ambiente civile di opere pubbliche. Sappiamo che dove vi è una regione ricca e progredita, vi sono anche tutti i conforti dell'età moderna: scuole, acquedotti, ponti, strade; e dove la regione è arretrata e povera, tutto questo manca o scarseggia.

Presidenza del Vicepresidente

TARGETTI

ZANFAGNINI. Non si tratta, dunque, di intervenire soltanto nei lavori pubblici; si tratta di intervenire proprio, e in pieno, se vogliamo risolvere il problema meridionale, nella stessa economia meridionale.

20024

Il problema delle zone depresse è un problema sostanzialmente unico che andava e va unitariamente considerato nel complesso del fenomeno ambientale e produttivo, industriale ed agricolo, e unitariamente risolto. Ma per il momento, in mancanza di questo programma unico ed organico, ci è giocoforza accettare ed esaminare questi due disegni di legge che ci vengono presentati senza le necessarie correlazioni con gli altri settori.

E la prima domanda che ci dobbiamo porre evidentemente è se sono sufficienti.

Ora, non occorre essere molto perspicaci per rilevare che, data l'ampiezza e la vastità dei compiti che sono indicati all'azione dello Stato nel disegno di legge della Cassa per il Mezzogiorno, i 1000 miliardi (che vogliono dire 100 miliardi all'anno) sono assolutamente insufficienti.

Valga per tutti l'esempio che si può portare dell'agricoltura del centro-nord d'Italia. L'anno scorso, come ha detto l'onorevole Cavallari, si sono stanziati sul fondo-lire per bonifiche, irrigazioni, e sistemazioni montane per il centro-nord d'Italia 15 miliardi a a cui va aggiunta una quota dei 14 miliardi stanziati nel bilancio ordinario. Orbene, quest'anno sembra che possiamo esclusivamente contare sui 20 miliardi, e sembra che su questi 20 miliardi, come testé diceva l'onorevole Cavallari, solo 12 siano destinati all'agricoltura, di cui 5 alla sistemazione dei bacini montani e 7 alle bonifiche e alle irrigazioni. Ora, noi veneti, noi emiliani, che abbiamo sperimentato purtroppo la povertà degli stanziamenti disposti l'anno scorso, rispetto all'ampiezza dei programmi dei nostri consorzi di bonifica e di irrigazione, vediamo che questi programmi rimarranno con queste prospettive del tutto insoluti.

Sappiamo che quest'anno, con il programma di investimenti e, per ironia, con un programma che si chiama «straordinario», avremo ancora molto ma molto meno dell'anno scorso, perché purtroppo bisogna tener conto che sui 12 miliardi graveranno, come è detto nell'articolo 28 del progetto di riforma fondiaria, anche le spese di attuazione della riforma fondiaria. Io mi domando: che cosa rimarrà per le bonifiche, per le irrigazioni, per le sistemazioni montane? Onorevoli colleghi, non dimenticate che nell'Italia settentrionale e centrale vi sono delle magnifiche attrezzature, dei. magnifici consorzi, bene attrezzati e bene organizzati, che attendono i contributi statali

per poter adempiere ed eseguire i loro programmi. E non dimentichiamo che l'attuazione di questi programmi significherà una ricchezza nuova, immediata per la intiera nazione, un aumento del reddito nazionale, un aumento quindi del risparmio, e dall'aumento del risparmio un aumento degli investimenti. Non lesiniamo, dunque, i mezzi a queste opere che sono, dal punto di vista produttivo, altamente meritevoli!

Onorevoli colleghi, io mi domando se, dopo tutto quello che abbiamo constatato, dopo questo confronto che abbiamo fatto fra quello che è stato fatto in via ordinaria l'anno scorso e quello che si farà con questo programma straordinario, mi domando ripeto se sia lecito, senza palese inganno, parlare di programma di investimenti straordinari. La verità è che solo se il Governo farà un ulteriore sforzo ed è questo l'obiettivo su cui punta il mio discorso in questo settore si potrà veramente apprezzare'e lodare quello che ci sta proponendo.

Io non so se l'azzardare una cifra può sembrare in questo momento una sparata da parte mia, ma se si potessero stanziare altri 50 miliardi all'anno fra Italia meridionale e Italia centro-settentrionale; se si potessero aggiungere 30 miliardi all'Italia settentrionale e altri 20 miliardi all'Italia meridionale, io credo che appena allora si potrebbe seriamente parlare di un programma di investimenti straordinari. Allo stato attuale, onorevoli colleghi, non dobbiamo dissimularci che il limitarsi a questi stanziamenti significa spender male anche le somme stanziate, perché se noi arriviamo a fare degli stanziamenti che permettano' una ripresa della economia nazionale, noi avremo raggiunto veramente degli effetti positivi e benefici per la nazione; ma se arriveremo solo ad alleviare la miseria e la disoccupazione, apporteremo, sì, qualche beneficio, ma non determineremo nella nostra economia quel mutamento, quella svolta, quella inversione di rotta a cui bisogna pervenire. Noi siamo e lo hanno detto altri colleglli in una spirale discendente: bisogna invertire la rotta, bisogna arrivare alla spirale ascendente. Ed è solo aumentando il reddito nazionale, il risparmio nazionale e gli investimenti che noi potremo risalire la corrente e approdare a buon porto.

Altrimenti non illudiamoci la situazione del paese è tragica. Noi siamo, purtroppo, testimoni nelle nostre terre di situazioni addirittura tragiche e senza uscita, di mano d'opera che cerca invano una occupazione, che non riesce ad emigrare. E questa situazione, onorevoli colleghi, dura ormai da anni!

20025

Non è possibile andare avanti di questo passo. È necessario trovare la soluzione di questo problema: o la troviamo o ne saremo travolti. E non è certo con i 20 miliardi dell'Italia centro-settentrionale che si troverà la soluzione di questo immane problema.

Non sta a noi, che non siamo al Governo, di indicare dei programmi: noi indichiamo quel minimo che, a nostro avviso, si può fare, e chiediamo delle cose concrete che pensiamo sia nelle possibilità del Governo di fare.

Orbene, questi 50 miliardi, spesi per i grandi programmi di bonifica e di irrigazione, si tradurranno certamente in un aumento della ricchezza e del reddito nazionale, e quindi in un potenziamento del risparmio e degli investimenti, sostituendo così alla spirale discendente, da cui siamo presi, una spirale ascendente.

E venendo al disegno di legge sulla Cassa per il Mezzogiorno, l'osservazione pregiudiziale che il mio gruppo deve fare è in sostanza questa: che questo programma decennale dei mille miliardi non è determinato da un piano organico, coordinato e concreto che il Governo abbia fatto, cioè da un piano per la cui esecuzione si richieda una spesa di mille miliardi ed un periodo di tempo di 10 anni necessario per realizzarlo; no, manca un piano e manca una logica in tutto questo. La verità è invece che il Governo intende fare uno sforzo e ritiene essere nella possibilità di farlo fino a mille miliardi, e per dieci anni. Perché? Perché così si riduce a 100 miliardi all'anno. Qui c'è una inversione di termini: non è un piano che determina una spesa e un periodo di tempo, ma è una possibilità che determina una spesa e la sua distribuzione nel tempo, e il piano dovrà adeguarsi a quella spesa e a quella possibilità. Ad ogni modo, sarebbe stato auspicabile che un piano, sia pure relativo a quei 1000 miliardi decennali e sia pure in quelle limitate possibilità di tempo e di spesa, si fosse predisposto. Non lo si è predisposto: si è autorizzata la spesa, e che cosa si fa? Si costituisce un organo e si demanda a quest'organo la formulazione del piano. Ma questo è sottrarre al Parlamento le sue prerogative! Quando ci si presenta una legge la quale importa una spesa di mille miliardi in dO anni, si ha il dovere di venire qui con un piano concreto e preordinato, perché il Parlamento è giudice e deve rimanere giudice del come si spende il pubblico denaro.

Si sono avute anche in passato delle leggi per delle grandi opere pubbliche straordinarie: accenno, per esempio, all'acquedotto pugliese;

ma la legge per quella grande opera pubblica aveva anche il suo piano, e tutto è stato sottoposto al Parlamento. Qui tutto sarà sottratto al Parlamento: questo sarà informato a cose fatte, piano approvato da parte del Consiglio dei ministri. Ebbene, io credo che, agendo in questo modo, sia pure premuti come si è dalla necessità di dar corso d'urgenza ad una messa in esecuzione il più possibile ragguardevole di opere pubbliche nel meridione, non si siano salvaguardate quelle che sono le garanzie fondamentali, costituzionali dell'azione dello Stato.

Ed è grave l'espressione che in quest'aula ha usato l'onorevole Mastino Gesumino a proposito della Cassa per il Mezzogiorno; è grave ma vera: si è creato un nuovo organo dello Stato. Ma, signori, vi rendete conto che creare un nuovo organo dello Stato significa modificare la Costituzione? Questa è la realtà.

Ora, che bisogno c'era di arrivare alla costituzione della Cassa per il Mezzogiorno con dei programmi che, in fondo, rapportati a quelli che erano i valori monetari di un tempo (2 miliardi-1 miliardo e mezzo in proporzione) non escono fuori dai limiti di ciò che lo Stato ha, si può dire, anche in passato fatto per le regioni meridionali? Che bisogno c'era di creare la Cassa per il Mezzogiorno? A che scopo?

Mi rendo conto che si sia voluto creare un organo fuori della burocrazia, in certo modo di carattere industriale, che agisca con la prontezza delle imprese industriali; ma dovrà pure fare i conti cjuesto organo anche con la burocrazia dello Stato, coi tramiti normali di essa; ed io temo che, proprio nel momento in cui noi stiamo per rivedere tutte le leve e tutti i congegni della burocrazia e abbiamo un ministro l'onorevole Petrilli che si è assunto questo compito, noi andiamo creando un altro macchinoso organismo che si aggiungerà alla burocrazia esistente.

. Questa è la disgrazia nostra: aggiungiamo sempre nuovi organi a quelli esistenti. È possibile che per spese di questa entità, che, come ho detto, non vanno fuori dell'intervento normale dello Stato quale è stato in passato, non fossero sufficienti i normali organi burocratici, sia pure opportunamente snelliti? Ma perché, dunque, si è creata questa Cassa per il Mezzogiorno? Essa usurpa un compito del Parlamento. La Cassa per il Mezzogiorno farà ed il Consiglio dei ministri farà in base a questa legge ciò che noi avevamo il diritto di fare, cioè l'approvazione del piano relativo a queste spese e a questo investimento decennale.

La Cassa per il Mezzogiorno, quindi, costituisce un organo, a nostro avviso, anticostituzionale.

20026

Voi siete stati spinti, me ne rendo conto, dalla situazione di miseria insostenibile in cui si trovano le popolazioni del meridione e da un movimento irresistibile di plebi misere e reiette che vogliono rompere l'involucro della loro secolare arretratezza e diventare ne hanno tutto il diritto, per la loro bontà e la loro intelligenza un popolo civile. E noi dobbiamo tare strada a questa profonda aspirazione del popolo meridionale. Siete stati dunque spinti dalla voce imperiosa della coscienza moderna ed avete elaborato una legge, tanto per dire: ecco, il Governo fa uno sforzo straordinario con un programma decennale!

Ma questo programma sarà veramente straordinario? Questo programma potrà dirsi veramente straordinario, per l'ampiezza e per l'entità dell'intervento dello Stato in questi settori, in quanto questo sia congniamente aumentato, non solo, ma si aggiunga a quelli che sono i normali stanziamenti di bilancio e non si sostituisca ad essi. Ebbene, noi vediamo che, mentre si fanno questi stanziamenti straordinari, si svuotano gli stanziamenti ordinari di bilancio. Noi diciamo: condizione necessaria perché si tratti di un programma straordinario è che gli stanziamenti ordinari di bilancio rimangano immutati.

Tornando-alla Cassa per il Mezzogiorno, mi sembra che, ammesso, in ipotesi, che non ci si volesse fidare della burocrazia statale nella realizzazione di questo programma, si poteva seguire e tale via è accennata nella stessa relazione dell'onorevole Jervolino la via più ampia e semplice della creazione di un'azienda autonoma di Stato.

MATTEUCCI. Relatore, di minoranza. Meno male che qualcuno mi dà ragione!

ZANFAGNINI. Perché non viene seguita questa via? Abbiamo l'azienda autonoma per le ferrovie dello Stato, l'azienda autonoma per le strade statali; tutte aziende autonome che hanno fatto e fanno ottima prova. Perché non avremmo potuto creare un'azienda autonoma anche per il risollevamento economico del Mezzogiorno?

Non vedo perché non si sia adottata questa soluzione che era perfettamente ortodossa dal punto di vista amministrativo e dal punto di vista costituzionale, che permetteva il coordinamento dei vari servizi fra i vari dicasteri e soprattutto aveva il pregio di avere alla sua testa un ministro responsabile di fronte al Parlamento.

Ma è evidente la ragione che ha indotto il Governo a non affrontare questa soluzione cosi semplice e così naturale

dell'azienda autonoma statale ed a creare, invece, questo ente che costituisce quasi un pezzo di Stato avulso dallo Stato e funzionante a sé. È il terrore del socialismo e di ogni realizzazione che ad esso somigli. I nostri vecchi liberali non hanno avuto nessun ritegno, nessuna prevenzione a nazionalizzare le ferrovie, mentre voi avete paura a nazionalizzare l'impresa per il risollevamento economico del Mezzogiorno.

JERVOLINO ANGELO RAFFAELE, Relatore per la maggioranza. Questo assolutamente no!

ZANFAGNINI. Ma io fermamente credo che fuori da questa strada maestra non si concluderà niente: le strade tortuose non servono che a far perdere l'obiettivo prestabilito. Il socialismo non è un'idea, onorevoli colleghi, della quale oggi si possa o non si possa fare a meno, ma è una strada maestra ed obbligata. Esso ha delle radici profonde nella realtà economica moderna ed evitare le soluzioni socialiste per risolvere il travaglio economico e sociale del momento significa, a nostro giudizio, accorgersi presto o tardi che gli sforzi sono stati inutili.

Perciò noi non possiamo essere d'accordo con questo disegno di legge che non affronta il problema per la via maestra e che viola la Costituzione creando un nuovo organo dello Stato. Contro di esso saremo fino a quando non s'introdurranno dei sostanziali emendamenti che rimettano la legge sulla via giusta, fino a che non si faccia luogo all'azienda autonoma dello Stato che noi stessi proporremo. Noi riteniamo che queste modificazioni siano ancora possibili.

Questo disegno di legge, senza dubbio, potrà cambiare aspetto all'economia meridionale e a certe zone economicamente depresse del centro-settentrione, a due condizioni: 1) se l'intervento dello Stato sarà profondo e sostenuto da adeguati mezzi finanziari in aggiunta a quelli che normalmente si stanziano; 2) se, contemporaneamente, esso determinerà anche uno spostamento nei rapporti di classe, legando strettamente la trasformazione economica alla trasformazione sociale.

In questo momento occorre persuaderci che non è con palliativi e con mezze misure che si esce da una situazione che si va in realtà di giorno in giorno aggravando. Ogni giorno sono nuove fabbriche che si chiudono o che si riducono, nuove maestranze che si licenziano, e non è con la creazione di enti, non è con queste malinconie che vanno lasciate da parte che si risolvono i problemi!

20027

Invece di creare nuovi enti, onorevoli colleghi della maggioranza, articolale lo Stato moderno così come è previsto dalla Costituzione. Esso non è ancora articolato così come la Costituzione lo prevede: manca il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro, il quale su questi problemi avrebbe dovuto e potuto dire la sua parola. Noi viviamo, purtroppo, ancora in periodo di carenza costituzionale e, invece di seguire le vie maestre che la Costituzione ci indica, andiamo a creare organi extra statali ed extra costituzionali. Non è questa la strada che ci può condurre a buon fine! E persuadiamoci che i problemi si superano in un solo modo: risolvendoli. Se non si risolvono, i problemi si complicano. Ci vuole coraggio per fare una politica di intervento statale: occorre che sia una politica coraggiosa, non timida!

Onorevoli colleghi, io credo di non avere richiesto cose impossibili invitando gli onorevoli colleghi della maggioranza e il Governo a rivedere adeguatamente gli stanziamenti che qui sono stati stabiliti. Si tratta di arrivare (ed è questo il calcolo che abbiamo l'obbligo di fare) a quella spesa, a quello stanziamento che permetta di poter contare su una inversione del processo attuale di contrazione e di involuzione dell'economia italiana. Questo deve essere il senso dell'intervento dello Stato, ed è solo se avrà questo senso che esso potrà veramente risolvere i gravi, gli immani problemi di vita delle popolazioni e delle classi lavoratrici italiane. (Applausi — Congratulazioni).

Presentazione di un disegno di legge.

PETRILLI, Ministro senza portafoglio. Chiedo di parlare per la presentazione di un disegno di legge.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PETRILLI, Ministro senza portafoglio. Mi onoro presentare alla Camera, a nome del. ministro dell'agricoltura e delle foreste, il disegno di legge:

«Autorizzazione di spesa di lire 500 milioni per la riparazione dei danni causati dalle alluvioni dell'autunno 1949 alle opere pubbliche di bonifica».

PRESIDENTE. Do atto della presentazione di questo disegno di legge, che sarà stampato, distribuito e trasmesso alla Commissione competente, con riserva di stabilire se dovrà esservi esaminato in sede referente o legislativa.

Si riprende la discussione dei disegni di legge sulla Cassa per il Mezzogiorno e sulla esecuzione di opere straordinarie nell'Italia centro-settentrionale.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Perrone Capano. Ne ha facoltà.

PERRONE CAPANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi limiterò ad occuparmi del disegno di legge relativo alla Cassa per il Mezzogiorno e non mi abbandonerò ad iperboli, né positive né negative.

Certo, bisogna dare atto che il disegno di legge è ispirato a fini altamente apprezzabili e bisogna soltanto considerare serenamente se il sistema che si è prescelto e i mezzi che si intendono adottare siano.idonei a dare ottimi risultati.

In sostanza, noi liberali propendiamo per alcuni emendamenti ed alcune modifiche al progetto. Non intendiamo respingerlo, tanto meno nello spirito e nelle finalità che lo informano. E credo che in questo senso debba essere anche inteso il pensiero espresso avanti ieri dall'onorevole Corbino, quando, sostenendo il suo ordine del giorno, accennava al proposito di respingere il disegno: respingerlo per ripresentarlo sotto altra forma. Noi diciamo più semplicemente: rielaboriamolo, ma non lo rimandiamo.

Vi sono senza dubbio, anzitutto, onorevoli colleghi, degli elementi concreti nel presente disegno di legge, che vanno sottolineati e che vanno accolti senz'altro. Vi è, in prima linea, l'impegno di un largo complesso di fondi per il Mezzogiorno, ed in un certo senso è secondario accertare se questo complesso si debba considerarlo inadeguato alla vastità e alla complessità dei bisogni. Vi è, poi, il fatto che questo impegno riguarda un termine notevolmente lungo. Indi è lodevole l'inclusione, nel quadro delle opere da compiere, di quelle relative alla valorizzazione dei grandi pregi turistici dell'Italia meridionale, che non è seconda per bellezze naturali e per dovizia di patrimonio artistico alle altre parti della penisola. Ugualmente merita, a mio avviso, incondizionato consenso l'inclusione che si è compiuta, fra i settori da incrementare, ai fini delle necessarie agevolazioni e degli impulsi da imprimere alla iniziativa, individuale, del credito agrario di miglioramento e di esercizio, che oggi notoriamente è in condizioni di spiacevole ristrettezza, e del credito fondiario, che a sua volta langue per la pesantezza delle sue procedure e per la onerosità dei suoi elementi.

20028

Ancora, ritengo meritevole di incondizionato plauso lo sganciamento che, in verità, è stato compiuto dalla Commissione, del dovere di pagare le indennità di espropriazione ai proprietari scorporati in virtù della riforma agraria, dai compiti della istituenda Cassa; onere questo che avrebbe assorbito, io penso, una parte non indifferente dei mezzi posti a disposizione della Cassa- stessa.

Ed infine, il proposito, che anima il progetto, di rendere più agile la procedura per accelerare i tempi e per assicurare organicità alle opere che si intendono eseguire, merita a sua volta di essere sottoscritto.

Ma, accanto a questi pregi, vi sono anche degli elementi che si rivelano subito, a nostro avviso, negativi; ed altri si profilano che suscitano legittimamente, e in ambienti vasti e diversi, una grande perplessità.

Che il Mezzogiorno debba comprendere, per esempio, l'isola d'Elba, è una cosa che sorprende. Non ce l'hanno certo insegnata a scuola, non l'abbiamo mai sentita dire. Non vorrei veramente che si cadesse in equivoco. Io non nego che l'isola d'Elba abbia il diritto di fruire, nel quadro di provvidenze di carattere generale, di un vantaggioso indirizzo politico di lavori pubblici, della costruzione, cioè di opere che siano dirette a sollevare le condizioni ambientali e sociali degli isolani. Credo, invece, che debba essere riconosciuta la necessità che tutto ciò si compia per l'isola d'Elba nell'ambito delle provvidenze e con i mezzi predisposti e decisi per l'Italia settentrionale, tanto più che, parallelamente alla discussione del disegno di legge sulla cosiddetta Cassa per il Mezzogiorno, è in corso di discussione il disegno di legge per le cosiddette aree depresse dell'Italia del nord. In sostanza, quando aggregate l'isola d'Elba all'Italia meridionale, preparate per l'Italia meridionale la sottrazione di tutti quei fondi che saranno necessari per l'isola d'Elba. E ciò non è giusto.

Alla medesima guisa di quanto ho detto or ora, mi sembra evidente il rilievo che sia un errore e un danno ciò che il disegno di legge compie. (Interruzione del relatore Jer- volino Angelo Raffaele). Tutte le isole, onorevole Jervolino, che sono meridionali, o quasi, vengano pure comprese nel Mezzogiorno. Ma questo Mezzogiorno, che ha tanti bisogni, che finalmente vede riconosciuto il complesso delle sue esigenze e avviato a compimento un programma di lavori diretti a rigenerare l'intero complesso del suo territorio, deve pure protestare quando si vede artificiosamente ingrandito;

mentre già vi sono in suo danno altre aggregazioni che, se pure meno gravi, non sono perfettamente ortodosse.

Ci dite che non dobbiamo essere troppo esigenti, ma l'isola d'Elba con il Mezzogiorno non c'entra! Quello che è necessario, nell'interesse nazionale, che vada fatto per l'isola d'Elba si faccia ma non con i fondi destinati al mezzogiorno d'Italia.

Dicevo: alla stessa guisa di questa deficienza, o, per meglio dire, di questo errore, del disegno di legge, mi pare si debba considerare (forse, anzi, quest'altro aspetto deve essere considerato maggiormente grave e dannoso) la decisione adottata di escludere dagli interventi della Cassa, salvo per i concorsi di legge, quelli che si riferiscano alle opere che sono a carico dei comuni, delle province e degli enti locali in genere. Le condizioni della finanza locale sono notissime: sono condizioni di decozione. È noto che lo sforzo per sollevare queste condizioni è uno sforzo che non si prevede possa facilmente riuscire allo scopo. Ricordiamo l'insuccesso, decisamente intervenuto per la scarsezza, per la precarietà delle condizioni della finanza locale, che ha registrato la recente legge Porzio-Tu- pini. Perché vogliamo ora, nel quadro di queste provvidenze che hanno carattere così eccezionale (da indurre a fare a meno dei controlli ordinari ed a sganciarsi addirittura dal Parlamento, perché vogliamo, dicevo, fossilizzarci nel rispetto di quelle leggi che distinguono, di fronte alle opere pubbliche, tra i compiti dello Stato, i compiti delle province e dei comuni, quando poi in realtà, indubbiamente, una notevole parte delle opere che potranno essere necessarie nel quadro della messa in valore delle zone depresse del Mezzogiorno è di competenza degli enti locali?

Un punto veramente delicato, e che va adeguatamente approfondito, è, poi, senza dubbio, quello relativo alla sicurezza e alla entità del finanziamento della Cassa. Esso è già stato largamente trattato, or ora, anche con parole molto limpide e dense di contenuto, dall'onorevole Zanfagnini. Io non vorrò dilungarmi a trattarlo: ma a mia volta debbo fare delle osservazioni, in quanto non si può sfuggire alle preoccupazioni ed alle riserve che sono state in proposito formulate da più parti e da uomini come Luigi Sturzo ed il nostro Epi- carmo Corbino.

Noi meridionali siamo in questa materia già molto profondamente scottati, è vero onorevole Jervolino?

JERVOLINO ANGELO RAFFAELE, Relatore per la maggioranza. Non ho ben capito a che proposito è stato fatto il riferimento a don Sturzo.

20029

PERRONE CAPANO. Sturzo ha fatto delle riserve circa la entità e la sicurezza dei finanziamenti, soprattutto quando si è occupato della possibilità della futura utilizzazione delle somme che sono state anticipate alla industria e che dovranno dalla industria essere restituite, per acquisto di attrezzature e di macchinari.

JERVOLINO ANGELO RAFFAELE, Relatore per la maggioranza. Non mi consta.

PERRONE CAPANO, Può darsi che equivochi, comunque da più parti sono state sollevate riserve. Da questi banchi se ne è fatto portavoce ieri l'altro l'onorevole Corbino. Per parte mia ricordo che il Mezzogiorno ha, in merito, una durissima esperienza: le leggi che si sono succedute, i finanziamenti che sono stati promessi per la risoluzione o l'avvio alla risoluzione del problema meridionale, sono state una grande mole, ma sono rimaste quasi tutte lettera morta.

JERVOLINO ANGELO RAFFAELE, Relatore per la maggioranza. Per questo ab-, biamo introdotto l'articolo 9-ter, spinti dalla stessa preoccupazione.

PERRONE CAPANO. Sta bene. Ma sapete che non basta avere delle buone intenzioni. Bisogna vederle concretate e poi, sotto un certo aspetto, è il caso di dire, in questa materia: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio, pretendendo garanzie sempre più considerevoli.

Io ricorderò i sette miliardi prebellici della legge del 1926 per la bonifica integrale, gran parte dei quali rimasero sulla carta, e, senza andar lontano, la relazione di minoranza ricorda i 130 miliardi che furono promessi in periodo elettorale per l'esercizio 1948-49, miliardi che poi si liquefecero per via, che per il 1949-50 si sono ridotti a 39 e che per l'esercizio prossimo mi pare siano stati ridotti addirittura a 24.

Del resto una grande parte degli stessi fondi che appaiono oggi destinati alla Cassa per il primo anno della sua attività, non provengono forse, per 43 miliardi, da una assegnazione precedente che è rimasta inoperante per mancanza di tempestiva solvenza del fondo dal quale dovevano essere ricavati?

Una parte dei finanziamenti futuri della Cassa è, inoltre, collegata a recuperi dal settore industriale, ed in proposito rimando alle considerazioni che qui dentro credo siano note a tutti, che autorevolmente Ernesto Rossi e Luigi Sturzo hanno recentemente fatto sulla stampa, per dimostrare quanto siano poco sicure le possibilità concrete dei recuperi dal settore industriale.

A questo punto vorrei proprio dire all'onorevole De Gasperi che badi, e badino, con lui, la democrazia cristiana ed i partiti che collaborano con essa: il Mezzogiorno guarda con grande fiducia a questa legge; attende da essa un impulso poderoso alla cura dei suoi mali ed alla risoluzione dei suoi problemi; la ritiene ormai un impegno concreto di onore preso da tutto il paese nei suoi confronti. Di conseguenza, non tollererà una nuova delusione. E questo è proprio un altro caso nel quale, come per quello che abbiamo recentemente discusso qui dentro...

JERVOLINO ANGELO RAFFAELE, Relatore per la maggioranza. Dipende da noi.

PERRONE CAPANO. Noi vogliamo collaborare con voi; noi vogliamo osannare al vostro successo: dipende, sì, da noi, ma ciò è relativo. Dipende da tutti, non da noi meridionali. Dipende da chi governa, da chi ha le disponibilità, la distribuzione, la disciplina dei mezzi, soprattutto. Non si può credere ed obbedire.

Dicevo: mi sembra che questo sia proprio il caso, nel quale si possa dire, come per Viola, che si sta a cavallo fra il Campidoglio e la Rupe Tarpea. A qualunque partito appartenenti, noi meridionali in questo campo auspichiamo per De Gasperi la luce e la gloria del Campidoglio, e quindi gli raccomandiamo di considerare il problema del finanziamento della istituenda Cassa col massimo rigore e con la fedeltà più scrupolosa agli impegni. I finanziamenti promessi sono inoltre una ipoteca ed un principio; rifiutarli sarebbe stoltizia ed errore; ma dire d'altra parte che bastino sarebbe errore ancora più grave. Essi sono insufficienti e, come l'onorevole Corbino ha in quest'aula due volte riconosciuto perché una volta ebbe a dirlo nel corso della discussione delle comunicazioni del Governo, in gennaio, e la seconda volta lo ha ripetuto avanti ieri -, possono essere ulteriormente maggiorati. Possono esserlo, onorevole Jervolino!

Si pensi, infatti, alla larghezza con la quale sono state sovvenzionate, e continuano ad esserlo, le industrie settentrionali. Un po' di giustizia, finalmente. Ridurre quelle sovvenzioni ed accrescere le disponibilità per il Mezzogiorno. E devono esserlo. Devono essere aumentati quei finanziamenti, perché il problema meridionale e qui mi rifaccio precisamente ad una considerazione svolta testé con molta chiarezza dall'onorevole Zanfagnini se lo si deve risolvere, lo si deve risolvere completamente; non con una bacchetta magica, certo, non in un giorno solo, ma con una visione organica, con un programma integrale,

20030

 affinché si eviti il pericolo che l'imperfezione dell'impresa ne abbia a determinare in definitiva il fallimento. L'onorevole Tremelloni parlò di un fabbisogno di tremila miliardi, da distribuire in 15 anni...

JERVOLINO ANGELO RAFFAELE, Relatore per la maggioranza. Trenta anni...

PERRONE CAPANO, che si potevano ridurre a quindici. L'onorevole Corbino ha parlato prima di duemila miliardi; poi ha fatto uno sconto: li ha ridotti a 1.500. Non sono cifre esagerate, né impossibili. Ricordiamo che l'Italia spese 60 miliardi pre-bellici il che significa proprio i tremila miliardi di oggi per la conquista etiopica.

È doveroso trovarne altrettanti oggi, in clima di democrazia, per l'impresa odierna, che non è di colonizzazione interna, ma di elevazione morale e sociale di un popolo generoso ed operoso.

Il principale pregio che deve essere riconosciuto al disegno di legge è proprio quello di essere basato sul presupposto che il problema meridionale è problema unitario, il quale richiede, secondo il costante voto dei più autorevoli meridionalisti, da Giustino Fortunato a Manlio Rossi Doria, ed in contrasto con la infausta prassi seguita finora, uno sforzo unitario. (Commenti all'estrema sinistra).

Onorevoli colleghi di estrema sinistra, he letto con molto interesse la vostra relazione e molta parte di essa ho trovalo giusta.

Non mi posso però associare in pieno alle vostre critiche per la ragione molto semplice clie il popolo meridionale non apprezza una opposizione aprioristica e decisa, e un'opposizione alla Cassa verrebbe scambiata per una opposizione ai mille miliardi! I migliori pregi di questo disegno di legge stanno, dunque, proprio nell'aver compreso che occorre un programma organico, un programma completo per un'organica soluzione. Si sono compiuti fino ad oggi troppi sperperi, troppe opere sono state iniziate senza che poi siano state portate a compimento, e sono state poi lasciate deperire per mancanza di collegamento con altre opere che erano indispensabili al buon funzionamento di esse.

Ormai si deve evidentemente seguire altra strada. Non vi può essere una soluzione a stillicidio! Tutti gli elementi del programma necessario debbono essere posti, sia pure gradatamente, zona per zona, in atto, e in grande stile, in analogia a quanto si è praticato negli Stati Uniti nella valle del Tennessee, che, coincidenza originale, interessa sette Stati, come il problema meridionale interessa sette regioni.

Oggi si deve bonificare, per irrigare e dare un nuovo indirizzo e un grande impulso alla produzione del Mezzogiorno, e contemporaneamente bisogna industrializzare l'agricoltura e popolare le campagne.

Ma popolare le campagne e industrializzare l'agricoltura vuol dire costruire case, stabilimenti, dare acqua, luce elettrica, energia motrice a prezzo accessibile, unico per tutta l'Italia non con quelle sproporzioni spaventose che' esistono fra Catanzaro ed Aosta!

AMENDOLA GIORGIO. Bisogna rompere il monopolio della Società meridionale di elettricità!

PERRONE CAPANO. Tutto ciò richiede, inoltre, e sempre contemporaneamente, strade intercomunali e interpoderali, edifici scolastici, ospedali, servizi postelegrafonici, ferrovie migliorate e più diffuse. Si tratta di un complesso che può essere attuato zona per zona, e che soltanto così si può graduare nel tempo.

TONENGO. Noi settentrionali non abbiamo neppure una ferrovia elettrica: tutto al sud abbiamo dato!

PERRONE CAPANO. Esagerato! Lasciamo stare questi battibecchi ed entriamo nei dettagli (Interruzione del deputato To- nengo). Onorevole Tonengo, se avessi tempo potrei documentarle che in Calabria e in Lucania vi sono molti comuni senza acqua, senza luce elettrica, senza telefono, e privi persino di strade. Per arrivarvi, bisogna andare a dorso di mulo!

Si tratta, dunque, dicevo, di un complesso di opere inscindibili che si possono attuare zona per zona, e che solfato così si possono graduare nel tempo; ma non è concepibile che si possano eseguire prima le bonifiche e lasciare poi deperire le campagne abbandonandole alla siccità! Bisogna fare contemporaneamente l'irrigazione e, quando si è fatta l'irrigazione, bisogna pensare al collocamento dei prodotti per sostituire le odierne colture adottandone, nelle zone bonificate, delle altre. Bisogna pensare a popolare le campagne, perché le campagne, se non sono popolate, non danno il rendimento che si deve attendere da esse. Occorre che vi siano case, edifici scolastici, chiese. Si richiede soprattutto l'acqua potabile per gli abitanti, la luce elettrica, l'energia motrice, i macchinari! Se si procede a scaglioni, si rischia di giungere al secondo tempo quando le opere compiute nel primo tempo saranno state, se non consunte, per lo meno menomate dalla condizione di incompletezza in cui saranno state lasciate.

20031

Sorge di qui l'inderogabile necessità di un programma unico e di mezzi adeguati, cioè molto cospicui. I fondi oggi risultano insufficienti. Insufficiente soprattutto si rivela la visione che del fabbisogno di essi sembrano avere gli ideatori della Cassa. E manca un piano: si parla di spolverare progetti già esistenti. Il Presidente del Consiglio, nel suo discorso di gennaio, fece un prospetto piuttosto incoraggiante come quadro di insieme, ma non deve essere dimenticato che il Mezzogiorno ha anche l'imprescindibile bisogno di rinnovare una buona parte della sua edilizia. Non dimenticherò mai, onorevole Petrilli, la prima volta che accedetti ad Alberone, vicina al suo paese, alla nostra Lucera: era uno spettacolo delizioso e magnifico che si ammirava giungendo nella vallata e accingendosi a salire verso il comune, sito sulla sommità del monte. Quando giunsi nel centro di Alberone notai con sorpresa che quell'abitato volgeva le spalle al paradiso, per concentrare invece porte, finestre, e tutta la sua vita in un brago nel quale vivono in promiscuità puteolenta uomini e animali. Questo spettacolo si ripete molto spesso anche altrove. Non si risolverà il problema meridionale se queste cittadine non saranno rase al suolo e ricostruite con ben altri criteri di civiltà.

Il Mezzogiorno ha bisogno di rinnovare, come dicevo, una parte notevole della sua edilizia, ha bisogno di sistemare i suoi porti, di costruire linee dirette fra i capoluoghi di regione, e soprattutto fra la Puglia e Roma, fra la Puglia e la Lucania nonché autostrade e camionabili, e di valorizzare il suo superbo, immenso patrimonio turistico, non soltanto con la costruzione di alberghi, ma anche costruendo opere di altro genere, come funicolari, stabilimenti di cura e altri strumenti di utilizzazione e di sfruttamento di quelle regioni.

Inoltre, come è stato sempre sostenuto, e come precedentemente è stato qui ribadito da più parti, il problema meridionale esige, affinché riesca pienamente fruttuoso, con l'impiego, che si profila, di migliaia di miliardi in opere di pubblico interesse, che le provvidenze statali aprano la via al collocamento dei prodotti del Mezzogiorno e diano incremento alle iniziative individuali che potranno e dovranno fiorire sul terreno che sarà stato arato dallo Stato.

Non si tratterà di favorire i grandi agrari, ma disfavorire il ceto medio, i piccoli produttori, le cooperative che dovranno essere costituite. Lo sforzo deve essere diretto particolarmente a determinare il sollievo di quelle categorie sociali.

È indispensabile quindi che, di pari passo, nella esecuzione delle opere, proceda una illuminata politica doganale; che si eserciti un sollievo fiscale piuttosto notevole, e si rendano più agili e meglio coordinate le norme che autorizzano l'intervento assistenziale dello Stato ed una eventuale surrogazione di esso alla azione dei privati cittadini.

Ora, di fronte ad uila tale imponenza e' complessità di esigenze e di doveri, interdipendenti fra di loro, da assolvere e di mezzi da ricercare, da utilizzare, si rivelano giustificate sia le finalità della semplificazione burocratica, che con il disegno di legge si dice di voler perseguire, sia le preoccupazioni sollevate da questi banchi e dai banchi dell'estrema sinistra circa il proposto integrale sganciamento della istituenda Cassa dai normali organi e dai normali controlli amministrativi e politici dei Ministeri dei lavori pubblici, dell'agricoltura e del tesoro, della Corte dei conti e del Parlamento. Si dice che la burocrazia e l'amministrazione in Italia sono eccessivamente intricate e pesanti. «Stanca e pesante» l'ha definita addirittura questa sera qui dentro l'onorevole Mastino. Questo è vero in parte, ma non perché la burocrazia sia esaurita: piuttosto per il fatto che siamo ancor oggi all'apparato burocratico che fu creato subito dopo l'unità per uno Stato che quasi non aveva alcuna ingerenza nella vita economica del paese; mentre oggi esso questa vita disciplina, regola, conduce e talvolta sconvolge.

Ora è curioso che, dimostrata in questo modo la necessità, che del resto è conclamata da tutte le parti, di una riforma dell'amministrazione, questa riforma, onorevole Petrilli, si inizi creando nuovi e mastodontici enti, e quindi una nuova, ulteriore burocrazia.

Si ha voglia a dire che dovranno essere comandati soltanto elementi dell'amministrazione ordinaria (il che d'altra parte porterebbe a considerare vieppiù superflua la creazione di un nuovo ente, dal momento che dovrà essere utilizzato in prevalenza o quasi totalmente il personale già esistente nell'amministrazione): vi sarà sempre una percentuale di burocrati nuovi; quindi sarà questo ancora un ulteriore passo verso l'elefantiasi burocratica, anziché verso la semplificazione concreta e positiva dell'amministrazione e della sua burocrazia.

Per la irrigazione in Puglia ed in Lucania ' abbiamo già un apposito ente che fu creato anch'esso per coordinare e per semplificare: quale sarà dopo la Costituzione della Cassa la sorte di questo ente?

20032

Si voleva decentrare: i provveditorati alle opere pubbliche mi sembra furono istituiti nel 1926 proprio per l'esecuzione decentrata delle opere già di competenza del Ministero dei lavori pubblici e dell'agricoltura. Si potevano ampliare i poteri dei provveditorati. In ogni caso bisognerà» servirsi di essi, allargarne la competenza, utilizzarli per poter operare il decentramento, poi, di questa Cassa, che sarà una, specie di governatorato del Mezzogiorno, un alto commissariato elevato -a potenza.

Si dice che per le spese superiori ai 100 milioni dovrà essere sentita sempre una delegazione del Consiglio superiore dei lavori pubblici; ma- io temo che la Cassa possa frantumare i suoi progetti ed in questa maniera eludere il-dettame che prevede l'obbligo di passare attraverso quel Consiglio superiore dei lavori pubblici che è un organo che si è sempre raccomandato all'attenzione e alla stima del paese.

Il Parlamento avrà in comunicazione i programmi anno per anno. Ciò non basta se esso non si potrà pronunciare anche sui preventivi di spesa annuale. Io non credo che costituirà garanzia.sufficiente l'affidamento, che anche il nostro Corbino ha postulato, della presidenza e della vicepresidenza della Cassa ad uomini politici, e specialmente ad uomini politici tratti dal Parlamento. Gli uomini politici sono un po' elementi di parte. Essi peraltro sono investiti di un mandato legislativo che diventa ogni giorno più vasto e che implica la rappresentanza dell'intera nazione. Cosicché il deputato ed il senatore sarà dalla presidenza o vicepresidenza dell'ente profondamente distratto dall'esercizio dei suoi poteri legislativi,' che invece lo impegnano pienamente a seguire problemi della più varia natura e complessità. Egli non deve accettare compiti che determinino o possono determinare conflitti fra regione e regione, fra zona e zona, e soprattutto contrasti fra controllati e controllori.

Ma soprattutto esiste un'altra esigenza morale, che si impone nell'interesse della vita politica in generale e della democrazia in ispecie: l'esigenza che il paese non abbia, mai, in nessun modo, la sensazione, oggi purtroppo diffusa, che noi si aspiri e si lotti per giungere in Parlamento per ricevere poi alti canonicati e comode sinecure.

Se mi fosse dato di esporre la mia opinione intima direi che ciò che mi preoccupa soprattutto è l'impedimento che al Parlamento

deriva nell'esercizio dei suoi compiti e dei suoi doveri legislativi, che devono sempre essere assolti con grande serietà e scrupolosità.

Più che il lato morale mi preoccupa questo lato materiale del problema. Tuttavia il lato morale esiste e non può essere trascurato di fronte al paese. Il paese è pervaso dalla convinzione che gli uomini politici antepongano gli interessi personali e le velleità di ascesa e di conquista ai doveri verso la cosa pubblica.

Oggi, purtroppo, non volgono più i tempi di ieri, quando, in regime democratico, in Italia queste incompatibilità e queste scrupolosità si sentivano al massimo grado. Pure in passato il Parlamento si apriva poche volte all'anno: per la discussione dei bilanci e per l'esame di leggi aventi carattere eccezionale e, quando si formava un Ministero, esso non si presentava il giorno dopo al Parlamento a leggere le proprie comunicazioni, ma attendeva venti giorni, un mese prima di presentarsi al Parlamento. Eppure allora i deputati ritenevano che fosse precipuo loro dovere quello di astenersi non solo dall'esercizio di funzioni che potessero determinare un contrasto tra lo Stato e il privato, fra lo Stato ed un ente che fosse dallo Stato controllato, ma persino dall'intervenire come avvocati, dal dare pareri, nelle controversie interessanti lo Stato.

L'esempio più luminoso l'ha, fornito in questo campo Enrico De Nicola che, la-sciata la Presidenza della Camera, non ha voluto mai accettare il patrocinio di privati interessi contro lo Stato innanzi l'autorità giudiziaria.

Non dimenticate che il famoso scandalo del palazzo di giustizia, in sostanza quali elementi accertò e deplorò? Che vi erano stati dei deputati che avevano dato dei pareri in contestazioni giudiziarie fra lo Stato e alcune imprese private, pareri favorevoli alle ditte private e contrari allo Stato. Oggi la sensazione contraria è diffusa nel paese.

Oggi il Parlamento ha compiti molto più vasti di quelli di ieri perché la legislazione fluisce minuto per minuto, ora per ora, copiosissima, in tutti i settori, e la vita economica del paese è permeata dell'attività dello Stato.

Quindi non si impone solo un'esigenza morale ma anche un'esigenza materiale: non si può conciliare l'esercizio della funzione di presidente di un istituto come la Cassa per il Mezzogiorno con l'esercizio del mandato legislativo. Bisogna dedicarsi ad un'attività o ad un'altra. Dunque, niente parlamentari.

20033

Se si ritiene che un presidente politico sia assolutamente necessario, esso sia come propone la minoranza un ministro: quello dell'agricoltura, o quello dei lavori pubblici, o quello del tesoro. In questo caso, è tutt'altra cosa. Anzitutto il ministro fa parte del Governo e con tutto il Governo risponde dinanzi al Parlamento. Come presidente della Cassa, sarà esposto minuto per minuto, ora per ora come per tutta l'attività del suo dicastero al controllo critico ed ispettivo dei parlamentari.

Il ministro segue le sorti del Governo: quando lascerà il suo banco di ministro, lascerà la presidenza della Cassa. Solo in questo modo può essere risolto il problema della presidenza politica, se la presidenza politica è reputata indispensabile.

Se invece si riconosce, come sembra a noi doveroso, che una presidenza schiettamente politica o, meglio, parlamentare non sia né indispensabile né opportuna, anche per fugare le diffuse preoccupazioni che sorgano delle nuove camarille e si varino dei carrozzoni elettoralistici, allora si scelga il presidente nella persona di un tecnico di incontestabile competenza e di alto prestigio morale. Egli, soprattutto se avrà anche capacità organizzative, non mancherà di sensibilità politica. In ogni caso le vicepresidenze dovranno essere assegnate e scelte tra le diverse branche dell'amministrazione e della tecnica interessate nell'impresa e che dovranno essere a tal fine mobilitate, cioè appunto fra i settori dei lavori pubblici, dell'agricoltura, dell'industria e commercio. La formazione del Consiglio di amministrazione dovrà assicurare una equa rappresentanza nel Consiglio stesso alle varie regioni meridionali, aventi come tali interesse al buon funzionamento della Cassa ed al buon impiego dei capitali. È indispensabile, infine, che la Cassa, come ho già detto, sia articolata in modo che il funzionamento periferico di essa risulti snodato ed efficiente. Non si potranno appagare contemporaneamente le esigenze di tutte le regioni, ma non dovranno esservi regioni preferite e regioni cenerentole. Io credo che la Puglia, la Lucania, la Calabria ed il Molise debbano essere, poiché si trovano in parte in condizioni più arretrate, tra le prime ad essere poste all'ordine del giorno. Comunque, bisognerà selezionare bene le zone che hanno maggiori bisogni e le esigenze che si rivelino basilari, ed uno spirito veramente superiore dovrà ispirare tutta l'azione della Cassa.

Noi voteremo dunque il passaggio agli articoli, ma vivamente raccomandiamo che il Mezzogiorno resti Mezzogiorno e non gli si aggreghino regioni e zone che non ne fanno parte; che i mezzi della Cassa siano utilizzati anche per le opere più urgenti che sono oggi di competenza degli enti locali, e siano convenientemente maggiorati ed assicurati i finanziamenti del nuovo istituto; che in ogni caso il finanziamento dell'istituto non solo non elimini, ma nemmeno riduca i finanziamenti ordinari ed anzi valga di sprone a quelli, sopratutto per quelle opere di viabilità ordinaria, postelegrafoniche e ferroviarie che costituiscono il presupposto della messa in valore e dello sviluppo delle aree depresse del meridione.

Chiediamo che sia stabilito un diretto collegamento tra la Cassa e il Parlamento mercé la preventiva presentazione a questo sia dei piani generali dei lavori, sia degli annuali preventivi della spesa; che sia bandita ogni possibilità di intrigo e speculazione politica in un'opera che non deve servire in alcun modo per la creazione di nuove bardature burocratiche o di nuove clientele né deve ridursi ad un'ulteriore beffa per il popolo del meridione già duramente in proposito provato, ma deve essere consegnata alla storia come un atto di giustizia per il bene del Mezzogiorno ed il vantaggio di tutto il popolo italiano.

Insistiamo soprattutto, onorevoli colleghi, nelle ultime proposizioni e confidiamo vivamente nel.la comprensione della maggioranza. (Vìvi applausi).

PRESIDENTE. Non essendovi più iscritti e nessuno chiedendo di parlare, dichiaro chiusa la discussione generale. Rinvio a domani lo svolgimento degli ordini del giorno.

Trasmissione dal Senato di disegni di legge.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato ha trasmesso a questa Presidenza i seguenti disegni di legge:

«Stato di previsione della spesa del Ministero di grazia e giustizia per l'esercizio finanziario dal 1° luglio 1950 al 30 giugno 1951» (Approvato dal Senato) (1390);.

«Delega al Governo per la soppressione della razione viveri individuale del personale militare e di quello appartenente ai Corpi militarmente organizzati, la regolamentazione del trattamento vitto delle mense obbligatorie di servizio, nonché la revisione del trattamento economico accessorio» (Approvato dal Senato) (1387);

20034

«Aumento del contributo del Tesoro dello Stato a favore dell'Azienda nazionale autonoma delle strade statali (A.NA.S.) per l'esercizio finanziario 1949-50» (Approvato da quella VII Commissione permanente) (1388);

«Modifiche alla legge 12 luglio 1949, numero 460, recante autorizzazione di limiti di spesa per l'esecuzione di opere pubbliche a pagamento differito mediante concessione» (Approvato da quella VII Commissione permanente) (1389).

Saranno stampati, distribuiti e trasmessi alle Commissioni competenti, con riserva di stabilire, per gli ultimi due, se dovranno esservi esaminati in sede referente o legislativa.

Annunzio di interrogazioni e di una interpellanza.

PRESIDENTE. Si dia lettura delle interrogazioni e dell'interpellanza pervenute alla Presidenza.

GIOLITTI, Segretario, legge:

«Il sottoscritto chiede di interrogare l'Alto Commissario per l'igiene e la sanità pubblica, per conoscere se non ritenga opportuno, per venire incontro alle giuste necessità degli allevatori — specie della montagna — di consegnare ad essi gratuitamente il siero per le vaccinazioni anti-afta quando queste siano rese obbligatorie per legge.

«In pari tempo per conoscere se non ritenga necessario mettere a disposizione del Segretariato della montagna i fondi necessari per dare agli alpigiani l'assistenza sanitaria e veterinaria gratuita, in quanto l'assistenza del libero professionista, che deve salire dal fondo valle, è diventata difficoltosa ed economicamente così gravosa da non potere essere affrontata, con conseguente danno della salute degli uomini e dell'integrità del bestiame.

«Scotti Alessandro».

«Il sottoscritto chiede d'interrogare il Ministro della marina mercantile, per conoscere se non ritenga giusto ed indispensabile preparare e presentare sollecitamente al Parlamento un progetto di legge per l'assoluta parificazione, per quanto concerne le pensioni da corrispondere ai mutilati ed invalidi e alle famiglie dei caduti, degli ufficiali e marinai della marina mercantile, agli ufficiali e marinai della marina da guerra.

«Russo Perez».

«I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro delle poste e delle telecomunicazioni, per conoscere quali ulteriori provvedimenti intenda adottare nei confronti della Compagnia generale «Telemar», concessionaria dei servizi radioelettrici a bordo delle navi mercantili — dei quali, a norma di speciali convenzioni internazionali, è responsabile il Governo italiano — inadempiente sino dal suo sorgere agli obblighi derivantigli dall'atto di sottomissione, pubblicato con decreto ministeriale 7 agosto 1948 nella Gazzetta Ufficiale del 20 dicembre 1948, n. 295.

«Ducei, Faralli».

«I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro delle poste e delle telecomunicazioni, per conoscere se e quando intende convocare la commissione di studio per la sistemazione dello stato giuridico dei radiotelegrafisti per navi mercantili, di cui al decreto ministeriale 7 ottobre 1949, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 25 novembre 1949, n. 271.

«Ducei, Faralli».

«I sottoscritti chiedono d'interrogare il Ministro della marina mercantile, per conoscere quali disposizioni ha ritenuto opportuno emanare alla Capitaneria di porto e quali provvedimenti ha preso nei confronti delle concessionarie dei servizi radioelettrici a bordo delle navi mercantili, Società italiana radio marittima (S.I.R.M.) e Compagnia gene- cale Telemar, rispettivamente per il completamento e la formazione del ruolo organico del personale telegrafico, in quanto risulta che la Compagnia generale Telemar, contrariamente alle vigenti disposizioni e norme di legge non ha alcun ruolo del personale radiotelegrafista e che il contingente del personale di ruolo S.I.R.'M. non corrisponde numericamente alle necessità d'impiego in modo di poter sodisfare in qualsiasi momento, come prescritto dal relativo atto di sottomissione, alle esigenze del servizio, e ciò con pregiudizio della sicurezza della vita umana a mare.

«Ducei, Faralli».

«Il sottoscritto chiede d'interrogare il Ministro dell'interno, per conoscere quali provvedimenti intenda adottare nei confronti dell'Amministrazione comunale di Ariccia (provincia di Roma), che nell'applicazione della tassa famiglia ha- commesso delle violazioni di legge e delle palesi parzialità contro i cittadini, e se ritiene di ordinare una rigorosa inchiesta per accertarne le responsabilità.

20035

«E per conoscere altresì quali provvedimenti intenda adottare nei confronti degli amministratori del predetto comune i quali, in occasione dell'ultimo sciopero, imposero la chiusura degli uffici municipali. (L'interrogante chiede la risposta scritta).

«Calcagno».

«Il sottoscritto chiede d'interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per conoscere se è disposto a concedere al comune di Colletorto (Campobasso), che lo ha chiesto, il contributo, ai sensi della legge 3 agosto 1949, n. 581, per la costruzione in detto comune di un indispensabile edificio scolastico. (L'interrogante chiede la risposta scritta).

«Colitto».

«Il sottoscritto chiede d'interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per conoscere se nel programma esecutivo dei lavori da eseguire nell'esercizio finanziario 1950-51 è stato inserito il resto (due terzi) dei lavori di sistemazione delle strade interne dell'abitato di Sant'Angelo del Pesco (Campobasso). (L'interrogante chiede la risposta scritta).

    «Colitto».

«Il sottoscritto chiede d'interrogare i Ministri dei lavori pubblici e del tesoro, per conoscere se è vero che il decreto' di impegno della spesa riguardante i lavori di ricostruzione del ponte Sant'Antonio sul torrente Lorda, che tanto interessa i comuni di Lon- gano e Monteroduni (Campobasso) non può essere registrato alla Corte dei conti, perché i relativi fondi non sono stati ancora sbloccati, e per conoscere quando tale sblocco potrà avere luogo. (L'interrogante chiede la risposta scritta).

«Colitto».

«Il sottoscritto chiede d'interrogare il Ministro del tesoro, per conoscere se la Cassa depositi e prestiti è disposta a concedere il m'utuo di 41 milioni, chiesto dal comune di Campobasso per la costruzione di un acquedotto sussidiario, di cui detto comune ha assoluto ed urgente bisogno. (L'interrogante chiede la risposta scritta).

«Colitto».

«Il sottoscritto chiede d'interrogare il Ministro dell'agricoltura e delle foreste, per conoscere quali lavori intende disporre per ovviare ai danni più volte ed anche di recente derivati dallo straripamento

del torrente Vallone in contrada Vallone e del torrente Pile in contrada Pile di Sopra della frazione Roccapipirozzi, del comune di Sesto Campano (Campobasso). (L'interrogante chiede la risposta scritta).

«Colitto».

«I sottoscritti chiedono di interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per conoscere se non intenda adottare gli opportuni provvedimenti affinché la Commissione regionale marchigiana per il riconoscimento della qualifica dì partigiano non venga soppressa e continui, anche oltre il 30 giugno 1950, la sua opera — particolarmente rivolta in questo periodo a smascherare i profittatori e speculatori della Resistenza che hanno ricevuto, con estrema facilità, qualifiche e gradi gerarchici con il risultato di svalutare il movimento partigiano e di percepire illegalmente delle somme con grave danno per le finanze dello Stato — compiendo l'iniziato riesame di vari verbali rivelatori eventualmente suscettibili di annullamento e procedendo all'integrale revisione dei 25.000 riconoscimenti e dei 4000 gradi gerarchici attribuiti.

«La Commissione regionale marchigiana, secondo gli elenchi fin'oggi pubblicati, ha esaminato n. 1100 pratiche di riconoscimento qualifiche (di cui 230 non riconosciute e 700 revocate), ed ha riesaminato n. 185 pratiche di riconoscimento gradi gerarchici (di cui 14 modificati e 159 revocati). Da tale attività è derivato un ricupero o non pagamento di somme di circa lire 10.000.000.

«La notizia che la Commissione, senza avere completato la sua opera, debba troncare la sua attività, ha destato vivo stupore, in quanto rende impossibile il completo smascheramento di eventuali malefatte, tanto più che recentemente la 'Commissione stessa non si è potuta riunire a causa del sistematico assenteismo prima e delle dimissioni poi di alcuni membri, i quali attualmente monopolizzano la rappresentanza di determinate formazioni. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).

«De' Cocci, Coli».

«Il sottoscritto chiede d'interrogare il- Ministro dei trasporti, per conoscere:

a) quali impedimenti vi siano al completamento delle nuove pensiline costruite nella stazione di Napoli centrale, le quali, lasciate ora al grezzo, sono assolutamente indecorose;

b) quali siano le ragioni della scarsa illuminazione di dette pensiline che costituisce un grave pericolo per l'incolumità dei viaggiatori,

20036

il cui movimento è quanto mai intenso, in ispecie per l'Anno Santo. (L'interrogante chiede la risposta scritta).

«Rocco».

«La sottoscritta chiede d'interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere perché non sono stati resi pubblici i criteri di valutazione delle varie Commissioni giudicatrici dei concorsi per titoli a cattedre di scuole medie banditi nel 1947.

«E per sapere se il Ministro non ritiene che il ritardo nella pubblicazione delle graduatorie dei concorsi medesimi nella Gazzetta Ufficiale non leda gli interessi degli eventuali ricorrenti al Consiglio di Stato. (La interrogante chiede la risposta scritta).

«Fazio Longo Rosa».

«Il sottoscritto chiede d'interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per. sapere quando intenda applicare i provvedimenti a favore del personale non di ruolo dei convitti nazionali, previsti con circolare del 15 novembre 1948 e tutt'ora non attuati. (L'interrogante chiede la risposta scritta).

«Almirante».

«Il sottoscritto chiede d'interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, sulle ragioni per le quali i mutilati del lavoro, in molti bandi di concorso, non vengono considerati alla pari dei mutilati di guerra e perché i diurnisti statali — mutilati del lavoro — per passare nei ruoli transitori devono avere compiuto sei anni di ininterrotto servizio, mentre se mutilati o orfani di guerra, o reduci dalla prigionia' , basta che abbiano compiuto due anni di ininterrotto servizio. (L'interrogante chiede la risposta scritta).

«Leone-Marchesano».

«I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro dell'interno, per conoscere se — atteso che si sono verificati molti casi di abusi di autorità da parte dei superiori immediati verso agenti di pubblica sicurezza, abusi che hanno portato a inchieste interne in alcuni reparti di polizia, come per esempio nella compagnia d'onore degli agenti di pubblica sicurezza; atteso che questi sistemi arrecano effetti deprimenti negli agenti e li sospingono verso l'odio di classe e un pericoloso stato di tensione verso i propri superiori — non ritenga di intervenire personalmente con la sua azione moderatrice

e richiamare ad una umana interpretazione della disciplina ufficiali e sottufficiali di polizia. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).

«Nini, Cicerone, De Vita, Bellavista».

«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro del tesoro, per conoscere se non ravvisi la necessità di disporre il sollecito pagamento dello stipendio e degli arretrati spettanti agli ex avventizi e salariati delle belle arti assunti in ruolo fin dal gennaio 1950 a seguito di regolare concorso, sanando così una ingiusia situazione che si protrae da oltre sei mesi. (L'interrogante chiede la risposta scritta).

«Leonetti».

«I sottoscritti chiedono di interrogare il Ministro della pubblica istruzione, per sapere se non ritenga di dovere, prima del nuovo anno scolastico, provvedere finalmente alla statizzazione della scuola media legalmente riconosciuta «Mozzillo Jaccarino», sorta il 1917 in Manfredonia, città ancora oggi priva di una scuola media di Stato, malgrado i suoi 32 mila abitanti ed una rilevante popolazione scolastica.

«E per conoscere, altresì, se non ritenga di dovere, al più presto e comunque alquanto prima dell'ottobre, confermare il funzionamento, in Manfredonia, delle sezioni staccate del liceo classico, del liceo scientifico, dell'istituto tecnico e dell'istituto magistrale, come richiesto da quella amministrazione comunale. (Gli interroganti chiedono la risposta scritta).

(3006) «Imperiale, Pelosi, Assennato, Capacchione, Di Donato».

«Il sottoscritto chiede d'interrogare il Presidente del Consiglio dei Ministri, per sapere se corrisponda al vero che il Governo, attraverso la Presidenza del Consiglio, abbia in tutto o in parte finanziata la spesa per la collocazione di una lapide sulle pareti esterne del monumento ossario di Rovereto, nella quale fra i nomi dei caduti nelle guerre dal 1935 al 1945, e accanto persino ai nomi dei caduti nella guerra di liberazione, sono stati scolpiti anche i nomi di brigatisti neri e di ufficiali della repubblica fascista caduti in operazioni contro le formazioni partigiane; e, in ogni caso, per sapere se il Governo ritenga ammissibili la glorificazione dei collaboratori del tedesco invasore e la profanazione, in tal modo consumata, della memoria di tutti gli altri caduti. (L'interrogante chiede la risposta scritta).

«Ferrandi».

20037

«Il sottoscritto chiede d'interrogare il Ministro dell'agricoltura e delle foreste, per sapere se ritenga sopportabile che il compenso corrispondente alla paga di 400 ore lavorative, dovuto per impegni assunti dal commissario liquidatore dell'Ente della viticultura agli operai licenziati dalle «Distillerie di Bolzano» per chiusura dello stabilimento, non sia ancora stato pagato, nonostante siano trascorsi 14 mesi dall'epoca in cui l'impegno di cui sopra fu contrattualmente assunto, e nonostante che il Ministero dell'agricoltura sia intervenuto promettendone l'esecuzione, e perciò chiedendo e ottenendo dal Ministero del tesoro l'autorizzazione all'impiego della somma relativa; e quindi per sapere come può spiegarsi e legittimarsi che le richieste di pagamento formulate dagli operai licenziati siano state poi respinte e continuino ad essere respinte dal commissario dell'Ente debitore con la dichiarazione che l'Ente stesso non ha i fondi disponibili, talché non appare spiegabile il perché sia stata chiesta, e a che fine dovesse servire, l'autorizzazione del Ministro del tesoro al Ministro dell'agricoltura in ordine al pagamento da eseguirsi come sopra. (L'interrogante chiede la risposta scritta).

«Ferrandi».

«La sottoscritta chiede d'interpellare il Ministro dell'interno, sull'esiguità dei fondi stanziati quest'anno per l'assistenza estiva;

sul criterio con cui questi fondi vengono ripartiti fra le organizzazioni assistenziali private;

sulla decisione di affidare il controllo morale e pedagogico e la supervisione del criterio di distribuzione dei fondi all'Ente morale per la protezione dei fanciulli. Ente tutt'ora sotto inchiesta per gravi irregolarità amministrative riscontrate e confermate al Senato da un rappresentante del Governo. (384).

«Viviani Luciana».

PRESIDENTE. Le interrogazioni testé lette saranno iscritte all'ordine del giorno e svolte' al loro turno, trasmettendosi ai ministri competenti quelle per le quali si chiede la risposta scritta.

Così pure l'interpellanza sarà iscritta all'ordine del giorno, qualora il ministro interessato non vi si opponga nel termine regolamentare.

La seduta termina alle 21,5.

Ordine del giorno per la seduta di domani.

Alle ore 9:

Seguito della discussione dei disegni di legge:

Istituzione della Cassa per opere straordinarie di pubblico interesse nell'Italia meridionale (Cassa per il Mezzogiorno). (Urgenza). (1170). — Relatori. Jervolino Angelo Raffaele, per la maggioranza, e Alicata, di minoranza — Esecuzione di opere straordinarie e di pubblico interesse nell'Italia settentrionale e centrale. (Urgenza). (1171). — Relatori. Angelini, per la maggioranza, e Matteucci, di minoranza.

IL DIRETTORE DELL'UFFICIO DEI RESOCONTI

Dott. Alberto Giuganino

TIPOGRAFIA DELLA CAMERA DEI DEPUTATI









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