L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
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Antologia inversa

Il saccheggio d’Italia in nome della Rivoluzione

di Nicola Zitara

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Siderno, 21 Ottobre 2004

L’invasione francese del 1798-99 portò all’occupazione, sia pure temporanea, di tutta la penisola.

Ecco il testo integrale delle istruzioni del Direttorio di Parigi al generale Louis-Joseph Schérer, comandante in capo dell’armata francese in Italia:

“Cittadino generale.

L’importante commissione, che vi affida la Patria, non tende niente meno, che a rendere per l'avvenire la repubblica Francese arbitra del destino delle Nazioni dell'Universo. Sin dal momento della caduta di Cartagine prevedde Roma la conquista dell'Oriente; dalla totale sommissione dell'ltalia dipendono i nuovi trionfi riservati all'eroismo della gran Nazione dalla forza insuperabile delle circostanze. I Soldati che andate voi a comandare contano le Vittorie col numero delle Battaglie… Le Provincie, e le Città da sottomettersi abbondano di tutto: esse vi offrono degl'innumerabili mezzi per ricompensare i pericoli e le fatiche dei Soldati della Repubblica, e noi ve ne facciamo un dovere in nome della Patria. Ma non basta, che i Tedeschi sieno scacciati dal suolo italiano; è necessario trarre da questa bella parte d'Europa tutto il possibile vantaggio per l’ingrandimento ulteriore della Repubblica. La Francia non ha bisogno di braccia forastiere per soggiogare i suoi nemici; ma ella ha bisogno delle ricchezze de’ Popoli vinti. I Figli della gran Nazione non devono occuparsi che di far la guerra, e di commandare; tocca alle Nazioni conquistate il mantenerli, e ubbidire.

Il Direttorio Esecutivo ha giudicato necessario sin ora di tener nascosto il vastissimo oggetto che si era proposto, e di abbagliare le teste Italiane col fantasma della “Sovranità e dell’Indipendenza Nazionale”: quest'esca seducente, secondata da persone ambiziose, ed avide di quel Paese, ebbe tutta quella riuscita, che conveniva ai nostri interessi: sedici milioni d'uomini furono sottomessi da un numero di combattenti, che si potrebbero chiamare corpi volanti piuttosto, che armate. I monumenti dell'arti, e delle scienze, che decoravano quei Paesi ebbero una più nobile destinazione; essi sono venuti a decorare i vincitori, i soli degni di possederli. L’oro, l'argento di cui l'Italia abbondava fu tutto versato nelle Casse delle nostre armate. Piacesse al Cielo, che fosse stato possibile d'impiegarlo tutto a ricompensarle, o a riempire il vuoto del Tesoro Nazionale; ma convenne profonderlo a corrompere gli amministratori dei differenti Stati, e stipendiare i faziosi, gli allarmisti, gli spioni, e ne' paesi esteri gli entusiasti, Apostoli dei nostri principj…

Crediamo inutile di ricordarvi, che la Repubblica Francese essendo unica, tutte le Repubbliche Italiane prodotte, e tollerate a ragione soltanto dall'imperiosità delle circostanze devono sparire; che l'esistenza dei vinti non consiste, che in una tranquilla servitù, e che non devono conoscere altre Leggi, se non quelle, che loro verranno dettate dal conquistatore…I membri delle rispettive Municipalità saranno scelti fra i Cittadini del Paese i più ricchi, e i più onesti, sopra tutto ragionevoli abbastanza per conoscere, che la loro felicità dipende dalla pronta obbedienza alle Leggi del più forte. Vi si ingiunge precisamente di non lasciare entrare in questi onorevoli impieghi alcuno di quegli esseri immorali, che colla loro ambizione secondarono i nostri progetti, o mostrarono un'inclinazione di opprimere, e di arricchirsi.

Da Uomini di tal sorta la Repubblica non può aspettarsi una miglior condotta di quella, che hanno essi tenuta verso i loto Concittadini, lasciarli in posto non potrebbe, che disonorare il nome Francese, che essi soli han reso odioso ai deboli Italiani. Questo colpo d'autorità così necessario alla tranquillità, e all'Economia pubblica, e che ridona alle arti, e ai mestieri dei loro Padri una folla di scellerati, che s'impinguavano del Patrimonio pubblico, non mancherà di formare dei malcontenti; ma voi saprete contenerli con rigore, e questa misura sarà altrettanto più utile, in quanto ella ci concilierà la stima di quelli, che si crederan quindi vendicati degl'insulti sofferti sin'ora da tal razza d'Uomini dispregievoli.

Nella Commissione Economica dovranno essere ammessi i soli Cittadini Francesi. Fate in maniera che cada la scelta sopra Uomini degni della pubblica Fede, poiché questa è stata finora ingannata di troppo… Soffogate ne' cuori Italiani qualunque scintilla d'ardor Marziale. La Romana potenza si è indebolita subito, che ha permesso ai Forestieri l'uso delle Armi. Approffittiamo de' suoi errori dopo di avere offuscato lo splendore de' suoi esempi. L’Agricoltura, il Commercio, le Arti sono le sole Professioni che voi dovete incorraggiare in una Provincia soggiogata, destinata a nudrire i suoi Padroni, e ad esserne il Granajo.

Abbandonate in conseguenza a loro stessi i Letterati e le scientifiche istruzioni affine di ottenere senza violenza, e senza una scossa sensibile l'annichilamento. La scienza deve essere esclusivamente riservata ai soli Cittadini Francesi come lo era essa in Egitto ai Sacerdoti di Menfi, e di Eliopoli. Nel mentre che cercherete di umiliare i Sapienti, classe inutile per lo meno, se anche non sia pericolosa in un popolo destinato a obbedire vi darete tutta la cura possibile per onorare, e premiare gli Uomini, che coltivando le arti, e l'agricoltura somministrano alla Repubblica colle loro produzioni della Terra, e coll'argento che ne ritraggono al di fuori i mezzi di mantenere, e di estendere il nostro Dominio.

La mollezza, e il lusso non mancheranno d'introdursi in una nazione esclusa dall'esercizio delle armi, e dalle scienze sublimi, la quale coltiva un suolo fertilissimo. Sarebbe impolitico, se non fosse ancora impossibile il pretendere dei costumi austeri dagli Abitanti dell'ltalia. E perciò che in luogo di arrestare l'amore dei piaceri, e dei divertimenti, voi dovete proteggerlo, ed eccitarlo, affine di distorre gli spiriti dal peso della dispendenza, e per tenerli sempre più impotenti a tentare delle novità. Per domare le Città della Grecia, e dell' Asia, che soffrivano con impazienza di essere state private della lor Libertà, e sempre pronte a ribellarsi, i Sovrani dell'Oriente non trovarono miglior mezzo, che quello di farli inabissare nel gusto per i piaceri con spettacoli magnifici, pe' sontuosi banchetti, e per gl'amori più sregolati. Questo regolamento pieno di saviezza riescirà assai più facile per noi, che dobbiamo impiegarlo con Popoli avviliti dall'ozio, da una lunga pace, e molto più dall'infingardaggine de' loro imbecilli Governi, che abbiamo abbattuti.

Qualunque sia il numero dei Capi d'opera delle arti, delle scienze trasportati dall'ltalia nel seno della repubblica, è certo che esiste ancora colà tanto nei luoghi pubblici, quanto nelle case dei particolari, una quantità enorme di Quadri, di Statue, di Libri, di Medaglie; vi si trovano ancora delle collezioni di ogni specie di Vasi, di Urne, di Colonne, e di Obelischi; oggetti preziosi in ogni senso, e molto proprj a far preponderare sopra tutte le altre quella nazione, che gli possiede. Ella è una massima del Direttorio, che questi monumenti passino un poco per volta sotto nome di Dono, o di tributo a nobilitare la Repubblica; e verrà rimarcata come una luminosa prova della vostra destrezza, Cittadino Generale, se persuaderete gl'Italiani a farne una volontaria cessione, la quale non si lascerà di esigere colla forza, nel caso, che non vi resti altro mezzo per ottenerla.

Nello scrupoloso adempimento della delicata Commissione, che vi si affida, sta appoggiata la grandezza della nostra Patria. Voi non potete rinunziare alla gloria di essere stato benemerito della stessa in un grado così eminente. Salute e Fratellanza.”

 

[documento  pubblicato in “L’Alfiere”  - Pubblicazione Napoletana Tradizionalista, dicembre 1996]

 

 

 





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