L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
  Eleaml


Camera dei Deputati - Seduta n. 505 antimeridiana 24 giugno 1950
Istituzione della Cassa per opere straordinarie di pubblico
interesse nell’Italia meridionale (Cassa per il Mezzogiorno) (1170)

Giugno 2012



Camera dei Deputati - Seduta del  17 Marzo 1950 - De Gasperi

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Camera dei Deputati - Seduta n. 499 pomeridiana 20 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 501 pomeridiana 21 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 502 antimeridiana 22 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 503 antimeridiana 23 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 504 pomeridiana 23 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 505 antimeridiana 24 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 507 pomeridiana 27 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 508 antimeridiana 28 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 509 pomeridiana 28 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 513 pomeridiana 04 luglio 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 514 antimeridiana 05 luglio 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 523 antimeridiana 12 luglio 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 524 pomeridiana 12 luglio 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 525 antimeridiana 13 luglio 1950

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Senato - seduta n. 483 - venerdì 21 luglio 1950

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Senato - seduta n. 491 pomeridiana - giovedì 27 luglio 1950

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Senato - seduta n. 493 pomeridiana - venerdì 28 luglio 1950

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Senato - seduta n. 494 antimeridiana - sabato 29 luglio 1950

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Senato - seduta n. 495 pomeridiana - sabato 29 luglio 1950

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SEDUTA POMERIDIANA
DI SABATO 24 GIUGNO 1950
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CHIOSTERGI

Disegni di legge (Deferimento a Commissioni

in sede legislativa)...................................................................................................20039

Disegni di legge (Seguito della discussione):

Istituzione della Cassa per opere straordinarie di pubblico interesse nell'Italia meridionale (Cassa per il Mezzogiorno). (1170). — Esecuzione di opere straordinarie e di pubblico interesse nell'Italia settentrionale e centrale. (1171)....................................................................................20039

PRESIDENTE..............................................................................................2 0039, 20047

MURGIA ..................................................................................................................20040

MONTERISI ............................................................................................................20043

LOPARDI .................................................................................................................20049

MANNIRONI ...........................................................................................................20051

CERABONA .............................................................................................................20054

GIANNINI GUGLIELMO.........................................................................................20057

Interrogazioni (Annunzio) .......................................................................................20060

Risposte scritte ad interrogazioni

(Annunzio).................................................................................................................20039

La seduta comincia alle 9.

MERLONI, Segretario, legge il processo verbale della seduta antimeridiana di ieri.

(È approvato).

Deferimento di disegni di legge a Commissioni in sede legislativa.

PRESIDENTE. Sciogliendo la riserva già fatta, ritengo che i seguenti disegni di legge possano essere deferiti all'esame e all'approvazione delle competenti Commissioni permanenti, in sede legislativa:

«Modifiche al decreto legislativo luogotenenziale 19 ottobre 1945, n. 686, relativo alle provvidenze per il recupero e rimessa in efficienza di navi mercantili sinistrate» (1382);

«Delega al Governo per la soppressione della razione viveri individuale del personale militare e di quello appartenente ai corpi militarmente organizzati, la regolamentazione del trattamento vitto delle mense obbligatorie di servizio, nonché la revisione del trattamento economico accessorio» (Approvato dal Senato) (1387).

Se non vi sono osservazioni, rimarrà così stabilito.

(Così rimane stabilito).

Annunzio di risposte scritte ad interrogazioni.

PRESIDENTE. Comunico che sono pervenute alla Presidenza dai competenti ministeri risposte scritte ad interrogazioni.

Saranno pubblicate in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna.

Seguito della discussione dei disegni di legge: Istituzione della Cassa per opere straordinarie di pubblico interesse nell'Italia meridionale (Cassa per il Mezzogiorno). (1170). Esecuzione di opere straordinarie e di pubblico interesse nell'Italia settentrionale e centrale. (1171).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione dei disegni di legge: Istituzione della Cassa per opere straordinarie di pubblico interesse nell'Italia meridionale (Cassa per il Mezzogiorno); Esecuzione di opere straordinarie e di pubblico interesse nell'Italia settentrionale e centrale.

Ieri è stata chiusa la discussione generale. Passiamo agli ordini del giorno non ancora svolti.

Il primo è quello degli onorevoli Spoleti, Murdaca, Artale, Monterisi, Ceravolo, Fabriani, Terranova Raffaele, Mannironi, Foderaro, Liguori, Cassiani, Turco, Salvatore, Garonia, Careniti e Troisi:

20040

«La Camera, plaudendo alla iniziativa del Governo, che, con la legge in esame, finalmente e decisamente affronta, con imponenza di mezzi ed organica struttura di opere, il problema dell'Italia meridionale,

fa voti

affinché, anche per quanto è disposto nell'ultimo comma dell'articolo 1 della legge suddetta, provveda, con analoga vastità di mezzi finanziari, con carattere di urgenza, quel complesso di opere devolute alle leggi ordinarie e speciali, dalle quali i paesi del Mezzogiorno attendono di vedere adeguate all'auspicato miglioramento economico le loro condizioni di vita».

Poiché nessuno dei firmatari è presente, s'intende che abbiano rinunziato a svolgerlo.

Segue l'ordine del giorno dell'onorevole Murgia:

«La Camera, considerato che la Sardegna fra tutte le regioni indicate nel disegno di legge è quella — come le statistiche dimostrano — che ha maggio carenza delle opere indicate nell'articolo 1 e la maggior depressione economica, ma che d'altro canto — sia per la vastità della sua superficie, sia per le potenziali grandissime ricchezze agricole e minerarie e la scarsità della sua popolazione — è senza confronti la più idonea ad accogliere e occupare stabilmente un'alta percentuale delle masse lavoratrici disoccupate delle regioni sovrapopolate,

fa voti

affinché, nella assegnazione delle somme di cui al disegno di legge, non si segua il criterio di proporzionare le stesse alla entità della popolazione assoluta delle singole regioni, sibbene quello più giusto, più logico e più utile, di assegnarle secondo i maggiori bisogni e nello stesso tempo in proporzione della misura in cui esse sono in grado di risolvere il problema di assorbimento delle masse lavoratrici delle zone superpopolate della penisola».

L'onorevole Murgia ha facoltà di svolgerlo.

MURGIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole ministro, è un grande giorno, un grande evento per tutta l'Italia, la decisione governativa dimetter mano finalmente, dopo circa un secolo di attesa, al massiccio problema del Mezzogiorno e delle isole stanziando la cifra più alta che mai governo italiano, dall'unità in qua, abbia, per nessuna opera, stanziato; è una di quelle opere, una di quelle date

che si incidono nella storia economica di un popolo mettendo al sicuro dall'oblio il Governo che l'ha proposta.

Due grandi scopi persegue la legge: uno, di giustizia riparatrice verso le popolazioni del sud, l'altro quello di risolvere il più arduo problema di politica interna e sociale che mai uomo politico, di qualunque colore, si sia trovato davanti: il problema di trovar stabile lavoro, nella misura più larga possibile, a una massa di circa due milioni di disoccupati, prevalentemente delle zone centro settentrionali d'Italia.

Perciò, se la notizia ha pervaso di un brivido di speranza le afflitte popolazioni del sud, un uguale ardente fremito di speranza ha scosso le masse disoccupate del nord che guardano verso il sud come all'unica terra capace di risolvere il problema penoso del loro pane.

Forse sarà su questo terreno, sul terreno del lavoro, della comune sofferenza e della comune speranza che si cementerà quella effettiva unità fra le diverse regioni d'Italia, che la politica aveva invano perseguito per oltre mezzo secolo.

È da questo punto, da questa premessa, che io prendo le mosse per illustrare succintamente il mio ordine del giorno.

Onorevoli colleghi, vi è un problema scottante che si manifesterà in tutta la sua portata al momento della attuazione pratica della legge, questo: come saranno spesi i mille miliardi? Quale sarà il criterio ispiratore della ripartizione, dell'assegnazione alle singole regioni? Prevarrà il criterio della popolazione assoluta per cui avranno di più le regioni più attualmente popolate, oppure verrà seguito l'altro criterio, a parer mio, più logico, più giusto e più utile, quello cioè di effettuare la ripartizione della assegnazione in proporzione delle carenze più gravi delle opere e dei servizi indicati nella legge e contemporaneamente in proporzione della maggiore o minore idoneità che le regioni presentano a risolvere l'altro importantissimo lato del problema che è quello che ha preso, diremo così, violentemente la mano al Governo e lo ha come costretto a non più indugiare nel trovar pane e lavoro a larghe masse disoccupate?

Ciò metto in rilievo per trarne la conseguenza che se il primo criterio dovesse prevalere, quello cioè della popolazione assoluta, la Sardegna, che ha una popolazione scarsa, verrebbe ad avere una cifra relativamente modesta mentre essa da un lato

20041

accusa la maggiore depressione economica e dall'altro ha la più aperta e larga possibilità di assorbimento di quelle masse a cui la vita è diventata particolarmente difficile nelle zone di origine sovrapopolate.

Si frustrerebbe la finalità della legge, si andrebbe a rovescio del chiaro fine che ha ispirato il Governo, perché è evidente che le regioni più popolate possono risolvere meno il problema di assorbimento di altra popolazione lavoratrice, mentre è ovvio che le più scarsamente popolate ma piene di potenziale avvenire lo possono risolvere in più ampia misura. Se codesti due criteri fondamentali saranno tenuti presenti, e cioè giustizia riparatrice verso le regioni più depresse e l'altro di maggiore utilità degli investimenti e più pronta produttività, io posso affermare con obbiettività che fra tutte le regioni comprese nel progetto la Sardegna, la mia silenziosa isola che pare si scopra soltanto adesso colle sue risorse, che è stata sempre cosi lontana per tutti gli altri governi per quanto disti appena tre quarti d'ora di volo dalla penisola, è quella che rivendica il più autentico diritto alle maggiori assegnazioni.

Vediamo in succinto quali siano le possibilità della Sardegna.

Anzitutto la superficie: due milioni quattrocentomila ettari, quasi la stessa della Sicilia ma con appena un quarto della popolazione.

Orbene, su codesta vastissima superficie vi sono poche migliaia di ettari di bonifica irrigua, mentre altri settecento mila ettari fra bonifica irrigua e non irrigua possono essere recuperati alla agricoltura italiana, come diceva qualche giorno fa in quest'aula un tecnico di alto valore, l'ingegnere onorevole Pacati che io sento il dovere di ringraziare pubblicamente per l'accento elevato e commosso con cui ha perorato la causa della Sardegna, con dati scientifici inconfutabili e con un impeto di generosità non minore di quello con cui si è battuto per le sue afflitte popolazioni alpine, in lotta colle nevi, nei crudi inverni, quando più premono e incalzano le necessità e i bisogni.

Altri settecentomila ettari! Basta pensare, meditare su questa sola cifra per intendere quali siano le possibilità di assorbimento della Sardegna. Decine di milioni di olivastri esistono in tutta la superficie dell'isola, una ricchezza incomparabile perché se innestati, essi potrebbero in quattro anni quadruplicare la produzione dell'olio e insieme trasformare il volto della attuale campagna desolata e triste,

costellandola, colla creazione dei poderi, di case coloniche che costituirebbero il mezzo più efficace per domare la delinquenza rurale che l'abnegazione delle sole forze dell'ordine non può sradicare.

Produzione di sughero. Veniamo in Europa dopo la Spagna, soprattutto per la qualità. Perché non potrebbero sorgere in Sardegna delle moderne e potenti industrie per lavorare in loco la materia prima ed esportare poi i manufatti, anziché come accade ora, vendendo la materia grezza? Diverse centinaia di migliaia di ettari di nuda montagna, dopo che la scure ha rasato le foreste lussureggianti che esistevano fino a poche decine di annijfa, potrebbero essere ripopolati di foreste di alberi a sviluppo rapido, commerciale, abbandonando la tradizionale foresta di quercia e di leccio che, se è pittorescamente bella, "non è, purtroppo, affatto redditizia sia per la lentezza del.tempo che impiegala formarsi,?sia perché una volta formata non trova quel mercato pronto e redditizio che trovano altri tipi di legname di cui l'Italia è largamente importatrice dall'estero.

Nel campo minerario la Sardegna è la più ricca regione d'Italia. È ancora viva in quest'aula l'eco della discussione dei miei amici e colleghi che vi hanno fatto presenti le possibilità di Carbonia e del Sulcis: 500 milioni di tonnellate di carbone di cui attualmente se ne estrae circa un milione all'anno. È, stato approvato, ci ha informato il ministro Togni, un piano per portare la produzione a tre milioni di tonnellate annue, ciò che consentirà da un lato di triplicare la popolazione operaia, dall'altro di risolvere nella misura del 40 per cento il problema delle nostre importazioni di carbone dall'estero se è vero come non v'è motivo di dubitare quanto ha detto Togni alla Camera che nell'ultimo esercizio le nostre importazioni sono state di sette milioni e mezzo di tonnellate anche per il crescente sviluppo e consumo del nostro metano.

Produzione zinco. Nella produzione di questo prezioso minerale la Sardegna occupa uno dei primi posti in Europa, ma tutto il materiale viene esportato in Francia e Belgio che lo lavorano col carbone. Anche per questo: minerale potrebbero e dovrebbero sorgere industrie locali, come per altri minerali che non enumero, ora che esiste e si va potenziando ulteriormente uno dei massimi fattori per la modernizzazione dell'isola: quello della energia elettrica.

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Esistono già alcuni grandi bacini e altri ne saranno prossimamente costruiti e precisamente questi:

Tirso: Con una capacità di 500 milioni di metri cubi d'acqua destinata alla irrigazione della bonifica già iniziata della immensa pianura di Oristano oltreché con una capacità produttiva di una cinquantina di milioni di chilowattora annui di forza motrice.

Alto Flumendosa. Inaugurato appena quest'anno con una produzione di forza motrice di circa 120 milioni di chilowattora annui e destinato alla irrigazione della piana di Tortoli.

Medio Flumendosa. In istato di avanzata progettazione, destinato alla irrigazione di oltre 40.000 ettari della provincia di Cagliari.

Taloro. Ne è stata recentemente autorizzata la costruzione dal Presidente della Repubblica. È dal punto di vista della produzione di energia il maggiore dell'isola coi suoi 140 milioni di chilowattora. annui ed è destinato anche alla irrigazione della fertilissima media valle del Tirso.

Vi si aggiunga il Coghinas, colla sua capacità produttiva di circa 50 milioni di chilowattora e il Cedrino della ditta Guiso Gallisai di Nuoro di cui è stata notevolmente aumentata la potenza originaria, e altri che potrebbero sorgere e sono allo studio data anche l'ottima posizione naturale dei luoghi.

Orbene la esistenza di questi bacini e di quelli futuri consentirà, da una parte il massimo incremento alle coltura prative, pressoché inesistenti in Sardegna, colture che sono la premessa di un vasto e razionale allevamento di bestiame, particolarmente bovino, oggi pressoché scomparso dall'isola come ne è indice eloquente la importazione per i nostri mercati da diverse regioni della penisola, e dall'altro dar vita a nuove industrie ed elettrificare le poche ferrovie che abbiamo.

Questo rapido quadro che io vi ho tracciato data la brevità dell'ora prescritta a chi deve svolgere ordini del giorno vi dimostra già sufficientemente come nessun'altra regione del meridione potrebbe competere con la Sardegna sia per le sue potenziali ricchezze, sia a causa della scarsità della sua popolazione che potrebbe, dopo una prima fase, essere aumentata di non meno di mezzo milione di abitanti e a cifra anche più alta successivamente.

Vediamo ora, però, quale è lo stato presente della Sardegna, quale il grado di bisogno, di carenza soprattutto di opere essenziali alla civiltà e alla vita.

Cominciamo dalle strade. È la rete stradale meno estesa di tutte le regioni d'Italia nonostante la Sardegna sia una delle prime per vastità di superfìcie. E le strade, voi me lo insegnate, costituiscono, per gran parte, il respiro e la vita della economia oltreché un fattore di sicurezza.

Edilizia scolastica. Ho qui la statistica fornitami dall'assessore ai lavori pubblici della regione. Su 325 comuni, 285 sono privi di caseggiato scolastico. È questo il più terribile atto di accusa oltreché di documentato oblìo dell'isola da parte di tutti i governi.

Edilizia popolare. Tolti i pochi centri cittadini, si potrebbe davvero parlare di una edilizia popolare nei nostri paesi? Chi li visita si sente assalito da un impeto di carità! Perché più che di case si potrebbe parlare di tuguri in cui spesso l'unica apertura è costituita dalla porta, in cui null'altro vi è che le pareti nude con qualche raro oggetto. Ebbene in codesti tuguri la percentuale è di 3,5 abitanti per vano, la più alta d'Italia.

Acquedotti. Noi difettiamo di circa un centinaio di acquedotti. E la loro mancanza si sa cosa significhi soprattutto per l'igiene!

Illuminazione elettrica. Ben 58 comuni sono ancora immersi nell'ombra, particolarmente nella provincia di Nuoro, la più depressa d'Italia, come vi dimostrerà colle statistiche alla mano l'amico Mannironi che parlerà dopo di me, per quanto essa occupi il terzo posto fra tutte le province per vastità di superficie.

A tutto ciò si aggiunga il triste primato delle malattie sociali.'È questo complesso di inferiorità che impronta di serietà dolorosa l'animo del popolo sardo, è da questo fondo di patimenti e di miseria che si leva quel nostalgico canto dei suoi pastori nella notte che è come la tristezza solenne delle nostre brughiere per le quali vanno ancora oggi errando, come in antico, dietro i loro greggi.

Ma la vaticinata aurora già balena, già si profilano i contorni della Sardegna futura. La proposta di legge che discutiamo sarà uno dei fattori potenti della sua redenzione e insieme costituirà un forte coefficiente per la soluzione del problema dell'assorbimento di manodopera disoccupata.

Dico un forte coefficiente unitamente alle altre regioni e non risoluzione completa e radicale, perché per la risoluzione integrale di essa bisognerà seguire l'altra grande via: quella della emigrazione.

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 Stamattina ho letto l'annunzio dello stanziamento, a tal fine, da parte del nostro Governo, di venti milioni di sterline.È questa la grande meta, il compito più difficile e insieme più glorioso del nostro Ministero degli esteri: quello di intraprendere una politica intelligente, tenace, per rimuovere gli ostacoli che si frappongono nel mondo all'ingresso del lavoro italiano; quel lavoro che ha lasciato orme imperiture, che ha trasformato le sabbie del deserto, che ha addolcito ed elevato colla sua umanità le popolazioni indigene e che anche nelle civilissime nazioni ha impresso l'orma incancellabile della sua duratività e del suo genio, giacché pare sia un retaggio e un privilegio della nostra gente quello di imprimere quasi un sigillo di eternità al carattere delle sue opere, che lo attestano dovunque la civiltà italiana è passata.

È la conquista pacifica, non con le guerre, la mèta della nostra nuova politica di penetrazione nel mondo.

«I popoli sono grandi cantava Victor Hugo dopo Waterloo anche senza le lugubri avventure della spada. L'Inghilterra al di sopra di Wellington ha Shakespeare e la Germania al di sopra di Blucher ha Goethe».

Un popolo, diciamo noi, si consacra alla immortalità attraverso le opere del pensiero, le più nobili, le più feconde, le più durature. La Grecia che ha segnato uno dei punti più gloriosi nella storia dello spirito umano ancora oggi dalle sue rovine risplende; e se anche il ricordo delle guerre combattute contro i persiani è immortale, lo è perché esse rappresentano la grande battaglia morale di tutto un popolo, la battaglia della libertà e della civiltà contro la barbarie.

L'Italia, dopo la decadenza politica militare di Roma che gettò le basi imperiture dell'ordinamento giuridico e civile dell'Europa romanizzata e cristianizzata, esprime col suo Rinascimento pur non essendo del tutto libera dai barbari una civiltà che fu come un sole nella notte, che la fece maestra morale e intellettuale nel mondo. Ciò che fa dire fieramente al Carducci che «il canto dei poeti di nostra gente sorpassa il triste squillo delle trombe straniere e i torchi di Venezia, di Firenze e di Roma stridono all'opera di illuminare il mondo» (Approvazioni).

Facciamo in modo di esser grandi nell'avvenire per queste vie incruente.

Onorevoli colleghi della destra, il tempo dei nazionalismi è finito. La patria, voi dite. Sì, la patria prima di tutto, noi rispondiamo.

Ma la patria non è tutto: al di sopra della patria vi è qualche cosa di più grande: vi è l'umanità, vi è il genere umano.

È questa la speranza che splende alle generazioni in cammino, è per questa fede e per il suo trionfo che le nobili nazioni che credono nella democrazia combatteranno la battaglia suprema (Applausi).

PRESIDENTE. Segue l'ordine del giorno degli onorevoli Monterisi e Vocino:

«La Camera, considerato che la depressione del meridione, il cui risollevamento è lo scopo precipuo della «Cassa' per il Mezzogiorno», è stata determinata soprattutto dalla politica di abbandono dei prezzi delle derrate agricole, da parte di tutti i governi precedenti, allo scopo di favorire la nascita e lo sviluppo del settore industriale;

tenuto presente che, senza un nuovo ed adeguato indirizzo al riguardo della politica agraria, la quale assista i produttori agricoli così come sono stati e sono tuttora assistiti quelli industriali, vana sarebbe l'opera che la «Cassa per il Mezzogiorno» si accinge a compiere;

constatato che non è possibile lo sviluppo turistico di una regione se la popolazione locale non ha, nella sua massa, un tenore di vita tale da poter assicurare alle attrezzature turistiche che si vogliono creare per attrarvi anche i forestieri, quel minimum indispensabile per mantenersi in vita,

chiede al Governo

di adottare nei riguardi dell'agricoltura una politica di assistenza tale che, permettendo a questa di vendere i propri prodotti a prezzi remunerativi, dia la possibilità ai piccoli proprietari già esistenti di raggiungere e mantenere un tenore di vita uguale a quello dei lavoratori che dedicano la propria attività ad altri settori; ed ai piccoli proprietari, che la «'Cassa per il Mezzogiorno» tende a formare attraverso la riforma agraria, di elevare il proprio tenore di vita e di assicurare lo sviluppo delle aziende di cui verranno in possesso, nonché di poter concorrere in maniera adeguata al risanamento dei bilanci dei comuni ove svolgono la propria attività, determinando così il progressivo e perenne risollevamento di tutto il Mezzogiorno».

L'onorevole Monterisi ha facoltà di svolgerlo.

MONTERISI. Onorevoli colleghi, ho presentato quest'ordine del giorno per richiamare l'attenzione della Camera e del Governo sul problema del prezzo delle derrate agricole, l'abbandono dei quali costituisce la causa che ha prodotto e produce tuttora il disagio

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dell'agricoltura italiana, disagio che perdurando oramai da oltre 6l) anni, ha finito col determinare la famigerata depressione meridionale, essendo il meridione una zona eminentemente agricola.

L'argomento è di tale importanza, che non in un ordine del giorno, ma in un'ampia ed esauriente discussione, la Camera dovrebbe affrontare, anzitutto, per convincersi della improrogabilità di questa impostazione e poi per studiare la risoluzione definitiva di questo vecchio e non certo per noi onorifico problema.

Dando una scorsa anche superficiale alla relazione che precede il disegno di legge, si ha subito la sensazione che il legislatore si preoccupa, e non potrebbe essere diversamente, di mettere in rilievo che la Cassa per il Mezzogiorno viene istituita con lo scopo precipuo di radunare i fondi per sollevare la depressione meridionale.

La relazione infatti comincia con l'affermazione che il Governo ha tenuto sempre presenti le esigenze del Mezzogiorno quale area depressa; e prosegue dicendo che «l'attenzione della nazione viene ora concentrata sull'opportunità di mettere in valore, in un ragionevole periodo di tempo, le cosiddette aree depresse, e cioè scarsamente produttive di reddito non per effetto della guerra, ma per complesse ragioni strutturali che da decenni hanno esercitato la loro influenza».

Qui, onorevoli colleghi, viene spontaneo di ricercare quali siano queste ragioni strutturali che eia decenni hanno concorso a determinare questa famigerata depressione! È necessario ricercarle questa cause; poiché la Cassa dovrà bensì darci la possibilità di eseguire, in maniera direi quasi violenta, quelle opere la cui esecuzione si è impedita che avvenisse nel tempo con lento e naturale processo, ma se le cause non vengono eliminate, non solo l'opera della Cassa sarà sterile, ma il miglioramento del tenore di vita dei nostri rurali e dei cittadini tutti, che è lo scopo principale di questo complesso di leggi, finirebbe, al contrario, forse con l'abbassarsi ancora maggiormente.

Il problema meridionale, onorevoli colleghi, è problema di prezzi.

Se noi meridionali avessimo venduto i nostri prodotti agricoli alle stesse condizioni alle quali gli industriali hanno sempre venduto i loro, la depressione meridionale non esisterebbe.

È quanto mi accingo a dimostrare.

I superficiali, gli incompetenti e peggio ancora, i responsabili di questo stato di cose, se a sbrigano indicandone la causa

nella nostra mancanza di spirito associativo, nella, nostra inerzia, incapacità e via discorrendo, ma se diamo uno sguardo alla storia del passato, se interroghiamo De Viti De Marco, Salvemini, Fortunato e gli altri meridionalisti, troviamo che le esigenze economiche meridionali sono state sempre compresse dalle settentrionali e per essere più precisi bisogna riconoscere che l'agricoltura italiana è stata sempre sacrificata allo sviluppo dell'industria, e siccome il Mezzogiorno è regione prettamente agricola, ha maggiormente risentito le conseguenze di questa deleteria politica ormai in atto da oltre un sessantennio ed è pertanto rimasto indietro in civiltà, sviluppo e progresso alle regioni del settentrione.

E così il naturale contrasto industria agricoltura si è trasformato spontaneamente in contrasto nord-sud; ma ciò non è esatto poiché se gli agricoltori meridionali piangono, gli amici rurali del nord non se la ridono certamente. Non entro nei dettagli di questo delicato processo commerciale, poiché il tempo che mi è concesso per lo svolgimento del mio ordine del giorno non me lo consente; ma è evidentemente innegabile che la politica commerciale italiana, intesa a sostenere, con tutti i mezzi, i prezzi del manufatti industriali, sacrificando quelli dei prodotti agricoli, ha logicamente determinato un afflusso di capitali in quel settore spogliandone' completamente l'altro.

Mentre tutti i governi si sono sempre preoccupati di aiutare l'industria in tutte le maniere, attraverso tu{ti 1 sotterfugi, con mille provvedimenti e leggi ordinarie ed eccezioni, si" sono invece mostrati sempre ostili all'agricoltura, cosicché anche oggi, mentre si sono elargiti (e se ne elargiscono ancora) ben 70 miliardi, al F. 1. M. a fondo perduto, per andare incontro appena a 24 mila operai, non si è voluto rischiare (dico rischiare, poiché vi era molla probabilità di non doverli neanche spendere, come vedremo nella discussione della mozione sulla crisi vinicola) una diecina di miliardi per alleviare il disagio di 2 milioni di viticultori, rimettendo in sesto il traballante mercato del vino.

La verità è che ha trionfato l'esiguo gruppo dei miliardari petrolieri che si è opposto tenacemente alla carburazione dell'alcool che si sarebbe ricavato dal vino, perché contraria ai propri interessi: ma questo lo vedremo a tempo opportuno.

Questa gretta mentalità antiagricola che ha dominato per 60 anni la nostra politica commerciale, ci ha portato alla conclusione di aver fatto vivere nella più grande abiezione la massa rurale meridionale,

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di aver contribuito a determinare un netto distacco di civiltà tra nord e sud ed infine di dover spendere ora attraverso la istituenda Cassa per il Mezzogiorno per riparare tutte le malefatte passate, somme infinitamente maggiori di quelle che si sarebbero spese frazionate nei vari decenni m una ascesa continua di progresso delle popolazioni interessate.

E si continua ancora oggi su questa strada antiagricola!... L'entrata in vigore delle nuove tariffe doganali ha fatto precipitare in pochi giorni il prezzo dell'avena da cinque a tremila lire al quintale, prezzo addirittura antieconomico; e così a Barletta, proprio nella mia città natale, si è messo in vendita l'enopolio sociale (e di ciò ne tratteremo al più presto in più opportuna sede) mentre si cerca di ricostituire i consorzi di viticultura, eredi legittimi dei soppressi enti economici, cui detto enopolio apparteneva: provvedimenti tutti che concorrono in questo momento alla degradazione del povere meridione.

Si approfitta, evidentemente, non so con qual senso di giustizia sociale, della mancanza di organizzazione delle categorie agricole, e si tenta persino di ostacolarne l'organizzazione.

Gli agricoltori, d'altronde, si chiedono perché mai il Governo debba concorrere a far sì che il capitale impiegato nell'industria renda il 100 per cento mentre poi l'agricoltura debba rimanere costantemente passiva o quasi, provocando così l'odiosa sperequazione per cui un contadino che zappa la terra nelle Puglie od in Sicilia, debba guadagnare la quarta parte di quanto guadagna l'operaio dell'industria a Milano od a Biella!

E tutto ciò è ritenuto naturale, logico. Infatti i fondi E. R. P. sono stati dati prima all'industria per essere reimpiegati poi, quando questa li restituirà (supposto che li restituisca) alla agricoltura, attraverso la Cassa per il Mezzogiorno, mentre, date le necessità del Mezzogiorno, si sarebbe dovuto fare il contrario.

CAMPILLI, Ministro senza portafoglio. Non si può importare dall'America i terreni! Dall'America si importano macchine.

MONTERISI. Io non ho mai pensato di importare terreni dall'America al posto delle macchine; io chiedo soltanto perché i fondi E. R. P. non siano stati dati prima al povero Mezzogiorno che ne ha tanto bisogno per la sua agricoltura; e alla loro restituzione, poi, potevano reimpiegarsi nell'industria per acquistare macchine dall'America!

JERVOLINO ANGELO RAFFAELE, Relatore per la maggioranza. L'agricoltura dopo quanti anni li avrebbe, restituiti?

MONTERISI. Dunque, ella ammette che i capitali investiti in agricoltura non rendono nulla! La ringrazio di avermi preceduto, poiché è quanto io voglio dimostrare, per concludere che ciò avviene perché l'industria riesce a vendere i propri prodotti al prezzo che vuole, mentre l'agricoltura vende i suoi al prezzo al quale la industria la prepara... e quindi non è in grado di restituire.

JERVOLINO ANGELO RAFFAELE, Relatore per la maggioranza. Vorrebbe i capitali a fondo perduto?

MONTERISI. Tutt'altro! Vorrei al contrario che per ragioni di giustizia, l'agricoltura sia messa in condizioni di poter restituire i capitali ad essa prestati con la stessa facilità con la quale lo può l'industria... e quindi che i prezzi dei prodotti agricoli siano remunerativi come quelli dei prodotti industriali.

Se in Italia si fosse eseguita questa politica di vera giustizia sociale, la depressione meridionale non esisterebbe e la Puglia così come la Sardegna, la Calabria e le altre regioni del sud sarebbero civili e progredite come quelle settentrionali.

Taluni, con indicibile superficialità, vedono la risoluzione della depressione meridionale unicamente intensificando le culture con relativi armenti di prodotti.

È comune lo slogan... «la riforma agraria deve tendere all'aumento della produzione!» Benissimo! E dei prodotti poi che cosa ne facciamo? Questo, a mio avviso, è il lato più delicato ed importante della trasformazione cui tende la Cassa per il Mezzogiorno, e il cui esame dobbiamo minutamente approfondire. Problema delicatissimo!....

I nostri contadini giustamente pensano con terrore ad un aumento di prodotti poiché ora non riescono neanche a collocare la produzione in atto.

Investire terreni ad ortaggi, per esempio, vuol dire avere dopo qualche mese sul mercato una maggiore disponibilità di questa deperibilissima merce che ora si colloca sì e no a malapena..

CAMPILLI, Ministro senza portafoglio. Allora sarebbe meglio non produrre.

MONTERISI. Che cosa direbbe, onorevole ministro, se per esempio una fabbrica di auto raddoppiasse la produzione delle sue macchine senza affatto preoccuparsi in precedenza della possibilità di collocamento?

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e se, peggio ancora, stentasse a vendere la produzione in corso? La mia particolare competenza in materia mi obbliga a porre il problema nei suoi giusti termini. La produzione è senza dubbio il fine del lavoro umano, al miglioramento ed incremento della quale dobbiamo tentare con tutti i nostri sforzi: ma se restasse poi invenduta, se precipitando i mercati affamasse i produttori? È la triste esperienza del passato che ci impone di essere cauti e prudenti.

Quando parliamo di prezzi, intendiamo riferirci a quelli al produttore il quale anche lui è seriamente preoccupato della esosità dei prezzi al dettaglio, la cui regolazione dovrà avvenire attraverso i costituendi consorzi dei vari settori agricoli.

L'aumento della produzione, onorevole ministro, si ottiene in due modi: o incrementando la resa dell'unità di superficie, o investendo alle singole culture una superficie maggiore.

Nel primo caso l'esperienza insegna che per molti prodotti (esempio: vino, frutta, riso, barbabietole, ecc.) la flessione dei prezzi non è proporzionale all'aumento della produzione e che sovente, se non sempre, una piccola percentuale in più mette addirittura in crisi il settore e conseguentemente in grave difficoltà i poveri contadini che, ammaestrati dalla esperienza, finiscono col ritenere una vera calamità le annate di produzione abbondante.

Non dimentichiamo le distruzioni di caffè, cacao, grano, ecc. nei rispettivi paesi di produzione per normalizzare i relativi mercati.

Sarebbe lo stesso che una fabbrica riesca con la stessa attrezzatura ad aumentare del 10 per cento la produzione, per venderla poi con l'80 per cento di ribasso. Farebbe un bell'affare!

Se l'aumento del prodotto è causato poi da una maggiore superfìcie investita a quella coltura, il prezzo evidentemente non deve variare, se non si vogliono affamare i contadini.

Ecco perché quando in agricoltura si verificano eccezionali annate di abbondanza di prodotti, i rurali se ne preoccupano, sicuri di non ricavare più nulla delle proprie fatiche.

Concludo questa parte, onorevoli colleghi, invitandovi a studiare bensì tutti i provvedimenti atti ad incrementare la produzione nell'interesse della collettività, ma se contemporaneamente vogliamo elevare il tenore di vita dei contadini meridionali, dobbiamo assisterli nel collocamento dei loro prodotti e non sacrificarli continuamente ai vari gruppetti di avidi ed insaziabili capitalisti industriali!

Anche lo sviluppo turistico è strettamente collegato al problema dei prezzi! Si riconosce ormai da tutti, ed è contemplato anche nella legge in discussione, che la Cassa per il Mezzogiorno debba provvedere allo sviluppo dell'attrezzatura turistica. Sottoscriviamo ciò in pieno... ma esaminiamo da vicino il problema se non vogliamo rischiare di comprometterne ab initio la soluzione.

Tralasciamo l'incanto degli Abruzzi, di Napoli e dintorni, orgoglio dell'onorevole Jervolino che li rappresenta in Parlamento, sorvoliamo sulla bellezza della Sila, di Reggio Calabria e della Sicilia, di cui si occupa fi nanco la mitologia, e fermiamoci alla mia Puglia.

Addentriamoci un po' nel Gargano, in questo incanto sconosciuto, con la sua foresta Umbra che non ha nulla da invidiare a Vallombrosa, con l'incantevole San Menaio battezzata la «Riviera Dauna» che può gareggiare con quelle Ligure, con Mattinata, San Giovanni Rotondo (rifugio di padre Pioì Peschici, Viesti, Rodi Garganico, Monte Sant'Angelo e mille altri paesetti ed alture che si spingono oltre i 900 metri; veri angoli di paradiso; ricordiamo poi Monticchio in Basilicata, con i suoi stupendi laghetti vulcanici in un mare di verde, che ci rievocano quelli sperduti tra le Alpi: le grotte di Castellana giudicate ormai superiori a quelle di Postumia, mentre altre pare che ne celino le viscere dello stesso Gargano, e spontaneamente verrà di chiedersi come mai tutte queste bellezze, tra cui alcune veramente stupende, non siano turisticamente sviluppata!

La risposta ci è data dalla amara constatazione che la massa della popolazione locale, tutta quanta rurale, ha sempre tenuto un livello di vita tanto basso, a causa dei prezzi irrisori dei prodotti agricoli, da ignorare la parola «villeggiatura».

È mancata e manca tutt'ora la convenienza economica in questo tipo di investimenti; convenienza che se veramente vogliamo aiutare h Mezzogiorno dobbiamo cercare di creare.

Le attrezzature turistiche che la legge si propone di sviluppare, i buoni meridionali le attendono con ansia, ma è necessario contemporaneamente assicurare alla popolazione locale un tenore di vita tale da garantire olle nascenti opere quel minimum indispensabile per non morire di inedia, onde in un secondo tempo attrarre anche i turisti forestieri.

Tutto ciò non si può ottenere se non mantenendo costantemente remunerativi i prezzi di tutti i prodotti agricoli, in modo che i nostri

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contadini, elevando costantemente il proprio tenore di vita, possano trasformare se stessi, la terra che lavorano e le città che abitano.

Diversamente non avremo che parole, parole e parole!

Il problema del Mezzogiorno, onorevoli colleghi, è soprattutto un problema di prezzi. Purtroppo dobbiamo lottare contro le avverse forze conservatrici antiagricole. Non è un mistero che contro il ministro dell'agricoltura siano coalizzati tutti gli altri dicasteri, poiché l'industria ha delle posizioni acquisite ormai in 60 anni di privilegi e dalle quali è umano che non voglia recedere. Con la chiusura delle frontiera ai manufatti esteri essa si è assicurato il monopolio d'Italia dei propri prodotti, obbligando gli agricoltori a pagarli a prezzi da essa calcolati; per contro le frontiere estere si sono chiuse ai nostri prodotti agricoli determinando in Italia una grave flessione dei prezzi causa l'eccesso della offerta sulla domanda per la mancata esportazione.

A ciò si aggiunge che l'industria per esportare i propri prodotti, ottiene spesso e sovente come contropartita dalle nazioni che devono assorbire i suoi manufatti, l'importazione in Italia delle loro derrate agricole che in concorrenza con le nostre, ne ribassano maggiormente i prezzi.

E così, mentre gli agricoltori pagano all'industria a caro prezzo ciò che occorre alla loro produzione, vendono poi a bassissimo prezzo i propri prodotti per favorire doppiamente questa industria spogliatrice che difende accanitamente e con tutti i mezzi possibili ed immaginabili queste comode ed ormai inveterate posizioni.

Se non riusciamo ad abolire questo nefasto conservatorismo, l'agricoltura italiana non si riavrà mai, e minacceremo di impostare la questione meridionale come quel beone che guadagnando ai suoi tempi 23 soldi al giorno, non riusciva, dopo mille riprove, a concretizzare il suo bilancio familiare perché 18 dei 23 soldi che guadagnava voleva spenderli assolutamente per. il vino.

Onorevoli colleghi, se non mettiamo come base della nostra legislazione l'eguaglianza di trattamento ai due settori industriali ed agricoli con conseguente parità di tutela dei prezzi di ciascuno di essi, tutela intesa nel senso più lato della parola, sia che essa si svolga in un campo protezionistico od in quello liberista, il povero meridione non si risolleverà mai.

La Cassa è il rimedio por guarire la malattia, ma i bassi prezzi dei prodotti ne sono la causa: se non eliminiamo questa, non si avrà guarigione.

Se, in nome della tanto conclamata giustizia sociale, non riusciamo a sradicare questo conservatorismo antiagricolo nel Parlamento e nel Governo, in modo che il meridione venda le sue derrate con gli stessi utili con i quali il settentrione vende i suoi manufatti, la Cassa per il Mezzogiorno, pur rimanendo una bellissima istituzione, non produrrà mai quei benefici effetti che le masse dei rurali attendono con tanta ansia perché frustrati da questa nefasta ed iniqua mentalità partigiana. (Applausi).

PRESIDENTE. Segue l'ordine del giorno Larussa:

«La Camera, tenuto presente che la preparazione ambientale e la valorizzazione industriale e turistica, oltre che agricola, sono tra i fattori determinanti dello sviluppo economico del Mezzogiorno, fa voti:

1°) che i programmi di opere per la sistemazione dei bacini montani siano coordinati con il provvedimento in corso del ministro dell'agricoltura per la difesa montana e sia, a tale fine, il provvedimento predetto presentato di urgenza alla Camera;

2°) che l'azione per favorire gli impianti per la valorizzazione dei prodotti agricoli, previsti dall'articolo 1 del disegno di legge, sia estesa a tutte le forme di sane iniziative ' industriali;

3°) che tra le opere d'interesse turistico, previste dallo stesso articolo, sia data la preferenza à quelle concernenti la costruzione e ricostruzione di alberghi e la sistemazione del patrimonio idrotermale».

Poiché l'onorevole Larussa non è presente, s'intende che abbia rinunciato a svolgerlo.

Segue l'ordine del giorno Rivera:

«La Camera invita il Governo a destinare i fondi attribuiti alla Cassa per il Mezzogiorno alle opere seguenti:

a) istituzione di ricerche scientifiche dirette al riconoscimento dei fattori determinanti la depressione dell'agricoltura e della vita economica del sud d'Italia ed alla proposizione delle provvidenze dirette ad eliminare le cause o gli effetti di essi fattori;

b) soccorsi urgenti alla montagna, che deperisce è si spopola, attraverso il rimboschimento, il rinsaldamento delle pendici franose, la protezione delle attività ed industrie caratteristiche, prima fra tutte quella zootecnica e pastorale;

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c) disciplina delle acque, specialmente a monte, con la costruzione del più gran numero possibile di dighe piccole o grandi, capaci di trattenere le acque invernali per erogarle alle terre sottostanti in primavera ed estate a ristoro e benefico rivoluzionamento delle sorti di quella agricoltura;

d) incoraggiamento alle industrie grandi e piccole collegate o non con la produzione agricola;

e) turismo e viabilità».

Poiché l'onorevole Rivera non è presente, s'intende che abbia rinunciato a svolgerlo.

Segue l'ordine del giorno Di Vittorio:

«La Camera, accingendosi a votare la legge che istituisce la Cassa del Mezzogiorno, fa voti

1°) che ì piani e le opere che saranno eseguiti a cura della Cassa stessa, mirino costantemente a realizzare le migliori condizioni per facilitare la meccanizzazione dell'agricoltura e lo sviluppo delle industrie più connesse all'agricoltura stessa, in tutte le regioni meridionali e nelle isole;

2°) che del consiglio di amministrazione della Cassa per il Mezzogiorno siano chiamati a far parte, in congruo numero, esporti designati dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori meridionali, che sono i più direttamente interessati a promuovere il risanamento e lo sviluppo economico e civile del Mezzogiorno e delle isole».

Poiché l'onorevole Di Vittorio non è presente, si intende che abbia rinunciato a svolgerlo.

Segue l'ordine del giorno degli onorevoli Bottai e Bernieri:

«La Camera invita il Governo a voler considerare, nel quadro della legge sulle opere straordinarie di pubblico interesse per l'Italia centrale e settentrionale, la zona apuana (Massa Carrara, Garfagnana, Versilia), come quella che per le distruzioni operate dalla guerra e la cronica crisi della industria marmifera richiede provvedimenti adeguati e comunque tali da impedire un ulteriore aggravamento della situazione già di per sé difficile e pesante».

Poiché i firmatari non sono presenti, s'intende che abbiano rinunciato a svolgerlo.

Segue l'ordine do] giorno degli onorevoli Bottai, Matteucci, Ferrandi, Cessi, Bettiol Francesco Giorgio e Ghislandi:

«La Camera, preso in esame il disegno di legge per la esecuzione di opere straordinarie di pubblico interesse nell'Italia settentrionale e centrale,

ritenuto che nel disegno di legge stesso non sono individuate con sufficiente precisione le zone nelle quali esso dovrebbe operare e l'organo specifico che dovrebbe avere l'incarico dell'esecuzione,

constatata la manifesta sproporzione fra gli obiettivi che si vogliono raggiungere ed i mezzi che si mettono a disposizione,

convinta dell'impossibilità di poter adeguatamente emendare il disegno di legge ad essa sottoposto per l'approvazione,

decide

di rinviare al Governo il disegno di legge stesso e contemporaneamente lo

invita

a presentare al Parlamento, nel minor tempo possibile, una serie di provvedimenti per ciascuna zona economicamente depressa del centronord d'Italia, come la Maremma toscana, l'Apuania, la Venezia Giulia e Tridentina, l'alta montagna alpina ed appenninica, ecc., in modo che ogni singolo provvedimento contenga nelle linee generali le opere che si ritengono necessarie da eseguire nelle rispettive zone, il piano finanziario, con i relativi stanziamenti, nonché l'organo direttivo ed amministrativo che deve provvedere all'esecuzione delle opere stesse».

Poiché nessuno dei firmatari è presente, s'intende che abbiano rinunciato a svolgerlo.

Segue l'ordine del giorno Scotti Alessandro:

«La Camera, esaminando il disegno di legge per l'esecuzione di opere straordinarie e di pubblico interesse nell'Italia settentrionale e centrale, tenute presenti le condizioni di particolare disagio dei lavoratori rurali in quelle zone povere e depresse, dove il contadino — pur con ogni sforzo ed ogni sacrificio — non riesce a trarre dalla terra un sufficiente prodotto che il durissimo lavoro compenserebbe,

invita il Governo

a riconoscere la necessità umana e sociale di andare incontro a questi lavoratori, favorendoli e assistendoli nella trasformazione tecnica delle attuali colture con altre più redditizie e meno faticose, assicurando al rurale l'assistenza sanitaria e veterinaria, che lo conforti ad affezionarsi di più alla terra».

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Poiché l'onorevole Scotti non è presente, s'intende che abbia rinunciato a svolgerlo.

Segue l'ordine del giorno degli onorevoli Lopardi, Zanfagnini, Arata, Zagari, Belliardi, Mondolfo e Bonfantini:

«La Camera, mentre approva il passaggio alla discussione degli articoli dei disegni di legge 1170 e 1171, impegna il Governo:

a) a rendere più efficiente l'intervento dello Stato nelle aree depresse aumentando gli stanziamenti annui sia per l'Italia centrosettentrionale che per l'Italia meridionale e insulare;

b) a mantener fermi i normali stanziamenti di bilancio sia nei lavori pubblici che nell'agricoltura;

c) a presentare entro breve termine al Parlamento un piano organico e ben delineato del complesso delle opere da eseguirsi in base ai due disegni di legge, piano in forza del quale e l'Azienda autonoma per il Mezzogiorno (o Cassa per il Mezzogiorno) e i Ministeri competenti dovranno operare;

d) a coordinare infine nella impostazione e nella esecuzione tutti gli interventi tecnici, finanziari e sociali dello Stato nei diversi settori della economia nazionale».

L'onorevole Lopardi ha facoltà di svolgerlo.

LOPARDI. Nella relazione del Governo al disegno di legge sulla Cassa per il Mezzogiorno è detto che la «questione meridionale, più che mai viva di attualità, più che mai pressante con i suoi innumerevoli problemi che richiedono una pronta ed adeguata soluzione, attende che il Parlamento decida rapidamente un'azione concreta e fattiva per la sua soluzione».

Orbene, pare al gruppo parlamentare del partito socialista unitario dover porre in rilievo innanzitutto che la questione meridionale, quale oggi comunemente si agita davanti al paese non è la questione meridionale nei veri suoi limiti, nel vero suo aspetto della coesistenza di due civiltà (le due Italie, diceva Giustino Fortunato), che la geografia e la storia rese differenti, in un sol corpo di nazione. Di guisa che l'istituzione della Cassa per il Mezzogiorno non può risolvere l'annoso problema, ma soltanto rappresentare l'inizio e per un aspetto soltanto diquei provvedimenti clic sarà necessario adottare per avviare veramente ad una adeguata soluzione la questione meridionale.

Che questa del partito socialista unitario non sia una critica o meglio una posizione aprioristica è dimostrato a sufficienza solo che si legga quanto in proposito fin dal 1904 scriveva Giustino Fortunato: «Troppe cose bisogna che mutino, prima di poter incamminarsi per la via maestra; bisogna, soprattutto, che muti radicalmente il giudizio che noi stessi meridionali abbiamo del Mezzogiorno. Pensare che con una o più leggi di larghe sovvenzioni in 5 o 10 anni sia dato di «elevare» il sud alle condizioni del nord, attuando quella «pereejuazione economica» a cui tutti inneggiano è una illusione funesta, quando ' non è una leggerezza imperdonabile». Così, fin dal 1904, il Fortunato.

Precisata così la portata del provvedimento in esame, saremmo fuori della realtà se volessimo disconoscere che esso rappresenta uno sforzo che il Governo ha voluto compiere onde cercare di avviare a soluzione il più ampio, grave, pressante problema che va sotto il nome di questione meridionale. Come saremmo fuori della realtà so, per le ragioni da me esposte e per i rilievi fatti dall'onorevole Zanfagnini ieri, parlando a noiue del gruppo parlamentare del partito socialista unitario, noi respingessimo sic et simpliciter 5il disegno di legge attualo.

Per ejuanto limitata, nel senso che ho esposto, sia la sua portata, per quanto insufficienti siano gli stanziamenti previsti, noi pensiamo che le masse bracciantili disoccupate del Mezzogiorno, i paesi meridionali, privi di strade, di acqua, di luce, di case, gli all'amati contadini del sud possano trovare un effettivo vantaggio dall'approvazione del disegno di legge sulla Cassa del Mezzogiorno.

E la stessa considerazione deve valere per le così dette «aree depresse» del centro nord. Ma il nostro voto favorevole ai disegni di legge 1170 e 1171 è condizionato all'accoglimento dialcuni postulati, che il gruppo parlamentare del partito socialista unitario ha creduto fermare nell'ordine del giorno che ho l'onore di illustrare. Soltanto in tal caso si potrà parlare sul serio di provvedimenti che diano una garanzia diefficienza, di provvedimenti che possano raggiungere effettivamente lo scopo che si prefiggono.

Non occorre che io mi soffermi ad illustrare la ragione per la quale il Governo deve rendere più efficiente l'intervento dello Stato nelle cosiddette «aree depresse», aumentando gli stanziamenti annui sia per l'Italia centrosettentrionale che per l'Italia meridionale e insulare.

20050

Ed infatti se si vuole realmente che i miliardi stanziati non si disperdano come una goccia d'acqua nell'immensità dell'oceano; se si vuole realmente risollevare il mezzogiorno d'Italia e le cosiddette aree depresse del centronord; dal momento che uno sforzo notevole è stato fatto, è necessario aumentare gli stanziamenti, sino al punto da rendere veramente operante ed efficiente nella economia nazionale l'intervento dello Stato.

Così pure non mi dovrò soffermare a lungo nel ricordare al Governo che debbono essere mantenuti fermi oltre e malgrado questi provvedimenti i normali stanziamenti di bilancio e nei lavori pubblici e nell'agricoltura.

Tale impogno del Governo è per la verità richiamato e ribadito e nella relazione governativa e in quella della maggioranza parlamentare.

Ma, per certi segni, a giudicare almeno dal bilancio dell'agricolura e dei lavori pubblici di quest'anno, pare che la realtà sia diversa. I provvedi menti di cui ci occupiamo avranno un senso e un significato soltanto alla condizione di aggiungersi agli stanziamenti normali di bilancio. In caso diverso non avrebbero alcun motivo di essere e potremmo sul serio dire, parlando di essi, che si è fatto, specialmente sulla stampa, molto rumore per nulla.

Credo, invece, di dovermi soffermare più a lungo sulla richiesta di un piano organico e ben delineato del complesso delle opere da eseguirsi in base ai due disegni di legge.

La Cassa per il Mezzogiorno è l'organo, lo strumento necessario per attuare determinate provvidenze.

Ma così come è stata congegnata, "allo scopo evidente di sodisfare l'esigenza di una maggiore immediatezza di interventi e prontezza di esecuzione, finisce per essere arbitra dell'amministrazione di ben mille miliardi di pubblico danaro, in quanto nessun piano, nessun programma sia pure largamente di massima è stato dal Governo formulato. E la cosa appare tanto più grave in quanto la maggioranza ha ritenuto precisare che la Cassa per il Mezzogiorno ha «una propria personalità giuridica» e sfugge perciò ad ogni preventivo controllo del Parlamento.

Per questa parte il gruppo parlamentare del partito socialista unitario ritiene che, onde sodisfare la duplice esigenza dell'immediatezza e della sollecitudine,

i compiti attribuiti alla Cassa per il Mezzogiorno debbano essere affidati ad una azienda autonoma di Stato, la quale pur avendo tutti i vantaggi che offre la Cassa, dà la garanzia dei controlli, in quanto non può sottrarre i propri bilanci preventivi al Parlamento ed al controllo amministrativo ordinario.

Ma, tornando al programma di massima, esso si rende necessario perché i miliardi stanziati non si disperdano in opere inutili o in mille rivoli, senza alcuna coordinazione e senza alcuna utilità.

La ricostruzione fino ad oggi non si è attuata con il ritmo che pur avrebbe potuto avere, proprio per la mancanza di coordinamento, che è apparsa più evidente nelle regioni meridionali.

Ma vi è anche un'altra ragione che ci induce a richiedere, nel più breve tempo possibile, un programma organico per le opere da compiere.

Si nota in questi ultimi tempi una tendenza da parte del Governo dovuta, è bene riconoscerlo, alla esigenza di far presto, alle necessità di venire incontro immediatamente alla miseria di larghi strati della popolazione italiana a presentare al Parlamento disegni di legge con i quali quest'ultimo delega al Governo stesso o ad enti, controllati soltanto dal Governo, i suoi poteri. '

Nel disegno di legge sulla Cassa per il Mezzogiorno i poteri sono delegati a questo ente, che sfugge al controllo preventivo del Parlamento; col disegno di legge che va sotto il nome di «legge stralcio», viene affidata al Governo la possibilità di attuare la riforma fondiaria «a territori suscettibili di bonifica, irrigazione o miglioramento agrario» (senza determinarli) ed è a lui affidata l'istituzione di enti per adempiere, nei territori che saranno dal Governo determinati, le funzioni attribuite all'opera per la valorizzazione della Sila.

Continuando di questo passo, sia pure con le migliori intenzioni, si giunge ad esautorare completamente il Parlamento in problemi gravissimi e di vitale interesse per la nazione.

Noi, proprio perché sinceramente democratici, sentiamo il dovere di richiamare il Governo su questo punto: guai se per una ragione qualsiasi questo esautoramento del Parlamento dovesse continuare, guai se le istituzioni parlamentari dovessero ancor più scadere nella considerazione del paese!

Vi è poi un'ultima considerazione, la quale ci induce ad insistere sulla richiesta di un programma che il Governo dovrà presentare al Parlamento al più presto.

20051

Si è detto che la necessità di opere pubbliche per il meridione non è che un aspetto della questione meridionale. Vi è, ad esempio, per il sud d'Italia anche una questione di educazione politica.

Per l'elettore del nord può avere gran rilievo se il deputato voti a favore o contro il patto atlantico, voti per il mandato in Somalia o meno.

Per l'elettore del sud ha invece maggior importanza, direi importanza decisiva, il trasferimento di un prefetto o di un segretario comunale; l'esecuzione, sollecitata da un deputato, di questa o quella opera pubblica.

La mancanza di un programma serio, porterebbe di necessità ad una gara fra parlamentari onde ottenere l'approvazione di questo o quel progetto.

Ed in questa gara, necessariamente, prevarrà il deputato... più forte, più sentito, che ha maggiori amicizie o aderenze in alto loco, anche se l'opera da lui postulata sarà, talvolta inutile, spesso di minore urgenza e vantaggio di altre che invece sarebbero essenziali e improcrastinabili.

Si darebbe, in altri termini, adito al risorgere di quel «gerarchismo», che tanto deprecammo nel passato regime.

Ed, infine, poiché la questione meridionale è questione di tutta la nazione, è necessario che il Governo coordini nella impostazione e nella esecuzione tutti gli interventi tecnici, finanziari e sociali dello Stato nei diversi settori della economia nazionale.

È stato infatti già rilevato che i due disegni di legge debbono essere inquadrati nella situazione economica generale del paese, la quale è piuttosto preoccupante: in aumento la disoccupazione, in diminuzione il credito e le attività produttive.

È innegabile che il Governo cerca di intervenire: ma anche qui ad esso può essere mosso l'appunto di non muoversi secondo un piano organico di intervento nei diversi settori.

Onorevoli colleghi, soltanto a queste condizioni i provvedimenti di cui ci occupiamo non si ridurrano in un'offa per le genti del Mezzogiorno o, peggio, in una beffa.

E vorrei a tal proposito terminare il mio breve intervento ricordando quanto il nostro grande Filippo Turati, scriveva nel 1898 su La critica sociale:

«Raccontano i giornali che allorquando, la mattina del 18 febbraio, nella alpestre Troina barricata dalla neve,

la folla cenciosa tremava di freddo sulla piazza del comune, nell'attesa di una prima distribuzione di frumento, una donna macilente e lacera una «megera» per usare lo stile dei gazzettieri per bene uscita a mani vuote dal municipio per non avervi ottenuto l'invocato soccorso, si rivolse furibonda alla folla esclamando: «Nun viditi ca ci buffuniano?» (non vedete che ci corbellano?); e questo fu come il segnale del tumulto, che si chiuse indi a poco con sette cadaveri tutti, come sempre, di contadini inermi con un numero indeterminato di feriti, col gremirsi delle carceri e con centinaia di latitanti alla campagna.

«Il motto vernacolo della miseria è assai più profondo che forse non sembrasse all'improvvisata concionatrice plebea... Comunque, quel motto, che la folla esasperata raccolse come l'espressione di un comune pensiero lungamente covato nei cuori, riassumeva bene la situazione non di Troma soltanto e della Sicilia e dell'ora; ma di sempre e dell'intero paese».

Noi, nel votare il passaggio agli articoli, condizionando il voto alle premesse che ho illustrato, esprimiamo l'augurio, la speranza, vorremmo dire la certezza che, a seguito dell'attuazione del disegno di legge sulla Cassa per il Mezzogiorno, non abbia a ripetersi il grido della donna diTroina!

PRESIDENTE. Segue l'ordine del giorno Mannironi:

«La Camera, considerato che l'intervento dello Stato nel Mezzogiorno e nelle isole deve mirare soprattutto ad elevare le zone economicamente più depresse e ad aiutare le popolazioni socialmente più arretrate perché raggiungano condizioni migliori di vita sociale e civile,

esprime il voto

che, nella compilazione dei piani organici di lavori e nell'assegnazione dei fondi della Cassa per il Mezzogiorno, si tenga conto in modo particolare del livello economico delle singole Provincie quale è dato rilevare obiettivamente dai rispettivi indici economici e sociali più appropriati, rapportati alle medie nazionali».

L'onorevole Mannironi ha facoltà di svolgerlo.

MANNIRONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel mio ordine „ del giorno, come del resto in tutti, è contenuta una premessa ed una conclusione. Nella premessa sono affermati certi criteri ai quali, a 'mio giudizio, dovrebbe ispirarsi la legge che stiamo per votare per il Mezzogiorno.

20052

Riconosco che questi criteri e lo spirito che vorrei animasse la nuova legge, sono alquanto diversi dall'indirizzo, direi, di carattere ufficiale o ufficioso.

Nelle discussioni che si sono svolte in tutti questi giorni io ho spesso sentito parlare di piani organici, di concentrazione di sforzi e di mezzi limitatamente a certe zone, e della necessità di non disperdere e di non polverizzare i fondi stanziati. Ora, tutto questo indirizzo che si vuol dare alla legge e che si concreta nel programma di effettuare utili investimenti ha indubbiamente i suoi lati positivi; però, io mi permetto di rilevare che non si può soltanto pensare a un inferente straordinario dello Stato che valga a elevare soltanto determinate zone capaci diun maggiore e di un migliore sfruttamento.

Dico ed affermo che, se si vuole effettivamente realizzare quell'opera di giustizia da decenni invocata a favore del Mezzogiorno occorre, prima ditutto e soprattutto, pensare a realizare una vera giustizia a favore' di certe popolazioni, o della gran parte delle popolazioni del meridione, che si trovano in uno stato di vera depressione economica, e soprattutto di arretrata civiltà. Oggi, in pieno secolo ventesimo, non si può ammettere che vi siano dei paesi, degli aggregati umani, nei quali manchi l'acqua, non tanto per l'irrigazione, quanto per i bisogni più elementari della vita. Non si può ammettere che vi siano dei comuni e dei paesi nei quali manchino assolutamente i caseggiati scolastici, e nei quali le scuole siano allogate in miserabili tuguri, dove i bambini non vanno volentieri e dove i maestri non sentono più l'amore per la loro missione. Non si può ammettere che vi siano dei comuni nei quali manchi totalmente l'energia elettrica non soltanto per il suo impiego di carattere agricolo ed industriale, quanto per le necessità più immediate della vita.

Non si può ammettere che vi siano comuni ancora isolati dal mondo, comuni dove vastissime estensioni di terreno, restino ancora chiuse, impenetrabili, perché mancano totalmente quelle strade che dovrebbero rappresentare i polmoni, le vene attraverso cui possa circolare la ricchezza, la civiltà, il lavoro.

Tutta questa situazione è tale che richiede un intervento deciso e preminente dello Stato.

Quando si facciano dei raffronti fra la situazione in cui si trovano felici e fortunate popolazioni della nostra Italia in rapporto

a quelle altre disgraziate che soffrono in silenzio, che sono prive di tutto, prive dei mezzi più essenziali di vita, non si può fare a meno di pensare alla necessità fondamentale di un intervento che venga ad eliminare questo stato di ingiustizia.

Si può parlare, si, di utili investimenti; ma io dico che il migliore e primo investimento è quello che serva ad elevare il livello bassissimo di popolazioni numerose le quali vivono in uno stato di estrema miseria, di umanità primigenia, assolutamente offensiva alla nostra sensibilità di uomini moderni, civili.

Quindi, a parer mio, i fondi stanziati per la Cassa per il Mezzogiorno debbono, prima di tutto, servire a questo livellamento, che non consiste nell'abbassare le posizioni elevate già acquistate da popolazioni a tenore economico più elevato, ma nell'elevare il livello di quelle che si trovano in uno stato di depressione estrema.

Se non faremo questo, deluderemo ancora una volta il Mezzogiorno; se non faremo in modo che lo Stato dia questo largo, massiccio contributo a rimediare le ingiustizie del passato, noi non potremo mai creare quelle condizioni essenziali di vita, quel clima economico e materiale che è il presupposto necessario per un ulteriore potenziamento economico delle zone dove vi sia della ricchezza suscettibile di ulteriore e maggiore sfruttamento.

È inutile, onorevoli colleghi, che noi pensiamo a migliorare la situazione sociale, è inutile pensare ad incrementare il lavoro, ad infondere negli uomini un maggiore spirito di iniziativa, se questi uomini sono in uno stato di depressione psichica, di annientamento della loro volontà, perché sono abbrutiti dalla miseria nella quale essi vivono e dalle rinuncie a cui sono costretti.

Ora, se la legge avrà questo primo significato e questo primo indirizzo, consistente nel realizzare un suo primo tempo per modo che si diano a tutti essenziali condizioni di vita umana e civile, allora in tempi successivi si potrà parlare di destinazioni maggiori e diverse, di concentrazione di sforzi e di mezzi in determinate zone che più di certe altre siano suscettibili di trasformazione.

Intanto, però, nella legge non è fissato alcun principio e non è contenuta alcuna norma in base a cui l'amministrazione di domani debba regolarsi nella distribuzione e nella erogazione dei fondi che vengono stanziati per la Cassa per il Mezzogiorno.

20053

In sostanza, anche in questa legge si è volato seguire il solito indirizzo della legislazione ordinaria, nella quale i fondi stanziali per determinati capitoli dei bilanci statali, sono lasciati alla discrezione del ministro competente, il quale redistribuisce i fondi stessi tra le regioni d'Italia, secondo le necessità che lo stesso ministro crede di intravedere.

Ora io non voglio, e non ho pensato di introdurre alcun emendamento alla legge, in questo senso; ho fiducia nella chiaroveggenza, nella prudenza, nella giustizia del comitato che amministrerà i fondi della Cassa per il Mezzogiorno. Tuttavia, mi è parso che un criterio orientativo debba essere dato fin da oggi dalla Camera, dal legislatore all'amministratore di domani. E questo indirizzo, questo punto di orientamento io ho creduto, di poterlo fissare nel suggerire all'amministratore della Cassa che nella compilazione dei piani organici e nell'assegnazione dei fondi tenga conto, in modo particolare, del livello economico delle singole province, quale è dato rilevare obiettivamente dai rispettivi indici economici e sociali più appropriati, rapportati alle medie nazionali.

In questa materia esiste per fortuna un abbondate materiale di studio, dal quale è possibile rilevare i vari indici economici, che rappresentano il termometro del livello economico delle singole province. L'onorevole ministro conoscerà quanto me, tra gli studi fatti, ad esempio, quello, abbastanza interessante ed importante, del professore Tagliacarne. Gli indici raccolti in tale studio costituiscono obiettivamente il segno dello stato di necessità, in cui le singole province meridionali vengono a trovarsi. Potrebbe bastare qualche esemplificazione. In uno specchio che raggruppa 22 diversi indici economici sono contenute le cifre percentuali di ogni provincia e regione, indicanti la quota parte che esse rappresentano sul totale degli indici nazionali.

Tanto per prendere uno degli indici economici più significativi, cito quello che segna l'ammontare dei depositi nelle aziende di credito: ebbene l'indice della Lombardia rap presenta il 29,60 per cento dell'ammontare di tutti i depositi in Italia; quello dell'Abruzzo, invece, rappresenta il 0,83 per cento; quello della Basilicata il 0,10 per cen+o; quello della Sardegna il 0,87 per cento.

Ma ciò sarebbe ancora poco, perché mi si potrebbe rispondere che questi indici regionali sono in relazione non soltanto alla potenza economica di ogni regione, ma anche al numero della popolazione.

Questi indici, però, sono stati successivamente rapportati anche alla densità della popolazione; e allora la proporzione si vede immediatamente mutare, dando in tal modo la impressione esatta e precisa del vero grado di potenza economica delle singole province.

Ad esempio, per Milano una delle città più importanti, che sta in testa in tutte le graduatorie di carattere economico nazionale si rileva che l'indice per i beni di consumo, rapportato alla popolazione, è di 2,395. Se, ad esempio, andiamo a confrontare l'indice corrispondente' di altre regioni meridionali, rileviamo che, di fronte a 2,395 di Milano, sta il 0,253 della Lucania, il 0,559 della Sicilia, il 0,530 dèlia Sardegna.

Questo sta a significare che la quota di consumi della provincia di Milano sul totale d'Italia è pari a 2,4 volte la quota della popolazione. Viceversa all'ultimo poste stanno le province di Potenza e di Nuoro con quoteparti di consumi che sono appena di un quarto di quello della popolazione. In altre parole, le province di Milano e di Roma hanno un livello di consumo che è più del doppio di quello che loro spetterebbe in base ad una distribuzione proporzionale al numero degli abitanti, mentre le province di Potenza e Nuoro hanno un livello di appena un quarto di quello che loro toccherebbe in base al numero degli abitanti.

L'elencazione potrebbe continuare, ma ne faccio grazia alla Camera perché ai fini dello sviluppo logico della mia discussione mi basta aver accennato a pochissimi dei dati che sono riscontrabili attraverso gli studi statistici elaborati dall'Istituto centrale di statistica e dalle camere di commercio

Vorrei dire, onorevole ministro, che se si vuol erogare con senso di giustizia distributiva i fondi che costituiscono la dotazione della Cassa per il Mezzogiorno, non si può fare a meno di seguire quel criterio, secondo il quale lo Stato dovrà intervenire con una intensità che abbia un grado proporzionalmente inverso al grado delle necessità delle regioni. Maggiore è il grado di depressione economica rappresentato dagli indici e maggiore deve essere l'intervento dello Stato. Se non si seguirà questo criterio, noi non potremo mai avere la pretesa di aver sodisfatto quel minimo di esigenze di giustizia che da decenni le popolazioni meridionali presentano a tutta la nazione.

DE MARTINO FRANCESCO. Ci vorrebbe allora una legge competamente diversa.

20054

MANNIRONI. No, onorevole De Martino. Io dico che si possono conciliare i presupposti e gli indirizzi di carattere generale fissati nella legge attuale con i criteri che sto affermando, perché, in buona sostanza, lo sviluppo e l'applicazione che la legge deve avere e avrà, sono previsti per un periodo abbastanza lungo di dieci anni. Non' è detto che il criterio di distribuzione debba essere unico per tutti i dieci anni; vi possono essere delle varie fasi, direi dei successivi tempi. In un primo tempo si può fare, o meglio si potrebbe fare ciò che sto dicendo: provvedere, cioè, prima di tutto alle primordiali ed essenziali esigenze di carattere umano, sociale ed economico di certe popolazioni che sono ad un livello assolutamente inferiore ed inammissibile in pieno secolo ventesimo.

Quando quest'opera di tamponamento sarà compiuta, quando queste esigenze di giustizia saranno sodisfatte, allora si potrà pensare a realizzare i piani organici, si potrà pensare a concentrare i mezzi e gli sforzi in certe zone piuttosto che in altre, si potrà armonicamente dare sviluppo alla riforma agraria e a tutte le altre riforme di struttura.

Ma se, prima di tutto, non mettiamo quelle popolazioni sofferenti e miserabili nella condizione di condurre una vita che sia umana e non sia una offesa permanente agli uomini civili, noi non avremo fatto ciò che dobbiamo fare, ciò che l'Italia da settant'anni si è proposto di realizzare e non ha mai fatto, con le leggi ordinarie e speciali.

Ammetto che a molte attuali esigenze si provvederà coi mezzi ordinari di bilancio. Ma nulla vieta che vi sia la possibilità di farlo anche colla legge straordinaria del Mezzogiorno, il cui programma, del resto, comprende già molto di quello riservato alla competenza dei bilanci ordinari. Solo allora si potrà veramente ristabilire quel senso di giustizia, quell'equilibrio economico che è presupposto di uno sviluppo sano e organico e di tutta l'economia nazionale!

Solo allora si potrà pensare di avere eliminato un peso morto per l'economia nazionale! Solo allora si potrà veramente dire che il Mezzogiorno è riscattato e che non vi sono più in Italia figli e figliastri, e che tutti i cittadini italiani sono posti nella condizione di avere un minimo di benessere, un minimo tenore di vita che consenta di lavorare e di incrementare la produzione! Altrimenti, onorevole ministro, è inutile! Questo è il mio pensiero, e io mi permetto di insistere su questa raccomandazione.

Non sto presentando emendamenti, non sto chiedendo impegni formali da parte dello Stato; faccio soltanto una raccomandazione e chiedo al Governo che, seguendola per lo meno nei limiti delle possibilità, nella erogazione dei fondi, fra gli altri criteri, si tenga conto prima di tutto del tenore di vita e della depressione economica e sociale delle popolazioni quali si rilevano dagli indici economici di carattere ufficiale. (Applausi al centro e a destra).

PRESIDENTE. Segue l'ordine del giorno Gerabona:

«La Camera impegna il Governo a fare espletare, nel più breve tempo possibile, dalla Cassa per il Mezzogiorno quanto fu concesso alla Basilicata dalla legge speciale del 1904, con speciale riferimento al rimboschimento ed alla disciplina delle acque».

L'onorevole Cerabona ha facoltà di svolgerlo.

CERABONA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzi tutto devo rilevare che la maggioranza governativa meridionale, col suo atteggiamento ha giudicato questa legge in modo sfavorevole; essa è stata ed è quasi completamente assente dal dibattito. Scarso è stato l'interesse dimostrato nei riguardi di un problema, che dovrebbe interessare, in modo particolare, un po' tutti i deputati del sud. Questo scarso interesse mi dà l'impressione che non si segua con fiducia il progetto di legge presentato dal Governo. Io dichiaro subito di essere contrario a questa legge, la quale non affronta la questione meridionale, né cerca di avviarla verso una soluzione più o meno accettabile. Secondo il progetto di legge il problema meridionale consiste soltanto in una somministrazione di denaro per opere pubbliche. Ma non è questa la questione meridionale! Non vorrò pronunziare un discorso, in proposito, ma riportarmi alla impostazione che ha dato l'onorevole Amendola nel suo pregevole discorso, allorché ha definito che cosa sia la questione meridionale, come si deve risolvere, e come si possa venire incontro alle necessità del meridione.

Mi associo agli interventi dell'onorevole De Martino e di altri colleghi dell'opposizione, i quali hanno detto al Governo che il problema meridionale non può consistere nel promettere elargizione di denaro per farsi applaudire. Il problema deve essere visto così come lo è stato da studiosi eminenti, e come fu dibattuto altra volta alla Camera e sulla stampa, allorché si votò la famosa legge del 1904 per la Basilicata.

20055

Non problema di interventi per risolvere una decente vita civile, ma problemi per risolvere la vita economica e politica di intere regioni.

Un uomo, che non fu di sinistra, un conservatore, l'onorevole Sonnino, dopo il viaggio di Zanardelli in Basilicata, il 9 novembre 1902, a Napoli, invitato dall'associazione dei commercianti e degli industriali, pronunziò un discorso, nel quale disse cose pregevoli, e pose in luce il problema meridionale, affermando concetti, molti dei quali sono stati rilevati dagli oratori di sinistra. Se si vorrà risolvere questo problema lo si dovrà inquadrare in un piano largo di riforme di struttura economica e sociale. L'onorevole Sonnino nell'esordio del suo discorso, al San Carlo di Napoli, applauditissimo, disse: «Ma per quanto il Governo e il Parlamento si studiassero di non risparmiare i milioni per promuovere nuove opere pubbliche e per alleviare alcuni tributi locali, che duramente pesano sulle povere genti, non credo che per la questione meridionale si sia fatto abbastanza; anzi, credo che si sia fatto ben poco, perché questa del Mezzogiorno non è soltanto, anzi non è prevalentemente, una questione di lavori pubblici. Consento con quello che disse il senatore Cavasola: attendere il beneficio dal concorso della provvida azione dello Stato, più che dalle opere da costruirsi dallo Stato».

L'onorevole Sonnino vedeva, tanti anni or sono, che la questione meridionale non è questione di lavori pubblici, non è questione di spendere alcuni milioni di lire. Ed è così; con questa legge non si risolve la questione meridionale, ma si viene a dare ancora un po' di elemosina al Mezzogiorno, che, per la sua povertà, si pensa dal Governo, farà come lo schiavo che, avendo sempre scudisciate, bacia la mano del padrone allorché, per avventura, gli fa una qualsiasi carezza.

Noi siamo contrari alla istituzione della Cassa per il Mezzogiorno. Anziché istituire un ente mastodontico, che chissà quanto costerà, che chissà quanti impiegati dovrà pagare, quanti uffici dovrà impiantare, e chissà quanti milioni assorbirà, lo Stato poteva dire: si concedano all'Italia meridionale 1000 miliardi per lavori pubblici.

Che cos'è questa Cassa che si sottrae al controllo del Parlamento e della Corte dei conti? È un grosso ente pubblico che servirà a dare nelle mani del Governo una forza accentratrice di miliardi, per potere ancora una volta asservire le province meridionali.

Onorevoli signori, io parlo a nome della Basilicata, la più povera delle province d'Italia, perché si ascolti la sua voce dolorante nella discussione di questa legge. In Basilicata noi abbiamo un temperamento un po' scettico! questa legge è ritenuta una grande corbellatura. La Basilicata non si illude; essa ha avuto molti e grandi disinganni. Un'altra volta, nel 1904, allorché si parlò del problema meridionale, si disse: la Basilicata è la più povera regione del sud, bisogna darle una legge speciale. E fu ideata una specie di Cassa, come quella che oggi il Governo vuol fare.

Si stabilì di dare un certo numero di milioni e si creò un commissariato civile per la Basilicata.

Questo commissariato aveva su per giù mansioni analoghe a quelle che sarebbero affidate a questa Cassa: preparare i progetti dei lavori, inviarli al ministro dei lavori pubblici per la approvazione e effettuarne l'esecuzione, sottraendosi in tutto il resto ai controlli degli organi centrali.

Quali furono i risultati? Che cosa avvenne? Nel 1908 si fecero tali corbellerie che si dovette abolire il commissariato civile ed il prefetto diventò anche commissario civile, nella speranza che si facesse qualche cosa di utile per la Basilicata. Vorrei che si prendesse nota di questo: che un lucano, avendo l'esperienza di una legge fatta per la Lucania, e mai attuata, pensa che i miliardi di lire li vede scritti sulla carta così come ne vide molti altri, ma in effetti, non saranno mai spesi.

JERVOLINO ANGELO RAFFAELE, Relatore per la maggioranza. Ma è o non è una elemosina?

CERABONA. Se volete, vi dirò che mille miliardi, per tutto quanto occorre nel Mezzogiorno, possono essere considerati anche una elemosina. Perché, se si vorrà soltanto rinsaldare le pendici della Basilicata, eliminare tutti i pericoli derivanti dalle grandi frane esistenti, incanalare i fiumi che dilagano distruggendo le culture dei terreni rivieraschi, occorreranno miliardi e miliardi. Un grande lucano che si intendeva della materia, a proposito delle frane che minacciano molti paesi e la vita dei cittadini, scrisse che sarebbe meglio, anziché profondere danaro per lavori di consolidamento, dare una somma tale che i paesi si riportino dai monti alle vallate risanate dalla malaria.

E a questo riguardo io vorrei chiedere: quanti miliardi saranno investiti nella Basilicata? Voi non l'avete detto. Noi dovremo votare, in altri termini, una cambiale in bianco.

20056

Le tabelle annesse alla legge del 1904 indicavano, almeno, quali dovevano essere i lavori da eseguire. Io penso che fallirà la famosa Cassa per il Mezzogiorno. Io vi riporto in sintesi ciò che dopo tanti anni fu fatto per la Basilicata: acquedotti ad intero carico dello Stato per 72 comuni e 7 frazioni, soltanto in 18 comuni; acquedotti a carico dello Stato con altri contributi, per 50 comuni, eseguiti soltanto 10. Consolidamento di abitati: su 96 comuni, 32. Spostamento di abitati: 1; risanamenti: 2; rimboschimenti: 34 su 95 e così via.

Eppure la Basilicata aveva la sua Cassa!

CAMPILLI, Ministro senza portafoglio. Aveva il cassiere, non la cassa...

CERABONA. Il famoso commissariato civile, che era in fondo come la istituenda Cassa, ma un po' più democratico. Aveva infatti fra i componenti un rappresentante della provincia, eletto dal consiglio provinciale: era invero un po' più democratico di voi! Con voi non v'è pericolo che possa uscir fuori un po' di brodo dalla pignatta, no! Non volete la rappresentanza di nessuno, tanto meno dei lavoratori (i lavoratori, Dio ne scampi e liberi, questi turbolenti esseri che vengono a ficcar io viso dovunque!). Avrei capito si fosse eletto: vi saranno 3 rappresentanti eletti dalle Camere, un rappresentante, mezzo rappresentante: nulla; questa Cassa farà tutto da sé. Se non credessi di fare dell'umorismo, dovrei rilevare che mi ha molto colpito la costituzione della Cassa: «La Cassa è amministrata da un consiglio di amministrazione composto: a) da un presidente, nominato con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, sentito il Consiglio dei ministri; b) da due vicepresidenti e da dieci membri scelti tra persone particolarmente esperte».

Il presidente, quindi, può essere anche un professore di letteratura, di filosofia, nient'affatto esperto. Esperti dovranno essere i due vicepresidenti e i 10 componenti la commissione; sulla competenza del presidente non si dice nulla. I vicepresidenti e i commissari devono essere esperti (non si dice poi in quale materia!) ma per il presidente non si è detto una parola, mentre io vorrei che qualche cosa si dicesse di come si sceglierà questo presidente, perché v'è tale una ridda di aspiranti che se dovessero tutti mettersi davanti alla porta dell'onorevole Campilli, bisognerebbe chiamare la «celere» per allontanarli.

Mi ha anche preoccupato, onorevoli colleghi, l'ultimo comma dell'articolo 1, in cui si stabilisce: «Restano ferme le attribuzioni e gli oneri dei Ministeri competenti per le opere, anche straordinarie, alle quali lo Stato provvede con carattere di generalità, al cui finanziamento viene fatto fronte mediante stanziamenti nei singoli stati di previsione dei Ministeri suddetti».

Insomma, la Cassa opererà o meno per queste province per le quali esistono leggi speciali? E opererà autonomamente oppure dovrà operare sui disegni di legge che i vari ministeri hanno approntato? È questa una risposta che noi desidereremmo.

Io voterò contro la Cassa, perché non risponde alle finalità desiderate. Ma, m linea subordinata, per dirla con una frase curialesca, desidero mi diciate se opererà in aggiunta alla legge per la Basilicata, ossia se assumerà in proprio tutti quelli che erano i provvedimenti della legge per la Basilicata, non ancora attuati, e agirà direttamente con precedenza su tutti, perché la Basilicata è la più povera regione, perché la Basilicata è la più arretrata, come è stato riconosciuto fin dal 1904 (e ora, nel 1950, avremmo dovuto avere tanti lavori eseguiti, mentre siamo ancora al 1904!!

Sentirà questo presidente, e sentiranno gli altri componenti l'amministrazione della Cassa, il dovere che la prima provincia che bisogna aiutare e che bisogna soccorrere è la Lucania, perché già fu definita «la più povera e la più stremata di tutte le regioni d'Italia»?

Mettere innanzi tutto alla pari con le altre queste disgraziate province! Ecco perché ho voluto presentare l'ordine del giorno, perché se la Cassa vorrà attenersi al bilancio dei lavori pubblici, la Basilicata non avrà mai nulla. Già mi arrivano lettere e lettere che elicono: nulla verrà alla Basilicata; lasciate andare questa Cassa che è un'altra turlupinatura.

JERVOLINO ANGELO RAFFAELE, Relatore per la maggioranza. Crepi l'astrologo!

CERABONA. Io invito il Governo a voler tener presente che la Basilicata ha diritto ad esser posta tra le prime regioni per l'attuazione di quello che fu un progetto del 1904 e che è e dovrà esser ancor più un progetto di oggi, di questo Governo, che dice di voler avviare la questione meridionale alla sua soluzione! Tutto sta che vi si creda!

E concludo riportandomi al poderoso discorso dell'onorevole Amendola, il quale ha impostato il problema meridionale così come va risoluto.

20057

I nostri sono piccoli rivoli che forse non arriveranno neanche al fiume, sono richieste di doverosi soccorsi per una esistenza più civile ed umana delle popolazioni.

E badate che la Basilicata di oggi non è più la Basilicata degli anni decorsi; badate che i contadini marciano oggi con convinzioni radicate e con spirito vergine, il che fa pensare che non bastano i piccoli benefizi per una strada di più o una strada di meno, ma vogliamo che si venga veramente incontro alla Basilicata per i suoi urgenti bisogni, perché essa molto ha sofferto e molto soffre.

Abbiamo detto il nostro pensiero, ma, malgrado tutto, la legge sarà integralmente votata.

C'era una volta un giudice di tribunale il quale, mentre l'avvocato difensore si affannava a discutere sperando di convincerlo, diceva al cancelliere che gli sedeva a fianco: «Se sapesse che la sentenza l'ho bella e fatta!» (Commenti).

JERVOLINO ANGELO RAFFAELE, Relatore per la maggioranza. L'ha fatta la Commissione, ma anche col concorso dei suoi colleghi, onorevole Cerabona.

CERABONA. Ma i miei colleghi hanno espresso il loro pensiero nella relazione di minoranza.

Io vorrei leggere ai miei colleghi meridionali, anche a quelli della maggioranza a loro, anzi, in particolar modo, che dovrebbero interessarsi con più animo al problema meridionale una recente relazione letta a Napoli al congresso della strada. In essa è detto che per l'Italia meridionale occorrono 250 miliardi soltanto per le strade minori!

A che basteranno i 100 miliardi della Cassa? L'onorevole ministro dei lavori pubblici, nel discorso conclusivo, al congresso, ha detto che d problema più vicino al suo cuore i ministri hanno sempre un cuore aperto per metterci tutto dentro era quello della viabilità. Ma poi, parlando da meridionale ai meridionali, ha ammonito: «Noi non dobbiamo intiepidirci, non dobbiamo esser uomini dal fuoco di paglia come ci dicono di essere, e dobbiamo insistere perché tutti i nostri problemi siano affrontati e risolti». Belle parole queste per un ministro: senonché, quando gli si chiede una strada per la Lucania, egli immancabilmente risponde dì essere dolente, ma non è possibile, ecc.

CAMPILLI, Ministro senza portafoglio. Sono le lettere che anch'ella scriveva quando era ministro.

CERABONA. Naturalmente, ma io ero ministro quando vi era sulle nostre spalle il comando alleato. Voi non immaginate neppure ciò che ho dovuto fare ed ho fatto per il Mezzogiorno.

Noi, dunque, insistiamo perché i nostri problemi siano definitivamente risolti. Chi insiste è soprattutto il popolo. Non farò demagogia, ma vengano gli amici della maggioranza a fare una passeggiata in Basilicata. Percorrendola, un po' sul mulo, un po' sull'asino e un poco sull'automobile, essi vedranno che così è sorta una nuova gente, come ha dimostrato il convegno delle assise per la rinascita della Lucania. A Matera abbiamo avuto la presenza di migliaia e migliaia di contadini, di artigiani, di intellettuali che discussero i problemi vitali perla resurrezione della loro regione, accumunati in un solo grido: la Basilicata deve rinascere e rinascerà. Ed è così: lo sappia la maggioranza. Sono m cammino le forze del lavoro. La Basilicata rinascerà. (Applausi a sinistra e all'estrema sinistra).

PRESIDENTE. Segue l'ordine del giorno Giannini Guglielmo:

«La Camera, considerando l'istituzione della Cassa per il Mezzogiorno come un fatto iniziale nell'azione diretta a risolvere la questione meridionale, passa all'ordine del giorno».

L'onorevole Giannini Guglielmo ha facoltà di svolgerlo.

GIANNINI GUGLIELMO. Signor Presidente, onorevoli, benché scarsi, colleghi, vorrei portare a mio merito il fatto di non aver preso parte alla discussione generale, ma posso rivendicarlo fino a un certo punto in quanto, nel discorso che feci il 9 giugno, parlai abbondantemente della questione meridionale, presentando una specie di piano di interventi nel sud. Non mi potrei ripetere ora, anche perché correrei il rischio di andar d'accordo con troppi totalitari. D'altra parte non credo sia il caso di fare questioni di dettaglio in questa discussione sulla Cassa per il Mezzogiorno. Ho l'impressione che molti colleghi scambino volentieri la Camera dei deputati per il consiglio comunale del capoluogo del loro collegio. Questo non si può e non si deve fare, altrimenti i nostri lavori perderanno l'importanza e la solennità che devono avere.

In tema di questione meridionale, si può. fare un'osservazione preliminare di carattere geografico. Tutti i meridioni sono depressi. Anche nella grande, potente e illustre repubblica degli Stati Uniti d'America c'è una questione meridionale che si fonda sulle disagiate condizioni (ma io vorrei che quelle disagiate condizioni fossero

20058

le condizioni delle nostre regioni agiate) del sud, quelle della Luisiana, degli Stati del Missisippi, del Texas. È forse, effettivamente, una questione di luce e di clima che determina le questioni relative ai meridioni. Penso perciò che bisogna parlarne con molto disinteresse, non solo politico, ma tecnico, in quanto non si può combattere questo o altro governo su tale particolare questione.

Se difatti noi decidessimo, per le ragioni apportate dagli oppositori alla Cassa per il Mezzogiorno, di votare contro il disegno di legge, il Governo dispone della sua maggioranza e la nostra battaglia parlamentare a base di voti non avrebbe nessun effetto pratico, e; l'unico risultato che potremmo raggiungere sarebbe quello di togliere al progetto quel valore grande o piccolo che ha. Allora è forse meglio collaborare nell'interesse generale, e rilevare qual'è il primo e maggiore dei difetti di questo progetto di legge, difetto che è stato constatato indistintamente da tutti i settori della Camera: l'insufficienza.

Il Governo si giustifica dicendoci d'aver fatto quello che poteva. E su questo si può discutere. Ha fatto effettivamente quello che poteva, il Governo, nell'apprestare questo progetto di legge per la istituzione di una Cassa per il Mezzogiorno?

Ci dicono: noi possiamo darvi mille miliardi e non è possibile darvene di più, perché non vi sono. Noi dovremmo desumere da questa dichiarazione che una somma superiore a mille miliardi non c'è, ma che i mille miliardi ci sono. Invece non ci sono nemmeno i mille miliardi. Bisogna inventarli. Allora io dico, col buonsenso dell'uomo qualunque: se dobbiamo inventare mille miliardi perché non ne inventiamo duemila, tremila?

Ed entriamo qui di nuovo nella questione economica che ho già trattato il 9 giugno, e sulla quale il capo del Governo mi ha amabilmente risposto, dopo aver chiesto consiglio ai suoi esperti, ai suoi tecnici. Il guaio sta proprio in questi esperti, in questi tecnici, i quali non si vogliono convincere che ormai esiste una nuova economia.

Se avessi a disposizione un mezzo, anche violento, anche sopraffattore, per far entrare certe idee nuove nelle teste di uomini che vedo lavorare tentando di applicare idee vecchie, vi confesso onestamente che mi servirei di questo mezzo. Non l'ho, e allora mi debbo limitare alla critica, e richiamare con questa critica gli uomini di Governo, fra i quali conto molti amici,

a non perdere di vista quest'economia nuova che è nata (non è che deve nascere) e s'impone per le necessità scaturite dalla guerra e dal dopoguerra. Essa vive per intima forza: non sono volontà che la impongono e la creano; è essa stessa, questa economia nuova, che si pone e s'impone.

Voi vi fondate ancora sul criterio, innegabilmente onesto, innegabilmente probo, che per avere una moneta sana occorra avere una copertura aurea, occorra avere una copertura in valuta pregiata. Non vi accorgete che oggi la valuta aurea ha un valore diverso da quello che aveva prima? E che le valute pregiate non sono pregiate, talché oggi siamo arrivati all'assurdo di dover constatare che una delle monete più pregiate è la lira, la quale per lo meno, dimostra una serietà maggiore di quella che dimostra di avere la sterlina?

Ma a queste mie osservazioni si è risposto con un drammatico appello: Noi non vogliamo fare una finanza allegra», e ciò perché altre volte si tuonò contro l'espressione «finanza allegra»: come se l'allegria della finanza fosse da considerarsi alla stessa stregua dell'allegria d'un balletto di girls! L'allegria finanziaria va considerata alla stregua di quella di un motore. Tutti voi, signori, che sapete che cos'è un'automobile, sapete qual'è la differenza fra ritmo normale e ritmo allegro d'un motore.

Comunque non insisto, su questo. Vi dico semplicemente: guardatevi dalla deleteria influenza della «finanza triste», che non ha mai risolto nessun problema finanziario. Voi sarete costretti ad accorgervi che la «finanza triste» non vi porta a nulla. Voi avete gli elenchi dei fallimenti e dei protesti, elenchi che sono molto inferiori alla realtà: perché l'elenco delle aziende, dissestate e non fallite, dissestate e non in protesto, ma ancora in piedi mediante straordinari sacrifici che non servono che a depauperarle di più, è molto più lungo dell'elenco ufficiale dei caduti sul fronte della battaglia economica. Ora, dato che la moneta è oggi espressione del lavoro compiuto e anche, in linea creditizia, espressione di lavoro da compiere, non credo d'aver bisogno d'altre parole per gettare un ponte ideale fra la mia modesta intelligenza e quella così brillante dell'onorevole ministro Campilli. Sento di essere stato compreso e non mi diffonderò di più su questo punto.

Esaminato il difetto fondamentale del progetto per la Cassa per il Mezzogiorno, passo a esaminarne un pregio notevole: il pregio di avere, in un certo senso, riscoperto il problema meridionale.

20059

Non sono d'accordo con molti meridionali sul fatto che noi meridionali dobbiamo assumere una posizione di ostilità verso gl'italiani del nord, come se fossimo ancora in tempi preistorici in cui ci consideravamo nemici fra sanniti e romani, fra galli senoni e frascatani. Credo che l'Italia sia tutto un complesso economico, e che il miglior mercato interno per le industrie del nord sia sempre il mercato meridionale. Senonché, se questo mercato meridionale non ha danaro, non può esser mercato per nessuno, di tentare di valorizzare questo mercato, di dargli del lavoro che dev'essere creatore di danaro, sia questo denaro espresso con segni monetari come dice l'onorevole Di Vittorio, sia in altre forme, contribuisce a potenziare il nostro grande mercato interno che dev'essere precisamente costituito dal Mezzogiorno e dalle isole.

Qualcuno ha accomiato all'indole, dei meridionali. Su quest'indole si fanno le più strane divagazioni. Alcuni ci considerano uomini d'eccezionale intelligenza. Basta che si muova un meridionale, e subito crea qualche cosa di geniale. Altri ritengono che siamo un «mucchio di cretini» (Commenti) perché non riusciamo a risolvere i nostri problemi. Altri ancora constatano e anche questa è una verità che il meridionale uscito dal meridione finisce sempre con l'affermarsi. È capitata anche a Cristo l'avventura di non esser profeta in patria. E, d'altra parte, uscire da una zona dove le intelligenze son troppe, per portarsi in un'altra dove forse sono meno numerose, può esser un vantaggio per chi ha qualità intellettuali (Commenti). Ma non crediate che vi sia alcunché di derisorio e d'ingiurioso in quello che vi dico. Io amo i fratelli del nord come quelli del sud. Sono un artista che trova dovunque, in Italia, dell'affetto. Certo, prediligo le mie regioni, prediligo la Puglia generosa e nobile, prediligo tutte queste mie terre, ma desidero richiamare l'attenzione dell'onorevole ministro, di cui conosco la profonda umanità, su questo fatto: onorevole ministro, nel sud credo in tutti i sud, in tutti i meridioni v'è una specie di «complesso della miseria». La miseria vi è considerata come un fatto inevitabile, tanto è vero che i nostri poeti giuocano con la miseria, ne fanno oggetto d'umorismo: il teatro napoletano e siciliano si fondano sul tema della miseria. Ci si ride. Chi di voi ricorda Musco, chi di voi segue i De Filippo vede quante volte dalla miseria, dalla tragedia della più nera povertà, scaturisca la risata che non è sempre ghigno,

non è sempre ribellione di schiavo che getti il suo sdegno ridente sul volto del padrone. No. Molte volte è proprio vero umorismo che nasce, che scaturisce spontaneo da questa nostra povertà.

Credo di poter dire, onorevole ministro, anche per esperienza diretta, perché, grazie a Dio, la povertà l'ho conosciuta, vero, Olga?

GIANNINI OLGA. E come!

GIANNINI GUGLIELMO....molto, ma molto intimamente... credo di poter dire che la povertà sia un vizio, abbia qualcosa del fascino di certi stupefacenti, dell'ascisci, della cocaina, che non ho mai potuto provare appunto perché non sono stato mai ricco, e mi è sempre mancato il tempo e il danaro per fare questi esperimenti. La povertà finisce per diventare norma, abito mentale. Un paio di scarpe? Ebbene, non ce lo facciamo. Un impermeabile? A che serve? Rialziamo il bavero. Il cappotto? Nei nostri paesi, nel meridione, non fa freddo. (Altra illusione, perché se ho veramente sofferto freddo nei miei giri di vagabondo teatrale, uno di questi freddi terribili l'ho sopportato a Catania, in una città quanto mai meridionale, dove le finestre mal chiudono, dove non si prendono precauzioni contro il freddo e così, in quei quattro o cinque giorni di freddo, vi si gela).

Ora è contro quest'abitudine alla miseria che deve scendere in campo un governo, non dico questo Governo: tutti i governi.

Bisogna creare nel meridionale una mentalità, nuova, un respiro nuovo, l'idea che non v'è bisogno di stringersi, di soffrire, di privarsi di tutto, e che bisogna anzi cercare di vivere!

E questa, secondo me, la funzione che deve avere un governo veramente pensoso, amante delle sorti del meridione, che voglia risolvere la questione meridionale. --- Si fa una strada, si bonifica un campo, si imbrigliano delle acque: se questi lavori sono fini a se stessi si fa la strada e basta, si fa la bonifica e basta, si fa il bacino e basta allora questa fatica, questo lavoro creato, durano lo spazio che può durare un'opera qualsiasi d'arte muraria.

Bisogna fare di più, onorevole ministro, bisogna scendere nel fondo delle anime, bisogna mi permetta questa espre?sione, non me la ribatta, sia generoso, perché non ne trovo e non ce ne sono altre, onorevole ministro bisogna che lei trovi modo di dare ritmo «allegro» alla sua azione Non pensi male della parola «allegro»: è allegria meccanica. Io la sento in questo «senso, nel senso precisamente meccanico, non in quello spirituale. Dia questo allargamento di polmoni, di cuori, di anime alla gente del sud, e allora lei avrà:

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certamente esaurito il suo compito, che è quello d'iniziare la rinascita del Mezzogiorno.

A questo compito certamente non sono sufficienti i 1000 miliardi di cui lei dispone.

Secondo alcuni colleghi meridionali io le dovrei dire: «Non voglio i suoi mille miliardi, li respingo, prepari un altro progetto di legge e lo ripresenti».

Onorevole ministro sarà forse per quella lunga abitudine alla miseria a cui ho accennato io ho imparato che, quando devo avere un pranzo e mi offrono un biscotto, è meglio che mi prenda il biscotto. Io mi prendo il biscotto della Cassa per il Mezzogiorno e spero che ella vorrà considerare tutto quanto di non declamatorio c'è nel mio brevissimo intervento, ed aggiunga al biscotto...

JERVOLINO ANGELO RAFFAELE. Relatore per la maggioranza. 11 Campari soda.

GIANNINI GUGLIELMO....non solo il Campari soda, ma tutto quanto è necessario affinché la questione meridionale sia affrontata e risolta. Onorevole ministro,.pensi a questo: noi abbiamo sbagliato in molte cose negli ultimi cinquant'anni. Abbiamo sbagliato principalmente nel volerci costituire un impero coloniale, dopo che formidabili imperi coloniali, quali quello olandese, quello portoghese, quello francese, si erano vuotati. Oggi si è vuotato anche l'impero coloniale inglese, che va smobilitandosi pian piano. Il nostro impero coloniale, quello vero, è ancora in piedi: noi abbiamo delle colonie tuttora formidabili negli Stati Uniti d'America, delle città intere, che sono italiane dal sindaco all'ultima guardia municipale; noi abbiamo delle città italiane in Argentina e in Brasile, in tutta l'America del sud: noi abbiamo, se non delle città, almeno dei villàggi italiani nel Canadà. Ma la colonia più grande noi l'abbiamo in Italia, sul nostro territorio, da nessuno contesa; perché non è ancora sorto né un Tito né un Asburgo-Lorena che ci contesti l'italianità del Mezzogiorno, della Sicilia, della Sardegna; la più grande colonia dunque sia detto senza alcuna idea oltraggiosa e offensiva verso quella regione, di cui, del resto, son figlio, e non potrei mancar di rispetto a mia madre noi l'abbiamo in Italia. Oh, avessimo speso nella Sardegna e nella Sicilia, nel mezzogiorno d'Italia, i miliardi che abbiamo speso per preparare le strade su cui sono passati i tanks inglesi nell'ingrata Abissinia!

Avessimo speso nella Puglia generosa e nobile, e lo ripeto, tutto ciò che abbiamo speso nell'ingrata Albania, per ottenere la gioia di doverci un giorno considerare sconfitti dall'Albania stessa, che di diritto se non di fatto è vincitrice nei nostri confronti, e alla quale dovremo pagare indennizzi e non so se dovremo consegnare qualche generale o qualche parlamentare in qualità di criminale di guerra.

Ecco, onorevole ministro, quello che vedo nella sua Cassa per il Mezzogiorno, che non dev'essere la cassa nella quale si dovrà mettere il Mezzogiorno, bensì lo strumento da cui il Mezzogiorno deve prendere fiato e dar inizio a un'opera veramente forte, veramente grande, se vuol corrispondere a quelle che sono le mie speranze c a quelle che, ne sono certo, sono le sue intenzioni. (Applausi — Congratulazioni).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento degli ordini del giorno. Il seguito di questa discussione è rinviato ad altra seduta.

Annunzio di interrogazioni.

PRESIDENTE. Si dia lettura delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

MERLONI, Segretario, legge:

«Il sottoscritto chiede d'interrogare il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, per sapere se non ritenga opportuno applicare d'urgenza il nuovo libretto del lavoro sulla tassazione dei contributi unificati, perché, tassando sul presunto, l'imposta non è regolare perché colpisce chi non assume lavoratori a vantaggio di chi assume. (1520)  «Tonengo».

«Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro dell'industria e del commercio, per sapere quali provvedimenti intende prendere contro la minaccia della chiusura del l'O.R.B.A.T. (distilleria saccarifera) a Forlimpopoli perché il monopolio del melasso — costituito dall'Eridania, Biaggio consorziati nell'associazione zuccheri — nega al suddetto stabilimento l'assegnazione del melasso necessario alla distillazione. L'O.R.B.A.T. oc ' cupa circa 100 operai; la sua chiusura vorrebbe dire la paralisi totale dell'attività industriale del comune di Forlimpopoli. (L'interrogante chiede la risposta scritta). (3009) «Reali».

«Il sottoscritto chiede d'interrogare il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, per conoscere — premesso che nel cantiere scuola di Maleo (Milano), dipendente dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale, 80 disoccupati dei comuni di Codogno, Maleo e Castelnuovo Bocca d'Adda sono impiegati in normali lavori di sterro

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per riempire l'alveo di un vecchio canale; che i lavoratori in questione percepiscono dei salari inferiori a quelli previsti dai vigenti contratti di lavoro: 500 lire giornaliere i celibi e 600 quelli con persone a carico, oltre lire 150 giornaliere di integrazione versate tramite il comune; e inoltre che in questi giorni sta per scadere il limite di tempo previsto di apertura del cantiere, malgrado che i lavori siano incompleti — quali provvedimenti intende adottare per garantire ai lavoratori di cui trattasi un trattamento salariale e previdenziale corrispondente alle vigenti leggi e contratti sul lavoro e per far proseguire i lavori in corso nel cantiere scuola di Maleo, fino al loro completamento. (L'interrogante chiède la risposta scritta).

«Invernizzi Gaetano».

«Il sottoscritto chiede d'interrogare il Ministro dei lavori pubblici, per sapere se e quali provvidenze egli intenda di disporre perché siano finalmente portati a termine i lavori della variante Cavallini, in Val Brenta; lavori che si trascinano con lentezza esasperante, tra continue lamentele e gravi ostacoli alla viabilità su quella arteria importante che collega Padova a Trento. (L'interrogante chiede la risposta scritta).

«Marzarotto».

PRESIDENTE. La prima delle interrogazioni testé lette sarà iscritta all'ordine del giorno e svolta al suo turno. Le altre, per le quali si chiede la risposta scritta, saranno trasmesse ai ministri competenti.

La seduta termina alle 11,5.

Ordine del giorno per le sedute di martedì 27 giugno 1950.

Alle ore 10:

Discussione del disegno di legge:

Tutela fisica ed economica delle lavoratrici madri. (37). — Relatore Federici Maria.

Alle ore 16:

1 — Discussione del disegno di legge:

Autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio per l'esercizio finanziario 195051. (Approvato dal Senato). (1391). — Relatore Troisi.

2 — Votazione a scrutinio segreto dei disegni di legge:   

Ratifica del decreto legislativo 3 maggio 1948, n. 949, contenente norme transitorie per i concorsi del personale sanitario degli ospedali. (228).

Riordinamento dei giudizi di Assise.

(709).

3 — Seguito della discussione dei disegni di legge:

Istituzione della Cassa per opere straordinarie di pubblico interesse nell'Italia meridionale (Cassa per il Mezzogiorno). (Urgenza). (1170). — Relatori Jervolino Angelo Raffaele, per la maggioranza, e Alicata, di minoranza.

Esecuzione di opere straordinarie e di pubblico interesse nell'Italia settentrionale e centrale. (Urgenza), (1171). — Relatori: Angelini, per la maggioranza, e Matteucci, di minoranza.

4 — Seguito della discussione della proposta di legge:

Fabriani ed altri — Efficacia delle norme del decreto legislativo luogotenenziale 20 marzo 1945, n. 212, sugli atti privati non registrati, di cui al regio decreto-legge 27 settembre 1941, n. 1015. (899). — Relatore Riccio.

5 — Discussione del disegno di legge:

Ratifica dell'Accordo in materia di emigrazione concluso a Buenos Ayres, tra l'Italia e l'Argentina, il 26 gennaio 1948. (Approvato dal Senato). (513). — Relatore Repossi.

IL DIRETTORE DELL'UFFICIO DEI RESOCONTI

Dott. Alberto Giuganino

tipografia della camera dei deputati











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