Eleaml - Nuovi Eleatici


Sacco, in lontananza il mare


Oasi Celeste

Alcuni stralci dai vari capitoli - gli stralci non sono sequenziali

Le dolci note di una vecchia canzone si spandono nell'aria, portando ricordi e nostalgie dei tempi della scuola. Quanti sogni, quante illusioni che gli anni hanno bruciato, lasciando solo ricordi... La musica a bassissimo volume che fuoriesce dagli altoparlanti stereo seminascosti negli angoli della hall dell'Hotel Ambra, ha impregnato l'aria a tal punto che da una vera e propria sensazione di piacere fisico. Quasi fosse un getto di aria condizionata in una afosa giornata di agosto.

Sulle comode ed eleganti poltrone di pelle scura della hall sostano persone dall'aspetto serio e benestante. Una coppia di anziani coniugi tedeschi guardano delle fot e ridono sguaiatamente, vicino a loro siede una formosa signora dai lunghi capelli neri, giovane, ben vestita: legge un giornale di alta moda e prende appunti con aria spigliata e sicura di sé. Poco distante, di fianco alla finestra che si affaccia sull'elegante Corso Alfieri, siedono due uomini, un giovane elegante e distinto sulla trentina ed un signore attempato dalla faccia gioviale. Ciro sta poco distante, a quattro cinque metri, sul divano posto alla parete che guarda la ampia vetrata chiusa qua e là da tendaggi color beige. Da quella posizione Ciro può vedere un bel pezzo di strada ed in più tiene d'occhio l'entrata dell'hotel. Fra le mani stringe il ma ancora non l'ha aperto. Sta con la gamba sinistra accavallata sulla destra e ascolta rapito la dolce canzone degli Alunni del Sole...

Allora aveva fretta di crescere, di finire la scuola... Ora pensa che stava meglio allora, con gli amici, le ragazze, senza tante preoccupazioni. Di tanto in tanto sbircia con interesse l'incantevole mora che prende appunti, e pensa tra sé e sé che è proprio una gran bella donna, quasi quasi... Tra una nota e l'altra il suo sguardo corre per la hall, fermandosi ora sulle poltrone ora sulle pareti, poi sulla bellissima moquette rossa ed infine sull'impiegato del bureau e sui clienti. La sua attenzione viene attratta soprattutto dall'uomo sulla trentina e dall'anziano signore seduto vicino a quello. Il giovane tiene la mano sinistra appoggiata sul bracciuolo della poltrona mentre la destra porta impaziente ma con padronanza la sigaretta alla bocca, per brevi e decisi tiri che sono seguiti da veloci e abbondanti nuvole di fumo. Il viso, cotto dal sole del Sud, è adornato da un paio di folti baffi rossicci, il naso grosso e prominente è schiacciato come quello dei pugili; i capelli molto lunghi e tagliati pari scendono fin sulle sopracciglia. Indossa un elegante vestito di lana scozzese, una camicia beige a righe scure, un cravattino all'ultima moda completa un ricercato abbigliamento da rappresentante o da giovane uomo d'affari.

***

Sotto la pensilina adiacente al secondo binario una folla di persone con valigie, borse, scatoloni e bagagli vari si accalcava per precipitarsi sul treno a cercarsi un posto a sedere. Infatti appena sfrecciò la motrice dell'Espresso 765 per Aracata, la folla si preparò a dare l'assalto agli sportelli dei vagoni. Quando il treno fu fermo, Ciro cerò invano di infilarsi tra le persone che premevano per salire e quelle che si facevano largo per scendere e appoggiare a terra i propri bagagli. Non riuscì a superare il folto gruppetto e finì per rassegnarsi ad entrare fra gli ultimi. E quando, dopo alcuni minuti, mise piede sul treno si accorse che sarebbe stato assolutamente inutile entrare fra i primi. Perfino il piccolo atrio antistante il corridoio era strapieno di gente e di cose, e fu una vera e propria impresa riuscire ad attraversare l'intero vagone.

Ciro decise di avventurarsi nel prossimo vagone per vedere di trovare un posto da stare almeno comodamente in piedi! Oltrepassò i mucchi di gente e di bagagli che ostruivano i corridoi di ben tre vagoni ed alla fine, stanco e sudato, si arrese e si fermò. Di posti a sedere non ce n'erano, però lì si poteva perlomeno respirare! C'erano una quindicina di persone in piedi nel corridoio ma nessun bagaglio per terra. Probabilmente avevano il posto a sedere negli scompartimenti.

Il treno era partito da una ventina di minuti, Ciro gettò a terra la borsa e si appoggiò con le spalle al finestrino, per respirare e asciugarsi il sudore. Dopo neanche cinque minuti arrivò un giovane conduttore, il quale, con inusitata gentilezza per un dipendente delle ferrovie statali, oltre a controllare i biglietti, chiedeva ai viaggiatori in piedi se avevano o meno il posto a sedere.

Lo stesso fece con Ciro e, quando sentì che non aveva il posto a sedere, gli indicò i due scompartimenti nei quali aveva già verificato i biglietti, dicendogli che c'erano dei posti liberi, uno nel primo e uno nel secondo. Ciro non se lo fece dire due volte, lo ringraziò, raccolse la sua borsa e si avviò per andarsi a sedere.

***

Veramente una carriera esemplare, quella di Salvatore Accidia. Il meccanismo dell'identificazione nell'altro, per imporsi, per far notare la propria presenza e farsi accettare era giunto a maturazione.

Dopo anni di strisciante guerriglia contro la DPC, Accidia era passato dall'altra parte... Lo stare dall'altra parte era bello e rassicurante e ti faceva sentire qualcuno, che prima non eri: ora eri una piccola infinitesimale particella del dominio. ora eri potente... E soprattutto eri divenuto intoccabile: nessuno e nessuna cosa al mondo avrebbero potuto più minacciare la tua sicurezza, il tuo posto di lavoro, la tua roba...

Già, ne avevi fatto di anticamera, prima di riuscire a infilarti in un impiego comunale!

Negli anni caldi della contestazione si era finalmente aperto un varco nella roccaforte comunista. Bisognava pur dare un contentino a quelle teste calde di extraparlamentari, sostenevano i più politici e lungimiranti dirigenti comunisti. . Non sarebbe stata mica la fine del mondo assumere qualcuno di quelli che scendevano ogni giorno in piazza a contestare tutto e tutti!.

E così, vinte le ultime resistenze di chi temeva di portarsi le serpi in casa con le proprie mani, alcuni giovani contestatari erano stati assunti. E anche Salvatore Accidia, arrivato a Gerimi all'età di venti anni (ora ne contava venticinque di anni) insieme alla propria famiglia di modesti pescatori dell'isola di Pantinia, era tra quelli.

Aveva ricevuto dalle mani della compagna Mara (biondina, magra, accesa femminista del gruppo la lettera nella quale gli veniva comunicato di essere uno dei vincitori del concorso per l'assunzione di tre geometri presso l'Ufficio Tecnico.

L'avevano ben studiata quei furbacchioni del comune rosso: le tre assunzioni erano state fatte ad opera d'arte. Esse dovevano servire ad un duplice scopo: smorzare certe spinte e certe richieste e nel contempo seminare scontento e malumore all'interno dei vari gruppuscoli formatisi in città sull'onda delle grandi manifestazioni studentesche e operaie avvenute in altre zone dell'Italia.

Nessuno lo disse apertamente, ma molti compagni gerimesi non videro di buon occhio l'assunzione di Salvatore Accidia: proprio lui, l'ultimo arrivato, un marocchino! Ma allora erano tempi di grande e diffusa esaltazione collettiva, pareva che la redentrice e riparatrice di ogni male dovesse arrivare da un momento all'altro a risolvere ogni cosa. E così il caso venne digerito e superato in poco tempo. Troppe cose c'erano da fare, i cortei, i volantinaggi, le riunioni del collettivo, le assemblee, non rimaneva spazio per le recriminazioni interne.

Tutto veniva messo da parte e rimandato a dopo la . Ed inoltre, si preoccupavano di suggerire taluni, Salvatore Accidia avrebbe potuto lavorare per il Movimento all'interno delle istituzioni per produrre prove che servissero a smascherare la degenerazione socialdemocratica dei dirigenti comunisti.

E così fece infatti.

Le fotocopie di scottanti e compromettenti documenti del famoso scandalo del fu proprio lui, Salvatore Accidia, a passarle ai compagni giusti, che a loro volta trovarono un canale per farle pervenire alla Magistrature. Volente o nolente il Procuratore Servello dovette aprire una inchiesta che, prima di essere insabbiata per sempre, portò alla luce storie di tasse evase, grazie ad alcuni noti personaggi della DPC, per svariate centinaia di milioni. Del se ne impadronì subito la grande stampa di destra, montandolo a dismisura e , come ebbe a dire un esponente comunista, l'immagine del partito degli onesti che la DPC aveva saputo mantenere e sfruttare per ben trenta anni.

Altri scandali seguirono a Gerimi e in altre città e videro coinvolti uomini del partito comunista, ma quello del (a quel tempo si coniò la battuta: ) è passato alla storia come il primo e più grave di tutti, quello che fece saltare i nervi addirittura all'imperturbabile segretario comunista...........

Si racconta che si recò in gran segreto a gerimi a fare personalmente una tirata d'orecchi al segretario della locale federazione della DPC, intimandogli di non tagliare teste perché sarebbe equivalso a confermare il fatto e a favorire gli avversari della DPC. Col tempo (e così fu) chi doveva pagare avrebbe pagato: ora la imponeva la difesa ad oltranza dell'operato dell'amministrazione comunale.









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