Fonte:
https://www.repubblica.it/ (2 dicembre 2004)
Esce domani in Italia la nuova "Do
They Know It's Christmas?" in Inghilterra ha venduto oltre 100 mila
copie in un giorno
ROMA - Ritorna lo storico "Band Aid" con una nuova versione di "Do They
Know It's Christmas?" che domani uscirà anche in Italia. Il
supergruppo benefico composto da oltre cinquanta star del pop-rock
inglese si chiama Band Aid 20,
e si è riunito in occasione del ventennale dello storico
progetto voluto e capeggiato da Bob Geldof e Midge Ure.
Ci sono tutti, da Bono degli U2 a Robbie Williams, da Jamelia a Dido,
dai Coldplay ai Darkness. Venti anni fa il ricavato dell'iniziativa
andò alle vittime della carestia in Etiopia, quelli di
quest'anno andranno a quelle del conflitto del Darfur, in Sudan.
La copertina del disco è stata disegnata da Damien Hirst.
L'artista, noto per i suoi controversi animali in formalina, non ha
ricevuto istruzioni specifiche in merito al design: "La squadra di
musicisti per questa nuova incisione è molto contemporanea, per
cui volevamo che anche il design della copertina fosse affidato ad un
artista contemporaneo", ha spiegato il portavoce del progetto che ha
aggiunto: "Hirst da parte sua ha accettato subito la proposta.
Naturalmente lo ha fatto gratis e immagino che la sua opera
diventerà un'immensa fonte di fondi per il Band Aid Trust".
Nel Regno Unito è stato subito un successo. "Do they know it's
Christmas?" è uscito il 29 novembre e nel solo primo giorno ha
venduto ben 100.000 copie. Già dal mattino alcuni negozi hanno
visto formarsi lunghe code di persone in attesa di poter acquistare il
disco prima di recarsi al lavoro. A Londra HMV ha aperto un'ora prima
del consueto il "flagship store" di Oxford Street. Un cliente ha
comprato 700 esemplari in blocco per il personale della sua azienda.
Secondo il portavoce di HMV la cover benefica, voluta da Sir Bob
Geldof, dovrebbe arrivare senza problemi a quota 1 milione di copie e
potrebbe rimanere al primo posto della classifica UK per 6 settimane.
Il singolo nel 1984 vendette 3,5 milioni di copie e vedeva tra gli
interpreti U2, Status Quo, Phil Collins, Sting e Boy George. Nella
nuova versione l'unico che ricompare è Bono, ma senza gli altri
U2.
L'uscita di "Do they know it's Christmas" innescò quel circolo
virtuoso che portò a "USA for Africa", versione americana della
grande band benefica, e al colossale concerto "Live Aid" del 13 luglio
del 1985.
E il mitico "Live Aid" è diventato un Dvd. I concerti
organizzati da Bob Geldolf, che si tennero a Londra e Philadelphia il
13 luglio 1985, sono stati raccolti in un elegante e benefico cofanetto
di 10 ore. "Il giorno in cui la musica cambiò il mondo", come fu
ricordato in seguito, contribuì a salvare dalla fame oltre venti
milioni di etiopi. La decisione di togliere la registrazione del Live
Aid dagli archivi è stata presa perchè - dice Bob Geldolf
- "non è il Dvd di un concerto, è un'ancora di salvezza".
Fonte:
Quando ci si interroga sulle potenzialità dei mezzi di
comunicazione o si dibatte sul peso delle azioni di un artista nei
comportamenti dei fan, vale la pena sottolineare ciò che si
è fatto per l'Africa grazie al Live Aid.
E soprattutto quanto sarà ancora possibile fare contro fame,
analfabetismo o mancanza di infrastrutture (ora la situazione
più grave è nella zona sudanese del Darfur) grazie
all'uscita (oggi in Italia, lunedì nel mondo) del quadruplo dvd
che documenta l'evento rock del 13 luglio 1985. Live Aid fu ideato da
Bob Geldof, allora (1984) semplice leader di una rock band di medio
successo (i Boomtown Rats), oggi presidente della fondazione Band Aid
Trust.
Impressionato da un documentario della Bbc sulla fame in Eritrea,
riuscì a coinvolgere gratuitamente decine di colleghi in un
progetto discografico per l'Africa. Prima venne pubblicato un singolo
("Do they know it's Christmas?), poi - giacché i ricavati
iniziali ne coprirono le spese o poco più - ideò lo show
tenutosi il 13 luglio dell'85 in contemporanea (contando sul fuso
orario) tra Londra e Philadelphia.
Lo seguì in tv un miliardo e mezzo di persone. È
questo show che diviene ora un quadruplo dvd di dieci ore e passa,
rimasterizzato e completato da documentari ed altro anche per evitare
una pirateria che ha già sottratto molti fondi al progetto.
Geldof non voleva che Live Aid divenisse un video (come spiega qui
sotto), però «dopo vent'anni l'Africa è ancora in
crisi. Nel 1984 abbracciammo un'idea, riproviamoci; non risolveremo
tutto ma forse aiuteremo molti».
C'è anche della retorica, certo: attenti però alle
cifre.
Le esibizioni di Sting, Bowie, U2, Elton John, Queen, Tina Turner,
Dire Straits, Beach Boys, Madonna, Mick Jagger, Simple Minds e nutrita
compagnia hanno fruttato alla fondazione di Geldof 144 milioni di
dollari sino ad ora. Ma oggi - ci si chiederà - come difendersi
dalle multinazionali?
Geldof lo ha fatto mettendo il dvd di Live Aid all'asta.
È grazie dunque a un assegno a sette cifre , anticipo
garantito (e non restituibile) per i diritti di pubblicazione, che il
concerto viene edito dalla Warner Music. In più, la Warner ha
dovuto assicurare massima promozione (50mila copie sono già
prenotate da clienti di negozi italiani, dunque già vendute), e
tutto il ricavato delle vendite andrà alla fondazione.
Gli artisti hanno rinunciato ai diritti d'autore. In fondo, i big
presenti nell'85 (qualcuno nel dvd manca, si parla di «nastri
persi»; però sul web corre voce di una mancata
autorizzazione dei Led Zeppelin a pubblicare la loro mini reunion, in
cambio avrebbero versato soldi al fondo pro Africa) aiutarono il
progetto di Geldof limitandosi a cantare.
Così hanno aiutato l'Africa, così ancora lo faranno:
dopo un bis nell'85 è infatti in uscita (29 novembre) Band Aid
III.
Stavolta saranno McCartney, Bono, Dido, Darkness, Coldplay e Robbie Williams a intonare Do they know it's Christmas?. Come vent'anni fa. Chissà se avrà lo stesso successo.
Fonte:
Triplo
cd e doppio dvd per il concerto di Cape Town con tutte le star
di FLAVIANO DE LUCA
Di giuste cause la musica giovanile ne ha viste un'infinità,
da No Nukes a Red Wedge, da Sos Racisme a Live Aid. Però almeno
da una parte il rock ha vinto anzi stravinto, nella lotta contro
l'apartheid in Sudafrica e per la liberazione di Nelson Mandela (il
concerto in suo onore a Wembley, nel 1988, fu un dolcissimo ultimatum
al regime di De Klerk). Proprio l'uomo, imprigionato per un quarto di
secolo per le sue idee e oggi simbolo straordinaio del paese
arcobaleno, ne ha combinata un'altra nonostante le 85 primavere sul
groppone. Ha trasformato il suo numero da detenuto a Robben Island,
46664, in un grande concerto e in un ampio progetto per raccogliere
fondi da usare contro l'Hiv e l'Aids, un gesto che segue quello
compiuto contro le multinazionali farmaceutiche per rompere i brevetti
delle medicine antiAids e poterle ottenere a costi più bassi per
il gran numero di malati del continente nero.
Four-six-six-six-four
è diventato così un numero telefonico e un sito internet
per sensibilizzare l'opinione pubblica ma pure una suoneria bitonale
per cellulari, un triplo cd e un doppio dvd (di 4 ore) che documenta
fedelmente il concerto che ha avuto luogo il 29 novembre 2003 al Green
Point Stadium di Cape Town, davanti a circa 40 mila persone.
«L'Aids non è più solo una malattia - ha detto l'ex
presidente sudafricano - è una questione di diritti umani. Per
il bene dell'Africa e del mondo intero, dobbiamo agire e agire ora.
Agire per raccogliere fondi necessari per aiutare coloro affetti da
Aids e per accrescere la consapevolezza per aiutare a prevenire una
più ampia diffusione del virus Hiv».
Da venerdì 9 aprile saranno messi in vendita i tre compact, con
oltre 40 canzoni e una serie di collaborazioni e duetti inediti, con
una vera grande superstar, il Soweto gospel choir, che presenta,
improvvisa, canta e controcanta, giochicchia e fa di tutto lungo tutto
l'arco dell'esibizione, colorando con stacchetti gli intervalli o
rievocando i tradizionali cori liturgici.
L'idea iniziale è stata di Mandela che telefonò a Dave
Stewart nel novembre 2002 illustrandogli un'eventuale iniziativa e
chiedendogli di scrivere una canzone basata sul numero. Il musicista
inglese aveva chiesto dapprima la collaborazione di Joe Strummer e,
dopo la sua morte, ha completato e registrato il brano con Bono degli
U2. Poi ha cominciato a registrare del nuovo materiale con Brian May e
Roger Taylor dei Queen, già assai impegnati in campagne di lotta
all'Aids. 46664 è così l'ultima canzone scritta da
Strummer (la sua zampata si sente nel secco ritornello), un canto di
speranza e un pezzo corale dove improvvisa anche il nuovo prodigio del
reggae giamaicano, Abdel Wright.
Il primo disco, intitolato African Prayer, ha tredici brani compresa
una superba versione di Redemption song di Bob Geldof, alcuni successi
di Paul Oakenfold, i beniamini Baaba Maal e Youssou N'Dour insieme a
una versione ancora emozionante di Biko, cantata da Peter Gabriel,
lunga dieci minuti e introdotta dalle strofe di Nkosi Sikelel'i Afrika,
l'inno nazionale.
Il secondo disco ha ripreso il titolo dell'autobiografia di Madiba,
Long walk to freedom, e schiera alcune stelle locali , più
giovani e meno, con Yvonne Chaka Chaka, Bongo Maffin, Johnny Clegg
(Asimbonanga), Ladysmith Black Mambazo (Homeless) insieme ad Angelique
Kidjo, Jimmy Cliff (Many rivers to cross) e i Corrs.
Terzo disco live, Amandla, con le nuove regine Anastacia e Ms Dynamite,
Eurythmics (Here comes the rain again, Sweet dreams) , Queen (dove
compare persino Zucchero in un medley tra Bohemian Rhapsody e Radio Ga
Ga), insomma una cascata di musica, voci, slogan (Africa, rise up ) che
è una godibile e stordente sorta di celebrazione dell'antico
rapporto musicale e d'amicizia tra il rock e il Sudafrica
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