Le radici magnogreche
La
grecita' in Calabria ha radici antichissime che non si limitano alla
Magna Grecia ma si legano alla storia del Tema tis Calavrìas, la
provincia occidentale dell'Impero Bizantino di cui la regione
costituì per secoli un avamposto. Certo rimane, un fatto straordinario
la linea di ininterrotta conti nuità storico linguistica
che lega le prime colonie greche agli elle nofoni dell'Aspromonte
di oggi. Ma se è probabilmente più nota la fase
magnogreca, non altrettanto è quella bizantina che ebbe invece
un aspetto centrale non solo politico quanto soprattutto culturale,
costituendo un elemento imprescindibile di lettura della storia
regionale e facendo da rivitalizzante volano della grecita' calabrese.
Senza dubbio dunque la resistenza
sino a tutt'oggi di comunità ellenofone in Calabria (ed in
Puglia) si deve alla fondamentale spinta propulsiva del mondo
bizantino.
Buona parte della storia calabrese
dunque, non solo quella degli ultimi testimoni linguistici
dell'Aspromonte, va rivista alla luce di questa cardinale finestra
"orientale".
Come in tutto il mondo bizantino, la
spiritualità aveva un ruolo centrale nella vita sociale e
culturale. Il monachesimo greco, essenzialmente laico, ne fu il motore
principale.
Per ogni ceto sociale, dai nobili ai
contadini, il monaco rappresentava, nel mondo bizantino, un vero
modello esistenziale. Anche in Calabria, come in tutto l'Impero, fu
elevato il numero dei monasteri privati costruiti spesso nei luoghi
più impervi ed inaccessibili per garantire l'isolamento e la
quiete che i monaci cercavano.
Esempio più alto del
monachesimo calabrese è senza dubbio la figura carismatica di
San Nilo di Rossano. Di alta levatura morale e raffinata cultura egli
godette di una certa fama ed autorità già in vita
nonostante il grande rigore della sua scelta ascetica.
L'agiografia monastica calabrese
sotto i bizantini è ricchissima tanto da far meritare alla
regione l'appellativo di Aghiotokos ovvero "madre di santi". |