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Di fronte alle stringenti argomentazioni di Michele Avitabile che denotano una solida preparazione professionale ed una conoscenza notevole della materia trattata, i membri della commissione non possono fare a meno di complimentarsi con l'interrogato.

L'interrogatorio di Avitabile che sceglie di rispondere in maniera argomentativa piuttosto - che dare singole risposte ai quesiti posti dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul corso forzoso dei biglietti di banca - chiarisce molto bene gli intrecci fra potere politico e Banca Nazionale (vi rinviamo alla lettura dell'opera postuma di Nicola Zitara L'INVENZIONE DEL MEZZOGIORNO - una storia finanziaria, Jaca Book 2011 - se volete approfondire l'argomento).

Quando si trattava di accogliere una proposta di Avitabile che avrebbe fatto gli interessi del paese e non avrebbe portato al Banco se non del prestigio il potere politico si trincerava dietro ai formalismi e alla impossibilità di emanare un decreto reale. Decreto reale che non si vergognarono di emanare per favorire la Banca Nazionale in completo dispregio delle norme statutarie che avrebbero dovuto far portare la discussione in parlamento.

Chi dice che ci siamo venduti agli invasori sabaudi per un piatto di lenticchie non conosce la storia. Occorre distinguere fra i collaborazionisti alla Scialoja che svendettero il proprio paese e quelli come Avitabile e tanti altri che si batterono per difenderne gli interessi. La lettura degli atti parlamentari a questo proposito è illuminante, ci dà uno spaccato del clima che si viveva in quegli anni, quando si combattevano due guerre: una sul campo di battaglia con le armi da fuoco ed una nelle aule parlamentari con le armi della dialettica.

Le perdemmo entrambe probabilmente non solo perché non fummo compatti. Vi era solo una strada per vincere quella battaglia: mettere in discussione la unificazione del paese e passare dalla parte dei briganti. Le classi borghesi meridionali non ebbero il coraggio di compiere un simile passo.

La resistenza armata si risolse in una trappola nella quale restammo tutti invischiati, da un lato non riuscì a far tornare i Borbone sul trono e dall'altro divenne il grande alibi della classe dominante sabauda per far passare leggi liberticide e inique e tutte a vantaggio dei padani.

SESSIONE 1867-68

PRIMA DELLA X LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

RELAZIONE

DELLA

COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA

SUL

CORSO FORZOSO BEI BIGLIETTI DI BANCA

deliberata nella Tornata del 10 marzo 1868

COMPOSTA DEI DEPUTATI

Seisit-Doda, Cordova, Rossi Alesssandro

Sella, Messedaglia, Lampertioo, Lualdi

VOLUME III

DEPOSIZIONI

ricevute dalla Commissione Parlamentare d'Inchiesta

(presentate alla Camera il 28 novembre 1868)

FIRENZE

PER GLI EREDI BOTTA

Tipografia della Camera dei Deputati

1869

(se vuoi, puoi scaricare il testo in formato ODT o PDF)

2° Seduta del 1° Aprile 1868

INTERROGATORIO

del Marchese MICHELE AVITABILE

DEPUTATO

AL PARLAMENTO NAZIONALE

(PRESIDENZA CORDOVA)

Sono presenti 1 Signori Commissari:

Cordova, Presidente - Seismit-Doda - Rossi Alessandro - Sella - Messedaglia - Lampertico - Lualdi

La sedata ha principio alle ore 12 meridiane.

CORDOVA, Presidente. Ella ha ricevuto il formulario E?

AVITABILE. Sì, quello dei quesiti ai privati.

MESSEDAGLIA. Ella è libero di seguire il formulario, o limitarsi a quei quesiti ai quali crede più specialmente di rispondere.

AVITABILE. Nell'ordine delle idee cercherò seguire il formulario.

Rispondendo al primo quesito, a me sembra che non si possa venire a stabilire quale fosse la circolazione metallica nel 1866, senza riandare un poco, diciamo così, l'istoria monetaria del Regno d'Italia nei diversi periodi che hanno preceduto il 1866, e, per non andar troppo per le lunghe, comincierò a distinguere questi periodi in tre: il primo fino al 1848; il secondo dal 1848 al 1860; il terzo dal 1860 al 1866, per così venire a conoscere quale fosse, più o meno, la circolazione metallica nel 1866, e se nei mesi precedenti al 1° maggio di quell'anno si erano verificate delle circostanze speciali che richiedessero il provvedimento eccezionale del Corso Forzoso.

Sino al 1848 avevamo, secondo io credo, per i calcoli che ho potuto fare su diversi lavori in questo genere, circa un miliardo e 200 milioni; quando io parlo però di circolazione metallica, non intendo comprendervi quella moneta che i privati tenevano nascosta nei loro scrigni da lungo tempo, che non era insomma nel commercio e che non circolava.

MESSEDAGLIA. E a quanto stimerebbe questa somma?

AVITABILE. Lo dirò, quando verrà il momento.

98 -INTERROGATORIO

Nel 1848 e 1849 si è verificata un'abbondante esportazione di moneta; io non ho che delle notizie vaghe delle altre parti d'Italia, e non potrei dire con precisione quanta moneta da queste sia andata fuori; ma per il Napoletano è indubitato che l'esportazione è stata così forte, che seriamente preoccupò il Governo.

Chiamato in un'adunanza anch'io, per vedere se si fosse dovuto mettere un argine, furono varie le opinioni, ma prevalse quella di doversi inibire l'esportazione; ma, come la Commissione comprende benissimo, in simili casi l'inibizione non vale niente, ed allora infatti altro non si ottenne che quella moneta, che non poteva più uscire palesemente, uscisse dì nascosto. Si praticarono dei sequestri sopra i Vapori e sui legni a vela; ma l'esportazione non cessò, e la moneta cominciò a mancare. La riserva metallica del Banco di Napoli era ridotta a minime proporzioni. Il paese era perturbato, ma non si è ricorso al Corso Forzoso; le cose cominciarono subito a migliorare, e dal 1850 al 1860 si sono importate dall'estero, tra verghe d'argento e monete da fondersi, 250 milioni.

Nel Napoletano, siccome l'argento era la legale moneta, così veniva tutto argento, pochissimo oro, e quel poco d'oro che veniva, si convertiva pure in moneta d'oro napoletana. Dal 1850 al 1860 sono entrati nella Zecca di Napoli 250 milioni, circa, di argento, ed io potrei anche fornire notizie delle diverse epoche, se la Commissione lo vuole.

LUALDI. Lo teniamo impegnato a darci questi dati.

AVITABILB. In alcuni anni l'importazione è stata più abbondante, in altri meno; in tutto, lo ripeto, circa 250 milioni si sono battuti in pezzi di 12 carlini, ossia di lire 5.10; così, secondo me, la circolazione metallica nel 1860 ritornò nello stato in cui era prima del 1848, di un miliardo e 200 milioni.

SELLA. Comprende anche il Veneto?

AVITABILE. Comprendo anche il Veneto, e perciò il mio calcolo lo porto ad un miliardo e 200 milioni

Dal 1860 poi al 1866, io credo che vi sia stata una diminuzione di circa 300 milioni; quindi l'Italia, compreso il Veneto, nel maggio 1866 poteva avere una circolazione di 800 a 900 milioni di moneta metallica.

Mi permetterà la Commissione che io dica le ragioni della diminuzione della circolazione metallica dal 1860 al 1866, quando verrò al quesito apposito.

Esaurito quindi il primo quesito, passo al secondo, cioè, in quali limiti, in tempi normali, debba restare la circolazione fiduciaria, ed a quanto ammonterà la circolazione metallica.

Io non posso dire altro che quello che in tempi ordinarii si è verificato più o meno, cioè che la circolazione metallica può ascendere ad un miliardo e 200 milioni. In quanto alla fiduciaria, debbo distinguere se la circolazione viene affidata ad un solo stabilimento. Allora, anche fatti tutti i possibili sforzi, non potrebbe, secondo me, aumentare al di là di 300 milioni.

Se poi si affidasse a diversi stabilimenti di credito locali, coll'influenza e la fiducia locale, è mia opinione che si potrebbe mantenere in circolazione una maggiore quantità di carta. Infatti, noi abbiamo avuto dei momenti che il Banco di Napoli e quello di Sicilia, dopo l'impianto della Banca Nazionale in quelle provincie, sono arrivati a 150 e sino a 160 milioni di circolazione, e questo anche in momenti difficilissimi per il credito. Nel 1863, la Commissione lo sa, in tutta Europa era aumentato il tasso degli interessi. Il Banco di Napoli lo mantenne più basso; così abbiamo avuto una circolazione maggiore dell'ordinaria; non mi ricordo con precisione a quanto arrivò quella del solo Banco di Napoli, ma certo a 140 o 150 milioni; la ragione era l'interesse al 5 per cento, mentre in Francia ed in Inghilterra giunse al 10 e al 12. Nel 1863 e 1864 le pignorazioni di rendita pubblica affluirono molto, e giovarono non poco al Banco, perché si pignorava la rendita con moneta d'oro, che veniva dalla Francia; ciò mostra l'utilità di affidare la circolazione a molti stabilimenti di credito.

Viene adesso l'altra difficile quistione di sapere, se al 1° maggio 1866 era necessario il Corso Forzoso. Io sono intimamente convinto che il Corso Forzoso a quell'epoca non era necessario; il capitale circolante era diminuito, diminuita la circolazione metallica di circa 300 milioni; ma la diminuzione non era tale da rendere necessario ed indispensabile il Corso Forzato. Nel 1848, come ho avuto l'onore di far notare alla Commissione, nel Napoletano si è verificata una diminuzione immensa di circolazione metallica, e non si è ricorso al Corso Forzato; credo ancora che non era necessario di ricorrervi nel 1866, anche per la ragione che il Governo italiano non aveva urgenza di avere i biglietti dalla Banca; il fatto ha dimostrato che dei 250 milioni di biglietti durante il 1866 non se ne è servito. Se la guerra fosse durata molto, allora certamente si avrebbe dovuto ricorre a quell'espediente, ma limitando la cifra, come l'ha limitata l'Austria nella stessa epoca che da noi si decretava il Corso Forzoso illimitato.

99 -DEL MARCHESE MICHELE AVITABILE DEPUTATO AL PARLAMENTO NAZIONALE

Passo all'altra quistione di vedere se erano necessarii i piccoli biglietti, e credo francamente che, una volta che si era dato corso forzato ad una quantità illimitata di carta, si doveva correre tutta l'alea della carta; era impossibile attraversare la crisi col sistema di tenere a circolazione forzosa i soli biglietti grossi; sparita la moneta, erano anzi io credo indispensabili i biglietti piccoli.

Abbiamo infatti veduto che dove si sono messi in uso prima, come a Firenze, l'aggio sul bronzo non è stato molto alterato come fu nel Napoletano, ove il Corso Forzoso è stato una vera sciagura; il grande aumento dell'aggio in alcuni punti del Napoletano ha turbato assai l'andamento economico delle popolazioni, e non per pochi giorni, come è stato a Torino ed a Genova, ma per molto tempo.

Vengo adesso all'effetto che produssero i piccoli biglietti nella circolazione degli spezzati d'argento. Secondo me, i piccoli biglietti non contribuirono in alcun modo a turbare la circolazione degli spezzati d'argento, perché quando i piccoli biglietti furono messi in circolazione, gli spezzati d'argento erano già spariti per effetto del trattato monetario colla Francia, colla Svizzera e col Belgio. Dichiarati moneta legale gli spezzati d'argento in quegli Stati, era necessaria conseguenza che durante il Corso Forzoso Bì fossero esportati; e se l'esportazione maggiore è stata dal Napoletano, e non dalle altre parti d'Italia, ciò avvenne perché il Governo per sue ragioni ha creduto di non dovere eseguire la trasformazione dell'antica moneta borbonica; quindi noi avevamo una gran quantità di questa moneta nella piazza, ed un'altra gran quantità è uscita quando la nostra rendita ribassò al 40 per cento; allora molti di quelli che tenevano nascosta la moneta, la trassero fuori, mutandola prima in carta col vantaggio del 12 o del 15 per cento, in modo che venne loro la rendita al 25 o 30. Quando dall'estero però arrivavano le tratte, delle quali parlerò in seguito e che dovevano essere pagate in numerario, la moneta borbonica, che non ha corso legale all'estero, non era ricevuta; successe perciò che gli spezzati di argento, quantunque di un valore reale del 7 per cento dimeno della moneta d'argento borbonica,erano più ricercati. La piastra borbonica, quantunque al titolo di 833 e due terzi, contiene tanta quantità di argento per quanto ne contengono 5 franchi e 10 centesimi, nel mentre gli spezzati, quantunque al titolo di 835, contengono proporzionatamente il 7 per cento di meno. Tutto quello che io dissi dimostra che il paese, oltre al soffrire l'aggio tra carta e carta, lo sta soffrendo anche tra moneta e moneta,

mentre ciò era cosa che si poteva benissimo evitare senza danno del Governo; ma l'affare della trasformazione della moneta, abbandonato, è rimasto negli scaffali del Ministero delle finanze, e la grande quantità di moneta borbonica che restò in circolazione scacciò gli spezzati e li ridusse nella piazza in minor quantità.

Tutti quelli che dovevano pagare cambiali estere, o che dovevano esportare moneta per diverse ragioni, andavano cercando spezzati; e perciò gli spezzati se ne sono andati via e le piastre borboniche sono rimaste. Gli spezzati quindi sparirono indipendentemente dai biglietti di piccolo taglio. I biglietti di piccolo taglio sono stati anzi una necessità per supplire gli spezzati.

Io non solo credo che con i biglietti di piccolo taglio dovevano essere suppliti gli spezzati d'argento, ma anche la scarsezza del bronzo. In quanto a me, ed il commendatore Cordova lo sa, ho dichiarato anche nella Commissione per la legge relativa alla moneta di bronzo, che io preferiva la piccola carta alla fabbricazione di nuova moneta di bronzo, che poi il Ministro delle finanze ha creduto di sanzionare con decreto reale, che verrà forse alla approvazione del Parlamento. Io credo che la nuova moneta di bronzo, mentre non farà cessare l'aggio, crea un altro debito allo Stato. Imperocché è impossibile che in tempi normali 76 milioni di moneta di bronzo, somma che raggiungeremo con questa nuova coniazione, non produca tale perturbazione da obbligare il Governo a ritirarla con perdita.

Noi non avevamo che 32 milioni di tal moneta dapprincipio; se ne aggiunsero poi 4 milioni per aumentare i 10 centesimi che erano scarsi; ma prima del Corso Forzoso restarono sempre depositati nel Banco di Napoli 10 o 12 milioni di bronzo, che nessuno voleva. È quindi evidente che la circolazione ordinaria era di 24 milioni.

Secondo me, fu un grande errore quello di avere aumentata la moneta di bronzo a 76 milioni. L'aggio non cessa, perché il bronzo è ingoiato dalla carta.

Con un'emissione illimitata di carta, mettete quanto bronzo volete in circolazione, sparirà sempre: è la carta grossa però, e non la piccola, che lo fa sparire, perché chi tiene un capitale nascosto in carta è fortunato se può cambiarlo in bronzo; colla nuova coniazione quindi non si evita l'inconveniente.

100 -INTERROGATORIO

Passo a sottomettere alla Commissione la gran trascuratezza del Governo relativamente ai biglietti di piccolo taglio: esso non ha inibita l'emissione; né, secondo io penso, poteva inibirla; ma doveva regolarla, doveva prendere egli l'iniziativa di tale emissione; e se non credeva opportuno di fare quello che fece l'Austria, doveva almeno regolare l'emissione e le garanzie necessarie.

Sono stato assicurato che la Banca austriaca si rifiutò di emettere biglietti di piccolo taglio, e siccome colà non esistevano stabilimenti secondarli che li potessero emettere, il Governo fece egli medesimo l'emissione di biglietti da 30 centesimi per una somma, credo, di 60 milioni, ciò che produsse il ritorno del bronzo nella circolazione. Il Governo insomma avrebbe dovuto prendere una determinazione e non lasciare che inconsultamente tutte le istituzioni, i caffè, le osterie e gli stabilimenti privati, inondassero il paese di piccoli biglietti, che certamente screditano la carta tutta e fanno aumentare l'aggio.

Quanto alla parte che hanno potuto avere le strade ferrate nell'esportazione delle monete, io posso dire poco.

Indubitatamente le strade ferrate erano strumento per raccogliere moneta specialmente divisionaria. Ma questo ha potuto accadere nei primi tempi del Corso Forzoso, mentre, dopo, son certo che nessuno andava a portare alle strade ferrate le monete d'argento.

SELLA. Ma quando un viaggiatore doveva pagare 1 lira e 50 centesimi o 1 lira e 70 centesimi?

AVITABILE. Allora doveva pagare, è vero, in argento, ma come il bronzo godeva di un forte aggio sopra la carta, non s'incontrava difficoltà a riceverlo.

I passeggieri per le frazioni al di sotto della lira si possono servire del bronzo, e per le somme al di sopra delle due lire si servono della carta, e del bronzo per le frazioni; bronzo, quindi, ne raccolgono molto, ma argento poco: da principio credo ne abbiano profittato per la esportazione, ma non in quella proporzione che s'immagina, perché, lo ripeto, ne raccoglievano poco.

Si desidera sapere quanta rendita pubblica collocata all'estero ha potuto presumibilmente venire in Italia dopo il 1866. Comprenderà bene la Commissione che questo è un poco difficile a determinarsi, perché, trattandosi di titoli al latore, non si possono conoscere i possessori.

Secondo il criterio che io ho potuto formarmi, ha potuto venire dall'estero in cartelle un capitale nominale di circa 600 milioni, corrispondente più o meno ad uno effettivo di 300 milioni: 30 milioni di rendita, non credo di più, secondo le mie apprezzazioni.

LAMPERTICO. Su che fonda questa sua presunzione?

AVITABILE. Sulla rendita negoziata, perché una gran parte della nostra rendita pubblica non istà nella piazza. Dalle negoziazioni, dunque, dagli acquisti che si sono fatti più del solito, io tiro la conseguenza che ha dovuto venire dall'estero. Io fondo inoltre le mie presunzioni sui pagamenti fatti per ragione di acquisti di rendita, perché una gran parte del numerario che è uscito dopo il Corso Forzoso, è appunto uscito in pagamento di cartelle del debito pubblico.

Si domanda poi: le Società anonime quale influenza ebbero da un canto sulla circolazione metallica e dall'altro sulla fiduciaria anteriormente al maggio 1866?

Su questo non saprei veramente come rispondere, perché credo che le Società anonime non hanno potuto far di più di quello che hanno fatto i banchieri privati.

Vi sono state delle Società anonime che hanno avuto dei rovesci, ma non avvennero nel 1866, erano conseguenza di fatti anteriori; le Società anonime che progredivano bene prima, progredivano anche nel 1866; quelle che andavano male, andavano male sempre, ed il Corso Forzato ha concorso alla loro rovina. L'influenza delle Società anonime, in generale, sulla circolazione metallica non la calcolo molta; la calcolo come quella di qualunque banchiere privato che fa bene i suoi affari, quando le Società anonime li fanno buoni, e di qualunque banchiere che fa male i suoi affari, quando le Società anonime li fanno male. Non credo quindi che le Società anonime in generale potessero avere tale influenza sulla circolazione metallica, da rendere necessario il Corso Forzato.

CORDOVA, Presidente. Parlando di queste Società anonime, intende parlare degli Istituti di credito in generale.

AVITABILE. Sì; meno degli Istituti di credito ed in pari tempo di circolazione.

Vengo al quesito 11°, cioè: se, dove e in quale proporzione, su quali articoli e servizii si è conservata la contrattazione in danaro sonante? - Uno degli articoli sopra il quale in tutta l'Italia si è conservata la contrattazione in danaro sonante è stato quello dei bozzoli.

101 -DEL MARCHESE MICHELE AVITABILE DEPUTATO AL PARLAMENTO NAZIONALE

L'olio d'oliva in alcune parti si è contrattato e si continua a contrattare anche in danaro sonante, anzi si fanno due prezzi, uno in

ROSSI ALESSANDRO. E quali servigi, mercedi, salari si pagano tuttora in contanti?

AVITABILE. I salarii in generale che si pagano in contanti sono quelli degli stabilimenti manifatturieri e per l'agricoltura. È impossibile usare la carta per i lavoratori della campagna.

Io, fra le altre cose, ho anche fatto e fo il coltivatore: adesso sto pagando a qualunque costo la moneta, per poter pagare in contanti coloro che mi prestano lo loro opera.

LAMPERTICO. E i fitti come si pagano?

AVITABILE. I fitti generalmente si pagano tutti in carta. Vi è qualche eccezione specialmente per le case. Infatti in vi sono molti padroni di case che pretendono il pagamento in contanti; fu una delle ragioni per cui io dovetti lasciare la casa che abitava, non avendo voluto assoggettarmi a tale patto.

LAMPERTICO. Ma i fitti nelle campagne?

AVITABILE. I fitti nelle campagne si pagano in carta quando non vi sono delle contrattazioni speciali.

PERTICO. Si osservano queste convenzioni?

AVITABILE. Dirò che si sono trovati molti mezzi per raggiungere il fine, per evitare il rigore della legge. Per esempio, si fanno delle contrattazioni nelle quali si dice: «mi obbligo di restituire tanti napoleoni.» Come si può annullare? Si sono infine trovati molti ripieghi legali per far quello che direttamente per legge non sarebbe permesso.

Passo ora a dire qualche cosa in quanto agli articoli sin quali si sono maggiormente risentiti i prezzi dopo il Corso Forzoso.

Secondo me, i prezzi si sono risentiti su quegli articoli che si commerciano all'estero, tanto su quelli che da noi vanno all'estero, quanto su quelli che dall'estero vengono a noi: i nostri articoli hanno sofferto alterazione di prezzo piuttosto al basso, quelli che vengono dall'estero un'alterazione piuttosto in aumento; questo è precisamente per la differenza tra la moneta e la carta. L'alterazione non è che fittizia, e viene ad essere regolata dall'aggio tra la carta ed il numerario. Ora che l'aggio è diminuito, questa differenza è meno. L'agricoltura, il commercio, l'industria, è indubitato che sono stati distrutti; perché quando un industriante deve pagare l'8, il 9 per cento di aggio sul bronzo, deve chiudere la sua industria, perché non gli può dar tanto da fronteggiare l'aggio e l'interesse del capitale. Nel Napoletano si sono chiusi molti stabilimenti industriali.

SELLA. Per esempio?

AVITABILE. Precisamente non conosco quali si sieno chiusi ora intieramente, ma tra quelli che hanno diminuito gli affari cito Lava, che faceva un gran commercio dei generi che produceva colla Sicilia, e che ora è diminuito talmente, che quasi è ridotto al nulla. La fabbrica di Zino ed altre simili, che lavoravano in generi di moda, hanno pure molto diminuito le loro manifatture, se non le sospesero interamente. Vi sono molti piccoli industrianti di diverso genere che hanno abbandonati i loro affari; questi non avevano propriamente degli stabilimenti, perché profittavano delle abitudini dei varii paesi, come era, per esempio, l'industria dei telai, la quale è interamente distrutta.

LAMPERTICO. E crede che questo dipenda dal corso forzoso?

AVITABILE. In gran parte; perché quando gl'industrianti debbono comprare il danaro contante ad un prezzo enorme, abbandonano l'industria. Una parte degl'industrianti che avevano un certo capitale da poter stare a casa loro, non hanno più lavorato.

MESSEDAGLIA. Desidererei uno schiarimento; il negoziante che deve pagare l'aggio all'estero per gli acquisti non si rifa poi nelle vendite per contanti della perdita, mentre mi pare che ella abbia detto che i prezzi si sono alterati in proporzione dell'aggio; perché avesse una perdita, bisognerebbe che vendesse con un rialzo di prezzo minore dell'aggio.

AVITABILE. Ho detto alla Commissione che, secondo la mia opinione, l'aumento dei prezzi è in quei generi che dall'estero vengono a noi, imperocché l'estero dice: o mi pagate in contante, o mi dovete dar tanto di più, che costituisce l'aggio; questa legge che noi dobbiamo subire dall'estero, la pos


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102 -INTERROGATORIO

ai quali, stante la condizione delle nostre industrie, che li obbliga a vendere quasi a noi soli i prodotti, noi possiamo dire: se questo genere potete darmelo a questo prezzo bene; se no, non mi conviene.

MESSEDAGLIA. Dunque i prezzi all'interno han subito un'alterazione minore dei generi esteri.

LUALDI. Il nostro collega ha accennato anche al fatto di alcune industrie che sono diminuite moltissimo, e che anche hanno cessato, e il male che naturalmente tutti esperimentiamo è questo, che siccome le merci non si vendono talvolta a contanti, è naturale che oggi colui che vende ci gravita sopra l'aggio del 10 per cento, prende il cantante e liquida la sua operazione; ma appunto perché una gran parte delle merci si pagano a tempo che cosa accade? Che oggi l'aggio è al 10 per cento e ci gravita il 10 per cento, e tra quattro o cinque mesi, quando deve fare il rimborso, lo trova al 20. Dunque questo porta che se con centomila lire ne aveva novantamila di merci, alla scadenza ne avrà solamente ottantamila; ei quindi, assoggettato a queste eventualità ed oscillazioni, piuttosto preferisce diminuire i proprii affari.

Adesso viene la questione a cui l'onorevole Rossi accennava, e che ho creduto di riunire alle risposte che debbo dare al diciassettesimo quesito. Si desidera sapere quale è la causa delle variazioni dell'aggio e del depreziamento della carta. Per me l'attribuisco principalmente alla Banca Nazionale; un poco al di ed al Governo. Per dimostrare come causa del depreziamento della carta sia stata la Banca Nazionale, è necessario di riandare un poco la storia della medesima, e le sue operazioni. La Banca, fino dal 1860, prima della formazione del Regno d'Italia, e prima che aprisse le sue Sedi nelle provincie meridionali, è indubitato che spendeva parecchie centinaia di migliaia di lire per comprare moneta all'estero; impiantate che ebbe le sue Sedi nel Napoletano, incominciò un altro genere di affari; in luogo di prendere la moneta dall'estero e portarla in Italia, la prese dall'Italia e la portò all'estero, e non solo comperò moneta nella piazza, ma approfittò del servizio delle Zecche a lei affidato, per provvedere ai bisogni della sua circolazione interna, ed anche per le sue speculazioni all'estero.

Dopo la legge Cordova, di riordinamento delle Zecche, il Governo doveva provvedere all'appalto, mercè pubblica gara;

pensò invece di dare l'esercizio delle Zecche a trattative private alla Banca Nazionale; e, con grandissima mia sorpresa, vidi che si faceva un contratto per un appalto senza un capitale per eseguire le operazioni dall'appalto stesso richieste.

Le Zecche avrebbero dovuto essere una cosa interamente divisa e separata dalla Banca. La Banca ne avrebbe potuto intraprendere l'esercizio come qualunque altro privato o speculatore, ma per le operazioni che doveva fare a questo titolo essa avrebbe dovuto avere un capitale speciale unicamente addetto al servizio delle Zecche.

Ciò non fu stipulato nel contratto, per cui la Banca avendo avuto il vantaggio di confondere la sua riserva metallica col metallo delle Zecche, ha fatto tutto quello che la posizione le dava agio di fare per vantaggiare i suoi interessi; la Zecca quindi è stata una delle vie che faceva affluire nelle casse della Banca il metallo. La Banca fondeva il metallo del Governo, ed aveva il gran vantaggio che la spesa di fusione ed il calo della fusione medesima andavano a carico del Governo. La moneta antica la Banca la pigliava come pasta, ma l'assoggettava alla partizione; prima però ne separava l'oro che conteneva, e poi riducendola in verghe ne faceva l'uso che credeva. Così la speculazione ha camminato, coadiuvata dal contratto fra la Banca ed il Governo. Ai privati che portano il metallo alle Zecche la Banca li paga con qualche dilazione, quantunque nel capitolato di appalto siasi provveduto diversamente, poiché erasi stabilito semplicemente che il privato, presentando il metallo alla Zecca, se non a titolo di 900, deve pagare ciò che stabilisce la tariffa per ridurlo a titolo di 900, ma tosto deve ricevere il pagamento della pasta metallica che presentava. La Banca però non ha adempito a questa prescrizione, perché, ripeto, non tiene un capitale ad hoc per l'esercizio delle Zecche, ma confonde i valori metallici calcolando nella sua riserva anche il danaro che riceve dal Governo per fonderlo.

L'altro mezzo col quale la Banca ha raccolta la moneta è stata la compra sulle piazze di Genova, di Torino e di Milano, ecc., ecc., di rendita pubblica che essa pagava coi suoi biglietti, e la vendeva poi sulla piazza di dove riceveva il prezzo in polisse nel che cambiava in danaro sonante. Questa operazione la faceva su vasta scala, e non solo realizzava le polisse in numerario in ma le

103 -DEL MARCHESE MICHELE AVITABILE DEPUTATO AL PARLAMENTO NAZIONALE

La Banca, onde riuscire nel proprio intento, faceva delle polisse, o in testa al Direttore della Banca, o in testa alla Banca, o in testa ai diversi suoi cassieri di Palermo, di Messina, di Bari, che erano quelli che ritiravano il danaro, o in testa alla ditta Bonnet e Peret, della quale si serviva per non dare a divedere tutte le operazioni che faceva per proprio conto.

A misura che io vedeva che la Banca faceva tali operazioni, mi procurava i suoi biglietti nella piazza, e quando essa presentava le polizze, sia in Palermo, sia altrove, le facevo trovare i suoi biglietti.

Quando la Banca se ne avvide minacciò di non ricevere più polizze del Il marchese D'Afflitto, prefetto di si preoccupò molto di questa minaccia, e volle tenere una sessione in sua casa, con me ed il Direttore della Banca Nazionale della Sede di Io dissi che non combatteva la Banca, che anzi credeva che la Banca potrebbe ottenere dei grandi vantaggi a se stessa, e rendere dei servigi al paese, purché smettesse il principio di volere distruggere gli altri; che fino a quando sarei stato io il Direttore del di non lo avrebbe distrutto; che se la Banca riceveva le polizze del di il avrebbe ricevuto 1 suoi biglietti. Mi pervennero pure lettere confidenziali dell'onorevole Minghetti, allora Ministro, che conservo ancora, colle quali mi premurava di accomodare la cosa; si venne quindi ad una certa transazione, che, cioè, la Banca avrebbe ricevuto le polizze del di nei pagamenti degli effetti scontati, ma non per versamenti a conto corrente.

Io prevenni il Direttore della Banca che restavo libero nella mia azione; che un tale sistema era in danno della Banca e non del di e che se con ciò credeva di ottenere danaro contante, era opera inutile, dappoiché non gli sarebbe stato portato da alcuno; ma egli mi rispose che per i conti correnti poteva ricevere solamente biglietti di Banca 0 danaro.

Io invece ordinai a tutti i fattorini del che nelle esazioni avessero ricevuto a preferenza i biglietti della Banca. La Banca rifiutava la moneta un poco consumata; io la riceveva; ma dava a tutti i privati, che li richiedevano, i biglietti della Banca Nazionale per versarli alla stessa, dimodoché pochi sono stati i biglietti rimasti in circolazione, mentre la Banca pagava il 3 per cento sui conti correnti.

Da parte della Banca si diceva che volevo perturbare le sue operazioni, mentre io non voleva perturbare nessuno, ma solamente non permettere la distruzione del e perciò, quantunque il mio sistema imbarazzasse moltissimo la Banca, ciò non pertanto non mi conveniva modificarlo.

Non so quello che avvenne quando io cessai di essere Direttore del Quello che solamente so si è, che la Banca poi ha fatto un quasi colpo di Stato, riunendo 12 milioni di polizze e facendole piombare in un momento sul di Palermo prendendosi 12 milioni di moneta: dico colpo di Stato, perché ottenne quello che voleva ottenere, cioè distruggere quasi la circolazione del povero di questo colpo infatti lo costituì in difficile posizione, perché naturalmente il di Sicilia ha detto a quello di rimborsatemi i 12 milioni pagati per voi. Il di fu un poco titubante a rimborsare sollecitamente i 12 milioni, e quello di Sicilia dichiarò che non avrebbe soddisfatto più le polizze del di che la Banca ogni giorno gli faceva piombare addosso. Distrutta così ogni relazione tra il di Sicilia e quello di il di Sicilia si trovò anch'esso in posizione difficile per le sue polizze, che non circolarono più nelle provincie napoletane.

Questa è stata una grande sventura per il di per quello di Sicilia e per il commercio, poiché tutti quelli che dovevano mandare della somme dalla Sicilia in dovevano pagare lo sconto; ugualmente quelli che da dovevano mandarle in Sicilia, mentre prima tutto si eseguiva

104 -INTERROGATORIO

Dopo questo la Banca cominciò ad acquistare terreno in Sicilia ed in tutte le parti del Napolitano. L'amministrazione del di invece di arrestare questo progresso di preponderanza col mettere in esecuzione il decreto che permetteva l'impianto di nuove Casse del in Calabria, e rinnovare le sue relazioni colla Banca, pensò invece solamente di aprirne una succursale a Firenze, la quale non influisce nulla a rialzare il credito della sua carta. Dico questo perché veda la Commissione che il discredito della carta è dipeso da tante circostanze che non è possibile di tutte enumerare; si è discreditata però per effetto di fatti tutti nei quali l'influenza della Banca Nazionale non è stata estranea.

SELLA. Per la discordia degli stabilimenti!

Non può dirsi discordia degli stabilimenti, è un urto fra l'opinione del paese e la volontà della Banca che tenta diventare unica di fatto, mentre di diritto non lo è; è l'opinione del paese che respinge le tendenze della Banca. Si decida una volta la questione; il paese si deve mettere in una via certa, lo stato attuale non può durare perché distrugge ogni elemento di credito.

Le cose insomma si sono svolte in un modo che la Banca diventò poi zona del campo, e cominciò a fare il suo commercio metallico come meglio le è paruto e piaciuto.

Ritorno un poco addietro per vedere nei mesi antecedenti al 1° maggio 1866 quali fatti si sono verificati che potevano richiedere il Corso Forzato.

Nessuno.

Erano tutti fatti che si svolgevano per effetto della condotta precedente della Banca. La riserva del di era diminuita, come ho detto alla Commissione, ma non nei mesi precedenti al 1° maggio 1866; aveva cominciato a diminuire sin dal 1865. Per la sospensione delle relazioni di sopra accennate le polizze non circolavano più in Sicilia, cosa interessante perché quei 120 milioni di carta circolante in ogni anno portavano 20 a 30 milioni di numerario fisso in Cassa.

Alcune polizze ritornavano dopo due o tre anni. La Commissione certo conosce il modo con cui circolano le polizze del di Una polizza che nasce, per esempio, alla Cassa S. Giacomo girata e rigirata, passa dalle mani di un individuo ad un altro, da una Cassa del ad un'altra; ma sino a che non arriva alla stessa Cassa San Giacomo non si ammortizza. Nonostante tutti questi fatti io torno a ripetere: non credo che anco con questa diminuzione di circolazione metallica e di carta fiduciaria dal 1860 al 1866 sarebbe stato tanto scarso il capitale circolante da richiedere un provvedimento eccezionale.

Che cosa è avvenuto nel 1866? Col decreto reale del 1° maggio 1866 si diede alla Banca la libertà di emissione senza nessun limite. Il limite della riserva metallica è illusorio; ma neanche questa illusione si conservò per la parte dei biglietti che si emettevano per conto del Governo. Io dissi all'onorevole Scialoja nel 1866: avendo data la facoltà alla Banca di fabbricare moneta, tutto il metallo andrà in mano alla Banca, perché quando la carta non può essere convertita, indubitatamente il denaro resta alla Banca, e la carta nella circolazione.

Ma l'onorevole Scialoja, per quanto è stato docile a limitare il diritto di prendersi dal di le polizze (il decreto del 1° maggio autorizzava il Ministro delle finanze di servirsi delle polizze del di e dei biglietti della Banca Toscana per metterli in circolazione depositando biglietti della Banca Nazionale), altrettanto, per quanto io gli avessi potuto dire che la Banca col suo sistema avrebbe avuto un'emissione illimitata, che avrebbe perturbato la circolazione metallica, fu durissimo nel primitivo suo divisamento di non modificare a tal riguardo le prescrizioni del 1° maggio. La Banca si è tenuta da principio negli stretti limiti, ma poi, pian pianino, incominciò a raccoglier moneta, tanto per le sue speculazioni, quanto per la necessità di aumentare la sua riserva metallica. Lo stesso ministro Digny ha dichiarato in Parlamento che anche il Governo si è servito dei biglietti oltre ai 250 milioni; il solo Governo arrivò a 500. La Banca quindi di necessità doveva aumentare la sua riserva metallica, e raccolse nella piazza circa 120 milioni.

105 -DEL MARCHESE MICHELE AVITABILE DEPUTATO AL PARLAMENTO NAZIONALE

Tolti dalla circolazione 120 milioni che la Banca ha ritirati; tolta tutta la moneta che andò all'estero in pagamento delle cartelle del Debito pubblico, che dall'estero vennero a noi (quantunque una porzione di queste cartelle siano state pagate con quei tali danari che stavano conservati dai privati); tolta infine tutta l'altra moneta che io dissi essere andata all'estero per diverse altre cagioni; e, nello stesso tempo, aumentata di 600 milioni la circolazione della carta, era naturale si dovesse verificare il deprezzamento. Si trattò non solo di emettere continuamente della carta, ma altresì di togliere dalla circolazione il numerario nella cifra di circa 120 milioni. A queste causo se ne aggiunse anche un'altra non meno grave, per cui la carta è molto deprezzata, l'emissione dei biglietti al latore del di perché, siccome il Governo non ha creduto curare l'emissione, ed ha lasciato che ognuno facesse a modo proprio, il cominciò ad emettere polizze al portatore da 1 a 50 lire sull'istessa carta delle polizze intestate, la quale era adatta come carta intestata, ma non lo era affatto come carta al portatore, questa si poteva facilissimamente falsificare, come infatti si falsificò, tanto che avvenne come il miracolo della moltiplicazione dei pani; ma quando andavano al a cambiarla si sentivano dire: «questa polizza è falsa.» Che cosa nacque da ciò? Una sfiducia generale in tutta la piazza, e più specialmente nelle Provincie, perché a almeno potevano verificar subito se fosse stata vera o falsa. Io non so veramente quali sistemi si siano tenuti nell'emissione di questa carta, e di quali cautele si sia circondata; in quanto al corrispettivo che il dovrebbe tenere a fronte, ho dimandato a qualcheduno, ma mi fu risposto confusamente. Quello però che so di certo, si è che nella circolazione si sono trovate molte polizze false, ciò che ha prodotto un grande sconvolgimento e fatto nascere il discredito e l'aggio è aumentato, specialmente sul bronzo, poiché quando il pubblico si presentava ai botteghini, messi appositamente per cambiare senz'aggio la piccola carta in bronzo, un individuo che aveva aspettato una giornata, dopo di essere arrivato con molta fatica sin presso all'incaricato del cambio, presentata la sua polizza, si sentiva dire che era falsa. Dopo ciò, tutti possono immaginare quale scoraggiamento sia nato nel paese.

La Banca, dal canto suo, in questo frattempo ha fatto pure delle altre operazioni, per le quali l'aggio sulla moneta è aumentato. Ha incominciato a ritirare, oltre le piastre napoletane ed i pezzi da 20 lire, anche altre monete. Che ne avvenne? Che in quei momenti, in cui la moneta si ritirava in più abbondanza dalla piazza, l'aggio aumentava. Sono stato assicurato che la Banca ha comprato più moneta che non ne tenga ora nei suoi depositi.

È certo che ha ritirato moneta in proporzioni immense, mentre ora non tiene più di quello che aveva pria del maggio 1866, che solamente 120 milioni. Se poi questa moneta l'abbia mandata all'estero, o riversata di nuovo sulla piazza, io non lo saprei. Ma è certo che tutto l'aumento o diminuzione dell'aggio dipende precisamente dal gran movimento della moneta operato dalla Banca.

Passo all'influenza del «saggio dello sconto più elevato in Italia che all'estero.»

Io credo che quando da noi lo sconto era minore dell'estero, il danaro era importato in Italia, e che lo sconto più alto da noi contribuì pure all'esporttazione della moneta. Molti (e credo pure la Banca lo abbia fatto) vendono e commerciano carta sull'estero e poi mandano moneta per farla pagare. Io credo che ciò siasi fatto anche dai privati, per cui aumentò l'esportazione della moneta.

Ora viene il quesito: «Qual è l'opinione sulla opportunità e possibilità di far cessare il Corso Forzoso, e quali i mezzi?»

Io credo che sia necessario di far cessare il Corso Forzoso; in quanto però alla possibilità di farlo cessare, io non vedo altro mezzo che il servirsi dei beni ecclesiastici. Se si vuole però aspettare che si realizzino colla vendita interamente di questi beni ci vorrà troppo tempo, specialmente nel modo col quale ora si sta procedendo; e perciò io credo che, ove si vogliano realmente utilizzare questi beni allo scopo suindicato, il primo atto a cui dovremmo appigliarci sarebbe di sottrarre cotali beni all'amministrazione demaniale, allo scopo di avere: 1° la speditezza della vendita; 2° una migliore amministrazione di essi: attualmente l'amministrazione non potrebbe essere in una situazione più scioperata di quello che sia.

I fittaiuoli dei fondi pagano se vogliono. Si posero quasi tutti d'accordo con i ricevitori demaniali, e sono pochissimi quelli che pagano. Affittaioli di fondi speciosi, che certamente non dovrebbero stare in arretrato, lo stanno.

106 -INTERROGATORIO

Per fondi che

Lasciata l'amministrazione di fatto ai monaci, sento che questi, sotto pretesto di far venire degli altri neofiti, chiesero l'autorizzazione di fare un debito nonostante che abbiano circa 120 mila lire di rendita.

Ma qual ragione c'è che questi monaci debbano rimanere in possesso dei beni? Parlo dei Cinesi perché è un fatto che consta a me. Questi reverendi padri, quando il generale Durando è stato destinato prefetto in si sono presentati, ed ottennero da principio favorevole rapporto al Ministero per rimanere in possesso dei loro beni, ma quando venne comunicata la risposta alla Commissione dell'Asse Ecclesiastico, dopo le debite osservazioni, lo stesso generale Durando si convinse della necessità di far passare i beni al Demanio. Ma venuto al potere il Ministro Cambray-Digny, si è di nuovo sospesa la presa di possesso. Cito il fatto speciale dei Cinesi, ed insisto sopra di esso, perché il giorno in cui si vedranno ripetere simili disposizioni, gli oblatori incomincieranno ad allontanarsi.

Se i beni ecclesiastici, quindi, venissero destinati per l'estinzione del Corso Forzoso bisognerebbe in primo luogo che la legge di soppressione rigorosamente si eseguisse.

Abbiamo una Commissione centrale, creata dalla legge, che non funziona, e che non è stata chiamata mai a funzionare. Degli stati di consistenza, che, a termini del regolamento debbono fare i ricevitori del Demanio, e trasmettere alle Commissioni provinciali ed alla centrale, non se ne parla punto. Io sono stato contro la legge nella parte finanziaria, ed alcuni componenti la Commissione potranno ricordare che non votai l'articolo 17; ma credo che quando esiste una legge debba essere eseguita.

Come volete voi utilizzare seriamente questi beni? Se abbiamo avuto un buon risultato in alcune Provincie, in altre è stato scoraggiante, e tra queste vi è Terra di Lavoro che è una delle Provincie più importanti. In primo luogo dunque io credo che bisognerebbe fare eseguire la legge; in secondo luogo modificarla in qualche parte per renderla più spedita, e specialmente in quanto riguarda l'amministrazione. Per venderli bene, bisogna che escano dalle mani dell'amministrazione del Demanio.

SELLA. Questo è un argomento un poco estraneo al nostro soggetto; ma siccome l'onorevole lo tratta con tanta conoscenza, gli farei una semplice domanda.

Quando la Commissione d'Inchiesta fu in Sicilia ebbe a conoscere e toccar con mano degli inconvenienti che succedevano per questa presa di possesso. Per esempio, ecco quello che è avvenuto: è avvenuto che siccome il Demanio avrebbe dovuto tutto ad un tratto prender possesso di questi beni, e per quanti impiegati che si avessero e lavorassero, non potevano prender possesso tutto ad un tratto; e siccome poi molte di queste rendite, almeno parlo per quello che abbiamo potuto toccare con mano, avevano una forma consuetudinaria speciale, minuta e, per esempio, abbiamo dovuto prendere conoscenza di fitti che si pagavano a 20 e a 50 centesimi al giorno, che il collettore del convento andava a riscuotere; più tante cose di questo genere che adesso non sto ad indicare perché sarebbe andare fuori del seminato; e naturalmente i collettori dei monasteri venuta la legge avevano da cessare. Il Governo non aveva poi conoscenza di ciò; di più è avvenuto che si guastassero i beni in un modo orribile, e coloro che conoscono gli oliveti, e gli aranceti, sanno che il fondo può valere uno come terra, e dieci come terra produttiva, ed era roba abbandonata, e si diceva dall'ente ecclesiastico: noi non ci entriamo più; ed allora si andana negli aranceti per far legna, e si sprecava una roba che valeva cento per ottenere un valore di uno; in quanto che gli aranci abbisognano di molto tempo per diventare pianta e si capisce che era una devastazione grandissima. Allora la Commissione d'Inchiesta delegata telegrafò al Ministero, e disse: badate che se voi non autorizzate, intanto che fate l'operazione della presa di possesso, gli amministra

107 -DEL MARCHESE MICHELE AVITABILE DEPUTATO AL PARLAMENTO NAZIONALE

Ora, io domanderei all'onorevole se quest'indugio nella presa di possesso delle parti, che conosce, ebbe luogo per motivi che chiamerò di buona amministrazione, di prudenza, ovvero la Direzione demaniale abbia trascurato di prendere possesso dove si può e si deve.

Per me credo che vi sia precisamente nelle Direzioni demaniali impossibilità di bene amministrare. Vi è un fatto grave, per il quale l'amministrazione demaniale si è resa quasi impotente a compiere questa operazione, ed è stata la distruzione di alcune Direzioni demaniali fatta in un momento non opportuno. Io non sono amico della burocrazia, ma in questi momenti non avrei abolito le Direzioni demaniali. Che cosa è avvenuto? Le carte sono andate a riunirsi presso le Direzioni compartimentali, le quali le avevano ancora nelle casse quando si riconobbe la necessità per le Provincie dove sono state abolite le Direzioni di creare delle delegazioni; restituite le carte, si sono talmente confuse, che non si possono prendere con sollecitudine i provvedimenti necessari per la speditezza delle operazioni.

Le delegazioni nemmeno possono fare cosa alcuna. Sono due o tre impiegati occupati quasi per la sola corrispondenza colle Direzioni demaniali.

Alle Commissioni di sorveglianza da principio il Ministero non diede impiegati. Nel regolamento è prescritto che i verbali d'incanto si dovevano scrivere gratuitamente e che colui che presiedeva agli incanti poteva prendere qualunque persona e fare scrivere i verbali. Delle cose scritte nel regolamento non si possono eseguire, mentre inconvenienti che si volevano evitare non si sono evitati. Io fondo sopra i beni ecclesiastici, e ritengo' che affrettando le vendite, non solo avremo il vantaggio di togliere, col prezzo che ricaveremo, il Corso Forzato, ma eziandio quello di migliorare le condizioni economiche del paese. Nell'interesse economico delle popolazioni si deve sollecitare questa vendita, e la via che si è presa non è quella che vi conduce; questa massa di beni sul mercato produce a lungo andare tristissime conseguenze.

Si eseguisca sollecitamente la vendita, e si vedrà subito il miglioramento della situazione economica d'Italia.

Prendendo, come ho detto, pel ritiro del Corso Forzoso, a base i beni ecclesiastici, tre operazioni si possono fare:

Un prestito forzoso all'interno; prestito all'estero; un biglietto governativo estinguibile col valore degli stessi beni.

Noi abbiamo pur troppo esperimentato che il prestito forzoso non avrebbe potuto avere esecuzione se non si fossero impegnati gli stabilimenti di credito e di circolazione, i quali certamente senza il Corso Forzoso non si sarebbero potuti impegnare; una delle tante ragioni per cui si è aumentata la carta del di e della Banca Nazionale è stato precisamente il prestito forzoso. Le Provincie, ed i Comuni non avendo potuto adempiere agli impegni che invece dei contribuenti aveano assunti, si sono diretti agli stabilimenti di circolazione i quali han dovuto emettere della nuova carta, e quindi maggiormente aggravare la condizione della piazza. Il di che ha assunto l'operazione per 27 o 30 milioni per le Provincie di e di Bari, ha dovuto emettere altrettanta carta, ciò che gli ha prodotto un dissesto positivo. L'onorevole Scialoja ha creduto antivenire questo dissesto col fare un decreto, che è quello dell'11 agosto 1867, che ha mutato la natura del dal 1824 al 1866. Il l'obbligo di non fare oltrepassare alla sua carta il doppio della riserva metallica; quando io ebbi l'onore nel 1861 di esserne chiamato alla direzione, trovai una grande sproporzione tra la riserva metallica, e la carta, causata da varie operazioni fatte dal Governo borbonico; le ultime erano stato fatte nel tempo del ministro Manna, nell'agosto 1860.

Il aveva insomma circa 38 milioni di crediti verso la Tesoreria, perloché naturalmente non era facile di ridurre la carta in relazione colla riserva metallica. Incominciai ad insistere presso il Governo, ed ottenni la restituzione di alcune somme parziali; quando però l'onorevole Sella, qui presente, assunse il portafoglio delle finanze, riconobbe la ragionevolezza delle mie insistenze, di mettere la riserva metallica in proporzione della carta, e mi ha restituito l'ammontare dei crediti, meno un dieci milioni. Fu appunto questa restituzione che mi mise nella condizione di poter tenere lo sconto al 5 per cento, quando tutta Europa lo teneva al


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108 -INTERROGATORIO

Il prestito forzoso è stato l'estremo sacrifizio del paese; vogliamo ora chiedere la ripetizione del sacrifizio? Io ritengo che esso non sarebbe disposto a farlo, e che manca effettivamente di mezzi. Non ho bisogno di dire, che la nostra situazione interna è grave, gravissima. I proprietarii non possono, per mancanza di mezzi, far coltivare i loro terreni, la quistione del credito e del capitale si aggrava ogni giorno sempre più, specialmente nel napoletano; raccolti sono andati male, è impossibile dunque ai proprietarii assumere attualmente qualunque quota di prestito senza restringere i loro affari, e per alcuni senza addirittura lasciare in abbandono la coltivazione dei loro fondi, ciò che diminuirebbe sensibilmente la produzione.

Io sono quindi decisamente contrario al sistema di fare un prestito forzoso all'interno per abolire il Corso Forzoso.

LUALDI. Desidererei uno schiarimento. Questi raccolti non sono già stati generalmente scarsi? In certi generi anzi furono abbondanti? I prezzi dei grani poi sono raddoppiati, ed il raccolto del grano fu in qualche luogo copioso?

AVITABILE. Nelle Provincie meridionali, se togliete le Puglie, il raccolto del grano è infimo. Il prodotto che porta la ricchezza in quella regione è l'olio di oliva. Bisogna considerare i prodotti sotto il punto di vista dell'esportazione; quelli che si esportano sono quelli che formano la vera ricchezza del paese.

LUALDI. E i cotoni?

AVITABILE. Il cotone non è una coltivazione che si faccia in vaste proporzioni, ed è ribassato di prezzo.

Il prodotto dei bozzoli era anche una volta importante, ma, ripeto, l'olio è il principale.

Un altro prodotto che va a divenire importante sono gli agrumi, la loro coltivazione comincia a farsi su vasta scala.

Le piante di agrumi danno invariabilmente, un anno sì ed un anno no, il prodotto; questo è positivo, innegabile; è il prodotto meno soggetto a variazioni, ed in quest'anno non si è avuto che la metà del raccolto. Similmente l'olio nelle Calabrie è stato scarsissimo, può dirsi perfettamente zero, e nella Puglia meno di quello che si sperava...

LUALDI. Però nella Puglia ed a Castellammare si sono fatti raccolti ubertosissimi; e quanto ai cotoni, devesi osservare che da due mesi in qua sono raddoppiati di prezzo, e che l'Italia meridionale dà un contingente assai considerevole non solo alle manifatture nazionali, ma anche alla Svizzera ed alla Spagna.

Io credo utile che l'onorevole tenga conto di questa condizione di cose.

AVITABILE. Il cotone, ripeto, non può essere base ai calcoli della rendita della generalità dei proprietarii. Bisogna considerare prodotti più generali. Se mi parlaste piuttosto della robbia, vi direi che è un prodotto più generale, il quale può dare maggiori risultati che non il cotone.

Nel Napoletano i prodotti importanti sono gli olii, il grano, i bozzoli, ed ora incominciano gli agrumi. Il cotone è una produzione speciale per qualche provincia, per cui non se ne può fare gran conto.

Se vogliamo parlare di prodotti di terzo o quarto ordine, senza dei quali l'agricoltura sarebbe, in certi anni, annientata, vi è anche la canapa che dà un prodotto non ispregevole.

SELLA. Io credo che Ella sia proprietario di benifondi, e quindi ora parla forse sotto l'impressione della condizione di cose più specialmente relativo a quella Provincia.

AVITABILE. Quel poco che posseggo, ho la sventura di possederlo disperso nella Puglia, nella provincia di Salerno, nelle Calabrie e qualche poco anche nella provincia di In conseguenza conosco i prodotti di tutte queste Provincie; e siccome ho pure qualche relazione nelle altre Provincie, così ho l'occasione di sapere come stanno le cose. Nelle Calabrie le cose stanno in uno stato veramente lacrimevole e scoraggiante, talmente che in quest'anno io mi sono trovato nella dura necessità di non potere neanche andare a visitare i miei fon li, perché la popolazione è in uno stato di tale orribile miseria, che, andandovi, avrei dovuto per forza intraprendere lavori, per dare a vivere a coloro che

109 -DEL MARCHESE MICHELE AVITABILE DEPUTATO AL PARLAMENTO NAZIONALE

Il prestito all'estero, nello stato in cui siamo, certamente non si potrebbe fare che a condizioni rovinose, non potrebbe dare quei risultati di cui abbiamo bisogno. Io credo che col prestito all'estero non si potrebbero realizzare 500 a 600 milioni, quanto credo ché questi siano necessarii a poter ritirare il Corso Forzoso, dopo le dichiarazioni del Ministro delle Finanze. Quando egli è venuto in Parlamento a dichiarare che il nostro debito verso la Banca è di 500 milioni, non pare che si possa più discutere. Per abolire il Corso Forzoso bisogna trovare questi 500 milioni, anche perché io credo che nella circolazione metallica dell'Italia mancano più di 500 milioni; attualmente noi non abbiamo più di 500 a 600 milioni, compreso qualche poco di numerario che sta nascosto, e che forse potrebbe uscire se le condizioni finanziarie migliorassero.

Resta dunque, secondo me, il terzo mezzo, che è quello di un biglietto governativo da estinguersi col prezzo dei beni ecclesiastici. I beni ecclesiastici si potrebbero realizzare sollecitamente quando si desse un vantaggio anche fittizio. Quando al biglietto dareste il 20 per cento di più, mentre da una parta agevolereste la vendita, dall'altra quelli che si presenterebbero alla subasta farebbero il conto, e nella gara giungerebbero al giusto prezzo: sicché quel valore che gli dareste sarebbe una cosa effimera. Io credo che se si trovasse un mezzo per assicurare il paese che il Governo non abusa dell'emissione, il biglietto governativo sarebbe vantaggiosissimo, quando si ponessero delle garanzie nell'emissione dei biglietti, come, per esempio, il visto della Corte dei Conti, ecc., e tutto quanto altro si possa immaginare Ho svolto tutto ciò in un mio progetto di legge, col quale credo che si ovvierebbe a molti in convenienti.

SEISMIT-DODA. Questo scritto è forse quello da lei pubblicato?

AVITABILE. No, qualcuno me lo ha chiesto, e glie l'ho fatto leggere.

SEISMIT-DODA. Avrebbe la bontà di comunicarlo alla Commissione?

SELLA. Sarebbe la risposta più naturale al quesito.

AVITABILE. Lo comunicherò volentieri.

Ora dunque io credo che quando si potesse assicurare il pubblico che non si fa abuso dell'emissione dei biglietti, quello del Governo dovrebbe essere più pregiato di quello della Banca, oggi maggiormente, dopo le dichiarazioni del Ministro delle finanze, che i 250 milioni di carta non sono più 250. Riducete la quistione come volete, non potete mai negarmi che il Governo, nel mentre in diritto poteva fare uso di 250 milioni, di fatto ha fatto uso di 500 milioni, senza che il paese ne sapesse nulla, tutto essendosi consumato nel silenzio fra il Direttore della Banca ed il Ministro delle finanze.

ROSSI ALESSANDRO. Se ne fa la genesi, vedrà che non sono tutti un danaro che lo Stato debba rendere alla Banca.

AVITABILE. Ciò lo dico per argomento, per dimostrare che se il paese non ponesse fiducia nei biglietti governativi, assai minore fiducia dovrebbe porre nei biglietti della Banca. Una volta che il Ministro delle finanze ha potuto abusare dei biglietti della Banca, la quistione non è più discutibile; il biglietto governativo è la cosa più facile, secondo il mio parere, e non reca il menomo dispendio allo Stato.

Il Governo, tanto per la circolazione dei biglietti della Banca per suo conto, che per i Buoni del Tesoro, e pel resto del deficit del 1868, dovrebbe emettere carta governativa per 630 milioni. Questa cifra dovrebbe rappresentare i Buoni del Tesoro, il debito verso la Banca ed i mandati non ancora spediti, per l'esercizio del 1868.

I 630 milioni di biglietti governativi non si dovrebbero mettere in circolazione tutti in una volta, ma a misura del bisogno. Più, 200 altri milioni di biglietti dovrebbero dal Governo mettersi a disposizione degli stabilimenti di circolazione; nel totale 830 milioni; così dal primo momento si diminuirebbero dalla circolazione 70 milioni di Corso Forzato, perché oggi per lo meno sono 900 milioni.

110 -INTERROGATORIO

Il Governo, per mettere in circolazione i nuovi biglietti, da prima ritirerebbe i 278 milioni di biglietti della Banca, e li restituirebbe alla stessa; dopo, invece di mettere in circolazione Buoni del Tesoro, metterebbe in circolazione i nuovi biglietti; economizzando così l'interesse che adesso paga alla Banca, e quello dei Buoni del Tesoro, che ammontano a 20 e più milioni nel bilancio passivo.

Dei 630 milioni dapprima non sì emetterebbe che la parte che servirebbe per ritirare i biglietti della Banca ed i Buoni del Tesoro, come dei 200 altri milioni non si emetterebbe che quella parte che gli stabilimenti richiedessero per far fronte ai loro impegni, assumendo l'obbligo di restituirli in 4 rate, di 50 milioni l'una, od in proporzione, qualora ricevessero di meno dei 200 milioni; creato un altro fondo d'ammortamento, che gli attuali biglietti della Banca non hanno, né potrebbero avere, io credo non errare sostenendo che il loro credito nella piazza sarebbe assicurato:

1° Perché avrebbero a fronte un apposito fondo d'ammortamento, il quale risulterebbe dall'economia degl'interessi che ora si pagano alla Banca, e da quelli che si pagano per i Buoni del Tesoro;

2° Perché altri 50 milioni annui di fondo di ammortamento si avrebbero dagli stabilimenti di circolazione;

3° Perché avrebbero per fondo di ammortamento le quote dei beni ecclesiastici, che si venderebbero ogni anno;

4° Perché quando questi biglietti si versassero in pagamento dei beni ecclesiastici, in luogo del loro valore nominale io vorrei che si calcolassero il 20 per 100 o più, il che sarebbe più o meno un correttivo dell'aggio, che attualmente esiste tra la carta e la moneta; oggi infatti che cosa vale il numerario? Vale 10 per 100 di più della carta; ma quando io, a fronte della moneta, metto una carta la quale, per un determinato uso, quale è quello dell'acquisto dei beni ecclesiastici, si,calcolasse il 20 per 100 di più, non potrebbe discapitare molto a fronte della moneta.

I vantaggi che ne resulterebbero sarebbero immensi; lo Stato in luogo di pagare il 30 od il 40 per 100 per procurarsi il danaro, non ne avrebbe più bisogno; una parte dei biglietti rientrerebbe nelle casse dello Stato per il pagamento dei beni, un'altra quantità con i fondi di ammortamento; riuniti tutti in ogni anno, si brucierebbero in presenza di una Commissione, come potrà leggersi nel mio progetto di legge.

Come vede la Commissione, il giorno in cui si mettessero in circolazione i primi biglietti, in quello stesso giorno comincierebbe il ritiro, perché i fondi si vendono ogni giorno. Tutti i biglietti che servirebbero per saldare l'esercizio del 1868 si estinguerebbero, quasi contemporaneamente all' emissione, col prezzo dei beni ecclesiastici, e si avrebbe un risparmio certo sino da quest'anno, tanto per la economia degl'interessi dei Buoni del Tesoro, quanto degli interessi che paga alla Banca lo Stato. Tutto consiste, lo ripeto, nel trovare un metodo per cui il pubblico possa ritenere che non si abusi dell'emissione.

Per quanto grandi però possano essere le difficoltà, non possono esser mai tali da far ritenere che il discredito di questi biglietti sia per essere maggiore di quello dei biglietti della Banca. Lo stato delle cose ora è tale, che se il Governo volesse abusare della Banca, lo potrebbe; come la Banca del Governo.

Se il signor Presidente lo permette, domani mattina porterei il mio progetto di legge.

CORDOVA, Presidente. La Commissione non può che esserlene grata, e domani Ella è invitata al tocco per comunicarci il suo progetto.

La seduta è sciolta alle ore 2 pomeridiane.

2° Seduta del 2 Aprile 1868

Seguito dell'INTERROGATORIO

(1)

del Marchese MICHELE AVITABILE

DEPUTATO

AL PARLAMENTO NAZIONALE

(PRESIDENZA CORDOVA)

Sono presenti 1 Signori Commissari:

CORDOVA, Presidente - Seismit-Doda - Rossi Alessandro - Sella - Messedaglia - Lualdi

La sedata ha principio alle ore 1 1|2 meridiane.

CORDOVA, Presidente. L'onorevole Abitabile è invitato a proseguire il suo discorso, sospeso colla chiusura della seduta di ieri.

Io esponeva ieri il mio pensiero, che non fosse da abbracciarsi il partito di fare un prestito, né all'estero, né all'interno, perché io credeva che questo sistema sarebbe pericoloso, e ci avrebbe portati alla lunga, mentre, tanto nell'interesse dei privati, quanto in quello del Governo, è indispensabile che il Corso Forzoso cessi al più presto. Esaminando perciò tutti i mezzi possibili di farlo ces sare, mi convinsi che quello dei biglietti governativi sarebbe il più facile ed il più spedito; sottopongo quindi quest'oggi alla Commissione il progetto all'uopo redatto.

Senza aggiungere altre considerazioni, leggerò il progetto, commentando con brevi parole gli articoli che mi sembrano richiederlo:

«Art. 1. Il Corso Forzoso dei biglietti della Banca Nazionale del Regno d'Italia e di tutti gli altri istituti di circolazione, stabilito col Decreto del primo maggio 1866, cesserà di aver vigore dal primo novembre corrente anno 1868.»

Quest'articolo non ha bisogno che io soggiunga osservazione alcuna, poiché semplicemente stabilisce il termine del 1° novembre per la cessazione del Corso Forzoso. Se la Commissione credesse che questo termine fosse o troppo lungo, o troppo breve, potrebbe abbreviarlo od allungarlo. A mio avviso, credo che questo tempo sia sufficiente per poter eseguire tutte le operazioni preparatorie.

«Art. 2. Dal primo settembre corrente anno in avanti, il Governo è facoltato ad emettere gradualmente, ed a misura del bisogno, sino alla somma di lire 630 milioni di biglietti governativi a Corso Forzoso per adibirsi:

a) a ritirare dalla circolazione tanta quantità di biglietti della Banca Nazionale, e restituirli alla stessa per quanto corrispondono i diversi suoi crediti contro lo Stato;

6) a rimpiazzare i Buoni del Tesoro sino a che durerà il corso forzoso dei biglietti governativi;

c) a provvedere al resto del disavanzo per tutto l'esercizio 1868.»

Vede bene la Commissione che io sono partito dalla base dell'esposizione finanziaria del Ministro delle finanze, nella quale disse che il disavanzo per tutto il 1868 era di 630 milioni; e questo disavanzo indubitatamente è composto dei Buoni del Tesoro, del debito verso la Banca, dei Mandati spediti e da spedirsi. È vero che il Ministro delle finanze ci ha detto, dappoi, che vi possono essere delle variazioni a questa cifra, anzi, che ci sono delle variazioni. Io non tengo però alcun conto di esse nel mio progetto, perché, se da una parte ci sono delle variazioni, da un'altra ci sono gli introiti dei beni demaniali già venduti sinora, che possono compensare le spese maggiori.

«Art. 3. L'istesso Governo, a richiesta degli stabilimenti di circolazione, e per i bisogni degli stessi, e dietro parere favorevole del Sindacato a delle Società anonime, è pure facoltato ad emettere sino ad altri 200 milioni di biglietti.»

(1) Per non intercalare con altra la deposizione dell'onorevole e ne pubblica il seguito, udito il 2 aprile, rimandando la deposizione del Commendatore Lanza, la prima udita del 2 aprile, alla fine di questa.

112 -INTERROGATORIO

Io ritengo che, una volta che cessasse il Corso Forzato dei biglietti della Banca e degli altri Istituti di circolazione, ne verrebbe di conseguenza una grave perturbazione e negli interessi degli stabilimenti, ed in quelli del commercio in generale, poiché gli stabilimenti dovrebbero in tre mesi liquidare tutto il loro portafoglio. È impossibile che possano ciò fare senza scossa né in tre mesi, né in sei, e neanche in un anno.

Io penso che il portafoglio si possa diminuire gradualmente in quattro anni, come la Commissione sentirà negli articoli successivi, e per poterlo fare senza perturbazione, aumento i biglietti da 630 ad 830 milioni, cioè in portafoglio, perché in fatto questi biglietti non si metterebbero in circolazione tutti in una volta, ma soltanto a misura del bisogno, e, come la Commissione sentirà, sarebbero assorbiti in gran parte dall'operazione sui beni demaniali.

«Art. 4. I 200 milioni di biglietti, dei quali è parola nell'articolo precedente, saranno consegnati agli stabilimenti di circolazione dietro formale obbligo di restituirne allo Stato l'ammontare in quattro rate uguali, in ogni 31 dicembre di ciascuno dei quattro anni successivi, sia in numerario, sia in biglietti stessi.»

Dimodoché ogni anno restituirebbero una quota o in biglietti stessi, o in numerario.

Viene, dopo ciò, il sistema di controllo dell'emissione, sistema che dovrebbe assicurare il pubblico che non si abuserà dei biglietti. E questo ò necessario, specialmente dopo le emissioni dei biglietti della Banca Nazionale, dei quali il Governo ha abusato.

Parliamo chiaro! Non c'è dubbio che il Governo si è servito della Banca per abusare della circolazione. Questo è un fatto luminoso, dopo le dichiarazioni dello stesso Ministro delle finanze.

Il sistema quindi che io avrei concepito è contenuto nell'articolo che segue:

«Art. 5. L'emissione dei biglietti, oltre alla sorveglianza di un'apposita Commissione nominata dalla Camera, sarà controllata dalla Corte dei Conti, e saranno visitati, tanto la matrice, che ciascun biglietto, da uno dei Consiglieri da destinarsi dal Presidente della stessa.»

Di modo che vi sarebbe la firma alla matrice dei biglietti, e quando poi i biglietti rientrassero si riscontrerebbero con quella.

«Art. 6. Dal 1° settembre corrente anno in avanti cesserà la vendita per conto dello Stato, delle a cartelle stabilite colla legge 15 agosto 1867, ed invece in tutti i pagamenti e depositi che si faranno per i beni demaniali, provenienti dall'asse ecclesiastico, dovranno essere adibiti i biglietti suddetti, calcolandosi il 20 per cento di più del loro valore nominale.»

In questo articolo 6 consiste tutto il congegno del mio progetto. Noi abbiamo delle cartelle, alle quali il Governo ha dato il valore del 25 per cento di più. Qual è l'ufficio che fanno queste cartelle? Quello di agevolare la vendita dei beni demaniali; ma non recano nessun altro vantaggio allo Stato; né recano danno, poiché chi compra queste cartelle all'80 immagina dei guadagni, ma non guadagna nulla, mentre, quando va alla subasta, mette il di più nella gara. Ora, io che cosa fo? Abolisco le cartelle e metto invece i biglietti dando loro quasi il vantaggio che hanno le cartelle attualmente, e non posso dar loro un vantaggio minore, perché una gran quantità di cartelle essendosi già venduta, se io dessi al biglietto un vantaggio assai minore, allora i possessori delle cartelle guadagnerebbero molto, a scapito del credito dei biglietti; mi ho dovuto regolare quindi col 20 per cento, perché già esiste nella circolazione un titolo per l'acquisto dei beni demaniali, che gode il vantaggio del 25 per cento. Io do a questi biglietti il vantaggio non solo che possano essere versati nelle casse dello Stato, in soddisfazione del prezzo dei beni demaniali, ma stabilisco che tutti i depositi per poter concorrere all'asta si debbano fare con gli stessi, e che tutti gl'interessi, che si debbono pagare per l'acquisto

113 -DEL MARCHESE MICHELE AVITABILE DEPUTATO AL PARLAMENTO NAZIONALE

Ne verrebbe da ciò che. tutta la massa di biglietti, che si andrebbero ad emettere gradualmente, sarebbero assorbiti, perché non dobbiamo solamente calcolare il prezzo dei beni, che si dovrebbe pagare in 30, 40 o 50 milioni l'anno, ma dobbiamo calcolare tutte le operazioni che si fanno per depositi ed altro, per poter concorrere all'asta.

Ora questi depositi si fanno con cartelle del debito pubblico, ed il Governo non ricava nessun vantaggio; al contrario, quando in luogo di lasciar fare i depositi con cartelle del debito pubblico, si facessero fare coi biglietti, ne verrebbe per conseguenza che i biglietti comincierebbero ad essere ricercati nelle piazzo, e ad avere un maggior credito di quello che hanno gli attuali biglietti della Banca. L'operazione assorbirebbe la più gran parte della circolazione, e perciò i biglietti nel paese non avrebbero aggio, o, se l'avessero, non potrebbe essere che piccolo. Ma non è questo il solo vantaggio; un altro vantaggio positivo sarebbe l'economia dei 20 milioni annui, circa, che si pagano alla Banca per interessi, e per i Buoni del Tesoro, e che stanno sul bilancio; oltre di che sarebbe questo il vero mezzo per limitare il Corso Forzoso.

Il ritiro contemporaneo all'emissione; una grande limitazione; il vantaggio di procurare indubbiamente la cessazione mercé il fondo di ammortamento, che in ogni anno verserebbero gli stabilimenti di circolazione, con quello dei 20 milioni che stanno già sul bilancio dello Stato, e con quello che si ricaverebbe dalla rendita dei beni, sono fatti tali che tranquillerebbero il pubblico ed il commercio; è per ciò che il concetto, sviluppato nell'articolo 6, non potrà avere felici risultamenti se non quando l'operazione dei beni ecclesiastici si compia il più presto possibile, essendo ciò di grande vantaggio al commercio, alla pubblica economia ed ai privati.

L'amministrazione del Demanio va troppo lenta, bisogna fare più presto; io credo che a questo compito è utile assai la disposizione che dà ai biglietti un valore del 20 per cento di più; ma bisogna pure fare qualche cosa per migliorare l'andamento delle vendite. L'uso che il Governo farebbe dei biglietti è stabilito negli articoli seguenti:

«Art. 7. A misura che i biglietti perverranno nelle casse dello Stato saranno bucati, e con apposito bollo annullati e poi trasmessi in ogni 15 giorni alla Direzione generale del Tesoro.»

Dico non solo annullati, ma bucati, perché lo annullamento si può fare con un bollo che potrebbe alterarsi; ma quando in mezzo al biglietto, e dove sta la cifra, si buca, non si può più mettere in circolazione, e resta solo come documento per la contabilità, onde farsi dalla Corte dei Conti il riscontro quando ritornano.

«Art. 8. Oltre ai biglietti che si ritireranno in soddisfazione del prezzo dei beni demaniali, una somma eguale all'ammontare delle cifre fissate nel bilancio del 1868, per il pagamento dello sconto dei Buoni del Tesoro, e per sconto alla Banca pel prestito dei 378 milioni, sarà in ogni anno, unitamente alle somme che nel caso dell'articolo 4 potranno versare gli stabilimenti di circolazione, impiegata dal Ministro delle finanze al ritiro dei biglietti.»

Questo sarebbe il fondo d'ammortamento.

«Art. 9. Nel corso del mese di febbraio di ciascun anno sarà dalla Corte dei Conti accertata, «tanto la quantità dei biglietti entrati nelle casse dello Stato fino al 31 dicembre dell'anno precedente, per effetto di pagamenti di beni demaniali, c quanto quella ritirata dal Ministro delle finanze a norma dell'articolo precedente; e saranno tutti, in presenza della Commissione, come sopra no«minata dalla Camera, bruciati con apposito verbale, constatante la qualità dei biglietti e l'ammontare della somma totale.»

Quest'articolo forma la fine del congegno che stabilisce che il biglietto deve finire coll'essere bruciato in presenza di apposita Commissione.

Stabilisco il mese di febbraio per questa operazione, poiché il 31 dicembre finisce la gestione; 15 giorni sono necessarii per la trasmissione dei biglietti al Ministero delle finanze, ed altri 15 giorni sono necessarii perché i biglietti siano trasmessi alla Corte dei Conti per l'accertamento.

Conoscendosi dal pubblico in ciascun anno l'ammontare dei biglietti che si sono bruciati, mercé la pubblicazione dei verbali, credo che sia questo il vero mezzo di ottenere che lo Stato acquisti fiducia perché si vedrebbe col fatto l'estinzione del Corso Forzoso non solo, ma anche del nostro debito galleggiante.


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114 -INTERROGATORIO

Intorno a questo progetto non ho altro da dire. Aggiungerò soltanto alla Commissione che il peri

Ora, quando la Camera determinasse il ritiro col sistema da me proposto, io sono certo che la fiducia rientrerebbe negli animi di tutti, e che potremmo fare quelle operazioni che attualmente, per mancanza di fiducia e di credito, non possiamo.

Passo ora a rispondere all'altra domanda della Commissione, cioè, quando il corso forzoso cessasse, quale sarebbe jl taglio dei biglietti che io opinerei dovessero rimanere in circolazione fiduciaria. Io credo che quando la circolazione metallica ritornasse nello stato normale, quando essa potrà essere di un miliardo e cento milioni, di un miliardo e duecento, opino che, nell'interesse del credito, i biglietti in circolazione non dovrebbero essere al di sotto delle cinquanta lire; secondo me i biglietti da 25 e da 20 lire non avrebbero più scopo, e produrrebbero la conseguenza di una crisi metallica in permanenza; se facciamo circolare la piccola carta, avremo il discredito della stessa, e l'allontanamento della moneta dalla piazza. Quando la carta in circolazione gode la fiducia, il paese può dirsi ricco; ma bisogna che la fiducia non sia artificiale; il credito deve essere ispirato, non può essere imposto, come quello che si vuol costituire alla Banca Nazionale; è necessario che gl'Istituti di credito la fiducia se la procurino da loro stessi coi loro capitali, con la loro buona amministrazione, coi servigi che rendono al paese. Io credo che la mia opinione, per i biglietti non minore di 50 lire, è appoggiata tanto dalle ragioni addotte, quanto storicamente.

Il di non poteva emettere polizze al disotto delle lire 42 1|2, ossia dieci ducati, e con la Banca Nazionale da principio non poteva emettere che biglietti da 50 lire; dopo le sono stati accordati i biglietti da 20, ché non potrei mai approvare, perché il biglietto di 20 lire assorbisce il 20 franchi di oro.

Il taglio grosso di biglietti esercita una benefica influenza sulla circolazione metallica, e sulla circolazione fiduciaria della carta; lo credo uno dei principii fondamentali, per far sì che la carta fiduciaria abbia uno sviluppo in Italia.

SEISMIT-DODA. Esposta dunque la sua opinione sugli inconvenienti che avrebbe la circolazione dei biglietti di piccolo taglio sulla circolazione metallica in tempi normali, vorrebbe Ella dirci quale influenza esercita sulla circolazione della carta, attualmente inconvertibile, l'emissione in così grande quantità della moneta di bronzo?

AVITABILE. Secondo il mio avviso, il sistema è sbagliato; una volta che avevamo una Convenzione monetaria colla Francia, col Belgio, colla Svizzera, che ha fatto andar via gli spezzati d'argento, essi avrebbero dovuto essere sostituiti dalla piccola carta, e non mai dal bronzo. La piccola carta messa nella circolazione, sotto la sorveglianza del Governo, in modo da rimanere sempre in giuste proporzioni, avrebbe mantenuto l'aggio sulla moneta in una misura più costante; ma quando si lasciò sregolatamente esistere, la variabilità dell'aggio sul bronzo era la naturale conseguenza; è quindi evidente che si è creato un sistema vizioso. Io ho combattuto l'emissione di nuova moneta di bronzo nella Commissione nominata dagl'Uffizii della Camera per la relativa legge; il commendatore Cordova, Presidente di quella Commissione, ricorderà che quasi tutti i componenti della medesima erano contrarii; con immensa mia meraviglia però ho veduto, dappoi, che si è presa una via illegale per riuscire, quella cioè di fare un decreto reale, e portarlo alla Camera come cosa compiuta.

Se mi troverò presente alla discussione per la conversione in legge di quel decreto dirò francamente che non è questo un modo di agire regolare, specialmente quando sta aperto il Parlamento. Io credo che la condotta del Ministero meriti censura a questo riguardo, poiché la via che egli ha seguito io la credo pericolosa, incostituzionale e dannosa per il paese. Diffatti, quando cesserà il Corso Forzoso, succederà l'inverso di quello che ora succede: ora si paga l'aggio per avere il bronzo contro carta, allora si dovrà pagare un aggio per liberarsi dal bronzo, cambiandolo in carta.

SEISMIT-DODA. È quello che ho sempre pensato io pure.

AVITABILE. Quando si è fatta la prima emissione di biglietti piccoli in il bronzo per parecchi giorni pagava un aggio a favore della carta, e ciò avvenne nonostante che la quantità di bronzo fosse assai inferiore a quella che è attualmente. Il Governo dovrebbe sin da ora prepararsi un capitale di 36 a 40 milioni per ritirare altrettanta moneta di bronzo quando cesserà il Corso Forzoso,

115 -DEL MARCHESE MICHELE AVITABILE DEPUTATO AL PARLAMENTO NAZIONALE

moneta dalla quale non si ricaverà il menomo prodotto nel ritiro, poiché, o Signori, noi sappiamo che cosa significhi il ritiro di simili monete, e ne abbiamo un esempio tristissimo nel ritiro del rame napolitano.

Le monete di rame napolitano dovevano prima, in forza del contratto, essere consegnate all'appaltatore della Zecca signor Estivant. Costui non volle riceverle perché il prezzo del rame era ribassato, il Governo non lo obbligò e trattò con altre Case, ma non conchiuse nulla; infine caddero nelle mani della Banca Nazionale. Ed in qual modo? Per un prezzo assai inferiore, poiché nel contratto con Estivant, se male non ricordo, era stabilito il prezzo di lire 2. 20 il chilogramma, ed alla Banca fu dato al prezzo di 1. 80, mi pare; ma, badate bene, non è solo la differenza del pezzo, vi è pure che Estivai avrebbe dovuto pagare in moneta metallica, mentre!a Banca paga in carta!

CORDOVA, Presidente. Saprebbe quale quantità ne ricevette la Banca Nazionale?

Ebbe tutta quella che era rimasta, dappoiché una grande quantità di quella moneta è sparita perché avvenne un mondo di disguidi; di talché fu nominata anche una Commissione, la quale però conchiuse poco nelle sue indagini, e la cosa è finita come doveva finire, nell'oblio.

Quando il Governo, in esecuzione della legge Cordova, diede l'appalto della moneta d'argento alla Banca Nazionale, non ha potuto darle quella di bronzo, imperocché era legato a questo riguardo in Milano con la casa Eyton, ed a con la casa Estivant. È da sapersi che, quantunque la monetazione costasse molto meno a che non a Milano, pure si ordinò da Torino che si facesse un simile contratto. Il metallo che veniva dall'estero a pagava il solo trasporto per mare, mentre per arrivare a Milano il metallo doveva pagare un trasporto marittimo fino a Genova, e da Genova dovevasi caricare sulla strada ferrata e pagare un altro trasporto per giungere a Milano. In quel tempo io aveva l'onore di occupare il posto di Direttore generale della Zecca, perché il Direttore generale del secondo il sistema napoletano, era anche Direttore della Zecca; io non volli da principio firmare il contratto, quantunque da Torino si dicesse che era necessità il farlo!

Ma io dimostrai al signor Colombier, rappresentante del signor Estivant, la mia difficile posizione, di avere 300 operai, ai quali il Governo aveva assegnato un sussidio mensile di lire 42, 25 ciascuno, e gli dissi: come faremo signor Colombier? Voi vi dovete obbligare a servirvi di questi operai, acciocché io possa cessare di pagare i sussidii a carico dello Stato. A vi sono le macchine, voi potete fabbricare qui una metà almeno dei tondini; io non firmo il contratto se non mettete questa condizione. Di più, gli soggiunsi: a Milano si fa un prezzo separato per i tondini di quattro lire al chilogramma e di sessanta centesimi per la coniazione; perché si supponeva che il fornitore dei tondini poteva non essere l'appaltatore della monetazione, ed allora era giusto che i tondini si fossero pagati al fornitore, ed i 60 centesimi si pagassero all'appaltatore della monetazione; ma siccome qui è un contratto solo, che si fa con un solo individuo, io voglio pagare lire quattro sessanta centesimi quando mi consegnate la moneta bell'e coniata; poiché siccome le lire quattro sono sufficienti anche a dare un guadagno, quando io vi rifiuto la moneta, voi ve ne ridete perché sulle partite di moneta cattiva dovete avere sessanta centesimi al chilogramma solamente; per conseguenza non ho mezzo per costringervi a dare la moneta buona.

CORDOVA, Presidente. Fu fatto dal Ministro Pepoli quel capitolato.

Fu fatto sotto il Ministero Pepoli. Colombier poi aderì alle mie condizioni, che furono messe nel contratto. Quando siamo stati alla esecuzione, nondimeno fui costretto scrivere a Torino che, siccome dopo il nuovo organico della Zecca, la carica di Direttore del non aveva più nulla di comune con quella di Direttore della Zecca, ed io continuava per un certo accordo col Ministero, perciò mi dispensassero e nominassero un altro Direttore. Allora nominarono il Winspheare. Io dissi ciò per provare che in materia di moneta ha regnato il disordine sin da principio, né quello che si vuol fare supporre, che la Banca coll'esercizio delle Zecche rende un servizio al Governo, è punto vero.

Per me credo che il servizio delle Zecche rende un grande utile alla Banca, le dà agio di procurarsi quella tal pasta metallica, sulla quale può fare tutte le sue speculazioni. Ma che poi la Banca non renda nessun servizio al Governo con l'esercizio dello Zecche, lo dimostra un fatto del quale la Commissione può prendere cognizione.

116 -INTERROGATORIO

Quando io, dopo l'entrata di Garibaldi a fui nominato Direttore del , primo mio pensiero fu quello di eseguire al più pre

Feci quindi un progettino per 12 milioni di moneta decimale di argento e pubblicai un capitolato per la monetazione, chiamando alla concorrenza tutti quelli che potevano concorrere; si presentarono Estivant ed Eyton, e la conseguenza fu che venne aggiudicata la monetazione dei 12 milioni ad Estivant per una lira e 30 centesimi, nel mentre alla Banca Sarda è stata concessa per una lira e centesimi 70. Quindi vede bene la Commissione che per la monetazione, se si poteva fare con una lira e 30 centesimi, il prezzo di una lira e 70 centesimi non è scarso. Perciò non è un servigio, che la Banca rese al Governo, ma era unicamente il suo interesse che la spingeva ad intraprendere l'appalto.

Io lo ripeto, credo che tutta la perturbazione monetaria fu causata dalla Banca Nazionale. Perturbazione monetaria non ne avremmo avuto in Italia, secondo la mia debole opinione, se si fosse eseguito il contratto col di

Nel 1864, quando io reggeva il di dissi al Governo: voi avete una cifra sul bilancio di 14 milioni e 700 mila lire per il ritiro e trasformazione della moneta, come risulta dalla legge del 24 agosto 1862; voi guadagnate 10 milioni sopra i 150 milioni di spezzati di argento al titolo di 835, avete quindi a vostra disposizione una cifra di 24 milioni e 700 mila lire. Voi per potere eseguire la trasformazione della moneta, sia che vi serviate della Banca Nazionale, sia che vi serviate di altri, dovreste di necessità pagare un interesse sul capitale circolante, quando non avete profittato delle quote dell'ultimo prestito depositate presso la Banca Nazionale.

(Giusta una determinazione del Parlamento,le quote del prestito Minghetti dovevano servire a tale uso perché quando il Ministero si presentò al Parlamento a chiedere un capitale circolante per fare l'operazione del ritiro, gli fu risposto: fatelo con le quote del prestito; non pertanto le quote sono rimaste nelle mani della Banca Nazionale, ed il ritiro non fu eseguito.) Io voglio cercare, dissi, di rendere questo servizio al paese, ed incominciai collo studio di tutte le monete del Napoletano che stavano nella circolazione, esaminai le diverse leggi monetarie sotto le quali erano state coniate, ho rilevato il titolo di ciascuna, la quantità di argento, ed il peso: di modo che, dopo, pesando semplicemente una partita di moneta, rilevava subito quanto argento fino vi era in quella; ho fatto pure esaminare la quantità di oro che alcune antiche monete contengono, e, fatti così tutti i conti, vidi che si poteva, con 4 o 5 milioni tutt'al più, ritirare e trasformare tutta la massa metallica che stava in circolazione, e dissi al Governo: voi avete la cifra più che sufficiente sul bilancio dello Stato; ebbene, al 3 1(4 la moneta grossa, ed al 6 1[2 la moneta piccola, la ritiro io tutta per conto del e ve la trasformerò in moneta decimale; con ciò il movimento della massa metallica nelle Provincie meridionali restava in mano al di che non aveva alcuno interesse di deviarla; il Governo volle mettere delle condizioni nel contratto, che a me non riguardavano; dicevo: io vi fo l'operazione a queste condizioni; mettetele alla subasta, fate tutto quello che volete, non me ne importa, perché le condizioni son tali che nessuno può concorrere; anzi invitate pure il Direttore della Banca Sarda se vuole prendervi parte, perché io non ho alcun interesse, meno quello di regolarizzare la circolazione metallica. Il contratto fu stipulato; ma nel momento dell'esecuzione fu sospeso...

LUALDI. Fu sospeso per ordine del Ministero?

AVITABILE. Sì: io allora misi la quistione formale, di doversi dare, cioè, piena esecuzione al contratto, ovvero sarei stato costretto di rimettere in circolazione anche la parte dell'antica moneta già ritirata. Per effetto del contratto, quando principiava la sua esecuzione, io non poteva più mettere in circolazione moneta antica; l'esecuzione del contratto erasi sospesa, ma il Governo diceva: non mettete in circolazione moneta vecchia, ma se ciò avessi fatto, la moneta decimale sarebbe finita, ed allora il contratto non avrebbe più potuto avere effetto; io non aveva che 10 milioni di moneta decimale;

117 -DEL MARCHESE MICHELE AVITABILE DEPUTATO AL PARLAMENTO NAZIONALE

se il con

Io credo che si voleva mettere il di in difficile posizione; la Banca Nazionale stessa cumulava una massa di polizze, che il per effetto del contratto avrebbe poi dovuto pagare tutte in moneta decimale; così quando nonostante gli assunti impegni il non avrebbe avuta la moneta da soddisfare tutte le polizze che la Banca aveva preparate, e tutte le altre che si presentavano, il suo credito diminuiva indubbiamente. Altri 4 a 5 milioni di polizze stavano in mano a Rothschild, per le quali veramente non v'era da temere, perché, secondo il mio modo di vedere, a riguardo del di non ci è stato mai accordo tra Rothschild e la Banca Sarda, ma ad ogni modo io, che aveva sottoscritto un contratto, era nel dovere di vigilare tutto il movimento della carta per non esser preso alla sprovvista, e vedendo la gravità della posizione mi ostinai a non voler mettere in circolazione moneta decimale, sino a che il contratto non avesse avuto esecuzione. Allora il Governo credette dispensarmi dalle funzioni di Direttore del di dietro di che non solo il contratto non ebbe esecuzione, ma sono succedute tutte quelle cose che ieri dissi alla Commissione, intorno alla grande quantità di polizze presentate al di Palermo. Da questo fatto che cosa risulta? Che la condotta della Banca Sarda è stata sempre quella di voler dominare tutta la circolazione del paese, impadronirsene, e disporne a suo modo. Intorno a tutto ciò pregherei la Commissione di chiedere tutti quei documenti che possono esistere al Ministero delle finanze, offrendomi pronto, se occorresse, a dare altri schiarimenti.

SEISMIT-DODA. Prendiamo atto di quest'offerta.

Ella mostra invero di conoscere la partita, e di avere scrutato anche le secrete cose.

Risponderò ora qualche cosa al quesito numero 25: «se sin d'ora si possa limitare e diminuire la circolazione della carta inconvertibile. Ed in caso affermativo, quali tagli di biglietti dovrebbero sopprimersi, quali mantenersi, ed in quali proporzioni.»

Io credo che, dovendosi abolire il Corso Forzoso, sarebbe necessario, anzitutto, di non coniare altra moneta di bronzo, poiché sa la Commissione che effetto produrrebbe la troppa grande quantità di tale moneta quando si ritirasse la carta?

Metterebbe i venditori di generi di privativa, e tutti gli altri venditori di generi alla minuta, nell'impossibilità di continuare le vendite a dettaglio, ricevendo bronzo, imperocché il bronzo pagherebbe 8 a IO per 100 d'aggio. Di ciò abbiamo avuto un esempio nel Napoletano. Si fecero delle coniazioni di rame abbondanti, forse meno di quello che in proporzione ha coniato oggi in bronzo il Regno di Italia (poiché al massimo, in allora, non sono stati più di 19 a 20 milioni), e tosto quel rame produsse e un aggio dell'8 a 10 per 100. Quando un venditore di generi di privativa raccogliesse una quantità di bronzo che non potrebbe versare al Governo, perché il Governo ne riceve solamente una determinata quantità, non gli resterebbe che o fallire, o dimettersi, se dovesse convertire il suo bronzo in argento.

Non meno grave sarebbe il dissesto che tale stato di cose produrrebbe nell'economia di tutti i privati e degli altri venditori al dettaglio (un venditore che dovesse pagare il 10 per 100 d'aggio sulla moneta si dovrebbe rifare sul prezzo dei generi che vende!); perciò io credo che la nuova monetazione di bronzo sia stato un passo falsissimo, che potrà produrre anche maggiore perturbazione di quella che ha prodotto lo stesso Corso Forzoso. Aboliremo il Corso Forzoso della carta per evitare l'aggio, ed avremo l'aggio della moneta di bronzo!

MESSEDAGLIA. A quanto crede Ella che debba ammontare la circolazione normale della moneta di bronzo?

Io credo che 30 milioni sieno sufficienti.

MESSEDAGLIA. Vale a dire Punto e un quarto per individuo?

Precisamente, Dico uno e un quarto per individuo, perché, dopo l'emissione dei pezzi da 10 centesimi, sono di parere che si possa arrivarvi senza perturbazione, a motivo che nelle Provincie meridionali si maneggiava molta moneta di rame.

MESSEDAGLIA. Ad uno e un quarto, e non più assolutamente?

Eravamo arrivati ad uno e mezzo, cioè a 36 milioni: meno male; ma 76 milioni è una cifra che spaventa! E maggiormente perché emessa in modo irregolare, con Decreto Reale, ritirando la proposta di legge, quando si vide che non poteva passare. Non si è potuto entrare per la porta, si en

118 -INTERROGATORIO

Il Commendatore Cordova non mi smentirà. Io ricordo che quando il ministro Ferrara disse, nella Commissione, che stava facendo un contratto con alcuni esteri per questa coniazione, la Commissione protestò contro l'abuso di commettere tutto all'estero; ciò recava grave danno al paese, poiché faceva maggiormente aumentare l'importazione estera ed è stato categoricamente dichiarato dai membri della Commissione medesima, che in ogni evento la fabbricazione dei tondini e la coniazione si doveva faro almeno nelle Zecche dello Stato. Ora ho inteso dire che quella Convenzione censurata dalla Commissione sia già stata conchiusa.

LUALDI. Desidererei uno schiarimento. Mi pare che in tale occasione, ora dall'onorevole rammentata, ed in seno alla stessa Commissione, il ministro Ferrara avesse detto che in fondo non ci teneva molto a quella Convenzione, che quasi quasi aveva presentato quel progetto di legge per produrre un effetto sul pubblico, per ammorzare un poco l'aggio sul bronzo, sapendo che se ne facevano incette e che si mandava via; così, facendo sapere che vengono fuori altri 20 milioni, si cessa di fare queste incette, e credeva che questo effetto fosse stato raggiunto colla presentazione di quel progetto di legge, e che per conseguenza non ci avrebbe più badato. Ma probabilmente saranno stati i fornitori dei tondini e i cacciatori del bronzo che avranno fatto saltar su, nelle diverse parti d'Italia, questi lamenti intorno alla moneta di bronzo, e così si è venuti a coniarla. Se l'onorevole appartenesse ad un'altra istituzione, gli domanderei se creda che i Ministri responsabili dovrebbero sopportar essi questi milioni di perdita...

Anzi, la dichiarazione del Ministro Ferrara, che il Presidente Cordova, credo, potrà ricordare, è stata più o meno in questi termini. Una volta che ho presentato, egli disse, questo progetto di legge, se la Commissione propone il rigetto, alla Camera io lo debbo sostenere, perché facendo diversamente produrrei un cattivo effetto; ma se la Commissione però non crede diversamente, il miglior sistema sarebbe quello di non aver molta fretta a portare la cosa in discussione. Ma io risposi al Ferrara: con questo progetto di legge voi siete in contraddizione con voi stesso, perché: o credete a quello che avete promesso, che per il 31 dicembre 1867 potete far cessare il Corso Forzato, ed allora non dovete venire a proporre questa legge;

se al 31 dicembre cessa il Corso Forzato, è grave errore mettere altri 20 milioni di bronzo in circolazione; un economista come voi non può insistere su questa legge, dopo avere proposto la legge di abolizione del Corso Forzato.

Siccome la Commissione era realmente convinta che la presentazione della legge avesse prodotto un certo effetto nel pubblico, il quale non vede quali sono i veri effetti dello svolgimento dei fatti economici nell'applicazione pratica, ha creduto non insistere a proporre sollecitamente il rigetto, riservandosi di discuterlo seriamente quando sarebbe stato il caso.

Passo ora ad esaminare quali biglietti si dovrebbero ritirare, e rispondo che è la sola prudenza che deve regolare queste cose nella esecuzione. Secondo la mia opinione, non si possono ritirare i piccoli e lasciare i grandi, perché si porterebbe perturbazione nelle piccole contrattazioni: non si possono ritirare i grandi e lasciare i piccoli, perché si aumenterebbe il discredito della carta. Insomma queste sono quelle tali operazioni che soltanto nel momento dell'esecuzione si possono regolare. Colui che dirige il ritiro lo deve sorvegliare tutti i giorni, e regolarsi secondo la situazione delle piazze. Quando, per esempio, vede che i biglietti grandi producono perturbazione in una piazza, ritira i grandi; se vede che i biglietti piccoli abbondano, comincia a ritirare i piccoli. Credo fermamente che non si possa avere una norma certa, e che la norma è quella della prudenza. Chi regola questo ritiro, se lo regola bene, lo farà riuscire senza perturbazione.

ME

SSEDAGLIA. Il quesito è se si possa fin d'ora limitare questa circolazione.

Perdoni, io non posso più mettere in discussione la questione della limitazione, subito che sono arrivato anche a presentare un progetto di legge; il mio progetto risponde alla possibilità del ritiro. Io dichiaro quindi che la risposta alla prima parte del quesito 23 è contenuta nel mio progetto.

LUALDI. L'onorevole crede non solo alla necessità della limitazione, ma appunto con quel suo progetto avrebbe provveduto alla effettuazione immediata di questo ritiro.

Limitazione e ritiro graduale.

LUALDI. Ma adesso, all'infuori delle rate che potrà indicare il suo progettò di legge, crede Ella che oggi,

119 -DEL MARCHESE MICHELE AVITABILE DEPUTATO AL PARLAMENTO NAZIONALE

AVITABILE. L'emissione dei biglietti da una lira, lo ripeto, nel pubblico farebbe la stessa impressione che la moneta di bronzo; il pubblico l'accetterebbe con piacere, poiché non conosce gli effetti economici di questa operazione. Dopo pochi giorni però noi vedremmo aumentato l'aggio immensamente sulla carta, perché il biglietto piccolo agevola, è vero, le piccole transazioni, ma il cumulo di tali biglietti in mano ai venditori al dettaglio produce l'effetto stesso che un cibo indigesto nello stomaco umano; e riversati nella piazza fanno aumentare l'aggio sulla carta, epperò questa misura apparirebbe buona al volgo, perle piccole transazioni; ma sotto il punto di vista da cui io la guardo, la credo pericolosa. Questa carta non va in mano dei grossi banchieri o proprietarii, di coloro che la conservano, va in mano di coloro che la debbono rimettere subito in circolazione. Oggi, qualunque essa sia, legale od illegale, nelle mani di piccoli commercianti già esiste molta carta piccola. Non ne emettiamo più; questo è il miglior partito.

MESSEDAGLIA. Ella dice che, in circolazione normale, non si dovrebbe emettere al dissotto del biglietto di 50 lire. Ora, noi abbiamo tutta questa piccola moneta di fogli. Ha detto che, man mano che si riduce la circolazione, si dovrebbe, secondo la prudenza, facendo ritirare ora fogli piccoli, ora grandi, giusta le circostanze, fissare l'epoca in cui non rimarrà in circolazione che il biglietto di 50 lire. Questa epoca, secondo lei, crede che sia da fissarsi lontana o prossima?

Quest'epoca non si può fissare sin da ora. Vi è una ragione potentissima, per la quale non si può fissare.

Per poter ritirare senza perturbazione il biglietto piccolo dalla circolazione, è necessario che rientri la moneta divisionaria d'argento che è uscita, la quale non può rientrare che in due modi: o volontariamente, o per opera del Governo; non vi è via di mezzo. Può ritornare volontariamente dall'estero, se le nostre condizioni miglior ranno; in tal caso sembra che l'estero, prima di ogni altra moneta, dovrebbe mandare la moneta divisionaria italiana, se la tiene. Se l'estero la restituisce, rientrata che sarà in circolazione, possiamo subito ritirare i biglietti piccoli; divisa e sparsa però in tante parti d'Europa, è difficile, a me sembra, che torni sollecitamente;

oltre a ciò la Svizzera, per esempio, avendo il suo spezzato ad 800 millesimi, ed il nostro essendo ad 835, non la manderà di certo; dovrà quindi probabilmente trovare il Governo il mezzo di far venire la moneta divisionaria. Se il Governo potesse ottenere dalle potenze segnatarie del Trattato monetario il consenso di rimpiazzare gli spezzati che mancano con una nuova fabbricazione, il rimpiazzo sarebbe facile; anzi porterebbe un utile. Noi siamo impegnati, è vero, a non poter fabbricare moneta divisionaria al di là del limite stabilito dal Trattato; ma, come per effetto del corso forzoso la moneta divisionaria è sparita, non sarebbe mancare al patto il rimpiazzarla; altrimenti non possiamo abolire interamente la carta piccola. Quando si trattò in Parlamento della Convenzione monetaria, sarebbe stato utile di differire il termine in cui doveva principiare ad avere vigore; io ho alzata la voce negli Uffizi, ma non ebbi la fortuna di essere seguito che da un piccolo numero; la Convenzione è stata approvata dal Parlamento; io diceva: allora col corso forzoso gli spezzati vanno via; domandiamo una dilazione di due anni; ma, come questa opinione non prevalse, dobbiamo ora trovare un mezzo qualunque per far tornare nella circolazione gli spezzati, senza di che non possiamo togliere interamente la carta piccola.

Non possiamo girare certamente tutta la Francia, il Belgio e la Svizzera per ritirare questa moneta divisionaria; il migliore partito sarebbe quello di fabbricarla. È evidente che, se nelle nostre piazze non esiste più, dobbiamo rimpiazzarla.

Rimane il quesito 26. Io credo fermamente che l'Italia non possa mantenere in circolazione più di cento milioni di Buoni del Tesoro; quando si oltrepassa questa cifra, si deprezzano tutti i valori pubblici e si produce l'aumento dello sconto; io, per parte mia, sosterrò sempre, sino a che avrò l'onore di sedere in Parlamento, che non si debbono oltrepassare mai f 100 milioni, non darò il mio voto oltre questa cifra; sono essi precisamente che producono un dissesto economico quante volte si gettino nella piazza come merce inservibile. Io credo che il discredito dell'Italia in gran parte sia derivato al modo come si sono negoziati i Buoni del Tesero; è questa una di quelle cose che addirittura è stata assai male regolata.

MESSEDAGLIA. In qual modo?


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120 -INTERROGATORIO

AVITABILE. Sono stati negoziati all'estero in modo che assolutamente il credito dell'Italia doveva discapitare. Per parte mia, quando sono stato alla direzione del di a tal riguardo non ho fatto che agevolare il Governo; è necessario, a proposito, che io dica anche un fatto veramente dannoso pel Tesoro.

Quando il Governo, nei primi mesi del 1864, doveva emettere gli ultimi duecento milioni di rendita del prestito-Minghetti, io mi ricordo di essermi offerto a venderne una parte nella piazza di come rendita del facendo al Governo tutte quelle anticipazioni che erano necessarie pel servizio del Tesoro nelle Provincie meridionali; voi avete bisogno, io dissi, di circa 72 milioni l'anno, di più di quello che introitate pel servizio delle Provincie meridionali, oltre circa 30 altri milioni pel servizio del Debito pubblico; date una porzione di questa rendita al esso la negozia quando la piazza la richiede; se invece la date alla Banca Nazionale o ad altri, vedrete che se la vendono nella piazza di faranno ribassare i fondi pubblici; il la vende come rendita sua, come tante volte vende la rendita pignorata. Il non vuole nulla dal Governo, lo fa gratuitamente, mette semplicemente a conto, da una parte quello che paga per lo stesso, e dall'altra quello che incassa per alienazione della rendita.

Questo progetto non piacque; si disse che, per metterlo in atto, occorreva un Decreto Reale che in quel momento non si voleva pubblicare.

L'operazione non interessava il io la faceva solo per rendere un servizio al Governo e perciò non me ne sono più incaricato. La rendita, come io prevedeva, si è venduta in gran parte sulla piazza di e quando il Governo doveva al 1° luglio 1864 pagare il semestre, le così dette delegazioni sopra Rothschild che l'Amministrazione Generale del Tesoro mandò alla Direzione del Tesoro di non erano per il 1° di luglio, ma per l'8 o per il 10 agosto, mi pare, non ricordo precisamente, perché l'Amministrazione del Tesoro a avrebbe avuto bisogno di farsi anticipare le somme di queste delegazioni dallo stesso Rothschild, per pagarle al in soddisfazione delle somme che il pagava al pubblico pel semestre della rendita.

SEISMIT-DODA. E con quale scopo si procedeva in questo modo?

AVITABILE. Ahi... Io non lo saprei dire. A me pare solo che, se al Tesoro bisognavano fondi in per il 1° luglio, non avrebbe dovuto mandare tratte per il 10 agosto...

SEISMIT-DODA. Ma quelle tratte le avrà poi scontate lo stesso Rothschild...; è troppo chiaro...

AVITABILE. Precisamente!... Ora sentite il resto.

Il Tesoro a in quell'epoca possedeva 4 milioni di delegazioni; il Direttore di quell'Ufficio voleva scontarli. Fa chiamare i mezzani della Borsa, e questi, sapendo l'urgenza che egli ne aveva, cominciarono, al solito, a presentargli delle difficoltà per la riuscita di tale operazione. Io seppi questo, e dissi al Tesoriere Cavalier Taranto: voi tenete 4 milioni di delegazioni; sapete che cosa vi darà Rothschild il 10 agosto? (Dal mio squarcetto che comunicherò alla Commissione, insieme alle operazioni della Banca Nazionale che ho detto ieri, si rilevano pure quelle di Rothschild). Rothschild vi darà delle polizze. Ebbene, date a me le delegazioni; io le tengo in cassa senza interesse, ed il 10 agosto manderò ad esigerle. Pagando voi lo sconto, il non avrebbe alcun vantaggio, introiterebbe oggi quelle polizze che introiterà da Rothschild il 10 agosto. Così fu fatto.

La sera vidi l'incaricato di Rothschild a Castellammare, il quale subito mi disse: «Come va che avete ricevuto senza sconto le delegazioni?» Le ho prese, risposi, per la ragione che è indifferente per me di ricevere ora, o il 10 agosto, le polizze mie stesse; è stata, gli soggiunsi chiaramente, mia intenzione di evitare che il Governo pagasse lo sconto senza vantaggio del

La ragione per cui tutti i valori del Governo si sono screditati è sempre nel sistema col quale si mettono inconsultamente in circolazione.

Raccomando alla Commissione, se crede giuste queste mie osservazioni, d'insistere che si metta un argine a questa grande emissione di Buoni.

MESSEDAGLIA.. La nostra emissione è superiore a quella di Francia....

AVITABILE. Oltre di che le condizioni del mercato in Francia sono diverse dalle nostre...

MESSEDAGLIA... Ma ha inferiore assai alla nostra la sua emissione... Aveva 137 milioni.

121 -DEL MARCHESE MICHELE AVITABILE DEPUTATO AL PARLAMENTO NAZIONALE

AVITABILE. Io credo che da noi si possa mantenere una circolazione di 100 milioni senza inconvenienti. Questa somma potrebbe probabilmente essere esaurita dai soli privati, che vogliono impie

Per iniziare questo ristauramento del credito dei Buoni del Tesoro, ho immaginato col mio progetto di toglierli dalla circolazione sino a che dura il Corso Forzoso.

Io credo che la Commissione, dopo fatti i suoi studii sul Corso Forzoso, dovendone riferire alla Camera, dirà anche la sua opinione in quanto alla grave questione dell'unicità o pluralità delle Bauche. Si finisca questa eterna questione, perché altrimenti il credito in Italia non si può sviluppare. Vi potranno essere opinioni diverse, ma si finisca una volta, per prendere un avviamento qualunque. Io per me sono convinto che è impossibile che la Banca unica possa provvedere allo sviluppo economico di tutta l'Italia, alle sue industrie, ed al suo commercio. Noi abbiamo fatto tutto quello che abbiamo potuto fare per unificare l'Italia, ma i costumi, le abitudini, il credito, non li abbiamo unificati ancora. La Banca si è imposta, non è stata generalmente accettata; per me tengo fermo che onde sviluppare il credito in Italia sia indispensabile la pluralità delle Banche; ma tra l'unicità della Banca, e lo stato attuale preferisco mille volte l'unicità della Banca; lo stato attuale è il più pericoloso per il paese, inquantoché non si sa qual sistema abbiamo; è un sistema ibrido.

In diritto abbiamo la pluralità, in fatto no; cosa è avvenuto però quando abbiamo avuto il bisogno di utilizzare i biglietti a corso forzato? L'onorevole Scialoja ha finto di dare a tutti i biglietti lo stesso vantaggio, ma col fatto ha creato moneta il solo biglietto della Banca Nazionale; gli altri biglietti hanno avuto un vantaggio illusorio, perché quando si presentano al cambio debbono essere soddisfatti in danaro sonante od in biglietti della Banca Sarda, privilegiata di fatto. Ciò, secondo me, produsse il discredito della carta, l'oscillazione nell'aggio ed il dissesto che si è verificato.

Signori, io ho finito, e ringrazio la Commissione della bontà che ha avuto d'ascoltarmi.

CORDOVA, Presidente. Anzi, noi tutti la ringraziamo cordialmente.

La seduta è sciolta alle ore 3 pom.

MEMORIE

PRESENTATE ALLA COMMISSIONE D'INCHIESTA PARLAMENTARE

DALL'ONOREVOLE DEPUTATO MICHELE

ACCENNATE NELLA SUA DEPOSIZIONE INTORNO:

a) alle somme pagate dal di dal 1850 al 1860, per immissioni di metallo nella Zecca;

b) alle Fedi di credito fatte intestare a sé medesima dalla Casa Rothschild, ed a quelle date da essa in pagamento al Governo od altri, nei mesi di giugno e luglio 1864.

c) alle Fedi di credito fattesi intestare in capo proprio dalla Banca Nazionale Sarda, presso il di nei primi sette mesi dell'anno 1864.

d) al cambio delle Fedi di credito reclamato in dalla Banca Nazionale Sarda, presso il di in numerario o suoi biglietti, durante i primi sette mesi dell'anno 1864.

INTERROGATORIO DEL MARCH. MICHELE AVITABILE DEPUTATO AL PARLAMENTO 125

Notamento delle somme pagate dal Banco di Napoli, da gennaio 1850 a tutto dicembre 1860, per mandati di Zecca per le immissioni di materie di oro ed argento ratte nella stessa, provenienti quasi intieramente da estere importazioni.


INTERROGATORIO DEL MARCH. MICHELE AVITABILE DEPUTATO AL PARLAMENTO 125


Notamento delle somme pagate dal Banco di Napoli, da gennaio 1850 a tutto dicembre 1860, per mandati di Zecca per le immissioni di materie di oro ed argento ratte nella stessa, provenienti quasi intieramente da estere importazioni.


1850 Gennaio

Ducati

105,683.10

1853 Gennaio

Ducati

470,949.80

Febbraio

»

192,140.40

Febbraio

»

715,145.27

Marzo

»

300,471 57

Marzo

»

644,382.35

Aprile

»

499,770.91

Aprile

»

800,010.43

Maggio

»

297,948.28

Maggio

»

468,543.46

Giugno

»

277,250.88

Giugno

»

257,519. 06

Luglio

»

204,472.34

Luglio

»

594,801.24

Agosto

»

265,631.91

Agosto

»

575,644.81

Settembre

»

574,004.60

14 settembre

»

593,089.87

Ottobre

»

528,777.31

30 Id.

»

886,577.05

Novembre

»

400,154 61

30 Ottobre

»

325,250.49

Dicembre

»

219,352.00


Ducati

6,331,913.83


Ducati

3,865,657.91




1851 Gennaio

Ducati

261,945.55

1854 Gennaio

Ducati

471,348.17

Febbraio

»

373,084.40

Febbraio

»

79,421.78

Marzo

»

738,717.57

Marzo

»

89,755.88

Aprile

»

493,713. 03

Aprile

»

241,920.67

Maggio

»

311,452.19

Maggio

»

111,731.10

Giugno

»

174,908.39

Giugno

»

4,940.75

Luglio

»

83.411.40

Luglio

»

287,502.49

Agosto

»

95,065.42

Settembre

»

192,040.56

Settembre

»

7,353.69

Ottobre

»

302,571.78

Ottobre

»

43,466.43

Dicembre

»

679,248.99

Novembre

»

3,042.52


Ducati

2,460,482.17

Dicembre

»

3,055.42





Ducati

2,589,216.01




1852 Gennaio

Ducati

9,814.22

1855 Gennaio

Ducati

208,548.36

Febbraio

»

11,324.39

Febbraio

»

469,342.72

Marzo

»

63,857.79

Marzo

»

293,445.52

Aprile

»

93,135.15

Aprile

»

246,875.21

Maggio

»

149,023.35

Maggio

»

752,137.26

Giugno

»

338,616.43

Giugno

»

624,451.75

Luglio

»

297,451.79

Luglio

»

1,036,214.55

Agosto

»

317,027.47

Agosto

»

804,440.52

Settembre

»

324,753.72

Settembre

»

1,227,288.64

Ottobre

»

456,185.67

Ottobre

»

1,385,391.12

Novembre

»

640,215.63

Novembre

»

1,239,126.90

Dicembre

»

581,601.66

Dicembre

»

1,785,241.20


Ducati

3,283,007.27 |


Ducati

10,072,503.75 |



Segue: Notamento delle somme pagate dal Banco di Napoli, da gennaio 1830 a tutto dicembre 1860, per mandati di Zecca per le immissioni di materie di oro ed argento fatte nella stessa, provenienti quasi intieramente da estere importazioni.


1856 Gennaio

Ducati

2,201,931.95

1859 Gennaio

Ducati

178,977.10

Febbraio

»

338,606.55

Febbraio

»

229,484.89

Marzo

»

685,295.15

Marzo

»

134,683.28

Aprile

»

486,157.95

Aprile

»

17,058.98

Maggio

»

366,157.24

Maggio

»

11,010.88

Giugno

»

151,192.11

Giugno

»

1,443.38

Luglio

»

899,586.26

Luglio

»

25,600.24

Agosto

»

2,659,034.59

Agosto

»

15,307.96

Settembre

»

1,545,199.98

Settembre

»

8,755.06

Ottobre

»

1,153,694.42

Ottobre

»

105,104.83

Novembre

»

583,325.30

Novembre

»

3,412.83

Dicembre

»

86,665.69

Dicembre

»

7,597.94


Ducati

11,156.847.19


Ducati

738,437.37

1857 Gennaio

Ducati

148,739.96

1860 Gennaio

Ducati

11,029.10

Febbraio

»

383,901.41

Febbraio

»

15,161.01

Marzo

»

815,110.73

Marzo

»

19,826.69

Aprile

»

1,708,077.52

Aprile

»

17,219.73

Maggio

»

835.466.40

Maggio

»

21,175.33

Giugno

»

810,855.56

6 Giugno

»

78,101.90

Luglio

»

509,345.27

30 Id

»

28,938.50

Agosto

»

1,575,868.68

Luglio

»

25,580.42

Settembre

»

1,483,347.41

Agosto

»

39,628.48

Ottobre

»

564,970.84

Settembre

»

8,419.80

Novembre

»

416,701.69

Ottobre

»

15,924.20

Dicembre

»

416,337.38

Novembre

»

9,590.65


Ducati

9.668,722.65

Dicembre

»

15,021.56

1858 Gennaio

Ducati

157,073.98


Ducati

325,617.31

Febbraio

»

197,279.29

Ricapitolazione

Marzo

»

18,673.70

Anno 1850

Ducati

3,863,657.91

Aprile

»

262,845,77

» 1851

»

2,589,216.01

Maggio

»

685,327.83

» 1852

»

3,283,007.27

Giugno

»

459,295.11

» 1853

»

6,331,913.83

Luglio

»

218,386.98

» 1854

»

2,400,482.17

Agosto

»

456,556.74

» 1855

»

10,072,503.75

Settembre

»

302,908.08

» 1856

»

11,156,847.19

Ottobre

»

399,680.20

» 1857

»

9,668,722.65

Novembre

»

448,758.96

» 1858

»

4,117,409. 06

Dicembre

»

510,622.42

» 1859

»

738,437.37


Ducati

4,117,409. 06 1

» 1860

»

325,617.31




In tutto

Ducati

54,624,814.52




pari a lire 232,091,741.41, oltre a 18 o 20 altri milioni, che il Banco medesimo immise per conto proprio, perloché l'intiera monetazione nei suddetti undici anni è ascesa a circa lire 250 milioni.


Segue, Fedi di credito che la Banca Nazionale ha ricevuto nella sola Piazza di Napoli intestate a persone diverse ed ha mandate al Banco per convertirle in fedi, li testa propria, o dei suoi Agenti.


Fedi di credito che Rothschild ha ricevuto nella piazza di Napoli, intestate a persone diverse, e mandate al Banco per convertirle in FEDI in testa propria

Fedi che A. C. de Rothschild passò in pagamento al Governo, o ad altri


1864-14

giugno

Resto precedente


1,220,874

1864-14

giugno

L.

37,626

15

id.

........»

45,596


id.

........»

207,062

17

id.

........»

389,940


id.

........»

1,730,000

21

id.

........»

301,000

9

luglio

........»

1,664,960

22

id.

........»

728,937


id.

........»

1,466,518

23

id.

........»

380,690


id.

........»

1,275

25

id.

........»

877,000


id.

........»

1,495,000

27

id.

........»

349,471


id.

........»

363,390

28

id.

........»

44381


id.

........»

16,000

30

id.

........»

209,419



L.

6,981,831

1

luglio

........»

315,834

N. B. Per lo più le suddette operazioni sono per rendita venduta nella piazza di Napoli e pagamenti fatti al Governo.






















4

id.

........»

398,803

5

id.

........»

371,640

6

id.

........»

420,217

8

id.

........»

216,942

9

id.

........»

682,539

12

id.

........»

854764

13

id.

........»

76,741

15

id.

........»

456,962

16

id.

........»

617,414

18

id.

........»

589,641

19

id.

........»

209,318


20

id.

........»

174,401

22

id.

........»

120,967

23

id.

........»

124,849

25

id.

........»

140,109

27

id.

........»

70,209



L.

12,388,617

N. B. Per lo più le suddette operazioni sono per rendita venduta nella piazza di Napoli e pagamenti fatti al Governo.




Segue: Fedi di eredito che la Banca Nazionale ha ricevuto nella sola Piazza di Napoli intestate a persone diverse ed ha mandate al Banco per convertirle in fedi, in testa propria, o dei suol Agenti.

Direttamente in testa alla Banca Nazionale.

Segue: Fedi di eredito che la Banca Nazionale ha ricevuto nella sola Piazza di Napoli intestate a persone diverse ed ha mandate al Banco per convertirle in fedi, in testa propria, o dei suol Agenti.

Direttamente in testa alla Banca Nazionale.


1862- 22 gennaio

per resto precedente

L. 3,090,000

Riporto

L.

6,573,000

25

»

230,000

22 aprile

»

80,000

29

»

100,000

23

»

70,000

30

»

20,000

25

»

40,000

1 fèbbraio

»

140,000

26

»

100,000

3

»

120,000

27

»

60,000

5

»

64,000

29

»

10,000

6

»

194,000


»

140,000

10

»

85,000

3

»

370,000

11

»

60,000

4

»

250,000

12

»

80,000

6

»

80,000

13

»

50,000

7

»

70,000

15

»

100,000

9

»

74,000

19

»

100,000

13

»

100,000

20

»

80,000

17

»

200,000

26

»

50,000

19

»

20,000

2 marzo

»

50,000

27

»

90,000

8

»

20,000

28

»

50,000

9

»

20,000

31

»

30,000

12

»

30,000

1 giugno

»

250,000

15

»

30,000

3

»

140,000

16

»

65,000

4

»

120,000

17

»

70,000

7

»

50,000

18

»

280,000

10

»

70,000

21

»

50,000

11

»

150,000

23

»

50,000

13

»

80,000

25

»

200,000

17

»

• 170,000

26

»

50,000

18

»

50,000

29

»

100,000

21

»

100,000

30

»

30,000

23

»

50,000

1 aprile

»

270,000

25

»

50,000

2

»

150,000

27

»

50,000

5

»

80,000

28

»

30,000

6

»

30,000

30

»

40,009

8

»

15,000

1 luglio

»

500,000

11

»

130,000

4

»

100,000

12

»

40,000

5

»

50,000

13

»

50,000

6

»

100,000

16

»

90,000

8

»

100,000

18

»

30,000

9

»

90,000

19

»

60,000

11

»

50,000

20

»

20000

12

»

100,000


L.

6,573,000

Da riportarsi

Da riportarsi . .


10,897,000


Segue: Fedi di credito che la Banca Nazionale ha ricevuto nella sola Piazza di Napoli intestate a persone diverse ed ha mandate al Banco per convertirle in fedi, in testa propria, o dei suoi Agenti.

Segue: Fedi di credito che la Banca Nazionale ha ricevuto nella sola Piazza di Napoli intestate a persone diverse ed ha mandate al Banco per convertirle in fedi, in testa propria, o dei suoi Agenti.



Riporto

10,897,000

Riporto

L. 23,993,761

13 luglio

.....»

50,000

25 gennaio, per resto precedente L

95,276

15

.....»

100,000

1 febbraio

.....»

100,000

16

.....»

100,000

3

.....»

130,000

18

.....»

80,000

4

.....»

90,000

19

.....»

128,000

5

.....»

110,000

20

.....»

50,000

6

.....»

110,000

22

.....»

150,000

8

.....»

160,000

23

.....»

190,000

10

.....»

75,000

25

.....»

150,000

11

.....»

95,000

Giuseppe Mauro direttore in Napoli.

12

.....»

20,000

1864-11 marzo

.....»

150,000

13

.....»

206,000

16

.....»

150,000

16

.....»

110,000

30 aprile

.....»

17,67

17

.....»

150,000

9 maggio

.....»

500,000

19

.....»

190,000

18

.....»

500,000

20

.....»

70,000

21

.....»

350,000

23

.....»

100,000

28

.....»

150,000

24

.....»

100,000

18 giugno

.....»

31,761

26

.....»

340,000

28

.....»

300,000

27

.....»

177,000

4 luglio

.....»

1,000,000

29

.....»

80,000

6

.....»

200,000

1 marzo

.....»

100,000

Giacomo Galliano Visciano direttore in Bari

2

.....»

270,000

9 gennaio, per resto precedente

1,900,000

4

.....»

340,000

13

.....»

50,000

5

.....»

110,000

23

.....»

300,000

7

.....»

140,000

13 febbraio

.....»

300,000

8

.....»

200,000

27

.....»

100,000

9

.....»

180,000

29

.....»

100,000

11

.....»

260,000

11 aprile

.....»

300,000

12

.....»

267,000

6 maggio

.....»

500,000

15

.....»

300,000

Agostino Rumbo, direttore in Palermo.

16

.....»

140,000

1864-23 gennaio, per resto precedente

2,500,000

17

.....»

110,000

7 marzo

.....»

1,000,000

18

.....»

110,000

Giuseppe Carones, direttore in Messina.

21

.....»

50,000

1864-23 gennaio, per resto precedente

800,000

22

.....»

180,000

F. Terrete funzionante direttore in Napoli.

23

.....»

200,000

1864- 25 luglio

.....»

900,000

25

.....»

80,000

Da riportarsi

23,993,761

29

.....»

200,000



1 aprile

.....»

120,000



6

.....»

76,000



7

.....»

71,000




L.

30,006,037



Segue: Fedi di credito che la Banca Nazionale ha ricevuto nella sola Piazza di Napoli intestate a persone diverse ed ha mandate al Banco per convertirle in fedi, in testa propria, o dei suoi Agenti.

G. Bonnet e Perret

Segue: Fedi di credito che la Banca Nazionale ha ricevuto nella sola Piazza di Napoli intestate a persone diverse ed ha mandate al Banco per convertirle in fedi, in testa propria, o dei suoi Agenti.

Direttamente la Banca


Riporto L.

30,006,037

1864 23 gennaio


200,000

8 luglio

...........»

198,000

25

...........»

200,000

11

...........»

127,000

26

...........»

200,000

12

...........»

282,000

27

...........»

200,000

13

...........»

122,000

29

...........»

200,000

15

...........»

50,000

1 febbraio

...........»

200,000

22

...........»

140,000

4

...........»

228,000

23

...........»

10,000

5

...........»

264,000

25

...........»

100,000

6

...........»

200,000

27

...........»

73,000

8

...........»

200.000

29

...........»

85,000

10

...........»

100,000

30

...........»

120,000

13

...........»

300,000

2 maggio

...........»

26,000

20

...........»

190,000

8

...........»

18,000

24

...........»

80,000

4i

...........»

108,000

27

...........»

250 000

6

...........»

30,000

15 marzo

...........»

30 000

7

...........»

155,000

16

...........»

95 000

9

...........»

70,000

26

...........»

90 000

17

...........»

5,000

1 aprile

...........»

200 000

25

...........»

70,000

8

...........»

30 000

30

...........»

30,000

11

...........»

20 000

81

...........»

50,000

4 maggio

...........»

252 000

1 giugno

...........»

60,000

9

...........»

140.000

3

...........»

120,000

25 giugno

...........»

6937

4

...........»

120,000

28

...........»

270 000

7

...........»

100000

1 luglio

...........»

490 000

8

...........»

125,000

5

...........»

33 034

10

...........»

53,000

13

...........»

23,661

14

...........»

22,000

18

...........»

200,000

30

...........»

60,000

20

...........»

33,000

1 luglio

...........»

30,000

23

...........»

245,357

5

...........»

9,000

A meato di Giuseppe Mauro.

8

...........»

74,000

1864 30 aprile

...........»

300,000

12

...........»

70,000

9 maggio

...........»

500,000

15

...........»

40,000

6 luglio

...........»

450,000

18

...........»

24,000

Da riportarsi

6,420,989

23

...........»

84,000



25

...........»

50,000

Totale della conversione nell'accennato periodo

50,916,037


N.B. Per lo più le suddette operazioni sono per rendita venduta nella Borsa di Napoli e pagamenti fatti al Governo per conto della Banca Nazionale




Segue: Fedi che presentò la Banca Nazionale od i suoi agenti al Banco di Napoli, Palermo, Messina e Bari, e ritirarono numerario o biglietti.

A mezzo di Galliano Visciano

Segue: Fedi che presentò la Banca Nazionale od i suoi agenti al Banco di Napoli, Palermo, Messina e Bari, e ritirarono numerario o biglietti.

Segue: A mezzo di G. Bonnet e Perret


Riporto L.

.....»

6,420,898

Riporto L.

19,265,195

1864 - 9 gennaio L.

.....»

1,900,000

23 aprile

.....»

10,000

29 febbraio

.....»

650,000

25

.....»

200,000

5 aprile

.....»

200,000

29

.....»

40,000

6 maggio

.....»

300,000

2 maggio

.....»

100,000

3 giugno

.....»

500,000

3

.....»

100,000


A metto di Agostino Rumbo.

4

.....»

233,000

1864 23 gennaio L.

.....»

2,500,000

9

.....»

2,060,000

18 marzo

.....»

1,000,000

14 giugno

.....»

140,500


A metto di Giuseppe Carones.

28

.....»

20,000

1864 23 gennaio

.....»

800,000

1 luglio

.....»

510,000


A mezzo di G. Bonnet e Perret.

5

.....»

32,000

11 febbraio

.....»

415,500

15

.....»

15,000

20

.....»

818,706

18

.....»

52,000

23

.....»

110,000

23

.....»

215.000

24

.....»

170,000

Totale del cambio nell'accennato periodo L.

22,992,695

26

.....»

200,000

N. B. Per lo più le suddette operazioni sono per rendita venduta nella Boria di Napoli e pagamenti fatti al Governo per conto della Banca Nazionale.














9

.....»

417,000

05 marzo

.....»

430,000

7

.....»

400 000

11

.....»

180000

12

.....»

350,000

16

.....»

200,000

17

.....»

500,000

25

.....»

110 000

6 aprile

.....»

50,000

7

.....»

150,000

8

.....»

70,000

9

.....»

40,000

11

.....»

278,000

12

.....»

100,000

15

.....»

105,000

Da riportarsi L.

19,265,195








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