Fucilazioni
e stragi in nome dei Savoia
la storia negata del nostro Risorgimento
IL sottotitolo del libro Indietro Savoia! di Lorenzo Del Boca (pubblicato da Piemme) recita così: «Storia controcorrente del Risorgimento». Il presupposto di un sottitolo di tal fatta è che esista una storia «sacra» del movimento che portò all’Unità d’Italia, che di questa storia sia tuttora tramandata una versione edlucorata, manipolata, omissiva, reticente, se non addirittura omertosa.
Che il divario tra il mito risorgimentale e la sua effettuale
realtà storica sia ancora intollerabilmente ampio. Che occorra
spulciare archivi e memorie, posri interrogativi scomodi,
reinterpretare avvenimenti, mettere in una nuova sequenza logica fatti
apparentemente marginali.
Anima un’impresa del genere una buona dose di sospetto: il sospetto che
non tutto sia stato raccontato, che molto sia stato sottaciuto, che la
sacralità di una tradizione abbia cancellato molte cose. Del
Boca, a proposito della storiografia e della mitologia correnti sul
Risorgimento, ha molti sospetti, come sa chi ha letto il suo precedente
Maledetti Savoia.
E la domanda che un lettore non prevenuto dovrebbe porsi è:
è giustificato il sospetto di Del Boca? Ci sono ancora punti
oscuri, episodi sottovalutati nell’epopea risorgimentale che a distanza
di tanti anni dovrebbe essere finalmente sottoposti a una libera e non
impacciata disamina storica?
La risposta, a lettura ultimata, è: sì, il sospetto di
Del Boca è più che giustificato. E non perché non
esista ormai un’abbondante produzione «controcorrente» sul
Risorgimento italiano ma perché il carattere oramai storicamente
assodato di molti fatti ricostruiti e reinterpretati da questo filone
«controcorrente» di cui Del Boca è scrupoloso
custode stenta a diventare senso comune.
Purtroppo nel dibattito storiografico italiano alla libera discussione
sui fatti viene preferito il processo alle intenzioni: perché
scrivi questo? Quali reconditi e presumibilmente deleteri progetti ti
inducono a scrivere e divulgare cose tanto sconvenienti? Vuoi forse tu
negare il valore storico del Risorgimento e delegittimare, attaccando
le sue origini, la storia patria e la nostra bandiera?
Se si ragionasse esclusivamente sui fatti, sarebbe una bella sfida
intellettuale, ad esempio, la lettura del capitolo di Del Boca dedicato
alla repressione del brigantaggio. In questo capitolo si parla di
fucilazioni di massa, di cruente rappresaglie da parte dell’esercito
della nuova Italia, di villaggi saccheggiati e distrutti, di
popolazioni trucidate.
Per entrare nei particolari, si parla di un paese, Pontelandolfo,
distrutto col ferro e col fuoco, e della sua popolazione sterminata
dagli uomini con la divisa del Piemonte. È un’esagerazione di
Del Boca?
Oppure, i dati riportati sono inoppugnabilmente veri? E in questo caso,
giova di più presidiare i confini della storia
«sacra», demolire l’inopportuno «revisionismo»
oppure capire le ragioni di ciò che accadde a Pontelandolfo?
Altro tema scandaloso, che Del Boca affronta con una spavalderia che
certamente gli attirerà critiche e rampogne: quello dei
«lager dei Savoia», già descritti da Fulvio Izzo.
Del Boca parla dell’inferno dei campi di Fenestrelle e di San Maurizio
dove vennero rinchiusi migliaia e migliaia di «cafoni
meridionali» destinati a morire di fame e di freddo. «Morti
senza onore, senza tombe, senza lapidi e senza ricordo. Morti di
nessuno. Terroni», scrive con prosa espressionistica Del Boca.
È possibile reagire con indifferenza alla cronaca di questi
fatti? È un’assurda profanazione della storia
«sacra» interrogarsi sulle ragioni di tanta
crudeltà?
Forse è possibile, senza grotteschi processi postumi al
Risorgimento, ma senza intolleranze. Accettando tutte le memorie
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