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Università di Salerno - LETTO&RILETTO note e recensioni on line

Liste di proscrizione?

Paolo Flores d'Arcais e il giustizialismo storiografico

di Eugenio Di Rienzo

Nell’ultimo numero dell’”Espresso” appare un articolo di Giampaolo Pansa (Vecchi staliniani e nuovi tromboni) che dà conto di un episodio di malcostume intellettuale che vale la pena di essere segnalato. Sul primo fascicolo 2004 della rivista “Micromega”, il direttore, Paolo Flores d'Arcais, ha appaltato al Prof. Angelo d’Orsi il compito di stilare una lista di storici da “non leggere”, in quanto fabbricatori di manipolazioni e falsi.


Nella lista figurano, tra gli altri: Francesco Perfetti, Giovanni Sabatucci, Ernesto Galli della Loggia, Sergio Romano, Paolo Mieli e lo stesso Pansa. Non pago di questo bel gesto, lo stesso Flores d'Arcais ha comprato una pagina del quotidiano “Repubblica”, dove, il giorno 8 febbraio, appariva la lista degli storici da evitare e da condannare, preceduta dal titolo: “Basta con i falsi storici. La manipolazione permanente della verità da parte dei vari ecc. ecc.”.


Conosco personalmente e sono legato da rapporti di stima e di amicizia a molti degli studiosi che figuravano in quella lista e questo mi rende impossibile, per ragioni deontologiche, una difesa d’ufficio di quei colleghi. Da storico, da cittadino e da uomo non posso però non biasimare quest’ultimo atto di giustizialismo storiografico, perpetrato dai custodi di un’egemonia culturale ormai fortunatamente sul punto di tracollare.


Penso che, per Flores e per D’Orsi, la colpa di quegli storici messi disinvoltamente alla gogna sia stata semplicemente quella di aver cercato e detto la verità. E nell’ordine: che nazionalismo e franchismo sono stati fenomeni diversi e non assimilabili a fascismo e nazismo; che la guerra di liberazione è stata anche una guerra civile, costellata di atrocità; che le foibe sono esistite come è esistita una tragedia del confine orientale tra 1943 e 1945; che dopo l’8 settembre 1943 il sentimento dell’identità nazionale ha rischiato di indebolirsi fino a dissolversi anche per precise responsabilità di alcune delle forze politiche che hanno costruito la Prima Repubblica.


Ai lettori di Letto&Riletto non consiglio di non leggere e di condannare la rivista “Micromega”, ma di acquistare e leggere un bel volume recentemente pubblicato dal Mulino, Due nazioni. Legittimazione e delegittimazione nella storia del’Italia contemporanea, dove bene sono spiegate, senza tendenziosità di parte, le ragioni della perdurante disunione della nostra nazione, dal Risorgimento al secondo dopoguerra.


Chi leggerà quelle pagine forse riuscirà a capire meglio anche gesti inconsulti, come quelli del direttore e dell’articolista di “Micromega”. Attenzione, però, tra i curatori e gli autori di quel volume figurano molti degli storici proscritti sulla pagina della “Repubblica” dell’8 febbraio.


 

 

 

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