Il Sud è quella parte del mondo in cui vengono calpestati i diritti dei popoli. Al Sud ci sono quei "popoli senza storia", come li chiamò Hegel, e fra essi ci sono i fiamminghi e i bretoni che ne eliminano i riferimenti geografici. Al Sud c'è la ricchezza sfruttata dagli altri, ci sono le maestranze a basso costo, e le antiche miserie. Al Sud c'è una matrice culturale secolare e una fede che non è solo quella nel progresso. Al Sud c'è ancora chi lotta per un mondo più giusto.
Noi meridionali, senza dubbio, siamo parte del Sud, siamo uniti a tutti
quei popoli che in questo Sud si ritrovano vittime del capitalismo e
del liberismo. Noi siamo per questo Sud e dovunque ci sarà
qualcuno che si batta con noi, là sarà Sud.
Con la scusa del sole, del mare e dell'arte di arrangiarsi, chi ci
voleva sfruttare ci ha sfruttati a dovere, tutto ciò grazie a
uomini che dovevano difenderci e che invece ci hanno venduti. Ma non
c'è nessuna ragione ragionevole affinché non nasca un
movimento sudista e meridionalista che in nome di una unione storica,
politica e di progetti futuri unisca i Sud descritti in precedenza, che
esalti le differenze, che blocchi l'omologazione e che dia a noi tutti
l'orgoglio di essere dei veri patrioti meridionali, culturalmente
italiani alla nostra maniera, in una diversa Europa.
La patria non è solo la terra dei nostri padri, dei nostri
nonni, della nostra stirpe. Tutto questo ne costituisce la solida base
da cui poi nasce l'idea di patria. La patria è l'idea che sorge
su quella terra, e che poteva sorgere solo lì ed è per
questo che è differente da qualsiasi altra patria.
Differente ma non migliore o superiore, perché la patria al di
là delle speculazioni provenienti dall'estrema destra, sinistra
o dall'estremo centro è un sentimento d'amore che lega tutti
quelli che lo condividono dovunque essi siano residenti, abitanti o
cittadini. Solo la volontà imperialista post-1789 ha forzato
questi principi. Logicamente, essendo la patria un'idea essa può
cambiare contenuto nel tempo pur restando sullo stesso territorio.
E se da essa, fra il XVIII e il XX secolo si partiva per concepire
ideologie di sopraffazione e di imperialismo, oggi la situazione si
è ribaltata, ed è totalmente capovolta. Infatti oggi la
patria per i suoi valori identitari, differenzialisti, ecologisti e
popolari rappresenta l'antitesi e perciò la salvezza del XXI
secolo.
La patria è quell'idea di giustizia che un popolo si dona: non
può giustificare lo sfruttamento di noi meridionali.
Disegno delle necessità del popolo meridionale
mediante due fasi:
Tendere a definire una meridionalità non solo dal punto di vista etnico ma soprattutto da quello storico e politico, ricostruendo una memoria storica di base per realizzare una nuova coscienza meridionale.
Determinare degli obbiettivi comuni a tutti i meridionali senza scivolare verso isterici revanscismi, o peggio, verso scorciatoie e derive autoritarie.
Rifiuto delle mediazioni, Critica alle sovranità
internazionali antipopolari, ricorso alla democrazia diretta,
pluralismo culturale, obblighi intergenerazionali, critica radicale
alla funzione dello stato e del mercato.
La nostra e’ una lotta ideale, politica e non ideologica; essa
nasce dalla riscoperta di una storia negata e nascosta e dalle amarezze
di un quotidiano più ingiusto che mai.
Non esiste una "bibbia", non abbiamo altra "diritta via" se non quella della nostra coscienza di nuovi meridionalisti. Un movimento, prima che si trasformi in partito, conta per le idee che esso rappresenta e sviluppa.
Conta per la tradizione e la memoria storica che ha alle sue spalle,
o a cui fa riferimento e per il modo in cui, con essa, si pone nel
presente. Un movimento conta per l'avvenire che ha nel suo programma e
per gli uomini che riusciranno a realizzarlo. Non per tre, quattro o
cento onorevoli in più o in meno che esso porta in parlamento ad
ogni elezione.
Un
movimento conta se una volta al potere riesce a realizzare ciò
che nel suo bagaglio ideale gli ha permesso di esistere, di crescere e
di vincere.
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