«UN TEMPO da riscrivere: Il Risorgimento itallano»: dov'è che avevo già letto un titolo come questo? Deve esser stato in testa a un articolo di una dei vari revisionisti nostrani che hanno scelto di fare le pulci alla nostra storia nazionale mettendosi dalla parte degli sconfItti, rivendicandone le ragioni, la legittimità popolare, le angherie subite.
Propositi degni d'attenzione, ricerche storiche meritevoli di plauso se
condotte su documenti e senza tesi pregiudiziali. Ma, come spesso
avviene, allo storico oggettivo spesso subentra F uomo di parte e alla
faziosità agiografica dei vincitori si contrappongono le tesi
non meno parziali e faziose dei vinti, un'ideologia viene battuta In
breccia da un'altra altrettanto totalizzante e indigesta. E Così
infatti è accaduto.
Il nostro cronista Marco Marozzi ha raccontato sulle pagine di
“Repubblica" di Ieri i contenuti della mostra antirigorgimentale
allestita e Rimini da Comunione e liberazione in occasione del suo
meeting annuale, dove è già stato di scena
l'immarcescibile Giulio Andreotti a presentare un libro di De
Maistre e a inneggiare alla rinascita dei grande centro tra Forza
Italia e Popolari e dove si apprestano trionfali accoglienze per Silvio
Berlusconi, l'uomo dell'anno, nuovo e intenso amore dei ciellini di don
Giussani.
SARA' certamente un caso, ma il Meeting riminese di CI e la
relativa mostra contro il Risorgimento, definirlo vergogna d'Italia e
indicato al di sprezzo dei giovani militanti di don Giussani e di
Roberto Formigoni, segue di poche ore al grande raduno dei giovani
di Tor Vergata chiamati da papa Woitila a festeggiare il
Giubileo e accorsi in du3e milioni dalle comunità cattoliche
sparse in tutto il mondo.
Sono stati versati fiumi di inchiostro su quell’immensa manifestazione,
guardata con stupefatta ammirazione da commentatori cattolici e laici,
di destra e di sinistra, colpiti dall'intensità della fede,
dalla forza del numero, dalla suggestione della scenografia, dal
fascino carismatico dei Papa.
Pochissime le voci critiche che, pur osservando con rispetto e simpatia
l’imponente concorso giovanile, hanno sollevato obiezioni, proposto
domande, manifestato qualche ragione di dissenso.
Ricorderò tra queste voci di dissenso quella di Carlo Bo, un
cattolico di piena fede, che ha paragonato il raduno di Tor Vergata ad
uno spettacolo più profano che religioso, deve la meditazione
sull'etica cristiana e lo stesso uso di massa di sacramenti come la
confessione sono stati ridotti ad una parata mediatica che poco avrebbe
a che fare con l'interiorità del sacro.
Non ho letto finora una sola risposta ai rilievi critici di Carlo Bo, tanto più sferzanti in quanto provenienti da un cattolico coerente per tutta la vita con la sua fede.
Da una sponda del tutto diversa avevo anch'io proposto qualche riserva;
non sui modi di manifestare la propria fede, che è questione
fuori dalla mia esperienza da quando ne abbandonai la pratica non
appena uscito dall’infanzia, ma piuttosto sull'uso politico e di
politica religiosa che sarebbe stato fatto dei raduno di Tor Vergata. E
tra i rischi d'un'eventuale sLrumentaIi~azioned1 quei simpatici e
fervorosi «ragazzi del Papa» segna. lai gli orientamenti
d'una parte consistente della gerarchia cardinalizia e vescovile e
cercai d'attirar l’attenzione sull'azione politica (ed anche
affaristica) di associazioni come Cl e Opus Dei, vere fucine
dell'integralismo cattolico e quanto di più lontano dagli ideali
ecumenici di tolleranza e di amore verso gli altri che hanno costituito
il presupposto dell'incontro giubilare di Tor, Vergala. Va
aggiunto e non è un'opinione ma un fatto acclarato e
documentato che CI e OpusDei sono nel cuore del Papa e costituiscono
per lui i corpi scelti della Chiesa militante.
Queste mie riflessioni da laico non religioso mi hanno procurato
numerose lettere (delle quali darò conto nella mia rubrica
settimanale sul Venerdì) provenienti da giovani che hanno
partecipato al raduno di Tor Vergata. i quali mi rimproverano perla mia
mancanza di fede (e pazienza, quello è affar mio non di altri) e
perla mia scarsa comprensione della fede altrui (il che non è
affatto vero) ma soprattutto affermano che loro con CI e con l'Opus Dei
non hanno nulla a che fare.
Ci credo, ma il punto non era questo. Il punto era che Ci avrebbe
utilizzato il raduno di Tor Vergata come una manifestazione di potenza
da usare anche a proprio beneficio. In fondo in quella marcia, in quel
raduno. c'erano anche loro a migliaia e a pieno titolo. Solo che i
milioni di ragazzi se ne sono andati tornando alle loro patrie e ai
loro paesi di provenienza mentre le migliaia di CI in servizio
permanente effettivo sono rimaste e a Rimini stanno ora celebrando a
modo loro l'atto secondo dello spettacolo di Tor Vergata.
Non mi ero dunque sbagliato nel se notare un rischio tutt’altro che
marginale.
E così il Meeting di Rimini si è aperto all'insegna
dell’anti-Risorgimento. In questa storia revisionistica rivisitata gli
eroi positivi sono i vandeani della Santa Fede arruolati dal cardinale
Ruffo di Callabria e i briganti che sessant’anni dopo insanguinarono
tutto il Mezzogiorno con imprese efferate, mentre i personaggi negativi
sono i piemontesi, Cavour, Vittorio Emanuele, Garibaldi, insonnia i
democratici e i liberali che realizzarono l'unità dei paese e la
fondazione dello Stato.
Personalmente sono ben consapevole delle lacune, difetti e a volte vera
e propria repressione dei bisogni e delle speranze di cui l'oligarchia
liberale – detta piemontese, ma non solo piemontese – è stata
responsabile con l'attenuante che in un’Europa di nazioni sarebbe stato
assai arduo operare diversamente.
Ma l'integralismo cattolico ormai di nuovo fiorente non concede
attenuanti. E perciò celebra oggi con gran concorso di politici,
finanzieri, banchieri, sponsor, giornalisti in fregola, dirigenti Rai,
intellettuali in cerca di padrone nientemeno che il brigante Tata
Maccarone “che rispetta'a religgione,” come conta «soasemente” la
colonna sonora della mostra anti-risorgimentale. E Berlusconi
aggiungerà la sua benedizione laica a quella di Giovanni Paolo
per la formazione finalmente di un grande centro di ispirazione
cattolica.
I moti liberali del '21? Una farsa messa in scena dai massoni. Il fatto
che Michele Morelli e Salvati, autori di quei moti in Calabria, siano
finiti sulla forca non conta, ovviamente. Pisacane? Un capo scarico
Enito giustamente a Sapri sui forconi dei contadini. I Bandiera?
Esaltati dalla predicazione mazziniana, fucilati nel vallone di Rovito.
Viva la Santa Fede evviva il Sillabo dì Pio IX che non a caso
papa Wojtyla vuoi far santificare come i ciellini sottolineano
rivendicando una continuità storica tra i due pontefici anche in
assenza dei miracoli previsti dalla procedura ecclesiastica. Ma qualche
miracolo alla buona, vedrete, si troverà.
Ragazzi di Tor Vergata, non reagite scrollando le spalle di fronte
all'integralismo cattolico risorgente che si fa forte anche dei vostri
raduni. in fondo esso riguarda più voi che noi laici. Se il
vostro esser cristiani non è quello di Rimini ditelo alto e
forte oppure rassegnatevi ad essere molle cera in mani assai più
esperte delle nostre.
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