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La Repubblica - 23 agosto 2000


I BRIGANTI  BENEDETTI DAI CIELLINI

di EUGENIO SCALFARI

«UN TEMPO da riscrivere: Il Risorgimento itallano»: dov'è che avevo già letto un titolo come questo? Deve esser stato in testa a un articolo di una dei vari revisionisti nostrani che hanno scelto di fare le pulci alla nostra storia nazionale mettendosi dalla parte degli sconfItti, rivendicandone le ragioni, la legittimità popolare, le angherie subite.


Propositi degni d'attenzione, ricerche storiche meritevoli di plauso se condotte su documenti e senza tesi pregiudiziali. Ma, come spesso avviene, allo storico oggettivo spesso subentra F uomo di parte e alla faziosità agiografica dei vincitori si contrappongono le tesi non meno parziali e faziose dei vinti, un'ideologia viene battuta In breccia da un'altra altrettanto totalizzante e indigesta. E Così infatti è accaduto.


Il nostro cronista Marco Marozzi ha raccontato sulle pagine di “Repubblica" di Ieri i contenuti della mostra anti﷓rigorgimentale allestita e Rimini da Comunione e liberazione in occasione del suo meeting annuale, dove è già stato di scena l'immarcescibile Giulio Andreotti  a presentare un libro di De Maistre e a inneggiare alla rinascita dei grande centro tra Forza Italia e Popolari e dove si apprestano trionfali accoglienze per Silvio Berlusconi, l'uomo dell'anno, nuovo e intenso amore dei ciellini di don Giussani.


SARA' certamente un caso, ma il  Meeting riminese di CI e la relativa mostra contro il Risorgimento, definirlo vergogna d'Italia e indicato al di  sprezzo dei giovani militanti di don Giussani e di Roberto Formigoni, segue di poche ore al grande raduno dei giovani di  Tor Vergata chiamati da papa Woitila a  festeggiare il Giubileo e accorsi in du3e milioni dalle comunità cattoliche sparse in  tutto il mondo.


Sono stati versati fiumi di inchiostro su quell’immensa manifestazione, guardata con stupefatta ammirazione da commentatori cattolici e laici, di destra e di sinistra, colpiti dall'intensità della fede, dalla forza del numero, dalla suggestione della scenografia, dal fascino carismatico dei Papa.


Pochissime le voci critiche che, pur osservando con rispetto e simpatia l’imponente concorso giovanile, hanno sollevato obiezioni, proposto domande, manifestato qualche ragione di dissenso.


Ricorderò tra queste voci di dissenso quella di Carlo Bo, un cattolico di piena fede, che ha paragonato il raduno di Tor Vergata ad uno spettacolo più profano che religioso, deve la meditazione sull'etica cristiana e lo stesso uso di massa di sacramenti come la confessione sono stati ridotti ad una parata mediatica che poco avrebbe a che fare con l'interiorità del sacro.

Non ho letto finora una sola risposta ai rilievi critici di Carlo Bo, tanto più sferzanti in quanto provenienti da un cattolico coerente per tutta la vita con la sua fede.


Da una sponda del tutto diversa avevo anch'io proposto qualche riserva; non sui modi di manifestare la propria fede, che è questione fuori dalla mia esperienza da quando ne abbandonai la pratica non appena uscito dall’infanzia, ma piuttosto sull'uso politico e di politica religiosa che sarebbe stato fatto dei raduno di Tor Vergata. E tra i rischi d'un'eventuale sLrumentaIi~azioned1 quei simpatici e fervorosi «ragazzi del Papa» segna. lai gli orientamenti d'una parte consistente della gerarchia cardinalizia e vescovile e cercai d'attirar l’attenzione sull'azione politica (ed anche affaristica) di associazioni come Cl e Opus Dei, vere fucine dell'integralismo cattolico e quanto di più lontano dagli ideali ecumenici di tolleranza e di amore verso gli altri che hanno costituito il presupposto dell'incontro giubilare di Tor, Vergala. Va aggiunto  e non è un'opinione ma un fatto acclarato e documentato che CI e OpusDei sono nel cuore del Papa e costituiscono per lui i corpi scelti della Chiesa militante.


Queste mie riflessioni da laico non religioso mi hanno procurato numerose lettere (delle quali darò conto nella mia rubrica settimanale sul Venerdì) provenienti da giovani che hanno partecipato al raduno di Tor Vergata. i quali mi rimproverano perla mia mancanza di fede (e pazienza, quello è affar mio non di altri) e perla mia scarsa comprensione della fede altrui (il che non è affatto vero) ma soprattutto affermano che loro con CI e con l'Opus Dei non hanno nulla a che fare.


Ci credo, ma il punto non era questo. Il punto era che Ci avrebbe utilizzato il raduno di Tor Vergata come una manifestazione di potenza da usare anche a proprio beneficio. In fondo in quella marcia, in quel raduno. c'erano anche loro a migliaia e a pieno titolo. Solo che i milioni di ragazzi se ne sono andati tornando alle loro patrie e ai loro paesi di provenienza mentre le migliaia di CI in servizio permanente effettivo sono rimaste e a Rimini stanno ora celebrando a modo loro l'atto secondo dello spettacolo di Tor Vergata.


Non mi ero dunque sbagliato nel se notare un rischio tutt’altro che marginale.


***


E così il Meeting di Rimini si è aperto all'insegna dell’anti-Risorgimento. In questa storia revisionistica rivisitata gli eroi positivi sono i vandeani della Santa Fede arruolati dal cardinale Ruffo di Callabria e i briganti che sessant’anni dopo insanguinarono tutto il Mezzogiorno con imprese efferate, mentre i personaggi negativi sono i piemontesi, Cavour, Vittorio Emanuele, Garibaldi, insonnia i democratici e i liberali che realizzarono l'unità dei paese e la fondazione dello Stato.


Personalmente sono ben consapevole delle lacune, difetti e a volte vera e propria repressione dei bisogni e delle speranze di cui l'oligarchia liberale – detta piemontese, ma non solo piemontese – è stata responsabile con l'attenuante che in un’Europa di nazioni sarebbe stato assai arduo operare diversamente.


Ma l'integralismo cattolico ormai di nuovo fiorente non concede attenuanti. E perciò celebra oggi con gran concorso di politici, finanzieri, banchieri, sponsor, giornalisti in fregola, dirigenti Rai, intellettuali in cerca di padrone nientemeno che il brigante Tata Maccarone “che rispetta'a religgione,” come conta «soasemente” la colonna sonora della mostra anti-risorgimentale. E Berlusconi aggiungerà la sua benedizione laica a quella di Giovanni Paolo per la formazione finalmente di un grande centro di ispirazione cattolica.


I moti liberali del '21? Una farsa messa in scena dai massoni. Il fatto che Michele Morelli e Salvati, autori di quei moti in Calabria, siano finiti sulla forca non conta, ovviamente. Pisacane? Un capo scarico Enito giustamente a Sapri sui forconi dei contadini. I Bandiera? Esaltati dalla predicazione mazziniana, fucilati nel vallone di Rovito.


Viva la Santa Fede evviva il Sillabo dì Pio IX che non a caso papa Wojtyla vuoi far santificare come i ciellini sottolineano rivendicando una continuità storica tra i due pontefici anche in assenza dei miracoli previsti dalla procedura ecclesiastica. Ma qualche miracolo alla buona, vedrete, si troverà.


Ragazzi di Tor Vergata, non reagite scrollando le spalle di fronte all'integralismo cattolico risorgente che si fa forte anche dei vostri raduni. in fondo esso riguarda più voi che noi laici. Se il vostro esser cristiani non è quello di Rimini ditelo alto e forte oppure rassegnatevi ad essere molle cera in mani assai più esperte delle nostre.




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