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BRIGANTI  &  PARTIGIANI

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Copertina del catalogo della mostra, edito da Campania Bella
 da cui sono tratte le informazioni contenute in questa pagina
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BRIGANTI  &  PARTIGIANI

LA MOSTRA

E' cosa comune che la storia viene scritta sempre dai vincitori e sicuramente non fanno eccezione le vicende che   caratterizzarono la sanguinosa conquista piemontese del Sud Italia. Tali vicende pur essendo tuttora oggetto di trattazioni sono viste sempre e comunque dalla parte degli “unificatori" con un sistematico affossamento di documenti e verità comprovanti avvenimenti lontani da quanto raccontato dalla storia ufficiale.

Ne è prova evidente la grande quantità di foto, cartelle ed atti di ogni genere relativi al brigantaggio che, dopo 136 anni, sono ancora considerati segreti di stato e, pertanto, sistematicamente preclusi ad ogni consultazione. Certo é che non si possono ricostruire avvenimenti storici di un paese libero e democratico, quale si definisce l'Italia, sottraendo elementi sicuramente fondamentali alla ricerca della verità.

E' con questi grossi ostacoli, oltre che alle normali difficoltà legate alla mera ricostruzione storica, che é stato realizzato questo lavoro. Lavoro composto da elementi che sono la tipica goccia nell'oceano di atti e testimonianze della storia meridionale, purtroppo dispersi in una miriade di archivi privati, militari, ministeriali, comunali e pretorili.
 
La mostra segue gli avvenimenti attraverso l'esposizione di documenti, stampe e fotografie nell'arco di tempo che intercorre tra il 1860 ed il 1872, dall'assedio di Caeta e,  quindi, dall'inizio della resistenza armata popolare, fino  alla fucilazione dell'ultimo vero partigiano meridionale. 

Alcuni giornali del 1860 aprono la rassegna facendo  immergere il visitatore nel particolare momento storico  politico ponendolo di fronte alla grave situazione militare  che incombe sulla nazione meridionale.

L’assedio di Gaeta,  la fine della guerra tra eserciti rappresentata in stampe,  proclami ed antiche foto e quindi i volti e le riproduzioni,  di cui molti inediti, degli artefici della resistenza armata sui  monti del Meridione. costituiscono il corpo della mostra  che si articola su 200 pezzi.  

Per quanto riguarda l'individuazione dei guerriglieri  meno noti é stato necessario raccogliere le notizie risalendo  dagli archivi delle anagrafi dei vari comuni ricadenti nelle  zone interessate al brìgantaggio per poi incrociarli con i  vari rapporti militari o con gli estratti dei tribunali, curan  do di non prendere in esame soggetti estranei agli eventi  storico~politici o semmai compromessi in reati comuni. 

Tuttavia le maggiori difficoltà si sono avute soprattutto nel  reperire informazioni veritiere sulla vita dei guerriglieri e  cioè nel ricostruire avvenimenti depurati dalle fantasie  popolari e dalle abbondanti immodestie strategico﷓militari  della truppa piemontese.

Altrettanto difficoltosa è stata la   riproduzione fotografica e ciò, soprattutto, per le notevoli   problematiche tecniche legate alle condizioni del materia﷓   le originario reperito che, pultroppo, sta subendo un lento   degrado che presto causerà la sua parziale perdita. Infatti   appare mortificante lo stato di degrado di alcuni archivi e   l'indifferenza da parte dei vari soggetti destinati alla tute﷓   la di quei documenti più unici che rari.

Tuttavia è certo che   raccogliere prove e raccontare la storia ponendosi dalla parte dei vinti non è mai stata cosa facile; pertanto, nonostante tutto, è apparso fondamentale utilizzare immagini e documenti comprovanti la realtà dei fatti anche se tale operazione ha comportato serie difficoltà ed ha evidenziato l'ostilità e l'apatia di alcuni "custodi".

Sicuramente il lavoro non pretende di convincere alcuno sulla interpretazione in chiave meridionalista di complesse vicende storiche ma certo ha la presunzione di generare nei visitatori almeno curiosità e dubbi su un periodo molto importante della nostra storia nazionale ancora tutto da scoprire e da rivalutare.

La mostra, voluta e realizzata da un gruppo di cultori della storia meridionale, è itinerante e finora è stata esposta in Calabria, Lucania, Puglia, Campania, Lazio e nella nordica Vicenza.
 
Alcuni documenti esposti sono in originale mentre la maggior parte delle fotografie sono state riprodotte da quelle conservate in vari archivi. Il numero dei documenti rinvenuti è in continuo aumento e non è escluso che tutto il lavoro, terminato il giro per l'Italia, sarà oggetto di un'esposizione stabile.
 
Parallelamente alla mostra è stato pubblicato un libro:"'I Savoia e il massacro del Sud" che stacca uno scorcio di storia della resistenza armata antiunitaria. Il libro non pretende di essere un trattato di storia ma certo rappresenta un "diario postumo" a tratti romanzato dell'immane tragedia che colpì le popolazioni meridionali nell'arco di tempo che intercorre tra il 1860 ed il 1870; le foto riportate in esso sono tratte dalla mostra itinerante: “Briganti e Partigiani".
 
 Alessandro Romano


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CARTA DELLA RIVOLTA

CARTA DELLA RIVOLTA 2

Le dimensioni della guerriglia appaiono evidenti in questa carta militare del 1862, nella quale i punti indicano la presenza delle formazioni ribelli. Da notare l'attività a ridosso del confine dello Stato della Chiesa e la completa assenza di guerriglieri in Sicilia. Il rilevamento, effettuato dai servizi informazione dell'esercito piemontese, fu considerato "riservato" al fine di non rendere di dominio pubblico l'enormità della rivolta delle popolazioni meridionali considerata, ancora fino a qualche tempo fa, un "fenomeno isolato di malavita organizzata" e privo di ogni significato politico. Su questa carta furono studiate le zone militari previste nella proclamazione dello stato d'assedio del 25 aprile 1862. 

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FORZE IN CAMPO NEL 1862

ESERCITO PIEMONTESE

GUERRIGLIERI MERIDIONALI 

120.000
uomini, metà della forza nazionale, dislocati dalla Campania alla Sicilia divisi in:
52
Reggimenti di Fanteria;

10
Reggimenti di Granatieri;

5
Reggimenti di Cavalleria;

19
Battaglioni di Bersaglieri;

Inoltre agli uomini dell'Esercito vanno sommati
 7.489 Carabinieri
 83.927 Militi della Guardia Nazionale
In totale le forze impegnate nella repressione della resistenza antiunitaria erano:
211.416
135.000
uomini male armati,
divisi in
488 bande
scoordinate tra di loro e composte ognuna dai
5 ai 900 guerriglieri
Ad essi vanno aggiunti i contadini ed i possidenti terrieri che rifornivano ed informavano gli uomini in armi, le popolazioni che si sono più volte ribellate in massa all'occupazione militare piemontese ed i numerosi parroci dei paesi che operavano quali portalettere tra le famiglie ed i guerriglieri.




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LA CARTA DELLA REPRESSIONE

CARTA DELLA REPRESSIONE

Con la proclamazione dello stato d'assedio, avvenuta il 25 aprile 1862, la  resistenza antiunitaria delle popolazioni meridionali fu dichiarata ufficialmente illegittima, di conseguenza si avviò una repressione politico-militare tra le più spietate della storia moderna. Nel Sud fu schierato il grosso dell'esercito piemontese che nella sua pesante azione repressiva non esitò a violare i più elementari diritti. Torture, processi sommari, carcere, lavori forzati, evacuazioni, fucilazioni di massa, incendi e la distruzione di ben 41 paesi, furono gli effetti di una sporca guerra che vide in campo un intero esercito contro la  popolazioni del Sud Italia. Lo schieramento militare dì occupazione fu diviso  tra i vari comandanti generali, cosi come riportato su questa carta illustrativa dell'esercito piemontese del 1863.

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GUERRIGLIERI ED OPPOSITORI POLITICI UCCISI E
DETENUTI TRA IL 1861 ED IL 1872 GUERRIGLIERI UCCISI 


CADUTI IN COMBATTIMENTO: 154.850
FUCILATI 0 MORTI IN CARCERE: 111.520
TOTALE DELLE PERDITE: 266.370


GUERRIGLIERI CONDANNATI

ALLA DETENZIONE: 328.637
ALL'ERGASTOLO: 10.760
TOTALE DEI DETENUTI: 339.397



GUERRIGLIERI CONDANNATI

DOPO UN PROCESSO: 19.850
SENZA PROCESSO: 479.000
TOTALE DETENUTI POLITICI: 498.850


SOLDATI PIEMONTESI UCCISI TRA IL 1861 ED IL 1872
NELLA REPRESSIONE DELLA GUERRIGLIA

CADUTI IN COMBATTIMENTO: 21.120
MORTI PER MALATTIE 0 PER FERITE: 1.073
DISPERSI 0 DISERTORI: 820
TOTALE DELLE PERDITE: 23.013


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Stemma Borbonico

Da oltre 15 anni, Alessandro Romano, appassionato ricercatore della “storia negata” sta raccogliendo fotografie, documenti civili e militari spesse volte inediti, storie scritte e raccontate contemporanee ai fatti, per realizzare una mostra itinerante che ha raggiunto numerosi paesi del sud e nord Italia. Dibattiti, conferenze e concerti di musiche e canti popolari del tempo sono l’essenza insostituibile di quest’iniziativa che tappa dopo tappa accresce sempre più il proprio patrimonio culturale e documentale. In provincia di Latina ha toccato i comuni di Latina, Gaeta, Monte San Biagio, Sonnino.






 

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