Un documentatissimo giornale controcorrente. Questo è
L’Armonia, quotidiano cattolico fondato e diretto da uno dei
più brillanti e battaglieri preti piemontesi, il teologo Giacomo
Margotti. Giorgno dopo giorno, nonostante intimidazioni, botte,
ingiunzioni di chiusura, don Margotti continua imperterrito a
raccontare la verità. Lo fa con stile vivace, spesso irridendo
la prosopopea liberale, prendendo in giro le menzogne della stampa di
regime italiana e internazionale con scupolosissima attinenza alla
realtà dei fatti.
Don Margotti è particolarmente pungente con l’Inghilterra
e il suo facile moralismo filorivoluzionario. "L’intervento
inglese in Italia è certo e conosciuto" scrive L’Armonia
il 13 settembre 1861. L’Inghilterra è all’opera in
Italia come sistema-paese: ministri e diplomatici, uomini
d’affari, divulgatori di Bibbie e opuscoli protestanti, la Marina
che sorveglia benevola le coste meridionali e, da ultimo, la stampa. A
questa tocca il compito di descrivere, esaltandole, le gesta della
nazione che dopo 15 secoli si ridesta dal sonno cattolico ed entra
nell’orbita protestante e massonica.
In questo contesto rientra una ridicola corrispondenza da Roma comparsa
sul Times del 28 agosto 1861. Il prestigioso quotidiano londinese -
ironizza don Margotti - non si lascia sfuggire l’occasione di
raccontare un fatto scioccante (shocking): la barbara uccisione di un
gatto. Autrice del misfatto: Maria Sofia di Baviera, moglie di
Francesco II, ultima regina di Napoli. Questo il fosco ritratto che il
Times dedica alla giovane regina: "Porta alla sua cintura il suo
terribile revolver, ama far pompa dell’aggiustezza de’ suoi
tiri. L’altro giorno nei giardini del Quirinale prese per
bersaglio un bel gatto della Siria, dal pelo di seta, dalla lunga coda,
deliziantesi ai raggi del sole del mattino; imperocché la Regina
s’alza dal letto alle ore cinque". Ebbene? "La povera bestia si
strigliava, saltava, volteggiava senza la minima diffidenza, allora
quando la Regina mira e fa fuoco".
Don Margotti commente: "Voi potete ammirare la sua [del Times]
onestà, la sua pietà, la sua delicatezza, il suo rispetto
alla donna ed all’infortunio, la sua civiltà, il suo
italianismo. Noi siamo certi che la storia del gatto è inventata
di sana pianta, ma essa ci mostra che cosa sia quel Times, che diceva a
Cialdini di trattare i Napoletani come lupi della foresta, ed è
oggi tutto viscere di compassione pel gatto del Quirinale. Forse i
nostri lettori s’immagineranno che la pietà del Times sia
stata ridestata dalle fucilazioni continue", dai tanti paesi rasi al
suolo, dalle violenze contro il clero! Niente di tutto questo:
"Trentamila Napoletani abbruciati, altrettanti fucilati sono una
bazzecola. Ma un gatto ucciso!".
Gl’inglesi - continua L’Armonia - hanno uno strumento, che
chiamano il fatto a molte corde, con cui staffilano i poveri marinai
fino a squarciarne a brano a brano le carni. Né quei marinai
destano mai la pietà del Times. Ci volle una bestia per
commuoverlo, ci volle il gatto del Quirinale".
La stampa liberale si interessa ai gatti e copre con un velo di pietoso
silenzio la crudeltà efferata che accompagna l’invasione
sarda in Italia meridionale. Per avere una pallida idea di cosa
è successo in questa parte d’Italia al momento
dell’unificazione, leggiamo un bando del generale Ferdinando
Pinelli divulgato nell’autunno del 1860: "Il maggiore generale
comandante le truppe ordina: 1. chiunque sarà colto con armi da
fuoco, coltelli, stili o altre armi qualunque da taglio o da punta, e
non potrà giustificare di esservi autorizzato dalle
autorità costituite, sarà FUCILATO IMMEDIATAMENTE. 2.
Chiunque verrà riconosciuto di avere con parole, con denari o
con altri mezzi eccitato i villici ad insorgere, sarà FUCILATO
IMMEDIATAMENTE. 3. EGUAL PENA sarà applicata a color che con
parole od atti insultassero lo stemma di Savoia, il ritratto del re o
la bandiera nazionale italiana".
Il risultato della liberazione del Regno delle Due Sicilie dai Borbone
è così descritto dalla Civiltà Cattolica
all’inizio del 1861: "Le province in cui non è scoppiata
la reazione, sono abbandonate a se stesse, che è quanto dire
all’anarchia. I ladroni vi campeggiano liberamente, e ciascuno si
guarda come può. Di che avvengono orrori indescrivibili, massime
nell’isola di Sicilia, e gli stessi diari mazziniani ne parlano
con ribrezzo. Nelle province in cui il popolo non ha voluto accettare
la liberà tirannia regalatagli dal non intervento e dalla
prepotenza settaria, vanno scorrendo colonne mobili di milizie
regolari, col solito accompagnamento del giudizio statuario, delle
fucilazioni immediate di 30, 50, e fino a 100 per volta, e della
devastazione di intere borgate. In Napoli stessa non è lecito
dir parola contro la presente oppressione, senza correre pericolo di
violenze inaudite".
La Padania - 1 novembre 2001
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