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Carmine Crocco Donatelli



detenuto n° 2351 PORTOFERRAIO





Sabato 18 giugno 2005 ricorre il centenario della morte del "generale" Carmine Crocco, uno dei principali capi della guerriglia antiunitaria, a proposito della quale il settimanale Focus nel numero in edicola (cfr n. 152, giugno 2005, pag. 72) scrive:

"Il primo atto del regno d'Italia fu una guerra civile".

Crocco morì per atonia senile nel carcere di Portoferraio.


8 giugno 2005 - Web@master



Crocco fu un "brigante crudele e sanguinario"?

Senz'altro i "briganti" commisero atrocità inaudite, ma vediamo le "mammolette” dell'esercito italiano - che avrebbero dovuto reprimere la guerriglia utilizzando le armi della legalità e del diritto del nuovo stato - come si comportarono...


“L’8 maggio del 1863 (la Legge Pica era stata appena promulgata) sir Henry Lennox dichiarò alla Camera dei Lords che sebbene avesse attivamente contribuito all'Unità d'Italia, l'Inghilterra non poteva far finta di ignorare «i delitti che i Savoia stanno commettendo nell'ex Regno delle Due Sicilie».


Quando per protesta si dimise (assieme a Guerrazzi, Saffi, Cairoli) da deputato, Giovanni Nicotera tuonò, in Parlamento: «il governo borbonico aveva per lo meno il gran merito di preservare le nostre vite e le nostre sostanze. È un merito che l'attuale governo non può certo vantare. Le gesta alle quali assistiamo possono essere paragonate a quelle di Tamerlano, Gengis Khan o Attila».


In quanto poi alle teste mozze, legga questo telegramma inviato da un ufficiale piemontese in servizio «antibrigantaggio» al suo diretto superiore: «Catanzaro 13 luglio 1869 - Ill.mo Generale Sacchi, la testa di Palma (nome di battaglia di Domenico Strafaci) mi giunse ieri al giorno verso le sei e mezzo. E una figura piuttosto distinta e somigliante a un fabbricante di birra inglese. La testa l'ho fatta mettere in un vaso di cristallo ripieno di spirito, e chieggio a Lei se vuole che la porti così per farla imbalsamare, non essendo capace nessuno di fare tale operazione. Nel caso affermativo me lo faccia prontamente sapere. Si sono fatte delle fotografie della testa e se riescono bene gliene spedirò un certo numero. Firmato: il Comandante della zona militare Colonnello Milon».


Come vede, questi valenti soldati inviati nel Meridione per riscattarlo dalla bestiale tirannia borbonica portandovi civiltà e cultura, non solo avevano il civile vezzo di decapitare la gente, ma addirittura quello di conservare sotto spirito il macabro trofeo. “ [Cfr. - risposta di Granzotto alla lettera di un lettore de Il Giornale il Giornale  4 gennaio 2002]


... e si dice che tanti documenti siano stati distrutti "nel forno della carta" e tanti altri non siano facilmente accessibili!

18 giugno 2005 - Web@master




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