Ricorrono sovente sui giornali frasi come queste: "Il Nord "pompa" i capitali del Sud!"; "i denari del "cafone" vanno purtroppo a fecondare le industrie protette del Settentrione!". Senza dubbio sono frasi colorite e rappresentativa. Chi le pronuncia, e non demagogicamente, vuole indurre a far notare, con i presupposti ed il bagaglio di conseguenze, una cosa economica: l'indirizzo, dannoso al Mezzogiorno, che piglia il risparmio meridionale. Chi le riceve, e ci fa caso, le piglia sovente in quel senso che poi procura qualche attossicante esclamazione di sterile avversione interregionale. Ed in una valutazione così erronea delle cose, le banche del Nord "pompano" ed il Mezzogiorno si esaurisce nelle sue bizze isteriche, non guadagnandoci certamente nè in serietà nè in benessere.
Dalle generali tendenze economiche (e quindi anche bancarie) del
presente non può attendersi un volontaristico, antieconomico
interessamento pel Mezzogiorno. Anche se domani, però, ragioni
non utilitaristiche indurranno ad avere a cuore potenziali risorse del
Mezzogiorno (e ciò sia anche da credersi sub specie
æternitatis), ogni animo dabbene deve sentire la pochezza
dignitosa della prospettiva, permanendo, altresì, una
sostanziale insufficienza economica.
Il Mezzogiorno deve rivalutarsi economicamente per un serio
movimento etiologico, che ponga mente e s'incorpori, per non essere
utopistico, in aspetti attuali concreti. Impossibilità logiche
non esistono. Son numerose, invece, dannose sovrastrutture di fatto ed
inveterati pregiudizi. Nello scritto che segue (intenzionati a far
opera positiva) cercheremo di esporre un aspetto dell'indirizzo che
crediamo proficuo per un'elevazione dell'economia meridionale.
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La presente diversificazione tra zone di ricerca e di raccolta
del risparmio e di conseguenti investimenti del denaro ripesa sul
concetto psicologico-economico dell'istituto "banca". "La banca
è strumento di intermediazione nel mercato del denaro, che
presuppone, per il suo tecnico funzionamento, valutazioni
utilitaristiche marginali di esse molto differenti, così che si
determini, come in tutte le operazioni di scambio, un accrescimento di
utilità e per chi presta ad essa il denaro (operazioni passive
della banca) e per chi di esso fa richiesta principalmente per scopi
industriali o commerciali (operazioni attive). E la banca trae i suoi
utili nell'appropriarsi, per i servizi che rende, di parte di questa
produzione di utilità".
Utilizzando delle pregevoli considerazioni già fatte, ci pare d'aver sufficientemente stabilito la funzione tipica della banca. Ciò fatto, si spiega come avvenga il "pompaggio" del risparmio meridionale, perché Sud e Nord fungono, sinteticamente, come due categorie di individui a valutazioni molto differenti. Sul terreno economico, non hanno ora torto nè il risparmiatore meridionale né la banca del Nord che pone quaggiù rappresentanze per la bisogna. Il torto ricade su chi, in condizioni mentali adatte, non si ingegna a suggerire gli indirizzi nuovi, più giovevoli, della self-made-country, nella loro storica elasticità; e ciò nella prospettiva finale di un più serio affiatamento unitario.
Anzitutto, in che cosa differisce, oltre che in una minore
familiarità con le operazioni creditizie, l'evoluzione bancaria
del Sud rispetto a quella del Nord?; in questo: nel Nord la banca
s'è da tempo "impersonalizzata"; si pon mente al fatto
obbiettivo dell'intermediazione. Nel Mezzogiorno, ed in ultima analisi,
è una banca che si piglia faticosamente la fiducia del pubblico.
Ne segue che quando un disastro bancario come quello della Banca di
Sconto si abbatte sulla Nazione, il danneggiato del Nord lo riguarda
come disastro di una banca e francheggia ancora la funzione
dell'intermediazione creditizia; quello del Sud, invece, col crollo di
quella banca, nel più benevolo dei casi, circonda di molte,
sospettose diffidenze la tecnica bancaria. Ordinariamente, però,
è un ritrarsi da qualsiasi contatto con le banche, verso le
quali si concepisce l'odio dei vigliaccamente traditi. Anche il Nord
sente, è vero, le conseguenze del crollo di una grande banca. Ma
oltre i grandi benefizi collettivi di cui esso solamente ha goduto,
vive, ancora, le varie fasi della vita dell'istituto, cosicchè
un disastro, oltre che essere obbiettivamente pensato tra i "casi"
sfortunati della pratica bancaria, è sminuito, praticamente, da
un certo presentirne la vicinanza. Nel Mezzogiorno, invece, il
risparmiatore è ciecamente fiducioso, né s'intende
troppo, poveretto, delle... malizie figurative. Un mio amico
incappò nel disastro della Disconto per un notevole deposito
fatto nell'ultimo mese di vita che essa ebbe, e fu perciò pagato
in moneta di liquidazione. Provatevi a consigliargli, al presente,
fiducia negli ordinamenti degli istituti liberi, e sentirete che
giudizi lusinghieri! E, come quest'amico appartiene alla classe
cittadina, cercate di por mente e di immaginarvi le conseguenze in
rispetto ai possidenti rurali. C'è da ricordarsi della
mentalità della tesaurizzazione "domestica", nel pensare al
fanatico ritrarsi psicologico di costoro dalla pratica bancaria,
così faticosamente raggiunta.
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Le banche regionali, perciò, accanto alla funzione loro
propria, ne hanno un'altra grandissima e specifica, nel Mezzogiorno
d'Italia. Si tratta, come méta finale, di creare, attraverso
un'attiva acquisizione spirituale, la fruttuosa coscienza della banca
moderna. Questo, per quel che presuppone e procura, è come dire
rivoluzione economica del Mezzogiorno. (Il lettore ben capirà
che qui parliamo per sintesi, e cerchiamo di vedere il fenomeno nelle
sue linee generali). Solo in questo modo sarà possibile
realizzare i miglioramenti agrari ed agrario-fondiari dei quali ora si
parla infondatamente.
Questa sensazione di possibile rinnovamento deve preoccupare ugualmente due ceti direttivi:
1.) chi nel Mezzogiorno è alla testa degli istituti
bancari regionali - nel senso di renderli cauti (per le ampliate,
pregiudizievoli ripercussioni annullatrici) nel tentare operazioni poco
men che sicure, e di promuovere con premuroso interessamento tutti quei
provvedimenti che valgano ad agevolare il pubblico, facendolo accostare
alla vita bancaria, e perciò debbono pure meglio mostrare, e ne
saran giustamente favoriti, la "poesia", prima ancor che la positiva
garanzia, che è nella raccolta e nel reimpiego locale del
denaro; - 2.) chi per l'elevazione del Mezzogiorno vuol fare opera
concreta di contributo, cercando di agevolare il còmpito alle
banche regionali, e sorvegliandole contemporaneamente, per far
sì che non abbiano ad abusare del credito morale che d'altra
parte, è loro consentito per un interesse superiore, veramente
nazionale.
Nella realtà non disperiamo. In tempi in cui un serio
istituto regionalistico, il Credito Meridionale, pur lottando in un
ambiente che è ancora diffidente per la triste esperienza della
Disconto, riesce a far bene ed a prosperare, guadagnandosi
progressivamente la maggior fiducia del pubblico, è a credersi
che agendo secondo le preoccupazioni sopra dette, chi voglia far azione
meridionale non sciuperebbe la sua attività, confortandolo della
sua fiducia, e vagheggiandolo alla testa di una fitta rete di robusti
istituti locali, in un Mezzogiorno che ha alfine trovato e valutato
sè stesso, organizzandosi, storicamente, ad unità
produttiva.
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Riassumiamo le nostre note: esistono al presente banche
meridionali: quel che è da creare è l'adesione
psicologica alla "banca regionale". Quando questo, per una più
sana comprensione del Mezzogiorno e dei suoi bisogni, sarà, sul
terreno concreto si avrà: 1.) risparmio meravigliosamente
favorevole per le operazioni a miglioramenti agricoli; 2.) ancora,
risparmi atti a favorire un industrialesimo della produzione terriera;
ossia il clima per la elevazione economica meridionale.
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