La memoria cancellata emerge dal passato grazie alla passione di tanti meridionali che pongono il loro tempo e le loro energie per sentirsi uomini e non dei quaquaraqua. E solo chi riconosce il proprio passato riacquista la dignità: gli altri sono destinati ad essere servi dei padroni di turno.
Ringraziamo l’amico Franco da Gioiosa Jonica, che ci ha segnalato questo episodio a noi sconosciuto riguardante l'incendio - nel 1861 - del paese di Belvedere Spinello, oggi facente parte della provincia di Krotone. Un episodio riportato alla luce dal farmacista dott. Salvatore Scaramuzzino, appassionato studioso della storia della Calabria e in particolare della storia di Belvedere Spinello
Esiste una storia nascosta - quella che riguarda l'opposizione al nuovo regime piemontese - fatta di morti e di persecuzioni violente che aspetta di essere indagata.
E' una storia di cui non ci dobbiamo vergognare: è la storia del Regno delle Due Sicilie, un regno che la “modernità” sabauda ha spazzato via togliendo ai suoi nove milioni di abitanti tutto ciò che essi possedevano,anche la memoria di se stessi come popolo.
Domenica 13 luglio con una messa nella chiesa S.S. Salvatore di Spinello sono stati ricordati gli avvenimenti della notte del 12 luglio 1861 a Belvedere Spinello, quando in conseguenza dei violenti scontri tra la popolazione e i bersaglieri piemontesi, quest’ultimi diedero fuoco al paese. Successivamente è stata resa devozione alla Madonna della Scala, che in quella notte di terrore e angoscia garantì la salvezza alla popolazione che si era rifugiata nel Santuario. La lodevole iniziativa è stata fortemente voluta e proposta dal farmacista dott. Salvatore Scaramuzzino, appassionato studioso della storia della Calabria e in particolare della storia di Belvedere Spinello, delle sue tradizioni, della sua evoluzione socio-economica e storica. Il suo intento è stato quello di portare all’attenzione di tutta la popolazione, in particolare dei giovani, il significato del sacrificio dei nostri antenati per difendere il paese dagli “stranieri”, e il rapporto d’amore e di devozione alla Madonna della Scala, nato in un frangente tanto drammatico e che tutt’ora rappresenta il rifugio sicuro di ogni belvederese che senta il bisogno di “chiedere” o “ringraziare” nei momenti più significativi ed emozionali della propria vita.
Il dott. Scaramuzzino racconta i fatti che accaddero quel 12
luglio del 1861, dopo essersi scientificamente documentato su testi
storici, testimonianze scritte e orali (ancora oggi qualche anziano
ricorda il racconto dei propri avi), su documenti comunali e
parrocchiali. “I bersaglieri di stanza nella vicina Caccuri,
erano stati informati della presenza di un gruppo di briganti che
dimoravano nel palazzo che sorgeva a Spinello al centro del borgo e che
apparteneva al Principe Ercole Giannuzzi Savelli, di fede borbonica. I
bersaglieri vennero numerosi ad occupare il paese, e si trovarono di
fronte dei contadini armati solo della loro miseria, di qualche bastone
e dal grande desiderio di difendere le loro povere case e il loro
paese. Gli scontri, iniziati in località
“Gipso”, proseguirono fin dentro il paese. I
“piemontesi”, così erano chiamati dalla
popolazione i bersaglieri, alludendo alla loro terra
d’origine, ignari del processo di
“piemontesizzazione” del sud iniziato subito dopo
l’Unità d’Italia, diedero fuoco al
paese, iniziando dal palazzo del Principe. Il borgo di Spinello
andò completamente distrutto dal fuoco, a sera le fiamme
visibili dai paesi limitrofi, destarono profondo sconcerto ed emozione
e si pensava che si sarebbe pianto un considerevole numero di morti.
Fortunatamente non fu così, in quanto solo poche persone
persero la vita, di esse troviamo traccia nel libro dei deceduti della
Parrocchia. Nella memoria degli “spinellesi” il
ricordo di questo avvenimento era talmente vivo, che da
allora datano i fatti con “prima 'u
vrusciu” e “dopo 'u vruscio”.
L’incendio volle essere un esempio per tutti coloro che nel
crotonese nutrivano sentimenti filoborbonici ed antipiemontesi. Per
fuggire dal paese assediato e in fiamme, la popolazione, in preda al
panico ed alla disperazione, attraverso un sentiero che correva lungo
il dirupo, si era rifugiato nel Santuario della Madonna della Scala e
fu risparmiata”. La speranza del dott. Scaramuzzino
è di vedere un giorno nella piazza di Spinello davanti al
palazzo del Principe, giovani calabresi e piemontesi stringersi la mano
nel celebrare il ricordo di quegli avvenimenti, testimoniati ancora
oggi da alcuni fabbricati antichi, che portano i segni di
quell’incendio. Domenica 13, dopo la S.S. Messa celebrata a
Spinello dal parroco Don Francesco De Simone, per ringraziare la
Madonna dell’aiuto elargito alla popolazione, ci si
è recati al Santuario per renderle omaggio con la speranza
che quel patto di fede e di amore venga rinnovato per le future
generazioni.
Il parroco, con un breve discorso, ha voluto ricordare il sacrificio di
coloro che persero la vita in quell’occasione, e la profonda
devozione della popolazione verso la Madonna della Scala,
“che è la nostra “Mamma”,
pronta ad aiutarci nei momenti di bisogno e in quelli più
difficili, e il Santuario il luogo di culto dove rifugiarsi quando ne
sentiamo il bisogno” ha affermato Don Francesco. Ai fedeli
presenti, ha ricordato che in questi giorni, ad opera della
Comunità dei belvederesi d’America, a Glen Cove
(New York), come tutti gli anni, si terranno i festeggiamenti in onore
della Madonna della Scala. Alla manifestazione oltre ad un gruppo
nutrito di fedeli e curiosi, erano presenti, l’assessore ai
servizi sociali Giuseppina Comodo, in rappresentanza
dell’Amministrazione Comunale; Salvatore Macrì e
Giuseppe Gaudio del Comitato Pro-Santuario, che hanno dato appuntamento
al 12 agosto per l’inaugurazione delle opere realizzate nel
Parco circostante il Santuario (sarà presente S.E. Mons.
Andrea Mugione, vescovo di Crotone-Santa Severina), e il prof. Giuseppe
Ienopoli dell’Istituto comprensivo di Belvedere
Spinello. Un triste evento quello di 142 anni fa, che non
produce rancore e risentimento, ma vanno comunque ricordati quegli
uomini che si batterono, con orgoglio e dignità alla difesa
della propria famiglia, della casa, del paese.
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