Caro Cap.
Alessandro Romano,
vorrei che tu diramassi quanto segue in merito alla conferenza del 31/01/2005 tenutasi a Foggia
su "Questione Meridionale e Brigantaggio" ed, in particolare,
all'intervento del Prof. Nicola D'Apolito. E' semplicemente
una considerazione del tutto personale, frutto di intuizioni, di altri
interventi in altre conferenze, di altri convegni.
Dopo il 1860 il
termine "brigante" era riferito a tutti coloro che non collaboravano
con l'esercito d'invasione piemontese. Tale esercito, forte di una
presenza di 125.000 soldati (è stato detto
che un simile quantitativo di soldati è stato riscontrato in
Vietnam con gli americani) non riusciva
a garantire lo stato d'assedio, il dominio sociale, politico
ed economico dell'intera Nazione delle Due Sicilie.
Pertanto i piemontesi dovettero chiedere la collaborazione degli
ex feudatari meridionali elargendo loro in cambio i terreni
demaniali, quelli concessi in uso civico da secoli ai contadini
nullatenenti dal Governo borbonico. Tali signori, da nobili feudatari,
divennero i liberali latifondisti padroni della ricchezza e del potere
locale.
Altro supporto, altra collaborazione allo stato d'invasione
piemontese, arrivò dalla liberazione dalle carceri di tutti
coloro che erano stati condannati dal Governo borbonico per reati
politici violenti. La maggior parte di essi furono destinati ad
ingrossare le fila delle guardie nazionali per il controllo del
territorio.
In una tale situazione la guerra civile fu inevitabile e,
comunque, un pretesto degli invasori per fiaccare ogni ulteriore
resistenza ed ogni possibile concorrenza economica e commerciale.
Le trame ordite dai latifondisti e dalle guardie nazionali, anche a
livello politico, erano fitte in quanto godevano delle protezioni
piemontesi.
L'unità d'Italia non ostacolò, anzi utilizzò
queste "società" di veri e propri criminali per
rafforzarsi consentendo loro di continuare a tessere i loro loschi
"affari" fino ai giorni nostri.
Società che tramandandosi da ben 140 anni il controllo del
territorio e delle finanze, non hanno fatto altro che perpetrare il
soffocamento dell'economia del Sud di un'Italia tuttora
piemontesizzata, aggiungendo alle tasse il "pizzo".
Un'occupazione militare messa in atto due stati (uno legalitario e
l'altro mafioso) al solo vantaggio economico di un terzo stato: il
Nord.
Oggi al Sud non si sa bene quanto dello stato legale sia legittimo: la mancanza di infrastrutture, di
imprese, di banche non creano nè ricchezza nè
indotto e la gente continua a fuggire. La disperazione
insegna: è meglio trovarsi con un nemico al Nord e non con
due nemici al Sud.
Considerazioni e
pareri di un cittadino di quest'Italia del 2005