Per non far torto a nessuno e per non ledere i diritti degli autori delle opere, riportiamo poche righe tratte dalla prima pagina (in questo caso alcune righe tra le pag. 66-67) di ogni testo, per invogliarvi allo studio personale degli argomenti.
Ringraziamo la nostra consorte per averci regalato questo interessante testo di Angelo Del Boca - Italiani, brava gente? -, universalmente considerato il maggior storico del colonialismo italiano.
Ieri sera durante la cerimonia di apertura dei giochi olimpici a Torino, un giornalista ha citato Fenestrelle come una delle porte verso l'Italia.
Quanti italiani sanno che nel Forte di Fenestrelle - definito lager anche da Del Boca - perirono centinaia di soldati borbonici?
E fra questi "Quanti?" possiamo mettere anche ricercatori, storici, professori dell'università, giornalisti, insegnanti!
Francesco Proto, duca di Maddaloni, nel suo intervento in Parlamento del 20 novembre 1861, parla di «ventimila uomini spenti, quali nella lotta, quali fucilati perché prigionieri o sospetti od ingiustamente accusati» 24. Se non conosciamo l'esatto numero dei morti, conosciamo invece quello dei prigionieri e il loro infelice destino.
Definiti "sbandati", perché si erano rifiutati di entrare a far
parte dell'esercito nazionale, furono deportati, in oltre 10.000, al
Nord, in carri bestiame, e smistati in varie località: Genova,
Alessandria, Bergamo. Per i più riottosi si aprirono le porte
del forte di San Maurizio Canavese, del Castello Sforzesco di Milano e
del forte di Fenestrelle, un autentico campo di repressione. Riferisce
Gigi Di Fiore descrivendo il forte di Fenestrelle:
Non era un bell'inizio, per l'Italia, questo processo di unificazione,
che si attuava con plebisciti farsa, con annessioni forzate che
violavano ogni norma del diritto internazionale, con l'istituzione di
campi di concentramento, con la pacificazione del Meridione realizzata
con lo stato d'assedio permanente, i tribunali militari, le fucilazioni
sommarie. «Eppure» ricorda Di Fiore «c'è chi
continua a parlare di "italiani buoni" venuti dal Nord a liberare i
"fratelli del Sud" vessati dallo straniero»
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