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La tesi del sottosviluppo
‘originario’ del Sud
Il problema dei sottosviluppo meridionale è stato ampiamente
affrontato, in questi ultimi anni, da vari punti di vista. Alcuni testi
in particolare (1) hanno finalmente cominciato a sfatare la leggenda di
un Sud immobile, economicamente e socialmente arretrato già al
momento dell'unificazione nazionale.
li carattere semi‑feudale dei Sud rispetto a un Nord capitalisticamente
evoluto, è sempre stato il punto di partenza di tutte le analisi
(marxiste e non) sul meridione. Da qui è partita ogni proposta
politica. Il Sud del 1860 viene ancora comunemente descritto come una
società arcaica, pre‑capitalistica.
Si parla di grande proprietà terriera tipicamente feudale, di
contadini contrapposti al proletariato agricolo proprio di zone rurali
(la valle padana) in piena trasformazione capitalistica. In
realtà verso il 1860 nel Mezzogiorno non esiste già
più il "feudo", si ha invece un processo di concentrazione delle
terre tipicamente borghese (2) e il rapporto salariale è
fortemente presente nelle campagne (3).
Anche per quanto riguarda l'industrializzazione non vi è una
grande differenza né qualitativa né quantitativa
rispetto al Nord.
Il processo (violento) di unificazione non segna dunque rinnestarsi di
un nuovo ‑sistema economico su vecchie strutture inadeguate che non
reggono all'urto, disgregandosi. Con l’unità d'Italia ha inizio
invece quel processo di sviluppo ineguale che è la vera condanna
dell'ex‑regno borbonico.
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L'unità
d'Italia:
guerra contadina e nascita del sottosviluppo del Sud Maria Rosa Cutrufelli Bertani Editore, Verona |
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