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Per non far torto a nessuno e per non ledere i diritti degli autori delle opere, riportiamo poche righe, in genere tratte dalla prima pagina di ogni testo - in questo caso dalla introduzione dello stesso Martucci -, per invogliarvi allo studio personale degli argomenti.

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L'INVENZIONE DELL'ITALIA UNITA

Roberto Martucci

Altre sono state le responsabilità di Cavour; oso richiamarle con la consapevolezza di muovere dei rilievi al maggiore statista espresso dal nostro paese dall'unità ad oggi. Carico dei pregiudizi della sua epoca, Cavour ha guardato con occhio coloniale alla plurisecolare realtà del Due Sicilie. Il fastidio, l'irritazione, l'incomprensione nei confronti degli abitanti di uno Stato dall'esistenza quasi millenaria che ci si accingeva a liquidare con l'assenso franco-britannico, emergono continuamente dai volumi del Carteggio dedicati alla Liberazione del Mezzogiorno e sono stati di recente analizzati dallo storico americano Nelson Moe nel saggio Altro che Italia! Il Sud dei piemontesi (1860-61).

Agli esuli liberali napoletani e siciliani, emigrati e ambientatisi a Torino dopo il fallimento del Quarantotto costituzionale a Napoli e Palermo, spetta una rilevante parte di responsabilità nell'aver fatto circolare l'idea che uno Stato meridionale corrotto, abitato da individui imbelli e oziosi, richiedesse una profilassi militare per modernizzarsi. Giuseppe La Farina, dopo aver contribuito in modo significativo alla riuscita dell'impresa dei Mille, si limitò a escludere categoricamènte un suo ritorno a Messina, dove pure aveva affetti consolidati pianti nel lungo esilio; Giuseppe Massari fece anche di peggio, giudicando una grande capitale come Napoli «funesta all'Italia» e marchiando con un giudizio severissimo la patria d'origine, come ebbe a scrivere mentre l'iniziativa garibaldina era in pieno svolgimento:

Oh! quella Napoli come è funesta all'Italia! paese corrotto, vile, sprovvisto di quella virtù ferma che contrassegna il Piemonte, di quel senno invitto che distingue l'Italia centrale e Toscana in ispecie. Creda a me; Napoli è peggio di Milano!.

Resta da aggiungere che l'Italia di oggi, con la sua endemica crisi politica, paga lo scotto delle modalità affrettate di costruzione dello Stato unitario. Giuseppe Ferrari e Carlo Cattaneo avevano pensato che il pluralismo statale italiano potesse naturalmente portare a uno sbocco federale. Dieci anni più tardi, nel 1870, Bismarck avrebbe realizzato in tal modo il suo impero federale tedesco, con il Kaiser imperatore di re federati, sovrani di Stati - pressappoco gli attuali Laender - che conservavano i rispettivi governi e parlamenti. Nel 1860-1861 una soluzione analoga e non necessariamente repubblicana, come avrebbe dimostrato il percorso tedesco, poteva essere sperimentata, lasciando alla Casa Savoia un posto di assoluta preminenza nell' edificio istituzionale pan-italiano. Durante la crisi d'indipendenza, per qualche tempo, furono anche discusse le due subordinate della permanenza delle Luogotenenze regionali sperimentate dopo l'unità o, in alternativa, dell'ascesa ai troni di Napoli, Palermo, Firenze di prìncipi cadetti di Casa Savoia, accomunati da moneta, commercio e politica estera.

Si volle invece fingere che le differenze politico-istituzionali non fossero mai esistite o avessero avuto natura eminentemente artificiale. Fu così che vennero impostati i rapporti centro-periferia; fu così che nacque l'Italia dei municipi dimezzati, privi della possibilità di eleggere i propri sindaci nel primo trentennio unitario. Fu così che a uno Stato non compiutamente nazionalizzato venne imposto un abito istituzionale, quello del suffragio censitario, preso in prestito dalla Francia della Monarchia di Luglio che, viceversa, beneficiava di un retroterra unitario di parecchi secoli. li problema del suffragio universale, talora evocato caoticamente, è tutto n. Non lo si volle adottare per miope presunzione, non già perché si temesse che dal voto contadino potesse venir fuori un mondo alla rovescia con nuove élites legittimate a caso.


1 Giuseppe Massari a Donna Ghita Collegno, [Torino] 23 agosto 1860, in La liberazione del Mezzogiorno e la formazione del Regno d'Italia, voI. Il (agosto-settembre 1860), Bologna, Zanichelli, 1962, p. 137 nota 1.


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L'invenzione dell'Italia unita. 1855-1864 Martucci Roberto

L'invenzione
dell'Italia unita.
1855-1864


Roberto Martucci


Sansoni 1999 - 2007



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