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https://www.larticolo.it - Giovedì, 21 Ottobre


Come si esce dal labirinto del decreto 56
Dopo anni di polemiche e annunci il Governo non ha ancora deciso come intervenire

di Pierluigi Boda

Se il decreto 56 fosse immediatamente bloccato, cosa potrebbe succedere? Quali sono gli strumenti con cui intervenire per riportare il sistema dei trasferimenti di risorse a livelli accettabili di equità ed efficienza? A queste domande risponderà la riunione convocata oggi dal presidente della Regione Campania Antonio Bassolino. La proposta del governatore si fonda sui risultati del lavoro svolto dalla Commissione di studio sul federalismo fiscale presieduta da Adriano Giannola, composta da Gaetano Stornaiuolo, Franca Moro, Riccardo Padovani e Federico Pica.


Così, mentre a livello nazionale dopo mesi di annunci e polemiche il decreto legislativo 56 sul federalismo fiscale resta uno dei punti più controversi nel rapporto tra Governo e regioni, a Napoli si prova oggi a fare chiarezza. Per prima cosa sull’impatto effettivo dell’applicazione del decreto sui bilanci regionali, con proiezioni aggiornate. In secondo luogo indicando meccanismi alternativi alla ripartizione delle risorse basata sulla ricchezza presunta.


Nella infelice vicenda del 56/2000 si sono sommate difficoltà tecniche ed errori politici, specialmente nella fase di attuazione, in parte dovuti anche al cambiamento di Governo. Al di là delle valutazioni sulla logica di intervento del decreto, diverse analisi condotte sui calcoli delle risorse concordano nel sottolineare come le stime del fabbisogno sanitario elaborate dal ministero della Salute per le Regioni del Mezzogiorno si siano tenute su valori nettamente inferiori rispetto a quelli indicati per le regioni del Nord. Uno squilibrio che avrebbe potuto presentarsi anche in presenza di un diverso sistema di redistribuzione, basato sui criteri di fabbisogno, pregiudicandone comunque l’efficacia.


Alla luce di queste considerazioni alcuni analisti hanno interpretato la linea di contrapposizione seguita negli ultimi anni dalle Regioni del Sud come un tentativo di restituire un ruolo centrale allo Stato nel predeterminare la disponibilità di risorse di ciascuna regione. Una logica giudicata in disaccordo con la tendenza a una crescente autonomia impositiva nelle istituzioni locali.


Le ultime settimane hanno comunque visto convergere diverse voci verso un intervento di sospensione del decreto, accompagnato da un adeguamento dei meccanismi di perequazione. Dopo i consensi verso le dichiarazioni rilasciate a “Il Mattino” dal presidente dell’Alta commissione per il federalismo fiscale, Giuseppe Vitaletti, sembra esserci spazio per un’intesa che porti verso un modello fondato su costi standard e interventi di perequazione al 100%. Una soluzione che trova d’accordo Raffaele Fitto, presidente della Regione Puglia, che molti qui ritengono un parvenu della protesta contro il dlgs 56. Un clima di concordia di cui per ora nessuno, nella classe politica meridionale, si fida fino in fondo. Persino il governatore pugliese, nonostante le numerose rassicurazioni ricevute da diversi ministri della Casa delle Libertà, continua a portare avanti la sua petizione popolare contro l’applicazione del decreto (non si sa mai...).


La rapidità dell’intervento per sospendere il “decreto antisud” sarà certo condizionata dai rapporti di forza tra Lega e An. Di certo con i cantieri delle riforme e della Finanziaria aperti, la decisione si presta in modo ideale alle negoziazioni interne alla maggioranza. Negoziazioni che ieri hanno portato all’imprevedibile risultato di una Lega Nord che richiedeva a gran voce il blocco delle addizionali locali temendo che gli sgravi fiscali del Governo vengano neutralizzati da nuove imposte regionali o comunali.


Dopo la sbornia post - appovazione delle riforme alla Camera, il federalismo fiscale si riconferma il nodo cruciale da sciogliere. Si sono dati tre anni di tempo, speriamo che sul dgls 56 riescano a concludere qualcosa prima.


Giovedì, 21 Ottobre






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