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Venerdì, 22 Ottobre
Fronte campano contro il decreto anti-Sud
Bassolino: Il
Governo non attenda la decisione della Corte
Costituzionale per intervenire
di Pierluigi
Boda
Napoli. È una battaglia che va
avanti da tre anni e mezzo. Da quando la Regione Campania
istituì una Commissione di studi per capire l’impatto del
decreto legislativo sul federalismo fiscale emanato dal governo di
centrosinistra. Era il settembre 2000. Da allora l’iniziativa del
presidente Antonio Bassolino contro il provvedimento che - in un
settore cruciale come la Sanità - diminuisce i trasferimenti
statali alle regioni più povere e li aumenta a quelle più
ricche non si è mai fermata.
Nel 2001 e nel 2002 si è tentato di mettere in guardia il
Governo con rapporti dettagliati sugli effetti del decreto. La
Commissione ha elaborato una
Proposta di revisione del dlgs 56/2000
accompagnata da alcune
ipotesi di applicazione del federalismo
fiscale in base all’art.119, richiedendo interventi urgenti per
risolvere il problema, fino ad arrivare al ricorso presentato dalla
Regione alla Corte Costituzionale nel settembre 2003. Un rilievo basato
sul contrasto con il principio costituzionale che impegna lo Stato a
garantire ai cittadini il diritto alla salute.
In questi tre anni diversi esponenti del Governo di centrodestra si
sono impegnati a modificare il decreto. Tutti d’accordo sullo sbaglio
del centrosinistra. Tutti convinti sostenitori della necessità
di una sospensione e di una modifica dei criteri di ripartizione delle
risorse per le regioni. Ma in pratica nessuno nell’esecutivo è
riuscito a fermare un meccanismo che sta creando indiscussi vantaggi
per le regioni del centro nord.
Il cuore del problema è la scelta dei criteri per determinare il
contributo statale alle spese delle Regioni. Che attualmente contano su
tre tipologie di finanziamenti: entrate proprie (tasse regionali ecc.),
compartecipazione al gettito Iva, risorse assegnate dal Fondo
Perequativo, istituito presso lo Stato centrale con l’obiettivo di
evitare divari tra le aree del Paese nel garantire i servizi ritenuti
fondamentali. Con il dgls 56 i meccanismi utilizzati per individuare il
fabbisogno di ciascuna regione hanno portato a risultati sbilanciati a
sfavore delle regioni meridionali, sommando logiche errate a errori
tecnici legati alle formule. Non solo: il decreto stabilisce che lo
Stato, con il Fondo Perequativo, può coprire al massimo il 90%
del divario tra il fabbisogno e la somma delle entrate regionali e
della compartecipazione al gettito. Quel dieci per cento, insomma,
è perso. Queste due criticità stanno provocando perdite
durissime per i bilanci sanitari del Mezzogiorno. La Commissione ha
calcolato che in cinque anni (fino al 2007), rispetto ai totali
calcolati sulla spesa storica, il danno ammonta a 721 milioni.
Oggi il decreto 56 appare un grave errore. Ma l’obiettivo era di
responsabilizzare maggiormente i governi regionali, premiando i
virtuosi, ponendo freno agli sprechi. Lo ha rivendicato l’assessore
regionale lombardo Romano Colozzi, schierandosi apertamente contro la
sospensione: «Il 56/2000 è stato pensato per alleggerire
in piccola parte e in 12 anni la punizione che le leggi vigenti hanno
inflitto alle amministrazioni più attente alla gestione della
spesa. Non un meccanismo per togliere al Sud, dunque, ma la
restituzione, seppur in minima parte, di risorse che le Regioni
più virtuose hanno meritato di avere. Adesso si sta cercando
addirittura di bloccare il 56/2000 azzerando un timido tentativo di
giustizia fiscale. Questo è inaccettabile. Se il 56/2000 fosse
bloccato, molte Regioni subirebbero ulteriori penalizzazioni per quasi
9 miliardi di euro».
Di tutt’altro avviso il governatore campano e con lui i colleghi
meridionali. La tesi è che intervenire sulla spesa sanitaria
penalizzando chi è in difficoltà è semplicemente
anticostituzionale. Bassolino ieri, durante una conferenza stampa
appositamente convocata, ha rivendicato la coerenza della linea seguita
dalla Regione e ha auspicato un intervento dell’esecutivo: «Il
rischio è che si ripeta quanto accaduto per la Tremonti Bis.
Abbiamo segnalato in ogni modo al Governo l’incompatibilità con
la normativa comunitaria sugli aiuti di Stato. Hanno tirato dritto fino
allo stop di Bruxelles. Ora gli imprenditori che hanno avuto incentivi
illegittimi dovranno restituirli. Ci auguriamo che sul dgls 56 non
sarà necessaria la decisione del Tar e della Corte
Costituzionale per far intervenire l’esecutivo. Anche perchè per
le Regioni che hanno avuto risorse in eccesso sarà un problema
grave restituirle».
Dal Governo giungono segnali piuttosto chiari: da una parte l’Alta
Commissione nominata da Palazzo Chigi non concluderà i lavori
prima di Pasqua. Dall’altra si è deciso di congelare 235 milioni
di euro su 722 previsti per la Campania per l’anno 2002 - applicando il
56/2000 - giustificando la decisione con i ricorsi presentati dalle
regioni contro il decreto. Una scelta che secondo Bassolino «ha
lo sgradevole di una pressione indebita».
Venerdì, 22 Ottobre