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Fonte:
https://www.ilportaledelsud.org/

il decreto legislativo 56/2000, meglio conosciuto come "legge anti-sud"

di Alfonso Grasso

La legge anti-sud fu varata dal precedente governo di centro-sinistra. Contiene le linee giuda del federalismo fiscale, strumento estremamente penalizzante per le Regioni del Sud che hanno un reddito pro-capite metà del Nord, e addirittura devastante per le Regioni piccole che non possiedono una sufficiente "massa critica" di contribuenti.

Assistenzialismo e clientelismo non vengono naturalmente scalfiti (seguono altre strade, principalmente quella previdenziale), in quanto servono ai partiti. Sono invece penalizzati gli investimenti, cioè la realizzazione di strade, acquedotti, ospedali ... in poche parole, il d.l. 56 incide (negativamente) sullo sviluppo.

Fu una stolta iniziativa del passato governo che, proprio per errori di questo tipo ha perso l'elezione del 2001, nonostante avesse riportato pulizia nell'economia, da consentirci di partecipare all'Euro e di avere tasse restituite. Il piano era evidentemente quello di "agganciare" la Lega, ritenuta importante sia da D'Alema che da Berlusconi. I fatti poi diedero torto a tale supposizione e la Lega non superò neanche lo "sbarramento" del 4%. Ancora adesso, nelle suppletive 2004, è risultata una forza in declino, che perde nel collegio "sicuro" di Milano, e che ha il capo carismatico fuori giuoco.

La legge 56 sarebbe rimasta lettera morta: anche il centro-destra si era impegnato ad abrogarla.

Invece, il Berlusconi che fa e disfà, che mette a posto tutti i suoi problemi con la giustizia e con il fisco, non solo non abroga, ma da corso ai decreti attuativi e rende operativa la legge (cosa, d'altra parte aspettarsi uno che nomina, per esempio, ministro del lavoro un antimeridionale? Chi può pensare che Maroni abbia a cuore i disoccupati del Sud, 3-4 volte di più del Nord?)

Tra l'indifferenza dei moltissimi "neo/vetero-meridionalisti" che, a giudicare dagli scritti pervenutici, manco sanno di cosa stiamo qui trattando, Bassolino ha impugnato la legge dinnanzi alla Consulta ed al Tar, spalleggiato da altri governatori del Sud, perfino da Fitto (almeno nei momenti in cui Berlusconi non lo guarda!). D'altronde i migliori giuristi hanno già classificato la legge 56/2000 come "incostituzionale", perchè lede i diritti fondamentali del cittadino (salute, istruzione ecc.).

Il governo.Berlusconi non solo ha attuato la legge, ma si è ora costituito in giudizio contro il ricorso alla Corte Costituzionale della Campania!

Noi riteniamo che si possa essere di destra o sinistra, borbonici o sabaudi, giacobini o liberisti, militanti o meno, ecc. ecc., ma è impensabile non affiancare e supportare le azioni in difesa del Sud, come questa della Regione Campania. Per quanto ci riguarda, misureremo su questi comportamenti pratici la serietà, la disponibilità e  il senso civico di chi si vorrà proporre come portatore di nuove idee politiche per il Sud

Per i "retinenti", vi sarebbe una sola spiegazione: che, al di là di slogan da segnale stradale tipo "né destra né sinistra", o da ragazzo di famiglia tipo "voglio la mia indipendenza", vi è il nulla, o al più la condiscendenza.

Riportiamo alcune dichiarazioni della Regione, che dimostrano l'enorme importanza della posto in gioco per il futuro del Sud.

novembre 2004 - Dichiarazione del presidente Bassolino:

"Sul decreto 56 il Governo sembra essere in piena confusione. Alla fine del Consiglio dei ministri, si era parlato di un gruppo di lavoro che avrebbe studiato una soluzione. Oggi il sottosegretario Vegas afferma che la questione sarà discussa nell'Alta commissione sul federalismo fiscale, ma poi il ministro La Loggia precisa che si sta lavorando "alla sospensione degli effetti del decreto e che i fondi saranno distribuiti limitatamente al primo semestre, in modo da permettere le modifiche necessarie", sempre "secondo i criteri che verranno messi a punto dall'Alta commissione".

Prima di tutto è assurdo che su una materia di tale importanza nessuno del Governo senta l'obbligo di aprire un confronto con le Regioni, le più interessate alle modifiche del decreto. In secondo luogo, l'idea paventata dal ministro La Loggia di sospendere il decreto dimezzando i fondi del riparto è sbagliata ed inaccettabile. Niente vieta di trasferire i fondi assegnati in base al riparto già deciso. Qualora poi fossero accolti i ricorsi presentati dalla Campania e da altre regioni meridionali, il Governo potrà intervenire attribuendo la parte di perequazione che a quel punto spetterà alle Regioni.

Ribadisco tutte le giuste motivazioni che ci hanno portato a presentare il ricorso. Si ripartiscano i fondi così come deciso e successivamente si facciano le modifiche che abbiamo richiesto."

8 ottobre 2004 - Dichiarazione del presidente Bassolino:

"Il Consiglio dei Ministri di oggi ha deciso di costituirsi in giudizio davanti alla Corte Costituzionale contro il ricorso presentato dalla Regione Campania sul decreto legislativo 56 del 2000.

E' una decisione che contrasta con innumerevoli dichiarazioni di diversi Ministri, che si erano impegnati nelle settimane scorse per una rapida revoca del decreto. Ci è stato detto che quello del Governo è un atto dovuto. Ma se il Consiglio dei Ministri avesse revocato il decreto o nella Finanziaria (come aveva annunciato) o nella riunione di oggi, il nostro ricorso non avrebbe avuto più seguito e non ci sarebbe stato nessun motivo di costituirsi in giudizio davanti all'Alta Corte da parte dell'Esecutivo.

Il decreto 56/2000 è un esempio di federalismo, voglio ancora una volta ricordarlo, che penalizza nel riparto dei fondi le Regioni meridionali e favorisce smaccatamente alcune delle Regioni del Centro-Nord. Avevamo dunque ragione a manifestare fondati dubbi sulla reale volontà della maggioranza di centrodestra di modificare il decreto, ed erano infondate le ottimistiche valutazioni di altri presidenti di Regioni meridionali.

Abbiamo fatto bene a sostenere che si dovessero aspettare atti concreti. Continueremo la nostra battaglia contro un decreto varato dal centrosinistra e portato avanti e attuato dal centrodestra fino a quando non ci sarà, nero su bianco, una decisione modificativa del Consiglio dei Ministri." 

1/10/2004 - Appello del Presidente Bassolino al Parlamento:

“Fra i tanti motivi di critica di un Presidente di una grande regione meridionale alla finanziaria c'è anche ed innanzitutto il mancato ritiro da parte del governo del decreto 56 del 2000.

L'ho detto tante volte: se non viene ritirato quel decreto, noi e le altre regioni meridionali subiremo ulteriori e pesanti tagli alle risorse per la sanità. Infatti, con il riparto effettuato a luglio 2004, la Campania perde 24,87 milioni di euro e l'intero Mezzogiorno ben 88, 29 milioni di euro; nei prossimi cinque anni la perdita per la Campania sarà di 276,5 milioni di euro e di 812,42 milioni per l'intero Mezzogiorno. Il Governo si è più volte impegnato al ritiro, prima con il ministro La Loggia, poi con il ministro Calderoli, infine con il ministro Siniscalco. Proprio il varo della Finanziaria era l'occasione per poter passare dalle promesse ai fatti. Invece non è successo nulla. Era dunque giustificato il mio scetticismo, quando altri Presidenti di regioni meridionali si mostravano sicuri dell'imminente ritiro del decreto da parte del Governo.

A questo punto rivolgo un appello pressante al Parlamento: si faccia tutto il possibile per annullare il decreto 56. Noi abbiamo fatto la nostra parte ricorrendo alla Corte Costituzionale e al Tar. Se ai tagli sui fondi per il Mezzogiorno, che colpiranno innanzitutto gli investimenti delle imprese, se ai tagli alle spese di comuni, province e regioni dovessero sommarsi gli effetti perversi dei riparti effettuati in base al decreto 56, davvero tutto può diventare drammaticamente difficile per il Sud. Più investimenti produttivi ed uguali diritti sociali e civili tra Nord e Sud: è questa la strada giusta per il Mezzogiorno".

22/09/2004 del Presidente Antonio Bassolino:

"Continuerò a ripetere fino alla noia che il decreto 56 del febbraio 2000 va radicalmente modificato. Esso dà un'applicazione di federalismo fiscale inaccettabile e dannosa per le regioni meridionali. Un danno che si ripercuote, per ora, sul riparto dei fondi per la sanità ma che può provocare effetti disastrosi in tutti i settori in cui le regioni esercitano le loro funzioni.

Perciò la Regione Campania ha impugnato il decreto davanti alla Corte costituzionale e al TAR e farà la sua battaglia in ogni sede alleandosi con tutte le altre regioni meridionali e italiane altrettanto danneggiate.

Sosterrò, dunque, tutto ciò che va nella direzione di abolire o modificare il decreto 56. Anche eventuali petizioni popolari, se le vie istituzionali, in particolare la conferenza Stato-Regioni, dovessero rivelarsi improduttive.

Trovo però singolare che da parte del presidente Fitto nei giorni scorsi venisse data per certa la decisione del governo Berlusconi di ritirare il decreto e oggi, invece, si proponga una petizione popolare per abrogarlo. O Fitto non si fida delle dichiarazioni di alcuni esponenti del Governo, oppure era infondata la grande fiducia che ha manifestato sull'effettiva volontà del ritiro. Per quanto possa valutare, ritengo che sia stato eccessivo il suo ottimismo. E' bene ricordare che tra le regioni avvantaggiate dall'applicazione del decreto vi sono importanti regioni del Nord e, innanzitutto, la Lombardia. La Campania nel riparto effettuato a luglio 2004, e da noi impugnato, registra una perdita di fondi pari a 24,87 milioni di euro, e l'intero Mezzogiorno una perdita di 88,29 milioni, la Lombardia registra un guadagno di 47,77 milioni. In base alle proiezioni effettuate, da qui a 5 anni, la perdita per la nostra regione sarà di 228,95 milioni (812,42 milioni in meno per l'intero Mezzogiorno). La Lombardia, invece, guadagnerà, nei prossimi 5 anni, 439,35 milioni!

E' vero che il decreto 56 fu emanato da un governo di centrosinistra, ma è anche vero che il decreto prevedeva un criterio perequativo, proprio con l'intento di compensare le regioni con un minor gettito fiscale. Che il meccanismo immaginato non funzionasse pienamente è stato visibile fin da subito. Ma sono passati ben quattro anni, di cui più di tre sotto un governo nazionale di centrodestra, senza che gli errori evidenziati venissero corretti, nonostante i solenni impegni presi in tal senso dal ministro La Loggia e ultimamente da Calderoli e Siniscalco.

Non può pesare sui cittadini di una regione e sui loro diritti, tra i quali fondamentale è quello alla salute, la minore produzione di reddito rispetto a una regione più ricca. E' tempo di cambiare un decreto varato dal centrosinistra e che il centrodestra ha mantenuto e ha applicato."


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