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Fonte:
"Il Quotidiano della Calabria" del 18-11-2004

I sogni di un Vescovo

di GianCarlo Maria Bregantini, Vescovo Locri-Gerace

Osservo il lento e solenne fluire dell’olio che esce dal frantoio, tra la soddisfazione intensa e l’occhio vigile dei contadini. È un momento atteso per un anno intero. Una gioia incontenibile.


C’è chi allunga un pane caldo e mangia con un vero godimento il frutto maturato nella fatica e nel dolore. Ma ecco subito che, quei contadini pur nella gioia di quel momento,già si pongono la domanda relativa alla capacità di commercializzazione dell'olio appena prodotto. È il grande nodo della Calabria: produce con abbondanza ma fa fatica a vendere. Tante le ragioni, tante le concause, tante le analisi.


Sogno una politica perciò che sa raccogliere le attese vere, reali sofferte dei nostri contadini. Senza sostituirsi ad essi. Tocca ai contadini organizzarsi, ma tocca alla politica dare loro prospettive certe e sicure di futuro. Tocca alla politica capire e interpretare i nodi che impediscono la realizzazione di tanti sogni in segni efficaci di fiducia.


Tocca alla politica spianare la strada in salita, creare circuiti di mercato, progettare su tempi lunghi esperienze di commercializzazione efficace, in un circuito moderno, capace di reggere la concorrenza spietata di altre zone d'Italia più fortunate e più seguite. La politica è in Calabria vera solo se saprà profondamente legarsi all'agricoltura, condividerne i problemi, raccoglierne le speranze, indicando mete sempre più grandi.


Questo il mio primo sogno: una politica capace di leggere l'agricoltura.


C'è poi un secondo sogno: dare al territorio la capacità di utilizzare fino in fondo la risorsa dei forestali. Osservo infatti, lungo la mia strada, ormai da molti mesi, una massa di terra caduta per le piogge, molto tempo fa. La terra caduta è rimasta lì, ad ingombrare la strada, pericolosa per il viandante. Già vi cresce l'erba. Nessuno l'ha rimossa. Il sindaco interpellato risponde di non avere personale per questo tipo di lavoro. Eppure nell'ambito del comune operano centinaia di forestali, adoperati però soltanto nel bosco, per lavori non del tutto necessari.


Ecco il mio secondo sogno: permettere al sindaco e alla comunità locale, attraverso una serie intelligente e decisa di leggi ben maturate e ben pensata insieme, di valorizzare in pieno la risorsa della forestazione calabrese. Non per mortificarla ma per rilanciarla.


Certo non va lasciata nascosta nei boschi, ma dev'essere possibile che il sindaco abbia tutto il potere di comandare in pieno i responsabili e gli addetti alla forestazione per poter intervenire su tutto il territorio comunale: strade di campagna, cunette lungo le strade, spiagge da pulire, pulizia dei giardini delle scuole, intervento preventivo sugli incendi ovunque in modo attivo e operativo.


Non si può lasciar dormire sotto gli alberi le persone addette alla forestazione.

Il compito della politica è proprio quello di mettere in atto una serie di interventi legislativi capace di dare alla forestazione una svolta straordinaria, a beneficio di tutta la nostra regione.


Un terzo sogno. Vedere politici seduti calmi puntuali e tranquilli alle riunioni dove si parla di problemi forti intensi, attesi dalla gente. Seduti anch'essi nelle poltrone con la popolazione. Non sul palco a parlare ma anche loro con i loro quaderni a prendere appunti precisi e documentati. Cioè, al di là dell'immagine, il mio sogno è quello di avere una politica che non solo parla ma soprattutto studia, che molto ascolta le speranze della gente. Che molto crede, perchè solo insieme, congiunti e raccolti dai medesimi interessi drammatici della nostra popolazione, si può uscire dai problemi.


Ma vorrei anche vedere una riunione dove al termine, il politico di turno non sia assalito dalla gente, dalle famiglie, dalle situazioni individuali per poter dare una risposta solo individuale ai drammi della nostra terra. Non più raccomandazioni, ma riflessioni e discussioni comuni, per poter trovare strade comuni a risolvere i problemi comuni.


Liberi e non servili dobbiamo essere tutti, sia politici che cittadini.

Un quarto sogno: treni non più affollati da gente che va al Nord Italia a farsi curare, ma da turisti interessati e intelligenti, che desiderano visitare e conoscere le nostre bellezze locali.


Sogno una sanità che sappia rispondere alle attese della nostra gente. Medici qualificati in grado di poter soddisfare le esigenze di una popolazione culturalmente nuova, più preparata e più informata. Che non si accontenta della solita pacca sulle spalle ma che vuole risposte precise a domande precise. Per questo la politica deve organizzare in maniera molto più equa la distribuzione delle risorse per la sanità, in modo che tutti possono accedere ai nostri ospedali avendone risposte qualificate e pronte. Ospedali forniti per cittadini serviti!


Sogno, pure, una rete di trasporti efficienti: strade sicure che non si allagano ad ogni pioggia; linee ferroviarie moderne e non stazioni chiuse e desolate, treni puntuali che rompano l'isolamento favorendo gli scambi, economici e culturali, con le altre regioni.

Infine, il grande sogno è quello di avere una politica che si schiera realmente tenacemente dalla parte dei cittadini più fragili, insidiati dalla mafia.


Non solo manifestazioni che pur ci vogliono, ma soprattutto interventi mirati, ben pensati, progettuali, capaci di dare coraggio a chi deve testimoniare, superando la paura del ricatto o della vendetta.

Politici presenti nelle situazioni dure, che sanno manifestare solidarietà reale, a lungo termine, oltre l'emotività.


Vanno protetti e sostenuti, anche sul piano etico, i pochi ma coraggiosi testimoni di giustizia che rischiano sulla loro pelle la fedeltà al bene comune (ben diversi dai collaboratori di giustizia, spesso interessati o vili!).


Politici in grado di offrire percorsi di liberazione studiati con la gente, discussi con i parroci, attuati con il volontariato, condivisi con le scuole.


Questo è il percorso di libertà di cui la nostra terra ha infinitamente bisogno.

Fare il politico in Calabria, a livello regionale, è molto duro. Chiede uomini tenaci coraggiosi, liberi soprattutto. Persone che sappiano porre il bene comune davanti a quello di famiglia. Il concorso non è della attuale legislatura ha dimostrato purtroppo il contrario. Per questo abbiamo bisogno di un'inversione di rotta, per avere strumenti legislativi trasparenti ed efficaci.


In sintesi: l'agricoltura e forestazione sono le radici della politica calabrese; la formazione etica e tecnica sui problemi ne è lo stile e lo strumento; la sanità è il prossimo banco di prova; la sfida della mafia sarà la verifica finale e totale, superata solo da uno stretto intreccio liberante tra cittadini e politici.


Per questo, ogni iniziativa di formazione va ampiamente curata, non assistenzialistica ma reale, aggiornata, capace di formazione permanente per tutti.

La famiglia, che l'asse culturale della storia calabrese, possa interagire con la politica in termini non di familismo ma di concreta realizzazione dei sogni dei propri ragazzi, sempre in termini di libertà e di giustizia.


La Chiesa, per parte sua, saprà intrecciare questi sogni con concreti percorsi di attuazione, perché con la forza del Vangelo questi sogni diventino segno, pur piccolo ma sempre decisivo, nella logica del seme, piccolissimo ma già capace di generare le maestose querce delle nostre montagne.


+ GianCarlo Maria Bregantini
Vescovo di Locri-Gerace










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