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Fonte:
https://www.terzarepubblica.it/ - 05-10-2005

Il Mezzogiorno non esiste. E la sua Banca è inutile

Il Sud non è un'area economica omogenea e creare un unico istituto non avvicinerebbe il credito agli operatori. Meglio le  vecchie banche regionali... col rischio di ritornare ai tempi di “o 'vicerè”
di Donato Speroni

Ma perché Giulio Tremonti insiste con la “Banca del Sud”? Basta un minimo di memoria storica per capire che questi strumenti non hanno mai funzionato. Ci aveva già provato l’Iri, con una finanziaria affidata ad Antonio Marzano, che dopo un po’ gettò la spugna. Perché i casi sono due: o il mercato meridionale interessa i grandi operatori finanziari e allora non c’è bisogno di uno strumento che nasce per volontà governativa.


Oppure c’è bisogno di strumenti specifici per effettuare operazioni meno convenienti di quelle che si fanno nel resto del Paese.Non c’è da scandalizzarsi, ma in questo caso la banca del Sud sarebbe un doppione, nel bene e nel male, di Sviluppo Italia, erede della Gepi.


I (pochi) fautori del nuovo istituto dicono: è bene che i centri di comando del credito siano vicini agli operatori locali.


Considerazione sacrosanta. Ma attenzione: il Mezzogiorno non è un’area economica omogenea che può essere gestita da Napoli o da Palermo meglio che da Roma o da Milano.


Se davvero vogliamo riavvicinare gli istituti di credito agli imprenditori, si deve puntare su dimensioni al massimo regionali. Si dovrebbero ricreare il Banco di Napoli, il Banco di Sicilia, la rete delle Casse di Risparmio: della Puglia, della Calabria e via riesumando.


Quelle banche furono tutte travolte dai crediti incagliati e confluirono in aggregati più grandi, ma all’epoca del loro fulgore offrivano al territorio una rete di grande importanza, di servizi e di supporti economici.


E’ questo che si rimpiange? Chi non ricorda don Ferdinando Ventriglia, quando era ai vertici del Banco di Napoli? Lo chiamavano “o' vicerè” e sotto il Vesuvio molti ancora rimpiangono la sua generosità. In realtà i banchi e le casse meridionali furono inquinati (e giustamente fatti fallire) da un eccesso di prezzi pagati alla politica, come è sempre avvenuto nel Sud.


E oggi? Quale modello vogliamo proporre? E’ vero che gli imprenditori del Sud si sentono poco aiutati dal mondo del credito.


Ma il loro problema non è molto diverso da quello dei piccoli imprenditori del resto d’Italia. Se Tremonti li ascoltasse, con ogni probabilità sentirebbe richieste ben diverse dalla “Banca del Sud”: vogliono invece un sistema bancario più competitivo e attento, per loro e per tutti.













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