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Fonte:
https://www.neoborboniciroma.net/

Le Due Sicilie come la Catalogna?
[Periscopio]

CONTRIBUTI PER UN'ECONOMIA DELLE DUE SICILIE

Due Sicilie come la Catalogna?
di Don Paolo


Se facciamo un confronto con i movimenti autonomisti della Catalogna,che è la regione nord orientale della Spagna che si affaccia sul Mediterraneo,di fronte alla Sardegna ed ha come capoluogo Barcellona, possiamo trovare la corrispondente nelle Due Sicilie,proprio con il movimento autonomista siciliano.


Nelle Due Sicilie post unità in realtà non si è mai sviluppato un movimento centrifugo da Roma così forte.


Il Parlamento spagnolo invece ha approvato una legge che darà quasi piena autonomia alla regione catalana, di fronte alla quale la Devolution di bossiana memoria fa sorridere.


Eppure, se andiamo ad analizzare gli elementi di questa forte autonomia catalana,ci accorgiamo che molti dei suoi presupposti (la forte caratterizzazione etnica,la storia nazionale,la lingua) li ritroviamo nelle Due Sicilie molto di più, che non nella Padania.


Le Cortes spagnole hanno approvato una legge darà un'ampia autonomia fiscale,infatti la Catalogna potrà raccogliere direttamente il 50% delle imposte e dell'Iva riscosse. Inoltre avrà autonomia in materia di Giustizia,entreranno in vigore dei codici in materia penale,civile e amministrativa autonomi ed anche la Polizia sarà diversa e autonoma. In materia linguistica il catalano sarà la lingua ufficiale e prevalente anche nella pubblica amministrazione. A chi sia capitato di visitare Barcellona,avrà sicuramente notato che già da tempo la segnaletica e la toponomastica è in castigliano,lo spagnolo ufficiale, e in catalano.


Mi chiedo se questo non sia un modello valido per le Due Sicilie. Ottocento anni di storia come nazione indipendente,una forte coscienza di Nazione, una Cultura millenaria. Cosa ci manca? La classe politica innanzi tutto!


Se Bossi è riuscito dal nulla a fare quello che a fatto,fondare un movimento,trasformarlo in un partito politico,prendere una milioni di voti e andare al governo,in un tempo relativamente breve. Come mai non si è riusciti a fare lo stesso nel meridione,dove c'è sempre stata una cultura di nazione,una storia importante e soprattutto dove si è dovuto subire per 150 anni una spoliazione a tutti i livelli,che hanno portato questo ex Regno ad una arretratezza da paese da terzo mondo?


Si è sempre subito in silenzio o quasi;sono state poche le voci fuori dal coro,si è preferito emigrare lasciare il suolo natìo. Si è preferito abbandonare quelle terre perché la lotta appariva impari. Si è lasciato tutto,non nelle mani di uno stato rapace,capace solo di prendere,ma nelle mani della delinquenza,che tutto amministra e tutto gestisce.


Una forma di autonomia,magari alla catalana,con una bella dose di liberismo: una tassazione privilegiata,”flat tax” al 10% sul modello di Cipro o dell'Irlanda,uno stato meno invadente,ma con una presenza forte sul fronte delle infrastrutture,per dare un senso ed uno sviluppo alle “cattedrali nel deserto”,forte controllo del territorio, in modo da creare le condizioni per un interscambio commerciale e per rilanciare l'industria. Con questi presupposti si creerebbero le condizioni per attirare capitali stranieri.


L'industria che Dio ci ha donato: il turismo è in flessione. Da un recente studio della UE, l'Italia è scesa dal secondo al quinto posto tra le mete turistiche del continente,superata da Spagna e Grecia. Pensate a quanti miliardi di euro sono andati in fumo,a causa del basso livello di servizi e dei prezzi alti. I turisti stranieri ed italiani preferiscono andare all'estero,dove spendono meno ed hanno un servizio migliore.


Potrebbe essere questa una ricetta per rilanciare il meridione,una piattaforma europea, strategica sul mediterraneo, ponte che unisce est ed ovest e i paesi del bacino?


Ai posteri l'ardua sentenza!


Gaude Lilio Fortitudo Principum Andevaghensium






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