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Fonte:
Agipress - L'attenzione - settimanale - anno XXXVI - n. 1.594 Firenze 23 luglio 2005
Politica

Sud senza futuro? Che tristezza! 

di Angelina Aino

Lungi da me, fare dell'inutile  "neoborbonismo" piagnone, ma  mi sembra che le modalità con cui  145 anni fa si giunse ad una forzatissima  unità d'Italia, non abbiano  poi favorito lo sviluppo delle aree  territoriali del Mezzogiorno. 


Di certo la irrisolta "Questione  Meridionale" ha scavato una  profonda spaccatura tra il "ricco  ed opulento" nord e un Sud, sempre  più volutamente lasciato nelle  mani della malavita organizzata,  che si è anche scelta la sua classe  politica. 


La questione meridionale emerse  compiutamente dopo l’unità  d’Italia nell’analisi condotta da  Pasquale Villari (Lettere meridionali,  1861) e nelle inchieste parlamentari  di Sonnino e Franchetti sulla Sicilia del  1876.


Una successiva corrente di meridionalisti  di ispirazione radicale (Giustino  Fortunato, Antonio De Viti De Marco,  Guido Dorso) e socialista dissidente  (Gaetano Salvemini) spostava su un  piano generale il dibattito, imprimendogli  un carattere di denuncia contro il protezionismo,  giudicato lo strumento iniquo  con cui lo stato aveva finanziato le industrie  al Nord penalizzando il Sud agricolo,  e contro la politica di Giolitti, accusato  da Salvemini di usare strumenti arcaici  e persino illegali per raccogliere i voti  controllati dagli agrari. 


Nel secondo dopoguerra la questione  meridionale tornò al centro della discussione  politica proponendo un’altra idea  del Mezzogiorno perché tendeva a chiudere  definitivamente il capitolo della  lacrimosa domanda di assistenza, quasi  un risarcimento dei danni subìti al tempo  dell’unificazione, per aprire una fase  nuova, propositiva sul piano economico e  finanziario, 


Di recente, il vice ministro dell'Economia,  Gianfranco Miccichè annunciava  trionfante che al Mezzogiorno era stato  indirizzato il 38% del totale degli investimenti  in conto capitale per le infrastrutture.  Il vice ministro, lamentava però il gap  che ancora separa la destinazione effettiva  da quella che al Mezzogiorno spetterebbe:  ''il sud dovrebbe avere il 45% che  risulta dal 30% che gli spetta ordinariamente,  considerando la percentuale di pil  prodotta e la popolazione, e dal 15% di  soprappiù per combattere l’arretratezza''.  Parole... 


Ebbene veniamo ai giorni nostri!  L’amara constatazione è che la “questione  meridionale” non esiste più, non perchè  i problemi siano stati risolti, ma perchè  nessuno intende occuparsene seriamente.  Il recente viaggio-conoscitivo che ho  fatto al sud, mi ha consegnato un quadro  niente affatto edificante della situazione,  con la certezza di dover indicare negli  stessi meridionali la causa dei loro mali. 


Anche se non totalmente, perlomeno al  50% con lo Stato e le Istituzioni regionali  e locali.  Tommaso Padoa-Schioppa ci conforta in  questo giudizio quando afferma che “in  Italia i disonesti non vengono isolati dalla  comunità”, anzi c’è chi si vanta di essere  “considerato” dalla malavita. 


Calabria 

I giornali calabresi sono ricchi di notizie  quotidiane su spaccio di droga, usura,  estorsioni, traffico di clandestini.  Abbiamo saputo di banche che curano gli  interessi dei mafiosi, di colture di  marijuana nel crotonese.  Mentre si parla di Calabria da ricostruire,  con accuse alla precedente gestione di  centro-destra, come se i mali fossero  datati alla precedente legislatura! 


Certo, il presidente calabrese Loiero  invece di firmare il documento di  Vendola (sconfessato da Fassino) sulla  chiusura dei Cpa, dovrebbe prima pensare  a rivedere come si vive in Calabria, che  presenta sicuramente situazioni peggiori  dei Cpa! 


Basilicata

Per uscire dalla crisi profonda che attanaglia  il Sud occorre rimboccarsi le maniche  e trovare le capacità in se stessi, visto  che quelle piovute dall’alto prendono ...il  volo!


Illuminante è l’esempio della  Basilicata. Un’indagine del Sole  ha stabilito che dal ‘60 ad oggi  sono stati spesi dallo Stato ben  174 milioni di euro per iniziative  industriali tutte fallite! 


Sopratutto dopo il terremoto del  1980 c’è stata una pioggia di  soldi sulla Basilicata finita nel ...  pantano delle truffe.  Da qui ben 28 inchieste giudiziarie,  alcune già approdate a  condanne. 


E’ stato calcolato che circa il  50% delle imprese che hanno  ricevuto contributi post-terremoto  non ha mai portato a termine i  lavori.  Nella Val Basento di 26 aziende  finanziate di recente ne sono  rimaste 14.  E la fuga riguarda sia imprese  pubbliche che private. 


Campania 

In quest’area, come al solito, si inventa di  tutto per imbrogliare la gente. Il Corriere  ha pubblicato ben 8 pagine sulla camorra  e l’illegalità frutto di un documento  straordinario “firmato” da 43 docenti che  invocano una città vivibile. 


Il 77% dei docenti sostiene che a Napoli  si vive peggio che in altre città italiane. E,  purtroppo, ciò è conseguenza diretta di un  modo di vivere proprio napletano: il 70%  dei docenti, infatti, sostiene che la società  civile non è consapevole del suo ruolo  nella lotta alla violenza urbana.  Perchè non è interessata o perchè è semplicemente  connivente. 


Purtroppo l’appiattimento sulle pretese  della camorra hanno coinvolto anche un  tenente dei carabinieri che ad un commerciante  soggetto ad estorsione ha suggerito  di pagare il pizzo!  E qualcuno ha tirato fuori da polverosi  scaffali vecchi scritti di Francesco  Petrarca, nei quali il poeta sosteneva che  “Napoli è una città stupenda ma nient’affatto  sicura”. 


Da parte mia posso portare un esempio  personale: qualche anno addietro ho pernottato  in uno dei più importanti alberghi  di Napoli subendo il furto della borsa,  piena di tutti gli oggetti usuali, dalla mia  auto nel garage dell’albergo. 


Non mancano master per togliere soldi ai  giovani in cerca di lavoro che devono  pagare profutamente la partecipazione,  magari ... aiutandoli a fare debiti presso le  banche per ottenere le somme necessarie  per pagare le tasse! 


Si tratta, secondo me, più che di master,  di fabbrica di illusioni! 





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