Lungi da me, fare dell'inutile "neoborbonismo" piagnone, ma mi sembra che le modalità con cui 145 anni fa si giunse ad una forzatissima unità d'Italia, non abbiano poi favorito lo sviluppo delle aree territoriali del Mezzogiorno.
Di certo la irrisolta "Questione Meridionale" ha scavato
una profonda spaccatura tra il "ricco ed opulento" nord e
un Sud, sempre più volutamente lasciato nelle mani
della malavita organizzata, che si è anche scelta la sua
classe politica.
La questione meridionale emerse compiutamente dopo
l’unità d’Italia nell’analisi condotta
da Pasquale Villari (Lettere meridionali, 1861) e nelle
inchieste parlamentari di Sonnino e Franchetti sulla Sicilia
del 1876.
Una successiva corrente di meridionalisti di ispirazione radicale
(Giustino Fortunato, Antonio De Viti De Marco, Guido Dorso)
e socialista dissidente (Gaetano Salvemini) spostava su un
piano generale il dibattito, imprimendogli un carattere di
denuncia contro il protezionismo, giudicato lo strumento
iniquo con cui lo stato aveva finanziato le industrie al
Nord penalizzando il Sud agricolo, e contro la politica di
Giolitti, accusato da Salvemini di usare strumenti arcaici
e persino illegali per raccogliere i voti controllati dagli
agrari.
Nel secondo dopoguerra la questione meridionale tornò al
centro della discussione politica proponendo un’altra
idea del Mezzogiorno perché tendeva a chiudere
definitivamente il capitolo della lacrimosa domanda di
assistenza, quasi un risarcimento dei danni subìti al
tempo dell’unificazione, per aprire una fase nuova,
propositiva sul piano economico e finanziario,
Di recente, il vice ministro dell'Economia, Gianfranco
Miccichè annunciava trionfante che al Mezzogiorno era
stato indirizzato il 38% del totale degli investimenti in
conto capitale per le infrastrutture. Il vice ministro, lamentava
però il gap che ancora separa la destinazione
effettiva da quella che al Mezzogiorno spetterebbe: ''il
sud dovrebbe avere il 45% che risulta dal 30% che gli spetta
ordinariamente, considerando la percentuale di pil prodotta
e la popolazione, e dal 15% di soprappiù per combattere
l’arretratezza''. Parole...
Ebbene veniamo ai giorni nostri! L’amara constatazione
è che la “questione meridionale” non esiste
più, non perchè i problemi siano stati risolti, ma
perchè nessuno intende occuparsene seriamente. Il
recente viaggio-conoscitivo che ho fatto al sud, mi ha consegnato
un quadro niente affatto edificante della situazione, con
la certezza di dover indicare negli stessi meridionali la causa
dei loro mali.
Anche se non totalmente, perlomeno al 50% con lo Stato e le
Istituzioni regionali e locali. Tommaso Padoa-Schioppa ci
conforta in questo giudizio quando afferma che “in
Italia i disonesti non vengono isolati dalla
comunità”, anzi c’è chi si vanta di
essere “considerato” dalla malavita.
I giornali calabresi sono ricchi di notizie quotidiane su spaccio di droga, usura, estorsioni, traffico di clandestini. Abbiamo saputo di banche che curano gli interessi dei mafiosi, di colture di marijuana nel crotonese. Mentre si parla di Calabria da ricostruire, con accuse alla precedente gestione di centro-destra, come se i mali fossero datati alla precedente legislatura!
Certo, il presidente calabrese Loiero invece di firmare il
documento di Vendola (sconfessato da Fassino) sulla
chiusura dei Cpa, dovrebbe prima pensare a rivedere come si vive
in Calabria, che presenta sicuramente situazioni peggiori
dei Cpa!
Per uscire dalla crisi profonda che attanaglia il Sud occorre rimboccarsi le maniche e trovare le capacità in se stessi, visto che quelle piovute dall’alto prendono ...il volo!
Illuminante è l’esempio della Basilicata.
Un’indagine del Sole ha stabilito che dal ‘60 ad
oggi sono stati spesi dallo Stato ben 174 milioni di euro
per iniziative industriali tutte fallite!
Sopratutto dopo il terremoto del 1980 c’è stata una
pioggia di soldi sulla Basilicata finita nel ... pantano
delle truffe. Da qui ben 28 inchieste giudiziarie, alcune
già approdate a condanne.
E’ stato calcolato che circa il 50% delle imprese che
hanno ricevuto contributi post-terremoto non ha mai portato
a termine i lavori. Nella Val Basento di 26 aziende
finanziate di recente ne sono rimaste 14. E la fuga
riguarda sia imprese pubbliche che private.
In quest’area, come al solito, si inventa di tutto per imbrogliare la gente. Il Corriere ha pubblicato ben 8 pagine sulla camorra e l’illegalità frutto di un documento straordinario “firmato” da 43 docenti che invocano una città vivibile.
Il 77% dei docenti sostiene che a Napoli si vive peggio che in
altre città italiane. E, purtroppo, ciò è
conseguenza diretta di un modo di vivere proprio napletano: il
70% dei docenti, infatti, sostiene che la società
civile non è consapevole del suo ruolo nella lotta alla
violenza urbana. Perchè non è interessata o
perchè è semplicemente connivente.
Purtroppo l’appiattimento sulle pretese della camorra hanno
coinvolto anche un tenente dei carabinieri che ad un
commerciante soggetto ad estorsione ha suggerito di pagare
il pizzo! E qualcuno ha tirato fuori da polverosi scaffali
vecchi scritti di Francesco Petrarca, nei quali il poeta
sosteneva che “Napoli è una città stupenda ma
nient’affatto sicura”.
Da parte mia posso portare un esempio personale: qualche anno
addietro ho pernottato in uno dei più importanti
alberghi di Napoli subendo il furto della borsa, piena di
tutti gli oggetti usuali, dalla mia auto nel garage
dell’albergo.
Non mancano master per togliere soldi ai giovani in cerca di
lavoro che devono pagare profutamente la partecipazione,
magari ... aiutandoli a fare debiti presso le banche per ottenere
le somme necessarie per pagare le tasse!
Si tratta, secondo me, più che di master, di fabbrica di illusioni!
Ai sensi della legge n.62
del 7 marzo 2001 il presente sito non costituisce testata giornalistica.
Eleaml viene aggiornato secondo la disponibilità del materiale e
del web@master.