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Fonte:
https://www.neoborboniciroma.net/

REFERENDUM E FEDERALISMO FISCALE

di Luca Longo

Vorrei tornare sull’argomento Referendum e federalismo fiscale per esprimere alcune mie considerazioni.


Relativamente al federalismo fiscale bisogna innanzitutto sgombrare il campo da un equivoco: il Titolo V della Costituzione così come riformato dal centrosinistra e la proposta del centrodestra  sono solo espressione di una pallida riforma ma possono, a mio parere, essere considerati come un primo approccio sul tema ben più ampio dello Stato federale italiano.


Oramai bisogna prendere atto che l’epoca dello Stato “assistenzialista” è dappertutto finita perché il peso del debito pubblico, nel caso italiano fra i più elevati al mondo, non consente più di coprire, tramite lo “sfogo” dell’impiego pubblico, della cassa integrazione guadagni, della mobilità, delle pensioni anticipate, ecc., la carenza di posti di lavoro nel settore privato.


L’unica strategia che ci rimane è quindi quella di seguire l’esempio di altre economie europee, cioè quella di approntare strumenti di politica economica idonei ad attirare in misura cospicua investimenti dall’estero.


Abbiamo, in ambito Unione Europea, casi come l’Irlanda, la Spagna, Cipro, la Grecia, la Slovenia in cui, grazie a queste politiche, il reddito pro-capite, soprattutto negli ultimi anni, è rapidamente aumentato ed è attualmente superiore a quello del Sud Italia.


Bisogna inoltre prendere atto di un’altra realtà: le Regioni attualmente più produttive d’Italia, ovvero quelle settentrionali, stanno da tempo manifestando la loro intenzione di non finanziare più i deficit pubblici causati, in particolare, dalle politiche dello Stato “assistenzialista”.


Ritengo ora inutile entrare in polemica ed in contrapposizione con chi comunque dispone di risorse economiche maggiori delle nostre, e di alleanze consolidate, non essendo noi, in questo ambito, neanche assistiti da una classe politica meridionale, purtroppo, all’altezza del compito.


Ritengo inoltre che l’atteggiamento delle Regioni settentrionali potrebbe, al contrario, essere utilizzato a nostro favore liberandoci da una dipendenza economica che frustra invece le potenzialità attualmente inespresse delle Regioni meridionali.


Fatte queste premesse quello di cui ha bisogno il Sud è quindi una maggiore autonomia per decidere sul più appropriato e conveniente utilizzo delle proprie risorse e per stabilire una sua politica finanziaria di entrata e di spesa che attiri, come già detto, sempre più investimenti dall’estero.


Una “Macroregione/Stato Due Sicilie” all’interno di uno Stato federale italiano potrebbe essere più autonoma e più autorevole delle attuali singole sette Regioni meridionali. Questo sia all’interno dello Stato federale che in ambito internazionale.


Il processo per la creazione della Macroregione e dello Stato federale è ovviamente molto lungo, ma se mai si incomincia il risultato sarà solo quello del continuo impoverimento del nostro territorio e della conseguente emigrazione.


Noi Meridionali dobbiamo una volta e per tutte convincerci di questo senza sperare più nell’assistenzialismo dello Stato italiano.





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