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Fonte:
https://www.ecodibasilicata.it/ - Aprile  2005

Il Lagonegrese nell’800 contava cento opifici

Anita Ferrari


La marcata crisi occupazionale che interessa il Lagonegrese ed in maniera più specifica la Valle del Noce, determinata da mancanza di risorse autopropulsive ma anche da scelte istituzionali non sempre debitamente programmate e scarsamente disponibili a sostenere  le potenzialità di un'area tendenzialmente vocata nell'affermare le sue accreditate tradizioni artigianali e di piccola industria, nonchè  le sue indiscusse realtà paesaggistiche, storiche ed artistiche, da sempre inespresse o poco compiutamente mostrate e valorizzate, continua a rappresentare l'elemento trainante più significativo del triste fenomeno dell'emigrazione che impoverisce sempre di più un'area il cui ruolo, invece, dovrebbe essere, senza dubbio, più rappresentativo. 

Uno studio attento e che rappresenta un serio ed importante  confronto tra le condizioni di vita attuali e quelle esistenti nel 1800 nel Lagonegrese e nella Valle del Noce, diligentemente preparato e condotto anni addietro dal Centro Operativo della Soprintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici- sezione di Maratea, è quanto mai attuale essendo uno strumento di valido riferimento con il passato che offre un quadro significativo del triste declassamento instauratosi lentamente, ma inesorabilmente, nell'intero comprensorio. 

Il Lagonegrese, secondo lo studio condotto, nel 1800, non era affatto povero di industrie dal momento che al suo interno si contavano oltre 100 opifici operanti. 

Erano gli anni in cui, il Re delle Due Sicilie, Ferdinando II di Borbone , avviò nel Lagonegrese la realizzazione di centrali idroelettriche, mulini, filande e perfino l'installazione di macchine per il trattamento della lana e di stoffe di vario tipo, facendo ricorso alle acque dei numerosi fiumi presenti sull'area che permettevano agli impianti di funzionare sfruttando l'energia idraulica. 

Nello stesso periodo non mancarono opifici dove si lavoravano il ferro ed il rame, nè mancarono testimonianze e presenze importanti nel settore delle comunicazioni e dei trasporti che favorivano e facilitavano gli scambi commerciali con realtà territoriali limitrofe ed anche extraregionali. 

Lo studio del Centro Operativo di Maratea, accompagnato da prezioso corredo fotografico, offre la possibilità di conoscere anche la portata della pressione fiscale alla quale erano sottoposti gli opifici in attività. A Maratea, per esempio, nel 1807, si riscontravano 49 industrie, nessuna delle quali superava l'imponibile di 20 ducati. 

L'unica gualchiera di Lagonegro, invece, aveva un imponibile di ben 1.388 ducati. Sempre a Lagonegro la maglieria " Guida" si distinse per ottima organizzazione ed altrettanto movimento commerciale. 

Nel periodo che va dal 1807 al 1813  nel Lagonegrese fiorirono soprattutto mulini, gualchiere ed opifici dove si realizzavano tappeti. A Rivello nacquero maccaronerie e neviere oltre che una fiorente ramiera che dal 1834 appartenne a Nemoli. Sempre a Rivello moltissime furono le botteghe artigiane dove si lavorava il rame e dove si istituirono vere e proprie  Scuole di arte orafa.

La presenza di un consistente numero di opifici nel Lagonegrese riguardava anche l'attività di trattamento e trasformazione di prodotti agricoli: Tale attività da il senso di quanto diffusa sia stata nell'intera area la produzione alimentare, specialmente quella cerealicola. 

Lo studio descrittivo e fotografico cataloga altre branche lavorative di quel periodo che si concentravano in frantoi oleari, concerie, laboratori per la lavorazione del legno, del metallo, senza trascurare le attività estrattive di pietra, carbone e catrame. Capitolo a parte la produzione di energia elettrica e lo sfruttamento delle risorse termali.

Proprio quest'ultima attività si concretizzò a Latronico dal 1828 al 1862 grazie all'utilizzo delle acque della " Calda " ed alla gestione di una cooperativa locale.

Artigianato e piccola industria, quindi, nel Lagonegrese nel 1800, ed anche capacità gestionale e commerciale con non rare esperienze consortili.

Per quanto letto, visto ed appreso dallo studio del Centro Operativo di Maratea, varrebbe la pena , alla luce degli innumerevoli tentativi sperimentati sulla nostra area da parte di medie realtà industriali, puntualmente falliti o cronicamente in agonia ( vedi Polo della Scarpa o le stesse Terme di Latronico), rifarsi ai modi, ai metodi ed all'intraprendenza utilizzati dai nostri antenati nel lontano 1800, per evitare fallimenti e sprechi finanziari e, cosa più importante, per poter finalmente indossare le vesti di veri protagonisti in un territorio dove è giunta davvero l'ora di rifiutare ogni sorta di politica assistenziale che frena ed umilia le nostre ottime potenzialità, purtroppo ancora  inespresse.









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