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Fonte:
Il Mattino di Napoili,  08/11/04
Ormai è un caso nazionale
Cacciari: "Un piano forte da parte del governo Ma gli amministratori locali non possono restare inerti"
di FABIO SCANDONE

"Benvengano gli appelli. Ma se si traducono in idee-guida. E soprattutto in progetti concreti, fatti propri e sostenuti dal governo centrale. Perché la Napoli assediata dalla criminalità è un caso nazionale che non può essere affidato solo a nobili iniziative locali: oltreché riduttivo, è un approccio che sortirebbe scarsi effetti". Massimo Cacciari non ha dubbi.


E per rafforzare i suoi argomenti l'ex sindaco di Venezia e filosofo di lungo corso, non esita a citare proprio il caso della sua città: "Per la la salvaguardia di Venezia non c'è forse un progetto nazionale? Perché dovrebbe essere diverso per Napoli?", rilancia. Ma neppure si nasconde, tuttavia, le responsabilità per ciò che a Roma non ha fatto a suo tempo il centrosinistra al governo, e che a Napoli e in Campania dovrebbero fare il sindaco Iervolino e il governatore Bassolino.


Converrà, professore, sul fatto che criminalità organizzata e microcriminalità affondano nel sociale: quali risposte darvi?


"Proprio perché camorra e mafia si muovono sempre di più in un'ottica globale e obbediscono in definitiva a una logica centrale, occorre uno sforzo politico, economico, giudiziario e sociale altrettanto forte, cioè nazionale".


Come dire non solo polizia: condivide il ministro dell'Interno Pisanu quando afferma che le forze dell'ordine non sono l'unica soluzione senza una responsabilizzazione più capillare dei cittadini?


"Non c'è alcun dubbio. Il presidio del territorio è importantissimo, ma non può costituire la soluzione delle cause".


Può di più, magari, un'iniziativa come quella del professor Masullo di un MANIFESTO dei napoletani per mettere in moto un processo di consapevolezza civica?


"Certo che l'appello alla cittadinanza è importante e deve diventare mobilitazione, ma sono le strategie a non poter essere limitate all'ambito locale. Per creare a Napoli un contesto sfavorevole alla camorra è essenziale la scuola: ma lo sfascio dell'istruzione in Italia non è forse sotto gli occhi di tutti?".


Sta dicendo che gli amministratori locali poco o nulla possono?


"Dico che dieci anni fa, con Bassolino, Napoli ha provato a camminare da sola: l'attualità dimostra che non basta se non c'è un preciso coinvolgimento centrale".


Non sono pochi, e tra questi l'arcivescovo di Napoli Giordano, a sostenere che il cosiddetto "Rinascimento napoletano" fosse molto di facciata e poco di sostanza: come valuta a distanza quell'esperienza di governo?


"Un progetto illuministico, nel senso positivo e negativo. Seppe aggregare ma forse non stabilire rapporti tra l'amministrazione e gli altri centri. Con il limite di essere magari un po' accademico".


E oggi, dunque, quali risposte concrete immagina per Napoli?


"Un grande progetto finanziato e sostenuto dalla comunità nazionale. Le emergenze si possono contenere e tamponare, lo sviluppo va costruito".


 In tempi di devolution non vede il rischio di un neocentralismo?


"Assolutamente no. Consideri di nuovo il caso di Venezia: progetto e finanziamenti sono nazionali, l'attuazione degli amministratori locali, è lì che scatta la responsabilità. Dov'è dunque una limitazione dell'autonomia? Il fatto è che per Napoli e il Mezzogiorno a livello nazionale non c'è un piano, non un progetto. E il risultato è il degrado".


Questo per la Casa delle libertà. I governi di centrosinistra non hanno nulla da rimproverarsi per Napoli?


"Altroché, e non solo per Napoli. Non c'è stata un'idea forte. Così come non abbiamo realizzato quelle riforme che ora il centrodestra sta facendo con lo sfascio generalizzato, dalla scuola alla giustizia".


 E quale ruolo vede per il sindaco di Napoli Iervolino e il governatore della Campania Bassolino nella prospettiva di questa idea forte per Napoli?


"Che comincino a discuterne e a formalizzarla. Dopo l'occasione sfumata dell'America's Cup mi sarei aspettato un rilancio di iniziative: come per le Olimpiadi a Barcellona, per esempio. Morto un re se fa un altro, no? E allora, per esempio, dov'è il futuro di Bagnoli?".





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