Ristabiliti gli equilibri tra i clan camorristici, Napoli ha vissuto qualche mese di calma apparente per poi ripiombare nelle ultime settimane in una nuova spirale di violenza. L'ultimo in ordine di tempo è l'episodio di ieri pomeriggio a Cercola, nella zona vesuviana della città, dove una madre e il figlio di 11 anni sono stati colpiti per una vendetta trasversale.
Poche ore prima piazza Ottocalli, alle spalle della stazione centrale,
era stata completamente militarizzata dalle forze dell'ordine dopo
l'aggressione subìta lunedì sera da alcuni agenti della
polizia da parte di duecento residenti durante l'arresto di due
rapinatori. I cittadini si sono rivoltati contro dodici poliziotti e
tre donne sono state arrestate con l'accusa di danneggiamento
aggravato, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e favoreggiamento
personale nei confronti dei rapinatori.
Tra queste una ragazza di 15 anni denunciata in stato di
libertà. Il neoquestore di Napoli Oscar Fioriolli ha annunciato
di aver «intensificato le operazioni» di polizia e
ricordato che in cinque mesi le forze dell'ordine hanno subìto
tredici aggressioni in diverse zone della città.
L'attenzione si sta ora concentrando sulla microcriminalità e
sul recupero del controllo del territorio, e su questo il ministro
degli interni Beppe Pisanu ha sottolineato di «continuare a
sperare nella risposta più determinata di tutti i napoletani
onesti e di tutte le istituzioni che sono chiamate a combattere il
degrado economico e sociale e che, come la polizia municipale, possono
meglio contribuire al mantenimento dell'ordine pubblico, ed al
rafforzamento della sicurezza generale. In questo degrado, purtroppo,
si iscrivono le ripetute aggressioni alle forze dell'ordine, colpevoli
soltanto di difendere la legge e i cittadini onesti».
I testimoni dell'episodio di lunedì sera in piazza Ottocalli
sostengono che alcuni degli aggressori avrebbero difeso i due
rapinatori della moto pur non conoscendoli. Alcuni residenti avrebbero
reagito in seguito all'accanimento dei poliziotti nei confronti dei
due, che nel frattempo erano già stati ammanettati. «Siamo
anche noi dalla parte dello Stato - ha detto una donna che vive a pochi
metri dal luogo dell'aggressione - ma trattare in quel modo così
violento due ladri, ma che sono prima di tutto persone, è
indecente. Erano già stati arrestati, a quel punto era inutile
picchiarli. Non è un atteggiamento degno di coloro che
dovrebbero essere difensori della legalità».
Un richiamo al governo e alla gestione dell'ordine pubblico a Napoli
l'ha fatto anche il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, chiedendo
che l'esecutivo appronti provvedimenti da Roma. «Quello di ieri
è un fatto gravissimo e anomalo rispetto ad altri - ha detto il
primo cittadino - normalmente c'era una reazione alle forze dell'ordine
di solidarietà parentale e amicale.
Qui invece c'è stata una vera e propria aggressione. È un
fatto che preoccupa e che chiama in causa innanzitutto le forze
dell'ordine e anche il governo».
Anche la Cgil lancia un monito affinché non si sottovaluti il
fenomeno della ribellione di alcuni quartieri alle forze dell'ordine,
ma lo si analizzi in tutti i suoi aspetti. Il segretario generale della
Cgil Napoli, Giuseppe Errico, ha infatti invitato tutti a tenere i
nervi saldi e concentrare l'impegno per ricostruire in città e
nell'area metropolitana un concreto tessuto di legalità.
Ad invocare misure forti, veloci e determinate per arginare il fenomeno
criminale a Napoli è anche la neopresidente del consiglio
regionale della Campania, Sandro Lonardo Mastella, chiedendo alle
istituzioni regionali di sollecitare il governo per attuare il Piano
per la sicurezza che altrimenti continua a rimanere uno slogan
elettorale.
«Quanto avvenuto ieri dimostra che a Napoli esiste un problema
sociale serio, che ha a che fare, in primis, con la povertà e la
marginalità nella quale vivono tantissimi cittadini napoletani -
ha commentato poi Francesco Minisci, del direttivo napoletano di
Rifondazione comunista - sono inutili gli interventi spettacolari di
militarizzazione.
Serve invece un massiccio intervento sociale e culturale e soprattutto
una risposta ai problemi legati alla disoccupazione».
In piazzetta Ottocalli c'è un monumento scuro, sporco e lasciato all'incuria generale. Ricorda che proprio lì, alla fine dell'ottocento, nacque Enrico Caruso, forse la voce napoletana più famosa del mondo. Alcuni amministratori locali posero un giorno la bella lapide e promisero un museo che non è mai stato ideato, nemmeno sulla carta.
Proprio da lì, da uno di quei luoghi un po' degradati che danno
rifugio alle classi disagiatepartenopee, è partita lunedì
scorso la rivolta di quartiere, la protesta con lancio di bottiglie e
pietre contro l'arresto di due rapinatori da parte della polizia, il
segnale di uno scollamento sociale sempre più forte in una
città che sembra aver abbandonato le speranze di riscatto dei
primi anni novanta. In questi ultimi due mesi - col ritorno dei turisti
giapponesi, tedeschi e americani tra via Caracciolo e S.Gregorio
Armeno- c'è stato un florilegio interminabile di episodi di
microdelinquenza e criminalità, dall'uccisione dell'ingegnere
Emilio Albanese per rapina al ferimento dell'imprenditore toscano, per
prendergli l'automobile, una Bmw nuova. E non parliamo delle sparatorie
perenni, delle centinaia di scippi, della violenza sottile e diffusa di
una città dove la legalità è davvero un miraggio,
dove simm' diventati peggio e' Medellin.
Chiunque abbia parenti, amici, fidanzata, zii o conoscenti, può
raccontare i soprusi quotidiani della piccola malavita, dagli alterchi
automobilistici che sfociano in tragedia alle missioni punitive contro
gente normale, vera anticamera per le remunate attività
camorristiche.
La strombazzata richiesta d'ordine, della presenza maggiore di forze di
polizia sul territorio, di una nuova operazione Alto Impatto fatta dai
politici del centrodestra si scontra con l'assenza di qualunque
politica nazionale verso il Mezzogiorno, lasciato marcire in una
spirale di attività produttive che chiudono a ripetizione.
Così i ceti popolari vengono sempre più marginalizzati,
le giovani generazioni sempre più facilmente abbagliate dalle
lusinghe del denaro facile e immediato.
Regolarmente la borghesia, principale artefice dello scempio edilizio
cittadino, si sente minacciata dal livello preoccupante della
microcriminalità. Regolarmente gli intellettuali firmano appelli
e lanciano petizioni chiedendo un ritrovato orgoglio civile, un
ripristino delle elementari norme del vivere civile, qualche speranza
di futuro per i più giovani e anche una maggiore pulizia nelle
strade (antica cantilena, il business della spazzatura è nelle
mani della camorra e del generale Jean).
L'antico Fujetevenne di Eduardo è sempre di moda ed il miglior
metodo per combattere la disoccupazione, anche per i diplomati e i
laureati, rimane sempre quello di emigrare al nord (come ci raccontano
le inchieste dei sociologi). Per gli altri l'arte di arrangiarsi, di
sfruttare le amicizie e le conoscenze importanti, la rete di relazioni
necessarie per arraffare un lavoro quale che sia, meglio se in qualche
ufficio pubblico.
Tutti sognano una rivoluzione civile, sociale e digitale.Un qualcosa
che modifichi un vivere quotidiano, faticoso e difficile, aspettando la
nuova metropolitana che ci permetterà davvero di andare da un
posto all'altro della città, quella sì una rivoluzione
copernicana per questa capitale del mezzogiorno dal traffico diabolico
dove si è arrivati persino a vietare i motorini nel centro
antico.
Due feriti, non gravi, e la tensione sale di nuovo alle stelle. Dopo la "rivolta" di lunedì, con gli abitanti di piazza Ottocalli, zona stazione centrale di Napoli, in strada contro le forze dell'ordine, ieri pomeriggio dopo l'ennesimo episodio di violenza è scattato il piano di sicurezza della questura di Napoli, salvo scoprire poi che la malavita in questo caso non c'entra. Feriti madre e figlio, di appena undici anni, colpiti per regolare i conti, per punire la famiglia di un presunto torto subito dall'ex fidanzato della figlia maggiore.
Sangue e tanta paura per un banale litigio, estremamente indicativo
però del clima generale di violenza che si respira a Napoli e
nell'hinterland. Ieri intorno alle 14.30 una donna e il figlio sono in
via Verdi a Cercola, un centro a quattro chilometri da Napoli. Stanno
tornando a casa, a Ponticelli, quando un ragazzo a bordo di un
motociclo si avvicina alle loro spalle ed esplode due colpi di pistola,
dileguandosi subito dopo.
La madre viene ferita di striscio all'altezza del rene destro, il
figlio minore di undici anni alla gamba. Sembra un'esecuzione tra
malavitosi, spari tra la folla che finiscono per coinvolgere ignari
passanti. I carabinieri di Volla intervengono rapidamente per bloccare
l'ennesima situazione esplosiva e, invece, si scopre che l'esecutore va
cercato non lontano dalla cerchia familiare.
Indagini rapide portano all'individuazione dell'ex fidanzato
ventisettenne della figlia maggiore, ventunenne, come l'artefice della
cruenta vendetta. Pochi giorni prima ci sarebbe stata una lite
violenta, con il coinvolgimento della famiglia, che avrebbe portato poi
alla vendetta trasversale di ieri. Il ragazzo, conosciuto nella zona,
è stato rapidamente individuato poiché era appostato da
ore in attesa della famiglia. Un "agguato", quindi, per riparare a uno
sgarro.
Per fortuna, comunque, non ci saranno conseguenze fisiche gravi: la
mamma è stata medicata sul posto dai volontari arrivati con
l'ambulanza, il figlio è stato soccorso a Villa Betania, una
clinica privata delle vicinanze, le sue condizioni non sono
assolutamente gravi. Il padre, raggiunta la famiglia, si è
scagliato contro le forze dell'ordine, una reazione rabbiosa dettata
dallo sconcerto per la notizia.
I carabinieri, intanto, identificato l'autore del fatto criminoso, si
sono subito messi sulle sue tracce. Sulla strada gli agenti hanno
trovato l'ogiva del proiettile che ha ferito il bambino e un paio di
occhiali, probabilmente del bambino stesso. Sulla strada nel pomeriggio
si notavano, chiaramente visibili, le tracce di sangue lasciate dalle
due vittime della sparatoria.
Il ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu, intervenendo sul caso Napoli,
ha affermato: «Nessuno può pretendere che le
attività di polizia rimuovano da sole le cause profonde del
lungo degrado economico, sociale e civile della città. Anche per
questo continuerò a sperare nella risposta più
determinata di tutti i napoletani onesti e di tutte le istituzioni che
possono contribuire al mantenimento dell'ordine pubblico ed al
rafforzamento della sicurezza generale».
«Questo governo, in cui comanda la Lega, dopo aver messo in
ginocchio l'economia del Mezzogiorno annaspa nel buio rispetto alla
capacità di contrasto alla criminalità», è
la risposta del parlamentare della Margherita Giuseppe Gambale, membro
della commissione Antimafia.
Solidarietà alle forze dell'ordine da parte del parlamentare, ma
nessuna pietà per l'operato del ministro degli interni:
«Quello che è inaccettabile è il tentativo di
Pisanu, del governo e della maggioranza di lavarsene le mani,
scaricando sul Comune e sulle istituzioni locali i loro fallimenti.
Non so a quali cifre faccia riferimento il ministro Pisanu per
affermare che i risultati a Napoli siano positivi, non voglio pensare
che sia una questione di volontà politica, ma il governo sta
dimostrando tutta la sua incapacità a garantire il controllo del
territorio e la sicurezza dei cittadini».
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