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Elezioni e Referendum

di Zenone di Elea
RdS, 14 aprile 2006

In questi giorni assistiamo ad un teatrino del “ho vinto io no tu no” i cui comprimari visti da Sud sono stati ben sintetizzati in un felice neologismo, “berlodi”, sul sito del Movimento Sudista.


La proclamazione tarda a venire perché si stanno ‘scrupolosamente’ vagliando le schede contestate. Ovvio che il responso rimarrà immutato, non occorre essere esperti di statistica per saperlo: è assolutamente improbabile che 43 mila schede (se è vero che son tante!) possano ribaltare il tutto, per il semplice fatto che circa l’80 % delle stesse dovrebbe essere a favore della cdl.


A voi sembra probabile? A noi no.


Non è però di questo che volevamo parlare, ma dei brogli elettorali nella storia di questo paese. Se ne parlava oggi nell’articolo a tutta pagina di un grande quotidiano. Tra l’altro si diceva che gli ex-garibaldini Nicotera e Crispi sono stati i primi  a cimentarsi nell’impresa. Avendo fatto l’Italia se la gestivano come meglio gli aggradava, aggiungeremmo noi.

 

L’articolo lo abbiamo sbirciato sorbendo un cappuccino in un bar, quindi potremmo anche sbagliarci, ma nell’articolo si sorvolava sul primo broglio elettorale che la storia di questo paese ricordi: il plebiscito sull’annessione del Regno delle Due Sicilie. Votazioni con voto palese (1) e in molti luoghi con le armi spianate come monito verso chi si fosse azzardato a votare contro l’unità della patria.


Come primo esercizio di voto - con un SI ed un NO stampigliato a caratteri cubitali sulle schede da scegliere e porre nell’urna centrale, la percentuale dei votanti fu del 19% gli aventi diritto.- non fu proprio quello che si dice un atto di libertà.


Dopo questo bell’esempio gestito dalle consorterie unificatrici, si giunse all’esempio citato dal quotidiano – ovvero agli ex-garibaldini – poi al ministro della malavita con i suoi ascari, seguirono i fascisti, per giungere infine al referendum monarchia repubblica del secondo dopoguerra, su cui circolano tante leggende più o meno metropolitane.


I brogli di cui si parla oggi sono delle quisquiglie che probabilmente riguardano i singoli e non certamente un sistema organizzato, quindi noi lo consideriamo una questione giudiziaria e non politica. Non è detto, però, che non siamo noi a sbagliarci e che non siano nel giusto quelli che gridano al broglio!


Vabbeh, fatti loro.


Quelli nostri arrivano nel mese di giugno con il referendum pro o contro la devolution padana. Diversi amici sostengono che è da rigettare essendo frutto di un potere che non ha certo a cuore gli interessi meridionali.


Comunque vada è un altro imbroglio perché se viene bocciata la devolution padana resta in piedi la modifica del titolo V che ha passato alle regioni alcune potestà.


Di sicuro è il primo vero scoglio su cui rischiano di naufragare le belle intenzioni tipo “grosse koalition” che circolano più o meno sotterraneamente.


I vincitori di queste elezioni hanno preso a Sud molti voti sparando a zero sulla devolution votata dalla cdl e adesso non possono rimangiarsi tutto. La lega nord si sta leccando le ferite e dovrà alzare il tiro difendendo a spada tratta la “sua” devolution. Già si parla di smarcamento da parte un loro alleato (udc per chi non avesse capito) sul voto referendario.


Ne vedremmo delle belle.


Da queste elezioni non è venuta fuori tanto una spaccatura ideologica – per noi son solo manfrine le contrapposizioni cdl-unione – quanto una spaccatura territoriale del paese. E, come fa notare anche Nicola Zitara nel suo articolo di oggi, la politica dei vincitori si dovrà misurare con due proposte, una verso il nord e una verso il sud.


Secondo il nostro modesto parere, tali proposte risulteranno o incompatibili o irrealizzabili.



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(1) Scrive Giuseppe Ressa in una delle sue monografie, L'invasione e la fine delle Due Sicilie - I plebisciti

Gli oppositori dell’idea annessionistica, come i repubblicani Mazzini e Cattaneo, già accorsi a Napoli, i quali erano a favore dell’elezione popolare di Assemblee autonome, furono messi a tacere impedendo le loro riunioni, proscrivendo la loro propaganda, mobilitando a pagamento manifestazioni intimidatorie di piazza, lo stesso Garibaldi arrivò ad affermare di voler “far fucilare chiunque si dice repubblicano”; anche garibaldini come Francesco Crispi, contrari all’annessione, diedero le dimissioni dai loro incarichi ma Garibaldi affermò, in una riunione del 13 ottobre,”Non voglio assemblee, si faccia l’Italia” e con il decreto del 15 ottobre / 275 dichiarava che “Le Due Sicilie fanno parte integrante dell’Italia, una e indivisibile, con il suo re costituzionale Vittorio Emanuele e i suoi discendenti”.

La consultazione popolare si svolse nella più completa assenza di segretezza, il voto, infatti, era pubblico e si svolgeva nelle piazze, negli edifici pubblici, nelle chiese: tre urne erano in bell’evidenza, due erano aperte e contrassegnate con le scritte “Sì” e “NO” a caratteri cubitali e contenevano le schede prestampate, un'altra era chiusa con la feritoia al centro; il votante doveva per prima cosa consegnare il certificato elettorale al presidente del seggio, ritirare la scheda estraendola dall'urna del " Sì " o da quella del "NO" e deporla nell'urna centrale dipinta col tricolore; le schede prestampate, chiamate ufficialmente “bullettini”, erano di colore diverso: bianco per i “NO” e rosa per i “SÌ”






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