Per i movimenti politici tradizionali stilare un programma significa proporre delle alchimie istituzionali, delle proposte più o meno originali, dei semplici correttivi, per migliorare la gestione della cosa pubblica. Se Terra e Libertà avesse un profilo del genere verrebbe certamente meno alla sua ragion d'essere di movimento di lotta per il Sud.
Terra e Libertà parte da una constatazione realistica: la
società meridionale è profondamente malata.
Dunque un movimento che si proponga di incidere nella
società meridionale deve programmare degli interventi
strutturali sui vari aspetti della vita pubblica, che più
direttamente toccano gli interessi del Sud.
Le priorità di intervento del nostro movimento politico
devono riguardare i seguenti campi: Collegamento istituzionale tra le
regioni del Sud, produzione agroalimentare, industria e artigianato,
ordine pubblico e ordinamento scolastico, emigrazione e spopolamento,
mezzi di comunicazione e cultura, immigrazione extracomunitaria, difesa
dell'ambiente e industria turistica.
Chiara e inequivocabile, infine, deve essere la nostra posizione
rispetto all'annosa questione dell'"unità" di Italia e alla
politica estera.
Terra e Libertà sostiene la necessità inderogabile di una rappresentanza unitaria degli interessi del Sud. Sarebbe opportuno costituire una sorta di parlamento del Sud, che si faccia interprete delle problematiche del territorio. Un collegamento istituzionale tra le regioni del Sud ha una legittimità storica indiscutibile, che la congiura del silenzio, imposta dalla scuola italiana sul passato civile e culturale del Sud, ha tentato di nascondere e cancellare.
Lo smarrimento della memoria storica del Sud e il pauroso regresso
culturale che le popolazioni meridionali hanno dovuto subire dal 1860
non hanno sminuito la caratterizzazione unitaria del territorio
meridionale. Il Sud, infatti, si ritrova attualmente, di fatto,
unificato da una serie di aspetti negativi, che lo rendono una
realtà nettamente distinta dal resto d'Italia.
Senza dilungarci troppo su questo tema doloroso, osserviamo che il Sud
non ha una classe politica che si faccia carico dei suoi interessi, non
ha alcun peso nel contesto dell'azienda Italia, non ha televisioni o
organi di stampa affermati in campo nazionale, ha gravissimi problemi
di occupazione, conosce una rovinosa penetrazione di merci dal Nord
d'Italia, che ne pregiudica o ne frena gravemente lo sviluppo economico
e l'occupazione, soffre una situazione di grave ed ingiustificabile non
valorizzazione delle sue risorse, conosce un flusso continuo di
emigrati, che va spopolando progressivamente e silenziosamente il suo
territorio, ha una criminalità organizzata radicata in buona
parte delle sue regioni, ha strutture pubbliche con un grado di
efficienza generalmente inferiore a quelle del resto d'Italia, ecc.
Alla luce di tutto questo e di molto altro ancora si deduce con
evidenza che esistono due Italie, ben distinte e lontane. La
consapevolezza di questa realtà indiscutibile spinge le
massime cariche istituzionali, l'attuale presidente della repubblica
italiana (ovvero padana) a percorrere affannosamente tutte le contrade
del Sud per assicurare che non è vero, che l'Italia
è una, legata da sentimenti di sincera fratellanza tra Sud e
Nord. Le chiacchiere però non servono per cambiare la
realtà dei fatti.
La falsa unificazione del territorio italiano, avvenuta nel 1860
attraverso l'aggressione militare perpetrata ai danni del Sud, ha
dunque prodotto una divisione senza precedenti della penisola italiana,
avendo partorito due realtà, con un profilo civile, sociale
ed economico radicalmente diverso.
L'organizzazione stessa dell'azienda
Italia ha una fisionomia tale da aggravare giorno dopo giorno questo
gravissimo squilibrio tra Nord e Sud, indegno di una nazione civile e
foriero di gravi disordini. È dunque lo stesso Stato
italiano, sorto dalla negazione violenta e totalitaria della storica
unitarietà del Sud, a generare una nuova caratterizzazione
unitaria del territorio meridionale, intorno alla condivisione di una
serie impressionante di primati negativi.
Da tutto questo si deduce che nel Sud d'Italia esistono solo due
possibilità di azione politica: quella di chi vuoi
continuare a fingere di non capire, non sentire e non vedere,
continuando a rimanere legato, per interesse o per uno sterile legame
sentimentale, alle vec:hie botteghe partitiche, e la scelta di quei
cittadini che, al contrario, sentono il dovere, l'esigenza di fare
qualcosa per ricostruire il profilo civile del Sud. Terra e
Libertà ha scelto risolutamente di incamminarsi, con
coraggio e decisione, lunga la strada impervia, ma assolutamente
necessaria del risanamento profondo della società
meridionale.
È evidente che la promozione dell'economia meridionale deve essere il nodo centrale che Terra e Libertà dovrà affrontare nel tempo. Il pieno sviluppo della produzione agricola e lo sviluppo di un'adeguata, correlativa industria agroalimentare costituiscono le basi di un'economia sana. In questo campo il Sud ha potenzialità enormi, non solo per divenire pienamente autosufficiente, ma anche per divenire un grande esportare di produzioni di qualità. Al contrario oggi il Sud si ritrova sommerso dalla penetrazione delle merci della pianura padana e finanche dei paesi esteri. Questa situazione è inconcepibile. È contrario ad ogni logica che il Sud debba importare articoli, che può produrre in grande abbondanza. Questa disorganizzazione sociale, questo stato di sottovalorizzazione delle sue risorse è la radice di tutti i problemi del Sud.
In attesa di poter avviare una concreta politica di forte e diretta
incentivazione della produzione meridionale, Terra e Libertà
è impegnata a richiamare tutti i cittadini meridionali al
dovere e alla necessità di privilegiare il consumo dei
nostri prodotti, al fine di aiutare la nostra produzione e la stessa
possibilità di occupazione delle forze lavoro del Sud.
Terra e Libertà afferma dunque che la politica deve
incentivare con ogni mezzo la produzione del territorio. Sostiene
inoltre la necessità di correggere quel regime di (falso)
libero mercato di cui il Sud è stato vittima fin'ora.
Ovviamente va tutelata rigorosamente la libertà d'impresa,
ma l'iniziativa privata non deve prevaricare sugli interessi generali.
Il potere politico deve farsi carico di uno sviluppo omogeneo su tutto
il territorio, almeno per quelle produzioni di immediata
necessità.
Riteniamo pertanto che lo Stato abbia il diritto
di intervenire in campo economico quando sono in gioco gli interessi
generali. Lo Stato moderno, invece, ribalta quest'ordine, pretendendo
di intervenire in campi che attengono alla sfera privata e teorizzando
il non intervento in quei settori, specie economici, in cui l'assenza
di una equilibrata regolamentazione rischia di provocare delle distanze
inaccettabili tra territori e territori. La distanza senza precedenti
che sussiste attualmente tra aree industrializzate e aree non
sviluppate del pianeta ne è una drammatica, lacerante
dimostrazione. Terra e Libertà condivide dunque totalmente
la battaglia contro la cosiddetta globalizzazione, ma, coerentemente,
non condivide affatto il profilo politico dei cosiddetti "no global"
italiani, per i quali invece la globalizzazione "made in Italy",
partita nel 1860 sarebbe giusta e sacrosanta.
Sarebbe assurdo pretendere che il Sud possa produrre sul piano industriale tutti i manufatti di cui ha bisogno. È intollerabile tuttavia l'attuale situazione che vede l'intera popolazione del Sud debitrice verso il Nord o l'estero anche per l'acquisto di un chiodo o di un ombrello. Dunque Terra e Libertà ritiene che la classe politica meridionale deve incentivare almeno quelle produzioni necessarie al buon vivere comune.
Per quanto riguarda l'artigianato, non diciamo niente di nuovo
osservando che si tratta della grande cenerentola del mondo moderno.
Gli attuali sistemi di produzione industriali tolgono inevitabilmente
spazio al lavoro artigianale. Questa dinamica però ha dei
costi insopportabili: diminuisce drasticamente le le
opportunità di lavoro, tende a disperdere un inestimabile
patrimonio culturale di conoscenze e di abilità, fa crollare
gravemente la qualità dei prodotti. Terra e
LIbertà ritiene che lo Stato deve farsi carico di queste
conseguenze negative dei moderni processi industriali e sostiene dunque
che il potere politico debba proteggere e promuovere il mondo
dell'artigianato.
Non è questa la sede per riflettere sulle ragioni che hanno determinato l'attuale devastante proliferare di organizzazioni malavitose sul territorio del Sud. Tralasciamo l'ovvia considerazione che occorre la massima solidarietà possibile alle forze dell'ordine per la repressione del fenomeno. Tuttavia non possiamo nasconderci che le organizzazione malavitose sono fortemente radicate sul territorio perché possono disporre di un bacino di reclutamento enorme, dovuto al forte disagio sociale, che specie tra i giovani, dilaga nelle periferie delle grandi città del Sud.
È ovvio che la mancanza di lavoro favorisce il dilagare
della delinquenza, ma ci sono anche altri fattori: molti giovani sono
disoccupati non solo perché non trovano lavoro, ma
soprattutto perché non sanno fare niente o sono
completamente disabituati al lavoro. Se per produrre
opportunità di lavoro è necessario incidere sulle
strutture portanti della produzione meridionale, per quanto riguarda la
formazione dei giovani, occorre incidere radicalmente sull'istituzione
scolastica, che così come è oggi, svolge una mera
funzione di deleterio parcheggiamento sociale.
Terra e Libertà afferma che la scuola deve fornire una
formazione reale, radicata sul territorio. Sia nel campo degli studi
storici, let-terari, scientifici che nel nel campo della formazione al
lavoro professionale, la scuola deve essere strettamente collegata alla
realtà storica, culturale ed economica del territorio. Nel
campo degli studi umanistici lo studente deve maturare innanzitutto la
conoscenza della storia, della geografia, dell'arte, della cultura del
Sud. Nel campo degli studi, che avviano alle arti e ai mestieri, gli
studenti devono uscire dalla scuola con una preparazione sufficiente
per essere inseriti direttamente nel mondo del lavoro. A tal fine gli
indirizzi scolastici devono articolarsi in maniera estremamente
variegata, a seconda delle caratteristiche del territorio. Ad esempio,
nel centro di Napoli è assolutamente opportuno istituire
degli indirizzi scolastici che avviino alle attività
artigianali, tipiche del centro di Napoli, mentre servirebbe a poco
istituire, ad esempio, una scuola agraria con indirizzo enologico.
Terra e Libertà sostiene dunque la necessità di
una riforma radicale dell'istituzione scolastica, che superi
completamente il vecchio impianto risorgimentale e gentiliano della
scuola italiana, che ha dato luogo ad un modello di formazione
educativa totalmente avulso dalla realtà culturale ed
economica del territorio.
L'attuale ordinamento scolastico, che diseduca completamente lo
studente alla conoscenza della cultura della propria terra e alla
formazione al lavoro, è uno dei massimi responsabili dei
mali presenti del Sud, compreso quello del proliferare delle
organizzazioni malavitose.
In attesa che si realizzano questi propositi di profondo risanamento
della formazione educativa dei giovani, è necessario
promuovere una forte solidarietà sociale per sollevare il
grave disagio sociale delle nuove generazione meridionali. Il potere
politico ed in particolare la classe politica meridionale, formata
nella disaffezione cronica verso la propria terra, non si cura
minimamente della crescita civile e morale dei giovani e generalemnte
dei ceti meno abbienti. Questa situazione intollerabile deve trovare
assolutamente una soluzione.
Dobbiamo recuperare quella grande
tradizione napoletana della solidarietà sociale che ha
caratterizzato il nostro passato. Le classi alte meridionali hanno
cercato di nascondere negli ultimi due secoli il proprio egoismo
sociale attraverso l'affermazione demago-gica di principi astratti,
quali 1' "uguaglianza" e la "fraternità". Contribuire a
radicare istituzioni imbevute della stessa retorica è il
sistema attraverso cui i ceti dominanti hanno creduto di poter tacitare
la propria coscienza dinanzi ai mali della società.
La
realtà dimostra la totale finzione di questa operazione
eminentemente antisociale. I fatti dimostrano che lo Stato non
può affrontare e risolvere tutti i problemi e che l'azione
personale o di enti preposti al perseguimento di obiettivi precisi
rimane fondamentale per perseguire il bene comune. D'altra parte la
necessità di snellire profondamente l'apparato statale e di
fermare la spirale infernale che spinge gli stati moderni ad attuare
una pressione fiscale sempre più asfissiante, specie per i
ceti meno abbienti, è un'esigenza sentita da tutta la
popolazione e sistematicamente disattesa non solo in linea di fatto, ma
per-sino in linea di principio dai partiti tradizionali, per nulla
sensibili ai problemi concreti della gente.
Le maggiori reti televisive, i maggiori quotidiani, i principali periodici, le più importanti case editrici e discografiche, le più forti squadre di calcio sono tutte inesorabilmente al Nord. Basterebbe questo dato sconcertante per fotografare la situazione assurda in cui si trova l'Italia: un paese in cui esistono delle regioni dominanti e delle regioni a miserabile rimorchio.
Questa totale dominanza culturale delle regioni del Nord, assieme alla
pseudocultura risorgimentale, provvede a diffondere ossessivamente, in
tutta Italia, l'immagine della missione provvidenziale di Milano,
Torino, o di altre città del Nord quali fari e guide
dell'intera penisola italiana. È evidente che Terra e
Libertà intende contrastare con la massima energia possibile
questo squilibrio gravissimo che vive la società italiana.
Terra e Libertà dunque è impegnata a difendere e
a promuovere tutti gli organi di informazione e di comunicazione
meridionali, a condizione che abbiano una reale autonomia di
valutazione rispetto alla cultura "nazionale", cioè nordista
del regime di ingiustizia che dobbiamo sopportare.
Abbiamo sottolineato la necessità del consumo prioritario
della nostra produzione per contribuire a dare respiro alla nostra
economia e speranza di occupazione ai meridionali. Ora affermiamo che
ancora più importante deve essere il "consumo" prioritario
della nostra stampa, dei nostri libri, della nostra musica, ecc,
perché mentre con la penetrazione delle merci agricole e
industriale si sottraggono soldi e lavoro al Sud, con la penetrazione
di una cultura modellata ad uso e consumo della Confindustria padana si
viene a sottrarre la stessa anima della nostra popolazione, con
conseguenze irreparabili per il nostro territorio.
La fuga incessante di migliaia di giovani dalla nostra terra, specie dai territori interni, è un fatto gravissimo che, se non combattuto, provocherà degli effetti estremamente negativi per la società meridionale, pregiudicandone le possibilità stesse di un riscatto civile. La soluzione di questo gravissimo problema discende dalla concertazione degli interventi individuati dal nostro movimento politico. Un impegno fondamentale, che dovrà assolvere il movimento politico Terra e Libertà, dovrà essere quello di stringere forti legami con le comunità di emigrati sparse per il mondo, di lavorare al fine di conservarne l'identità sudista e di promuovere tutte le incentivazioni possibili per favorirne un ritorno in patria.
Un fattore non certo secondario dello spopolamento delle nostre
contrada è legato alla crisi della istituzione familiare.
È necessario dunque sostenere tutte le iniziative volte a
favorire la vita di coppia e l'accoglienza del nascituro, respingendo
nello stesso tempo le proposte ridicole di istituzionalizzare
"matrimoni" tra omosessuali, che non possono contribuire certo alla
risoluzione del grave problema dello spopolamento delle nostre terre.
Sul problema dell'immigrazione extracomunitaria Terra e Libertà ha una posizione chiara e semplice, che è in linea con la storia del Sud. Questo problema, che provoca angoscie e paure in certi settori delle popolazioni del Nord d'Italia e del resto d'Europa, ci lascia completamente indifferenti, per la semplice ragione che il Sud è probabilmente l'unico territorio europeo ad aver sempre ricevuto immissioni spesso considerevoli di genti provenienti da altre parti del mondo. Nel DNA dei meridionali è impressa dunque una tolleranza istintiva verso gli stranieri. Tutto questo, però, non significa che in nome dell'ospitalità e della tolleranza il Sud deve perdere la sua identità culturale.
La difesa dell'identità
meridionale è un capo-saldo assoluto della nostra azione
politica. Certamente siamo e dobbiamo essere aperti all'arricchimento
che popoli di altre tradizioni possono apportare alla nostra tradizione
culturale, ma sarebbe contrario ad ogni logica che permettessimo lo
snaturamento della nostra identità profonda. Quindi, la
nostra posizione su questo problema è: accoglienza, apertura
e tolleranza incondizionata verso lo straniero, ma nello stesso tempo
difesa fiera della nostra identità culturale.
Terra e Libertà aderisce in maniera incondizionata e rigorosa a tutte le iniziative rivolte a garantire una protezione integrale dell'ambiente: indirizzo che si giustifica nell'interesse supremo del Sud e dell'intero pianeta. La forte vocazione ambientalista del nostro movimento si giustifica anche dall'evidente considerazione che una tutela rigorosa del patrimonio ambientale del Sud costituisce un investimento sicuro non solo per la qualità della vita della nostra popolazione, ma per la stessa promozione economica e sociale del Sud.
Strettamente collegata al problema della difesa ambientale e del
patrimonio monumentale del Sud è la necessità di
migliorare le strutture turistiche del territorio. Il Sud ha un
patrimonio naturalistico, archeologico e monumentale unico al mondo. Il
Sud deve dunque ritornare ad essere quello che era prima del 1860: un
grande richiamo per il turismo mondiale. Per raggiungere questo
obiettivo, però, è assolutamente necessario
procedere ad un risanamento profondo della società
meridionale.
I partiti politici tradizionali e le alte cariche istituzionali vanno continuamente predicando i "valori" del risorgimento e della (falsa) Unità d'Italia. Terra e Libertà ha una posizione di radicale contrapposizione contro questa propaganda di regime, che si alimenta di menzogne e calunnie. Questa contrapposizione deve avvenire, certamente nel nome degli interessi vitali del Sud sistematicamente calpestati dal regime sorto dal risorgimento, ma anche dalla reale necessità di perseguire l'unità sincera dell'intera popolazione italiana. Attualmente, come già detto, non viviamo affatto una situazione di pacifica convivenza tra italiani, ma viviamo in un regime che perpetua la sopraffazione di alcune regioni d'Italia sulle altre.
L'unità, in ogni campo, da quello della famiglia a quella di
una intera collettività, postula il rispetto pieno e
incondizionato della dignità dell'altra parte. Stando
così le cose l'unità italiana è un
bene reale tutto da costruire: l'ostacolo maggiore per realizzare
questo indiscutibile bene è costituito proprio della
propaganda disonesta e corruttrice del regime, che impedisce il
riemergere del profilo civile del Sud d'Italia.
Quanto all'esercito e alle forze di polizia, la posizione di Terra e
Libertà è molto chiara. Noi vogliamo un'Italia
forte e autorevole. Per ottenere questo obiettivo è
necessario che i cittadini e massimamente chi indossa le uniformi siano
animati da un amore sincero verso la propria patria. Pertanto
è necessario che il maggior numero possibile di militari o
degli effettivi di polizia svolgano il loro lavoro nel territorio
culturale di provenienza, non certo nel proprio paese o nella propria
città, ma nel contesto macroregionale di appartenenza. Si
può amare sinceramente l'Italia solo se si ama,
principalmente, il proprio territorio. I meridionali, invece, sono
educati fin dalla culla ad una profonda disaffezione verso la propria
terra. Questo rende il Sud d'Italia estremamente vulnerabile, sotto
tutti i punti di vista.
La prospettiva di ricostruire un Sud forte e fiero delle sue tradizioni
costituisce il massimo contributo che possiamo dare alla costruzione di
un'Europa forte e autorevole. L'Europa ha tutto da guadagnare da un
profondo risanamento civile del Sud d'Italia. L'ostilità di
tutti i partiti tradizionali verso questa grande prospettiva di una
rinascita meridionale è totalmente irrazionale,
assolutamente contraria agli interessi veri dell'Italia e dell'Europa.
Noi riteniamo che il Sud debba avere una sua politica estera, che all'occorrenza possa essere distinta da quella del Nord d'Italia. Questa esigenza nasce dalla collocazione geografica del Sud, che è radicalmente diversa dal Nord. Il Nord d'Italia è quasi incuneata nel cuore dell'Europa ed ha logicamente tutti i suoi orizzonti proiettati verso il resto d'Europa. Il Sud invece è l'estrema periferia d'Europa e deve avere quindi quale suo bacino preferenziale di confronto l'area del mediterraneo. Per il Sud dunque avere la stessa politica estera del Nord d'Italia significherebbe ridursi in una condizione fortemente limitante. Lo stesso discorso varrebbe se il Nord volesse seguire il Sud.
Si potrebbe obiettare che postulare una politica estera diversa
significa inevitabilmente pensare ad un'organizzazione statale distinta
e separata. La risposta di Terra e Libertà è che
l'obiettivo supremo da realizzare è il bene comune e il
pacifico e armonico governo dell'intera penisola italiana. Se, come
è assolutamente ovvio, il Sud e il Nord, devono avere delle
politiche estere distinte allora è assolutamente un bene che
il Sud e il Nord si diano anche delle articolazioni istituzionali
distinte. La propaganda fanatica alimentata in questi
centocinquant'anni fa gridare allo scandalo se uno pone queste
esigenza.
Se in Italia invece si potesse discutere con
serenità e pacatezza, allora tutti converrebbero nella piena
ragionevolezza di questa soluzione. Di Stati federati o confederati
è pieno il mondo. Non si capisce perché proprio
l'Italia, che ha ragioni forti e oggettive per darsi questa
configurazione politica, dovrebbe allarmarsi per una soluzione
così ragionevole e naturale.
Ritornando alla politica estera, il principio di fondo che secondo
Terra e Libertà si deve seguire è molto semplice.
Il Sud deve perseguire l'amicizia con tutti i popoli della terra. Ora
la condizione essenziale per stabilire sentimenti di amicizia
è il rispetto reciproco: dunque è inaccettabile
che il Sud possa pensare di partecipare ad avventure militari, sia pure
a scopi veri o presunti di "pacificazione", senza conservare la massima
autonomia di giudizio.
Partecipare, ad esempio, ad un'avventura
militare solo perché chi la promuove è una
superpotenza come gli Stati Uniti è una risoluzione immorale
e inaccettabile. Il Sud ha il massimo interesse possibile a coltivare
relazioni di amicizia con il popolo americano, anche in considerazione
dei nostri emigrati in quella nazione, ma questo non significa che in
nome di questa amicizia si debba a tutti i costi seguire le scelte di
politica internazionale degli Stati Uniti. Sarebbe una soluzione
contraria alla giustizia internazionale e al rispetto reciproco tra i
rispettivi popoli. Ovviamente il discorso fatto in riferimento agli
Stati Uniti vale per qualsiasi altra nazione della terra.
Analogo discorso vale in riferimento alle nazioni europee. Massima
disponibilità a coltivare rapporti di amicizia verso
francesi, tedeschi, e quant'altri, ma totale rifiuto della dittatura
oligarchica, che si profila in ambito europeo, con le attuali
istituzioni e le sue scelte aberranti. I signori di Mastricht e di
Bruxelles pretendono di decidere, ad esempio, quanti litri di latte i
nostri allevatori devono produrre, come se le fattorie del Sud possano
essere paragonate alle fattorie tedesche o francesi.
Il problema di un
territorio produttivamente debole come il Sud è se mai di
moltiplicare la produzione, altro che limitarla. Parimenti non potremo
certo accettare che la comunità europea decida se la pizza
la dobbiamo cuocere con i forni a legna o con i forni elettrici.
Temiamo che in Europa si vada profilando, in nome della "democrazia",
la peggiore tirannia della storia. L'opposizione di Terra e
Libertà contro queste aberrazioni barbare e incivili
è assoluta.
Ipotizzare di poter luogo ad un governo ombra è sempre estremamente velleitario specie in una società come quella moderna, in cui lo Stato assorbe e controlla quasi ogni aspetto della vita pubblica. Tuttavia nella misura del possibile Terra e Libertà deve sforzarsi di agire giorno dopo giorno per incidere realmente nella realtà del Mezzogiorno d'Italia, senza attendere il giorno in cui potrà assumere delle responsabilità di governo.
Questa difficile prospettiva è necessaria ed è in
una certa misura perseguibile se il nostro movimento si
sforzerà di divenire innanzitutto una palestra di educazione
civile per i suoi stessi militanti. In fondo il problema centrale del
Sud è quel crollo di coscienza civile, quella disaffezione
verso la propria terra, quella diseducazione ad esercitare i
più elementari doveri civili verso la propria terra, in cui
il Sud è costretto dal regime sorto dal cosiddetto
risorgimento. Certamente promuovere questa tensione morale interna
è molto difficile, tuttavia le condizioni della
società meridionale sono tali, che solo uno sforzo interiore
e collettivo di crescita civile potrà assicurare un futuro
migliore alle generazioni meridionali che verranno.
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