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Le impiccagioni del 1799: fu Nelson o furono i Borbone?

Ringraziamo l'amico Fiore per averci girato questo mesaggio. La nostra idiosincrasia per i fondamentalismi vale anche per le asserzioni a carattere storico, se non suffragate dai documenti. Questa versione dei fatti del 1799, che riteniamo plausibile, l'abbiamo appresa alcune decine di anni fa dal testo di Carlo Scarfoglio, poi la ritrovammo anche in altri testi, dove si precisava che Nelson fosse in combutta con la regina Carolina nella sua determinazione a non lasciare scampo ai giacobini napoletani e che Ruffo, per qursto, avesse anche protestato. 

Pubblichiamo con piacere l'argomentato messaggio di Franco Frascani da Roma, che, invece, non la ritiene plausibile e ne spiega le ragioni.

Egregio Segretario ho letto nella risposta al Comitato dei componenti di maggioranza del Comune di Pontelandolfo a cura dello studioso (immagino) Zenone di Elea una frase che ha catturato la mia attenzione in modo particolare:

ovviamente nessuno scrive che il vero artefice della decapitazione degli esponenti della borghesia napoletana fu Nelson che non tenne fede ai patti stipulati con Ruffo che prevedano la salvezza per i liberali napoletani;

Temo che questa sia una imprecisione storica che viene trascinata da tempo quasi a voler assolvere da quella serie di esecuzioni, (tramandate come nefande) Ferdinando IV.

Il quale secondo la corrente storica più accreditata non doveva avallare, ma anzi sempre secondo teorie non scritte ma ugualmente percepite, doveva procedere con un esilio generalizzato perchè trattandosi delle menti più importanti del periodo non era giusto mandarli a morte.

Tentiamo di dare una chiave di lettura più aderente al fatto.

Il cardinale Ruffo aveva formalmente promesso, in caso di resa e conseguente consegna dei castelli occupati,la vita e l'ovvio esilio dal regno.

Non è facile capire il mandato esatto che aveva il Cardinale e se poteva fare questa promessa, la quale ovviamente doveva essere poi avallata dal Re e cioè il massimo rappresentante del nuovo governo legale della città.

Il Re poteva come non poteva avallare e non Nelson, che poteva essere ritenuto solo un consigliere privilegiato non poteva operare nulla senza l'assenso del Re.

Pertanto la volontà di non mantenere questi patti fu espressa dal re e il consiglio di Nelson poteva essere anche molto influente ma non certo determinante. Indicativo è l'episodio della consegna della supplica della Sanfelice e la reazione notevolmente alterata di Ferdinado IV.

Che poi la gelosia professionale di Nelson si concretasse nell'antipatica anzi orribilmente rancorosa esecuzione dell'ammiraglio Caracciolo è un fatto particolare all'interno di una serie di fatti tragici che tingono di rosso sangue tutta la rivoluzione napoletana del 1799. (ma l'ammiraglio aveva preso le armi contro il suo re collaborando con l'occupante, fatto che anche oggi in una trasposizione possibile sarebbe da pena di morte).

Sangue copiosamente versato da una parte (migliaia e migliaia di lazzari fucilati o cannoneggiati nell'occupazione della città più varie esecuzioni per i successivi 6 mesi) e se non erro circa 120 esecuzioni in città e qualche decina nelle province alla resa dei conti finale. Questo il bilancio escludendo gli eventi bellici all'interno dei due fatti iniziali e finali . Come si può vedere la sproporzione è evidente a meno che non si voglia considerare la vita di un intellettuale molto più preziosa di quella di un lazzaro per cui un Cirillo o un Pagano valevano decine o centinaia di alfabeti.

Ma non è accettabile. Come non è accettabile pensare che un Re e una Regina spodestati si dall'esercito francese ma con la collaborazione da un gruppo di riformatori impazienti, possano tornare dall'esilio e considerare gli eventi tragicida poco passati con fare indulgente.

Mentre nessuna rammenta i patrioti genovesi fucilati e cannoneggiati dai Savoia. Patrioti gli uni e patrioti gli altri. O rivoltosi gli uni e rivoltosi gli altri.

I ribelli giacobini si erano resi colpevoli secondo le leggi del regno di una serie di reati per i quali la pena di morte era sanzionata da qualsiasi ordinamento dei paesi occidentali di allora.

Che le loro motivazioni fossero considerate nei secoli successivi dai più: nobili, sociali e moderne, non cambia nulla rispetto all'aver preso armi e penna e ingaggiata una lotta senza esclusione di colpi vero un ordine di cose che in alcuni casi (precedentemente) li aveva anche beneficiati (cfr la vita della Pimentel/Caracciolo e di tanti nobili che parteciparono).

Non si potevano aspettare nulla di buono e lo sapevano bene infatti furono sorpresi non poco dell'offerta di Ruffo. Cosa si poteva aspettare la Pimentel dopo le cose immonde scritte sulla coppia reale ed essersi arresa vestita da soldato repubblicano con il fucile in mano.

E' vero alcune menti eccelse finirono sul patibolo, meglio sarebbe stato se avessero continuato nella politica dei piccoli passi visto che poi avevano di monarchi illuminati per l'epoca .Ma non è andata cosi',hanno "collaborato" con l'occupante, accondisceso (visto che rispetto ai francesi erano ininfluenti) alla spogliazione dello stato, collaborato nella caccia e alla fucilazione dei monarchici e alla fine hanno forse capito che quello che avevano fatto o programmato era prematuro e anti storico per quel territorio; insomma una utopia tanto che poi le ultime copie del giornale della Repubblica (il Monitore) venivano pubblicate anche il dialetto nella speranza che qualcuno le leggesse.

Cordiali saluti.

Franco Frascani - Roma






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