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IL DOVERE
 GIORNALE POLITICO SETTIMANALE PER LA DEMOCRAZIA
Febbraio 1863
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Quanto erano stati monotoni e vacui i lavori parlamentari dell'altra settimana, altrettanto furono importanti e drammatici quelli della presente. La discussione del bilancio del ministero dell'interno sr è chiusa colle interpellanze del deputato La Porta che misero a nudo lo sgoverno moderato in Sicilia e rivelarono le cause del profondo e minaccioso malcontento che agita quell'Isola; la discussione sul bilancio del ministero di grazia e giustizia che oggi sarà approvato si è aperta coll’interpellanza Ricciardi che provocò il noto incidente delle fucilazioni e diede occasione alle rivelazioni del deputato Miceli intorno agli eccidii commessi dal Fumel nella provincia di Cosenza dove non è mai esistito brigantaggio politico, e alla terribile e incancellabile stimate impressa da Nino Bixio in fronte al governo e al Parlamento con quelle sue energiche parole: «Nelle Provincie meridionali si è inaugurato un sistema di sangue; non è col sangue ma colla giustizia che si fa l'Italia».

Altra importantissima quistioue sollevata dall’opposizione democratica è stata quella dell'abolizione della pena di morte che il ministro Pisanelli, rinnegando le opinioni propugnate prima colla stampa e professate dalla cattedra, ha respinta come inopportuna, immatura e pericolosa ad addottarsi senza essere coordinala con un vasto complesso di leggi.

Noi abbiamo la trista certezza di non ingannarci annunciando che la maggioranza darà ragione al ministro e conserverà il patibolo., perché quel voto che infrangerebbe la scure del carnefice non faccia cadere a terra anche le palle dei moschetti rivolte contro il petto dei briganti presi prigionieri.

Questa è appunto una delle più profonde divergenze che dividono in due parti la commissione d'inchiesta sul brigantaggio, la quale si raduna oggi a mezzodì per udire lettura della relazione di cui affidò al Deputato Massari la compilazione. La minoranza crede inutile il sacrificio di vite umane oltre quelle cadute nel conflitto, e considera il brigante prigioniero come prigioniero di guerra, la maggioranza vuole stabilita la pena capitale per tutti quelli colti colle armi alla mano benché non rei di delitti dal codice penale puniti coll’estremo supplizio; vale a dire il mantenimento del sistema di sangue ora inaugurato e che ha prodotto si tristi frutti.

Concordano nel proporre una legge eccezionale coi caratteri della provvisorietà e della località, vale a dire da non potersi applicare che temporariamente e ristrettivamcnte ai luoghi infestati dal brigantaggio, previa promulgazione obbligatoria per ogni singola provincia e non sospensiva delle guarentigie costituzionali per le persone non incolpate di brigantaggio.

La legge eccezionale sarebbe applicata da tribunali diversi secondo due prestabilite categorie di reati di brigantaggio. Tribunali militari ambulanti, composti di ufficiali dei corpi destinati ad agire contro il brigantaggio, giudicherebbero i briganti colti colle armi alla mano o caduti prigionieri; tribunali residenti nel capoluogo della provincie o distretto infestato dal brigantaggio giudicherebbero, i complici, i conniventi, i manutengoli, coloro che spontanei si consegnano, ecc. ecc. Questi ultimi tribunali sarebbero misti dei due elementi militare e giuridico, comprendendo sotto la denomina di elemento militare anche la Guardia Nazionale a cui anzi si vorrebbe dare una preponderanza per addossarle gradatamente tutto il peso della repressione del brigantaggio: e sotto quella di elemento giuridico anche l’autorità amministrativa. È superfluo il notare che diversa sarebbe la procedura dei due ordini di tribunali, per l'ultimo dei quali la minoranza della commissione non sarebbe aliena dall'ammettere i giurati.

Queste sono press'a poco le conclusioni praticate dalla commissione, questi i principii a cui sarà informata la legge eccezionale che propone, nel mentre che presenterà tali documenti i quali provino giuridicamente ed irrefutabilmente la complicità diretta, attiva del governo pontificio colle bande dei briganti, e la tolleranza del co’ po d'occupazione francese che implica la connivenza morale del governo di Napoleone. Noi non sappiamo se la commissione andrà tant' oltre da proclamare per bocca del suo relatore questa verità, temiamo anzi che no; ma siam certi che essa non sarà taciuta dalla minoranza. D'altronde il deputato Bixio l'ha già fatta balenare quando esclamò: Non lasciamoci organizzare la reazione in casa né da Roma, né da Parigi. (Corrisp. partic. del Dovere.)











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